L’OPINIONE / Pino Morabito: Intervenire per il Centro Vaccinale di Lamezia

di NICOLA MORABITO – Mentre si presenta sempre più l’esigenza di vaccinarsi, e quindi di favorire la vaccinazione a quanti ne hanno diritto e bisogno, la struttura a questo fine, ovvero il centro vaccinale di Lamezia, collocato nel vecchio ospedale colle S. Antonio, rischia il collasso per mancanza di personale.

Pensionamenti, di infermieri non sostituiti, medici in prepensionamento che godono di ferie dovute.

In breve, il rischio è, se non si interviene con urgenza, lo smantellamento del servizio, potrà divenire una conseguenza che forse pagherà la popolazione?

Insomma in atto sembrano esserci limitazioni, prescrizioni, uscite pensionistiche, a fronte di un territorio che deve essere servito e tutelato che conta una utenza di circa 150.000 abitanti. 

A latere di ciò, occorre ricordare inoltre , i nuovi vaccini che si mostrano in serio aumento, valevoli per tutte le classi di età e patologie. Da qui l’appello a tutte le forze politiche, al governo commissariale dell’Asp di CZ, al sindaco e alla conferenza dei sindaci. Intervenite prima che sia troppo tardi e si perda un altro servizio nella nostra città. 

Viene da chiedersi: Allo scopo, sono stati espletati concorsi per medici igienisti Sono stati formati assistenti sanitari, o figure specifiche per le vaccinazioni? È stato fatto un piano di assunzione di infermieri e amministrativi, a sostegno del servizio di che trattasi? A quando la nascita dei punti vaccinali ospedalieri per i soggetti con patologie così da non caricare tutto sul Centro Vaccinale lametino? (pm)

[Pino Morabito è presidente dell’Associazione San Nicola]

L’APPELLO / Pietro Molinaro: Mantenere la scorta a Bentivoglio

di PIETRO MOLINARO – È un episodio che fa gelare il sangue, la nuova ed ennesima intimidazione al testimone di giustizia Tiberio Bentivoglio a Reggio Calabria.

L’incendio sicuramente doloso avvenuto nel suo frutteto ha distrutto un capannone e macchinari. Bentivoglio non può certamente lottare da solo dopo i ripetuti attentati anche alla sua incolumità che hanno messo in pericolo la sua famiglia. L’imprenditore nel corso degli anni, denunciando, ha dimostrato e testimoniato una volontà ferrea.

Certamente quando si ha questo coraggio, si provocano crude sensazioni nella consapevolezza di essere nel mirino di un clan  ‘ndranghetista. Oltre alla scontata solidarietà, faccio appello al sig. Prefetto di Reggio Calabria affinchè la scorta, che in questo caso non è sicuramente uno status symbol, che è stata revocata a livello nazionale possa essere mantenuta in Calabria dopo una valutazione dei rischi fatta dalle forze di polizia implementati da ulteriori elementi a disposizione del sig. Bentivoglio.

Le mafie come si è visto in questo caso non dimenticano e la protezione non può avere una scadenza, non può essere un foglio di carta con un timbro. (pm)

[Pietro Molinaro è consigliere regionale]

LETTERA APERTA / I docenti pendolari: Presidente Occhiuto, introduca servizio ferroviario Cosenza – Rocca Imperiale

Siamo un gruppo di docenti, quotidianamente affrontiamo un lungo viaggio in auto da Cosenza a Rocca Imperiale, uno dei borghi più belli d’Italia, per raggiungere la scuola in cui prestiamo servizio.

Vorremmo portare alla Sua attenzione una questione di grande importanza che coinvolge non solo noi, ma tutti i pendolari che percorrono questa tratta per motivi di lavoro, studio o altre necessità.

Attualmente, il collegamento tra Cosenza e Rocca Imperiale è garantito solo dalla rete stradale, il che comporta numerosi disagi, sia in termini di sicurezza che di sostenibilità economica e ambientale. In particolare, percorrere la SS106 Jonica in auto è estremamente pericoloso: si tratta di una strada tristemente nota per l’alto numero di incidenti, spesso gravi o mortali. Questo rende il nostro viaggio quotidiano non solo stancante, ma anche rischioso per la nostra incolumità.

