L’OPINIONE / Francesco Costantino: Serve dibattito su risorse non utilizzate in Calabria

di FRANCESCO COSTANTINO In un comunicato del Presidente Occhiuto testualmente si leggeva: «È stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto del presidente del Consiglio dei ministri attraverso il quale il governo nazionale – accogliendo le richieste della Regione Calabria – ha rimodulato gli importi dei fondi INAIL stanziati per gli ospedali di Reggio Calabria e di Cosenza». 

«Lo scorso mese di febbraio, in occasione della ricognizione del fabbisogno di ulteriori iniziative, avviata dal Ministero della Salute, la Regione Calabria per il GOM di Reggio Calabria aveva chiesto di incrementare di 90milioni di euro le risorse per l’intervento ‘Ampliamento Nuovo Ospedale Morelli di Reggio Calabria’, già finanziato con 180milioni di euro, portando così il totale a 270 milioni di euro. Avevamo anche richiesto di incrementare di ulteriori 2milioni e 700mila euro il valore dell’iniziativa denominata ‘Completamento polo onco-ematologico del nuovo Ospedale Morelli’, già finanziata con 10milioni di euro, portandola così a complessivi 12 milioni e 700 mila euro».

«Avevamo, inoltre, suggerito di valutare un’ulteriore iniziativa proposta dal Gom di Reggio Calabria, denominata ‘Realizzazione della Palazzina Uffici e della Foresteria’ in un’area adiacente all’attuale Presidio Morelli, per un costo complessivo di 13milioni di euro».

«Dunque, nel mese di luglio abbiamo avanzato formale richiesta al Ministero della Salute per rimodulare le risorse stanziate per la Calabria, e nei giorni scorsi è arrivato il definitivo semaforo verde dall’esecutivo nazionale. Avremo, per gli ospedali di Reggio Calabria e di Cosenza, 689 milioni e 700 mila euro, 308 milioni e 600mila euro in più rispetto a quelli che erano stati stanziati negli scorsi anni. Allo stesso tempo sono stati confermati 14 milioni di euro per la realizzazione di un nuovo edificio polifunzionale nel crotonese, 35.702.321,75 euro per la riqualificazione del polo ospedaliero di Polistena, e 86 milioni e 800 mila euro per il nuovo ospedale di Catanzaro. In totale più di 826 milioni e 200 mila euro per i presidi e le strutture ospedaliere della nostra Regione. Un ottimo risultato raggiunto, anche grazie allo scrupoloso lavoro degli uffici preposti, dalla nostra amministrazione».

Da questa nota, riportata sulla stampa locale, siamo partiti per segnalare che nel territorio della città metropolitana il saldo degli investimenti Inail presentava il segno negativo per 14 mln di euro. 

Segnalazione maieutica, ha osservato qualcuno, considerando il profluvio di interventi di amministratori, sindaci, sindacalisti e opinionisti che si è registrato nei giorni successivi sui media. e nel mondo social. 

Interventi, evidentemente stimolati dalla nostra segnalazione.  Noi ci teniamo solo a ribadire la circostanza incontestabile che la rimodulazione dei fondi Inail per investimenti nel territorio metropolitano della città di Reggio Calabria metteva in luce un saldo negativo di investimenti e che, pertanto, sembrava giusto ridimensionare la portata di ciò che era stato pubblicato su qualche organo di stampa locale laddove si preannunciava l’arrivo sul territorio di una pioggia di milioni. 

Ci era parso che se non di vera e propria siccità si potesse dunque parlare, nessuna pioggia abbondante di milioni risultava in arrivo. 

Questo aspetto volevamo segnalare ai calabresi, con spirito di partecipazione attiva, come usa fare Comunità Competente, che ora auspica un dibattito non occasionale sul non uso che nel corso di questi anni si è fatto delle risorse finanziarie destinate all’edilizia ed alle tecnologie sanitarie. 

