INTERVISTA AL CANDIDATO SINDACO DI SINISTRA NICOLA FIORITA CHE TROVA CONSENSI ANCHE A DESTRA;
Nicola Fiorita

IL SOGNO-PROGETTO ‘GRANDE CATANZARO’
PER DAR RUOLO AL CAPOLUOGO REGIONALE

di SANTO STRATI – Cosa succede nel capoluogo della regione, in attesa delle amministrative del prossimo 12 giugno? O meglio, cosa succede nella piazza politica, dove la confusione regna sovrana? Parte di destra che appoggia un candidato di sinistra, parte di sinistra che va a patti con un candidato virtualmente di sinistra che riscuote consensi a destra: dire che i catanzaresi siano disorientati è un atto di generosa fiducia immeritata da parte della classe politica locale (ammesso che ce ne sia una) o di quel che rimane. Tradotto in poche parole si può dire che manca una visione strategica che punti a valorizzare il capoluogo, renderlo “capitale” con tutti gli annessi e connessi cui potrebbe aspirare, per cui si procede a tentoni, a dissapori e litigi da ogni parte, senza che vi sia uno spiraglio, un barlume di possibile compromesso che risulti utile alla città. 

L’eredità di Abramo diventa pesante e di difficile gestione, sicuramente per mancanza di un progetto (sia a destra a che a sinistra) ma soprattutto per la difficoltà di individuare un punto di incontro (sia a destra che a sinistra) che offra stimoli giusti agli elettori che potrebbero anche decidere di disertare le urne, disgustati e incazzati. 

In buona sostanza, Catanzaro è un Capoluogo che soffre. Probabilmente è la città calabrese più in crisi di identità. Mentre Reggio ruota attorno alla Città Metropolitana e Cosenza stringe il suo asse storico con Rende, la Città dei Tre Colli annaspa e vede ridotto anche il suo peso politico-istituzionale. I vari candidati a sindaco cercano di dare risposte a questa situazione. 

Il professor Valerio Donato, candidato civico (che proviene da area non certo di destra) sostenuto dal centrodestra, ha agitato la spada del campanilismo, rispolverando una questione vecchia di mezzo secolo, unificare a Catanzaro anche la sede del Consiglio Regionale, sottraendola a Reggio Calabria. Proposta che Calabria.Live, nella sua totale autonomia di testata libera e indipendente, ha tacciato come “miserevole e sciocca trovata acchiappavoti”.

È pienamente legittimo che Catanzaro rivendichi il suo ruolo di Capoluogo di Regione e che cerchi di riprendersi un ruolo politico che oggi le viene negato, diciamoci la verità, sempre per colpa di una classe dirigente rivelatasi incapace e priva di autorevolezza, ma non serve riattizzare antichi rancori, bisogna guardare a un impegno unitario a livello regionale che guardi a un comune percorso di crescita e sviluppo dell’intero territorio.

Ci sembra, sotto questa ottica, più interessante e concreta – anche se tutta da verificare la sua attuabilità – la proposta che viene da un altro candidato sindaco, anche lui professore universitario, Nicola Fiorita, sostenuto da varie liste di centrosinistra tra cui PD e Cinquestelle. 

Cosa propone in sostanza Fiorita? Di unire le forze di tutti i Comuni limitrofi o vicini al Capoluogo e creare una “Grande Catanzaro”, una specie di Città Metropolitana di fatto, in modo da mettere assieme 130mila abitanti.

Abbiamo rivolto alcune domande al professore Fiorita su questo argomento.  

– Non le sembra un’utopia questo disegno della “Grande Catanzaro”?

«Non è un’utopia, è semmai una visione di ciò che deve essere il ruolo di Catanzaro, oggi praticamente inesistente. Noi pensiamo che costruire un’area funzionale urbana di oltre 130.000 abitanti, capace di alzare la qualità della vita e connettere tra di loro i territori, sia la risposta più seria alla caduta di attrattività e funzioni di Catanzaro. È una proposta che si muove all’interno delle linee guida dell’Unione Europea che già aveva orientato i finanziamenti della programmazione dei fondi 2021-2022 verso le “aree urbane funzionali” secondo criteri di correlazione (pendolarismo lavorativo, sanitario, scolastico), elementi che dimostrano la connessione dei territori».

– Non sarà facile far cambiare filosofia e mentalità ai Comuni e alla stessa Catanzaro.

