REGGIO – Consegnato il Premio Muse alla storica famiglia di orafi Spadafora

È alla famiglia di orafi Spadafora, che il presidente dell’Associazione Culturale Le Muse, Giuseppe Livoti, ha consegnato il Premio Muse domenica scorsa, nel corso di una cerimonia svoltasi nella Chiesa degli Artisti di Reggio Calabria.

 Da 23 anni il riconoscimento viene ritirato da volti e personalità importanti del panorama nazionale e non solo e  coincide con l’inizio della programmazione invernale della nota associazione culturale calabrese.  

In apertura della premiazione il saluto del parroco degli Artisti Don Nuccio Cannizzaro, il quale ha salutato tale premiazione come riconoscimento che vede proiettato nel nazionale importanti nomi che “Le Muse” con il suo presidente Livoti riescono ad intercettare di anno in anno. «In un luogo come questa chiesa che esalta il bello e dunque arriva a Dio, la presenza di una importante personalità dell’arte non può non essere segno della creatività che l’uomo ha come dono», ha concluso Cannizzaro.

Il presidente Livoti sin da subito si è soffermata sul ruolo, il senso e l’importanza di questo premio che vuole essere una panoramica di ciò che la cultura nazionale ha, non soffermandosi solo su aspetti storici o letterari ma, inserendo tutti gli ambiti della creatività che in questo caso hanno un particolare riferimento ed affinità con l’oreficeria ed il suo valore storico e religioso, e per questo si è scelto di fare tale premiazione in un luogo di culto identitario come il Tempio di San Giorgio della Vittoria.  

L’incontro, suggestivo ha visto una intervista conversazione con uno degli eredi di Giovanbattista Spadafora padre di Giuseppe e Giancarlo, orafo celebre per l’Arte Sacra. Livoti conducendo l’incontro ha fatto memoria del nonno di Giovan Battista, cresciuto all’ombra di suo nonno Francesco nel vecchio Laboratorio del rione “Funtanella” a San Giovanni in Fiore, continuando una tradizione plurisecolare iniziata nel tardo ‘700.  Le numerosissime opere di mio padre, ha ribadito Giuseppe Spadafora hanno adornato il capo di molte Madonne e Bambinelli, tanto da fargli meritare l’appellativo di “Orafo delle Madonne”.

Le sue corone sono curate in ogni dettaglio con accorgimenti di ingegneria del gioiello, dai bulloni agli incastri che dimostrano come la manualità deve sempre essere accompagnata dalla tecnica.  La nostra ispirazione artistica parte dal territorio: le collezioni di preziosi dedicati al “Liber Figurarum” di Gioacchino da Fiore sono una delle espressioni più importanti della nostra arte orafa. Nella Bottega di San Giovanni in Fiore, in Calabria, dove tutto è iniziato, riparte ogni giorno il lavoro di questi importanti artigiani che operano in un Laboratorio che da lavoro a circa sedici dipendenti: dai disegnatori su carta a chi si occupa della tessitura in fili d’oro, agli applicatori delle micro perle infilate con filo d’oro, ai manipolatori di oro e argento per estrapolare monili trattati con cura minuziosa e con una costante ricerca di perfezione.

Nella terra dei santi, delle processioni religiose, dove le credenze popolari tracciano confini non ben definiti con la fede, è forte la connessione con una dimensione superiore, spirituale, che vuole attribuire al gioiello un insieme profondo di significati che questi artisti hanno dato all’oreficeria, ha ricordato il presidente Muse Giuseppe Livoti.

Il maestro Giovambattista Spadafora ha lavorato  distinguendosi per la sua particolare sensibilità all’arte sacra ed in più di sessant’anni  di attività, ha  realizzato oltre centocinquanta corone per adornare il capo di Madonne e Bambinelli ed ha ricevuto innumerevoli riconoscimenti di valenza internazionale. L’incontro più emozionante è stato con Papa Wojtyla nel 1984 a Cosenza, quando ha creato una corona d’oro con cui il Papa incoronò la Madonna della Catena.

