La rivincita delle periferie riparte da Saverio Strati e Sant’Agata del Bianco

di SANTO STRATI  – Per due giorni il piccolo e incantevole borgo di S. Agata del Bianco, nel cuore dell’Aspromonte, è stato, culturalmente parlando, la Capitale della Calabria. Il successo, clamoroso, al di là di qualsiasi aspettativa, del convegno di chiusura delle celebrazioni del centenario della nascita dello scrittore Saverio Strati, dimostra che è possibile il riscatto delle periferie, la rigenerazione del territorio, la valorizzazione di un patrimonio culturale inestimabile, ma troppo spesso sottovalutato o, peggio, trascurato. 

La celebrazione del centenario chiuso da questa due giorni di incontri intensi e, molto spesso appassionati, nella città natale dello scrittore indica un percorso virtuoso che il futuro assessore alla Cultura della Regione, ma soprattutto il governatore appena rieletto Roberto Occhiuto, dovrebbero prendere a modello per modulare la “rivincita” culturale della Calabria, vera leva di sviluppo e unitamente di contrasto ai pregiudizi e ai preconcetti che per troppo tempo hanno pervaso questa terra. La nuova narrazione della Calabria passa anche per queste iniziative che valorizzano il territorio e i suoi figli più illustri, mostrando la dimensione culturale di una terra che ha un potenziale altissimo nell’ambito del patrimonio di cultura e tradizioni. Questo modello di Sant’Agata del Bianco, che, grazie alla felice intuizione del suo straordinario sindaco Domenico Stranieri, ha saputo “rinascere” scegliendo di valorizzare il suo cittadino più illustre. Una scelta che ha rigenerato il territorio puntando sulla cultura, coinvolgendo l’intera comunità, ma soprattutto giovani e donne che hanno potuto scegliere di restare e non partire. 

Sant’Agata del Bianco, non ha celebrato solo Saverio Strati, come scrittore orgoglioso delle sue origini calabresi, ma anche mostrato come la sia stato possibile realizzare un’impresa che poteva apparire impossibile: parlare della Calabria partendo da un borgo, mostrare al Paese quanto sia rilevante il contributo di questa terra alla storia della letteratura italiana del Novecento e come non sia difficile coinvolgere scuole, insegnanti e studenti, anche scolari delle elementari, in un progetto di rinascita urbana non soltanto culturale, ma di rivitalizzazione del l’intero territorio.

Sant’Agata con i suoi murales, le sue avvincenti sculture in ferro che ormai segnano l’intero centro storico, è diventato un paese che avvince e si fa amare a prima vista: conquista il visitatore e lo pervade di cultura, tradizione, misteri e curiosità del mondo contadino, rivelando un fascino irresistibile, che avvince i suoi ospiti e li rende parte integrante della comunità. Che è viva, accogliente e generosa.

Saverio Strati, un autentico autore moderno che ha saputo, attraverso la sua lettura del passato contadino e agreste, guardare al futuro, non ha avuto, da vivo, la fortuna e il successo che avrebbe meritato. Aveva conquistato il Premio Campiello ed era tra i protagonisti del Novecento letterario italiano, poi, improvvisamente, alla fine degli anni Novanta, si è trovato isolato, dimenticato e visti rifiutare i suoi nuovi libri dal suo editore storico, la Mondadori, mica una piccola editrice. Una discesa all’inferno, culminata nella accorata richiesta di applicazione della Legge Bacchelli per poter vivere e sopravvivere. Una proposta lanciata dall’allora direttore del Quotidiano della Calabria Matteo Cosenza, che venne subito accolta dopo una mobilitazione del mondo della cultura. Era quella manifesta conferma della sua fragilità del vivere quotidiano, che avrebbe dovuto suggerire la necessità di creare le condizioni per rivalutare e valorizzare il lavoro letterario di Saverio Strati, ma per anni, fino alla morte, su di lui è calata una vergognosa trascuranza. 

Dopo la sua scomparsa, l’editore Florindo Rubbettino ha ripreso il vecchio progetto del generoso e visionario padre Rosario, che vedeva nella cultura il perno principale dello sviluppo del territorio calabrese, ed è riuscito – acquisendo i diritti dal figlio Giampaolo – a ripubblicare quasi tutta l’opera edita di Saverio Strati, ma l’obiettivo è quello di recuperare le oltre 5.000 pagine tra diario e manoscritti inediti per continuare a proporre ai lettori l’opera di uno straordinario scrittore.

