DAVOLI (CZ) – La Biblioteca Vincenziana celebra i 100 anni della nascita di Saverio Strati

Giovedì 21 novembre, a Davoli Marina, al Centro Polifunzionale Comunale, si terrà un evento per celebrare i 100 anni della nascita dello scrittore Saverio Strati.

L’evento è stato organizzato dalla Biblioteca Pubblica Vincenziana, in particolare per la solerzia della collaboratrice volontaria, insegnante Vittoria Corasaniti, nell’ambito del progetto “Conosciamo i figli di Calabria e la sua civiltà”.

Introdurranno il prof. Aldo Marcellino, direttore di tale preziosa Biblioteca, il sindaco Giuseppe Papaleo, il prof. Gerardo Pagano amato ex dirigente scolastico, scrittore e conferenziere.

Ospiti d’onore Domenico Stranieri, sindaco di Sant’Agata del Bianco, paese di nascita di Strati, e un gruppo di concittadini che evocheranno, pure musicalmente, vita ed opere del grande scrittore. Tra i sostenitori dell’evento il Soroptimist Club e l’associazione Dante Alighieri di Soverato, città che sarà rappresentata pure da alcune scolaresche. Il patrocinio alla manifestazione è stato assicurato dalla Presidenza della Regione Calabria, dalla Provincia di Catanzaro e dal Comune di Davoli, ai quali si unisce pure l’Università delle Generazioni.

Proveniente da umile famiglia contadina, Saverio Strati fu prima autodidatta. Poi, all’Università di Messina, fu incoraggiato a fare letteratura da Giacomo Debenedetti, suo docente, il quale lo ha introdotto alla nota casa editrice di Alberto Mondadori di Milano, con cui ha pubblicato gran parte delle opere di successo.

Alcune di queste hanno avuto prestigiosi riconoscimenti nazionali, come, ad esempio: il Premio Napoli per “Noi lazzaroni” nel 1972, il Premio Campiello per “Il selvaggio di Santa Venere” nel 1977. Dopo vario peregrinare tra Italia e Svizzera, nel 1964 si è definitivamente traferito con la famiglia a Scandicci, amena cittadina alla periferia di Firenze dove ha lavorato e vissuto fino alla morte. (rcz)

Saverio Strati rivive in un docufilm di Mimmo Nunnari

di PINO NANOSaverio Strati, a 100 anni dalla sua nascita torna di grande attualità il documentario televisivo realizzato su di lui a Firenze, era il 1987, dal giornalista Mimmo Nunnari, che oggi ricorda quei giorni vissuti in Toscana insieme allo scrittore di Sant’Agata del Bianco con grande emozione.

Questo documentario della durata di 30 minuti, e oggi custodito dalla Grande Teca Rai, realizzato dal giornalista-scrittore Mimmo Nunnari, allora ancora giovane inviato speciale della Rai in Calabria, è uno dei documenti più esclusivi sulla vita di Saverio Strati, lo scrittore calabrese di Sant’Agata del Bianco che ad un certo punto della sua vita si trasferì a vivere a Scandicci alle porte di Firenze, diventando suo malgrado protagonista di primo piano della storia della letteratura meridionale.

Nello Speciale curato da Mimo Nunnari per la Rai troviamo uno Strati inedito, che affida alle telecamere della Rai le sue emozioni più intime e i suoi ricordi più intensi legati alla sua terra di origine. Uno Strati assolutamente inedito, che riconosce di essere consapevole della sua scrittura e del valore dei suoi romanzi, ma che deve anche fare i conti con la povertà di quegli anni e con le difficoltà economiche che lo coinvolsero in prima persona, tanto da dover poi chiedere aiuto a chi ancora credeva in lui. Un documentario che andrebbe oggi riproposto al grande pubblico televisivo per capire meglio cosa in realtà spingesse lo scrittore Saverio Strati ad occuparsi con tanta insistenza e soprattutto con tanto amore della sua terra di origine. In questa intervista a Mimmo Nunnari gli darò del tu, ma semplicemente perché io ho lavorato con lui e insieme a lui per tantissimi anni alla Rai, pur essendo stato lui in una certa fase della sua vita il mio direttore.

-Mimmo, l’unico documentario televisivo su Saverio Strati lo hai realizzato tu nel 1987, quand’eri ancora alla Sede RAI della Calabria Calabria. Com’è nata l’idea dello speciale? Ma soprattutto, è stato facile, o difficile convincere Strati, uomo notoriamente riservatissimo, restio a concedere interviste, ad aprirsi…

