di SASÀ BARRESI – Nel cuore della Settimana Santa, la Messa Crismale rappresenta uno dei momenti più significativi e ricchi di spiritualità dell’intero anno liturgico. In questa solenne celebrazione, presieduta dall’Arcivescovo Mons. Alberto Torriani, nella la prima del suo ministero episcopale, nella Concattedrale di Sant’Anastasia (Santa Severina) si sono rinnovate le promesse sacerdotali e si sono benedetti gli oli santi che verranno utilizzati nei sacramenti durante tutto l’anno.
La Messa Crismale è la celebrazione che introduce il Triduo Pasquale, il cuore dell’anno liturgico cristiano, che culmina nella Veglia della Notte di Pasqua.
Durante la celebrazione del rinnovo delle promesse sacerdotali nella Concattedrale di Santa Severina, per la prima volta alla presenza del nuovo Vescovo, Don Lino Leto, Vicario Generale, ha sottolineato l’importanza delle relazioni autentiche, come da lui auspicato sin dall’inizio del suo ministero.
L’autenticità è il cuore della vita di fede e del ministero sacerdotale, soprattutto in questo tempo in cui si celebra il mistero pasquale di Cristo. Viene richiamata la riflessione del Vescovo sulla Settimana Santa come “Settimana Autentica”, evidenziando come anche i gesti più belli, come il bacio della pace, perdano senso se non sono veri. Il rinnovo delle promesse è l’occasione per tornare alle motivazioni originarie della vocazione e per scegliere di nuovo la bellezza di una vita autentica.
Si riconosce infine che la vitalità della Diocesi dipende anche dalla relazione vera tra i presbiteri e con il Vescovo, guida per discernere la volontà di Dio oggi. Si esprime gratitudine al Vescovo per il suo “sì” e si auspica che l’autenticità porti frutto di speranza e bellezza nelle comunità.
L’omelia di Mons. Torriani è una chiamata forte e affettuosa a vivere il sacerdozio con autenticità, comunione e cuore evangelico. Non si tratta solo di fare i preti, ma di essere uomini di Dio, capaci di vedere, patire, accogliere, rialzare e camminare con il popolo di Dio e con i fratelli nel ministero.
Con il profumo dell’olio appena benedetto, consegnato dai Diaconi, e l’emozione palpabile di un inizio, si è celebrata questa mattina nella Concattedrale di Santa Severina la Messa del Crisma, presieduta da Mons. Alberto, da meno di due mesi vescovo della diocesi. Un momento intenso di comunione e rinnovata consacrazione per l’intero presbiterio diocesano, radunato attorno all’altare «non come funzionari del sacro, ma come fratelli unti nello stesso crisma».
Nel cuore dell’omelia, densa di spiritualità concreta e di appassionata sollecitudine pastorale, il Vescovo ha ripreso i cinque verbi — vedere, compatire, accogliere, rialzare, camminare — che stanno segnando il suo cammino episcopale, offrendo una profonda riflessione sulla vocazione sacerdotale e sulla vita della Chiesa.
«Vedere è la prima forma di amore», ha detto il Vescovo, invitando i presbiteri a non guardare i numeri o i ruoli, ma i volti e le ferite reali delle persone, specialmente dei poveri. Uno sguardo che deve essere pasquale, capace di cogliere la grazia nascosta e la sete dell’anima.
«Compatire», ha aggiunto, è il verbo della prossimità vera, «non un mestiere ma un cuore che sente», richiamando la necessità della direzione spirituale e della confessione anche per i sacerdoti: «Un prete senza cuore rischia di diventare burocrate della grazia».
Ampio spazio è stato dedicato al verbo accogliere, che per Mons. Alberto «non è solo ricevere ma liberare, ridare spazio, restituire dignità». Un’accoglienza che deve valere anche all’interno del presbiterio, tra confratelli, superando giudizi, solitudini e particolarismi.
Nel verbo rialzare, il Vescovo ha visto il cuore della misericordia, ricordando che «nessuno di noi ha guadagnato questa vocazione, l’abbiamo ricevuta». E ha ammonito: «Il ministero non si riduce a fare le cose da prete, ma a vivere in pienezza la nostra umanità redenta».
Infine, camminare: «Il Vangelo non è un discorso da tenere, ma una strada da percorrere», ha affermato con decisione. Solo camminando insieme, come comunità sacerdotale, si può essere segno credibile del Regno.
Il Vescovo ha poi invitato i presenti a rinnovare le promesse dell’ordinazione non come semplice gesto liturgico, ma come atto di offerta sincera: «Con occhi che vedono, cuori che patiscono, mani che accolgono, parole che rialzano, piedi che camminano».
In chiusura, un riferimento poetico al “bello di cominciare”, già citato nel giorno del suo ingresso in diocesi: segno di un episcopato che si presenta come esercizio di speranza e di fedeltà alla vita che ogni giorno rinasce.
Un’esortazione a tutti i presbiteri a vivere “non di nostalgia ma di Vangelo”, con quella urgenza del cuore che spinge sempre a ripartire, come le donne del mattino di Pasqua. (sb)
[Sasà Barresi è diacono]