Legambiente: Gli interventi contro crisi energetica sono ambientalmente dannosi

Anna Parretta, presidente di Legambiente Calabria ha evidenziato come «sull’onda dell’emergenza, le Amministrazioni, sia centrale che regionale, stanno mettendo in campo interventi economicamente incongrui ed ambientalmente molto dannosi come il rigassificatore di Gioia Tauro, considerandolo una priorità nazionale».

«Le varie crisi in corso, ambientale, energetica e sociale, sono crisi sistemiche – ha spiegato – strettamente connesse, che vanno affrontate insieme con una strategia di medio e lungo periodo affinché possano essere risolte o almeno limitate. Invece ci si muove nella perenne logica dell’emergenza che, in materia di ambiente ed energia, non solo rischia di non risolvere affatto i problemi ma, paradossalmente, li aggrava».

Lo Stato Italiano rilascerà alle società energetiche, su diverse aree del territorio italiano, 12 nuove autorizzazioni per l’estrazione di idrocarburi. Gli impianti di estrazione, oltre all’enorme impatto visivo sul territorio o nello specchio di mare, oggetto dell’installazione, come ben sanno i cittadini di Crotone, hanno conseguenze gravissime sull’ambiente e sugli equilibri dell’ecosistema.

«La Calabria, quasi sicuramente, non sarà interessata dalle nuove concessioni. Per il momento almeno – ha sottolineato Anna Parretta,– perché come altri territorio del Sud Italia, la nostra regione è caratterizzata dalla presenza di numerosi giacimenti gasiferi in particolare sulla sua fascia jonica. Deve essere chiaro che dobbiamo uscire definitivamente dalla tirannia delle fonti fossili».

«Nella nostra Regione – ha rilanciato – serve creare sviluppo ambientalmente sostenibile, puntando ad esempio sulle grandi potenzialità dell’eolico offshore, in grado di portare vantaggi climatici ed occasioni lavorative per i calabresi».

«Se vogliamo fornire realmente soluzioni alla crisi climatica ed energetica nel nostro Paese – ha detto ancora – dobbiamo  uscire dalle fonti fossili ed accelerare, con un deciso cambio di rotta, sulle fonti rinnovabili. Per farlo è necessario realizzare i relativi impianti, sia i grandi impianti industriali che le comunità energetiche, sviluppare l’eolico a terra e offshore (sono almeno 5 i progetti che riguardano la Regione Calabria), installare il fotovoltaico sui tetti e sulle aree compromesse (discariche, cave, etc), e l’agrivoltaico moderno (come quello posizionato ad altezze e geometrie variabili e con pannelli mobili ad inseguimento solare che garantisce l’integrazione delle produzioni agricole con quella energetica senza consumo di suolo) ed ancora incrementare la produzione di biogas e biometano, e supportare l’idrogeno verde e la geotermia a bassa entalpia oltre ad attivare serie e lungimiranti politiche di efficienza energetica».

Per comprendere l’importanza del tema, basti pensare che quanto alle emissioni in atmosfera un solo parco eolico offshore da 675 MW è in grado di evitare 1 milione di tonnellate di CO2 e produrre circa 45.000 tonnellate di idrogeno verde all’anno, creando al contempo occupazione e lavoro di qualità.

«È essenziale, quindi – conclude la nota di Legambiente – che le energie rinnovabili diventino la prima fonte di energia per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione fissati per il 2030 e per i quali l’Unione Europea ha messo in campo strumenti finanziari importanti come il Next Generation Eu, il Piano nazionale di ripresa e resilienza che si aggiungono alla programmazione Comunitaria 2021/2027 ed alle strategie Ue per la Biodiversità al 2030».

SINDACATI, IMPRESE E ISTITUZIONI INSIEME
PER COMUNITÀ ENERGETICHE IN CALABRIA

di ANTONIETTA MARIA STRATI – La Calabria spinge sull’acceleratore per le Comunità energetiche. E lo fa riunendo sindacati, istituzioni e imprese in un confronto dedicato alle possibilità offerte dalla realizzazione di questi strumenti che, oggi più che mai, sono diventati fondamentali quanto attuali. 