L’assenza di un servizio ferroviario su questa tratta costringe chiunque a muoversi con mezzi privati, incrementando il traffico, l’inquinamento e i rischi di incidenti. Una soluzione potrebbe essere rappresentata dall’introduzione di un servizio ferroviario regolare ed efficiente, che colleghi i vari comuni della provincia di Cosenza con la fascia Jonica, garantendo un’alternativa comoda, sicura ed ecologica al trasporto su gomma.

La presenza di un treno che copra questa tratta risponderebbe alle esigenze di numerosi pendolari, contribuendo a ridurre l’impatto ambientale e favorendo la mobilità sostenibile.

Comprendiamo che i progetti di infrastrutture richiedono tempo e risorse, ma riteniamo che questo intervento non solo migliorerebbe la qualità della vita di chi, come noi, ogni giorno è costretto a lunghe ore di viaggio, ma rappresenterebbe anche un’opportunità di crescita per l’intera area interessata, rafforzando i collegamenti interni della regione e favorendo lo sviluppo economico e sociale.

Sarebbe necessario, in alternativa, incrementare le corse dei pullman che percorrono solo in parte questa tratta, ad oggi non esiste nessun servizio in orario scolastico da Cosenza a Rocca Imperiale.

Ci auguriamo che la nostra richiesta possa essere accolta con la dovuta attenzione e che si possano avviare al più presto le necessarie valutazioni per l’introduzione di un servizio ferroviario che connetta Cosenza a tutta la fascia Jonica, agevolando il trasporto pubblico e riducendo i disagi quotidiani dei pendolari. (Il gruppo di docenti pendolari Cosenza-Rocca Imperiale)

L’APPELLO / Nicola Morabito: Si vuole sempre più indebolire il presidio ospedaliero di Lamezia Terme

di NICOLA MORABITOLa politica che conta, una volta per tutte intervenga! Il Presidio Ospedaliero Lamezia Terme, lo si vuole sempre più indebolire. Sicuramente abbiamo professionisti eccellenti che garantiscono tra le mille difficoltà il migliore trattamento sanitario possibile, ma l’assenza di medici, infermieri, tecnici di sala operatoria, ecc, con reparti senza primari, dove i facenti funzioni sopperiscono come possono, non aiutano la prospettiva sanitaria lametina. Abbiamo appreso in questi giorni che all’interno del nostro presidio ospedaliero avvengono interventi chirurgici e sanitari di altissimo livello, abbiamo medici di grande valore che andrebbero messi in condizione di lavorare meglio ed essere valorizzati.

Insomma, per un riepilogo complessivo e reale sullo stato dei reparti, molto evidente, si sottolinea che i direttori dei reparti di seguito indicati sono tutti facente funzioni: Neonatologia e Nido; Oncologia, Broncopneumologia, Diabetologia, Dialisi, Otorinolaringoiatria, Urologia e Pronto Soccorso; mentre per Neurologia il concorso è bandito, ma è ancora in itinere; per Ortopedia e Traumatologia si presume che l’attuale Primario andrà al Pugliese in quanto vincitore di concorso. 

Certo, tutte figure mediche di grande prestigio ed esperienza, ma cosa si aspetta a fare i concorsi e rimuovere lo stato di attuale precarietà?

I concorsi espletati, quelli da espletare, quando saranno definiti Commissario Battistini, decisionista e anche militare, quando cambierà in meglio la nostra sanità?

Perché i lavori già appaltati per la costruzione del nuovo edificio destinato alle malattie infettive dopo 4 anni stentano ad iniziare? 

Ci ricordiamo dell’importanza vitale dei nostri medici solo nel momento del bisogno o per le gravi pandemie dove erano considerati angeli e addirittura adesso assistiamo ad ingiuste aggressioni a causa dei numerosi tagli ingiustificati alla sanità pubblica a tutto vantaggio di quella privata. (nm)

[Nicola Morabito è presidente dell’Osservatorio Sociale Associazione San Nicola]

L’APPELLO / Gaetano Nucera e Immacolata Cassalia: Intervenire per rivedere l’organizzazione delle strutture psichiatriche

di GAETANO NUCERA E IMMACOLATA CASSALIA – In qualità di Presidente dell’Associazione “Insieme Per la Disabilità” e  di Presidente della Cooperativa “Libero Nocera”,  gestore di residenze psichiatriche, con la presente vogliamo portare a sua conoscenza, presidente Roberto Occhiuto, alcune serie preoccupazioni relative a queste residenze della Regione Calabria, a causa dell’impossibilita di raggiungere gli obiettivi socio riabilitativi e di integrazione sociale degli utenti, tenuto conto dell’attuale organico previsto dal Dca 81 del 2016.

