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Aeroporto dello Stretto

2021: ultima chiamata per l’Aeroporto dello Stretto (e S. Anna di Crotone)

di SANTO STRATI I segnali sembrano promettenti, anche se il Covid ha tagliato il traffico in maniera drastica e i costi sono rimasti pressoché immutati: per gli aeroporti della Calabria il 2021, però, potrebbe essere l’anno del rilancio. Soprattutto per l’Aeroporto dello Stretto, dimenticato, trascurato, destinato (?) alla chiusura.

I quattrini trovati dal deputato Francesco Cannizzaro nella finanziaria 2019 per l’ammodernamento dello scalo reggino finalmente cominceranno a essere spesi, la Sacal – oggi retta dal nuovo presidente Giulio De Metrio – mostra di non voler trascurare l’area metropolitana, c’è un nuovo e forse decisivo impegno della Città Metropolitana. C’è da essere ottimisti?

Andiamoci piano, stiamo parlando di segnali, di indicatori che fanno immaginare un nuovo ruolo per l’Aeroporto di Reggio che è, unitamente a Crotone e Lamezia, affidato in concessione alla Sacal. Società in cui la Città di Reggio non è mai voluta entrare con quote – è bene dirlo – e la cui gestione, eccellente dal punto di vista amministrativo di Arturo De Felice (tutti i bilanci chiusi in attivo), non ha brillato per il raggiungimento dell’obiettivo prioritario: fare rete.

È impensabile in una regione come la Calabria, con tre aeroporti, non prevedere un lavoro di rete in modo da articolare risorse e opportunità per il territorio. Da quando è nata, la Sacal è apparsa, obiettivamente, orientata a fare solo gli interessi di Lamezia: un aeroporto cresciuto a dismisura, con eccellenti livelli di traffico (pre-covid) e con ulteriori prospettive di sviluppo. Su Crotone si conoscono le battaglie del Comitato per evitare la chiusura del S. Anna, ma i numeri sono troppo modesti per sperare in un rilancio immediato: andrebbe studiato un piano operativo che valorizzi lo scalo che potrebbe servire adeguatamente tutta la fascia dell’alto Jonio.

Di Reggio, ugualmente si conoscono le vicissitudini e le battaglie sindacali (perse) per mantenere occupazione e voli. C’è un limite per l’atterraggio all’aeroporto di Reggio, in quanto lo scalo richiede specifiche competenze da parte dei piloti. Tanto per fare un esempio, RyanAir non ha mai considerato lo scalo reggino per le sue rotte per evitare costi di addestramento (al simulatore) per i propri piloti e far acquisire loro gli skill necessari per essere abilitati all’atterraggio.

Il presidente De Metrio (ex direttore esecutivo degli aeroporti milanesi gestiti dalla Sea), con una grande competenza e una vasta esperienza di traffico aereo, sta lavorando al nuovo piano industriale e infrastrutturale che dovrebbe vedere la luce a giorni.

Cosa prevede per Reggio? Non è ancora chiaro, anche De Metrio ne riconosce l’ appetibilità per le compagnie low cost grazie «anche in virtù del suo straordinario patrimonio paesaggistico». Ma non è col panorama che si crea traffico.

La soluzione numero uno si chiama “continuità territoriale”  ovvero l’intervento dello Stato per ridurre i prezzi dei biglietti per i residenti. Una formula che compensa le difficoltà delle aree svantaggiate (in Sicilia e Sardegna è già operativa) ma che in Calabria non trova applicazione complice la colpevole disattenzione della ministra Paola De Micheli.

Se i lavori di ammodernamento cominceranno presto, se si attuerà la continuità territoriale, se ci sarà la giusta attenzione per un’area che dovrebbe servire 600mila abitanti, l’Aeroporto dello Stretto potrebbe ricominciare a vivere una nuova vita. Il suo coefficiente di redditività nel 2006 era risultato il migliore, oggi è una disperazione, a causa anche delle chiusure per Covid e assenza di un masterplan regolatore. Sarà il 2021 l’anno del decollo? È l’ultima chiamata, imbarco immediato… (s)