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I media sulla Calabria

La Calabria in prima pagina: l’arresto di Tallini sconcerta e sconvolge i calabresi

Non staremo qui a sindacare l’iniziativa giudiziaria contro il presidente del Consiglio regionale perché la magistratura non va né criticata, né contestata, ma non possiamo fare a meno di rilevare che il provvedimento degli arresti (pur se domiciliari) sconcerta e sconvolge i calabresi. Nel momento in cui già la regione era nell’occhio del ciclone per la grottesca vicenda dei commissari della sanità. E l’arresto eccellente del Presidente del Consiglio regionale in carica ha fatto scatenare i media, la stampa, la tv, le testate online, in un violento attacco generalizzato contro la Calabria e i calabresi. Tutto viene enfatizzato e massificato in un’idea che non può essere tollerata: se anche il capo dell’assemblea consiliare è accusato di collusioni mafiose, allora tutti i calabresi sono mafiosi. Senza contare gli effetti destabilizzanti che un arresto inevitabilmente clamoroso rischia di avere in una regione attualmente priva di guida politica: non fraintendiamo, di fronte alla legge non ci può essere ragion di Stato che tenga, ma probabilmente sono i risvolti mediatici dell’iniziativa che andrebbero considerati. Perché, diversamente, gli sciacalli del giustizialismo sfrenato (che è l’esatto opposto del sano concetto di giustizia) ci sguazzano dentro in un tritacarne mediatico che non risparmia nessuno.

Povera Calabria, addio reputazione: facciamo due passi avanti e tre indietro. Saranno i giudici a stabilire eventuali responsabilità e a perseguire i reati che saranno riconosciuti, ma la presunzione di innocenza, sancita dalla Costituzione nei suoi tre gradi di giudizio, va troppo spesso bellamente al diavolo nel nostro beneamato Paese.

Se la semplice parola “indagato” ha scatenato una valanga di fango contro l’ex Rettore della Sapienza designato commissario della sanità (che giustamente ha ritenuto opportuno fermare sul nascere l’ondata di sospetti che stava per scaricarsi su di lui), figuriamoci un ordine di arresto. Tallini è già condannato dall’opinione pubblica, indipendentemente se sono vere le accuse o se si riveleranno prive di efficacia probatoria: gli si è rovesciata addosso una pentola di letame che però non offende e insulta un “presunto innocente” ma anche delegittima l’istituzione. Cosa deve pensare un giovane calabrese di fronte a un arresto così clamoroso? Se accusano di mafia il capo dell’assemblea regionale, di chi potrà fidarsi nel futuro? Ci auguriamo che la decisione dell’arresto (ancor più drammatica vista la carica pubblica dell’indagato) poggi su concreti indizi e soprattutto prove inconfutabili: non possiamo permetterci, in questo terribile momento, in Calabria di avere dubbi anche sulla magistratura. (s)