Ballottaggi: nessun apparentamento, ma soltanto promesse di voto

Scaduto il termine per presentare eventuali apparentamenti di lista con i candidati al ballottaggio, sia a Reggio che a Crotone nessuno ha voluto percorrere questa strada. La cosa incredibile è che il rifiuto è venuto proprio dalle liste piccole che, in caso di vittoria del candidato sostenuto, avrebbero potuto allargare la presenza in Consiglio comunale.

A Crotone la sfida è, come per Reggio, all’ultimo voto, tra il candidato di centrodestra Antonio Manica (che al primo turno era supportato da dieci liste e ha preso 13.787 voti – il 41,60%) e il candidato delle liste civiche Vincenzo Voce (12.003 preferenze, con il supporto di quattro liste, al 36,22%). Su quest’ultimo si sono espressi con una dichiarazione d’impegno i parlamentari Cinque Stelle Elisabetta Barbuto (Camera) e Margherita Corrado (Senato) che hanno scritto: «Farà gli interessi veri della città e del territorio e non quello delle lobby che come avvoltoi stanno tirando fuori i loro artyigli per spolpare quel poco che rimane nella fase di transizione tra un feudatario occulto e un alto». Secondo le due parlamentari grilline, il candidato del centrodestra Antonio Manica «è lo specchietto per le allodole di un’armata Brancaleone». Nessuna dichiarazione di voto, invece è venuta dalle quattro liste di sinistra che sostenevano il candidato sindaco Danilo Giuseppe Arcuri (5.722 voti, 17,27%). Per la cronaca il M5S ha preso col candidato Andrea Correggia 1.626 voti, il 4,91 % ed entrerà in Consiglio comunale.

Altra aria a Reggio, dove in assenza di apparentamenti di liste, si sono registrate le dichiarazioni di Irene Calabrò (lista a Testa Alta-Psi) e di Saverio Pazzano (La Strada e Riabitare Reggio). La prima ha espresso l’auspicio che le forze di sinistra convergano tutte su Falcomatà. «È la squadra che vince non il singolo! – ha detto l’assessore Calabrò – Il risultato individuale di questa competizione elettorale non può e non deve essere argomento di dibattito. In gioco c’è il futuro della nostra Città! Indipendentemente dal risultato finale sento la necessità in questo momento di indirizzare ogni sforzo ed attenzione ad una partita molto più importante: sostenere Giuseppe Falcomatà al ballottaggio e confermarne la sua elezione. Quello che conta adesso è concentrare l’impegno di tutti al valore di una scelta che determinerà le sorti di Reggio Calabria, in termini di visione e di politica cittadina. Nessuno deve sentirsi esautorato dall’impegno diretto di concorrere a determinare il futuro della propria Città. Sosterrò in prima persona, e con il mio partito, il Sindaco Falcomatà e chiedo a tutti coloro che mi hanno dato fiducia di continuare a sostenere il percorso che abbiamo intrapreso, un progetto di normalità che deve vederci protagonisti e mai spettatori».

Saverio Pazzano de La Strada (4,32% di voti di lista) ha scelto, ovviamente, di stare dalla parte di Falcomatà che ha subito apprezzato. «Siamo davanti a un aut aut – ha dichiarato Pazzano –. Una scelta che abbiamo cercato in ogni modo di evitare, per questo candidandoci in modo indipendente con un progetto politico chiaro, coerente e schierato nel campo progressista e di sinistra. Adesso non possiamo fare finta di nulla e sottrarci alla verità che viene fuori dalla prima tornata elettorale: la cittadinanza ha scelto un ballottaggio tra i due grandi gruppi di centrodestra e di centrosinistra. L’elettorato ci ha premiato – e di questo ringraziamo profondamente –, ma non abbastanza da segnare da subito un cambiamento radicale in città. Si tratta di costruire con coerenza ed è proprio quello che faremo, con la nostra solita determinazione. Però adesso la legge elettorale impone questo aut aut. Cambia la domanda, che non è più “volete cambiare davvero tutto?”, bensì “quale dei due schieramenti storici volete che amministri la città per i prossimi cinque anni?”. Potremmo fare finta di nulla, farci da parte e lasciare che sia quel che sia. Ma abbiamo detto che questo è il tempo del coraggio, non possiamo sottrarci adesso e non ci nasconderemo per paura di perdere una parte di consenso. Chi ci ha scelti lo ha fatto perché siamo sempre estremamente chiari, senza infingimenti. Dobbiamo dire da che parte stiamo, e lo diciamo: sosteniamo il campo del centrosinistra e a questo ballottaggio invitiamo a votare in tal senso».

