Dalla città unica all’unione dei comuni il prodotto non cambia: Un ricordo di Beniamino Andreatta

di FRANCO BARTUCCIAi fini dell’integrazione e tutela del territorio dell’Università della Calabria e del suo sviluppo la nuova proposta avanzata dai promotori del “No” in merito, attraverso il referendum consultivo, alla fusione o meno dei tre comuni di Rende, Cosenza e Castrolibero in città unica, con la proposta di misurarsi sulla idea della “unione dei tre Comuni” interessati a creare un servizio unitario sui trasporti, rifiuti, attività sociali, ambiente e fiscalizzazione, non va certamente nella direzione di creare quella “Grande Cosenza”, auspicata dai componenti del Comitato Tecnico amministrativo, presieduto dal Rettore Beniamino Andreatta, con l’insediamento della cittadella universitaria a Nord di Cosenza sui territori dei comuni di Rende e Montalto Uffugo, di cui alla delibera degli atti amministrativi del 31 luglio 1971.

Questo perché testardamente i promotori dell’unione dei comuni continuano a tenere fuori da ogni considerazione l’inserimento del territorio del comune di Montalto Uffugo, che in località Settimo, confinante con il territorio del comune di Rende, per effetto proprio dell’omonimo fiume, ci sono circa cinquanta ettari di terreno vincolato per opere universitarie come previsto dalla delibera di cui sopra.

Con ciò anche in questa circostanza c’è un netto rifiuto nel prendere atto dell’esistenza in quell’area di un’amaca (nota come letto degli indiani) con una estensione di 310 ettari di superfice sulla quale è prevista appunto la creazione del complesso universitario strettamente legata nell’area Sud alla Statale 107 Crotone/Cosenza/Paola, mentre a Nord in località Settimo agli assi ferroviari delle linee Cosenza/Paola e Sibari/Paola con una stazione ferroviaria nel punto d’incrocio dell’asse trasversale dell’Università della Calabria, il tutto costeggiata verso valle dall’autostrada Salerno/Reggio Calabria.

Tutto questo perché attorno all’amaca di cui sopra doveva svilupparsi un’unica area urbana, utile ai fini dei servizi, comprendente i territori dei comuni di Montalto, Rende e Cosenza ed abbracciando l’intero hinterland nella creazione di una città metropolitana europea collegata e legata da un sistema viario, autostradale, ferroviario e metropolitano necessario a favorire gli spostamenti nelle quattro direzioni cardinali per essere punto di riferimento dell’area Mediterranea, con tutti e i tanti benefici economici e finanziari che ne potevano derivare de che saranno approfonditi in prossimi servizi.

In questo momento per capire la situazione che si è creata con il risultato referendario e con la stessa idea sbagliata della “città unica”, concordata con il disegno di legge, è bene focalizzare il dato emerso dall’apertura delle urne: il “No” ha vinto con il 56,81 %, mentre il “Si” ha ottenuto il 42, 45%, su un totale complessivo di votanti nei tre comuni di 24. 964 elettori, pari al 26,01% su 93. 646 aventi diritto al voto, mettendo in luce che il 74% degli aventi diritto al voto si sono astenuti. Mentre poi a Rende e Castrolibero ha stravinto il “N0”, mentre a Cosenza ha prevalso il “Si”, ma non tale da raggiungere una posizione superiore al dato che si è raggiunto negli altri due comuni dove la proposta di legge è stata ampliamente respinta.

Sono dati da cui emerge non certamente uno spirito culturale e sociale di forte identità unitaria, ma fortemente conflittuale e spaccato in tre parti inserendo anche la componente degli astenuti.

A questo punto ci si chiede il da farsi e come proseguire o meno nel realizzare l’unione della città sempre a tre e non a quattro con Montalto dentro per effetto soprattutto del territorio vincolato per l’Università e la confluenza dei tracciati ferroviari in precedenza descritti.

Per capire dove ci si possa incamminare per il futuro seguiamo il pensiero del Presidente Governatore della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, che così ha commentato il risultato del referendum: «Il consiglio regionale deciderà cosa fare. Non ho mai commentato, né prima, né durate la campagna elettorale, perché ho ritenuto giusto che questa materia fosse consegnata al consiglio regionale che ha fatto una legge che ha trovato un accordo per la data del referendum. Ho votato sì sperando che ci portasse alla città unica».

«Forse sì è sbagliato – ha aggiunto – a politicizzare troppo il referendum. Bisognava lasciare liberi i cittadini di esprimersi, senza trasformare il referendum in un argomento di parte. Ho cercato di evitare di contribuire a questa politicizzazione. Nonostante la mia preferenza per il sì non ho fatto alcun intervento sui social da me utilizzati».

«L’esito del voto – ha concluso – segna un passo indietro per il progetto di fusione dei tre comuni, un’iniziativa che per una parte della politica locale avrebbe potuto rappresentare un modello di riorganizzazione amministrativa in Calabria, una visione, a quanto pare riflettendo sull’esito del voto, non ampiamente condivisa. La città unica sarebbe stata un’opportunità importante, ma il verdetto va accettato e il consiglio regionale ha il compito di decidere i passi futuri».

Una dichiarazione asettica e non certamente in linea con il sogno del Rettore Beniamino Andreatta e della “Grande Cosenza” per dare alla comunità del territorio una grande opportunità di lavoro, sviluppo e crescita economica, sociale e culturale, che riprenderemo a spiegare in un prossimo servizio.

Da laureato UniCal, pur avvertito negli ultimi quattro anni con numerosi servizi giornalistici pubblicati in questo giornale ed anche dal ”Quotidiano” del Sud, compreso l’ultima lettera aperta pubblica indirizzatagli e pubblicata da “Calabria live” il 7 agosto 2024, con la preghiera di non procedere all’indizione del referendum e di rinviare il disegno di legge al consiglio regionale per una nuova riscrittura in piena concordia tra le parti interessate con il coordinamento degli esperti dell’Università della Calabria, non ascoltati nel lavoro preparatorio del provvedimento legislativo, non ha dato ascolto tradendo per alcuni aspetti quel sogno di Andreatta che così ci descriveva quella nuova realtà urbana che doveva essere realizzata con al centro l’Università della Calabria. In sostanza se il presidente Occhiuto ha perduto nel programmare la città unica è perché non ha saputo consegnare alla comunità dei tre comuni coinvolti la speranza di “un nuovo sogno”.

Ricordiamo Andreatta nel 25° anniversario del malore che lo colpì e che ne ha silenziato il suo pensiero, che pure vive oggi in questa circostanza

Il 15 dicembre 1999 Beniamino Andreatta era intento alla Camera a dare il suo contributo preparatorio all’approvazione della Finanziaria del 2000 quando si accasciò tra i banchi per un malore dal quale non si riprese più. A poca distanza si trovava il sen. Mario Oliverio, già presidente della Giunta Regionale calabrese, che resosi conto della gravità nel soccorrerlo chiese subito al presidente della seduta di chiamare il soccorso medico.

Mario Oliverio, già studente dell’UniCal in quel primo anno accademico 1972/1973, conosceva bene la figura del Rettore Beniamino Andreatta ed il suo sogno della “Grande Cosenza”. Si confrontò con lui durante la sua presenza a Cosenza come studente, ma anche alla Camera da quando venne eletto e ci furono le opportunità d’incontri. Quale migliore occasione ricordare, quindi, oggi Beniamino Andreatta sulla questione che ci sta a cuore a completamento del progetto dell’UniCal.

«La localizzazione non può essere vista come un fatto di pura “addizione” urbana, come un nuovo quartiere (Quattromiglia, Commenda, Roges, Andreotta e Cosenza), ma deve essere vista come oculata strutturazione di una nuova città (la grande Cosenza) organizzata sulle relazioni e sul sistema dei trasporti che meglio ne favorisce l’efficienza del livello metropolitano». Già questo è molto e ce ne riserviamo altri per i prossimi servizi.

Intanto l’Arel, l’agenzia di ricerca e legislazione da lui fondata nel 1985, con la propria rivista, diretta da Mariantonietta Colimberti, ne ha ricordato la figura con un numero speciale di ricordi, analisi, documenti inediti a 25 anni dal suo silenzio, con il contributo ed interventi di una quarantina di figure del mondo politico e culturale italiano: da Romano Prodi a Walter Veltroni, passando da Enrico Letta. La rivista sarà presentata giovedì 19 dicembre, alle 17, a Roma, presso la Camera dei Deputati, Sala del Refettorio, Palazzo San Macuto, Via del Seminario 76.

Il programma prevede il saluto della vice presidente della Camera dei Deputati Anna Ascani, con gli interventi di: Pier Ferdinando Casini, Mariantonietta Colimberti, Enrico Letta, Romano Prodi e Walter Veltroni. (fb)

                                                                            

Il primato dell’Unical: la prima facoltà di Ingegneria Gestionale nacque lì nel 1972

di FRANCO BARTUCCI – Il corso di laurea che oggi viene denominato “Ingegneria Gestionale” fu istituito per la prima volta in Italia all’Università della Calabria nel 1972, con Rettore il prof. Beniamino Andreatta, consigliere economico di Aldo Moro, e nasce con la denominazione di Ingegneria delle tecnologie industriali ad indirizzo economico-organizzativo.

Il prof. Beniamino Andreatta arrivò a Cosenza dalla Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Bologna nel mese di maggio 1971, dove insegnava Economia, quale componente del Comitato Ordinatore della Facoltà di Scienze Economiche e Sociali, nominato dal Ministro della Pubblica Istruzione, Riccardo Misasi, con i Comitati Ordinatori inoltre delle Facoltà di Ingegneria, Scienze Matematiche Fisiche e Naturali, nonché di Lettere e Filosofia.

Eletto nello stesso mese di maggio 1971 dal Corpo Accademico Rettore dell’Università della Calabria, a norma della legge istitutiva 12 marzo 1968 n°442, si occupò, attraverso un’apposita commissione, presieduta dal prof. Adriano Vanzetti, della scrittura dello Statuto dell’Università, che venne approvato con il DPR 1° dicembre 1971 n° 1329, firmato d’ordine del Presidente della Repubblica, dal Ministro della Pubblica Istruzione Riccardo Misasi, al cui interno venne predisposto il piano organizzativo e di studio dei corsi di laurea suddivisi per Facoltà e relativi dipartimenti, unitamente agli indirizzi e relative forme amministrative e gestionali della nascente Università con il suo Centro Residenziale, anch’esso unico in Italia nel sistema universitario del nostro Paese.

Gli insegnamenti di questo specifico corso di laurea in Ingegneria vennero inseriti nell’organizzazione dei dipartimenti di Organizzazione aziendale e di amministrazione pubblica; nonché di Sistemi afferenti alla Facoltà di Ingegneria. Per il corso di laurea in Ingegneria delle tecnologie industriali vennero inseriti gli indirizzi: meccanico, chimico, elettrico ed economico organizzativo. Veniva a costituirsi per la prima volta in Italia, proprio all’Università della Calabria, in base a quest’ultimo indirizzo, il cosiddetto corso di laurea in “Ingegneria gestionale”.

Mentre per l’altro corso di laurea denominato Ingegneria civile per la difesa del suolo e la pianificazione territoriale vennero attivati i seguenti indirizzi: idraulico, geotecnico, strutture e trasporti.