«Hai ragione. Strati, ha sempre difeso la sua intimità, quasi religiosa, era gentile, educato, professava umiltà e rifuggiva dai riflettori della critica, dei giornali, dei media, un po’ per timidezza ma essenzialmente per garantirsi quell’insopprimibile bisogno di libertà e di indipendenza che era nella sua natura . Viveva la sua vita come i grandi pensatori, che si distaccano dal cerchio della storia; una caratteristica della cultura dei Greci, che anteponevano la riservatezza all’insensatezza del mondo. I Greci ci insegnano che le parole vanno dosate, che c’è un senso del limite, che dobbiamo preoccuparci della nostra inadeguatezza di “esseri” fuori posto ovunque. C’è un filo di filellenismo nella letteratura di Strati e nel suo essere uomo del profondo Sud. La sua signorilità innata, il suo essere aristocratico nel senso di essere moralmente superiore, la sua testardaggine calabrese, lo portavano a essere riservato e a volte anche diffidente verso giornalisti, critici, adulatori, che dopo la vittoria al premio Campiello nel 1977, col libro “Il Selvaggio di Santa Venere”, non mancavano certo. Avevo già recensito per Gazzetta del Sud molti dei suoi libri. Mi ero conquistato piano piano la sua fiducia. Quando usciva un nuovo romanzo mi cercava per chiedermi un giudizio e francamente mi sentivo in imbarazzo, non essendo un critico letterario ma solo un divulgatore di libri, ma allo stesso tempo mi sentivo gratificato di queste sue attenzioni. Di lui apprezzavo tutto: il talento narrativo, la cultura filosofica, la sapienza contadina, la conoscenza della storia, l’agire morale. C’era un’ammirazione che lui percepiva, da calabrese a calabrese. Non è stato perciò difficile ottenere l’intervista, poi diventata documentario televisivo.

Perché hai scelto Firenze per realizzarla e non la Calabria, per esempio il suo paese natale, Sant’Agata del Bianco?

Per una ragione precisa. Volevo contestualizzarla nell’ambiente in cui Strati aveva deciso di vivere. Presentarlo com’era dove viveva. Abitava a Scandicci , alle porte di Firenze, città dove aveva le sue frequentazioni, le sue amicizie, soprattutto in quel cenacolo culturale che era la galleria d’arte Pananti, punto di riferimento e d’incontro di critici d’arte, pittori, scultori, poeti e scrittori, tra i quali come assiduo frequentatore c’era il poeta Mario Luzi. Erano loro, a leggere per primi i manoscritti “dell’amico carissimo” Strati. Così lo definivano. Il pittore fiorentino Silvio Loffredi in quell’occasione mi raccontò dell’episodio di un incontro, nella galleria, presente Mario Luzi, con Elio Vittorini che, vedendo che aveva in mano il libro “La Teda”, appena pubblicato, gli disse: «Sappi che questo Strati è uno scrittore grosso, ma grosso, così… non ha paragoni…». Oltre che scrittore di prima grandezza Vittorini era editor di case editrici importanti, come Einaudi, conosceva bene tutti. Da ragazzo aveva fatto l’operaio, come Strati aveva fatto il muratore. Il suo non era il giudizio di uno qualsiasi. Nel mondo editoriale era noto per i grandi rifiuti. 

-Nel documentario si vedono le vostre passeggiate per le vie di Firenze, il vostro chiacchierare per le strade dove si affacciano i simboli del Rinascimento, poi ci sono le testimonianze degli amici fiorentini di Strati, ma l’intervista vera e propria l’avete realizzata a Scandicci, in casa dello scrittore…

Si, nello studio direi francescano di Strati, dove si coglieva l’umiltà, la semplicità, la sobrietà di Strati. In quella casa, dove lo scrittore viveva con la moglie, c’era l’essenziale, profumava di modestia, semplicità; solo i libri, tantissimi, ordinati su scaffali e sul piccolo tavolo di lavoro erano in vista, assieme alla lettera 22 Olivetti, che fabbricava romanzi, poesie, racconti, fiabe. In quell’occasione prima di cominciare l’intervista Saverio mi regalò un bellissimo volume di fiabe che aveva pubblicato qualche anno prima con Pananti, scrisse una bella dedica per mia figlia Roberta, che allora aveva appena quattro anni. Lo custodiamo gelosamente questo libro, adesso è passato di proprietà, ai figli di Roberta, Giuseppe, Louis, Arianna, ma sta sempre nello scaffale Strati, nella mia libreria.

-Quale è stata la prima domanda di quell’intervista che immagino non sia stata facile considerato il carattere schivo dello scrittore che amava il silenzio e sfuggiva ai riflettori?