Il segnale che viene da Sant’Agata è dunque chiaro: attraverso la cultura si possono e si devono rigenerare i borghi per fermare lo spopolamento. E, mirabilmente, frenare la fuga con biglietto di sola andata di tanti giovani cervelli, laureati, ricercatori e diplomati) che non trovano speranze di futuro nella propria terra. Provate a immaginare di replicare il modello di Sant’Agata per i tanti paesi che hanno dato i natali ai protagonisti della cultura di origine calabrese (scrittori, poeti, giornalisti, operatori culturali): cosa potrebbe accadere? Vedremmo la rigenerazione di Palmi (Leonida Repaci), Bovalino (Mario La Cava), Maropati (Fortunato Seminara), Melicuccà (Lorenzo Calogero), Careri Francesco Perri), Bova (Pasquino Crupi) e tanti altri ancora, partendo da San Luca dove nacque Corrado Alvaro (di cui ricorrono un altr’anno i 70 anni della morte). Lo scrittore di Gente in Aspromonte pur essendo adeguatamente citato tra i protagonisti del Novecento letterario italiano meriterebbe attenzione maggiore, a partire dalla sua terra, che dovrebbe propore San Luca come Capitale della Cultura insieme con la Locride, terra di giganti della cultura, mai valorizzati, trascurati, di frequente dimenticati.

Il lavoro del Comitato “100 Strati” guidato da un instancabile Luigi Franco (direttore editoriale di Rubbettino) ha lavorato bene, pur avendo contro gli ostacoli di una burocrazia regionale insopportabile, ma il suo obiettivo di allargare l’interesse sulle opere di Saverio Strati anche al di fuori del territorio calabrese (che ugualmente continua a conoscerlo poco e quindi non lo può apprezzare in modo adeguato) non credo sia stato adeguatamente raggiunto: per il futuro occorrerà coinvolgere i media nazionali, ospitando inviati e giornalisti, per dare il giusto risalto a qualsiasi evento regionale di grande rilevanza. Purtroppo, anche in questo caso, il piano di comunicazione non ha avuto adeguata applicazione, eppure c’era una corposa dotazione finanziaria per le celebrazioni del centenario di Saverio Strati. 

Importante è stata la partecipazione al convegno dell’assessore regionale alla Cultura uscente Caterina Capponi che aveva “ereditato” dalla vicepresidente Giusi Princi il progetto 100Strati e che ha confermato quanto la Regione punti sulla Cultura per lo sviluppo del territorio, ma, allo stesso tempo, non si può non evidenziare l’assenza della Città Metropolitana, ingiustificabile e non accettabile. La MetroCity ha mancato un appuntamento importante che poteva essere l’occasione per valutare (e apprezzare) il modello qui proposto e rilanciarlo in tutto il territorio della provincia reggina, insieme a un auspicabile progetto regionale di valorizzazione delle risorse culturali passate, presenti e future.

Da ultimo, da direttore di Calabria.Live ma anche da componente del Comitato 100Strati, mi sono permesso di lanciare l’idea di fissare una giornata Stratiana da celebrarsi ogni anno a Sant’Agata del Bianco (magari nella ricorrenza della morte, 9 aprile) con il coinvolgimento delle scuole e l’istituzione di un Premio Letterario nazionale intitolato a Saverio Strati. Due iniziative che manterrebbero viva la figura dello scrittore e sarebbero la giusta prosecuzione di questi due giorni di celebrazione di cui i calabresi possono andare fieri. 

Ne prendano nota, in Regione, a cominciare dal Presidente Occhiuto.  

Domani lo speciale di Rai Cultura su Saverio Strati

era, su Rai Storia, alle 21.10, in prima visione, andrà in onda lo speciale “Ritorno perché. Vita di Saverio Strati”, firmato da Vanessa Roghi e Massimo Latini.

Lo speciale racconta la lunga e prolifica attività letteraria di Saverio Strati, nato a Sant’Agata del Bianco nel reggino nel 1924, la vita di Strati assomiglia a quella di tanti giovani di umili origini della sua generazione. La scuola, la scoperta del meridionalismo, il talento, il trasferimento negli anni Sessanta a Scandicci, ma anche la situazione di indigenza da cui riuscirà a uscire solo grazie al supporto della legge Bacchelli a lui assegnata nel 2009.

Lo speciale, realizzato nell’ambito della convenzione tra Rai Com, Regione Calabria, e Fondazione Calabria Film Commission, ricostruisce una storia singolare e paradigmatica anche grazie alla ricchezza delle Teche Rai che dagli anni Cinquanta in poi non hanno mai smesso di raccontare il Sud.