Dopo cinque anni di sperimentazione e precisamente nell’anno accademico 1976/1977, nella prima decade del mese di giugno, il preside della Facoltà di Ingegneria, prof. Sergio De Julio, con il sostegno dei Dipartimenti di Organizzazione Aziendale e Amministrazione Pubblica, nonché di Sistemi, promosse nell’edificio polifunzionale di Arcavacata una tavola rotonda con la partecipazione dei rappresentanti dell’Eni ( Paolo Bonfanti), dell’Olivetti (Giancarlo Lunati), dell’Iri (Ettore Massacesi), della Fiat (Cesare Palenzona), della Montedison (Giorgio Petroni), della Confapi (Massimo Romita), del Formez (Sergio Zoppi), per una profonda riflessione sulle figure professionali e sull’individuazione di nuovi ruoli dell’ingegnere, con particolare riferimento all’ingegnere economico organizzativo. Cosicché da quel dibattito nacque la nuova denominazione del corso di laurea in “Ingegneria gestionale” per una maggiore tutela di queste figure negli sbocchi professionali e del loro inserimento nel mondo del lavoro. Un percorso formativo che avrebbe creato nuovi professionisti per il loro utilizzo non solo nell’industria quanto in quello della produzione.

Dall’ esperienza dell’Università della Calabria nel 1978 tale corso di laurea venne attivato dopo presso l’Università di Udine e nel 1983 al Politecnico di Milano; quindi successivamente nelle Università di Padova, Pisa, Palermo, Napoli Federico II e così via in altre sedi universitarie.

La nascita del Cies e il nuovo ordinamento dei corsi di laurea della Facoltà d’Ingegneria 

Dopo dieci anni, a metà dicembre del 1988, l’Università della Calabria aderisce al Consorzio di Ingegneria Economica e Sociale (Cies), con presidente il prof. Francesco Del Monte, docente di Economia ed organizzazione aziendale, presso la Facoltà di Ingegneria, con preside il prof, Jacques Guenot, fin dal primo anno accademico 1972/1973, su invito del Rettore Beniamino Andreatta.

Il prof. Del Monte, su mandato e delega poi del Rettore Pietro Bucci, assunse all’inizio degli anni ottanta la carica di dirigere il Settore Orientamento Laureati ed il loro inserimento nel mondo del lavoro, organizzando e pubblicando quattro numeri del Notiziario della stessa Università, con l’obiettivo primario di segnalare alle Istituzioni ed al mondo delle imprese locali e nazionali i nomi dei laureati dell’UniCal per una possibile considerazione di assunzione ed inserimento nel mondo del lavoro.

Il Cies, che fu istituito grazie alla legge n.64/1986 che disciplinava il nuovo intervento straordinario nel Mezzogiorno, per l’Università era un punto di riferimento per l’attrazione di docenti e ricercatori da impiegare nell’area dell’innovazione nell’ambito delle Facoltà di Ingegneria e Scienze Economiche e Sociali, quanto per dare maggiore valore al corso di laurea in “Ingegneria Gestionale” ed ai suoi laureati che nel frattempo venivano a costituirsi in buon numero.

Intanto il Consiglio della Facoltà di Ingegneria, con preside il prof. Jacques Guenot, nella seduta del 2 marzo 1990 riordina l’offerta didattica, suddividendo i due corsi di laurea e relativi indirizzi previsti per la Facoltà di Ingegneria, fin dalle origini dal Suo Statuto, nei seguenti corsi di laurea: Ingegneria Civile, Ingegneria Chimica, Ingegneria Gestionale, Ingegneria Meccanica, Ingegneria Informatica, Ingegneria per l’Ambiente e il territorio.

Per una conoscenza ampia del nuovo corso di laurea in Ingegneria Gestionale il Consiglio di Facoltà delibera di conferire al Cavaliere Silvio Berlusconi la laurea “Honoris Causa” in Ingegneria Gestionale

Nel frattempo lo stesso Consiglio, su proposta del Preside, nella seduta del 16 ottobre 1991, delibera a maggioranza di conferire all’imprenditore, Silvio Berlusconi, la laurea “Honoris Causa” in Ingegneria gestionale, la cui Università della Calabria deteneva in Italia, per questo corso di laurea, un primato assoluto di attivazione, avvenuto, a partire dal primo anno accademico 1972/73, come corso di laurea in Ingegneria delle tecnologie industriali ad indirizzo economico-organizzativo, così come ricordato ad inizio del servizio.

Una decisione che venne presa nell’ambito della programmazione dei festeggiamenti per il ventennale della nascita dell’Ateneo, in riferimento soprattutto alla nomina ed insediamento dei Comitati Ordinatori e del Comitato Tecnico Amministrativo, ad opera del Ministro della Pubblica Istruzione, Riccardo Misasi, che portò all’elezione del primo Rettore, nella persona del prof. Beniamino Andreatta, tra i mesi di aprile e maggio 1971.

Una decisione che guardava anche ad una maggiore visibilità in campo nazionale del corso di laurea in questione, data la figura d’imprenditore di successo, quale Berlusconi era nei vari campi dell’editoria, della pubblicità, della televisione, dell’edilizia, delle assicurazioni, del cinema, per finire alla grande distribuzione, alla ricerca di una sua identità e richiamo per tanti giovani.

Poi c’era un secondo motivo dovuto al fatto che l’UniCal era alle prese per un programma di rilancio in campo nazionale della sua immagine positiva, dopo l’offuscamento creatosi alla fine degli anni settanta ed inizio degli anni ottanta per le accuse che le arrivavano addosso, attraverso i media, di essere un covo di terroristi, criminalizzando ingiustamente la comunità universitaria, incidendo peraltro in negativo sulla realizzazione del suo Centro Residenziale.

La funzione dell’Ufficio Stampa dell’UniCal

Nella decisione di conferimento della laurea “Honoris Causa” all’imprenditore Silvio Berlusconi, giocò un ruolo di stimolo anche l’ufficio stampa dell’Università della Calabria, che guardava con grande attenzione al valore della comunicazione ed informazione istituzionale per farne dell’Ateneo una “casa di vetro”, come la definiva il Rettore Pietro Bucci alla fine degli anni settanta portandolo ad istituire il 1° aprile 1980, per prima in Italia tra gli Atenei statali, l’ufficio stampa per adempiere a quanto prevedeva l’art.10 dello Statuto (DPR 1° dicembre 1971 n° 1329) sul diritto d’informazione agli atti amministrativi dell’Università.

Quello dell’ufficio stampa dell’Università era un lavoro costante e giornaliero di comunicazione ed informazione sui vari eventi ed accadimenti che avvenivano nell’Ateneo in rapporto ai media (giornali, radio, televisioni ed agenzie stampa) ed in Calabria vi erano due emittenti televisive: Telespazio su Catanzaro, che curava l’emittenza di Canale cinque e Rete quattro; mentre su Crotone era operativa Video Calabria che si occupava di Italia uno. Con entrambe si instaurò un rapporto di collaborazione mirato a promuovere eventi e storie dell’UniCal.

Le motivazioni della scelta del Consiglio della Facoltà d’Ingegneria

La delibera del Consiglio della Facoltà di Ingegneria, con preside il prof. Jaques Guenot, stabiliva che la laurea al dott. Silvio Berlusconi veniva conferita per le numerose attività imprenditoriali che spaziavano, come già evidenziato in precedenza, dalla televisione alla pubblicità, dall’edilizia alle assicurazioni, dal cinema alla grande distribuzione; un gruppo collocato al terzo posto tra quelli privati italiani. Con la delibera venivano, altresì, riconosciute grandi capacità organizzative in grado di anticipare le più moderne concezioni organizzative e manageriali. Come anche gli veniva riconosciuta la visione strategica per lo sviluppo dell’emittenza televisiva privata, che andava assumendo anche nel settore formativo ed educativo delle nuove generazioni una forte valenza di progettualità. Qualità che lo ponevano all’attenzione del mondo del lavoro, sia nazionale che internazionale.

Per il preside Guenot il conferimento della laurea ”honoris causa” a Berlusconi era l’occasione per approfondire il rapporto di una rete regionale di ingegneria, il cui progetto era strettamente legato per gli anni duemila alla fase di crescita e di sviluppo della regione. L’obiettivo era quello di favorire l’inserimento dei giovani laureati nel mondo produttivo, garantire un migliore utilizzo delle professionalità disponibili, cogliere maggiormente le opportunità territoriali, contribuire alla soluzione dei gravi problemi culturali, sociali ed economici della Regione.

Una cerimonia sobria e festosa in un clima pure di dissidenza 

Quel 27 novembre 1991, l’Università della Calabria celebrava esattamente il suo ventesimo compleanno e il Rettore, prof. Giuseppe Frega, nell’aprire la cerimonia di conferimento della laurea “Honoris Causa” in Ingegneria gestionale al cavaliere Silvio Berlusconi, ebbe a dire: «I giovani che qui si formano sono il nostro migliore biglietto da visita e stanno già modificando il “paesaggio” culturale. Nell’Università della Calabria non è presente il lamento di un sudismo di accatto, ma la volontà ferma di “battere il pugno” di un Mezzogiorno che non chiede più giustizia storica, ma una moderna visione unificatrice dell’economia e della società italiana.

«L’istituzione dell’Università della Calabri – precisò ancora il rettore Frega – fu frutto di una lungimirante visione unificatrice della cultura italiana e può presentarsi oggi come realtà viva protesa verso nuovi traguardi».

Ancora più nette furono le parole del preside Guenot che disse in apertura del suo intervento: «Con questa manifestazione abbiamo inteso creare collegamenti tra Nord e Sud che sotto alcuni aspetti rappresentano il passaggio, una prima tappa: cercare di rafforzare e stabilire collegamenti forti tra pubblici e privato; cercare di  fare uscire la Calabria e il Mezzogiorno dall’isolamento nel quale si trova confinato».

Fu una giornata intensa e particolare in cui nell’aula “A” del cubo della Facoltà di Ingegneria di fresca costruzione, oggi intitolata alla memoria del magistrato Paolo Borsellino, confluirono in tanti, accademici e studenti, ma soprattutto autorità politiche locali e regionali, dirigenti Fininvest e due stretti consulenti collaboratori del presidente Berlusconi, Gianni Letta e Fedele Confalonieri.

Le relazioni di presentazione dei professori del Monte e Borghesi

A presentare la figura imprenditoriale del neo candidato alla laurea “Honoris Causa” in Ingegneria gestionale e la sua vasta produzione in vari settori lavorativi nel nostro Paese e le motivazioni del conferimento del titolo accademico di onorificenza è stato il prof. Francesco  Del Monte, docente di Economia e Organizzazione Aziendale, non omettendo di spiegare prima i contenuti forativi e le finalità del corso di laurea in questione, attivato pe prima in Italia proprio all’UniCal con l’anno accademico 1972/1973, per come già riportato in precedenza.

«Il corso di laurea in Ingegneria gestionale si prefigge di rispondere – ha sottolineato il prof. Francesco Del Monte, riprendendo un documento concordato con il Politecnico di Milano di fresca costituzione del corso –   alla necessità di formare ingegneri preparati a svolgere funzioni di progettazione e gestione di sistemi complessi e dotati di una visione d’insieme che assicuri la coerenza delle scelte tecnologiche con la strategia aziendale e con il contesto del settore industriale di appartenenza. L’Ingegnere gestionale tende quindi a caratterizzarsi per la capacità di comprendere tutti i differenti elementi che interagiscono nelle decisioni d’impresa in particolare per quelle imprese per le quali la tecnologia rappresenta un fattore critico di competizione.

«In tale quadro di riferimento – ha precisato ancora il prof. Del Monte – la storia personale e professionale del candidato Silvio Berlusconi non è solo la storia di un successo imprenditoriale. E’ ancor prima, la storia di una tendenza ad intuire velocemente le complessità evolutive dei sistemi produttivi: in tal senso, il candidato progetta sistemi complessi nei quali tecnologia e strategia consentono quella visione d’insieme che nel curriculum dell’ingegnere gestionale sono la componente più pura».

Una seconda relazione viene svolta a giustificazione del conferimento del titolo accademico di onorificenza dal prof. Antonio Borghesi, docente di Finanza Aziendale presso la stessa Facoltà di Ingegneria dell’UniCal, che nel suo intervento chiarisce il concetto tra “Economia Manageriale” e “Scienza delle Realizzazioni”. «Il contributo che Silvio Berlusconi ha dato alla Scienza Economica Manageriale, quale archetipo dell’imprenditore innovatore – ha sostenuto il prof. Borghesi – è straordinariamente vasto. Dai comportamenti imprenditoriali di Silvio Berlusconi emerge in termini anticipatori l’idea di un ruolo non semplicemente adattivo dell’impresa, bensì quello di agente modificatore del contesto ambientale».