«Catanzaro deve mettere al servizio dell’Area tutte le sue potenzialità: la sanità, l’università, le grandi strutture culturali, pensando agli abitanti dei 13/14 Comuni come “suoi cittadini”. I Comuni limitrofi o prossimi (Albi, Borgia, Caraffa, Fossato Serralta, Gimigliano, Marcellinara, Pentone, San Floro, Settingiano, Sellia, Simeri Crichi, Squillace, Stalettì, Tiriolo) devono compiere uno sforzo culturale per il superamento di campanilismi e divisioni, guardando a Catanzaro non come ad una Città che accentra tutto e che respinge, bensì come un faro, un riferimento per tutte le esigenze della vita, dalle cure sanitarie allo studio alla cultura. Solo in tal modo la Grande Catanzaro – che dovrà ovviamente essere costruita nel pieno rispetto dell’identità e delle specificità di ogni comunità – potrà controbilanciare lo strapotere politico-istituzionale-economico delle province più forti, Cosenza e Reggio Calabria.

– Ma sul piano concreto, cosa pensate di fare ?

«Sul piano concreto, la Grande Catanzaro potrà proporsi per una progettazione unitaria ed ambire ad importanti misure di finanziamento nei campi dell’ambiente, dei trasporti, dell’istruzione, del turismo e della cultura, dell’innovazione tecnologica, delle energie rinnovabili. L’area urbana funzionale dovrà avere un brand unico, costruendo innanzitutto un’offerta turistica coordinata, capace di intercettare consistenti quote di turismo nazionale e internazionale. Si pensi ad un litorale unico attrezzato da Squillace a Sellia, alla combinazione mare/monti, al patrimonio archeologico, storico, ambientale e artistico (dal Parco Scolacium al Vivarium di Cassiodoro, dalle opere di Mattia Preti alla Riserva di Valli Cupe, solo per citare alcuni esempi). I problemi andranno affrontati in una visione unitaria. Si pensi alla depurazione e alla qualità delle acque marine. Che senso ha risolvere il problema del depuratore di Lido se contemporaneamente non si risolve quello degli impianti limitrofi di Roccelletta e Simeri? Le forme di collaborazione/sinergia tra Catanzaro e i Comuni possono essere infinite: si va dall’innovazione tecnologica alla formazione dei dirigenti, dal risparmio energetico alle politiche culturali. Il Politeama, ad esempio, deve riprendere un ruolo aperto verso i Comuni, diventando il teatro di tutti con forme partecipative nuove». 

– Ci pare di capire che puntate molto sulla politica dei trasporti.

«Un elemento fondamentale di questo ragionamento è il sistema dei trasporti che dovrà saldare il Capoluogo a tutti i Comuni limitrofi o di prossimità, permettendo un interscambio moderno, rapido e sicuro. Il ruolo della metropolitana – messo in relazione alle tratte ferroviari di Rfi e Ferrovie della Calabria – è evidente. Occorre mettere in campo una governance unica, una regia del sistema dei trasporti – utilizzando ovviamente anche quello su gomma – che serva anche a rendere sostenibile la gestione della metropolitana. In questo contesto va inserito il problema del recupero della vecchia stazione di Catanzaro Sala».

– Se riuscirà a diventare sindaco, come intende procedere?

«Abbiano già le idee chiare su come procedere. Come primo atto concreto, istituiremo un Coordinamento, formato dai sindaci dell’Area, a cui affidare l’elaborazione di un parco progetti in tema di trasporti, ambiente, sanità, istruzione e cultura, turismo, innovazione tecnologica, energie rinnovabili, formazione professionale. Il parco progetti dovrà trovare compatibilità nella programmazione europea, in quella del PNRR e in quella regionale.

Il secondo step sarà rappresentato dall’ideazione di un brand dell’Area che potrebbe essere “La Grande Catanzaro – La Terra tra i Due Mari” su cui costruire un primo progetto di offerta turistico-culturale integrata. Ma su questo aspetto di comunicazione dovranno pronunciarsi tutti i Comuni. 

Il terzo step sarà un confronto serrato del Coordinamento con la Regione per chiedere un riequilibrio nella distribuzione delle risorse che oggi vede una sproporzione a favore di Cosenza e Reggio Calabria.

Sarà un percorso lungo e difficile, non privo di ostacoli e di spinte campanilistiche, ma ritengo sia l’unica strada seria e concreta per passare da un Capoluogo decadente e isolato ad una Grande Catanzaro che riprenda un ruolo guida in Calabria». (s)