PARTE LA XIX LEGISLATURA, 24 I CALABRESI
E OCCHIO ALL’AUTONOMIA DIFFERENZIATA

di SANTO STRATI – Prende il via oggi la diciannovesima legislatura, si aprono Camera e Senato col primo, fondamentale, adempimento, quello di eleggere i presidenti dei due rami del Parlamento. Si tratta delle più rilevanti cariche dello Stato, dopo il Presidente della Repubblica, e ci si aspettava che il centro-destra, vincente nella coalizione che si è presentata alle urne il 25 settembre, avesse già da tempo individuato le figure (di prestigio) cui far convergere i voti delle due assemblee. A tarda sera, secondo voci abitualmente bene informate, c’era ancora maretta e nessuna intesa sui nomi e già questo la dice lunga sul tipo di governo che gli italiani dovranno aspettarsi.

Giorgia Meloni ha vinto le elezioni e con la vagonata di voti popolari presi è legittimata a ricevere l’incarico di formare il nuovo esecutivo. Il problema non è la Meloni, ma sono gli alleati, rissosi e amareggiati (soprattutto Salvini) che non sembrano disposti a fare sconti ai Fratelli di Giorgia nella spartizione delle caselle del potere. Mentre Berlusconi si mostra tutto sommato aperto e disponibile per sostenere senza preclusioni di sorta un esecutivo guidato dalla Meloni, Salvini, in queste ore, si sta giocando la sua stessa sopravvivenza alla guida della Lega. Il suo braccio di ferro (già svantaggiato) con la Meloni riguarda la messa in discussione della sua leadership tra i padani e i nuovi elettori del Sud. I primi guardano con molto scetticismo alle aperture e ai sorrisi elargiti da Salvini al Mezzogiorno e agli “incauti” elettori meridionali che si sono lasciati incantare; gli altri, dal Sud, cominciano a subodorare che le lusinghe meridionaliste del segretario della Lega in realtà nascondevano un grande inganno. La parola magica si chiama autonomia differenziata, ovvero il federalismo fiscale basato sulla spesa storia delle regioni: chi più ha speso più prende, i “poveracci” del Sud poveri erano e poveri resteranno, con una feroce discriminazione negli investimenti e nella perequazione dei diritti dei bambini e delle donne, dei giovani e dei lavoratori che subiranno ancora di più i perversi risultati del divario nord-sud, destinato ad diventare sempre più ampio.

Il fatto è che il futuro governo a presumibile guida Meloni  (il presidente Mattarella non può ignorare l’evidente indicazione popolare) pare entrato in crisi prim’ancora di aver ricevuto l’incarico. La Meloni si è resa immediatamente conto in che guaio s’è cacciata (vista la drammatica condizione economica e sociale del Paese) ma ha fatto prevalere la voglia di rivalsa, l’ambizione di essere incoronata prima donna premier in Italia, sulla considerazione  che se ha avuto problemi Draghi a contenere il disagio sociale, non sarà una passeggiata per il futuro governo mettere mano contemporaneamente al caro bollette, alla guerra, all’inflazione, al lavoro che non c’è e a un debito pubblico ormai senza più freni. La prima verifica riguarda la composizione del nuovo governo: prevarrà il criterio delle competenza, della capacità e dell’esperienza o, disgraziatamente, prevarranno – come al solito – le ragioni dell’opportunismo politico, per “pagare” le solite “cambialette”  della campagna elettorale? Se la Meloni vuole governare adeguatamente non faccia l’errore di assegnare ministeri secondo il criterio di appartenenza, ma si imponga subito con scelte che potranno dare spessore all’esecutivo. La formula magica esiste ed è un composto di rigore morale misto a competenza e capacità: gli italiani non ci credono, ma ci sperano.

Certamente sarà un esecutivo da togliere il sonno al futuro premier: se ci fossero risorse finanziarie a sufficienza, beh, i problemi si potrebbero anche affrontare, ma la prima domanda che dovrà farsi il futuro presidente incaricato sarà: “dove troviamo il denaro necessario?”.