Che poi si fosse scelto, per alcuni investimenti già valutati positivamente, ai sensi dell’art. 1, comma 317, della legge n. 190 del 23/12/2014, nell’ambito dei piani triennali d’investimento dell’Inail, di utilizzare altre forme di finanziamento ritenute più conducenti per gli interessi dei calabresi è un’altra storia. 

A seguire il Dipartimento Tutela della Salute della Regione Calabria nelle modifiche ed integrazioni dei dca in merito all’adeguamento antisismico ed antincendio la testa gira; infatti dopo varie modifiche attuate in un anno, finalmente con il dca 8/2022 ai sensi della legge 145/2018 sono stati finalizzati circa 19 milioni di euro per il Presidio Ospedaliero di Locri da erogare “in comode rate” dal 2021 al 2027 e 9 milioni e 290 mila euro per l’Ospedale di Melito P.S.da erogare dal 2022 al 2029!!! 

Ci auguriamo che sia l’ultima “integrazione” e si vada speditamente alle gare perché vista la data di emissione del dca stesso, riteniamo che non si sia potuto tener conto dei rincari collegati al nuovo prezzario delle opere pubbliche regionali pubblicato successivamente -mese di luglio 2022- e degli ulteriori rincari dei materiali da costruzione degli ultimi mesi. 

Come Comunità Competente su questi temi già da qualche anno siamo attivamente impegnati e il proprio portavoce Rubens Curia ha inserito nel libro “Per una sanità partecipata” un apposito capitolo girando in lungo e largo l’intera Calabria per divulgarne i contenuti e per stimolare la partecipazione delle Istituzioni e dei calabresi. (fc)

[Francesco Costantino è di Comunità Competente Calabria]

A Lamezia la conferenza stampa sull’iniziativa di Comunità Competente Calabria sui livelli essenziali di salute

Mercoledì 20 ottobre, a Lamezia Terme, alle 11, nella Sala Sintonia a Via Reillo, la conferenza stampa sull’iniziativa di Comunità Competente Calabria, dal titolo Sì ai livelli essenziali di salute fruibili in ogni regione italiana! No ai 21 servizi sanitari regionali differenziati.

Nei giorni scorsi, infatti, Comunità Competente ha chiesto alla popolazione, alla delegazione parlamentare calabrese, al Presidente della Regione Calabria Roberto Occhiuto, ai nostri Consiglieri Regionali, alle Conferenze dei Sindaci, ai Sindacati e ai molti Attori Sociali di opporsi al disegno di legge sull’Autonomia Differenziata Regionale che «se attuato, darebbe un colpo mortale al Servizio Sanitario Nazionale Pubblico».

«È un grave errore – si legge in una nota – perché si accentuerebbe ulteriormente l’egoismo territoriale tra Regioni ricche e Regioni povere rischiando di impedire lo sviluppo dei diritti essenziali nei territori del Sud e di rompere definitivamente il senso di comunità e di unità nazionale, come, giustamente, ha denunciato anche l’Anaoo-Assomed in un recente documento».

«La Calabria sostiene “Solidarietà e Coesione Sociale” – conclude la nota –. Deve! poter disporre dei livelli essenziali di salute come qualsiasi regione italiana, e non più un Servizio Sanitario economicamente debole a differenza di altre Regioni forti a cui sarebbe consentita l’autonomia riguardo alle politiche di gestione del personale, delle attività libero professionali, del sistema tariffario, dell’accesso alle scuole di specializzazione, della governance delle Aziende Sanitarie e altro ancora».

Intervengono Giacomo Panizza, presidente Comunità Progetto Sud, Rubens Curia, portavoce di Comunità Competente, Antonia Romano, presidente Comitato Salute pubblica Esaro-Pollino, e Stefania Fratto, presidente Associazione Donne e Diritti. Modera la giornalista Maria Pia Tucci(rcz)

Comunità Competente Calabria dice “no” al Regionalismo Differenziato

No a 21 servizi Sanitari Regionali Differenziati, sì ai livelli essenziali di salute fruibili in ogni regione italiana. È quanto ha sottolineato Comunità Competente Calabria, che ha chiesto ai cittadini, ai parlamentari, ai consiglieri regionali e al presidente della Regione, Roberto Occhiuto, «di opporsi a questo disegno che, se attuato, darebbe un colpo mortale al Servizio Sanitario Nazionale Pubblico», e che ha già raccolto 114 firme.