Pazzano ha specificato che «Non abbiamo pacchetti di voti e sappiamo che liberamente siamo stati votati, per cui l’elettorato sceglierà liberamente anche questa volta, ma ugualmente esprimiamo pubblicamente il nostro orientamento. Centrosinistra al ballottaggio. Restano sul tavolo tutte le considerazioni critiche fatte dal nostro movimento in questi anni verso l’amministrazione uscente, per cui – lo precisiamo – in caso di vittoria (come auspichiamo) del centrosinistra non accetteremo comunque alcun ruolo in giunta né altri incarichi dalla nuova maggioranza. Ci collocheremo in consiglio in posizione autonoma e di minoranza, così come hanno scelto gli elettori, per essere la spina nel fianco rispetto a temi e contenuti e aspetti programmatici fino ad oggi inevasi. Rimarchiamo che la nostra proposta politica rimane nei termini dell’alternativa radicale rispetto a quanto rappresentato da una classe dirigente che non si è affatto rinnovata».

Il leader del movimento La Strada anzi rilancia le sue proposte: «Sottoponiamo al centrosinistra da subito – dice Pazzano – alcuni punti per noi dirimenti che hanno segnato e continueranno a segnare il nostro agire dentro e fuori Palazzo San Giorgio.

  1. Chiediamo un audit pubblico sul debito, una operazione verità che Reggio attende da anni, per avere contezza precisa della natura del debito, per capire chi e in che termini siano i creditori ed individuare eventuali “debiti ingiusti”
  2. Vogliamo una posizione chiara e netta di contrarietà alla realizzazione del Ponte sullo Stretto, ipotesi che, se si concretizzasse, determinerebbe ricadute devastanti sull’area dello Stretto in termini ambientali e paesaggistici. Tale contrarietà dovrà concretizzarsi con azioni specifiche in tutte le sedi istituzionali (dal Consiglio comunale sino ai tavoli con il Governo).
  3. Vogliamo l’avvio immediato di tutti gli strumenti di democrazia partecipata previsti dallo Statuto e l’avvio di una procedura straordinaria per concertare insieme alla cittadinanza i contenuti specifici di una proposta di Recovery Plan cittadino ecologista e che ponga al centro il benessere delle persone, in vista dell’arrivo delle risorse previste dal Recovery Fund.
  4. Non vogliamo più pagare tariffe illegittime alla Sorical, così come sancito dalla Corte Costituzionale con sentenza del 2009; chiediamo quindi che il Comune di Reggio Calabria faccia valere tale sentenza al fine di recuperare i milioni di euro che, ingiustamente, sono stati addebitati ai reggini. Contestualmente vogliamo che venga sancito formalmente il principio che l’acqua è un bene comune che deve restare pubblico.
  5. Vogliamo l’apertura di un tavolo con Enti del Terzo Settore, mondo del volontariato e società civile per una radicale riorganizzazione degli interventi e dei servizi sociali che ponga al centro i bisogni delle persone e con un approccio organico ed integrato rispetto alle risorse di finanziamento.

Questi sono solo i primi cinque punti sui quali chiediamo un riscontro immediato, ma siamo pronti a confrontarci su molti altri temi oltre che proposte, su una strategia nuova di gestione dei rifiuti, sull’esigenza di rendere balneabile il mare del nostro litorale, sulla compilazione del dossier per la candidatura di Reggio Calabria a Capitale italiana della cultura e su tutte le misure volte a promuovere la crescita economica e sociale della nostra città. Confrontarci, lo ripetiamo, da minoranza indipendente».