Per questo un’elezione (concordata) a primo colpo per i due presidenti di Camera e Senato sarebbe stato un buon segnale per il Paese, per rassicurare gli animi su un’intesa (di centro-destra) che potrebbe (e dovrebbe) garantire stabilità, soprattutto per superare la crisi. Invece, come già detto, ieri sera si parlava di un’auspicabile elezione entro la giornata di oggi del Presidente del Senato (La Russa?) mentre per la Camera ci sarà un po’ di maretta prima di trovare un accordo. Non è una buona partenza, pur con un’opposizione rassegnata già prima delle elezioni a contare sempre meno e obbligata a raccogliere i cocci di una fallimentare strategia di consenso.

Ricordiamoci che l’ex premier Conte ha vinto (perdendo per strada buona metà dei voti conquistati nel 2018) solamente facendo un uso spregiudicato del populismo più vieto: messa da parte la pochette da taschino e levata la giacca s’è improvvisato (con successo, bisogna dire) novello Masaniello tutto teso e proteso a difendere il reddito di Cittadinanza. “O votate noi o perdete la prebenda di fine mese”: più o meno questo è stato il  leit-motiv della campagna di un Movimento 5 Stelle che tutti davano pronto a scomparire. È stato abile Conte, ma il suo gioco – opposizione intransigente, promette – alla lunga si scontrerà non solo col malcontento popolare ma anche su i tanti ex parlamentari grillini “abbandonati” e illusi. 

Chi avrebbe scommesso che i grillini avrebbero preso quattro seggi in Calabria, facendo diventare la regione un formidabile e incredibile serbatoio di voti? Eppure è così. 

E allora questa nuova legislatura (XIX) avrà il suo daffare per rasserenare i tumultuosi affanni degli italiani e muoversi tra troppe contraddizioni che rischiano di separare in modo netto il Nord e il Sud. Il riferimento, è evidente, è il provvedimento più volte tentato dalle tre regioni del Nord (Emilia, Lombardia e Veneto) ma regolarmente (per fortuna!) stoppato in Parlamento: questa volta, però, l’autonomia differenziata la vogliono sul serio e Salvini – aizzato da un ritrovato (ripescato?) Umberto Bossi si trova a giocarsi il consenso delle ricche regioni settentrionali, di quelli che votavano la Lega Nord e rivogliono tale parola sul simbolo al posto del nome di Salvini. Ma si giocherà la credibilità del Sud e tutto il Parlamento dovrà fare salti mortali per impedire il varo di una legge-infame che interpreta a uso e consumo del Nord il titolo V della Costituzione.

Del resto la truppa dei parlamentari calabresi di 19 tra deputati e senatori, in realtà è composta da 17 “nativi” (il magistrato Scarpinato è stato paracadutato da Palermo e la Roccella da Bologna), ma è rimpolpata da tre deputati di origine calabrese eletti in altri seggi:  Antonino Iaria dei 5 Stelle, architetto eletto in Piemonte, Giusy Versace, ex deputata di Forza Italia, orgogliosamente reggina, eletta in Lombardia,  e lady B (Marta Fascina) attuale compagna di Berlusconi, originaria di Melito Porto Salvo, deputata uscente, rieletta a Marsala. In più ci sono Nicola Carè (eletto all’estero) che è di Guardavalle (CZ), e, al Senato l’ex presidente del Senato (che ha sangue calabrese per parte di padre), Mario Borghese (deputato uscente del Maie) e, soprattutto, il prof. Marco Lombardo (di Martone, RC), eletto al Senato con Azione, in Lombardia. Un drappello che, pur avendo la Calabria nel cuore (?) non avrà la forza di fare molto. Ma non è detto…

A seconda di come sarà composto il futuro Governo di Giorgia Meloni, ci sono due caselle di sottogoverno che fanno gola ai calabresi: alla Sanità punta Giuseppe Mangialavori (senatore uscente e aspirante viceministro), ma soprattutto medico senologo che ne capisce di scienza, mentre il posto lasciato vacante da Dalila Nesci (non rieletta) di sottosegretario per il Sud e la coesione territoriale sembra fatto su misura per la vulcanica Wanda Ferro. Sarebbe una bella rivincita per i calabresi. E a suggello servirebbe alle infrastrutture un visionario che pensi a realizzare il Ponte… (s)  