Concludendo il suo intervento il prof. Borghesi sottolineò: «Resta la consapevolezza che lo studio del “caso Berlusconi” ha fornito e potrà ancora fornire in futuro spunti di grande stimolo ai ricercatori, i quali dall’osservazione dei suoi reali comportamenti potranno trarre rinnovate basi di teorizzazione».

Un pensiero profetico alla luce degli eventi che hanno visto Silvio Berlusconi Presidente del Consiglio e uomo politico italiano 

Una frase che assume oggi, a distanza di 33 anni dal conferimento del titolo accademico onorario in “Ingegneria Gestionale” al presidente Silvio Berlusconi, una sua valenza quasi profetica, alla luce di quanto accaduto nel nostro Paese, a partire dal 1994, da quando, costituendo il partito di “Forza Italia” decise di scendere in campo politico direttamente, aprendo un nuovo capitolo nel sistema politico italiano,  dando credibilità anzitutto, mediante rapporti di alleanze, a quelle figure e soggetti che non appartenevano all’area dell’arco costituzionale, collocati in una posizione di destra come il Movimento Sociale e l’ emergente Lega di Bossi, che aveva all’ordine del giorno e nell’impegno politico la “secessione”, che significava una spaccatura dell’Italia.

Già la delibera del conferimento del titolo accademico onorario al presidente Berlusconi fu adottata dal Consiglio della Facoltà di Ingegneria a maggioranza denotando una spaccatura e di questo se ne parlò molto prima, durante e dopo, sia all’interno dell’Università che fuori, addirittura con interrogazioni parlamentari.

La lezione dottorale del neo ingegnere gestionale Berlusconi 

Di questo il cavaliere, neo ingegnere gestionale dell’UniCal, n’era cosciente tanto che nella “Lection Doctoralis”, tenuta subito dopo la lettura del testo e la consegna della pergamena di laurea, ad opera del Rettore Giuseppe Frega, intrattenendosi in una conversazione con gli studenti presenti in aula, ne sottolineò l’aspetto nel momento in cui sentì il bisogno di estendere i suoi ringraziamenti alle varie autorità accademiche ed al Corpo Accademico. Rivolto a questi disse di sapere della decisione registratasi di voto non unanime assunto sul conferimento del titolo accademico onorario: «Mi dispiace – confessò durante la sua conversazione – che questo fatto abbia potuto creare un minimo di divisione, anche perché normalmente sono convinto uomo di concordia. Di solito, quando arrivo io e c’è gente che litiga, li metto d’accordo. Speriamo che succeda anche stavolta».

Chissà quale sarebbe stata la sua posizione, il suo giudizio e la posizione politica che avrebbe assunto di fronte a quanto sta accadendo in questi momenti nel nostro Paese in materia della legge sull’autonomia amministrativa ed altro ancora, che mettono a rischio la buona governabilità e la democrazia stessa vigente in questo momento. Sarebbe una gran cosa approfondirne la situazione per come si è arrivati a questa situazione ed ecco che la profezia del prof. Antonio Borghesi ci sembra opportuna approfondirla magari con dei lavori di tesi di laurea specifiche nella stessa Università della Calabria. Chiedersi soprattutto se ancora oggi la sua posizione sarebbe stata  ferma nel fare da spalla e sostegno a due componenti politiche di destra che collocano il Paese Italia in un contesto europeo non certamente di serena governabilità quanto di contrapposizione e di equilibri che portano verso l’incognito. Eppure in origine prima di impegnarsi attivamente in politica la sua posizione gravitava attorno al Partito Socialista. Questo è quanto si ricorda ed è giusto verificarne la validità o meno.

Per ritornare all’evento del 27 novembre 1991 prendono corpo e valore le nove domande che  furono  poste dagli studenti al neo laureato in ingegneria gestionale Berlusconi, dalle quali emersero posizioni riguardanti il suo futuro rapporto con l’UniCal, del trattamento della figura dell’ingegnere in Italia rispetto ad altri Paesi europei, del rapporto tra mondo accademico e delle scienze con il mondo della produzione pura, dello stato sociale e del rapporto con il mondo dell’informazione, delle possibilità dei giovani di entrare nel mondo del lavoro come in Italia quanto in Calabria, delle potenzialità sperimentali dell’UniCal nel rapporto con il mondo industriale in modo da favorirne investimenti, della particolare attenzione verso i laureati dell’UniCal in generale ed in particolare dei laureati in ingegneria, della concorrenza imprenditoriale di fronte alle posizioni extracomunitari emergenti.

Per ogni domanda diede una risposta e con due pensieri finali che rimangono validi ancora oggi e stimolanti, sia per l’UniCal che per i suoi giovani studenti e laureati: «Queste opere vanno fatte vedere, vanno portate all’attenzione nazionale in primo piano. Sono stupito e felice. Complimenti. Auguri Calabria”; mentre agli studenti: “Preparatevi bene, non temete di osare e battervi per raggiungere quel che sembra impossibile raggiungere. Provate, riprovate, lavorate anche quando gli altri riposano e vedrete che il successo sarà vostro. Io, da oggi, vi sarò più vicino, sarò più vicino a questa Università del profondo Sud. La materia uomo qui non manca, la vostra intelligenza, la vostra cultura saranno le armi vincenti di questa bellissima terra di Calabria».

I benefici che l’Unical ricevette dal Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi

Il conferimento della laurea onorifica al Presidente Berlusconi in Ingegneria gestionale fa parte della storia ultra cinquantenaria del corso di laurea in questione, che nel frattempo è cresciuto di molto per come diremo in avanti; mentre è un dato di fatto che l’evento stesso fa parte della storia complessiva ultra cinquantenaria della stessa Università, per il ruolo che ha svolto come Presidente del Consiglio nel 1994, impegnandosi a fare assegnare un contributo di 234 miliardi di lire, con delibera Cipe, che saranno destinati alla realizzazione dei cubi del progetto Gregotti.

Tutto ha avuto inizio con una lettera inviata dal Rettore, prof. Giuseppe Frega, e dal presidente della concessionaria Bonifati S.p.A., Aldo Bonifati, al sottosegretario della Presidenza del Consiglio dei Ministri Gianni Letta, nel mese di giugno 1994, con la quale lo si informava di intervenire sul presidente Berlusconi per fare in modo che all’UniCal, insieme all’Università di Reggio Calabria, venissero assegnati dei consistenti contributi sui fondi strutturali, già individuati dal Cipe con delibera del 28 dicembre 1993,  revocati alle regioni meridionali per mancata utilizzazione nei tempi previsti dalla normativa. Si chiedeva, altresì, un intervento urgente sul Ministro dell’Università, Stefano Podestà, e sul Ministro del Bilancio, Giancarlo Pagliarini, affinché la richiesta avanzata venisse accolta.

Il 3 agosto 1994 il Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica (Cipe) approvava il programma di edilizia universitaria della Regione Calabria prevedendo per l’Università della Calabria un contributo di 234 miliardi di lire, che saranno destinati alla realizzazione di diversi cubi del progetto Gregotti, utilizzati per le attività didattiche e scientifiche dei dipartimenti afferenti alle Facoltà di Ingegneria e Scienze.

L’Università e il presidente della Concessionaria Bonifati S.p.A. vengono informati della delibera Cipe in data 5 agosto 1994 tramite una missiva del capo della Segreteria del Presidente del Consiglio dei Ministri, dott. Giampiero Massolo.

Sono trascorsi esattamente trent’anni da quella delibera Cipe e dalla comunicazione del Presidente Berlusconi e bisogna ricordare all’attuale dirigenza, come all’intera comunità universitaria, composta da studenti, docenti e non docenti, che quel contributo rimane il più alto ricevuto dall’Università della Calabria da parte degli organismi statali del nostro paese ed il penultimo erogato in ordine di tempo della sua storia ultra cinquantenaria.

Grazie a quel finanziamento l’UniCal ha potuto realizzare e mostrare le opere che oggi si vedono e si utilizzano tranne che il complesso edilizio finale di piazzale Vermicelli che si è potuto realizzare grazie ad un finanziamento finale di circa cento miliardi di lire, gestito dalla concessionaria Bonifati S.p.A.

Dall’evento Berlusconi all’attualità dei nostri giorni che hanno portato all’affermazione del corso di laurea in Ingegneria Gestionale

Dall’evento Berlusconi sono trascorsi 33 anni ed il corso di laurea in “Ingegneria gestionale” a oggi è cresciuto molto apportando dei cambiamenti nell’approccio e nella organizzazione formativa, dalla laurea triennale a quella specialistica.

Della vecchia generazione di docenti che hanno portato il loro contributo all’affermazione di tale corso di laurea, oltre al prof Francesco Del Monte e al prof. Antonio Borghesi, sento con stima ed affetto il dovere di ricordare pure il prof. Manlio Gaudioso ed il prof. Lucio Grandinetti, tra l’altro Pro Rettore dell’UniCal nel periodo di rettorato del prof. Giovanni Latorre, e a livello femminile un ricordo per la prof.ssa Antonella Reitano. Si ricordano nel periodo storico iniziale pure il prof. Piero Migliarese e Antonio Volpentesta.

Nel frattempo è maturata una nuova generazione di docenti in tale corso di laurea, il cui ricordo è flebile dal momento che ho lasciato la presenza attiva nell’Unical da ben quindici anni e comunque sono da ricordare per i miei tempi: il prof. Luigino Filice, che si è occupato pure della dirigenza del Centro Residenziale, quale delegato del Rettore Gino Crisci; il prof. Roberto Musmanno,  che tra l’altro, fuori dall’UniCal, si è occupato di infrastrutture, in qualità di assessore regionale con il Presidente della Giunta Mario Oliverio, per finire con il prof. Saverino Verteramo, che insegna Strategia e Organizzazione.         

Da quando è nato tale corso di laurea si presume che oltre 1500 studenti hanno conseguito la laurea quinquennale o magistrale in ingegneria gestionale, con l’aggiunta a questi degli innumerevoli studenti che negli ultimi venti anni hanno conseguito il titolo della laurea breve triennale.

Al momento ci sono circa 900 studenti iscritti tra laurea triennale e magistrale all’Università della Calabria. I corsi sono tenuti da 20 docenti afferenti principalmente al Dipartimento DIMEG (Dipartimento di Ingegneria Meccanica, Energetica e Gestionale) diretto dalla prof.ssa Francesca Guerriero.

Il corso di laurea è molto dinamico e propone ai suoi studenti numerose attività da svolgere anche all’estero, con esperienze di tesi presso aziende e visite aziendali. Il tasso di occupazione è altissimo e spesso il Dipartimento riceve delle visite da parte di aziende che selezionano i ragazzi attraverso attività di formazione come il Percorso di Eccellenza. La coordinatrice del corso di laurea è la prof.ssa Giusy Ambrogio, che insegna Tecnologie e sistemi di lavorazione.

Un corso di laurea che ha maturato due Associazioni per studenti e laureati

Nel 2018 è nata  l’Associazione “Alumni” ed è composta da ex studenti laureati in ingegneria gestionale e nell’arco di questi ultimi cinque anni ha promosso diverse  iniziative per la formazione e il networking. Il presidente attualmente è il dott. Ing. Antonio Cannistrà, importante dirigente di una multinazionale finlandese e per questo vive in Finlandia.

