Al Teatro Cilea di Reggio stasera in replica una grande Norma

4 novembre 2018 – Con la direzione di Viliana Valtcheva e l’Orchestra del Teatro Comunale Cilea la Norma in replica stasera al teatro Cilea di Reggio. La regia è di Renato Bonajuto, in scena Marily Santoro e Davide Ryu, con il prezioso apporto del Coro lirico “Francesco Cilea” diretto da Bruno Tirotta. Lo spettacolo fa parte del Rhegium Opera Musica Festival organizzato dall’Associazione Culturale Traiectoriae.
Marily Santoro, nel ruolo di Norma, è un soprano di Reggio che vanta una carriera internazionale. Il tenore Davide Ryu è Pollione; Francesca Romana Tiddi è Adalgisa; Evgeny Stanimirov è Oroveso; Stefania Campicelli è Clotilde e Nino Mauceri è Flavio. «Sono molto felice ed emozionata – ha detto la Santoro – perché questa Norma nasce e cresce con le risorse umane e creative di molte persone calabresi e vicine alla Calabria. Mi auguro di tutto cuore che i reggini che verranno a teatro si possano innamorare di questo personaggio che porto nel cuore e che cercherò di far conoscere al pubblico del Cilea».

Il direttore d’orchestra Viliana Viltcheva

Viliana Valtcheva (1980), di origini bulgare è una grande professionista del podio ed è considerata dai critici una grande promessa.
Il regista Renato Bonajuto (1979), ha iniziato la sua carriera di regista come assistente di Beppe De Tomasi affiancandolo nei più prestigiosi teatri del mondo con i più grandi nomi della lirica. Oggi ha al suo attivo oltre cento regie e quarantacinque titoli debuttati, e dal 2012 ricopre l’incarico di segretario artistico/casting manager del Teatro Coccia di Novara. Per l’allestimento di “Norma” a Reggio Calabria è affiancato da Teresa Gargano.
«La storia di Norma – dice il regista Bonajuto – ha tanto in comune con la vita di tutti i giorni ed è per questo che, a mio avviso, è assolutamente attuale. Importante è stato il lavoro sui singoli personaggi. Ho voluto far emergere, accanto alla donna sacerdotessa, il lato umano della protagonista, e ho cercato di rendere omaggio anche alla figura di Adalgisa che ho reso più consapevole e presente al suo destino. In questo spettacolo mi sono avvalso di proiettori hi-tech a 3D per dare un significativo effetto di profondità e per coinvolgere lo spettatore, puntando sul concetto di immersività, quasi cinematografica. Quella a cui si assisterà sarà la versione dell’opera belliniana con i tagli di tradizione, dove l’azione ritmica e visuale si trovano in una giusta sinergia con la direzione musicale. Abbiamo scelto con cura le voci, assolutamente adeguate alle necessità delle complesse partiture di Norma e Pollione, in particolare, e abbiamo curato l’orchestrazione vocale nel suo complesso che è risultata ben equilibrata. La musica sarà il vero sostegno per fare emergere la bellezza e la rotondità della vocalità presenti».
La Norma è la più celebre opera del catanese Vincenzo Bellini: opera in due atti, composta nel 1831, con il libretto firmato da Felice Romani, tratto dalla tragedia di Louis-Alexandre Soumet Norma, ou l’infanticide. L’aria più famosa dell’opera è Casta diva a metà del primo atto.
Il soprano Marily Santoro indosserà sui sontuosi costumi i gioielli di Gerardo Sacco. (rs)

Una giornata storica: finalmente Reggio beve l’acqua del Menta

Il sito celebrativo della Diga del Menta

Come funziona l’impianto ?