I parlamentari calabresi scrivono al ministro Orlando: si trovi soluzione per equiparare Lpu a Lsu

Trovare una «iniziativa risolutiva ed efficace da parte del Governo e del suo ministero, affinché i lavoratori di pubblica utilità (Lpu) calabresi siano equiparati a quelli socialmente utili (Lsu), e possano accedere ai fondi nazionali stanziati per le stabilizzazioni». È quanto chiedono i parlamentari calabresi in una lettera indirizzata al ministro del Lavoro, Andrea Orlando.

Nella lettera, sottoscritta da Fabio Auddino, Elisabetta Barbuto, Enza Bruno Bossio, Fulvia Caligiuri, Francesco Cannizzaro, Giuseppe D’Ippolito, Wanda Ferro, Domenico Furgiuele, Giuseppe Mangialavori, Ernesto Magorno, Alessandro Melicchio, Massimo Misiti, Roberto Occhiuto, Anna Laura Orrico, Paolo Parentela, Marco Siclari, Elisa Scutellà, Nico Stumpo, Riccardo Tucci, Antonio Viscomi e Silvia Vono, sono stati riepilogati i passaggi normativi che negli anni hanno interessato questa delicata vertenza, che riguarda una forza lavoro imprescindibile e preziosa per le pubbliche amministrazioni calabresi.

«Sono state ripercorse – si legge nella lettera – le diverse tappe che hanno sancito un percorso che partiva come unico per gli Lsu e Lpu della prima stabilizzazione del 2008. Successivamente, per gli altri, la lunga precarietà è stata superata dal 2015 attraverso contratti a tempo determinato, fino ad arrivare alla tanto agognata stabilizzazione. Permane però ancora una oggettiva condizione di disparità dal momento che gli Lpu ad oggi sono esclusi dall’accesso ai fondi nazionali».

«Da qui la necessità e l’urgenza – conclude la lettera – anche sulla base di una intesa con l’assessore regionale al lavoro della Calabria di ripristinare l’equiparazione degli Lpu agli Lsu, non solo per coerenza normativa, ma per superare una condizione anomala, soprattutto in termini di riconoscimento dei diritti, di ore lavorative e, quindi, di una retribuzione dignitosa di dipendenti pubblici». (rrm)

Siclari scrive ai parlamentari calabresi: lavoriamo uniti per difendere diritto alla salute dei calabresi

Il senatore di Forza ItaliaMarco Siclari, ha scritto una lettera indirizzata a tutti i parlamentari eletti in Calabria, rappresentanti di tutti i partiti, per «invitarli a condividere un percorso istituzionale, fuori ed al di là degli schieramenti politici, per affrontare e risolvere l’emergenza sanitaria in Calabria che ha raggiunto livelli di massima allerta».

«Di fronte ad una politica nazionale – ha spiegato il senatore Siclari – che non ha saputo o voluto risolvere i problemi della sanità calabrese, occorre uno scatto di orgoglio e di dignità che deve partire proprio dai massimi rappresentanti elettivi del territorio. In particolare, mi sono rivolto ai 19 Parlamentari del Movimento Cinquestelle che sommano il 61,29% della rappresentanza complessiva della regione. Si è veramente toccato il fondo, per quanto riguarda i diritti dei calabresi».

«Non possiamo seguire strade diverse – ha aggiunto – per ragioni di schieramento o di partito, in particolar modo, di fronte al diritto fondamentale alla salute, oggi, “cancellato” in Calabria per diverse ragioni. L’emergenza sanitaria in Calabria dura da decenni ormai, è certificata dal commissariamento, dal piano di rientro ed oggi è aggravata dalla pandemia Covid, un’emergenza nell’emergenza».