Per quanto riguarda IGeA  la sua nascita risale al mese di  Febbraio del 2012, quindi ad oggi conta più di 12 anni di attività. L’acronimo sta appunto per “Ingegneri Gestionali Associati”, il che raffigura il principale target studentesco a cui ci si avvicina.  “IGeA ha come Mission  – ci dice il suo presidente Emanuele Macri – quella di promuovere la crescita professionale e umana degli associati, instaurando contatti tra studenti, aziende e istituzioni, un processo che avviene organizzando e partecipando ad un ampio e diversificato ventaglio di attività ed eventi in Calabria e in Europa”.

“Infatti, IGeA fa parte del prestigioso circuito Europeo di studenti di Ingegneria Gestionale ed Industrial, l’ESTIEM (European STudents of Industrial Engineering and Management), con il nome di “Local Group Calabria” all’interno del quale ci sono circa 78 associazioni simili alla nostra sparse nelle principali città europee. In Italia siamo solo noi e una piccola rappresentanza del Politecnico di Milano. Un Network che ci permette di sentire profumo di Europa qui dall’Università della Calabria, con la possibilità di organizzare eventi Internazionali qui nel Campus con studenti provenienti da tutta Europa”.

“Negli anni infatti – ci dice sempre Emanuele Macrì – ne abbiamo organizzati più di 30, ogni volta con persone e nazionalità diverse. L’ESTIEM rappresenta anche una possibilità per i nostri soci di viaggiare verso gli altri Local Group, scoprendo nuove culture ed esportando le nostre radici anche al di fuori del Campus. Inoltre, sono molti gli eventi locali che proponiamo, come per esempio la RUNical, ovvero la Maratona Universitaria che vede ogni anno correre sul Ponte Bucci più di 300 persone, tra studenti, docenti e Personale UniCal, con l’obiettivo di condividere un momento di grande condivisione sociale e portare entusiasmo nel Campus”.

“Mi piace spesso definire IGeA – ci dice ancora il suo presidente Emanuele Macrì –  come una sorta di “Simulazione Aziendale”, ovvero un contesto in cui studenti e studentesse di questo Corso di Laurea hanno la possibilità di apprendere, seppur in un contesto accademico e studentesco, le dinamiche reali di un’azienda, applicando metodi e tecniche del mondo lavorativo all’organizzazione delle nostre attività. IGeA è infatti divisa in “Comitati” o “Gruppi di Lavoro”, ognuno specializzato in una specifica funzione che contribuisce al processo di organizzazione dei nostri progetti, dando appunto uno stampo fortemente aziendale alla nostra struttura organizzativa”.

A proposito dell’esperienza internazionale degli studenti nel frattempo, proprio in questi giorni, su iniziativa del Dipartimento DIMEG (Dipartimento di Ingegneria Meccanica, Energetica e Gestionale), con direttrice la prof.ssa Francesca Guerriero, in collaborazione del Servizio Internazionale della stessa Università, diretto dal dott. Giampiero Barbuto, sta per concludersi  presso il College di Staten Island di  New York, la seconda edizione della Scuola estiva “Summer Abroad 2024”, che vede la partecipazione di 14 studenti della Laurea Magistrale in Ingegneria Gestionale, accompagnati dalla prof.ssa Giusy Ambrogio, coordinatrice del corso di laurea in ingegneria gestionale, insieme al suo vice, prof. Saverino Verteramo. Una  scuola con una durata di sei settimane, le prime tre all’UniCal e le ultime tre a New York.

Un lavoro e dei risultati che avrebbero certamente incantato ed entusiasmato il neo laureato “honoris causa” in ingegneria gestionale Silvio Berlusconi, per come quel giorno si espresse durante la sua lezione dottorale nel rispondere alle domande come alle sollecitazioni che gli arrivavano dagli studenti.

Il ricordo di Beniamino Andreatta, scomparso 15 anni fa

di FRANCO BARTUCCI – Il 26 marzo 2007 scompariva a Bologna il parlamentare, più volte Ministro della Repubblica Italiana e primo Rettore dell’Università della Calabria, prof. Beniamino Andreatta. Quel giorno era in corso nel campus universitario di Arcavacata un’ importante giornata commemorativa del prof. Giorgio Gagliani, scomparso a Lugano, già preside della Facoltà di Scienze Politiche e primo presidente della Biblioteca interdipartimentale “Ezio Tarantelli”, con la partecipazione dell’attuale Presidente del Consiglio, Mario Draghi, su organizzazione ed invito, in primo luogo del prof. Davide Infante, sul quale gravava il compito della direzione, come presidente, della Biblioteca dell’area economica sociale e giuridica, nonché del Rettore, prof. Giovanni Latorre.

La figura del prof. Andreatta nella ricorrenza del quindicesimo anniversario della sua scomparsa è stata ricordata nella giornata di ieri a Roma dall’Arel, con la diffusione di un testo scritto, nel quale si ricorda che “il mondo è cambiato, come anche la storia del nostro Paese che ha attraversato fasi politicamente diverse fra loro, e diverse dalla stagione in cui Andreatta è stato protagonista. Tuttavia – si afferma nella nota –  alcuni temi oggi al centro dell’attenzione della politica e dell’opinione pubblica avevano già avuto un loro svolgimento: l’Europa e la difesa europea, l’uso della forza per contrastare le aggressioni e i genocidi, la capacità dei paesi e dei loro governanti di assumersi le responsabilità, anche se difficili”.

“Tutto questo e molto altro – è stato ricordato –  si trova nei suoi scritti, nei suoi interventi parlamentari, da Ministro o da semplice deputato. Andreatta era nato a Trento il 9 agosto 1928, ma gran parte della sua lunga carriera accademica e della sua vita familiare si è svolta a Bologna, sua città di adozione anche quando gli impegni politici e di governo lo tenevano a Roma. Si devono ad Andreatta tante azioni politiche ed economiche che hanno innovato profondamente e sono incise nella nostra storia recente: la messa in liquidazione del Banco Ambrosiano, il “divorzio” Tesoro-Banca d’Italia realizzato con Carlo Azeglio Ciampi, la lotta all’inflazione e alla piaga del debito pubblico, l’invenzione dell’Ulivo, l’incontro con le due grandi tradizioni del Novecento, quella cattolica e quella ex comunista. Come si devono ad Andreatta la creazione di centri studi, come l’Arel e Prometeia; di Università come quella di Arcavacata a Cosenza e Sociologia a Trento”.

Un ricordo che si conclude segnalando le varie pubblicazioni, interventi scritti, video e trasmissioni televisive che ne ricordano la figura con grande caratura, politica, culturale, economica, accademica ed umana. Si colloca in questo quadro la pubblicazione di due saggi di Mariantonietta Colimberti sul sessantotto del prof. Andreatta e sulla commemorazione dello  stesso, organizzata dall’Associazione Internazionale “Amici dell’Università della Calabria” nel mese di ottobre 2018, in occasione delle celebrazioni del cinquantesimo anniversario della pubblicazione della legge istitutiva del 1968 e della intitolazione del ponte sul fiume Campagnano, che unisce le città di Rende e Cosenza, al magnifico Rettore Beniamino Andreatta, con l’approvazione delle due amministrazioni comunali.

Ma di Andreatta se ne occuperà l’Associazione Internazionale “Amici dell’Università della Calabria” nei prossimi mesi, con la stessa dirigenza dell’Università, per organizzare al meglio il cinquantesimo anniversario del primo anno accademico ch’ebbe inizio nel mese di novembre  del 1972; mentre adesso in queste ore i pensieri vanno a quel giorno e soprattutto a quel 29 marzo 2007, quando una delegazione dell’Università della Calabria, guidata dal Rettore Giovanni Latorre partecipò alla cerimonia funebre che si svolse a Bologna nella Chiesa di San Domenico.

L’ufficio stampa dell’Università nel darne notizia alla collettività calabrese in una sua nota di Andreatta diceva: “Era un uomo di grande dialogo e di ascolto soprattutto nel rapporto con gli studenti. Un “comunicatore” sensibile e attento, tanto da saper coinvolgere tutti i media riuscendo a portare in Calabria le più importanti firme del giornalismo nazionale per raccontare al Paese la straordinaria avventura  di un campus universitario innovativo e anticipatore della riforma universitaria italiana”; mentre il Rettore Giovanni Latorre  in una sua testimonianza, resa pubblica attraverso i giornali, ebbe tra l’altro a dire a proposito del suo impegno nei confronti del primo Ateneo calabrese: “ Furono gli anni in cui  Andreatta(1971/1975) con lungimiranza e coraggio, ma con non minore determinazione, pose le premesse e gettò le basi su cui l’Università della Calabria si sarebbe sviluppata, crescendo ed affermandosi tra le migliori realtà accademiche del Paese. Con umiltà, senza mai scoraggiarsi, svolse il proprio ruolo  superando, uno dopo l’altro, difficoltà e disagi di ogni genere, che tuttavia non frenarono, ma anzi rafforzarono, in lui e nei suoi collaboratori, ogni giorno di più, l’entusiasmo e la passione”.

“Una parte di Beniamino Andreatta, del suo stile, della sua eleganza, verbale e di pensiero, sono rimasti qui, ad Arcavacata, tra le colline che si soffermava spesso ad osservare, disquisendo sui loro particolari colori, e alle quali sembrava attribuire una sorte di bene augurante e protettiva presenza. Anche per noi Beniamino Andreatta è stato e rimarrà importante. Un riferimento e un esempio che terremo sempre presenti”.

A focalizzarne la figura ed il ruolo svolto nei suoi primi quattro anni di presenza in Calabria per la nascita dell’Università della Calabria c’è il libro “Beniamino Andreatta in Calabria: Un campus per competere nel mondo”, pubblicato dalla Pellegrini Editore, che può costituire un valido strumento  di conoscenza per le nuove generazioni, che si avvicinano a questa Università per acquisire, attraverso i loro percorsi di studio, esperienza e titolo accademico utile ad inserirsi nel mondo del lavoro e svolgere un ruolo di competenza professionale per lo sviluppo e la crescita della Calabria. (fb)

UNICAL, NECESSARIO COLLEGARE COSENZA
RISPETTANDO IL PROGETTO DI ANDREATTA

di FRANCO BARTUCCI – Completare il progetto dell’Università della Calabria, scaturito dal concorso internazionale attribuito agli architetti Gregotti e Martensson, per costruire la nuova grande e unica città nella media Valle del Crati. È la sintesi del dibattito svoltosi a Montalto Uffugo a seguito della presentazione del mio libro L’avventura di Andreatta in Calabria – Un campus per competere nel mondo, pubblicato dalla Pellegrini Editore.

L’evento è stato promosso dall’Assessorato alla Cultura in collaborazione con l’Associazione Internazionale “Amici dell’Università della Calabria”, presieduta dalla prof.ssa Patrizia Piro, Pro Rettore e Presidente del Centro Residenziale dell’Università della Calabria. 

Un dibattito apertosi con gli interventi di saluto dell’assessore Gianfranco Bria, che ha sposato, da laureato dell’UniCal, l’idea progettuale della “città unica” con al centro lo stimolo dell’Università, nonché del  prof. Pietro Brandmayr, vice presidente dell’Associazione Internazionale “Amici dell’Università della Calabria” e già presidente del Centro Residenziale, che ha parlato delle funzioni della stessa associazione come collante di collegamento e rapporto sinergico tra l’Università della Calabria ed i propri laureati per essere animatori di una società viva e ricca culturalmente, socialmente ed economicamente a dimensione locale (come la stessa università con il suo campus immerso in una città unica) e regionale.