Gli feci subito la domanda più banale che si possa fare ad un narratore; cioè quanto di autobiografico ci fosse nei suoi romanzi. «Non parlerei di autobiografia – mi rispose – semmai di esperienza diretta della vita; esperienza da cui ogni scrittore trae la materia, il tessuto, dei suoi romanzi. Nei miei primi libri c’è la vita dei muratori e io l’ho fatto, e bene, il muratore, fino a 21 anni; c’è, all’inizio, con la Marchesina, l’esperienza di un ragazzo che impara il mestiere; poi, ne La Teda, il ragazzo cresciuto che diventa mastro, e fa anche le sue prime esperienze, e in Noi Lazzaroni abbiamo il muratore adulto, che emigra. Tre esperienze, contestualizzate in tre momenti differenti: prima della guerra, durante la guerra, e nel dopoguerra, con cui comincia il periodo dell’emigrazione. lo lo so che cosa può provare uno che lascia la propria terra per trovare lavoro; capisco il disagio ed esprimo questo mondo». Dopo la prima domanda e la risposta iniziale tutto filò liscio. Al principio Saverio ebbe qualche incertezza. Chiese alla moglie di lasciare lo studio dove stavamo registrando. Volle restare solo, voleva concentrarsi. Solo, per modo di dire. Con me c’erano l’operatore, il fonico, un tecnico delle luci…che però lavoravano in religioso silenzio, avevano capito che avevano davanti un grande della letteratura italiana, un autentico fuoriclasse, un narratore dalla storia umana e letteraria esemplare. Durante l’intervista vedendolo seduto al tavolo di lavoro lo immaginavo ticchettare i tasti della macchina da scrivere, accarezzare, ritoccare, riscrivere, sfiorare le pagine delle sue fatiche letterarie. Chiudemmo l’incontro con una domanda anche che questa apparentemente banale. Gli chiesi: “Saverio, se ti dovessi giudicare tu stesso, come ti giudicheresti”? Rispose: «Come uno che vive la vita che vuole vivere. Sono un uomo libero, non mi sono fatto schiavizzare da mondanità, presenzialismo o da relazioni di cui si pensa non si possa fare a meno per avere successo, oppure attrarre dalla pubblicità. Vivo, come ho scelto di vivere, quindi mi sento soddisfatto. 

-Mimmo chi era per te Saverio Strati?

Un calabrese vero. Un uomo che portava sulle spalle il peso delle ingiustizie, dei diritti negati, dell’assenza secolare dello Stato, dei tradimenti della borghesia grassa ma incolta, un uomo che era andato a scuola tardi perché da ragazzo aveva dovuto lavorare ma che era riuscito a emergere per il suo talento grandissimo. Aveva ragione Geno Pampaloni, uno tra i maggiori critici letterari del secolo scorso, che Strati lo descriveva così: «Sembra portare sulla propria persona la vita dei padri. Il passato, soprattutto, il dolore del passato, la tradizione della sua terra, i secoli di miseria e di silenzio, la pazienza contadina e artigiana, il pudore dei sentimenti, e persino l’antica lentezza, con cui il tempo trascorre nei vecchi paesi, sembra portarseli addosso, come una consanguinea presenza, una compagnia. (pn)

 

Tutti oggi a S. Agata del Bianco a celebrare i 100 anni di Saverio Strati

di SANTO STRATI – Ci sarò anch’io, anche se solo virtualmente, oggi pomeriggio a Sant’Agata del Bianco, con tutta la Calabria che sarà presente con il cuore a celebrare i 100 anni dalla nascita di Saverio Strati. Uno degli autori più straordinari del Novecento letterario italiano, eppure trascurato, dimenticato, messo da parte. Non è questione di orgoglio (anche se è tantissimo quello dei calabresi verso questo figlio da rivalutare e far conoscere), ma il bisogno di dare luce a un grande scrittore nato in Aspromonte, come Alvaro, a cui il successo (quello vero e meritato) è stato negato. Siamo tutti col sindaco Domenico Stranieri che ha cambiato il paese e si è speso fino all’ultimo per dare il giusto tributo allo scrittore. Calabria.Live lo celebra con un inserto speciale: nella pagine di Saverio Strati c’è la Calabria, quella vera. Scopritela assieme a noi. (s)

L’OPINIONE / Domenico Stranieri: A Sant’Agata i 100 anni di Strati si celebrano col popolo e senza politici

DI DOMENICO STRANIERI – Per il 28 novembre 2023, viene convocata, presso la Cittadella Regionale di Catanzaro, la prima riunione del Comitato per celebrare i 100 anni dalla nascita dello scrittore Saverio Strati. Il 9 agosto 2024, dalla Regione Calabria, ci dicono di rimodulare la proposta progettuale (che inviamo ininterrottamente da aprile) con un taglio dei fondi del 50%.

Saverio Strati avrebbe compiuto 100 anni il 16 agosto 2024. Probabilmente è stato il più grande scrittore calabrese del secondo Novecento, sicuramente un grande autore della letteratura italiana ed europea (le sue opere sono state tradotte in moltissime lingue) L’Amministrazione comunale di Sant’Agata del Bianco, ad una settimana dalla celebrazione del sopracitato centenario, comunica che non invierà più nessuna proposta progettuale alla Regione Calabria. Forse Strati sarebbe stato d’accordo con noi!
Sant’Agata è abituata a realizzare eventi senza alcun finanziamento, senza protezioni, senza politici regionali di riferimento. Sant’Agata, con i suoi artisti ed i suoi volontari, ha resistito alla boria di chi doveva “ridimensionarla” perché “ha alzato troppo la testa”, perché si sta “parlando un po’ troppo di questo Comune”.
Rinunciamo quindi a 250.000 euro e cancelliamo parte del nostro programma estivo (dal 13 agosto in poi). Tuttavia, Strati sarà ugualmente ricordato. E lo faremo con la gente, senza politici, come probabilmente avrebbe preferito lo scrittore. Lo faremo senza passerelle, senza retorica, cercando di assomigliare a tutto ciò che abbiamo detto in questi anni in cui abbiamo realizzato manifestazioni culturali, incontri con le scuole, murales ed un Festival che, prendendo spunto dal cognome di Strati, si chiama “Stratificazioni”. Ci dispiace per la nuova Assessora regionale con delega alla cultura che, in questi ultimi giorni, si è impegnata telefonandoci tante volte. Ma il tempo, secondo noi, è scaduto.
Tra una settimana ci vediamo nella sala consiliare del Comune di Sant’Agata del Bianco. Strati è stato di nuovo ferito dalla sua terra? Non è una novità. E capiterà ancora ad altri. In questo pezzo di Sud in cui, alla fine di ogni battaglia, rimane sempre l’eco di qualcosa di non risolto. (ds)
[Domenico Stranieri è sindaco di Sant’Agata del Bianco]