L’occasione è stata data nel corso del Forum di Cisl Magna Graecia, che ha visto la partecipazione, tra gli altri, del segretario nazionale Cisl Luigi Sbarra. Presenti, anche, il segretario regionale di Cisl, Tonino Russo, il segretario generale di Cisl Magna Graecia, Salvatore Mancuso, l’assessore regionale allo Sviluppo Economico, Rosario Varì, il presidente di Unindustria Calabria, Aldo Ferrara, il responsabile nazionale Enel per le Comunità Energetiche, Armando FiumaraAntonio Mirante, ceo di Ormus Consulting, Amedeo Testa, segretario nazionale Cisl-Flaei) e dopo la significativa testimonianza del sindaco di San Nicola da Crissa, Giuseppe Condello.

 «Parliamo di un tema, quello delle comunità energetiche, che riguarda da vicino anche i cittadini – ha detto Mancuso nell’introdurre il confronto –. C’è un grande interesse attorno all’argomento, come la stessa presenza del segretario generale Sbarra testimonia. Oggi abbiamo inteso mettere insieme i soggetti interessati al tema facendo da collante tra di essi perché siamo convinti che le comunità energetiche non solo possano produrre i risparmi di cui in questo momento abbiamo bisogno, ma anche rispondere alle necessità dell’ambiente attraverso le ricadute positive che il ricorso alle energie rinnovabili porta con sé. Le comunità energetiche, ovviamente, da sole non bastano, ma intanto partiamo da qui». 

Varì, nel suo intervento, ha definito le Comunità Energetiche «uno degli strumenti che il governo regionale ha intenzione di mettere a punto per affrontare la crisi energetiche, sono uno strumento per lo sviluppo sostenibile che permetterà di ottenere vantaggi economici, sociali e ambientali».

«Le stiamo sostenendo tanto sia dal punto di vista finanziario – ha spiegato – nella programmazione 21-27 le risorse messe a disposizione sono imponenti, sia da un punto di vista pragmatico perché la Regione Calabria ha allestito un portale che si chiama Calabria Energia grazie al quale Enti locali, cittadini e imprese hanno a disposizione gli strumenti per mettere in piedi una comunità energetica».

 «Quella di oggi è un’occasione propizia – ha detto il presidente di Unindustria, Ferrara – perché industrie e sindacati si trovano per affrontare un tema di assoluta attualità. È importante infatti che nell’incontro di oggi ci siano i diversi soggetti che hanno interesse e competenza nell’attivazione delle comunità energetiche. Certo, siamo all’inizio di un percorso che necessita ulteriori approfondimenti normativi, ma non ci deve sfuggire che le sfide del Pnrr e del Por che mettono a disposizione risorse ingenti per i Comuni su questo argomento. Credo che regione come la nostra, in tema di energie rinnovabili, possa svolgere un ruolo da protagonista nel contesto nazionale».

Luigi Sbarra, nelle conclusioni, ha dichiarato «Apprezziamo che la Premier Meloni abbia annunciato di voler rilanciare politiche e infrastrutture energetiche – ha detto -. Quella della transizione energetica è una delle più importanti sfide che ha di fronte il nuovo Governo.  Ora è fondamentale procedere, mettendo finalmente in soffitta i tanti “no” ideologici che in questi anni hanno bloccato strategie e investimenti. Questo vuol dire aumentare l’estrazione nazionale di gas; realizzare termovalorizzatori; accelerare la realizzazione dei rigassificatori di Piombino, Ravenna e Gioia Tauro; far ripartire la ricerca; puntare su economie circolari e fonti rinnovabili».

«Il Sud si candida a grande hub euro-mediterraneo di questo nuovo corso – ha concluso – e invoca un colpo d’ali in particolare sul rigassificatore di Gioia Tauro e sulla piena capacità operativa del Tap». 

Proprio sulla questione energia era intervenuto, nei giorni scorsi, il presidente della Regione, Roberto Occhiuto, che ha lanciato l’idea di dare vantaggi a chi produce energia da fonti pulite.