Il programma, realizzato in occasione delle celebrazioni per il Centenario dalla nascita di Strati, arricchisce il calendario delle iniziative promosse da Regione Calabria – Dipartimento Cultura, “100 Strati” e Calabria Film Commission, con il coinvolgimento anche del comune di Sant’Agata del Bianco, paese natale di Strati.

Lo Speciale è arricchito dalle interviste a Goffredo Fofi, Palma Comandé, Gioacchino Criaco, Vito Teti, Giancarlo Cauteruccio, Piero Pananti, Luigi Franco, Domenico Stranieri, Giuseppe Polimeni.

La produttrice esecutiva è Annalisa Annalisa Vasselli. Ricerche di Francesco Russo. (rrm)

DAVOLI (CZ) – La Biblioteca Vincenziana celebra i 100 anni della nascita di Saverio Strati

Giovedì 21 novembre, a Davoli Marina, al Centro Polifunzionale Comunale, si terrà un evento per celebrare i 100 anni della nascita dello scrittore Saverio Strati.

L’evento è stato organizzato dalla Biblioteca Pubblica Vincenziana, in particolare per la solerzia della collaboratrice volontaria, insegnante Vittoria Corasaniti, nell’ambito del progetto “Conosciamo i figli di Calabria e la sua civiltà”.

Introdurranno il prof. Aldo Marcellino, direttore di tale preziosa Biblioteca, il sindaco Giuseppe Papaleo, il prof. Gerardo Pagano amato ex dirigente scolastico, scrittore e conferenziere.

Ospiti d’onore Domenico Stranieri, sindaco di Sant’Agata del Bianco, paese di nascita di Strati, e un gruppo di concittadini che evocheranno, pure musicalmente, vita ed opere del grande scrittore. Tra i sostenitori dell’evento il Soroptimist Club e l’associazione Dante Alighieri di Soverato, città che sarà rappresentata pure da alcune scolaresche. Il patrocinio alla manifestazione è stato assicurato dalla Presidenza della Regione Calabria, dalla Provincia di Catanzaro e dal Comune di Davoli, ai quali si unisce pure l’Università delle Generazioni.

Proveniente da umile famiglia contadina, Saverio Strati fu prima autodidatta. Poi, all’Università di Messina, fu incoraggiato a fare letteratura da Giacomo Debenedetti, suo docente, il quale lo ha introdotto alla nota casa editrice di Alberto Mondadori di Milano, con cui ha pubblicato gran parte delle opere di successo.

Alcune di queste hanno avuto prestigiosi riconoscimenti nazionali, come, ad esempio: il Premio Napoli per “Noi lazzaroni” nel 1972, il Premio Campiello per “Il selvaggio di Santa Venere” nel 1977. Dopo vario peregrinare tra Italia e Svizzera, nel 1964 si è definitivamente traferito con la famiglia a Scandicci, amena cittadina alla periferia di Firenze dove ha lavorato e vissuto fino alla morte. (rcz)

Saverio Strati rivive in un docufilm di Mimmo Nunnari

di PINO NANOSaverio Strati, a 100 anni dalla sua nascita torna di grande attualità il documentario televisivo realizzato su di lui a Firenze, era il 1987, dal giornalista Mimmo Nunnari, che oggi ricorda quei giorni vissuti in Toscana insieme allo scrittore di Sant’Agata del Bianco con grande emozione.

Questo documentario della durata di 30 minuti, e oggi custodito dalla Grande Teca Rai, realizzato dal giornalista-scrittore Mimmo Nunnari, allora ancora giovane inviato speciale della Rai in Calabria, è uno dei documenti più esclusivi sulla vita di Saverio Strati, lo scrittore calabrese di Sant’Agata del Bianco che ad un certo punto della sua vita si trasferì a vivere a Scandicci alle porte di Firenze, diventando suo malgrado protagonista di primo piano della storia della letteratura meridionale.

Nello Speciale curato da Mimo Nunnari per la Rai troviamo uno Strati inedito, che affida alle telecamere della Rai le sue emozioni più intime e i suoi ricordi più intensi legati alla sua terra di origine. Uno Strati assolutamente inedito, che riconosce di essere consapevole della sua scrittura e del valore dei suoi romanzi, ma che deve anche fare i conti con la povertà di quegli anni e con le difficoltà economiche che lo coinvolsero in prima persona, tanto da dover poi chiedere aiuto a chi ancora credeva in lui. Un documentario che andrebbe oggi riproposto al grande pubblico televisivo per capire meglio cosa in realtà spingesse lo scrittore Saverio Strati ad occuparsi con tanta insistenza e soprattutto con tanto amore della sua terra di origine. In questa intervista a Mimmo Nunnari gli darò del tu, ma semplicemente perché io ho lavorato con lui e insieme a lui per tantissimi anni alla Rai, pur essendo stato lui in una certa fase della sua vita il mio direttore.