Da parte del centrodestra non sono, ovviamente, mancate le risposte agli endorsement pro Falcolmatà: «Ai soliti trucchetti della peggior politica – si legge in una nota del coordinamento provinciale di Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia – non ci si abitua mai. Capita di assistere cosi, dopo mesi di campagna elettorale dai toni forti e decisi, all’amorosa ‘unione di sensi’
tra Saverio Pazzano e Giuseppe Falcomatà. Come se gli attacchi, le critiche, le promesse di indipendenza e di non affiancarsi mai all’amministrazione uscente, si fossero verificate in un altro pianeta, o nel mondo dei sogni, ecco la piroetta improvvisa. Con l’imbarazzante scusa di contrastare ‘le destre’, o forse di combattere gli ormai celeberrimi invasori e colonizzatori provenienti dal nord (immagine fantascientifica esistente solo nella fervida immaginazione di chi le sta provando tutte pur di rimanere attaccato con le unghie alle poltrone) ecco che Pazzano dimentica quanto affermato fino a pochi giorni fa. ‘La Strada’, per citare la lista riferita al candidato sindaco Pazzano, è sempre la stessa. Dopo essere andati a caccia di facili consensi, dopo aver rassicurato gli elettori sul fatto che Falcomatà rappresentava un nemico da vincere, Pazzano fa dietrofront e annuncia (non in prima persona, probabilmente per la vergogna) che al ballottaggio sosterrà il sindaco uscente».
«Si tratta – dice ancora la nota – del miglior spot elettorale per la coalizione di centrodestra. Le false promesse e le bugie che hanno caratterizzato sei anni di pessima amministrazione Falcomatà si palesano nuovamente, in modo plastico, con l’inciucio rivoltante perpetrato sulla pelle dei reggini. Credevamo che i cittadini fossero stati offesi a sufficienza in questi anni, privati di servizi essenziali e della dignità. Invece al peggio non c’è mai fine».

E La Marcianò? Verso chi orienteranno i propri voti gli elettori della candidata “indipendente”? Nessuna dichiarazione da parte della docente universitaria che, ricordiamolo, ha conquistato il 13,88 % dei consensi. Una percentuale in grado di cambiare radicalmente il risultato del ballottaggio. Nino Minicuci, nella conferenza stampa di domenica, ha lanciato un timido appello. Troppo poco per conquistare il “cuore politico” della professoressa Angela. Bisognerà vedere cosa succederà in questi quattro giorni di fuoco, prima del ballottaggio. (rp)

 

HA VINTO IL SÍ, È PREVALSO IL POPULISMO
EXIT-POLL: PARITÀ FALCOMATÀ E MINICUCI

di SANTO STRATI – I numeri la dicono tutta: hanno vinto Di Maio & Company, puntando tutto sull’odio anti-casta e la poco mascherata delegittimazione del Parlamento che gli italiani non hanno ben compreso. Ha vinto Zingaretti con un pareggio, nelle regionali, che non era per niente scontato, ha vinto il Governo che riceve, alla fine, una spintarella alla stabilità che sembrava in pericolo. In realtà, a proposito di quest’ultima considerazione, sarebbe invece opportuno pensare che, ora, si apre ancor di più il dilemma di posizioni tra dem e cinquestelle. Zingaretti potrebbe passare all’incasso cercando di ottenere il via libera fino ad oggi a vario titolo negato, ma l’obiettiva crisi interna dei grillini non renderà le cose facili e anzi i problemi si accentueranno. Il Pd deve a questo punto capire quanto vale l’alleanza mortifera con i grillini (ha vinto dove non era in tandem) e decidere se avviare finalmente il processo di riforme di cui l’Italia non può più fare a meno. Di fatto, le tante anime all’interno del Partito democratico, più divisive che mai, guardano a un congresso che tra una scusa e l’altra continua a non trovare una data. Mancava e manca tuttora un progetto politico che riesca a mettere insieme la sinistra che chiede di essere rifondata, nel rispetto delle diverse aspettative, ma con uno spirito riformista serio e cogente.

Un segnale evidente di come la gente non stia solo a guardare è l’inaspettata affluenza al voto del referendum: 45,21 % in Calabria, 53,84% in Italia. I fautori del No dovranno espiare a vita l’errore di comunicazione nell’impostazione della campagna: non c’è stato l’impegno necessario per spiegare, illustrare i contenuti dell’intera legge, pensando – come al solito – che l’intellighentia al potere avrebbe supplito all’insensatezza del . Del resto, data la percentuale bulgara di votanti a favore quando il provvedimento è passato in Parlamento, quanti hanno immaginato che sarebbe stato imbarazzante ex post dichiarare di aver sbagliato ad approvarlo? Resta, comunque, un buon segnale: in tempi di covid nessuno si sarebbe aspettato un’affluenza così alta. E chi pensava che la Calabria avrebbe votato No ha avuto sbattute in faccia le percentuali più alte d’Italia di a Crotone (81,9 %) e Cosenza (80,97), che hanno fatto diventare la regione la seconda in Italia in termini di adesione al(dietro al Molise).

