SPIRLÍ FIRMA IL DECRETO PER INDIRE I COMIZI ELETTORALI: ELECTION-DAY IL 3-4 OTTOBRE ANCHE PER LA CALABRIA ;
Amalia Bruni

ELEZIONI, SE IL CODICE ETICO PER LE LISTE
SCONVOLGE I PIANI DI SINISTRA E DESTRA

di SANTO STRATI – Con la firma di convocazione dei comizi elettorali del presidente facente funzioni Nino Spirlì si stoppano i periodi ipotetici di quarto tipo, e si comincia a ragionare in chiave proposito. Si voterà dunque il 3 e 4 ottobre, giorno fissato come election day dalla ministra Luciana Lamorgese per l’importante scadenza amministrativa che vede, tra gli altri, il rinnovo di consigli comunali abbastanza “caldi”: Roma, Milano, Napoli, per intenderci. Con una situazione politica che è tutt’altro vicina alla chiarezza, anzi più giorni passano più gli accordi pd-cinquestelle e destra coalizzata mostrano tutte le debolezze congenite. I primi perché manca – diciamo la verità – la rispettiva fiducia tra le parti, gli altri per assenza di leader in grado di guidare le elezioni a un risultato vincente.

E in Calabria? A parte la sceneggiata di Giorgia Meloni, con la spalla (da nomination per attrice non protagonista) Wanda Ferro che aveva (ha) l’unico obiettivo di delegittimare Spirlì dalla nomina calata dall’alto (Matteo Salvini) da vicepresidente “intoccabile”, per far posto all’attuale assessore Fausto Orsomarso, a sinistra le cose si stanno incancrenendo peggio che mai.

La nuova spina al fianco si chiama codice etico, da applicare nella formazione delle liste e, soprattutto, nella scelta dei candidati. Spremi, spremi, diventano davvero pochi i presentabili se si dovesse rispettare rigorosamente – come insiste a gran voce Carlo Tansi – il codice etico suggerito, ma i maldipancia diventano cronici e rischiano di venire pesino alla candidata Amalia Bruni che, da un alto, ha inaugurata con grande fierezza e convinzione la campagna elettorale a Lamezia, ma dall’altro ha già lanciato un preciso avvertimento: «se non si rispetta il codice etico non ci metto la faccia e mollo tutto».

Ma non è una minaccia a vuoto, la ricercatrice di Girifalco che guida il Centro di neurogenetica sta rendendosi conto che le chiacchiere trasmesse dalla coppia Francesco BocciaStefano Graziano a Enrico Letta con una narrazione surreale della situazione del calabrese hanno ammaliato anche lei che, invece, tocca con mano una divinità ancor più accentuata che non lascia in alcun modo intravvedere alcuna schiarita. Un conto, alla fine, è perdere con l’onore delle armi, tutt’altro perdere ignominiosamente senza alcuna giustificazione plausibile.

La verità è che anche i democratici progressisti che sembravano pronti a schierarsi con lei, ci stanno ripensando suggestionati da quell’incantatore di serpenti (non è un offesa, è una nobile e difficile arte) che è Luigi De Magistris. Il quale continua seminare ma si rende conto che il raccolto non ripagherà la fatica del lavoro profuso. Neanche la voce fatta circolare di una quasi intesa con Mario Oliverio aiuterà a migliorare la situazione.

Mario Oliverio ha, da vecchia volpe della politica, colto la palla al balzo per levarsi un po’ di sassolini che in Nazareno gli ha infilato nelle scarpe già ai tempi di Zingaretti, quando fu costretto a ritirarsi in favore di Pippo Callipo. La sua posizione è, forse, la più chiara di tutte nello scenario elettorale calabrese: spaiare le parti e mostrare capacità che altri nemmeno si sognano: in altri termini la sua “provocazione” della candidatura crea forti disagi a sinistra, ma il quadro che si va profilando non è ugualmente di facile digestione neanche per lui.

Ha la forza Oliverio di portare a casa due, anche tre consiglieri regionali (uno per circoscrizione), ma i suoi sodali che aspirano al seggio sono almeno cinque, quindi, nella scelta dovrà sacrificare qualche “amico” pronto già ad approdare ad altri lidi. Lo scenario della sinistra calabrese è il simbolo della pervicace volontà di perdere, senza vergogna e senza onore: il sogno di unità tratteggiato in modo evanescente da Letta nella sua veloce visita in Calabria non ha alcuna possibilità di successo, neanche avendo forte immaginazione e un certo gusto per l’impossibile.

Il “miracolo” potrebbe farlo l’emulo di San Gennaro (suo patrono prediletto) De Magistris con una nobile ritirata in favore di una vera e propria crociata contro la destra. Il Governo ha 600 nomine da fare, ne trovino (complice Letta) una per lui di grande suggestione (e ricco emolumento) per la quale il “senso della patria” non possa che prevalere.

Ma DeMa – in questa illusoria ma non impossibile ipotesi – calerebbe un asso non da poco (l’avvocata Anna Falcone, portavoce di Primavera di Calabria) alla quale andrebbe riservata almeno una vicepresidenza, in caso di vittoria. Bene, ma suggestioni a parte, se i mormorii, sempre più accesi che indicano il (comprensibilissimo) pentimento di aver accettato la candidatura da parte della Bruni, dovessero trovare riscontro, i dem (e la sinistra) dove vanno a cercare un/una candidato/a che possa guidare la “raccogliticcia” coalizione? Bella domanda. Di sicuro, se cresceranno le astensioni, statene certi verranno tutti dal popolo della sinistra. Smarrito, avvilito e sfiduciato, senza una guida né almeno un riferimento. Altro che rifondazione, qui c’è proprio da reinventarsi tutto e l’unico che l’ha capito è, ancora una volta, lui, Mario Oliverio. (s)