Papa Wojtyla ha definito l’opera della Famiglia Spadafora lavoro di fede, fatta con il cuore”. Tra gli ultimi pezzi importanti il calice realizzato per il Santuario di Pompei benedetto nei giorni scorsi da Papa Francesco con le immagini scolpite del beato Bartolo Longo o ancora le corone per la statua della Madonna delle Grazie di Nettuno.

La cerimonia, si è conclusa con il rituale che prevede la consegna di un piatto artistico con la seguente motivazione a «G. B. Spadafora storica Famiglia di orefici ed artigiani che tra tradizioni ed innovazione hanno proiettato nel panorama internazionale il – gioiello – con precise segnature calabresi. Le Loro produzioni tra suggestioni e simbolismo ancestrale, religioso ed architettonico, esaltano contemporaneamente il – senso del sacro nella figura dalla Madonna – e la femminilità senza tempo delle donne di Calabria.  Gli ori promuovono il dato storico nella lavorazione e nei contenuti dalla rievocazione del misticismo di Gioacchino da Fiore alle raffinate filigrane che riproducono nella figura della “Jennacca” un tradizionale simbolo di prosperità, salute, fortuna e abbondanza».

La firma del premiato su tavoletta in argilla cruda realizzata dall’artista e ceramista Rossella Marra è stato così l’ultimo atto e rituale che, da 23 anni, vede la consegna del Premio, pinakes contemporanea che una volta sottoposta alla cottura farà parte della galleria delle firme esposte in permanenza presso la sede del sodalizio reggino.  Il genius contemporaneo ancora una volta emerge anche in occasioni come queste ha concluso la vice presidente Muse Orsola Latella, siamo anche noi operatori ed artigiani della ricerca che con la consegna di questo riconoscimento focalizziamo l’attenzione anche al made in Italy che ci ha resi grandi nel mondo. (rrc)

Lella Golfo: Voglio aprire in un bene confiscato in Calabria un Centro per donne vittime di violenza

Aprire, in Calabria, in un bene confiscato, un centro in cui le donne in difficoltà e/o vittime di violenza dopo la denuncia non ritornino nel loro luogo di appartenenza ma, siano protette e sostenute. È il sogno che Lella Golfo vuole realizzare con la sua Fondazione Bellisario.

Una volontà che è stata resa «istituzionale» nel corso della serata in cui ha ricevuto, a Reggio, il Premio Muse dall’omonima Associazione, dopo le mancate risposte fatte dalla Golfo, in maniera informale, al presidente della Regione, Roberto Occhiuto.

Quello che Lella Golfo vuole realizzare è un centro che dia supporto anche «con l’apprendimento di attività lavorative ed artigianali, creando, così, uno scudo a lungo termine fino a quando la donna non abbia superato i suoi traumi anche psicologici,  lontana anche dal posto in cui ha vissuto violenze».

«Ho dato tanto alle donne – ha continuato la Golfo – basti pensare in tempi non sospetti i corsi professionali tenuti per le donne Afghane: andai personalmente io a prenderle -dice la Golfo- ne volevo 100 ne trovai 60. Oggi mi spiace che la comunicazione non si ricordi anche di me come donna che è stata la prima, in Europa a portare aiuti attivi e fattivi in Ucraina all’indomani dello scoppio della guerra. Il Premio Muse, in questo periodo e contesto, mi inorgoglisce perché parte dalla mia terra che non ho mai dimenticato ed a volte il proprio territorio si dimentica di coloro i quali hanno fatto qualcosa per rianimarlo e per questo ringrazio il presidente Giuseppe Livoti ed il direttivo».

«La Fondazione che presiedo – ha spiegato – è un network di energie e competenze, una lobby del merito, una rete di dialogo e confronto, un gruppo solidale e unito, che condivide attività e iniziative per costruire un Paese a misura di donne e di crescita. Un progetto dedicato alle donne, network dalla capacità di cogliere sempre il senso del presente, intraprendendo battaglie per il merito con estrema concretezza».

