Ridurre drasticamente le morti da Covid-19
Nisticò: Prima del vaccino usiamo il plasma

di SANTO STRATI

I primi confortanti risultati che arrivano dalla sperimentazione della plasmaterapia fanno ben sperare nell’instancabile lotta contro questo nuovo nemico invisibile. Il coronavirus è il mostro che ha cambiato e cambierà, purtroppo, ancora il nostro modo di vivere. Dobbiamo rassegnarci a convivere col virus e la ricerca scientifica troverà molto verosimilmente quel vaccino che consentirà il ritorno a una vita quasi normale. Intanto, questa maledetta epidemia ha messo in chiaro molte cose, a partire dall’assoluta impreparazione del nostro Paese (ma anche gli altri hanno lo stesso problema) di essere in grado di fronteggiare una qualsiasi epidemia di carattere virale. Carenti le strutture sanitarie, scarsa considerazione ai modelli di prevenzione che, per esempio, in Calabria erano già stati predisposti in occasione dell’aviaria, ma mai portati a compimento completo, dopo il cessato allarme. Il virus ci insegna anche che dalle crisi si esce rafforzati, anche se non finiremo mai di piangere gli oltre trentamila morti che non hanno avuto, ahimé, neanche l’ultimo saluto dai loro cari, sepolti senza funerale, quasi numeri di una statistica atroce che non tiene conto che parliamo di esseri umani.

Come si esce rafforzati? Calabria.Live ha voluto sentire il parere di uno scienziato calabrese prestato alla politica (è stato presidente della Regione, senatore, parlamentare europeo) e ritornato alla farmacologia, un campo dove la sua fama è di livello internazionale, il prof. Pino Nisticò. Già membro del comitato scientifico dell’Ema, l’agenzia europea del farmaco e rappresentante del Parlamento europeo in seno al consiglio di amministrazione della stessa agenzia, nonché relatore al Parlamento europeo della direttiva sulla trasfusione di sangue ed emoderivati, Nisticò in questi giorni sta lanciando un appello che la comunità scientifica mostra di voler cogliere: «in attesa del vaccino, plasma e anticorpi salvano vite umane».

– La terapia del plasma che qualcuno ha definito erroneamente innovativa, visto che è già stata praticata contro la Sars e la Mers nonché per debellare tetano, difterite e infezioni da tossina botulinica, sta dando risultati importanti. Prof. Nisticò come valuta questi primi esiti?

«L’effetto terapeutico del plasma di pazienti guariti dal coronavirus, ricco di anticorpi che neutralizzano il virus, era prevedibile per gli scienziati e gli addetti ai lavori: i risultati del prof. Cesare Perotti, direttore del servizio di Immunoematologia del San Matteo di Pavia, in collaborazione con una rete di ospedali (Mantova, Lodi, Padova e Novara), sono stati pubblicati sulla prestigiosa rivista “Nature” e sottolineano che la la plasmaterapia rappresenta il trattamento di prima scelta in pazienti affetti da Covid 19. Si tratta di uno studio preliminare su 52 pazienti che si trovavano in gravi condizioni di insufficienza respiratoria e la maggior parte di questi sono stati salvati da morte sicura. A questo punto, bisognerebbe convincere il maggior numero possibile di pazienti guariti a donare il proprio sangue con le modalità indicate dal San Matteo. Per questo motivo ho fatto appello al Governo perché stanzi immediatamente le risorse necessarie da un lato per incentivare i pazienti che volontariamente donano il sangue dopo la guarigione, dall’altro per la creazione di una o più banche di plasma iperimmune, per dotare le singole regioni di scorte sufficienti per trattare i malati più gravi. In tal modo si riuscirebbe a ridurre significativamente o addirittura a cancellare i decessi e la sindrome da coronavirus non farebbe più tanta paura. Sento il bisogno, a questo punto, di ringraziare il bravissimo giornalista catanzarese Alberto Matano conduttore del programma La vita in diretta per avere messo per primo in evidenza il ruolo fondamentale della infusione di plasma di soggetti guariti da Covid, dimostrando grande intelligenza e sensibilità civica».

