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Dal Centenario parta la rivalutazione di Saverio Strati

di SANTO STRATI – La ricorrenza dei 100 anni dalla nascita di Saverio Strati può essere un’ottima occasione per dare allo scrittore di Sant’Agata del Bianco il giusto tributo e il riconoscimento del suo indiscutibile valore nella letteratura italiana del ‘900.

Da, vivo, sappiamo, pur avendo gli apprezzamenti di grandi letterati e studiosi e il sostegno di una casa editrice importante come la Mondadori, Saverio Strati ha subìto negli ultimi anni della sua vita (anche da parte del suo primo grande editore) soltanto amarezze e delusioni. E sulla sua opera è calato quasi un velo di trascuranza, soprattutto da parte dei media nazionali, che sono tornati a occuparsi di lui soltanto in occasione dell’applicazione a suo favore della Legge Bacchelli, quella che serve ad aiutare gli artisti indigenti. Saverio Strati aveva pubblicato una lettera molto accorata e il compianto prof. Nuccio Ordine, e il Quotidiano del Sud, si erano fatti portavoci e alfieri della necessità di sostenere dignitosamente l’esistenza di un grande della letteratura italiana.

Quant’è grande Saverio Strati? È necessaria, certamente, un’opera di rivisitazione critico-letteraria e di approfondimento da parte del mondo accademico per dare il meritato risalto a un autore che ha saputo raccontare il Sud (attraverso la sua Calabria) in maniera unica ed eccellente. Senza farsi adulare dal verismo o dalla diffusa mania di realismo, ma scrivendo pagine di bella letteratura, pagine di narrativa coinvolgenti e appassionate. Che, ahimè, moltissimi calabresi (al contrario di tantissimi europei) sconoscono o non hanno mai letto.

Il centenario di Strati dovrebbe essere, dunque, una molla in grado di far convergere nuova attenzione da parte dei critici letterari, ma soprattutto far scoprire agli italiani (e ai calabresi sparsi in tutto il mondo) questo cantore del Sud, i suoi racconti, le sue storie.

Non è un’operazione facile, ma nemmeno impossibile: servirà una rilevante azione di marketing letterario, (anche e soprattutto attraverso i social) per attrarre l’attenzione sulle sue opere e creare nuova curiosità verso le oltre 5000 pagine di inediti, che andrebbero studiate e, possibilmente, pubblicate.

Strati ha firmato e pubblicato oltre una decina di romanzi, tantissimi racconti e chissà quanto materiale straordinario nascondono i suoi quaderni.

Si parta facendo un’opera di rivalutazione dei suoi libri che, meritoriamente, l’editore Rubbettino ha ristampato in una bella e ben curata edizione arricchita di preziose prefazioni di autori e saggisti importanti, invitando i lettori (ce ne sono ancora, non è una categoria in via di estinzione) a scoprire un autore che saprà conquistarli.

Ma un ruolo fondamentale dovrà giocarlo la scuola: in Calabria la ex vicepresidente Giusi Princi (prima di diventare eurodeputata) aveva siglato un protocollo con l’Ufficio Scolastico Regionale per incentivare la lettura e lo studio degli autori calabresi nelle scuole della regione (Alvaro, Strati, La Cava, Seminara, etc) e col nuovo anno scolastico vedremo come sarà accolto questo “suggerimento” da parte della classe docente.

Molti insegnanti, in Calabria, per la verità, autonomamente, da anni portano l’attenzione dei propri alunni sugli autori del 900 (soprattutto di origine calabrese) di cui i programmi scolastici non prevedono lo studio. Iniziative singole, meritevoli e degne del massimo apprezzamento, perché è anche sul territorio che va formata la cultura delle nuove generazioni. Poco inclini a leggere (diciamo la verità) ma pronte ad appassionarsi a ricerche, progetti multimediali, costruzione di pagine web, etc. Che, naturalmente, per la loro realizzazione richiedono lo studio (e la lettura) degli autori: ecco allora che, con il pretesto delle nuove tecnologie, più di un insegnante ha “spinto” gli alunni alla lettura per trarre info e dati da utilizzare nel multimedia. Abituando, così,  i ragazzi all’esercizio più bello del mondo: leggere un libro.

Sono un modello da imitare, questi insegnanti. È un segnale di speranza per il futuro. E, soprattutto, un’indicazione da tenere preziosamente a mente.

Dopo l’equivoco-pasticcio della cancellazione (subito ritirata) del programma di eventi per celebrare degnamente lo scrittore di Sant’Agata del Bianco, è ora il tempo di mettere a frutto i suggerimenti e le idee che il Comitato tecnico, voluto dall’allora vicepresidente Princi, ha prodotto.

Bisogna puntare a far conoscere l’opera di Strati già in regione (dove risulta ai più un autore con poca fortuna ma ch epochi hanno letto), ma superare gli angusti (e inaccettabili) confini regionali. Strati non è un autore “calabrese” (perché tale indicazione sarebbe oltremodo riduttiva e limitativa) bensì un autore nato in Calabria. Come tutti gli altri, nati non importa dove, che con il proprio bagaglio di cultura e talento hanno conquistato un posto d’onore nella storia della letteratura italiana.

Non è soltanto una questione di orgoglio di calabresi (che comunque ne hanno da vendere) ma in realtà è una giusta aspirazione per i libri, i romanzi, i racconti di Saverio Strati.

Quindi le iniziative che verranno guardino oltre la Calabria e giochino su un trinomio che darà soddisfazione: Saverio Strati + Sant’Agata del Bianco + Calabria.

Il suo paese natale oggi conta più o meno 600 anime, ma grazie al dinamismo e alla caparbietà del sindaco Domenico Stranieri (che ha inventato il festival Stratificazioni, giocando sul cognome dell’illustre concittadino) sta seguendo un percorso di sviluppo e inclusione sociale, dove l’arte e la cultura con gli elementi fondamentali.

La strada è tracciata, serve ora tenere a mente quanto scriveva Saverio Strati a proposito delle sue opere: «Ho la sensazione e il timore che la critica ufficiale si sia finora occupata dell’aspetto esteriore, superficiale, dei miei racconti, senza essere riuscita però ad approfondire i fatti psicologici che sono alla base di tutto ciò che ho fatto e scritto».

Eppure, la critica letteraria aveva valutato in maniera egregia il suo lavoro, elogiato i suoi scritti e un Premio Campiello nel 1977 aveva siglato le premesse per un percorso di successo. Per anni, Strati è stato tradotto all’estero in francese, tedesco, inglese, mentre veniva snobbato in patria e, peggio ancora, trascurato al massimo nella proprio terra.

Si può e si deve rimediare perché abbiamo la fortuna di avere un autore che ha saputo raccontare la Calabria e il cui lustro andrà a ricadere sul territorio. Quell’angolo di Locride dove c’è Sant’Agata del Bianco può e deve diventare un cenacolo di cultura. Un punto di riferimento fondamentale per la crescita sociale del territorio e la formazione dei nostri giovani. I quali hanno bisogno di modelli e di esempi cui ispirarsi per costruire il proprio futuro: «Io l’amo profondamente la mia Calabria – ha scritto Saverio Strati –, ho dentro di me il suo silenzio, la sua solitudine tragica e solenne. Sento che pure qualcosa dovrà venire fuori di lì: un giorno o l’altro dovrà ritrovare dentro di sé ancora quelle tracce che conserva dell’antica civiltà della Magna Grecia». ν