«La mia Regione produce molta più energia rispetto a quella che consuma – ha spiegato Occhiuto a Mattino 5 – ma i miei cittadini pagano le bollette elettriche allo stesso modo dei cittadini di altre Regioni che producono meno energia. Eppure produciamo una percentuale molto più alta di energia da fonti rinnovabili e dall’idroelettrico».

«Perché la mia Regione non può, dunque, tenere per sé i maggiori introiti fiscali derivanti da una maggiore produzione di energia alternativa?», ha chiesto Occhiuto, sottolineando che «se non si interviene in questo modo, dando appunto dei vantaggi ai territori che investono sulle rinnovabili, non ci può essere un reale incentivo allo sviluppo dell’energia pulita».

Anche Confindustria Cosenza ha parlato del tema delle Comunità Energetiche, organizzando un seminario, nel mese di ottobre, dal titolo Comunità energetiche: una strategia per contrastare la crisi energetica, opportunità di lavoro e di sviluppo. In quest’occasione, Giovan Battista Perciaccante, presidente di Ance Calabria e Cosenza, ha evidenziato come «le comunità energetiche, quale soggetto giuridico non profit a cui possono aderire volontariamente persone fisiche, imprese, pubbliche amministrazioni con l’obiettivo di produrre, consumare e gestire localmente energia elettrica da fonte rinnovabile, rappresentano una strategia rilevante».

«Siamo consapevoli dei ritardi accumulati – ha aggiunto il presidente Perciaccante – ma anche dell’urgenza di intervenire tempestivamente per risolvere il grave problema degli approvvigionamenti energetici e cogliere la straordinaria occasione offerta dal PNRR e dagli ulteriori programmi per la coesione sociale stabiliti a livello europeo, nazionale e regionale».

Il Presidente Cts Energia Calabria, Nicola De Nardi, ha specificato che con l’avvio delle Comunità Energetiche si pongono alcune condizioni di base per fronteggiare con successo la crisi energetica, ridurre le emissioni nocive climalteranti, incentivare forme di risparmio e di diversificazione del reddito per imprese, cittadini ed enti pubblici, contribuendo a migliorare l’impatto ambientale e l’impronta ecologica del vivere civile e del sistema produttivo. (ams

 

Caro energia, il consigliere Montuoro: Serve nuovo piano straordinario dell’Ue

«È necessario prevedere un nuovo piano straordinario dell’Unione europea finalizzato a sostenere iniziative per la previsione di prezzo massimo dell’energia (gas ed energia elettrica) a livello europeo, ha dichiarato il consigliere regionale Antonio Montuoro, nel corso del Coordinamento dei Presidenti delle Commissioni Politiche europee della Conferenza delle Assemblee legislative delle Regioni e delle Province autonome.

Per Montuoro, presidente della Seconda commissione consiliare, che le materie di competenza vede proprio le Politiche europee, che ha partecipato alla Coordinamento svoltosi a Milano dove si è discusso di Transizione ecologica e crisi energetica ed è stato approvato un documento, si deve stabilire, «anche sull’esperienza di altre nazioni, un tetto massimo per le bollette per le famiglie e per le aziende ed esercizi commerciali».

«E questo vale ancora di più in una regione dal fragilissimo tessuto economico e sociale come la Calabria – ha spiegato Montuoro – la cui ossatura è costituita da piccole e medie imprese che soffrono degli aumenti incontenibili di energia e materie prime, mettendo a repentaglio quasi trecento mila posti di lavoro».

«Sicuramente – ha proseguito – tra i punti più importanti del documento c’è la richiesta di ravvisare nel piano REPowerEU un modo per accelerare la transizione energetica, ridurre la dipendenza complessiva dell’UE dalle importazioni di energie e materie prime e limitare così i rischi politici, economici e di sicurezza ad essi associati. Accelerare la diffusione delle energie rinnovabili nell’ottica di una comune visione energetica europea è la risposta più urgente da mettere in campo per quanto riguarda la transizione energetica e le prospettive a medio e lungo periodo. La transizione verde deve essere al centro di qualsiasi politica, costruendo un nuovo approccio sistemico e integrato alla concezione ed attuazione delle politiche e dei programmi futuri».