Giuseppe Remuzzi e Alberto Matano
Giuseppe Remuzzi e Alberto Matano

– È questa la strada da seguire per sconfiggere il virus?

«In considerazione dei risultati eccellenti ottenuti in questi primi clinical trials l’Aifa, l’Agenzia italiana del farmaco e l’Ema, la sua omologa europea, il cui direttore esecutivo è il validissimo prof. Guido Rasi dell’Università di Roma, dovrebbero incoraggiare e coordinare, anche insieme con la Food Drugs Administration statunitense, uno studio molto più ampio, randomizzato, controllato, multicentrico, su migliaia di pazienti in modo da confermare al più presto possibile l’efficacia e la tollerabilità del trattamento con plasma di pazienti guariti. È comunque doveroso potenziare gli studi in corso al San Matteo e alla rete di aziende ospedaliere collegate, confermando piena fiducia a medici e primari che con coraggio e abnegazione continuano a salvare vite umane e in una fase successiva condurre clinical trials più perfetti secondo i sacri crismi delle agenzie internazionali del farmaco. In altre parole prima la “sostanza”, cioè salvare vite umane, e poi la “forma”, ovvero studi clinici controllati secondo regole internazionali. Analogamente il governo dovrebbe anche mettere a disposizione le risorse finanziarie necessarie per condurre i primi clinical trials con anticorpi monoclonali verso il coronavirus, anticorpi che sono attualmente già disponibili come quello scoperto dallo scienziato italiano Pierpaolo Pandolfi della Harvard School of Medicine di Boston che sta lavorando in collaborazione con un Comitato di 29 gruppi di ricerca coordinati dal prof. Giuseppe Novelli, famoso genetista dell’Università di Roma Tor Vergata, di cui è stato rettore, altro orgoglio calabrese nel mondo.

– Questo significa che si potrebbero produrre anticorpi monoclonali specifici che rappresentano la forma più avanzata di plasmaterapia per curare i pazienti affetti da coronavirus, nel caso in cui non bastasse il siero umano dei donatori?

«Gli anticorpi monoclonali saranno più sicuri anche rispetto al plasma, evitando potenziali, sia pure rari, rischi che si possono verificare dopo l’infusione di plasma, come infezioni da virus dell’Epatite B e C, virus dell’Aids, prioni responsabili del morbo della mucca pazza. La disponibilità di larghe quantità di plasma di soggetti guariti da Covid 19 oppure da portatori sani o che abbiano avuto una lieve sintomatologia cui hanno reagito con una forte risposta immunitaria. In un futuro immediato, l’impiego di anticorpi monoclonali dovrebbe consentire di sconfiggere definitivamente il coronavirus anche prima della registrazione ed immissione in commercio di un vaccino efficace e sicuro. Quando poi sarà in commercio il vaccino, questo sarà utile per la prevenzione del Covid-19, mentre gli anticorpi monoclonali rappresenteranno un’ottima terapia in pazienti malati in cui come “pallottole magiche” sono in grado di legarsi al virus e neutralizzarlo».

– Cosa significa attrezzare una biobanca in Calabria? Il sen. Marco Siclari ha chiesto che vengano istituite banche del sangue in tutte le regioni, in modo da raccogliere, conservare e somministrare il siero ove necessario. Qual è la reale situazione della banca del sangue di Catanzaro?

Bene ha fatto il sen. Siclari ad appoggiare la nostra richiesta di istituire in Calabria una banca di plasma iperimmune perché questo è un progetto facilmente realizzabile. Infatti, esiste già presso la Facoltà di Medicina dell’UMG di Catanzaro una biobanca multidisciplinare già finanziata e realizzata, ma che per essere attivata dovrebbe essere completata e arredata. Sono sicuro che la nostra presidente Santelli, con la sua intelligente visione strategica, in accordo con il Rettore Giovambattista De Sarro sapranno identificare le risorse necessarie per attivare questa biobanca, rendendo così la Calabria leader in questo settore e in grado di aiutare altre regioni meridionali con la tipica generosità dei calabresi». (s)