-Mimmo, l’unico documentario televisivo su Saverio Strati lo hai realizzato tu nel 1987, quand’eri ancora alla Sede RAI della Calabria Calabria. Com’è nata l’idea dello speciale? Ma soprattutto, è stato facile, o difficile convincere Strati, uomo notoriamente riservatissimo, restio a concedere interviste, ad aprirsi…

«Hai ragione. Strati, ha sempre difeso la sua intimità, quasi religiosa, era gentile, educato, professava umiltà e rifuggiva dai riflettori della critica, dei giornali, dei media, un po’ per timidezza ma essenzialmente per garantirsi quell’insopprimibile bisogno di libertà e di indipendenza che era nella sua natura . Viveva la sua vita come i grandi pensatori, che si distaccano dal cerchio della storia; una caratteristica della cultura dei Greci, che anteponevano la riservatezza all’insensatezza del mondo. I Greci ci insegnano che le parole vanno dosate, che c’è un senso del limite, che dobbiamo preoccuparci della nostra inadeguatezza di “esseri” fuori posto ovunque. C’è un filo di filellenismo nella letteratura di Strati e nel suo essere uomo del profondo Sud. La sua signorilità innata, il suo essere aristocratico nel senso di essere moralmente superiore, la sua testardaggine calabrese, lo portavano a essere riservato e a volte anche diffidente verso giornalisti, critici, adulatori, che dopo la vittoria al premio Campiello nel 1977, col libro “Il Selvaggio di Santa Venere”, non mancavano certo. Avevo già recensito per Gazzetta del Sud molti dei suoi libri. Mi ero conquistato piano piano la sua fiducia. Quando usciva un nuovo romanzo mi cercava per chiedermi un giudizio e francamente mi sentivo in imbarazzo, non essendo un critico letterario ma solo un divulgatore di libri, ma allo stesso tempo mi sentivo gratificato di queste sue attenzioni. Di lui apprezzavo tutto: il talento narrativo, la cultura filosofica, la sapienza contadina, la conoscenza della storia, l’agire morale. C’era un’ammirazione che lui percepiva, da calabrese a calabrese. Non è stato perciò difficile ottenere l’intervista, poi diventata documentario televisivo.

Perché hai scelto Firenze per realizzarla e non la Calabria, per esempio il suo paese natale, Sant’Agata del Bianco?

Per una ragione precisa. Volevo contestualizzarla nell’ambiente in cui Strati aveva deciso di vivere. Presentarlo com’era dove viveva. Abitava a Scandicci , alle porte di Firenze, città dove aveva le sue frequentazioni, le sue amicizie, soprattutto in quel cenacolo culturale che era la galleria d’arte Pananti, punto di riferimento e d’incontro di critici d’arte, pittori, scultori, poeti e scrittori, tra i quali come assiduo frequentatore c’era il poeta Mario Luzi. Erano loro, a leggere per primi i manoscritti “dell’amico carissimo” Strati. Così lo definivano. Il pittore fiorentino Silvio Loffredi in quell’occasione mi raccontò dell’episodio di un incontro, nella galleria, presente Mario Luzi, con Elio Vittorini che, vedendo che aveva in mano il libro “La Teda”, appena pubblicato, gli disse: «Sappi che questo Strati è uno scrittore grosso, ma grosso, così… non ha paragoni…». Oltre che scrittore di prima grandezza Vittorini era editor di case editrici importanti, come Einaudi, conosceva bene tutti. Da ragazzo aveva fatto l’operaio, come Strati aveva fatto il muratore. Il suo non era il giudizio di uno qualsiasi. Nel mondo editoriale era noto per i grandi rifiuti. 

-Nel documentario si vedono le vostre passeggiate per le vie di Firenze, il vostro chiacchierare per le strade dove si affacciano i simboli del Rinascimento, poi ci sono le testimonianze degli amici fiorentini di Strati, ma l’intervista vera e propria l’avete realizzata a Scandicci, in casa dello scrittore…

Si, nello studio direi francescano di Strati, dove si coglieva l’umiltà, la semplicità, la sobrietà di Strati. In quella casa, dove lo scrittore viveva con la moglie, c’era l’essenziale, profumava di modestia, semplicità; solo i libri, tantissimi, ordinati su scaffali e sul piccolo tavolo di lavoro erano in vista, assieme alla lettera 22 Olivetti, che fabbricava romanzi, poesie, racconti, fiabe. In quell’occasione prima di cominciare l’intervista Saverio mi regalò un bellissimo volume di fiabe che aveva pubblicato qualche anno prima con Pananti, scrisse una bella dedica per mia figlia Roberta, che allora aveva appena quattro anni. Lo custodiamo gelosamente questo libro, adesso è passato di proprietà, ai figli di Roberta, Giuseppe, Louis, Arianna, ma sta sempre nello scaffale Strati, nella mia libreria.