A parlare del ruolo e della funzione svolta dal primo Rettore dell’Università della Calabria, prof. Beniamino Andreatta, nel consegnare alla Calabria un’idea progettuale di un Campus universitario moderno ed innovativo nel contesto di una città nuova tutta da costruire sono stati: il prof. Emerito, Piero Fantozzi, sociologo e politologo ben noto; nonché il dott. Aldo Semeraro, primo studente di Montalto Uffugo laureatosi nel 1977 in Scienze Economiche e Sociali,  primo studente eletto, insieme agli studenti Paolo Guaglianone e Francesco Zaffino, nel Consiglio di amministrazione dell’Opera Universitaria, presieduto dal Rettore Beniamino Andreatta con direttore amministrativo il dott. Antonio Onofrio, dalle prime 600 matricole di studenti calabresi che si iscrissero nel primo anno accademico 1972/73 ai tre corsi di laurea attivati: Ingegneria, Scienze Economiche e Sociali, Fisica; mentre l’analisi e le prospettive del progetto Gregotti/Martensson nel dare stimolo alla sua realizzazione è stato il prof. Mauro Francini, Ordinario di Tecnica Urbanistica e docente del corso di Tecnica Urbanistica della Laurea Magistrale di Ingegneria Civile dell’Università della Calabria.

Una manifestazione voluta per riflettere, oltre che sulla figura del primo Rettore dell’Ateneo di Arcavacata, prof. Beniamino Andreatta, sull’idea della città unica metropolitana, della quale se ne parla da tempo immemorabile, che ha le radici nel cuore pulsante della nascita stessa dell’ Università della Calabria, grazie agli studi elaborati dal Comitato Tecnico Amministrativo, prodotti nel 1971, trovando nel Rettore Andreatta una guida stimolante e propositiva, trasportati nel progetto internazionale, prodotto dal gruppo di architetti, guidati dal prof. Vittorio Gregotti, scelto nel 1974 dall’apposita commissione internazionale. Elementi e  idee che costituiscono ancora oggi validità progettuale per un disegno urbanistico, sociale e culturale nell’area della media Valle del Crati con Cosenza, Rende e Montalto Uffugo visti come fari guida nella costruzione della nuova città.

«Sicuramente una delle possibilità più concrete per pensare ad uno sviluppo socio-economico sostenibile del territorio dei comuni di Cosenza /Rende/Montalto, è quella di investire nello sviluppo dell’intero tessuto produttivo. In tale processo, l’Università della Calabria potrà essere indispensabile a contribuire ad avviare un processo concreto di rigenerazione territoriale, rispondendo, da un lato, alla richiesta di alta formazione e creando, dall’altro, un luogo fisico rinnovato dove moltiplicare occasioni di scambio culturale, rispettando i parametri generali della sostenibilità e della sicurezza. Una sfida importante è appunto quella di realizzare una concreta apertura dell’Università verso l’intera area urbana ripensando questo contesto territoriale come un luogo di eccellenza». 

Sono parole pronunciate in un passaggio del suo intervento dal prof. Mauro Francini, i cui contenuti saranno portati più in avanti; mentre è doveroso parlare adesso delle funzioni svolte dal Rettore Andreatta, attraverso il ricordo del prof. Piero Fantozzi che, durante la fase di partenza delle prime attività didattiche e scientifiche dell’Università, ha pure ricoperto le funzioni di primo segretario del sindacato Cgil che raccoglieva l’adesione sia di docenti che di non docenti.

Facente parte del primo nucleo di ricercatori e docenti della Facoltà di Scienze Economiche e Sociali fin dal primo anno accademico 1972/73, il prof. Fantozzi, nel fare la sua valutazione sul libro, ben scritto e raccontato con dovizia di documenti, delibere, articoli di giornali dell’epoca, ha sottolineato l’importanza di conoscere la storia di partenza dell’Università della Calabria e quanto ha fatto il Rettore Andreatta.

 «Il libro facile da leggere – ha precisato il prof. Fantozzi – ben focalizza quel periodo storico in cui Andreatta ha saputo occuparsi, da accademico e uomo politico esperto, frutto delle sue esperienze in campo nazionale ed internazionale, della nascente Università, quale strumento e lievito per lo sviluppo della Calabria. Un progetto che lo ha visto impegnato nell’avvio delle attività amministrative, nella impostazione dei dipartimenti e delle Facoltà per un’attività didattica e scientifica di qualità, nella predisposizione del primo Statuto, di visione lungimirante ed innovativo, nonché nella definizione e conclusione del progetto internazionale indetto per realizzare la cittadella universitaria con il  suo campus universitario,  guardando con particolare attenzione ad un rapporto di integrazione culturale, economico e sociale tra il nascente Ateneo e la società calabrese, arrivando finanche a valorizzare culturalmente la popolazione arberëshë calabrese».

A distanza di cinquant’anni, quello spirito e quei contenuti di grande partecipazione diffusa nella realizzazione di una Università moderna ed innovativa aperta al territorio, sotto l’aspetto sociale e culturale, è venuta meno anche per effetto delle varie revisioni che sono state apportate allo Statuto originario, per effetto anche di provvedimenti legislativi di riforma universitaria nazionale che non hanno tenuto conto delle specificità particolari della prima Università calabrese e della prima Università statale italiana fondata dalla Repubblica.

«Uno spirito, un clima e contenuti che vanno recuperati – ha concluso il prof. Fantozzi – prima ancora di guardare alle forme migliori per portare a termine il progetto strutturale disegnato dai progettisti Gregotti e Martensson. Una città universitaria che deve trovare oltre al corpo anche un’anima di sentimenti, cultura sociale e valori».

Ma il tema del progetto strutturale Gregotti/Martensson, nel contesto della grande città, i cui lavori sono bloccati dal 2007, sono stati argomenti trattati dal prof. Mauro Francini, come anticipato in apertura del servizio, facendo il punto, come delegato dei Rettori Crisci e Leone, sullo stato delle cose, alla luce di importanti considerazioni di ripresa dell’idea progettuale,  messe in atto in questi ultimi anni dalla stessa Università e supportati dal precedente governo regionale, guidato dall’on. Mario Oliverio

Sì è parlato della stazione ferroviaria di Settimo di Montalto Uffugo e del raddoppio della galleria Santomarco, il cui progetto è in fase di elaborazione da parte di Trenitalia, dell’uscita autostradale A2 di Settimo di Montalto Uffugo ad opera dell’Anas con finanziamenti anche previsti a suo tempo dal governo Oliverio insieme al villaggio dello Sport, nonché delle bretelle di collegamento dall’ uscita autostradale alle strutture universitarie ed alla stazione ferroviaria di Settimo, per finire con il tracciato nuovo della metro leggera progettato dalla stazione ferroviaria Settimo di Montalto/Centro storico di Cosenza, accantonato dal Consiglio e dalla Giunta regionale di centro destra uscenti, a seguito del disinteresse delle amministrazioni comunali di Cosenza e Rende, su sollecitazioni  ed interessamento della parlamentare europea, Laura Ferrara.

Addirittura, ha trovato una citazione anche il nuovo ospedale di Cosenza con un possibile insediamento in un territorio inserito in quello vincolato dall’Università e di proprietà della Provincia di Cosenza, oggetto di ampi dibattiti politici in questi ultimi anni. Mentre una novità costituisce il disegno di realizzare a monte, tra i cubi dell’asse ponte e contrada Arcavacata, una nuova strada alternativa che partendo dall’area di piazza Vermicelli a Nord si sviluppa tra i quattro versanti fino a collegarsi a Sud nella testa d’ingresso di via Bucci, il tutto da concordare con il Comune di Rende.

Nel frattempo che tutto ciò possa maturare con l’effettiva realizzazione  di queste opere, l’Università della Calabria ha predisposto i seguenti progetti approvati dal Consiglio di Amministrazione: un piano particolareggiato dell’Università con progetto preliminare; un progetto di nuova mobilità interna all’Università con nuovi parcheggi auto e macchine ed ingresso attraverso un sottopasso su via Bucci e relativa sistemazione della piazza prevista come isola pedonale e relativi servizi commerciali, per finire con la Città dello Sport che potrà essere utile per il 2023 quando la città di Rende insieme a Catanzaro saranno impegnati a dare visibilità al loro ruolo di città europee dello Sport.

«Per fare ciò però occorre avere chiaro – ha sostenuto nel suo intervento il prof. Mauro Francini – il quadro d’insieme e gli obiettivi strategici che si vogliono raggiungere, coinvolgendo in un rapporto sinergico di collaborazione e progettualità l’Università, la Regione, la Provincia e i comuni di Cosenza, Rende, Montalto e relativo hinterland, senza correre il rischio di procedere al contrario, ovvero per singoli interventi non coordinati tra loro che rischiano di determinare risultati inadeguati. Per tal motivo occorre fare riferimento a nuovi modelli di sviluppo sostenibile, utili a contrapporsi all’inevitabile percorso di desertificazione in atto, associando ai progetti di trasformazione fisica processi di mobilitazione e inclusione. Anche perché la storia recente dell’urbanistica ci insegna che siamo di fronte a un cambio di paradigma dello sviluppo territoriale, e soprattutto che con i tradizionali strumenti urbanistici non si possono affrontare queste nuove sfide».

Il prof. Francini, avendo avuto nell’Università un lungo impegno di studio e ricerca, come occasioni d’impostazione di lavori in ambito di Scuole di  specializzazione promosse dalla Facoltà d’Ingegneria e relativi dipartimenti affini, dedicati alla tutela del territorio e dei centri urbani gravitanti nell’area del cosentino, con in primo luogo i centri storici di Cosenza e Rende, si è allargato nel fare in merito alcune sue considerazioni mirate a realizzare il progetto dell’Università della Calabria richiamando l’attenzione delle istituzioni locali e politiche del territorio.

«A questo punto, volendo declinare i vari livelli di intervento, inquadrando il tutto in una prospettiva di rilancio economico durevole – ha proseguito – si possono individuare quattro parole chiave mediante cui racchiudere le priorità strategiche: Innovazione, Inclusione, Sicurezza e Qualità della vita. L’organo di pianificazione, tenendo presente i punti di forza e di debolezza, le minacce, le opportunità e le scelte del target da raggiungere, potrà definire le azioni da effettuare, nonché l’attuazione delle stesse e l’attivazione delle azioni di controllo e di monitoraggio. In particolare lo strumento utile al fine di adottare le logiche del processo di marketing territoriale. Un piano di marketing che deve contenere un documento formale costruito mediante gli elementi sopra descritti, che possono essere così sintetizzabili nel piano elaborativo: la diagnosi della situazione di partenza del territorio (analisi demografica, sociale ed economica); la definizione degli interessi e dei bisogni e l’individuazione dei mercati/pubblici di riferimento e delle loro peculiarità;  la consequenziale costruzione di una visione di lungo periodo; la determinazione di un piano d’azione”

Una idea di lavoro e di prospettiva che deve passare attraverso un piano promozionale che si può suddividere in: attività di image building, attività di investment generating, attività di investment assistance.

«L’attività di image building va effettuata – ha sostenuto il prof. Mauro Francini – dopo avere ben definito l’offerta del territorio ed è importante puntare su elementi forti e peculiari; L’attività di investment generation  è efficace se viene intesa come mezzo attraverso il quale si identificano i decision makers interessati ad investire; L’attività di investment assistance è diretta a concretizzare il percorso decisionale dei soggetti che hanno manifestato interesse; essa viene realizzata mediante azioni di informazione ai soggetti interessati, consulenza alle autorità locali sui miglioramenti da apportare, assistenza per la verifica delle migliori opzioni di localizzazione, organizzazione di incontri di affari con potenziali soggetti interessati».

Un intervento, molto apprezzato dall’assessore alla cultura del Comune di Montalto Uffugo, Gianfranco Bria, che merita un rilancio ed un confronto con le altre istituzioni locali del territorio gravitanti nel comprensorio dell’area urbana estesa nella media valle del Crati,  lì dove dovrà vivere la cittadella universitaria sempre più sotto attenzione da parte degli studenti stranieri, per come si è impegnato a stimolare e promuovere.

Una manifestazione interessante che si è chiusa con una testimonianza del primo studente di Montalto Uffugo, Aldo Semeraro, laureatosi nel 1977 all’UniCal con delle funzioni particolari descritti in apertura del servizio, al quale l’Associazione Internazionale “Amici dell’Università della Calabria”, per mano del vice presidente, prof. Pietro Brandmayr, gli ha conferito la pergamena di merito ed appartenenza con il riconoscimento del prof. Nicola Leone, attuale Rettore dell’Università della Calabria.