CATANZARO – Si proietta documentario “Parole come pietre” su Saverio Strati

Domani pomeriggio, a Catanzaro, alle 18, nello Spazio Paparazzo, sarà proiettato il documentario Saverio Strat – Parole come pietre di Francesco Mazza.

L’evento rientra nell’ambito della rassegna Momenti letterari – Gli incontri del Giovedì. Le letture sono a cura di Aldo ConfortoAnna Maria.

Dopo i saluti dell’assessore alla Cultura del Comune di Catanzaro, Donatella MonteverdiGiusy Staropoli Calafati dialogherà con Francesco Mazza. Modera Marcello Barillà. (rcz)

 

La Cineteca della Calabria e l’Associazione Dante Alighieri celebrano Saverio Strati

È con la proiezione gratuita di Terrarossa di Giorgio Molteni, al Supercinema di Catanzaro, che la Cineteca della Calabria e l’Associazione Dante Alighieri hanno avviato le celebrazioni per ricordare Saverio Strati, di cui ricorrono quest’anno i 100 anni dalla nascita.

Il film è tratto dal romanzo di Saverio Strati  La teda, per il quale il critico Geno Pampaloni scrisse: «Come in Alvaro, il mondo della protesta e il mondo della sofferenza si intrecciano intimamente, all’interno di un sentimento della tradizione che di fatto coincide con la poesia. Le sue parole sono quiete e solenni, una musica grave, propria del linguaggio dei padri, non c’è nulla di meno ‘sperimentalistico’ del suo raccontare: il suo dolore è un dolore antico».

La narrativa calabrese del Novecento ha per taluni critici una sua «linea», che corrisponde alla realtà culturale della regione, che nel nostro secolo ha prodotto scrittori storicamente impegnati. È una narrativa fedele ai temi tradizionali del romanticismo calabrese, quelli dell’uomo di fronte alla natura e alla realtà che lo circonda, le sue reazioni di fronte alle novità. La mattinata, fortemente partecipata dal Liceo Artistico De Nobili, dall’Istituto Agrario di Catanzaro e dal Liceo Classico Galluppi, ha visto la proiezione del film Terrarossa di Giorgio Molteni, e gli interventi della Presidente della Dante Alighieri, Teresa Rizzo, di Eugenio Attanasio per la Cineteca della Calabria, dell’assessore alla Cultura del Comune di Catanzaro, Donatella Monteverdi.

Il presidente della Cineteca della Calabria, il regista Eugenio Attanasio, ha annunciato la volontà di collaborare con la Biblioteca Comunale “Saverio Grande” di Cropani, recentemente inaugurata alla presenza dell’assessore alla Cultura del Comune di Catanzaro prof.ssa Donatella Monteverdi e di altre prestigiose autorità. Il regista Attanasio, infatti, sottoporrà un programma di iniziative cinematografiche e letterarie al Comitato di gestione della biblioteca composto da Raffaele Mercurio, presidente; Luigi Stanizzi,  responsabile; Giulia De Fazio, vice responsabile, Paolo Dragone, degretario,
Giuseppina Ruffo, rappresentante della maggioranza consiliare; Anita Brescia, rappresentante della minoranza consiliare; Rosita Femia, rappresentante della scuola primaria Istituto comprensivo Cropani-Simeri Crichi; Santina Logozzo, Rappresentante della scuola secondaria di primo grado Istituto comprensivo Cropani-Simeri Crichi; e dai componenti esperti Pietro Pitari, Noemi Grano, Luigi Loprete, Gianluca Pitari.

Al Supercinema i ragazzi hanno potuto assistere alla proiezione ed essere così introdotti al mondo dello scrittore, che ha vissuto gli ultimi anni della sua vita a Scandicci. Saverio Strati è stato a lungo dimenticato, trascurato, a volte persino ignorato dalla sua terra, complice anche una passata politica culturale della Regione che non valorizzava i propri figli, quasi si vergognasse delle loro origini. Strati è stato un grande uomo e un immenso scrittore.