Montuoro, poi, ha ricordato che «il Consiglio regionale della Calabria ha approvato una serie di atti normativi a sostegno della transazione ecologica. Basta ricordare la legge 17 dell’8 giugno 2022, con cui abbiamo modificato la normativa in merito alla possibilità di installare, nelle more dei piani paesaggistici, impianti per la produzione di fonti rinnovabili anche nelle zone agricole, per cui non è richiesta variante urbanistica, ma anche attraverso la legge di promozione delle fonti rinnovabili attraverso le comunità energetiche».

«Alcuni esempi con cui abbiamo raccontato ai colleghi del coordinamento i grandi passi fatti in avanti nella direzione della transizione ecologica a cui, al cui finanziamento il Consiglio regionale ha destinato il 26,81 per cento del Programma operativo FESR/FSE Plus 2021/2027 che tra i molteplici obiettivi prevede l’Obiettivo di Policy 2 “Una Calabria più Verde”», ha concluso. (rrm)

 

Artigianato, Ebac: Diminuzione delle casse integrazioni fa temere i licenziamenti

La diminuzione delle casse integrazioni nel settore dell’artigianato fa temere i licenziamenti. È quanto ha denunciato l’Ente Bilaterale Artigianato Calabria, spiegando che «nell’artigianato calabrese  si è passati dagli oltre 60 milioni di euro di cassa integrazione erogati nel 2020 e 2021 a poco più di trecentomila euro ad oggi impegnati e quasi interamente liquidati del 2022».

«Un dato che, se inizialmente è stato interpretato positivamente – si legge in una nota – adesso induce le parti sociali dell’artigianato a fare un ulteriore riflessione, infatti il permanere della domanda di cassa integrazione a livelli bassi, in un momento di oggettive difficoltà congiunturali e produttive, potrebbe essere indice di un malessere che, se accertato, sarebbe ancora più grave rispetto a quello del Covid. Insomma, le imprese indotte in continui sbalzi di umore dei mercati e della domanda, potrebbero essere sul punto di decidere se resistere, chiedendo l’accesso a nuovi ammortizzatori sociali, oppure gettare la spugna e passare direttamente ai licenziamenti. Se ciò si verificasse, in Calabria sarebbe un disastro sociale senza precedenti».

In tutto questo, l’Ebac, come ha spiegato il presidente Paolo D’Errico, «in poche settimane abbiamo offerto ad una platea di oltre diecimila iscritti ed in regola con la bilateralità, la possibilità di potere richiedere un bonus luce di 200 euro per i lavoratori full time e di 300 per i meno fortunati part time. In questo contesto economico-sociale vuol dire sostenere concretamente le famiglie calabresi le quali spesso sono mondoreddito».

«Certo – ha commentato ancora D’Orrico – la misura messa in campo, non risolve il problema di una crisi energetica senza precedenti, ma anche i piccoli segnali rappresentano un momento di vicinanza e conforto alla gente comune che vive ogni giorno e sempre più spesso difficoltà dovute ai vertiginosi rincari  dei beni essenziali».

Anche il vice presidente Luigi Veraldi, si dice fiducioso nel sistema di supporto messo in piedi dalla bilateralità ma si sofferma sulla necessità che il sistema pubblico regionale intervenga con misure urgenti e non più differibili legate soprattutto al costo dell’energia elettrica sfruttando magari, quelle che sono le grandi produzioni di energia pulita che la Calabria offre a tutto il paese.

Nella nostra regione, spiega l’Ebac, il mondo dell’artigianato rappresenta, dopo l’agricoltura, il secondo comparto produttivo più importante che impiega decine di migliaia di lavoratori. Confartigianato Cna  Casartigiani insieme a Cgil Cisl Uil, con le prestazioni economiche ed i servizi erogati nell’ambito della Bilateralità  stanno dimostrando di sostenere concretamente il settore, non solo con richieste specifiche alle istituzioni pubbliche, ma anche con interventi diretti erogati dagli Enti di loro emanazione. (rcz)

 

Crisi energetica, i Giovani socialisti di Vibo: Istituzioni diano esempio diminuendo consumo nelle sedi

La Federazione dei Giovani Socialisti di Vibo Valentia sono intervenuti in merito alla crisi energetica, sottolineando come «il primo esempio debba partire dalle Istituzioni, pertanto ci rivolgiamo ad esse invitandole a diminuire il consumo all’interno delle loro sedi istituzionali».