«Ricordo il primo incontro – ha esordito il dott. Aldo Semeraro – con il magnifico rettore Beniamino Andreatta. Ero insieme ad altri studenti per rappresentare alcune pressanti esigenze di giovani venuti da tutta la Calabria, per illustrare il disagio a cui erano soggetti. Ci siamo trovati di fronte ad una persona disponibilissima ad ascoltare, con un grande sorriso. Sempre pronto a trovare una soluzione. Ci siamo sentiti non solo oggetto di attenzione, ma destinatari di un progetto politico. Sentivamo che non si stava costruendo una cattedrale nel deserto, una centrale di potere asservita alle logiche clientelari di partiti, gruppi sociali o salotti di benpensanti. Stava nascendo in Calabria una grande “fabbrica” di cultura». 

«La cultura – ha aggiunto – è sempre stata uno strumento formidabile di emancipazione culturale per persone e territori. Non sentivamo la presenza di una macchina burocratica fredda e distante. Ascoltando Andreatta sembrava davvero, usando l’immagine consegnata da Nietzsche, che si potesse legare la realtà e l’arcobaleno. Non eravamo in presenza di un “esamificio”. Tutto sembrava organizzato e funzionale alla crescita di un vero capitale sociale. Tutti vedevamo nell’università un’occasione di riscatto sociale; molti tra di noi non avevano le risorse per studiare fuori regione e questo per la nostra Regione è stata una rivoluzione”.

La figura di Andreatta ci è stata ricordata, giorni fa a Bologna, dal Presidente del Consiglio, Mario Draghi, intervenendo alla  cerimonia di intitolazione dell’Aula Magna della Bologna Business School al primo Rettore dell’Università della Calabria. Pur parlando della vaccinazione anti Covid e del Green Pass obbligatorio per tutti ha detto: «Da ministro, Andreatta si è mosso in modo coraggioso e onesto in anni drammatici per la Repubblica e non ha esitato a prendere decisioni necessarie anche quando impopolari. “Le cose vanno fatte perché si devono fare, non per avere un risultato immediato”».

Parole che ci riportano al nostro Andreatta ben descritto dal dott. Aldo Semeraro con la stessa onestà, coraggio ed entusiasmo nel consegnarci un progetto di rilancio e sviluppo della nostra Calabria, che pur a distanza di cinquant’anni deve essere portato a compimento ed avere i risultati sperati e sognati da tanti calabresi di quel tempo. (fb)

                                                                                                                         

Mimmo Nunnari / Caro Letta, alla Calabria serve un Draghi: può trovarlo qui

Il giornalista e scrittore Mimmo Nunnari ha pubblicato sul Corriere della Calabria una garbata quanto puntuale lettera al segretario dem Enrico Letta. Richiamando il suo maestro Beniamino Andreatta (che volle l’Unical e fu il primo Rettore) e Romano Prodi, gli unici riusciti ad arginare il “berlusconismo”, Nunnari spiega che in Calabria ci sono le risorse umane, i cervelli e le capacità per aiutare la sinistra a uscire dalla sua irrefrenabile crisi.

Mimmo Nunnari
Lo scrittore Mimmo Nunnari

di MIMMO NUNNARI – Caro Letta, ho grande simpatia per lei, se non altro per i maestri che ha avuto: Andreatta e Prodi, due “menti” che hanno avuto il merito di arginare il berlusconismo, fino a quando la sinistra postcomunista non ha squarciato le pareti della diga provocando l’alluvione della destra; perché solo questo sa fare, ha saputo fare la sinistra post Pci, tradendo anche quel grande partito comunista – il più grande dell’Occidente – che è finito con Berlinguer, insieme a Moro, tra i più grandi leader del dopoguerra e post cortina di ferro. Le scrivo – con questo breve preambolo – perché lei la prossima settimana verrà in Calabria dove il suo partito è finito nelle secche pericolose come neanche davanti a Pantelleria o davanti a La Maddalena si trovano. Ma non è che i piddini calabresi hanno fatto tutto da soli. Una mano ad andar fuori rotta gliel’hanno data i vari commissari e poi quel suo plenipotenziario Boccia che già col solo cognome è tutto un programma.

Poi avete trovato una soluzione per la presidenza condivisa con Conte (che adesso non si sa più chi è e cosa rappresenti) che francamente nessuno in Calabria ha capito ma temo non solo in Calabria. Volevate una donna ma questo metodo offende le donne. Non è con una scelta di genere (per carità non tocchiamo questo argomento adesso) che si risolvono i problemi: competenza, carisma, onestà, passione politica, disponibilità al servizio del bene comune non sono né maschio ne femmina. Sono e basta. Tutto questo è detto con grande rispetto per la candidata Ventura che semmai in questo vostro machiavellico progetto (di serie B) è vittima più che “incoronata”. Ed avrà molto da perdere più che da guadagnare com’è già accaduto con Callipo. Caro Letta se scende in Calabria scenda con l’animo predisposto a cambiare le cose senza preclusioni senza pregiudizi rendendosi semmai disponibile a promuovere col Pd in testa un movimento aperto con l’obiettivo di giungere ad un “Governo di salvezza regionale”.

Noi non abbiamo gli strumenti giuridico costituzionali per arrivare a un Draghi. Ma di un Draghi la Calabria ha bisogno. Lo cerchi in Calabria. Può trovarlo. Glielo assicuro. E i Pd calabresi non li punisca con un’idea coloniale partorita chissà da chi e come nelle stanze del Nazareno. Si rivolga all’elettorato potenziale del centro sinistra lasci stare i sudditi portatori di voti. Rinunci ad un pugno di farina per avere una piantagione. La Calabria ha bisogno di visioni di futuro non di offese e calci nel sedere. Sa come la chiamava Prodi? La “figlia prediletta” la chiamava. Noi gli abbiamo creduto. Anche Andreatta aveva grande rispetto per la Calabria. Glielo posso dire per averlo ascoltato dire cose sulla Calabria regione dove è stato il primo rettore dell’Unical. Ecco rifletta pensi ai suoi maestri e non lasci nulla per scontato. (mn)

[courtesy Corriere della Calabria]

Domenico Nunanri, più familiarmente “Mimmo” è giornalista (è stato vicedirettore centrale alla TGR Rai) e scrittore. Tra i suoi libri di grande successo, Elogio della Bassitalia (2020), Destino Mediterraneo (2018) e La Calabria spiegata agli Italiani (2017), tutti editi da Rubbettino.

Beniamino Andreatta nel 50° anniversario della sua elezione a Rettore dell’Università della Calabria

di FRANCO BARTUCCI – Il 28 maggio 1971, siamo nel Cinquantesimo anniversario della nascita dell’Università della Calabria, il prof. Beniamino Andreatta, Presidente del Comitato Ordinatore della Facoltà di Scienze Economiche e Sociali, veniva eletto dal Corpo Accademico, composto dai docenti membri dei Comitati Ordinatori delle quattro Facoltà, Rettore dell’Università della Calabria, la cui nomina verrà ratificata dal Ministro della Pubblica Istruzione, on. Riccardo Misasi, con Decreto Ministeriale del 13 luglio 1971.

La cerimonia d’insediamento verrà fatta nel pomeriggio del 9 giugno 1971 a Roma, nel salone del Comitato dei Ministri per il Mezzogiorno, a seguito di una convocazione del Comitato Tecnico Amministrativo fatta dal prof. Gaetano Liccardo, reggente provvisorio fino all’elezione del Rettore, che avviene proprio in quel giorno con la presenza del prof. Beniamino Andreatta. Anche il Comitato Tecnico Amministrativo esprime un voto favorevole per affidare al Prof. Beniamino Andreatta l’incarico di Presidente di tale Organo amministrativo della sorgente Università.

In quel giorno, il Comitato Tecnico Amministrativo, presieduto dal Rettore, prof. Beniamino Andreatta, ascoltò, dopo la votazione di consenso, le sue parole che indicavano in prospettiva un programma di impegni indirizzati a caratterizzare la vita dell’Università in quella fase di partenza. Parla dei colloqui avuti con il Governatore della Banca d’Italia favorevole ad istituire una fondazione o associazione con il compito di svolgere un ruolo di assistenza all’Università nelle sue varie attività; come anche con la dirigenza del Formez per le stesse motivazioni.

Altri argomenti trattati in quella riunione furono dedicati all’ impostazione di lavoro per la stesura dello Statuto e i relativi ordinamenti delle quattro Facoltà da sottoporre, entro la fine del mese di luglio, ad approvazione del Consiglio Superiore del Ministero della Pubblica Istruzione, al fine di ottenere la relativa approvazione entro il primo settembre. È l’inizio di un lavoro intenso e deciso in cui si decide sulla nomina d una commissione di studio, il cui coordinamento viene affidato al dott. ing. Roberto Guiducci, designato dal Mistero del Bilancio e Programmazione Economica, componente del Comitato Tecnico Amministrativo, con il compito  di redigere una relazione di studio e valutazione su dove insediare le strutture edilizie della nascente Università, se a Nord o a Sud di Cosenza.

Successivamente, in qualità di Rettore, assumerà pure il 27 settembre 1971 le funzioni di Presidente del Senato Accademico, composto dai Presidenti dei Comitati Ordinatori delle quattro Facoltà: Paolo Sylos Labini (Scienze Economiche e Sociali),  Paolo Prodi e successivamente Gianvito Resta (Lettere e Filosofia), Gianfranco Ghiara (Scienze Matematiche Fisiche e Naturali), Elio Giangreco (Ingegneria), Fabrizio Sgrelli e, in seconda fase, Antonino Mandolfino in qualità di segretario verbalizzante, quale direttore amministrativo dell’Università.

La società calabrese e l’opinione pubblica nazionale hanno modo di conoscere a fondo la figura del Rettore Beniamino Andreatta e l’idea progettuale dell’Università della Calabria, che ha in mente di costruire, attraverso un’ intervista che rilascia al quotidiano nazionale Il Resto del Carlino, che viene pubblicata il 16 giugno 1971 con il titolo A Cosenza sorgerà una società di giovani liberi. Un servizio giornalistico nel quale si parla della nascita dell’Università calabrese che rappresenta un avvenimento di autentica straordinarietà, del quale forse a molti sfugge il senso vero e di eccezione non soltanto per la Regione ma per l’intera Nazione.

Nell’intervista, Andreatta parla della necessità di realizzare l’Università rapidamente per determinare una situazione in cui le iniziative industriali e di ricerca possano partire contemporaneamente alla stessa Università.

«Se ci sarà l’Università – dice – Scienza e Industria possono procedere sulla stessa linea considerato che vari imprenditori sono disposti a far sorgere loro impianti vicino all’Università».

Chiede una collaborazione delle forze politiche ed istituzionali per ottenere interventi legislativi mirati ad ottenere procedure speciali per la progettazione degli stabili e la loro costruzione. «Sarebbe importante – dice ancora – fornire alla Calabria l’esempio di un’opera attuata con mediazione e rapidità».

Parla del futuro corpo accademico, che deve essere giovane per nuovi metodi d’insegnamento e comportamenti sociali di convivenza fra generazioni portatrici di valori diversi, in grado di portare avanti con gli studenti giovani un discorso di modernità.

«L’Università di Cosenza assume una funzione civile oltre che scientifica e mobilita nelle coscienze dei professori e degli studenti – sono sempre le parole del Rettore Andreatta – tutte le energie per realizzare un grande ed effettivo movimento fusivo. L’impegno fondamentale è quello di considerare l’Università come un luogo di convergenza non soltanto dei giovani ma degli adulti, un luogo dove, al di là della sola formazione didattica, si sviluppi un rapporto tipo pubblico. È un traguardo molto ambito. Vorrei che l’intera società calabrese e non soltanto una minima parte di essa, trovasse nell’Università un ben più profondo significato  di quanto non ne abbiano avuto, finora, tutte le altre Università».