La gente ha mostrato che ci tiene a votare, che vuole manifestare le proprie idee e vuole essere coinvolta dalla politica. È un controsenso, visto che il voto favorevole registrato segna il trionfo dell’antipolitica e del populismo anti-casta, ma è un indicatore ben preciso che i partiti – ormai in crisi profonda – dovrebbero tenere a mente. Soprattutto nella nostra regione dove si registra l’esempio più evidente della grande crisi della sinistra e del pd.

Si guardi a Crotone, dove è persino mancato il simbolo dem per una becera bega interna e la percentuale (ancora di stima) ottenuta dal candidato di sinistra fa immaginare di essere finiti in un’altra città, in un’altra regione, senza storia passata. Crotone, con la sua tradizione popolare e di sinistra, la rossa Crotone andrà a finire in un ballottaggio difficile tra liste civiche e centrodestra. I numeri delle proiezioni sono impietosi e, se verranno confermati, indicano la caduta libera della sinistra che ha perso se stessa, oltre che la speranza di tornare protagonista.

Anche a Reggio non si scherza. La destra che aveva la vittoria in pugno, con i troppi tentennamenti di Ciccio Cannizzaro e soci, è arrivata lacerata a pochi giorni dall’appuntamento con le urne, con un candidato “imposto” da Salvini e mal gradito dalla città. Un “burocrate” – secondo la voce popolare – che però sa perfettamente come funziona la macchina comunale (le esternazioni del sindaco di Genova Bucci a suo favore qualificano competenza e capacità) e rischia di restare fuori per un ballottaggio su cui nessuno è disposto a scommettere un centesimo. Nino Minicuci dovrà compattare la coalizione e modificare – a nostro modesto avviso – strategia di comunicazione: programmi e progetti vanno bene, autoincensamenti (lauree e affini) non portano voti. La scommessa sarà su quanti torneranno alle urne il 5 ottobre. La forte percentuale di votanti in città mostra la voglia dei reggini di tornare ad essere protagonisti della politica, ma bisognerà convincerli a tornare alle urne e indicare che strada vogliono intraprendere, se vogliono un’amministrazione di destra o una di sinistra.

La partita a tre, come previsto, ha finito per lasciare a terra l’elemento più debole della competizione. Angela Marcianò – terzo incomodo in questa cattivissima contesa comunale – sconta due errori gravissimi: il primo, aver aspettato troppo a lanciarsi nella competizione elettorale, rinunciando a tempo prezioso per inseguire e convincere la piazza. Chi è andata ad ascoltarla nei suoi comizi è rimasto ammaliato: ha grazia, mostra capacità, riesce a convincere chi le presta attenzione. Avrebbe avuto bisogno di altri due mesi almeno di campagna elettorale e sarebbe diventata una seria antagonista per il ballottaggio. Il secondo errore, che tradisce un’imperdonabile ingenuità politica, è aver accettato l’appoggio di Fiamma Tricolore-Msi, che ha permesso ai suoi detrattori di dipingerla come candidata dei “fascisti”. In verità, restiamo convinti che l’appoggio della Fiamma le abbia sottratto voti, senza portarle alcun vantaggio. Se la lista si fosse, astutamente, chiamata, per esempio, Reggio Tricolore (senza fiamme e orpelli di evidente ispirazione nostalgica) probabilmente nessuno avrebbe avuto da ridire. Ora si tratta di vedere dove andrà il probabile 12% di voti della candidata civica. Difficile o, meglio, pressoché impossibile che possano convergere sul sindaco uscente, ma non è scontato nemmeno che finiscano per favorire Minicuci. Il quale, però intelligentemente potrebbe chiamare a vicesindaco proprio la Marcianò, mettendola in seria crisi d’identità. Ottima scelta, ma andatelo a spiegare a quanti hanno difeso la totale autonomia della candidata dalle lusinghe destrorse. Un brutto impiccio comunque si guardi la situazione. È, comunque, un pacchetto di voti che può decidere il risultato del ballottaggio, soprattutto a favore di Minicuci.

