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incontro su Andreatta

In un dibattito promosso dall’Arel ricordato il 50° anniversario dell’elezione di Andreatta a Rettore dell’Unical

di FRANCO BARTUCCI – La frontiera della crescita: Scuola, Educazione, Formazione, è stato il tema di un seminario a distanza, con una diretta sul canale YouTube, promosso dall’Agenzia Arel di ricerche e legislazione, fondata dal prof. Beniamino Andreatta, per presentare il primo numero/2021 della rivista Arel, avendo come titolo Uguaglianza, con la partecipazione del prof. Paolo Guerrieri, già docente di Economia presso La Sapienza di Roma e visiting Professor presso l’Università californiana di Berkeley, nonché del ministro all’Istruzione, prof. Patrizio Bianchi, dell’Università di Bologna, con la conclusione di Enrico Letta, presidente dell’Arel e della “Jacques Delors Institut – Notre Europe”, con sedi a Parigi e Berlino. Un dibattito moderato da Mariantonietta Colimberti, direttore responsabile della stessa rivista.

«Un numero della rivista – ha dichiarato il ministro Patrizio Bianchi, nel suo intervento – che sarebbe piaciuto molto al professore (così veniva chiamato da tutti Andreatta nella sua Bologna) per i temi trattati e gli argomenti sviluppati grazie al coinvolgimento di tanti giovani».

Un contesto di argomenti trattati nella rivista, alla luce degli effetti creati dalla pandemia, che ha pure attivato, attraverso l’intervento del direttore Mariantonietta Colimberti, un momento di intenso ricordo del prof. Beniamino Andreatta che il prossimo 28 maggio ricorre il cinquantesimo anniversario della sua elezione a Rettore dell’Università della Calabria.

«In una società inclusiva – ha affermato nel suo intervento d’introduzione del dibattito – al primo posto devono essere i luoghi e le attività dove si formano le donne e gli uomini di domani: scuola e università, dunque.E allora in questa sede vorrei ricordare che esattamente il 28 maggio di cinquant’anni fa Nino Andreatta veniva eletto rettore della nascente Università della Calabria, che sarebbe sorta sulla collina di Arcavacata di Rende (Cosenza). Una scommessa vinta, un’impresa titanica e innovativa condotta da un uomo del Nord nel profondo Sud degli anni Settanta. La Calabria era una regione segnata da due primati negativi: quello della più alta emigrazione e quello del più basso reddito. Proprio un censimento del 1971 certificò che in un secolo gli emigrati erano stati più numerosi della popolazione residente. Emigravano i poveri, ma emigravano anche i figli dei ricchi, andando a studiare nelle università del Nord o all’estero».

«Andreatta – ha aggiunto – ha una visione: creare al Sud “una città di giovani”, ai quali offrire (sono parole sue), “in una terra abituata a vedere i suoi figli partire, un motivo per restare”. La sua università sarà residenziale per professori e studenti, l’ammissione avverrà per punteggio frutto di un mix di reddito e merito, con prevalenza del primo, lo studio dell’inglese sarà obbligatorio. Un’università viva, “aperta al mondo” e collegata a università straniere, ma anche vicina al territorio, tanto che a dicembre ’72 invia professori e studenti – lui stesso li raggiunge più volte – a dare il loro aiuto a Fabrizia, vicino Catanzaro, devastata da una grave alluvione. A dare aiuto e a studiare il dissesto geologico».