Un passaggio dell’intervista riguarda gli indirizzi di studio e i percorsi formativi che saranno creati grazie al lavoro che sarà fatto attraverso lo Statuto. E, in particolare, a proposito della Facoltà di Lettere e Filosofia, dice che non esiste in Italia una Scuola universitaria per formare personale addetto ai musei ed alle  Sovrintendenze alle Belle Arti, sottolineando: «I nostri laureati oltre alla normale preparazione potranno avere anche una formazione specifica, particolare per la conservazione e la difesa del patrimonio artistico nazionale».

Si discute pure della scelta dei terreni dove far sorgere le strutture e relative procedure di  esproprio che dovranno essere rapidi. Altro argomento trattato riguarda la caratteristica residenziale dell’Università.

«L’Università di Cosenza deve diventare – secondo il Rettore Andreatta – una città dei giovani, con tutti i servizi e le infrastrutture necessarie. Bisogna adottare una nuova mentalità di studio, come  quella che hanno gli studenti inglesi di Oxford o di Cambridge, e attuare un nuovo ambiente, con campi sportivi, luoghi di ritrovo, di divertimento, di studio. A Cosenza deve sorgere una società veramente nuova di giovani, in una dimensione di grande libertà. Una cosa simile in Italia non esiste. Questa società di giovani avrà veramente la possibilità di studiare in modo nuovo, entro un ambiente nuovo. Perché oltre ai temi professionali si darà ampio spazio anche ad altri temi culturali e sportivi come il teatro, le piscine, le palestre, i campi da gioco. Un mondo studentesco inedito».

Un’ intervista che ci dà una dimensione dello spessore culturale e di conoscenza del mondo giovanile, acquisito attraverso i suo viaggi di studio e lavoro all’estero insieme al suo carattere ed una personalità illuminata di grande prospettiva ed esperienza, che ci porta oggi ad esprimere parole di forte rimpianto per  quel suo disegno che non lo vediamo portato a compimento secondo il progetto di realizzazione strutturale a firma degli architetti Gregotti e Martenson.

Intanto l’Arel, l’agenzia di ricerche e legislazione, fondata dallo stesso Andreatta, nel presentare nei giorni scorsi il  primo numero della rivista Arel del 2021, dedicata al tema “dell’Uguaglianza”, attraverso le parole del direttore della rivista, Mariantonietta Colimberti, è stato ricordato il cinquantesimo anniversario della sua elezione a Rettore dell’Università della Calabria, in modo condiviso con i partecipanti al seminario La frontiera della crescita: Scuola, Educazione, Formazione: Paolo Guerrieri, già docente di Economia presso La Sapienza di Roma e Visiting Professor presso l’Università californiana di Berkeley; Patrizio Bianchi, ministro all’Istruzione, ed Enrico Letta, Presidente della stessa Arel, nonché della “Jacques Delors Institut – Notre Europe”, con sedi a Parigi e Berlino. 

«In questa sede vorrei ricordare – ha detto il direttore della rivista Mariantonietta Colimberti, nel fare la sua introduzione ad seminario – che esattamente il 28 maggio di cinquant’anni fa Nino Andreatta veniva eletto rettore della nascente Università della Calabria, che sarebbe sorta sulla collina di Arcavacata di Rende (Cosenza). Una scommessa vinta, un’impresa titanica e innovativa condotta da un uomo del Nord nel profondo Sud degli anni Settanta. La Calabria era una regione segnata da due primati negativi: quello della più alta emigrazione e quello del più basso reddito. Proprio un censimento del 1971 certificò che in un secolo gli emigrati erano stati più numerosi della popolazione residente. Emigravano i poveri, ma emigravano anche i figli dei ricchi, andando a studiare nelle università del Nord o all’estero. Andreatta ha una visione: creare al Sud “una città di giovani”, ai quali offrire (sono parole sue), “in una terra abituata a vedere i suoi figli partire, un motivo per restare”».

«La sua università – ha aggiunto – sarà residenziale per professori e studenti, l’ammissione avverrà per punteggio frutto di un mix di reddito e merito, con prevalenza del primo, lo studio dell’inglese sarà obbligatorio. Un’università viva, “aperta al mondo” e collegata a università straniere, ma anche vicina al territorio, tanto che a febbraio ’73 invia professori e studenti – lui stesso li raggiunge più volte – a dare il loro aiuto a Fabrizia, vicino Catanzaro, devastata da una grave alluvione e dissesto idrogeologico. A dare aiuto e a studiare gli effetti del dissesto geologico».

Una ricorrenza da ricordare nell’Università della Calabria e l’Associazione Internazionale “Amici dell’Università della Calabria”, con presidente la prof.ssa Patrizia Piro, Pro Rettore, con delega alla presidenza del Centro Residenziale, si impegnerà nei prossimi giorni con la convocazione del direttivo, per predisporre degli eventi, non appena si rientrerà in una situazione di normalità e superamento della pandemia Covid-19,  utili soprattutto all’attuale comunità universitaria e alla stessa società calabrese di conoscere e rinnovarne la memoria nel tempo di come l’Università della Calabria è nata, grazie al lavoro di coordinamento e stimolo del prof.  Beniamino Andreatta, coadiuvato dai componenti dei Comitati Ordinatori, del Senato Accademico  e del Comitato Tecnico Amministrativo.

«Questa figura costituisce per noi tutti un patrimonio culturale, esperienziale e lavorativo di grande utilità ed importanza storica per il presente e il futuro dell’Ateneo. È più che giusto essere vicino in questo momento ai familiari e agli innumerevoli amici che ne conservano ancora oggi il ricordo personale; come per noi tutti dell’Università della Calabria saper cogliere il significato delle sue parole e discorsi, raccolti negli atti e nei libri, che leggendoli ne tramandano una  fresca memoria di grande attualità e stimolo per completare il suo disegno di città universitaria. Con il Rettore, prof. Nicola Leone lavoreremo nei prossimi giorni per celebrare il cinquantesimo dell’elezione del prof. Beniamino Andreatta a Rettore dell’UniCal che costituirà un viatico per arrivare nel prossimo anno ai festeggiamenti del cinquantesimo del primo anno accademico 1972/1973». (fb)

In un dibattito promosso dall’Arel ricordato il 50° anniversario dell’elezione di Andreatta a Rettore dell’Unical

di FRANCO BARTUCCI – La frontiera della crescita: Scuola, Educazione, Formazione, è stato il tema di un seminario a distanza, con una diretta sul canale YouTube, promosso dall’Agenzia Arel di ricerche e legislazione, fondata dal prof. Beniamino Andreatta, per presentare il primo numero/2021 della rivista Arel, avendo come titolo Uguaglianza, con la partecipazione del prof. Paolo Guerrieri, già docente di Economia presso La Sapienza di Roma e visiting Professor presso l’Università californiana di Berkeley, nonché del ministro all’Istruzione, prof. Patrizio Bianchi, dell’Università di Bologna, con la conclusione di Enrico Letta, presidente dell’Arel e della “Jacques Delors Institut – Notre Europe”, con sedi a Parigi e Berlino. Un dibattito moderato da Mariantonietta Colimberti, direttore responsabile della stessa rivista.

«Un numero della rivista – ha dichiarato il ministro Patrizio Bianchi, nel suo intervento – che sarebbe piaciuto molto al professore (così veniva chiamato da tutti Andreatta nella sua Bologna) per i temi trattati e gli argomenti sviluppati grazie al coinvolgimento di tanti giovani».

Un contesto di argomenti trattati nella rivista, alla luce degli effetti creati dalla pandemia, che ha pure attivato, attraverso l’intervento del direttore Mariantonietta Colimberti, un momento di intenso ricordo del prof. Beniamino Andreatta che il prossimo 28 maggio ricorre il cinquantesimo anniversario della sua elezione a Rettore dell’Università della Calabria.

«In una società inclusiva – ha affermato nel suo intervento d’introduzione del dibattito – al primo posto devono essere i luoghi e le attività dove si formano le donne e gli uomini di domani: scuola e università, dunque.E allora in questa sede vorrei ricordare che esattamente il 28 maggio di cinquant’anni fa Nino Andreatta veniva eletto rettore della nascente Università della Calabria, che sarebbe sorta sulla collina di Arcavacata di Rende (Cosenza). Una scommessa vinta, un’impresa titanica e innovativa condotta da un uomo del Nord nel profondo Sud degli anni Settanta. La Calabria era una regione segnata da due primati negativi: quello della più alta emigrazione e quello del più basso reddito. Proprio un censimento del 1971 certificò che in un secolo gli emigrati erano stati più numerosi della popolazione residente. Emigravano i poveri, ma emigravano anche i figli dei ricchi, andando a studiare nelle università del Nord o all’estero».

«Andreatta – ha aggiunto – ha una visione: creare al Sud “una città di giovani”, ai quali offrire (sono parole sue), “in una terra abituata a vedere i suoi figli partire, un motivo per restare”. La sua università sarà residenziale per professori e studenti, l’ammissione avverrà per punteggio frutto di un mix di reddito e merito, con prevalenza del primo, lo studio dell’inglese sarà obbligatorio. Un’università viva, “aperta al mondo” e collegata a università straniere, ma anche vicina al territorio, tanto che a dicembre ’72 invia professori e studenti – lui stesso li raggiunge più volte – a dare il loro aiuto a Fabrizia, vicino Catanzaro, devastata da una grave alluvione. A dare aiuto e a studiare il dissesto geologico».

«Cinquant’anni dopo – ha proseguito – sulla rivista da lui creata, abbiamo invitato ragazzi di liceo, adolescenti italiani e stranieri, a misurarsi sul tema dell’uguaglianza in una apposita sezione a loro dedicata. Isabel Andreatta, nipote diciassettenne del nostro fondatore, studentessa in Giappone in uno United World College, ha intervistato altri studenti provenienti da parti diverse del mondo; mentre le professoresse Barbara Maso e Giusy Trimarchi, docenti in due licei romani (il Convitto Nazionale e il Liceo Montale) hanno selezionato gli scritti dei loro allievi ai quali avevano sottoposto due tracce e una giuria formata dalla nostra redazione ha scelto i temi da premiare con la pubblicazione. Della parola proposta i ragazzi hanno approfondito tanti aspetti, compresa la sua ambiguità: dunque uguaglianza non soltanto come risultato di giustizia sociale e non discriminazione, ma uguaglianza anche come pericolo di omologazione, di conformismo, di perdita di identità».

«L’uguaglianza è anche una parola estremamente concreta, che la pandemia – è riportato nel testo di presentazione della rivista – ha reso ancora più significativa nella sua declinazione negativa. Le disuguaglianze, infatti, sono cresciute, in molti casi drammaticamente. Decenni di lotta contro il razzismo, le ingiustizie sociali le discriminazioni sessuali stanno lì a dirci che ancora oggi, pur con contenuti che si aggiornano, l’uguaglianza resta un obiettivo, un’aspirazione, un diritto da conquistare».

Un numero della rivista in cui trovano spazio testimonianze e interviste in cui gli illustri interlocutori parlano di politiche pubbliche: sanità, università, fisco, edilizia, trasporti, digitalizzazione e altro ancora, tutti settori da sempre sotto la lente di ingrandimento.

