LA PANDEMIA HA AMPLIATO IL PROBLEMA DELLA DISPERSIONE SCOLASTICA: NELLA NOSTRA REGIONE È DEL 22,4%;
Prove Invalsi nella scuola

INVALSI, LA CALABRIA È TROPPO INDIETRO
SITUAZIONE DRAMMATICA PER ISTRUZIONE

di GUIDO LEONE – Dopo lo stop totale causa Covid del 2020 e quello parziale, sempre dovuto alla pandemia, del 2021. Nel mese di marzo ritornano nella normalità nelle scuole italiane i test Invalsi, croce e delizia degli studenti e non solo, che monitorano il livello di apprendimento di circa 2,6 milioni di studenti italiani. 

Le prove standardizzate  proseguiranno fino al 31 maggio interessando tutti gli ordini di scuola, dalla primaria, alle medie  di primo e secondo grado.

In questa prima fase, saranno impegnati quasi mezzo milione di studenti delle classi quinte della scuola superiore. In Calabria saranno circa 600.

Sulla base dei calendari già predisposti, fino al prossimo 31 marzo gli studenti affronteranno i quesiti di Italiano, Matematica e Inglese.

In particolare le prove per l’ultimo anno delle superiori si svolgono i dal 1° al 31 marzo per le classi non campione, mentre per le classi campione sono fissate nei periodi dal 1° al 4 marzo e dal 7 al 10 marzo.

Poi, dal 1° al 30 aprile sarà il turno degli alunni di terza media, anche loro impegnati a giugno negli Esami di Stato conclusivi del ciclo di studi.

A maggio, infine, toccherà agli alunni di seconda e quinta primaria, oltre che agli allievi iscritti alla classe seconda superiore. In Calabria il campione complessivo sarà rappresentato presumibimente da circa 3800 studenti della scuola primaria e secondaria di primo e secondo grado. 

Per accedere agli esami la partecipazione alle prove Invalsi non sarà requisito di accesso.

La modalità di somministrazione cambia a seconda del ciclo d’istruzione: nella Scuola primaria le prove Invalsi 2022 avvengono simultaneamente nello stesso giorno per ogni materia e alla stessa ora con la tradizionale modalità carta e matita.

La Scuola secondaria di primo e di secondo grado, invece, utilizza il computer – modalità CBT – e svolge le prove all’interno di un periodo di somministrazione fissato a livello nazionale. Questa finestra temporale può essere gestita autonomamente da ciascuna scuola, in funzione del numero degli allievi e del numero di computer disponibili.

Non c’è dubbio che la pandemia ha causato non pochi problemi alla scuola italiana, soprattutto per quegli alunni che, per via delle chiusure dovute al Covid 19, hanno dovuto affrontare lunghi periodi di DaD. Le prove Invalsi continuano di anno in anno a restituire il volto di un Paese diviso in due con differenze territoriali in italiano e matematica sempre marcate. Anche gli esiti delle ultime prove 2021 hanno evidenziato che l’istruzione al Sud resta un’emergenza, con una situazione incredibile, diremmo quasi drammatica in particolare per la Calabria. I livelli di assimilazione in Italiano, Matematica e Inglese mostrano differenze marcate nel Paese e le distanze, ancora contenute nella scuola elementare, crescono alle medie e diventano rilevanti nelle superiori.

Le prove dell’anno scorso hanno evidenziato che i divari territoriali si ampliano maggiormente passando dalle regioni del Centro-Nord a quelle del Mezzogiorno. In Calabria il 64% degli studenti non raggiunge nemmeno la soglia minima di competenze in Italiano. In Matematica le percentuali di studenti sotto il livello minimo di competenza crescono ancora, il 70%. Sempre in Calabria la percentuale di allievi che non raggiunge il traguardo previsto al termine dell’ultimo anno della scuola secondaria di secondo grado diviene molto preoccupante, se non addirittura drammatica, sia per Inglese reading  67%, e per Inglese-listening 82%. 

La pandemia, poi, potrebbe avere aggravato il problema della dispersione scolastica implicita: è emerso dal Rapporto Invalsi dell’anno scorso, laddove per  implicita o nascosta si intende quella degli studenti che, pur non essendo dispersi in senso formale, escono però dalla scuola senza le competenze fondamentali, quindi a forte rischio di avere prospettive di inserimento nella società. Purtroppo la pandemia ha aggravato questo fenomeno e la percentuale della dispersione scolastica implicita ha raggiunto il 9,5% e nel Mezzogiorno la Calabria spicca su tutte le altre con il 22,4%, fenomeno particolarmente preoccupante poiché nella stessa regione anche il numero di dispersi espliciti (coloro che hanno abbandonato la scuola prima del diploma) è considerevolmente più alto della media nazionale.

Il sistema scolastico in Calabria, e nel Meridione più in generale, appare non solo meno efficace in termini di risultati conseguiti rispetto all’Italia  e al nord, ma anche meno equo: la variabilità dei risultati tra scuole e tra classi nel primo ciclo d’istruzione è consistente così come sono più alte le percentuali di alunni con status socio-economico basso che non raggiungono livelli adeguati nelle prove. Il sistema scolastico è  in Calabria non solo meno efficace ma anche meno capace di assicurare agli alunni le stesse opportunità educative.

Dunque è una Italia che procede a due velocità e che speriamo gli esiti Invalsi 2022 smentiscano. Riemerge, però, in tutta la sua drammatica evidenza l’urgenza di rimettere al centro dell’attenzione politica e dei nostri governanti l’istruzione e la formazione come emergenza sociale per il sud e la Calabria in particolare. C’è una questione meridionale all’interno del sistema scolastico nazionale che va attenzionata.

Sicuramente la crisi economica, che ha invaso gli ultimi lustri, e accentuata dalla emergenza pandemica, sta portando ancor più i nodi al pettine e dove la povertà è più densa lo scarso rendimento scolastico è più intenso, e non c’è bisogno di essere sociologi per affermarlo, mentre la riprova è data puntualmente ogni anno  dall’altro dato dell’Invalsi e cioè che al Sud ci sono pure differenze tra scuole e scuole, tra quelle delle zone residenziali e quelle altre delle periferia.

Stupisce, tuttavia, come l’opinione pubblica di fronte alla costante diseguaglianza così forte che si registra ogni anno non reagisca con il dovuto vigore e perché  la classe politica e amministratrice non intraprende azioni che vadano nella direzione di colmarla.

Assumere allora il tema dell’elevamento del grado di istruzione  dei nostri giovani e dei nostri ragazzi credo che sia una questione che ha molto a che fare con i programmi di sviluppo di una  regione che vuole superare il proprio ritardo, che vuole fare i conti con le proprie risorse e che vuole mettersi alle spalle  la dimensione assistita dello sviluppo. Credo, quindi, che questa non possa che diventare una priorità fondamentale per la Regione Calabria e degli altri enti territoriali a cascata. 

La qualità del sistema di istruzione in Calabria esige ben altro. Perchè i risultati Invalsi vedono di continuo, per esempio, migliorare le competenze dei giovani del Nord-Est, collocandosi ai vertici della classifica dei Paesi UE? Questo non ha a che fare di sicuro con le leggi elaborate dal Ministero della P.I. o dal Parlamento. Ha a che fare con il dinamismo, la vitalità e l’impegno di quelle Regioni e di quelle province. Ha a che fare con il capitale sociale e professionale di quelle scuole. È anche per questo che la Calabria si trova al fondo delle classifiche. (gl)

[Guido Leone è stato dirigente tecnico Usr Calabria]