I Giovani Socialisti, infatti, hanno ricordato che «ci troviamo indubbiamente – ha detto il segretario provinciale, Lorenzo Muratore – in un periodo di forte crisi causata dalla guerra in Ucraina e da ciò che ne consegue. Ogni prezzo è in aumento e tutti i cittadini si ritroveranno ad affrontare difficoltà economiche dovute al rincaro sulle bollette di luce e gas. Per far fronte a questa emergenza si punterà a ridurre il più possibile il consumo. Lo stesso non accade, però, nei palazzi istituzionali (comuni, province, regioni) in cui si assiste ad un grosso spreco di entrambe le risorse di cui oggi siamo a corto».

Da qui la proposta, in quanto «quella che andremo ad affrontare nei prossimi mesi – ha concluso Muratore – è una crisi energetica che va affrontata da tutti ed allo stesso modo. Deve nascere la consapevolezza che questo è un periodo storico difficile e in quanto tale non possiamo permetterci di sprecare alcuna risorsa». (rrm)

Lo Schiavo: Regione copra gli aumenti delle bollette nelle case Aterp

Il consigliere regionale di De Magistris PresidenteAntonio Lo Schiavo, ha chiesto che «la Regione si faccia carico del pagamento della quota dei rincari nelle case di edilizia residenziale pubblica gestite dall’Aterp».

Lo Schiavo, infatti, ha ricordato come «non passa giorno che non si registrino appelli alle Istituzioni da parte di singoli imprenditori, associazioni di categoria, organismi sindacali, affinché si intervenga al più presto per mitigare gli effetti catastrofici che l’aumento dei costi di energia e materie prime ha sulla tenuta di numerosissime piccole e medie imprese. Un processo inarrestabile che mette a dura prova il tessuto economico e produttivo del Paese e rischia di annullare migliaia di aziende e bruciare un numero incalcolabile di posti di lavoro. Non va meglio per le famiglie che si trovano, senza alcun supporto, a fronteggiare i rincari vertiginosi delle utenze energetiche e dei prezzi dei beni di consumo che minacciano di impoverire anche chi ha un lavoro regolarmente retribuito».

«Siamo di fronte ad un mix esplosivo – ha proseguito – frutto di una congiuntura globale ma che nel nostro Paese assume contorni ancor più gravi, tanto che si profila all’orizzonte un dramma economico e sociale senza precedenti. In un’economia debole come quella calabrese, poi, gli effetti della crisi energetica costituiscono un pericolo devastante che potrebbe causare danni irrimediabili all’economia ma anche all’assetto sociale».

«Per questo – ha evidenziato – è necessario intervenire al più presto introducendo quelle misure e quelle forme di ristoro che vengono invocate senza tregua dalle organizzazioni di rappresentanza: sgravi dell’Iva sulle bollette e delle accise sui carburanti, credito d’imposta alle imprese, tassazione degli extra-profitti delle aziende energetiche i cui proventi vanno impiegati per calmierare i costi al consumo. Non si dimentichino, però – ammonisce Lo Schiavo – le fasce deboli e le famiglie, rispetto alle quali anche la Regione Calabria può e deve introdurre misure di sostegno al reddito, di incentivi all’autoproduzione di energia e sostegno alla nascita delle comunità energetiche».

«Quella che abbiamo davanti – ha concluso – è una vera e propria emergenza e come tale deve essere affrontata. La risposta alla crisi energetica non resti solo argomento di propaganda e contesa elettorale ma diventi il centro di ogni azione politica e decisionale, a tutti i livelli. Abbiamo il dovere, in questa difficile congiuntura, di non lasciare nulla d’intentato per dare risposte ad imprese e cittadini. Il rischio è davvero troppo alto per restare a guardare senza intervenire».