Sebbene i principi della riabilitazione psicosociale e di integrazione siano bene espressi nel Dca, di fatto l’attuale organizzazione tradisce tali principi con un impatto negativo sulla qualità del servizio.  

Infatti, la drastica riduzione degli educatori professionali da 6 a 2, insieme a un numero insufficiente di ore per lo psicologo, l’assistente sociale e l’istruttore, di fatto impediscono di implementare percorsi terapeutici e riabilitativi strutturati e personalizzati. Ciò che abbiamo sperimentato sul campo è che senza un team adeguato, i programmi di integrazione sociale rimangono solo formali e non applicabili nella realtà quotidiana della struttura. Inoltre, l’attuale programma organizzativo prevede cinque Oss, un numero del tutto insufficiente per garantire la copertura del servizio nelle 24 ore, soprattutto considerando eventuali assenze per ferie, malattie, o permessi durante l’anno. In queste condizioni diventa estremamente difficile mantenere un’assistenza continua e qualificata, mettendo a rischio il benessere e la sicurezza degli utenti. Un aumento degli Oss da cinque a sei sarebbe il minimo necessario per poter gestire turni e garantire una presenza costante, senza interruzioni. 

Questo tipo di organizzazione rischia di trasformare le residenze psichiatriche in luoghi di mera assistenza, piuttosto che spazi di inclusione e recupero, facendo riemergere pericolosamente le vecchie logiche manicomiali.

Un elemento particolarmente critico è la previsione di sole 4 ore settimanali per la figura del direttore sanitario in assenza della figura del Coordinatore di struttura. Sebbene il Direttore Sanitario sia essenziale per il buon funzionamento della struttura, è evidente che un impegno così ridotto non può garantire il monitoraggio e la supervisione costanti necessari per la realizzazione di un programma complesso di cura e riabilitazione. Per questo motivo, diventa vitale prevedere la figura di un Coordinatore a tempo pieno.

Il Coordinatore non solo deve occuparsi dell’organizzazione quotidiana delle attività, ma deve essere il punto di riferimento costante per l’attuazione del programma della struttura, garantendo il coordinamento tra tutte le figure professionali coinvolte.

Nonostante le numerose richieste di incontro formale inviate tramite Pec per affrontare queste problematiche, non abbiamo mai ricevuto risposta. Questa mancanza di dialogo ci preoccupa, poiché un confronto costruttivo è indispensabile per trovare soluzioni adeguate e condivise.

Le nostre richieste specifiche sono: aumentare il numero di Educatori Professionali da 2 a 4, per garantire una copertura adeguata e interventi riabilitativi efficaci; aumentare il numero di Oss da cinque a sei, per consentire la presenza nelle 24 ore e migliorare la qualità dell’assistenza; estendere le ore settimanali dello Psicologo da 8 a 20 (1 ora per ogni utente), per assicurare un sostegno psicologico adeguato; incrementare le ore settimanali dell’Assistente Sociale da 8 a 12, per promuovere l’integrazione sociale dei pazienti; portare l’Istruttore a tempo pieno, rispetto alle attuali 8 ore settimanali, per garantire le attività laboratoriali e terapeutiche; inserire la figura del Coordinatore a tempo pieno, essenziale per assicurare la continuità e il coordinamento del programma riabilitativo, data anche la limitata presenza del direttore sanitario.