«Per anni, forse per decenni – ci dice il direttore Mariantonietta Colimberti – parole come “crescita” e “produttività” da una parte e “giustizia sociale”, “uguaglianza” dall’altra sono state considerate antitetiche, in contrapposizione, spesso anche nel campo progressista. Quell’approccio ha fatto sì che le nostre democrazie si sbilanciassero su una dimensione, quella del profitto, dimenticando il dovere costituzionale di promuovere l’uguaglianza. Oggi le cose stanno cambiando e il pensiero prevalente degli studiosi più accorti va nella direzione del recupero di attenzione alla giustizia sociale, all’uguaglianza delle opportunità, alla promozione dell’ascensore sociale, ancora bloccato. Ce lo dicono le interviste e gli interventi pubblicati. Fabrizio Barca, Carlo Trigilia, Gianfranco Viesti, Innocenzo Cipolletta e Paolo Guerrieri concordano sulla necessità di una “crescita”, di uno “sviluppo”, inclusivi. E a proposito di uguaglianza evocativa di giustizia sociale e di inclusione, vi è una sezione a “The economy” di Papa Francesco, che quanto a messaggio di comunità è un leader mondiale assoluto, aperta con un’intervista a suor Alessandra Smerilli, economista e coordinatrice in Vaticano della task force Economia».

A tutto questo, si aggiungono tanti altri interventi rivolti alle nuove generazioni: accanto a studiosi affermati ed esponenti delle istituzioni trovano spazio e ascolto coloro che si stanno formando e alle ricerche di giovani accademici, che in questo numero hanno sviscerato applicazioni e potenzialità dell’intelligenza artificiale in relazione all’uguaglianza in una sezione curata da Federica Merenda (della Scuola Sant’Anna di Pisa). Attraverso l’indice si riscontrano altri nomi come: Stefano Sannino, Mauro Petriccione, Ferdinando Salleo, Baskhar Sunkara; quelli istituzionali con Carla Bassu, Marianna Madìa e Alessandro Zan; lo sport con Sara Gama, la psicoanalisi con Sarantis Thanopulos, Sauro Mezzetti, Pio d’Emilia e Romeo Orlandi

Enrico Letta ha concluso il dibattito sottolineando l’importanza della scuola e della formazione nell’educazione all’uguaglianza. In questo ambito, la priorità va alla qualità dei docenti, che devono essere capaci di promuovere un’uguaglianza sostanziale, non formale, perché, come diceva don Lorenzo Milani, «non c’è niente di più ingiusto che fare parti uguali tra disuguali». (fb)

                                                                                     

Beniamino Andreatta, un gigante da scoprire per tanti giovani calabresi

Dopo aver celebrato, nel mese di ottobre del 2019, il cinquantesimo della sua legge istitutiva n° 442 del 12 marzo 1968, alla presenza del presidente, on. Enrico Letta, che ha portato tra l’altro alla intitolazione del ponte sul fiume Campagnano, lungo l’asse stradale della SS 19 bis, alla memoria del prof. Beniamino Adreatta, primo Rettore dell’Università della Calabria, con la soddisfazione della vedova signora Giana Petronio Andreatta e della loro figlia Tinny, hanno preso il via le iniziative destinate a ricordare questa importante ricorrenza.

Ad acquisire il merito dell’apertura di tale celebrazione è stato il prof. Mario Caligiuri, del Dipartimento di linguistica che, nell’ambito del ciclo di lezioni dell’insegnamento di “Pedagogia della comunicazione” del corso di laurea magistrale “Scienze Pedagogiche”, ha invitato il giornalista Franco Bartucci, già responsabile dell’ufficio stampa e pubbliche relazioni dell’Ateneo di Arcavacata, a presentare il suo libro L’avventura di Andreatta in Calabria – Un Campus per competere nel mondo, pubblicato dalla Pellegrini Editore di Cosenza, con la prefazione del presidente Enrico Letta, appena eletto come segretario nazionale del Partito Democratico.

A parlare dell’autore della prefazione del libro di Franco Bartucci, in modalità on line, è stato il prof. Mario Caligiuri nella sua introduzione dell’incontro, che ha registrato la presenza di 158 studenti iscritti interessati a conoscere bene la figura del prof. Beniamino Andreatta, al quale spetta il titolo di “Padre fondatore dell’Università della Calabria”, unitamente ai componenti del Comitato Tecnico Amministrativo dell’Università e dei Comitati Ordinatori delle quattro Facoltà, nominati nel mese di aprile 1971 dal Ministro alla Pubblica Istruzione, on. Riccardo Misasi.

Il prof. Caligiuri, oltre ad evidenziare il ruolo e la figura di Enrico Letta, nuovo segretario nazionale del Partito Democratico, legatissimo all’Università della Calabria, in virtù del forte legame avuto con il prof. sen. Beniamino Andreatta, tanto da arrivare ad istituire nell’autunno del 2019 una Scuola delle Politiche, presso il dipartimento  di Scienze Politiche e Sociali, prima di parlare delle finalità  ed obiettivi del corso di “Scienze Pedagogiche”, ha ricordato la figura del presidente Aldo Moro, che nel 1968, in tempi difficili e conflittuali a livello nazionale per le note vicende dei moti studenteschi universitari, è riuscito, in qualità di Presidente del Consiglio, a portare in porto la legge istitutiva dell’Università degli Studi della Calabria, ch’ebbe poi nel 1971 come primo Rettore il prof. Beniamino Andreatta.

«L’ istituzione dell’Università della Calabria – ha affermato il prof. Mario Caligiuri nella sua introduzione – rappresentò nel 1968 un evento d’ innovazione formidabile per tutto il Paese, scosso dalle rivolte giovanili. L’idea lungimirante del primo Rettore Beniamino Andreatta ancora oggi consente di offrire servizi che ci pongono tra i più accreditati atenei italiani. Questa bella storia, con le innovazioni straordinarie e i limiti sopraggiunti, dovrebbero rappresentare una conoscenza obbligatoria per tutti gli studenti. Il futuro si prepara conoscendo quello che ci circonda, coltivando l’identità e la storia».

Il caso ha voluto che la lezione di Franco Bartucci, per presentare agli studenti del corso di laurea magistrale in  “Scienze Pedagogiche” il suo libro dedicato alla figura del Rettore Beniamino Andreatta, capitasse all’indomani del 43° anniversario del rapimento del presidente Aldo Moro, che lo ebbe come consulente economico anche durante il periodo di gestione dell’Università calabrese.

Questo ha portato l’autore del libro a chiedere all’attuale Rettore dell’Università, prof. Nicola Leone, a fare in modo che la figura di Aldo Moro avesse un riconoscimento storico all’interno del campus universitario, in modo che le nuove generazioni ne tramandassero la memoria in virtù di tre motivi specifici ed importanti: l’approvazione della legge istitutiva dell’Università (n° 442 del 12 marzo 1968), il rapporto di consulenza ed amicizia  creatosi tra i due, la proposta e l’approvazione della legge 2 maggio 1976 n.183 a sostegno delle Università del Mezzogiorno, attraverso la quale l’Università della Calabria ottenne un finanziamento di otto miliardi di lire che furono utilizzati per costruire i primi cubi del progetto Gregotti, come anche l’istituzione del Crai (Consorzio di ricerca per l’applicazione in Informatica).

Per l’autore del libro l’iniziativa, promossa dal prof. Mario Caligiuri, rappresenta la prima opportunità che si è presentata per celebrare degnamente il cinquantesimo anniversario della nascita dell’Università della Calabria, partendo dalla decisione assunta dal Governo presieduto dall’on. Emilio Colombo, che il 16 febbraio 1971 approvò il cosiddetto “Pacchetto Colombo”, al cui interno fu deciso che la nuova  Università calabrese sorgesse nella provincia di Cosenza, ratificato il 16 aprile 1971 dal Presidente della Repubblica, Giuseppe Saragat.

«In quest’anno – ha detto Franco Bartucci – ricadono importanti avvenimenti che fanno parte di questo cinquantesimo anniversario, come la nomina, da parte del Ministro della Pubblica Istruzione, on. Riccardo Misasi, del Comitato Tecnico Amministrativo con i Comitati Ordinatori delle quattro Facoltà (Ingegneria, Scienze Economiche e Sociali, Lettere e Filosofia, Scienze Matematiche Fisiche e Naturali) avvenuta il 28 aprile 1971; l’insediamento  ufficiale di questi Organismi avvenuto nel salone di rappresentanza di Palazzo dei Bruzi il 22 maggio 1971; l’elezione del prof. Beniamino Andreatta quale primo Rettore dell’Università della Calabria (28 maggio 1971); la scelta, da parte del Comitato Tecnico Amministrativo, di insediamento delle strutture dell’Università nell’area individuata tra i Comuni di Rende e Montalto Uffugo (31 luglio 1971); primo insediamento Senato Accademico (27 settembre 1971); approvazione dello Statuto dell’Università, da parte di tutti gli organismi accademici e del  Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione, che porta alla sottoscrizione del documento da parte del Ministro della Pubblica Istruzione, on. Riccardo Misasi, con il Dpr 1 dicembre 1971 n.1329».

Per il primo responsabile dell’Ufficio stampa dell’Università, Franco Bartucci, è stata un’ottima occasione per illustrare agli studenti la personalità, la figura culturale e sociale del primo Rettore dell’Università della Calabria, manifestati nell’opera di avvio dei primi tre anni accademici (1972/1975) utilizzando documenti e dichiarazioni tratte dai giornali dell’epoca, da cui emergono il tipo di impronta del Rettore Andreatta e dei suoi collaboratori nell’assicurare alla Calabria una Università aperta alle esigenze e speranze della società del territorio.

Una figura innovativa, che ha saputo parlare in termini di trasparenza e diritto all’informazione, tanto da arrivare ad inserire nello Statuto (1971) un apposito articolo che garantiva la pubblicazione degli atti ed il diritto d’informazione per i cittadini. Come pure ideatore e promotore del primo nucleo di protezione civile costituito a gennaio del 1973, composto da studenti, docenti e non docenti, inviato in territorio del comune di Fabrizia (Catanzaro oggi Vibo Valntia) per soccorrere ed assistere gli abitanti di quei luoghi colpiti da un disastro di dissesto idrogeologico.

Una lezione straordinaria, che ha entusiasmato tutti gli studenti che l’hanno seguita, tanto che chi ha chiesto di prendere la parola ha rimarcato la necessità di ritornare a parlarne, per far conoscere, a fondo, a tutti gli studenti degli altri corsi di laurea, la storia dell’Università calabrese, che da un mese circa ha tagliato il nastro del suo primo cinquantesimo anniversario della sua nascita, ma che richiede impegni concreti alle nuove generazioni per portarne a compimento le sue strutture, rimaste tronche sulla collina di contrada Vermicelli, nella logica di creare la “Grande Cosenza” con la sua metropolitana, che dalla stazione ferroviaria di Settimo di Montalto Uffugo raggiunga il centro storico di Cosenza. (rcs)

 

COSENZA – Il libro “L’avventura di Andreatta in Calabria”

4 dicembre 2018 – In occasione dei 60 anni della Rai in Calabria, oggi a Cosenza, alle 15.00, presso la sala polifunzionale “Corrado Alvaro” della sede Rai, la presentazione del libro L’avventura di Andreatta in Calabria – Un campus per competere nel mondo di Franco Bartucci.

L’evento è stato organizzato dalla direzione della sede regionale nell’ambito dell’iniziativa Leggere in Circolo, promossa dalla Direzione Coordinamento sedi regionali ed estere in collaborazione con l’Associazione Internazionale “Amici dell’Università della Calabria”.

La manifestazione si aprirà con i saluti di Demetrio Crucitti, direttore di RAi Calabria, di Patrizia Piro, presidente Associazione Internazionale “Amici dell’Università della Calabria”, dell’On. Enrico Letta, già Presidente del Consiglio – presenzierà attraverso video-messaggi – e di Giana Petronio Andreatta.

Relazionano Daniele Gambarara, docente di Filosofia del Linguaggio, Antonio Aquino, professore emerito di Economia presso l’Università della Calabria.

L’evento, che prevede la presenza dell’autore, sarà arricchito dalle testimonianze, brevi, di persone che hanno seguito il lavoro del primo Rettore dell’Università della Calabria.

Il libro, edito da Pellegrini Editore, ha la prefazione a cura di Enrico Letta. (rcs)