I discorsi dell’inaugurazione

28 ottobre 2018 – La giornata di oggi resterà nella memoria storia della Città di Reggio, ma anche di tutta la Calabria: l’apertura della Diga del Menta che, dopo trent’anni di attesa, rifornirà di acqua potabile Reggio rappresenta sicuramente un segnale che, se c’è la volontà politica, le cose si possono fare. Per questo oggi a Reggio si festeggia: la città per lunghissimi anni – soprattutto d’estate – ha sofferto una crisi idrica senza precedenti, con acqua non solo scarsa ma addirittura “sporca”, ovvero imbevibile.
I lavori della Diga del Menta, che ricade nel comune di Roccaforte del Greco, sembra non avrebbero mai trovato fine. Bisogna dare atto alla Regione e al suo presidente Mario Oliverio di un impegno concreto, in tandem con il sindaco della Città Metropolitana Giuseppe Falcomatà che, in quest’occasione, ha mostrato la determinazione necessaria per portare a termine il progetto. Un’opera di alta ingegneria – una delle più imponenti di tutto il Meridione, la più grande opera pubblica nell’ambito dell’acqua mai realizzata negli ultimi 40 anni in Calabria – che sarà in grado di trattare 1250 litri d’acqua al secondo, con 17,9 milioni di metri cubi d’acqa alla massima regolazione. Finalmente cesserà la sete di Reggio?
Occorre ricordare che i lavori sospesi da tempo erano ripresi nel 2015 e in appena tre anni l’opera è arrivata al traguardo dell’operatività completa.


«Un fondamentale impegno, assunto con i cittadini di Reggio Calabria fin dal mio insediamento, è stato onorato – ha detto il Presidente Mario Oliverio. La vicenda della Diga del Menta è uno delle metafore, forse la più significativa, della mia esperienza di governo regionale. Ho ereditato la sfascio, un cantiere fermo e vandalizzato, ho programmato le risorse e seguito la redazione dei progetti e dei lavori. Sono stato più volte sui cantieri. Un lavoro spesso nascosto, che oggi produce fatti. Sono tante le situazioni di opere incompiute o abbandonate che sono state recuperate e riattivate come, per citare le più significative, l’apertura della cardiochirurgia, i cantieri di adeguamento sismico delle scuole, la strada Gallico-Gambarie, il finanziamento della metropolitana, i finanziamenti sul rischio idrogeologico e così via. Per questi motivi il 28 ottobre sarà una data storica e un’occasione di festa per la città di Reggio Calabria».
Il sindaco Falcomatà ha annunciato la fine della grande sete di Reggio: «Con l’apertura del nuovo sistema idrico della Diga sul Menta finalmente si risolve in maniera definitiva un problema che esiste da sempre nella nostra Città. Siamo davvero di fronte ad un passaggio epocale, una sorta di “rivoluzione copernicana” che inciderà in maniera determinante nella vita quotidiana dei reggini che, finalmente, avranno la possibilità di utilizzare l’acqua in casa secondo i propri bisogni domestici senza dover “sperare” che non manchi. Quando ci siamo insediati il cantiere della diga risultava fermo e vandalizzato. Sono serviti anni di duro lavoro, costante e silenzioso, nella proficua sinergia attivata con il Presidente Oliverio e con Sorical, per arrivare a questo punto. Nulla di tutto ciò era scontato, ma oggi possiamo finalmente affermare che l’acqua della Diga non è più un miraggio».


Per dovere di cronaca bisogna riferire di un allarme lanciato dai deputati pentastellati Paolo Parentela e Luigi D’Ippolito relativo a una discarica vicina alla diga che conterrebbe pericolosi inquinanti su cui la Sorical ha chiesto interventi di bonifica. Circostanza smentita dal commissario liquidatore della Sorical, Luigi Incarnato: «Indagini, analisi e approfondimenti fatti per tempo dagli organi competenti – ha detto Incarnato – hanno escluso ogni collegamento tra la problematica sollevata dai rappresentanti del Movimento 5 Stelle e l’utilizzazione dell’acqua della Diga del Menta. La fornitura idrica è garantita, tra l’altro, da un impianto di potabilizzazione tra i più avanzati d’Italia, soprattutto nel campo del monitoraggio, controllo e sicurezza». (rrm)

Il programma degli eventi celebrativi di oggi: alle 11 ad Armo di Gallina la benedizione degli impianti da parte dell’arcivescovo di reggio Giuseppe Giorini Morosini e avvio della fornitura idrica, con la partecipazione del presidente della Regione Mario Oliverio, del sindaco Giuseppe Falcomatà e del commissario Sorical Luigi Incarnato.