«Il coraggio di osare, la sfida perché le donne raggiungessero i vertici – ha detto ancora – ma anche perché diventassero autentiche protagoniste delle loro professioni e delle loro vite è stato il faro che ha illuminato il cammino della Fondazione. Se oggi le donne sono sempre più presenti nei gangli vitali del sistema economico e politico, in Italia come in Europa, il merito non è solo dei loro talenti finalmente riconosciuti ma anche di associazioni come la Fondazione Bellisario che hanno lavorato con serietà e dedizione per quest’obiettivo fondamentale».

«Il 28 giugno 2011 – ha concluso – il Parlamento italiano approvava la legge Golfo Mosca, che imponeva quote di genere nei consigli di amministrazione e collegi sindacali delle società quotate in Italia: questa la mia vittoria con la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale del 12 agosto 2011, mentre oggi il Parlamento Europeo sta analizzandola proprio per attivarla in tutta Europa. Dunque un premio che arriva in un momento importante della mia vita».

Quello svoltasi nel Cortile delle Muse, dunque, è stato «un altro momento importante», come ha evidenziato il presidente Livoti.

L’assessore regionale alle Politiche Sociali, Tilde Minasi, in apertura de I notturni de Le Muse, ha evidenziato come il sodalizio reggino «ancora una volta rappresentino in Calabria un atto di coraggio, poiché sempre liberi e in autogestione in 22 anni di attività hanno caratterizzato un nuovo modo di fare cultura rinnovando anche il dialogo con il pubblico e la scelta di Lella Golfo fa proprio capire come il premio ha una ragione di senso importante soprattutto se valorizza una donna che ha fatto tanto per le donne».

Una serata ricca di momenti e di buoni sentimenti, dunque, che ha visto anche la presenza del sindaco di Cariati Filomena Greco. Un mix di arte, moda e letteratura prima della cerimonia di consegna del premio, che si è aperto con l’omaggio, a un mese dalla sua dipartita, di Ettore Pensabene, «mente identitaria della Calabria per il teatro sin dagli anni ’70».

Per l’occasione, il figlio Luca Pensabene insieme all’attrice Maria Marino hanno recitato “Colapesce e Filomena” scritto da Ettore grande appassionato di miti e leggende alla scoperta del mondo femminile, in dialetto arcaico. Ed ancora, un mix di fashion style con la stilista del cappello Ketty Turano, la quale ha realizzato per l’occasione dei look che identificano le donne nel loro ambiente lavorativo tra colori fluo e composizioni, in una visione storica ed al tempo stesso contemporanea. Ed ancora letture interpretative collegate all’essere donne oggi con il supporto attivo e fattivo delle attrici Clara Condello ed Emanuela Barbaro(rrc)

REGGIO – A Giuseppe Garrisi il Premio Muse 2022

È a Giuseppe Garrisi, presidente nazionale Adisco – Associazione Donatrici Italiane Sangue Cordone Ombelicale, che è stato conferito il Premio Muse 2022, istituito dall’Associazione Culturale Le Muse di Reggio Calabria.

Un evento, che ha aperto la programmazione estiva del sodalizio, guidata dal presidente Giuseppe Livoti, che ha spiegato l’intento delle manifestazioni: «prospettare a soci e simpatizzanti ed alla città intera la passione e il confronto con personalità, temi e situazioni che servono da arricchimento continuo. E lo facciamo con la consegna del Premio ancora una volta ad un volto del panorama nazionale».

«Riprendiamo il rapporto con il pubblico – ha sostenuto la vice presidente Orsola Latella – proprio per continuare a costruire un filo d’Arianna, una immagine di realtà positiva alla nostra città».

Il saluto di apertura dell’evento è stato affidato al dott. Pasquale Veneziano che ha sin da subito accolto l’idea delle Muse di aprirsi alla comunità scientifica, «giusta innovazione – ha ribadito Veneziano – perché accanto a importanti nomi del giornalismo, dell’arte, della tv, del teatro occorre anche pensare e sostenere nomi che promuovono i valori importanti e fondamentali come il diritto alla vita».