Ha raccontato Calabria e calabresi. Scritto capolavori, vinto il Campiello, e anche pianto. Contadino e muratore. Calabrese affetto dal demone della narrazione, emigrante. È necessario ricordarne la figura e avvicinare i ragazzi delle scuole alla conoscenza di questo grande scrittore realista, che ha saputo descrivere il suo territorio d’origine. Nel film di Molteni, durante la guerra, quattro muratori vanno a Terrarossa per costruirvi delle case popolari. Il più giovane è mastro Filippo, un ragazzo sempre pronto a inventare storie e sogni. Il paese è arretrato; la gente illumina la notte con schegge di pino, vive nelle grotte assieme alle capre, si nutre di castagne: e la farina del tesseramento non arriva, a causa degli intrighi del podestà. Gli altri muratori spingono il popolo alla ribellione. In questa ribollente atmosfera, nuovi elementi sopravverranno a movimentare la vicenda: la fuga di Filippo, l’alluvione. (rcz)

I

La Regione valorizza la figura di Saverio Strati anche nelle scuole

La Regione Calabria intende valorizzare Saverio Strati, uno tra i più grandi scrittori italiani, nativo di Sant’Agata del Bianco, che con Corrado Alvaro è il più illustre autore calabrese, acuto interprete dei problemi dell’emigrazione e dell’integrazione culturale» in occasione dei Centenario della nascita.

«In attesa di formalizzare apposito protocollo tra Regione e Ufficio scolastico regionale, l’auspicio è quello di far conoscere ai nostri ragazzi la Calabria attraverso la lettura delle opere degli scrittori calabresi, che realmente l’hanno vissuta, l’hanno amata, l’hanno raccontata denunciandone le contraddizioni», ha spiegato la vicepresidente della Regione, Giusi Princi.

«La Regione Calabria – si legge nella nota – ha inteso istituzionalizzare un Comitato di indirizzo rappresentato dai massimi vertici delle Istituzioni, e un Comitato scientifico composto da professori, scrittori, ricercatori, prefatori di volumi, giornalisti, editori, a cui affidare le attività intellettuali poste alla base del programma di promozione del centenario».

«Tale Comitato – viene spiegato – avrà carattere permanente e se da un lato si inserisce all’interno di un progetto più ampio, promosso dalla Regione, che partendo dalla cultura, intende valorizzare le aree interne e a promuovere una visione rinnovata e positiva della Calabria, scevra da pregiudizi, dall’altro è anche parte di un progetto di sperimentazione, destinato alle scuole secondarie, elaborato d’intesa con l’Ufficio scolastico regionale, con l’obiettivo di promuovere lo studio di importanti scrittori calabresi, come Strati, ma anche Alvaro, La Cava, Calogero, Repaci, Perri, Costabile».

1Questo meraviglioso viaggio conoscitivo – è scritto nella nota – vogliamo, intanto, legarlo a Saverio Strati del quale appunto, nel 2024, ricorre l’anniversario. L’auspicio è che, promuovendo nelle Vostre scuole la lettura delle opere di Saverio Strati, recentemente ripubblicate utilizzando una grafica vivace ed affidando i testi introduttivi a intellettuali, contemporanei, facciate conoscere agli studenti frequentanti i Vostri istituti, questo importante scrittore, profondamente appassionato della Calabria e dei calabresi, che sarebbe significativo inserire, anche, nei documenti dei Consigli di classe delle classi terminali che si accingono a svolgere i prossimi esami di Stato». (rcz)

Si riscoprono i grandi scrittori calabresi

di ARISTIDE BAVA – Finalmente si sta facendo qualcosa per ricordare i grandi scrittori calabresi che hanno dato lustro alla nostra terra ma che sono sempre stati troppo dimenticati tanto che molti giovani, anche in ambiente scolastico, non conoscono o  conoscono troppo poco.

La considerazione  sembra pressocché naturale alla luce del fatto che nei giorni scorsi si è tenuta una riunione dei componenti di un Comitato di indirizzo, appena costituito, per solennizzare la ricorrenza del 100° anniversario della nascita dello scrittore Saverio Strati che ricorre il 16 agosto del 2024 e che la Regione ha intenzione di solennizzare con una serie di eventi dei quali si farà promotrice.

Tra i componenti del Comitato, Domenico Stranieri, il sindaco di S. Agata del Bianco città natale dello scrittore e la nipote di Saverio Strati, Palma Comandè, anch’essa apprezzata scrittrice della Locride, territorio, peraltro, che ha dato i natali ad altri importanti scrittori del passato. Tra gli altri componenti del Comitato di indirizzo  oltre alla vicepresidente della Regione Calabria Giusy Princi, anche numerosi rappresentanti del mondo culturale e universitario calabrese.