Alle 16 riattivazione della fonte delle Tre Fontane, alimentata dall’acqua che proviene dalla Diga del Menta. Don Giacomo D’Anna, parroco della Chiesa di San Paolo, ha benedetto il complesso. E’ la prima fontana pubblica di Reggio Calabria che viene alimentata direttamente con l’acqua della Diga del Menta. I tantissimi cittadini presenti, nonostante l’inclemenza del tempo, muniti di borracce appositamente prodotte per l’evento, hanno potuto e voluto constatare personalmente, insieme agli amministratori e ai rappresentanti istituzionali, l’alta qualità e la bontà del prezioso liquido. Inutile aggiungere che è stato un momento di grande partecipazione e gioia collettiva a cui hanno partecipato, con suoni di clacson, anche gli automobilisti che in quel momento si sono trovati a transitare per la zona. Grande soddisfazione hanno espresso con i loro volti e attraverso gli abbracci soprattutto gli anziani, molti dei quali mai avrebbero creduto di poter vedere riattivata questa antica e storica fontana.

Alle 17.30 il convegno a Palazzo San Giorgio “Dalla Diga del Menta al sistema idrico integrato dell’acqua a Reggio Calabria” con la partecipazione del sindaco Falcomatà, del presidente Oliverio, di Luigi Incarnato, Paolo Brunetti, Domenico Penna (sindaco di Roccaforte del Greco) e Domenico Creazzo (presidente f.f. del Parco d’Aspromonte).
Le manifestazione si sono chiuse con un concerto al Teatro Cilea diretto dal m° Alessandro Tirotta con l’Orchestra e il Coro del Teatro Cilea (quest’ultimo diretto da Bruno Tirotta). Lo spettacolo previsto in piazza Italia di Otello Profazio e Francesca Prestia è stato rinviato per maltempo. (rrc)

 

 

Catanzaro, Il Don Giovanni ha aperto la Stagione del Politeama

22 ottobre – È stato un magnifico preludio per la stagione del Politeama con la messa in scena del Don Giovanni di Mozart realizzata in memoria di Giovanni Colosimo, grande appassionato e fine conoscitore di lirica nonché grande industriale di Catanzaro. Una prestigiosa realizzazione, con un cast di altissimo livello che porta il Politeama di Catanzaro a primeggiare non solo in Calabria ma a livello nazionale per la qualità del cartellone e delle scelte artistiche, frutto del dinamicissimo sovrintendente Gianvito Casadonte.
Il Don Giovanni proposto da Luciano Cannito presenta caratteristiche che fondono insieme innovazione e tradizione, con una rigorosa rilettura del libretto di Lorenzo Da Ponte, senza trascurare un’attualizzazione curiosa. L’ambientazione è nel Regno delle Due Sicilie (Cannito ha lavorato molto con Roberto De Simone e ha una particolare vocazione culturale napoletana) e il Don Giovanni proposto stasera non è un supereroe sciupafemmine quanto piuttosto un aristocratico viziato che utilizza il suo potere per approfittarsi di donne ingenue e sprovvedute. Ogni riferimento al #metoo e al caso Weinstein non è decisamente casuale…
Importante il cast artistico: a dirigere l’Orchestra Filarmonica della Calabria è stato chiamato uno dei direttori e maestri concertatori più noti e affermati in Europa, il polacco Marcin Nałęcz-Niesiołowski; nel ruolo del grande seduttore c’è Carlo Colombara, un artista di fama internazionale e nel ruolo di Leporello Marco Camastra, altro affermato protagonista del mondo della lirica. Le scene sono di Michele Della Cioppa, direttore degli allestimenti scenici del Tetro dell’opera di Roma, i costumi – bellissimi – di Giusi Giustino, che dirige la sartoria del San Carlo di Napoli. Affiancano l’Orchestra Filarmonica della Calabria (che avrebbe dovuto essere diretta da Filippo Arlia) il magnifico coro lirico “Francesco Cilea” di Reggio, diretto da Bruno Tirotta.