«La Pandemia da Covid 19 – si legge in una nota – ha decisamente dimostrato, nella sua drammaticità, che è fondamentale una governance unitaria del Servizio Sanitario Nazionale». 

«Riscoprire, come fa adesso il Governo – prosegue Comunità Competente – gli “ Accordi preliminari “ firmati il 28 febbraio 2018 con le Regioni Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto riinserendo nella nota di accompagnamento al DEF 2021 il disegno di legge sulla “Autonomia Differenziata Regionale” è un grave errore perché si accentuerebbe ulteriormente l’egoismo territoriale tra Regioni ricche e Regioni povere rischiando di impedire lo sviluppo dei diritti essenziali nei territori del Sud e di rompere definitivamente il senso di comunità e di unità nazionale, come, giustamente, ha denunciato anche l’Anaao-Assomed in un recente documento». 

«La Calabria sostiene anche per sé stessa “Solidarietà e Coesione Sociale” – è stato ribadito – e non un Servizio Sanitario Regionale economicamente debole a differenza di altre Regioni forti a cui sarebbe consentita l’autonomia riguardo alle politiche di gestione del personale, delle attività libero professionali, del sistema tariffario, dell’accesso alle scuole di specializzazione, della governance delle Aziende Sanitarie e altro ancora». (rrm)

 

Rubens Curia: Serve nuova visione e riforma organizzativa e etica della sanità in Calabria

«Oggi occorre avere una nuova visione e, sopratutto, una riforma organizzativa ed etica della sanità in Calabria» ha dichiarato Rubens Curia,  portavoce Comunità Competente, nel corso dell’incontro pubblico promosso da Comunità Competente Calabria sulla sanità in Calabria.

« Chiediamo – ha aggiunto Curia – che tutti gli strumenti legislativi di partecipazione vengano attuati. Ma occorre muoverci anche per il presente perché tra qualche giorno la Calabria raggiungerà quota 1000 morti per Covid. Eravamo convinti di averla superata ma ci siamo sbagliati. E oggi abbiamo un’economia in ginocchi, si avverte una sensazione forte di abbandono da parte del governo nazionale e le risposte da parte di quello regionale non sono rassicuranti».

L’incontro, moderato dalla giornalista Emanuela Martino, che ha visto la partecipazione del candidato alla Regione, Nicola Irto e di don Giacomo Panizza, rappresentante di Comunità Competente e presidente del Comitato Progetto Sud, ha fatto registrare una larga partecipazione da parte di tanti attori del terzo settore, dell’associazionismo e del mondo delle professioni sanitarie e che ha posto sul tavolo gli argomenti di stringente attualità che stanno caratterizzando il dibattito pubblico in Calabria sul tema della Sanità.

Numerosi, poi, sono stati gli spunti e le sollecitazioni lanciate da alcuni dei rappresentanti delle circa quaranta realtà associative partecipanti al confronto. Dal recupero della dimensione sociale delle politiche sanitarie, al diritto alla cura e alla salute come fondamento universale da tutelare nel quadro del dibattito sugli equilibri tra pubblico e privato. E ancora, il quadro dell’offerta sanitaria e le problematiche legate alla governance del settore.

«L’esperimento di Comunità competente – ha detto Nicola Irto nel suo intervento – rappresenta un valore aggiunto in questa regione nel dibattito sulla sanità, specie in chiave di proposta e visione. Siamo di fronte ad uno scenario molto complicato e l’istituto del commissariamento ha abbondantemente fallito, come la storia e i numeri testimoniano. Bisogna partire sin da ora con i temi centrali, come la riorganizzazione della medicina territoriale come ho ribadito anche al commissario Longo. E poi l’integrazione tra sanità e terzo settore. È impensabile che le Asp non abbiano un ancora un canale di dialogo con tutti gli attori del sistema socio-assistenziale».