Una scaletta di serata ricca di confronti e testimonianze si sono così susseguite con momenti di spettacolo visivo ed artistico. La vita va amata e rispettata anche come scrive la letteratura musicale: questo il momento di lettura interpretativa con Clara Condello e Mimma Conti, che hanno condotto il pubblico alla riflessione ed al ricordo. E poi la testimonianza della dott.ssa Giulia Pucci – responsabile Banca Cordonale.

Il dott. Rino Mancini, direttore del Centro Regionale trapianti, ha chiarito su come tale struttura coordina le attività di prelievo degli organi e standardizzazione del processo della donazione in tutti gli ospedali della regione, valuta con i rianimatori l’idoneità del potenziale donatore applicando le linee guida sulla sicurezza emanate dal Centro Nazionale Trapianti, garantisce una corretta ed appropriata distribuzione degli organi ai Centri di Trapianto secondo algoritmi scientificamente validi concordati e condivisi con il Comitato Tecnico Regionale per i Trapianti.

Inoltre, promuove la formazione professionale ed una corretta informazione dei cittadini sulla donazione finalizzata all’incremento della disponibilità di organi e tessuti destinati al trapianto, gestisce la Lista Unica Regionale dei pazienti in attesa di trapianto di fegato e rene, collabora con il Centro Nazionale Trapianti Operativo nell’allocazione degli organi e nell’attuazione dei programmi nazionali (trapianti pediatrici, urgenze, anticipi, programma iperimmuni), effettua il counselling alle coppie che hanno deciso di conservare le cellule di sangue da cordone ombelicale per uso autologo presso banche estere.

A seguire, poi, l’intervento del dott. Giuseppe Console, dirigente medico CTMO Centro Unico Regionale Trapianti di Cellule Staminali e Terapie Cellulari (CTMO) dell’Ospedale Eugenio Morelli di Reggio Calabria, parlando a nome del Direttore il Dott. Massimo Martino ha approfondito su come il reparto si occupa del paziente ematologico prima ed oncologico successivamente, svolgendo attività trapiantologica completa ovvero ad effettuare trapianti di tipo autologo, allogenico e anche da donatore da registro (MUD).

Ed ancora le testimonianze della dott.ssa Antonella Pontari, dirigente biologo, del ginecologo e già presidente Adisco, Nino Coco e della responsabile del Consultorio di Melito P.S. Paola Infortuna, hanno ricordato che sostenere Adisco è fondamentale oltre che consequenziale ad un processo che è soprattutto formativo e culturale. I vari interventi si sono susseguiti con momenti artistici come la mostra di “elementi mobili” realizzata con le opere del pittore ed artista Nicola Casile che si è servito del mondo fumettistico dell’infanzia nel ricordo di fiabe, rivisitate in chiave pop.

Momento clou della serata la consegna del Premio al dott. Garrisi per avere promosso, quale rappresentante autorevole, la cultura del dono del sangue cordonale creando rapporti trasversali di collaborazione con istituzioni sanitarie nazionali ed associazioni di volontariato in un’ottica lungimirante nel rispetto della mission Adisco.

Emozionato Garrisi firmando la consegna dell’importante riconoscimento sulla tavola in argilla realizzata dall’artista e scultrice Rossella Marra, ringraziando “Le Muse” per il loro sano operato esclusivamente culturale ha ribadito come Adisco è cambiata rispetto a quelle che erano le impostazioni di pertinenza poiché non si occupa più della donazione a fini trapiantologici ma ciò che è importante è che quello che viene donato non va cmq perduto perché utile ad altri fini come effettuare trasfusioni in bambini fortemente prematuri.

Infine, la nomina di presidente onoraria di Adisco Calabria alla signora Franca Arena Tuccio per essere stata la co-fondatrice di tale realtà ed ancora oggi vero e proprio punto di riferimento di tale importante sodalizio scientifico. (rrc)