«La direzione di Marcin Nałęcz-Niesiołowski – ha sottolineato con soddisfazione il Sovrintendente Gianvito Casadonte – è garanzia dell’alta qualità artistica che la Fondazione ha preteso per questo allestimento del Don Giovanni. Un allestimento prezioso che, voglio ancora una volta ricordarlo, è stato reso possibile grazie all’intervento fondamentale della famiglia Colosimo che ha voluto, assieme a noi, onorare la memoria di un uomo straordinario come Giovanni Colosimo».
Luciano Cannito nelle sue note di regia scrive: «La Napoli del Settecento era davvero simile alla Spagna del Settecento di Mozart e Da Ponte e di sicuro la permanenza nella città partenopea del sublime maestro di Salisburgo e del librettista italiano, sono certe e ben documentate.
Da qui parte la mia lettura fedele al libretto originale, che dunque se ne discosta solo in quella che noi oggi chiameremmo “location. La verità è che la mia formazione culturale napoletana, gli anni di collaborazione con Roberto De Simone, la profonda “scuola napoletana” dello scenografo Michele Della Cioppa e della costumista Giusi Giustino, non potevano far altro che far virare questa nuova messa in scena di “Don Giovanni” verso un Regno delle Due Sicilie, aristocratico, un po’ decadente, polveroso, caldo, ricco e forse un po’ viziato.»
«E se di Regno delle due Sicilie si parla – dice ancora il regista – allora anche di popolo bisogna parlare, dei vecchi monumenti dal passato illustre, di fame, degli espedienti per cavarsela, dei mercati, della vita vissuta per strada perché il clima lo permetteva e la povertà delle case popolari lo rendeva necessario, dei balli improvvisati ad ogni occasione, delle feste, della gioia della gente comune per le piccole cose. Don Giovanni si sente in cuor suo un principe, anche se dispone solo di un unico fidatissimo servitore, Leporello, e di un esiguo numero di camerieri nel suo palazzotto, dove pure le ricche sedie sono spaiate, come immaginiamo potesse accadere talvolta in vecchie case di nobili dal patrimonio sempre più scarso. Don Giovanni, a modo suo, è però coraggioso e brillante. Non teme nulla, neppure la morte, con la quale scherza di continuo e che sfida fino alla fine. Impermeabile ai sensi di colpa (sembra un antesignano della scuola freudiana…), arriverà ad accettare di cenare con un fantasma pur di tener fede alla parola data e dimostrare a se stesso la sua nobile risolutezza. Don Giovanni gioca con la Morte perché in effetti è consapevole che prima o poi così sarebbe andata a finire: troppe donne, troppi rischi, troppe fughe, troppi mariti traditi, troppe lacrime fatte versare. Ma soprattutto troppi desideri. Ma si sa, i desideri una volta realizzati, non sono più tali. Don Giovanni è dunque costretto a correre verso il prossimo. Una ricerca infinita di desiderio che solo la morte può interrompere». (rs)

Luciano Cannito spiega il suo Don Giovanni in un video postato da Gianvito Casadonte:

Luciano Mattia Cannito sarà il Regista del Don Giovanni prodotto dalla fondazione Politeama con la Famiglia Colosimo. Domenica 21 Ottobre.