CON I GASSIFICATORI AL LARGO DI GIOIA T.
UNA RISPOSTA ALLA CARENZA D’ENERGIA

di FRANCESCO RAO –  Quanti oggi sono impegnati a sostenere il superamento della crisi energetica, individuando il Porto di Gioia Tauro come luogo ideale per impiantare un rigassificatore, ieri si stracciavano le vesti per impedirne la realizzazione. Non è stata miopia.

È stata la solita inettitudine di quanti si confrontano guardando al passato senza considerare gli scenari del futuro.
L’opzione relativa all’installazione off shore di rigassificatori ancorati a largo, in modo tale da garantire anche una maggior sicurezza, potrebbe essere l’occasione giusta per avviare nell’arco di un tempo ragionevolmente contenuto molteplici opportunità, non solo ponendoci al riparo di una crescente crisi energetica ma guardando anche all’azione occupazionale, fenomeno sociale che non può e non deve essere più sottovalutato o sedato ricorrendo ai contributi assistenziali, erogati per lunghi periodi. 

Vista la crescente produzione agricola calabrese, nella quale oltre alla quantità sta emergendo la qualità, la piattaforma del freddo, collegata al processo di rigassificazione, potrebbe divenire l’ulteriore processo di sviluppo per il segmento agricolo, contribuendo a renderne strategicamente funzionale la rapida commercializzazione dei prodotti che proprio dalla scalo portuale di Gioia Tauro potrebbero raggiungere qualsiasi destinazione, godendo della naturale capacità di penetrare i mercati internazionali grazie alla prestigiosa riconducibilità  della produzione “made in Italy” e particolarmente ricercata dai sei milioni di Calabresi che vivono lontani dalla Calabria.

Per troppo tempo abbiamo evitato di sognare lo sviluppo del Meridione ponendo tra i pilastri destinati a sorreggere l’economia, l’occupazione e lo sviluppo l’agricoltura. 

Il Meridione, contrariamente a quanto scritto e reiteratamente fatto passare come oro colato, ha le carte in regola per contribuire con proprie risorse al superamento della crisi energetica del Paese, incidendo notevolmente per contribuire a superare di fatto una dipendenza “patologica”, emersa in questi ultimi mesi perché l’attuale Guerra tra Russia e Ucraina ha generato la fibrillazione del sistema, facendo schizzare in altro i prezzi ma presente nei fatti sin dalla crisi petrolifera del 1973. 

Per far riflettere i gentilissimi lettori vorrei richiamare alcune realtà regionali non valorizzate: quanto gas viene prodotto a Crotone? Quanta energia potrebbe essere prodotta ricorrendo alle centrali idroelettriche?
Quanti pannelli solari potrebbero essere posizionati sui tetti delle abitazioni e degli uffici pubblici Calabresi? Quanto biogas potrebbe essere prodotto, convogliando la capacità produttiva degli allevatori Calabresi? 

La constatazione dei fatti è scontata: potremo continuare a rimanere allacciati alle tradizionali reti del gas ed elettriche ma dovremmo farlo non solo per consumare e pagare ma per vendere risorse energetiche ed essere pagati. 

Da questa visione, richiestaci dalle pressanti esigenze contingenti, dovremmo riuscire ad attivare un processo di confronto a sommatoria positiva con l’intento di generare uno sviluppo strutturale capace di invertire l’attuale trend afferente all’economia Calabrese, ponendo le basi necessarie a mettere in atto una controtendenza nella quale non dovrà essere esclusa l’ipotesi di un ripopolamento demografico nel quale le nuove opportunità, scaturite dal nascente sviluppo improntato su una logica che guarda allo sviluppo sostenibile ed all’utilizzo delle energie rinnovabili, divenga l’occasione giusta per  incidere e rilanciare la crescita socio-economica, mantenendo alta l’attenzione sulla tenuta del sistema sociale, sempre più esposto alle criticità di un reddito pro capite che potremmo dire vicino alla soglia della povertà.  (fr)

[Francesco Rao è Presidente Dipartimento Calabria ANS Sociologi]

LA GUERRA E IL CARO BOLLETTE INGUAIANO
17MILA MEDIE E MICRO IMPRESE CALABRESI

L’aumento dei prezzi e delle materie prime, provocato dal conflitto in Ucraina, ha sconvolto 17mila aziende calabresi. È quanto emerge dal rapporto dell’Osservatorio Mpi di Confartigianato Imprese Calabria, dove viene spiegato che lo scoppio della guerra ha colto le imprese italiane in una delicata fase di transizione post-pandemia, amplificando a dismisura gli effetti, già gravi, della crisi energetica e le strozzature di offerta delle filiere globali.