Ballottaggio che per Giuseppe Falcomatà, invece, sembra non costituire una seria preoccupazione. Il sindaco uscente gioca la carta dell’«usato sicuro» che a Reggio ha sempre funzionato e potrebbe, oltrettutto, trainare i voti de La Strada di Saverio Pazzano che – secondo gli exit-poll – supererà abbondantemente il quorum minimo per portare a casa consiglieri comunali. Il giovane Falcomatà ha dalla sua liste forti, con candidati che hanno in dote una montagna di voti, quindi potrebbe prevalere su Minicuci senza affanno. Sempre che vengano confermati i dati dell’exit-poll che danno i due antagonisti incredibilmente appaiati (31-35%). Se invece ci sarà, come probabile, dallo spoglio uno scostamento da parte o dall’altra, andranno totalmente ripensate le strategie per conquistare l’elettorato reggino. E non sarà una passeggiata. (s)

AFFLUENZA CALABRIA AL 46,99% (COMUNE)
DOMATTINA LO SPOGLIO PER IL SINDACO

Il dato di affluenza del primo giorno di consultazioni elettorali per referendum regionali e amministrative è tutto sommato positivo: alle 23 il totale in Italia aveva votato meno del 40% (39,38%) degli aventi diritto.

In Calabria alle 23 per il referendum ha votato il 32,42% degli elettori e il 46,99% per le elezioni comunali. In provincia di Reggio il valore si attestava alle 23 sul 35,53%  per il referendum e il 46,41 per le comunali. Per curiosità, alle 19 il valore più alto era quello di Santo Stefano d’Aspromonte col 64,47%, il più basso quello di Africo all’11,28%. A Catanzaro per il referendum alle 23 aveva votato  30,49%, mentre per le comunali il 45,36%; a Cosenza per il referendum 29,39, mentre per le comunali il 44,98%; a Crotone per il referendum 40,48, per le comunali il 51,14; a Vibo Valentia per il referendum 31,59, per le comunali il 48,54 %.

A Reggio da segnalare che su 52.663 elettori, 3.059 non hanno neanche ritirato la scheda delle comunali, votando solo per il referendum. A Taurianova, invece è più alto il dato di affluenza alle comunali rispetto al referendum (51,01% ). A Crotone, per le comunali, alle 23 si registrava il 51,14%. Alte le percentuali a Bianco (61,16%) e Cinquefrondi (66,05%).

Tra le province, per il referendum alle 23 la più virtuosa risulta  Crotone col 40,48%, seguono Reggio col 35,53 %, Vibo col 31,59 %, Catanzaro col 30,49%, e, infine, Cosenza col 29,39 %.

Una giornata tranquilla, con l’abituale attesa dei fotografi a ritrarre il momento dei voto dei singoli candidati a sindaco. A Reggio il nostro Luigi Palamara ha ritratto in video il momento del voto dei principali candidati a sindaco.

I candidati a sindaco di Reggio Calabria votano.20 settembre 2020

Posted by Luigi Palamara on Sunday, 20 September 2020

Si potrà votare fino alle ore 15. Quindi cominceranno le operazioni di spoglio per il referendum e, a seguire, quelle per le Regionali (si rinnovano i Consigli in sette regioni: Valle d’Aosta, Veneto, Liguria, Toscana, Marche, Campania e Puglia. Per le elezioni comunali (957 i Comuni interessati in Italia, 72 in Calabria), invece, lo spoglio comincerà martedì mattina alle 9.

Oggi pomeriggio a partire dalle 14.45 le dirette televisive con stime e proiezioni. Su La7 appuntamento con Enrico Mentana fino alle 20.30 per poi continuare dalle 21.15 fino a tarda notte con ospiti e opinionisti a commentare le proiezioni Swg e quindi i dati definitivi.