Tutti esponenti di notevole spessore culturale che lasciano ben sperare  sul successo della iniziativa e sugli stessi obiettivi che questa iniziativa si porta appresso. La riunione è servita come  approccio per iniziare a selezionare  quali potrebbero essere gli eventi culturali fattibili per ricordare l’importante scrittore di S. Agata che ha dato notevole lustro alla Calabria, ed è stato anche  vincitore del premio Campiello nel 1977 con il romanzo Il selvaggio di Santa Venere edito da Mondadori, ma non solo, La riunione è stata allargata anche alla dirigente generale del Dipartimento Istruzione, Francesca Gatto, alla dirigente di settore Ersilia Amatruda, a Luigi Franco, direttore editoriale della casa Editrice Rubbettino, a Rosanna Marzullo, prorettrice dell’università di Reggio Calabria, e Antonino Domenico Cama, coordinatore ambito territoriale provinciale di Reggio Calabria.

L’obiettivo dell’incontro e di altri che saranno organizzati a breve  è quello – ha precisato la vicepresidente Princi – di istituzionalizzare appositi Comitati perché si intende realmente valorizzare il grande scrittore calabrese che con Corrado Alvaro è entrato nel novero  dei più grandi scrittori italiani  e che, tra l’altro, è stato anche  acuto interprete dei problemi dell’emigrazione e dell’integrazione culturale oggi nuovamente di grande attualità.

Ma non solo questo. Sarà, infatti, attivato un ampio programma dedicato alle celebrazioni dello scrittore al quale prenderà parte anche un Comitato scientifico composto da professori, scrittori, ricercatori, prefatori di volumi, giornalisti e l’occasione sarà anche opportuna per promuovere lo studio di importanti scrittori calabresi – oltre a Strati e Alvaro viene subito in mente anche Mario La Cava – le cui opere potrebbero diventare – secondo le enunciazioni di Giusy Princi – parte integrante del curricolo scolastico. Nella sostanza la “celebrazione” dello scrittore non solo tende a  rendere omaggio al lavoro di Saverio Strati, ma viene inserita  anche all’interno di un progetto più ampio, «volto a valorizzare, soprattutto,  le aree interne della regione e a promuovere una visione rinnovata e positiva della Calabria, scevra da pregiudizi».

Anche questo potrebbe essere – ed è il caso di dire finalmente – una opportunità per creare nuove opportunità di sviluppo e stimolare un maggiore interesse per le  risorse culturali e storiche del territorio e favorire, finanche, il rientro di molti giovani  troppo spesso costretti a lasciare i loro territori per studiare e/o lavorare altrove. (ab)

Istituto il Comitato di Coordinamento per i 100 anni della nascita di Saverio Strati

È stato istituito il Comitato di coordinamento per i 100 anni della nascita di Istituto il Comitato di Coordinamento per i 100 anni della nascita di Saverio Strati. È quanto ha reso noto la vicepresidente della Regione, Giusi Princi, che ha presieduto un incontro con i componenti del Comitato d’indirizzo propedeutico all’insediamento del Comitato scientifico.

l comitato d’indirizzo, oltre alla vicepresidente Princi, è composto da: Domenico Stranieri, sindaco di Sant’Agata del Bianco, Palma Comandè, familiare dello scrittore, Florindo Rubbettino, dell’omonima casa editrice, Antonella Iunti, direttrice dell’Ufficio scolastico regionale, Giuseppe Zimbalatti, Rettore dell’Università di Reggio Calabria, Nicola Leone, Rettore dell’Universita’ della Calabria, Giovanbattista De Sarro, Rettore dell’Universita’ Magna Grecia di Catanzaro, Maria Mallamace, dirigente generale del Segretariato regionale per la Calabria del Ministero della Cultura.

Alla riunione, insieme ai componenti del Comitato d’indirizzo, hanno preso parte anche la dirigente generale del Dipartimento Istruzione, Francesca Gatto, la dirigente di settore Ersilia Amatruda, Luigi Franco, direttore editoriale casa Editrice Rubbettino, Rosanna Marzullo, prorettrice dell’università di Reggio Calabria, Antonino Domenico Cama, coordinatore ambito territoriale provinciale di Reggio Calabria.

«Insieme al presidente Occhiuto – ha affermato la vicepresidente – abbiamo voluto l’istituzionalizzazione dei Comitati perché intendiamo valorizzare uno tra i più grandi scrittori italiani che, con Corrado Alvaro, è il più illustre autore calabrese, acuto interprete dei problemi dell’emigrazione e dell’integrazione culturale. In tal senso, il Comitato assume la funzione di coordinamento delle attività poste in essere dai soggetti coinvolti e si doterà di un programma dedicato alle celebrazioni; sarà affiancato da un Comitato scientifico composto da professori, scrittori, ricercatori, prefatori di volumi, giornalisti, editori a cui affidare le attività intellettuali poste alla base del programma di promozione».

«Questa iniziativa – ha specificato inoltre Princi nel corso della riunione – è anche parte di un progetto di sperimentazione, destinato alle scuole secondarie, elaborato d’intesa con l’Ufficio scolastico regionale con l’obiettivo di promuovere lo studio di importanti scrittori calabresi, come Strati, ma anche Alvaro o La Cava, le cui opere diventeranno parte integrante del curricolo scolastico. La celebrazione dello scrittore non solo rende omaggio al lavoro di Saverio Strati, ma si inserisce anche all’interno di un progetto più ampio, volto a valorizzare le aree interne della regione e a promuovere una visione rinnovata e positiva della Calabria, scevra da pregiudizi».