Il senatore forzista, dunque, ha proposto lo sto al commissariamento della Sanità in Calabria «da giugno 2021 indipendentemente da chi vince le prossime elezioni regionali» e la nomina condivisa di un nuovo commissario, «che abbia esperienza dimostrata sul campo delle emergenze nazionali e che guidi la sanità calabrese nel periodo Covid-19 e fino all’uscita dal commissariamento (giugno 2021)».

«L’obiettivo primario – ha spiegato Siclari – è il diritto alla salute e dare risposte ai calabresi, piccoli e grandi. Oggi, più di prima, tutti i politici devono, portare al petto, un’unica spilla che è quella della ‘speranza dei calabresi’, e lavorare per i loro diritti. Hanno condiviso il mio invito tutti i parlamentari di centrodestra, i senatori Giuseppe MangialavoriFulvia Michela Caligiuri ed i deputati Roberto Occhiuto, Maria Tripodi, Wanda Ferro, Domenico Furgiele, Francesco Cannizzaro e Sergio Torromino».

«Spero – ha auspicato Siclari – che anche i Parlamentari calabresi, che sostengono la maggioranza di governo, condividano il percorso proposto e, stando anche alle dichiarazioni pubbliche di alcuni esponenti del Movimento Cinquestelle, nutro molte speranze che sulla sanità in Calabria si posa fare fronte comune».

«Mi attendo – ha proseguito il senatore – una telefonata dai parlamentari calabresi rappresentanti dei partiti di maggioranza per organizzare un incontro, e verificare  se ci sono le condizioni per discutere insieme del diritto alla salute che manca da oltre un decennio ai calabresi, bambini e adulti che siano».

«Sarà una grande dimostrazione di amore e di senso di appartenenza – ha sottolineato Siclari – verso il nostro territorio e di attenzione verso l’appello più volte fatto dal Colle che chiede il dialogo tra le diverse componenti politiche».

«Se riusciremo a confrontarci su questo importante tema – ha concluso – la Calabria riuscirà a dimostrare, per la prima volta nella storia, a tutto il Paese, che siamo i primi a compattarci di fronte alla necessità di un’intera popolazione e dei più bisognosi».

La lettera

Cari Colleghi,

ritengo opportuno e doveroso scrivere, a ciascuno di Voi, in questo momento drammatico che sta attraversando la nostra regione e tutti i cittadini calabresi. Vi invito a condividere un percorso istituzionale, fuori ed al di là degli schieramenti politici: la nostra terra è stata penalizzata per decenni dalla stessa classe politica calabrese che, nella maggioranza dei casi, ha peccato per scarso peso politico nazionale o peggio per una visione personale, egoistica e clientelare che ha sacrificato il”merito”ed il”bene comune”delle famiglie, degli anziani e dei adolescenti nostri conterranei; ma, oggi, è evidente a tutti che è stata abbandonata, anche da uno Stato, incapace di “considerare i calabresi figli della stessa Nazione”. Uno Stato che non ha voluto, attraverso i propri uomini, dare fiducia ai nostri territori e programmare il rilancio e lo sviluppo della Calabria e, purtroppo, dobbiamo ammetterlo con dolore, spesse volte, anche privo della reale volontà politica di far uscire dal pregiudizio negativo verso la Calabria e i calabresi.

Oggi siamo chiamati ad uno scatto di orgoglio e di dignità, per primi noi che siamo i massimi rappresentanti elettivi dei cittadini calabresi che ci hanno votato per una giusta voglia di rinnovamento, preferendo, rispetto ad una “vecchia” e consolidata classe politica i giovani ed alla prima esperienza, rispetto ai partiti storici e tradizioni le forze nuove. In particolare

mi rivolgo a ciascun collega del Movimento Cinquestelle che siete la stragrande maggioranza ben 19 Parlamentari, 7 Senatori e 12 Deputati e il 61,29% della rappresentanza complessiva della regione.

Seguo, come ciascuno di Voi, da vicino le sorti della regione più bisognosa in Europa, e approfondisco in modo attento le dinamiche sanitarie legate alla difficile pandemia in quanto medico specializzato in questa materia, me ne occupo politicamente da Capogruppo in Commissione Salute in Senato per il mio partito eletto, oltretutto, in un collegio dove l’assistenza sanitaria, come risaputo, peggiora di anno in anno nonostante i notevoli e preziosi sforzi da parte dei colleghi medici e operatori e tecnici sanitari.