In Rai dalle 15 di oggi altra maratona elettorale con le proiezioni di Opinio che dovrebbe dare quasi subito i dati relativi al risultato del referendum e quindi (dopo le 17.30) delle sette regioni al voto per le Regionali. Ci dovrebbe essere anche l’exit poll sul primo turno di 10 comuni capoluoghi di provincia, tra cui Reggio Calabria. (rp)

 

REGGIO, L’INCOGNITA DELL’ASTENSIONISMO
IL “SUICIDIO” DEM: RINUNCIANO A CROTONE

Sono 75 i comuni della Calabria in cui si andrà al voto i prossimi 20 e 21 settembre per il rinnovo dei consigli comunali. Gli occhi sono ovviamente puntati sui due capoluoghi: Reggio e Crotone. Ieri a mezzogiorno è scaduto il termine di presentazione delle liste e da oggi si entra in campagna elettorale. Una campagna che non sarà semplice e che si preannuncia ricca di colpi di scena.

A cominciare da Crotone, dove i dem hanno di fatto rinunciato a presentare una lista con il simbolo, data la disputa che si era scatenata fra il segretario cittadino Antonella Stefanizzi e il commissario provinciale Franco Iacucci. È il segnale più evidente dei mal di pancia che affliggono la sinistra e di cui abbiamo riferito qualche giorno fa (vedi calabria.live del 17 agosto).  Alla fine nella città pitagorica ci sono quattro candidati a sindaco e venti liste.

Ben diversa la situazione a Reggio dove i candidati a sindaco sono nove, ma la vera partita se la giocano in tre: il sindaco uscente Giuseppe Falcomatà per il centro-sinistra, appoggiato da dieci liste, sei civiche e quattro di partito, il “candidato di salvini” Nino Minicuci, ex segretario generale del Comune di Genova, prima avversato dal fu oco amico ispirato dal deputato forzista Francesco Cannizzaro e oggi giubilato da tutto il centro-destra come “miglior candidato possibile” e la proposta innovativa di Angela Marcianò, forte di quattro liste, sempre civiche, che si pone come alternativa contro la tradizionale alternanza destra-sinistra. La Marcianò, proprio ieri sera a Reggio, all’Hotel Eubea, ha incontrato i giornalisti e distribuito il suo programma: 100 pagine delle cose da fare per Reggio Comune e Città Metropolitana. Dopo tante manifestazioni di invidia, rancore, gelosia, ai reggini viene offerto un vero programma che è serio e potrebbe creare qualche imbarazzo ai due contendenti dati per certi al ballottaggio.

La vera incognita è l’astensionismo. Il candidato della Lega, imposto dall’alto da Salvini, non è stato accolto con entusiasmo dai reggini e molti elettori del centro-destra hanno dichiarato che diserteranno le urne piuttosto che votare per Salvini. Anche il dietrofront di Cannizzaro e il ritiro del proposito di non presentarsi di alcuni consiglieri uscenti di Forza Italia quando fu annunciata la candidatura di Minicuci, non ha certo aiutato a rasserenare le acque del centro-destra che, partito con la vittoria a tavolino, oggi rischia di dover contare impreviste defezioni nel proprio elettorato.

Ed è qui, tra gli indecisi e gli intenzionati a disertare le urne che l’ex assessore della prima Giunta Falcomatà, Angela Marcianò, già forte di suo di svariate migliaia di voti personali, potrebbe tentare l’azzardo e fare lo sgambetto a uno dei due favoriti (Falcomatà o Minicuci)La Marcianò ha un solo nemico: il tempo. Le manca il tempo per percorrere le periferie, le strade dello struscio, i quartieri popolari, incontrare la gente, le associazioni di categoria e convincere  della bontà del suo programma che ha molte cose per sedurre i reggini. È un disegno che parte da un progetto identitario basato su sei punti, dove risaltano la Magna Graecia, il bergamotto di Reggio Calabria (la sua lista ha per simbolo il fiore di zagara) e la bellezza di Reggio smarrita, che occorre a tutti i costi ritrovare. (s)

LO SFOGO DI EDUARDO LAMBERTI CASTRONUOVO CON I REGGINI

Eduardo Lamberti Castronuovo

Affida a un video, una sorta di lettera aperta al popolo reggino, il suo sincero quanto amaro sfogo di reggino deluso: Eduardo Lamberti Castronuovo, fino all’ultimo candidato in pectore per la coalizione di centro-destra, è stato “sacrificato” per la ragion politica.

https://drive.google.com/file/d/1urSkcjpdYRdr1Vcq9JM0-2fe4ehBW3Wc/view