Chiediamo al Commissario Occhiuto un intervento urgente per rivedere l’organizzazione delle strutture psichiatriche, e invitiamo a un confronto immediato per garantire che l’assistenza sia realmente orientata alla riabilitazione e all’integrazione sociale, come previsto dalla legge 1801978 e come merita ogni paziente. (gn e ic)

[Gaetano Nucera e Immacolata Cassalia sono rispettivamente presidente della Cooperativa sociale “libero Nocera” e presidente Associazione Famiglie “Insieme per la disabilità”]

L’APPELLO: Mirella Ottinà: Non lasciateci soli nel gestire le persone affette da sindrome di autismo

di MIRELLA OTTINÀConvivere quotidianamente con le problematiche derivanti dalla gestione di persone affette della sindrome di autismo significa far fronte ad una serie di esigenze di gravità diversa. Problemi di tipo sociale, emozionale e relazionale richiedono un impegno costante e comporta il coinvolgimento dell’intera famiglia.

Sono la mamma di una ragazza meravigliosa, da poco maggiorenne, a cui non sono più sufficienti l’impegno ed i sacrifici della famiglia. La patologia infatti richiede interventi socio-riabilitativi assicurati da personale competente ed esperto. Per diversi mesi mia figlia ed altre persone dalla stessa patologia, ha potuto usufruire delle prestazioni erogate da un apposito centro, promosso dal comune di Catanzaro e gestito dalla Fondazione Città Solidale.

Da quanto ci è stato riferito, i fondi regionali destinati a questo centro sono terminati già dal mese di luglio e solo grazie alla disponibilità della diocesi di Catanzaro-Squillace e della stessa Fondazione Città solidale, se è stato ancora possibile accedere al Centro.  Ma la preoccupazione che tutto possa finire a breve è tanta. Fino a quando sarà possibile continuare ad avere questa insostituibile possibilità?

Il diritto alla salute di mia figlia, cosi come delle altre persone che frequentano il centro, non vanno in vacanza, né possono essere legati alle esigenze burocratiche dei vari uffici o subordinati ai tempi ed alla durata dei finanziamenti dei progetti.  Chiediamo, pertanto, alla Regione Calabria, al comune di Catanzaro, all’Asp di CZ, alla fondazione Città solidale ed altri Enti non profit del territorio, che si tenga conto dei progetti di vita dei nostri figli per i quali continueremo a fare l’impossibile.

Nessuno deve essere lasciato indietro è stato il messaggio di Papa Francesco, per questo vi chiediamo, con il cuore in mano, non lasciateci soli. (mo)

L’APPELLO / Salvare Villaggio Mancuso e l’Albergo delle Fate

Certi che in Italia ormai tutti rivendicano soltanto diritti, senza rendersi conto che, piacere o non piacere, purtroppo, all’alba del terzo millennio, la società civile contemporanea, ha perso perfino il sacrosanto diritto-dovere alla Salute, alla Sicurezza, all’Umana Dignità e alla Difesa di ogni forma di Libertà, forse è venuto anche il momento di riflettere e meditare seriamente sulla sana percezione della vile, vuota, vaga e vana assurda “Cultura” della Realtà Virtuale, oppure rassegnarci a convivere con l’ingloriosa mentalità, che ormai, purtroppo, siamo tutti “liberi” di fare soltanto ignare scelte obbligate! …tutti vittime del consumismo, conformismo, corruzione, speculazione selvaggia e di una Dittatura digitale, … “e non solo” che è sotto gli occhi di tutti! …a partire dall’assurda mentalità e dall’insolita carenza di servizi pubblici essenziali, che  ormai offende la sensibilità di tanti turisti (a dire il vero se ne vedono sempre di meno) tornati a Villaggio Mancuso per godere della straordinaria bellezza del borgo più affascinante della Sila, già noto in Italia e all’estero soprattutto nel mondo del cinema, del teatro e dello spettacolo!

Peccato, davvero un gran peccato vedere, giorno dopo giorno, come ciò che di bello ed unico aveva costruito Eugenio Mancuso viene saccheggiato, modificato selvaggiamente, e definitivamente deturpato, gabbando tutti a partire dall’Ente Parco e finire al Sindaco di Taverna e suoi predecessori. È un pietoso ma forte grido di allarme! Salviamo Villaggio Mancuso ed il Grande Albergo delle Fate. Oramai sembra non ci siano più regole: è stato mandato a carte quarantotto il decoro urbano e si devono registrare poi anche grandi e gravi forme di carenza di servizi pubblici di prima necessità come Sanità, Sicurezza, Stampa, Viabilità, Wi-Fi, Sportello Bancomat, nonché totale assenza di Prevenzione, Sorveglianza e Controlli di feste popolari e amplificazioni illegali ben’oltre la mezzanotte in prossimità di abitazioni residenziali!