«Cinquant’anni dopo – ha proseguito – sulla rivista da lui creata, abbiamo invitato ragazzi di liceo, adolescenti italiani e stranieri, a misurarsi sul tema dell’uguaglianza in una apposita sezione a loro dedicata. Isabel Andreatta, nipote diciassettenne del nostro fondatore, studentessa in Giappone in uno United World College, ha intervistato altri studenti provenienti da parti diverse del mondo; mentre le professoresse Barbara Maso e Giusy Trimarchi, docenti in due licei romani (il Convitto Nazionale e il Liceo Montale) hanno selezionato gli scritti dei loro allievi ai quali avevano sottoposto due tracce e una giuria formata dalla nostra redazione ha scelto i temi da premiare con la pubblicazione. Della parola proposta i ragazzi hanno approfondito tanti aspetti, compresa la sua ambiguità: dunque uguaglianza non soltanto come risultato di giustizia sociale e non discriminazione, ma uguaglianza anche come pericolo di omologazione, di conformismo, di perdita di identità».

«L’uguaglianza è anche una parola estremamente concreta, che la pandemia – è riportato nel testo di presentazione della rivista – ha reso ancora più significativa nella sua declinazione negativa. Le disuguaglianze, infatti, sono cresciute, in molti casi drammaticamente. Decenni di lotta contro il razzismo, le ingiustizie sociali le discriminazioni sessuali stanno lì a dirci che ancora oggi, pur con contenuti che si aggiornano, l’uguaglianza resta un obiettivo, un’aspirazione, un diritto da conquistare».

Un numero della rivista in cui trovano spazio testimonianze e interviste in cui gli illustri interlocutori parlano di politiche pubbliche: sanità, università, fisco, edilizia, trasporti, digitalizzazione e altro ancora, tutti settori da sempre sotto la lente di ingrandimento.

«Per anni, forse per decenni – ci dice il direttore Mariantonietta Colimberti – parole come “crescita” e “produttività” da una parte e “giustizia sociale”, “uguaglianza” dall’altra sono state considerate antitetiche, in contrapposizione, spesso anche nel campo progressista. Quell’approccio ha fatto sì che le nostre democrazie si sbilanciassero su una dimensione, quella del profitto, dimenticando il dovere costituzionale di promuovere l’uguaglianza. Oggi le cose stanno cambiando e il pensiero prevalente degli studiosi più accorti va nella direzione del recupero di attenzione alla giustizia sociale, all’uguaglianza delle opportunità, alla promozione dell’ascensore sociale, ancora bloccato. Ce lo dicono le interviste e gli interventi pubblicati. Fabrizio Barca, Carlo Trigilia, Gianfranco Viesti, Innocenzo Cipolletta e Paolo Guerrieri concordano sulla necessità di una “crescita”, di uno “sviluppo”, inclusivi. E a proposito di uguaglianza evocativa di giustizia sociale e di inclusione, vi è una sezione a “The economy” di Papa Francesco, che quanto a messaggio di comunità è un leader mondiale assoluto, aperta con un’intervista a suor Alessandra Smerilli, economista e coordinatrice in Vaticano della task force Economia».

A tutto questo, si aggiungono tanti altri interventi rivolti alle nuove generazioni: accanto a studiosi affermati ed esponenti delle istituzioni trovano spazio e ascolto coloro che si stanno formando e alle ricerche di giovani accademici, che in questo numero hanno sviscerato applicazioni e potenzialità dell’intelligenza artificiale in relazione all’uguaglianza in una sezione curata da Federica Merenda (della Scuola Sant’Anna di Pisa). Attraverso l’indice si riscontrano altri nomi come: Stefano Sannino, Mauro Petriccione, Ferdinando Salleo, Baskhar Sunkara; quelli istituzionali con Carla Bassu, Marianna Madìa e Alessandro Zan; lo sport con Sara Gama, la psicoanalisi con Sarantis Thanopulos, Sauro Mezzetti, Pio d’Emilia e Romeo Orlandi

Enrico Letta ha concluso il dibattito sottolineando l’importanza della scuola e della formazione nell’educazione all’uguaglianza. In questo ambito, la priorità va alla qualità dei docenti, che devono essere capaci di promuovere un’uguaglianza sostanziale, non formale, perché, come diceva don Lorenzo Milani, «non c’è niente di più ingiusto che fare parti uguali tra disuguali». (fb)