Pubblicato da Gianvito Casadonte su Martedì 16 ottobre 2018

 

 

Una splendida Traviata entusiasma a Reggio in un teatro Cilea stracolmo

22 settembre – Un trionfo. E dodici minuti di applausi a fine spettacolo. La Traviata in scena ieri sera al Teatro Cilea di Reggio ha tre grandi meriti: è una superba messinscena, con protagonisti di alto livello, ha riempito totalmente il teatro in ogni ordine di posto, ha attirato una incredibile quantità di giovani. Questo significa che la Città di Reggio (ma è tutta la Calabria a chiederlo) vuole cultura e spettacoli di qualità che arricchiscono lo spirito, facendo maturare, soprattutto nei giovani, un’idea del bello che può solo portare crescita e benessere.


Una straordinaria Violetta, il soprano Laura Giordano, giovane palermitana, al suo debutto in Traviata, chiamata a sostituire Marie Pierre Roy, ha raccolto applausi a scena aperta, conquistando dal primo acuto un pubblico entusiasta. Ha grande personalità, presenza scenica, e una voce che la porterà molto lontano. Ha mostrato temperamento e mestiere, due doti inaspettate in una giovane che, comunque, ha un bel po’ di collaborazioni con importanti maestri. Di certo, è piaciuta tantissimo al pubblico reggino – che ha mostrato senza ritegno (ma obiettivamente giustificatissimo) un entusiasmo da stadio. È straordinario che Verdi, La Traviata, riescano a emozionare un pubblico non solo di melomani, ma anche e soprattutto di giovani “esploratori” della lirica, che sono usciti da teatro felici e soddisfatti, con l’idea di ritornarci.


Il cartellone di Rhegium Opera Music Festival, curato con grande perizia e tanta passione da Domenico Gatto e Renato Bonajuto è di tutto rispetto: se sarà confermato l’en-plein di ieri sera alle opere in programma (la Norma di Bellini e il Don Giovanni di Mozart) significherà che la città è matura e culturalmente pronta a saziarsi di buona musica e di eventi culturali di spessore.
Magnifica la direzione di Manuela Ranno: energica e sicura, ha elettrizzato tutto il teatro e guidato con grande professionalità i protagonisti in scena (quasi 50) dai grandi artisti, ai figuranti, fino al bel sipario coregrafico del Centro Studi Danza di Gabriella Cutrupi col fantastico solista Francesco Rodilosso. L’idea di valorizzare le risorse del territorio è vincente ed è la giusta ricompensa per tante giovani promesse che aspirano alla carriera artistica: offrire opportunità è fondamentale per far crescere professionalità e competenze nell’arte, come nelle professioni. È una bella soddisfazione vedere artisti reggini poter mostrare nel “loro” teatro talento e bravura.


E che dire dell’Orchestra e del Coro del Cilea? Da fare invidia a molti teatri: l’orchestra reggina è magnifica, mostra grandissime capacità interpretative e riesce a dare sempre il meglio di sé in qualsiasi circostanza. La guida attenta e decisa di Manuela Ranno ha confermato il talento artistico e la validità dei suoi strumentisti. E Bruno Tirotta, direttore del Coro reggino, ha dato un’ulteriore prova delle grandi capacità artistiche di questa compagine che merita grandi onori.
La messinscena di Andrea Merli ha convinto il pubblico. Ottima anche la prova di Giuseppe Talamo (Alfredo), Salvatore Grigoli (il padre di Alfredo) e di Alessio Gatto Goldstei (il Barone), ma faremmo torto a non segnalare la buona prova di Gabriella Grassi (Flora), Ilenia Morabito (Annina), Stefano Tanzillo (Gastone), Demetrio Marino, Giuseppe Zema e Marcello Siclari. Una bella serata di Verdi in una città che non finisce mai di stupire e che mostra di non essere mai sazia di cultura. Il teatro è nato da queste parti, 2700 anni fa, normale sia nel dna dei reggini, anzi non solo, di tutti i calabresi. (rs)