…altro che cultura della legalità e dell’Ordine Pubblico! …altro che Città di Taverna, Capitale della Cultura italiana! …altro che Autonomia Regionale Differenziata! Eppure, i “residenti virtuali” che, stanchi di sopportare la mancanza dei servizi essenziali, sono costretti ad impinguare le casse comunali nonostante siano diventati “residenti fantasmi” perché non abitando in alcun periodo dell’anno non generano alcun aggravio di spesa per il Comune. Viva la Sila, Viva Villaggio Mancuso, Viva la Natura, viva la Calabria. (P.L. Talarico e C. Manno)

L’APPELLO / Giacomo Saccomanno: I ministri della Giustizia e dell’Interno adeguino misure antimafia

di GIACOMO SACCOMANNO – Mi permetto di intervenire su un problema di rilevante importanza che, spesso, viene valutato erroneamente, producendo effetti contrari rispetto alla ratio della norma. Mi riferisco, espressamente, alle misure per contrastare la ‘ndrangheta e che, invece, se utilizzate malamente, rischiano, come qualche volta è accaduto, di favorirla. In particolare, con la odierna voglio trattare il tema della gestione dei locali pubblici che, spesso, vengono chiusi per una presunta frequentazione di soggetti ritenuti pregiudicati. Ho avuto diversi casi che sono nati, quasi sempre, da contrasti tra qualcuno delle forze dell’Ordine e la famiglia di gestione dell’esercizio.

È facile, infatti, “colorare” presunte frequentazioni, non controllabili, per chiedere, poi, la chiusura dell’esercizio e “vendicarsi” di qualcosa che è stato fatto per difendere i propri diritti. In uno dei casi specifici trattati, il padre di un ragazzo appena ventenne, che gestiva un bar, ha denunciato la falsità di un verbale redatto dal Comandante della Stazione dei Carabinieri ed il Tribunale ha accolto la domanda ritenendo questo non veritiero. A distanza di qualche mese, dalla medesima Stazione dei Carabinieri, è partita una richiesta di chiusura del Bar per delle presunte frequentazioni mai segnalate o per le quali non vi è stato un pur minimo intervento da parte, appunto, delle forze dell’Ordine.

Il ragazzo si è difeso segnalando che trattavasi di locale aperto al pubblico, che non gli risultavano le indicate frequentazioni e che, comunque, non potevano essere intraviste dall’esterno essendoci delle piante che ne impedivano la vista e che, in tale ipotesi, era corretto un immediato intervento per impedire, appunto, ciò. Veniva, senza alcuna valida motivazione, disposta la revoca della licenza! Il ricorso al TAR, essendoci dei precedenti importanti da evidenziare, veniva dichiarato improcedibile per essere troppo lungo, in applicazione di una norma intervenuta successivamente. Stessa cosa per il Consiglio di Stato!

Nel merito nessuno ha assunto alcuna valutazione o decisione. Dopo tanti anni, il giovane, senza alcun precedente, ha deciso di andare via dalla Calabria, non potendo lottare con lo Stato e l’antistato. Ci chiediamo e ci siamo chiesti: esiste una responsabilità personale per le presunte frequentazioni di un locale pubblico? Riteniamo di no. Specialmente allorquando le forze dell’Ordine non intervengono per sostenere il gestore ed utilizzano la norma per delle semplici “vendette”.

Ci chiediamo ancora: perché dinnanzi ad una presunta frequentazione le forze dell’Ordine non intervengono immediatamente? Darebbero una forte impronta della presenza dello Stato ed impedirebbero condotte permissive del gestore, che non ha alcun potere di dire a tizio o caio che il caffè non lo può prendere nel proprio esercizio. A parte le possibili ripercussioni successive! Un tale atteggiamento delle Istituzioni è totalmente errato in quanto non colpisce la ‘ndrangheta che può sempre aprire altro esercizio pubblico con altra persona, ma il soggetto pulito che vorrebbe vivere nella propria terra, con una attività legale e pulita. Conseguenza: le persone per bene scappano per non finire nelle grinfie della criminalità organizzata o, se deboli, si consegnano!