So bene che la Costituzione ci vuole rappresentanti di tutta la Nazione, una ed indivisibile e che dobbiamo esercitare il nostro mandato senza alcun vincolo territoriale, politico, partitico, ma oggi non possiamo neanche più finta di niente. Si è veramente toccato il fondo per quanto riguarda i diritti dei calabresi. Non possiamo seguire strade diverse, per ragioni di schieramento o di partito, in particolar modo, di fronte al diritto fondamentale alla salute, oggi, “cancellato”in Calabria per diverse ragioni. L’emergenza sanitaria in Calabria dura da decenni ormai, è certificata dal commissariamento, dal piano di rientro ed oggi è aggravata dalla pandemia COVID, un’emergenza nell’emergenza.

Il mio invito è quello di percorrere, nell’interesse della Calabria e dei Calabresi e solo al fine di poter guardare in faccia ciascuno dei nostri corregionali e dei nostri elettori, avendo la coscienza serena di aver fatto di tutto per garantire cure ed assistenza di livello decoroso ed idoneo a tutelare il bene primario della salute.

Vi chiedo, quindi, di condividere un percorso istituzionale e parlamentare che contempli:1) lo Stop al commissariamento della sanità in Calabria da giugno 2021, indipendentemente da chi vince le prossime elezioni regionali o si trovi a governare l’Italia.

2) la nomina condivisa di un nuovo commissario, che ha esperienza dimostrata sul campo delle emergenze nazionali, per guidare la sanità calabrese, insieme alla triade commissariale, da oggi fino a giugno 2021, periodo dell’emergenza sanitaria Covid-19.

3) l’obiettivo primario di dare risposte ai calabresi per il diritto alla salute.

Premetto che non sarò il candidato a governatore in Calabria, e questo mio invito, accorato e disperato, nasce dalla considerazione che questo sforzo “politico e istituzionale” che dobbiamo ai nostri concittadini meno fortunati, alla memoria dei sacrifici di generazioni e generazioni che hanno lavorato ogni giorno rafforzando la nostra Nazione ed il nostro territorio, a chi oggi si sente solo ed abbandonato dallo Stato, a chi oggi non sogna più, a chi oggi non crede più in se stesso, a chi ama profondamente la propria famiglia ed oggi teme di non riuscire più a trasmettere serenità, a quei genitori che oggi guardano i loro piccoli con timore per un futuro incerto.

Oggi, più di prima, tutti i politici devono, portare al petto, un’unica spilla che è quella della “speranza dei calabresi”e lavorare per i loro diritti.

Lo Stato, nei prossimi due anni, deve fare straordinari sacrifici economici e finanziari per dare respiro al nostro Paese e a tutti gli italiani, consapevole che è l’unico modo per trasmettere alle famiglie la forza necessaria per rialzarsi e tornare a guardare con occhi di speranza il futuro dei nostri figli.

Grazie per avermi prestato attenzione. (rrm)

I SENATORI CALABRESI

XVIII LEGISLATURA

Senato della Repubblica

Ecco tutti i senatori eletti in Calabria o di origine calabrese eletti in altri Collegi


Maria Elisabetta Alberti Casellati (FI)

Presidente del Senato (dal 24 marzo 2018)
Avvocato
Eletta al Senato in Veneto il 4/3/2018
Nata a Rovigo il 12/8/1946
(la famiglia è originaria di Palizzi, RC)

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Rosa Silvana Abate (M5S)

Avvocato
Eletta al Senato in Calabria il 4/3/2018
Nata a Corigliano Calabro (CS) l’11/12/1963

Gruppo MoVimento 5 Stelle, dal 27 marzo

Membro della 9ª Commissione permanente dal 21 giugno 2018
(Agricoltura e produzione agroalimentare)  

 

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Giuseppe Auddino (M5S)

Insegnante di Matematica e Fisica
Eletto al Senato in Calabria il 4/3/2018
Nato a Polistena (RC) il 26/4/1971