«Dobbiamo in questa direzione – ha rimarcato Irto – ridisegnare i dipartimenti regionali, ma non secondo logiche di carrierismo, ma sulla base dei bisogni reali. E, sul debito sanitario, occorre essere responsabili e non basta dire che lo Stato deve farsi carico di tale voragine. Si può semmai avanzare la proposta di dividere il problema, dicendo ad esempio che è responsabilità dello Stato tutto il passivo maturato negli anni del commissariamento. Ma per fare ciò serve recuperare una forte e credibile capacità di confronto ai tavoli nazionali. E, infine, occorre lavorare su un vasto piano di riassetto delle piante organiche, rilanciando le assunzioni e introducendo nativi digitali nelle strutture regionali».

«Tanti mondi in Calabria hanno diritto di parola e non si può su questo tema fingere un dialogo che in realtà non esiste – ha evidenziato don Panizza – specie tra sanitario e sociale. La governance deve comprendere il tema della partecipazione, dei bisogni e dei diritti. E’ necessario che la Regione sappia governare con le diverse espressioni del territorio, sapendo però distinguere bene chi opera davvero, ad esempio nel terzo settore, perseguendo interessi di carattere generale. In Calabria c’è una forte consapevolezza da parte dei cittadini, si riparta da qui, ponendo al centro la competenza, a cominciare da chi fa politica». (rrm)

Comunità Competente Calabria scrive ai Commissari delle Asp per una sanità partecipata e trasparente

Il portavoce del movimento Comunità Competente Calabria, Rubens Curia, ha scritto una lettera ai Commissari straordinari delle Asp calabresi per chiedere «di attivare in questi 60 giorni, un grande bagno di democrazia partecipativa con un confronto serrato con le Associazioni dei cittadini ,i sindaci, le Organizzazioni Sindacali».

« il movimento Comunità Competente – si legge nella lettera – formato da associazioni e cittadini e cittadine partecipi da tempo sui temi della salute nella nostra regione, con la presente richiama il comma 4 dell’articolo 2 della Legge 30 dicembre 2020,n°181, il quale dispone che le S.S.L.L. entro 90 giorni dalla nomina a commissario adottino l’Atto Aziendale, rammentando che tale documento disegna l’organizzazione e la mission della Azienda e i suoi rapporti con le rappresentanze degli Attori sociali e degli Entilocali».

«Richiama, anche – continua la lettera – il dato che 11 anni di Piano di Rientro cui è sottoposto il Servizio Sanitario Regionale non hanno prodotto una svolta positiva, né in merito alla qualità dei Livelli Essenziali di Assistenza, nonostante l’impegno degli operatori sanitari, né con riferimento al disavanzo economico».

«Abbiamo assistito, in questi anni – continua la lettera –– all’infiltrazione della ’ndrangheta, a fenomeni di corruzione e d’incompetenza nell’amministrare le Aziende Sanitarie che gradualmente, si sono allontanate dai cittadini, non dando risposte sufficienti ai loro bisogni di salute e incrementando, in modo patologico, la “mobilità passiva”».

«Pertanto – conclude la lettera – riteniamo che l’atto aziendale sopra citato sia il documento “nobile” con cui debbano essere, basilarmente, affrontate e risolte molte inadempienze quali la medicina distrettuale “desertificata”, il progetto obiettivo materno infantile (Pomi) incompiuto, il piano nazionale della cronicità inattuato, la telemedicina solamente dichiarata, la salute mentale svuotata di uomini e mezzi, gli screening dei tumori femminili e del colon-retto non attuati compiutamente, i presidi ospedalieri, con una forte carenza di personale, condividendo lo spirito dell’articolo 2 del 181/2020». (rrm)