E questa è una buona norma? Riteniamo di no se viene utilizzata in modo arbitrario e per diversi interessi. Ecco la necessità che forze dell’Ordine, i Questori, i Prefetti e le Procure della Repubblica siano attenti a non deviare la ratio della norma. Così come, i Giudici amministrativi non devono fermarsi alla forma, ma devono, con onestà e serietà, valutare ogni caso con la massima attenzione. In mancanza, a pagare sono le persone per bene e non, certamente, il mafioso. (gs)

[Giacomo Saccomanno è avvocato e giurista]

L’APPELLO / Giovan Battista Perciaccante: Servono coraggio e determinazione per progetti di sviluppo

di GIOVAN BATTISTA PERCIACCANTEIl vezzo atavico di dire no a prescindere rispetto a qualsivoglia progetto di investimento per la crescita e lo sviluppo del territorio è uno dei fattori dei ritardi strutturali accumulati dalla nostra economia con pesanti ed evidenti ricadute negative anche sul sistema sociale.

Preoccupano, infatti, gli aspetti burocratici che stanno ancora bloccando l’investimento di Baker-Hughes/Nuovo Pignone previsto nell’area del porto di Corigliano.

È appena il caso di evidenziare che la presenza di grandi investitori e di gruppi industriali strutturati, oltre che immettere capitali importanti nel sistema economico locale, creando ricchezza con nuova e stabile occupazione, diverse opportunità per l’indotto che a sua volta sarà in grado di generare ulteriori ricadute positive per la collettività ed il territorio, rappresenta uno dei principali fattori di attrattività per nuovi investimenti produttivi. In proposito, mi piace citare un vecchio adagio secondo cui ‘lo sviluppo non lo porta la cicogna, non viene dal cielo’, servono progetti industriali veri, sostenibili e capaci di guardare avanti.

Lo scorso mese di gennaio su iniziativa dell’Autorità Portuale, ci siamo ritrovati a Corigliano con i rappresentanti delle istituzioni e delle forze sociali a prendere atto con favore della valenza del progetto. Ancora prima, con il Consiglio Direttivo di Confindustria Cosenza e quello di Unindustria Calabria abbiamo avuto modo di incontrare i vertici del gruppo per conoscere i dettagli dell’investimento e la relativa portata, avendo modo di apprezzarne il valore in uno con la minuziosa attenzione riservata al rispetto delle normative ambientali, sanitarie e sociali.

Al di là delle parole e degli slogan, i tempi che viviamo e che quelli che si vanno prefigurando, impongono l’impegno morale di lavorare concretamente e con determinazione per favorire lo sviluppo calabrese. Non basta il protagonismo di pochi, serve l’impegno di tutti, teso verso uno sforzo di creatività e di generosità assolutamente nuovo e straordinario. Quello che serve è sostenere interventi progettuali importanti e di respiro strategico con un supplemento di impegno sul terreno della proposta, per concorrere a creare nuove opportunità e raggiungere il traguardo dell’efficienza e dello sviluppo strutturale e duraturo. (gbp)

[Giovan Battista Perciaccante è presidente di Confindustria Cosenza]

L’APPELLO / Giovanni Macrì: Difendiamoci con dignità e orgoglio

di GIOVANNI MACRÌ – Mai come in questo momento Tropea e tutto ciò che essa significa e rappresenta, ha bisogno di voi, del vostro sostegno e del vostro orgoglio.

Quello che abbiamo costruito e raccontato in questi anni non è stato affatto un miracolo, non ci è stato regalato o concesso da altri: abbiamo fatto tutto da soli, perché ci abbiamo creduto, ci siamo organizzati e non abbiamo perso un’occasione.

