di FRANCO BARTUCCI – Non prometteva bene il tempo in quella mattinata del 2 maggio 2007 in Piazza San Pietro, dove era in programma l’udienza di Papa Benedetto XVI con una immensa folla di fedeli intervenuti per vederlo ed ascoltarlo o meglio ancora incontrarlo in udienza privata sul Sagrato della Basilica, come era previsto per una delegazione di studenti, docenti e non docenti dell’Università della Calabria.
C’ero anch’io che accompagnavo il Presidente del Progetto Magellano, lo studente Salvatore La Porta, che doveva consegnare a Sua Santità il libretto dei “pensieri della pace” raccolti in giro per le Università Europee durante la seconda edizione del Progetto Magellano che si svolse nella primavera del 2005.; mentre la prima edizione in giro per le Università Europee avvenne tra i mesi di marzo/aprile 2003 e fu composta la “bandiera della pace” che fu consegnata l’8 settembre 2004 a Papa Giovanni Paolo II, sempre in udienza privata nell’Auditorium Paolo VI in Vaticano.
Fu anche quello un incontro che lasciò il segno di sentimenti profondi per le cose dette e ascoltate con grande partecipazione tanto da accogliere con compiacimento in segno di gratitudine la sua benedizione del plastico della nostra Università mostratogli dal Rettore Giovanni Latorre e lasciatogli in dono. Una benedizione di un Santo che pesa sull’intera comunità del Campus universitario di Arcavacata, che abbiamo visto, apprezzato ed amato per un ricordo da tramandare nel tempo all’intera comunità universitaria.
Altro tenore fu il giorno dell’udienza con Papa Benedetto XVI. Si era in attesa del suo arrivo in Piazza San Pietro quando cominciò a piovere portando tutti ad aprire gli ombrelli senza riuscire comunque a fermare l’acqua piovana che nel cadere per terra finiva per bagnare fastidiosamente i vestiti delle persone pur sempre l’una vicina all’altra.
Lampi e tuoni erano la caratteristica inoltre di quei momenti di attesa per sentire la meditazione del Papa e poi l’incontro privato. Sebbene il tempo inclemente Sua Santità arrivò collocandosi sotto il baldacchino posto nella parte discendente del Sagrato della Basilica cominciando a parlarci con la sua meditazione del mercoledì di un tema di grande attualità ai nostri giorni e cioè del creato di Dio e del dovere di ciascuno di noi uomini e donne di essere parte attiva nel tutelarne e salvaguardarne la bellezza e purezza quale valore per una vita equilibrata e socialmente aggregante.
Passavano i minuti e la pioggia diveniva qualcosa di fastidioso tanto da costringermi ad abbandonare il mio posto riservato sul sagrato e rifugiarmi sotto il portico più vicino, mentre Sua Santità continuava a parlarci della natura. Pioveva tanto, ascoltavo le sue parole e pregavo intensamente affinché quella pioggia smettesse di cadere mettendo a rischio l’udienza privata che avremmo dovuto avere subito dopo con Papa Benedetto XVI.
Le preghiere rivolte a Dio ebbero effetto tanto che smise di piovere, le nuvole scomparvero ed il sole apparve in uno squarcio di cielo azzurro a riscaldare ed asciugare i nostri vestiti, cosicché l’udienza privata ebbe luogo regolarmente con un congruo numero di persone autorizzate ed allineati lungo delle transenne.
Dopo diversi minuti di attesa arrivò il nostro turno con lo studente Salvatore La Porta, presidente del Progetto Magellano, pronto a consegnargli il libro dei “Pensieri della Pace” scritti da numerosi studenti europei raccolti durante il viaggio in varie Università dei Paesi europei, compresa la Russia, aperta all’epoca a scambi culturali con le Università, compresa l’Università della Calabria che aveva già istituito la prima Università italo/russa.
Subito dopo mi si avvicinò per ascoltarmi e sentire le tante cose che avevo in cuore ed in animo di dirgli. Ciò che ricordo di quei momenti è la sua grande disponibilità all’ascolto in atteggiamento spontaneo, semplice, umile e con un sorriso incoraggiante. Naturalmente velocemente ma con pacatezza gli ho raccontato del Campus universitario che cominciava ad accogliere giovani cinesi, russi e di altri Paesi europei; della figura del nostro primo Rettore Beniamino Andreatta scomparso il 26 marzo 2007 che rappresentava ancora per i suoi valori e l’impegno profuso nella realizzazione dell’UniCal una guida sicura, con al centro la creazione di una parrocchia universitaria secondo i disegni predisposti a suo tempo dal Rettore Giovanni Latorre in accordo con l’Arcivescovo di Cosenza/Bisignano, Mons. Salvatore Nunnari.
Era felice e contento di sentire quelle cose e capivo dalla sua espressione serena e dolce che ne condivideva il valore tanto che mi chiese del Rettore Andreatta e sorridendomi mi disse, battendo la sua mano sulla mia, poggiata sulla transenna divisoria, «Coraggio, andate avanti nel disegno di questo progetto che merita tanta attenzione».
Da quel giorno sono trascorsi 15 anni e quei momenti continuano a vivere con un rimpianto che non sono più al mio posto dell’ufficio stampa dell’UniCal in quanto pensionato; mentre quel progetto della struttura parrocchiale inserita nel Campus è rimasto solo un disegno su carta perché nel frattempo si sono interrotti i rapporti tra l’UniCal e la Concessionaria (Bocoge), preposta ad occuparsi della realizzazione del Progetto Gregotti. Ma oggi intravedo una nuova possibilità di dare corso a quel sogno desiderio.
Nel Campus universitario dell’UniCal ci vivono circa 1.300 studenti stranieri provenienti da 84 Paesi del mondo, grazie ad una politica internazionale adottata da tre anni dal Rettore Nicola Leone, si è venuto a creare un nuovo clima di gestione dello stesso centro residenziale avendo come presidente la prof.ssa Patrizia. Data la presenza di questo grosso nucleo di studenti stranieri un nuovo clima si avverte nel Campus in cui la convivenza sociale si avverte e più culture di avvertono come occasione di crescita culturale.
È un luogo ideale per fare del Campus universitario di Arcavacata un “Giardino di Pace”, per mostrare al mondo che la convivenza pacifica è possibile in quanto basata sulla cultura e la reciproca comprensione e rispetto delle rispettive identità culturali e religiose. Il mondo nuovo si costruisce nella pace tra tutti gli esseri umani e su questo bisogna lavorare nel ricordo delle cose belle che abbiamo vissuto attraverso gli incontri con San Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, di cui questo mio racconto fa testo. (fb)