«In tal modo si potranno creare nuove opportunità di sviluppo e stimolare un maggiore interesse per le sue risorse culturali e storiche – ha concluso – che costituiranno un trampolino di lancio per il rientro dei nostri giovani, troppo spesso costretti a studiare e lavorare fuori regione». (rcz)

Un ricordo di Saverio Strati: avrebbe compiuto oggi 98 anni

di GIUSY STAROPOLI CALAFATI – Il 16 agosto 1924. A Sant’Agata del Bianco nasce Saverio Strati. Il poeta muratore, lo scrittore contadino. Il maestro grato di Tibi e di Tascia, il calabrese che insegnò alla letteratura italiana come accendere una teda. Oggi avrebbe compiuto esattamente 98 anni, Saverio Strati. 98 all’anagrafe, per la vita tanti di più, se si considerano gli anni con cui la Calabria attribuisce a ognuno dei suoi una certa somma algebrica inclusiva degli anni di resistenza del paese a cui si appartiene e quelli infinitesimali de “I cari parenti” da cui si discende. 

Una vita capiente, abbondante di esperienze, viaggi, turni, mani in pasta e mani vuote, piccolo e grande Sud, e più vite con sogni di tornanza, nostalgie, miti, racconti e leggende, fiabe calabresi e lucane, in cui di Strati s’alzano il collo e la testa che su di esso si regge, del paese a lui caro, dei volti della madre e del padre, quello di Cicca e di Carmela, del Mezzogiorno in cui gli è capitato di nascere, il solo volo geografico a cui si è sempre sentito di appartenere. 

Sant’Agata del Bianco, piccolo borgo di pietra ai piedi dell’Aspromonte. Il niente e il tutto. La casa e la piazza, i muratori e i contadini, le adolescenze, gli infanti, le madri di paese, l’acqua nel bombolotto, i giochi alle nocciole. Il centro del mondo per Strati, lo spazio sacro, il posto originale in cui mai si contrae il desiderio d’esservi dentro, appartenervi col sangue e la carne, il sesso e l’anima. Il paese. La culla con precisi caratteri di geografia, il sepolcro con definiti elementi di storia. 

Il mio centro del mondo, come Recanati era il centro del mondo per Leopardi. Ogni cosa che io riesco a immaginare, in ogni cosa che io devo scrivere e ambientare, c’è quel pezzo di terra e quel pezzo di mare che mi stanno sempre davanti, che sono sempre dentro di me. Poi magari si può allargare e diventare Firenze, Milano, Zurigo, Francoforte, il mondo, ma il centro vero, il punto focale e vitale, la matrice è lì. Il vero unico personaggio che vive una sua vita autonoma, che si muove con padronanza è proprio quel pezzo di terra. Un buco di pochi chilometri quadrati della Calabria più povera, un pezzetto sperduto dell’estremo Sud d’Italia, un paesino al confine dell’Europa Mediterranea. tanto che io potrei esclamare: Sempre caro mi fu quest’eremo colle, ecc., ecc. …

Scrittore selvaggio e lazzarone, Saverio Strati, anticonformista, con una lingua diversa dalla lingua dei letterati. Mai copia conforme, solo stesura in originale. Poco avvezzo ai riflettori, voce pregnante priva di sconti, con verità sincere assicurate alla compostezza umana, e per questo sempre poco gradite alla menzogna. Agli artefici altrui. Degli stessi letterati, dubbiosi e altresì teatrali difronte alla coralità della vita.  

A molti la mia scrittura dà parecchio fastidio. Tanto meglio per me e tanto peggio per loro. Quando mi danno del selvaggio e del lazzarone non lo riferiscono alla mia persona, ma al mondo che esprimo. Essere lo scrittore dei lazzaroni e dei selvaggi mi fa piacere, perchè vuol dire che ho centrato un mondo-problema, un mondo-idea. I miei personaggi sono personaggi-problemi. Non sono personaggi con la carta di identità in tasca, con un reddito annuo, con relazioni col mondo degli affari o col mondo delle cortigiane. Sono creature che si affacciano alla storia e che capiscono che anche loro ne possono fare la loro parte, da protagonisti e non più da servi. A chi non intende questo, i miei libri non piacciono. Non interessano infatti alla piccola borghesia che si nutre di storielle di coppie che si cornificano fra di loro.

Uomo di paese e uomo in viaggio. Scrittore periferico e non di periferia. Strati doppia il senso dell’umano, si esprime nella vita e nella scrittura. Per coscienza e credo si dissocia dalla “periferia” quale incapacità dell’individuo di riuscire a trovare il nocciolo del proprio essere. Gli uomini fanno parte dell’essere universale, dice Saverio Strati, ed è esattamente quando trovano il nocciolo del proprio essere, che si riscoprono dentro l’universale: Viviamo su un pianeta che ha la forma di una sfera e la sfera non ha periferie. Ogni punto della sfera si trova alla stessa distanza dal centro. […] Noi calabresi non siamo scrittori periferici. Siamo scrittori nati in Calabria, ma nella nostra opera c’è qualcosa che fa parte del mondo degli uomini. I nostri libri, le nostre storie non sono affatto espressione di un mondo periferico.