Siamo diventati capaci non solo di risanare degrado, abbandono, isolamento e debiti ma di produrre reddito e benessere direttamente dall’industria turistica. Abbiamo dimostrato cosa significa e perché serve governare la bellezza, per la qualità della vita di tutti, residenti e ospiti. Abbiamo promosso e posizionato Tropea come destinazione turistico-esperienziale, ricercata e visitata in tutti i mesi dell’anno, in tutti i continenti, rendendola attrattiva assieme a tutta la Costa degli Dei e come mai accaduto prima, a target ed investitori importanti.

E con Tropea, la stessa Calabria è entrata finalmente con un’altra faccia, nuova, bella, pulita, capace, produttiva, competitiva e leader nell’opinione pubblica mondiale.

Per questo motivo abbiamo letteralmente sbalordito l’Italia intera, per la nostra determinazione nonostante tutto e tutti, per le nostre capacità di guardare oltre i confini regionali e nazionali, per la nostra visione e prospettiva, ma soprattutto per la dignità che abbiamo tirato fuori, difeso, voluto e saputo mettere al centro di tutte le nostre iniziative, condividendola col destino e la voglia di riscatto finalmente riesplosa di tutti i calabresi.

Tutto ciò lo abbiamo fatto, a testa alta e senza alcun complesso di inferiorità, dal cuore del Sud e da quella che resta l’ultima regione del Paese.

Ecco perché oggi è esattamente a quell’orgoglio ed quella dignità di ciascuno di voi che faccio appello, perché ho bisogno anche io del vostro affetto, della vostra vicinanza e soprattutto della vostra onestà intellettuale.

Ne ho bisogno per trarne la forza e l’energia positiva indispensabile per superare anche questa che non deve essere vissuta come l’ennesima, assurda parentesi ed intollerabile sospensione della democrazia alla quale dover abituarci da calabresi e meridionali, ma che dobbiamo invece ingaggiare, vivere e vincere come una battaglia epocale per la libertà, per il diritto e per lo sviluppo della nostra terra. Perché indietro non si può tornare. Non vogliamo tornare.

E non può bastare in questo momento storico soltanto l’affetto, la stima e l’entusiasmo dei tantissimi che fino ad oggi mi son stati vicino.

Serve altro e serve di più.

Serve adesso anche e soprattutto la vicinanza di quanti pur avendomi sostenuto all’inizio hanno poi deciso di allontanarsi o di prendere le distanze, contestandomi atteggiamenti e metodi che forse solo oggi, alla luce degli appetiti e delle mani che stanno per riemergere su una Tropea senza governo e senza controllo, potrebbero e dovrebbero essere compresi meglio di prima.

A tutti loro dico aiutateci ed aiutatemi col vostro affetto a smontare gli effetti perversi di quanto è stato ordito contro gli straordinari risultati ottenuti da Tropea in questi cinque anni, un danno preparato per tempo ma che si consuma oggi anche grazie purtroppo al silenzio ed all’indifferenza di quanti, in buona o cattiva fede, in tante occasioni avrebbero potuto e dovuto difenderci.

Le cose importanti, la nostra terra, il futuro che siamo riusciti a prendere nelle nostre mani, devono essere difese senza se e senza ma, anche e soprattutto perché nessuno, non certo lo Stato pagherà i danni ed i fallimenti certi che deriveranno dall’assenza totale di controllo, governo, progetto e legalità che potrebbe derivare, così come tante volte è capitato, da una delle tante, troppe fallimentari gestioni commissariali che in oltre 30 anni di dannosi scioglimenti dei consigli comunali per presunte infiltrazioni mafiose hanno soltanto lasciato macerie.

Ed allora alla mia terra ed alla Tropea dico che vinceremo insieme, se insieme capiamo adesso che non ci sono distinzioni da fare e tempo da perdere.

Serve il vostro affetto, serve al vostro Sindaco, a Tropea ed alla Calabria che oggi è il vero bersaglio di questo che faremo diventare, statene certi, l’ultimo colpo di coda di una vergognosa legge medioevale, che non ha mai risolto nulla, che continua a danneggiare tutti e che per troppo tempo abbiamo tollerato tutti a testa bassa.

Ora basta!

Dopo l’errore storico e imperdonabile commesso a Tropea e contro la Calabria, cambierà l’Italia. (gm)

[Giovanni Macrì è ex sindaco di Tropea]