Di queste 17 mila imprese, che rappresentano un quinto (21,0%) degli occupati del sistema produttivo calabrese con 57 mila addetti, la quasi totalità ha meno di 50 addetti (99,6%), più di quattro quinti (84,2%) occupati in micro e piccole imprese (MPI).

A livello provinciale si osserva un maggior coinvolgimento del sistema produttivo nei settori maggiormente sotto stress a causa del conflitto in corso a Vibo Valentia con il 24,4% di occupati coinvolti nelle imprese in prima linea e Crotone con il 23,8%. Nel dettaglio si collocano nella trincea avanzata i settori con una maggiore intensità energetica: dalla metallurgia alla petrolchimica, dalla carta al vetro, dalla ceramica ai trasporti.

Nei comparti manifatturieri energy intensive sono sempre più numerosi i casi in cui il divario tra costi e ricavi diventa insostenibile, costringendo al fermo dell’attività: a due anni dal lockdown sanitario siamo arrivati al rischio di lockdown energetico per 832 MPI con 2.892 addetti. Il caro-carburanti colpisce il trasporto merci e persone, già colpiti pesantemente con la pandemia, comprimendo i margini per 2.385 MPI con 9.436 addetti. Le carenze di materie prime provenienti da Russia e Ucraina, associate a costi crescenti delle forniture, coinvolgono le imprese nei settori dell’alimentare, dei metalli e delle costruzioni, un perimetro in cui operano 14.394 MPI, con 35.666 addetti.

Dall’area interessata dal conflitto importiamo quote rilevanti degli acquisti dall’estero di ferro, ghisa e acciaio, di ghiaia, sabbia e argille, di cereali e fertilizzanti. Con la guerra scoppia l’iperinflazione energetica. A febbraio il prezzo del gas era più che quadruplicato nell’ultimo anno, con l’invasione dell’Ucraina è ulteriormente raddoppiato. L’alto utilizzo del gas per generare elettricità porta a marzo 2022 il prezzo della borsa elettrica oltre cinque volte il livello di un anno prima.

Il prezzo del barile di petrolio Brent a marzo (media all’11/3) è dell’83,6% superiore rispetto ad un anno prima, con forti ripercussioni sul costo dei trasporti. Secondo l’elaborazione di QE-Quotidiano energia su dati dell’Osservaprezzi del Mise, tra il 23 febbraio e il 14 marzo 2022 il prezzo del gasolio (self service) è salito del 25,7%: in soli 22 giorni si concentra la metà dell’aumento del prezzo del gasolio (+51,7%) dell’ultimo anno.

«La situazione è critica per il settore del trasporto merci su strada, che era in deflazione nel terzo trimestre del 2021 (prezzi in discesa dell’1,2%) e, secondo i dati pubblicati giovedì scorso dall’Istat, registra un aumento dei prezzi alla produzione che si ferma all’1,2% – riporta la nota di Confartigianato Imprese Calabria –. Le violente sollecitazioni dei costi delle commodities indotte dagli effetti del conflitto scoppiato lo scorso 24 febbraio nel cuore d’Europa mettono sotto pressione una ampia platea di imprese. Per questo Confartigianato nei giorni scorsi, intervenendo in audizione sul Dl Energia alle Commissioni riunite Ambiente e Attività produttive della Camera, ha ribadito la gravità della situazione in cui versano gli imprenditori a causa dei costi energetici».

«Per quanto riguarda il caro energia – conclude la nota – Confartigianato ha sostenuto che bisogna consentire anche alle piccole imprese di accedere al credito d’imposta per energia e gas previsto per le aziende energivore: vanno diversificate le fonti di approvvigionamento energetico ampliando la produzione nazionale, anche puntando sulle energie rinnovabili e sui sistemi di generazione distribuita». (rrm)