Gruppo MoVimento 5 Stelle, dal 27 marzo 2018

Membro della 11ª Commissione permanente dal 21 giugno 2018
(Lavoro pubblico e privato, previdenza sociale)

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Adriano Cario (USEI)

Imprenditore, giornalista, Direttore L’Eco d’Italia
Eletto al Senato in America Meridionale il 4/3/2018
Nato a Montevideo (Uguruay) il 17/5/1972

Membro del Gruppo Misto (MAIE) Membro dal 4 giugno 2018

(In precedenza: PSI-MAIE-USEI, dal 27 marzo fino al 5 aprile 2018
dal 6 aprile 2018 al 2 maggio 2018 appartiene alla componente USEI
dal 3 maggio 2018 al 3 giugno 2018 appartiene alla componente PSI-MAIE
dal 4 giugno 2018 appartiene alla componente MAIE)

Membro della 10ª Commissione permanente dal 21 giugno 2018
(Industria, commercio, turismo)

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Margherita Corrado (M5S)

Archeologa
Eletta al Senato in Calabria il 4/3/2018
Nata a Crotone l’11/5/1969

Membro del Gruppo MoVimento 5 Stelle, dal 27 marzo 2018

Membro della 7ª Commissione permanente
(Istruzione pubblica, beni culturali)  

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Bianca Laura Granato (M5S)

Docente
Eletta al Senato in Calabria il 4/3/2018
Nata a Catanzaro il 31/8/1970

Membro del Gruppo MoVimento 5 Stelle, dal 27 marzo 2018

Membro e Segretario della 7ª Commissione permanente dal 21 giugno 2018
(Istruzione pubblica, beni culturali) 

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Ernesto Magorno (PD)

Avvocato
Eletto al Senato in Calabria il 4/3/2018
Nato a Diamante (CS) il 21/6/1961

Membro del Gruppo Partito Democratico, dal 27 marzo 2018

Membro e Segretario della 9ª Commissione Permanente dal 21 giugno
(Agricoltura e produzione alimentare)

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Giuseppe Tommaso Vincenzo Mangialavori (FI)

Medico radiologo e senologo
Eletto al Senato in Calabria il 4/3/2018
Nato a Merano (BZ) l’11/2/1975

Membro del Gruppo Forza Italia-Belusconi Presidente, dal 27 marzo 2018

Membro della 10ª Commissione Permanente dal 21 giugno
(Industria, Commercio, Turismo)

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Nicola Morra (M5S)

Docente di Filosofia e Storia
Eletto al Senato in Calabria il 4/3/2018
Nato a Genova il 5/7/1963

Membro del Gruppo MoVimento 5 Stelle, dal 27 marzo 2018

Membro della 1ª Commissione Permanente dal 21 giugno
(Affari Costituzionali)

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Matteo Salvini (Lega)

Giornalista
Eletto al Senato in Calabria il 4/3/2018
Nato a Milano il 9/3/1973

Membro del Gruppo Lega – Salvini Premier, dal 27 marzo 2018

Deputato XVI Legislatura fino al 13/7/2009 (Dimissioni per incompatibilità)
Deputato XVIII Legislatura fino al 15 marzo 2013 (Dimissioni)

Governo Conte
Vicepresidente del Consiglio dei ministri
Ministro dell’Interno
(dal 1° giugno 2018)

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Marco Siclari (FI)

Medico, Direttore sanitario
Eletto al Senato in Calabria il 4/3/2018
Nato a Reggio Calabria il 25/5/1977

Membro del Gruppo Forza Italia-Belusconi Presidente, dal 27 marzo 2018

Membro della 12ª Commissione Permanente dal 21 giugno
(Igiene e Sanità)

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Gelsomina Vono (M5S)

Insegnante, Avvocato
Eletta al Senato in Calabria il 4/3/2018
Nato a Catanzaro il 14/3/1969

Membro del Gruppo MoVimento 5 Stelle, dal 27 marzo 2018

Membro della 1ª Commissione Permanente dal 21 giugno
(Affari Costituzionali)