Nell’opera di Strati c’è il mondo e basta. Con i suoi carichi di pregi e difetti, i limiti della bruttezza e le massime bellezze. E poi vi sono gli uomini e il loro disagio, le donne e la loro sacra maternità. V’è il linguaggio assoluto dell’universale.

Saverio Strati entra di petto nella letteratura italiana. E ne viene completamente assorbito come se le lettere fossero da tempo in attesa di uno scrittore così assoluto e per completare il ‘900 culturale italiano. I suoi libri vengono tradotti nel mondo, premiati ovunque. Dal Campiello al Veillon, dal premio Napoli al premio Sila. E nonostante le sue “discusse” origini calabresi. Un’appartenenza che l’Italia fa pesare a suo carico quasi fosse una colpa, ma di cui egli non si sposta, anzi la presenta come prima radice e massimo orgoglio. 

Essere calabrese, per Strati, non è limite ma vantaggio. “Calabrese” non è per lo scrittore un puerile aggettivo e basta. C’è davvero tanto di più in questa parola che ovunque lo identifica. Lo bolla, lo marchia (uomo e intellettuale di qualità). Alcune volte con un dito puntato contro, altre con tutta la mano. Calabrese è una dimensione umana regionale che lo stesso scrittore ama. Sente sua.

Io sono contento ogni volta che di me scrivono “il calabrese” o quando addirittura mi dal del calabrese. Sono orgoglioso di essere calabrese davanti a chiunque, perchè ho la piena coscienza di aver compiuto qualcosa… Una delle prime volte che capitai a Milano nella sede della Mondadori, negli anni ’50, un dirigente settentrionale che ra stato in vacanza in Calabria mi disse: “Voi calabresi siete dei veri uomini: dei saggi, la vostra parola conta di più di un atto notarile”. Io rimasi fuor di me dalla gioia a sentir dare questo giudizio così positivo della nostra gente, di noi tutti.

La Calabria diventa per Strati il tutto di Tutta una vita (questo il titolo dell’opera pubblicata postuma). E senza farle sconti, senza cercare alibi, ma bensì proponendosi come obiettivo quella sacrosanta verità che le appartiene, l’unica in grado di portare a un possibile rimedio a quelli che sono gli effetti critici che a tutt’oggi impediscono a questa regione, nonostante la bellezza di cui dispone, di sbarcare il lunario.

Aveva ancora solo 60 anni Strati, quando si trovò a dover discutere della Calabria, terra ricca di bellezza, povera di lavoro. E le sue osservazioni sembrano essere un vero manifesto politico, a tutt’oggi urgentemente da considerare: Non siamo stati capaci, credo questo sia il nostro limite, di creare lavoro. Non siamo dei creatori di lavoro. Siamo rimasti dei contemplativi. Nel passato questo era un pregio, oggi veramente è un difetto che definirei drammatico. […] Bisogna imparare a usare la mente insieme alle mani. Avere capacità di iniziativa privata. Se non siamo capaci di avere questa iniziativa imprenditoriale, se non saremo capaci di creare lavoro, è inutile sperare che venga lo Stato a crearcelo. […] Il lavoro dobbiamo crearlo noi. Qualsiasi tipo di lavoro onesto.  Può essere quello agricolo o quello turistico. Quello turistico potrebbe essere attivo in tutte le stagioni, quaggiù.  […] E’ sul turismo che bisogna puntare: fare un turismo intelligente e competitivo: ché se qui mi fanno pagare 100 mila lire per una camera e pensione e a Cattolica o a Viareggio ne pago 70 mila, bé in questo caso me ne vado a Cattolica o in Versilia dove sono tanti più attrezzati, dove ci sono più divertimenti. E da oggi, c’è da aggiungere, vi sono anche i Bronzi di Riace.

Saverio Strati, la Calabria, non la scrisse soltanto, la visse soffrendola. Con attaccamento spasmodico. Giorno dopo giorno. Su Ponte Vecchio guardava L’Arno, pensava allo Jonio e piangeva. Il suo è uno sguardo sincero che esce dai libri, e si pone al centro della vita dei paesi e degli uomini che in essi abitano e ivi vivono la loro storia. Oltre la metafora, si sofferma sulla realtà. La Calabria come fenomeno non solo geografico, geologico, ma come fenomeno storico. […] Una realtà sociale e storica a cui guardare realisticamente.

Ri-leggere Strati, a 98 anni dalla sua nascita, oltre il piacere della lettura porta con sé la necessità del sapere. Come leggere uno scrittore nato oggi. 

Attualizzare la letteratura è un compito a cui siamo tutti chiamati. Un processo necessario per non restare indietro. In Calabria ancor di più rispetto al resto del mondo.  (gsc)