-Quale è stata la prima domanda di quell’intervista che immagino non sia stata facile considerato il carattere schivo dello scrittore che amava il silenzio e sfuggiva ai riflettori?

Gli feci subito la domanda più banale che si possa fare ad un narratore; cioè quanto di autobiografico ci fosse nei suoi romanzi. «Non parlerei di autobiografia – mi rispose – semmai di esperienza diretta della vita; esperienza da cui ogni scrittore trae la materia, il tessuto, dei suoi romanzi. Nei miei primi libri c’è la vita dei muratori e io l’ho fatto, e bene, il muratore, fino a 21 anni; c’è, all’inizio, con la Marchesina, l’esperienza di un ragazzo che impara il mestiere; poi, ne La Teda, il ragazzo cresciuto che diventa mastro, e fa anche le sue prime esperienze, e in Noi Lazzaroni abbiamo il muratore adulto, che emigra. Tre esperienze, contestualizzate in tre momenti differenti: prima della guerra, durante la guerra, e nel dopoguerra, con cui comincia il periodo dell’emigrazione. lo lo so che cosa può provare uno che lascia la propria terra per trovare lavoro; capisco il disagio ed esprimo questo mondo». Dopo la prima domanda e la risposta iniziale tutto filò liscio. Al principio Saverio ebbe qualche incertezza. Chiese alla moglie di lasciare lo studio dove stavamo registrando. Volle restare solo, voleva concentrarsi. Solo, per modo di dire. Con me c’erano l’operatore, il fonico, un tecnico delle luci…che però lavoravano in religioso silenzio, avevano capito che avevano davanti un grande della letteratura italiana, un autentico fuoriclasse, un narratore dalla storia umana e letteraria esemplare. Durante l’intervista vedendolo seduto al tavolo di lavoro lo immaginavo ticchettare i tasti della macchina da scrivere, accarezzare, ritoccare, riscrivere, sfiorare le pagine delle sue fatiche letterarie. Chiudemmo l’incontro con una domanda anche che questa apparentemente banale. Gli chiesi: “Saverio, se ti dovessi giudicare tu stesso, come ti giudicheresti”? Rispose: «Come uno che vive la vita che vuole vivere. Sono un uomo libero, non mi sono fatto schiavizzare da mondanità, presenzialismo o da relazioni di cui si pensa non si possa fare a meno per avere successo, oppure attrarre dalla pubblicità. Vivo, come ho scelto di vivere, quindi mi sento soddisfatto. 

-Mimmo chi era per te Saverio Strati?

Un calabrese vero. Un uomo che portava sulle spalle il peso delle ingiustizie, dei diritti negati, dell’assenza secolare dello Stato, dei tradimenti della borghesia grassa ma incolta, un uomo che era andato a scuola tardi perché da ragazzo aveva dovuto lavorare ma che era riuscito a emergere per il suo talento grandissimo. Aveva ragione Geno Pampaloni, uno tra i maggiori critici letterari del secolo scorso, che Strati lo descriveva così: «Sembra portare sulla propria persona la vita dei padri. Il passato, soprattutto, il dolore del passato, la tradizione della sua terra, i secoli di miseria e di silenzio, la pazienza contadina e artigiana, il pudore dei sentimenti, e persino l’antica lentezza, con cui il tempo trascorre nei vecchi paesi, sembra portarseli addosso, come una consanguinea presenza, una compagnia. (pn)

 

Tutti oggi a S. Agata del Bianco a celebrare i 100 anni di Saverio Strati

di SANTO STRATI – Ci sarò anch’io, anche se solo virtualmente, oggi pomeriggio a Sant’Agata del Bianco, con tutta la Calabria che sarà presente con il cuore a celebrare i 100 anni dalla nascita di Saverio Strati. Uno degli autori più straordinari del Novecento letterario italiano, eppure trascurato, dimenticato, messo da parte. Non è questione di orgoglio (anche se è tantissimo quello dei calabresi verso questo figlio da rivalutare e far conoscere), ma il bisogno di dare luce a un grande scrittore nato in Aspromonte, come Alvaro, a cui il successo (quello vero e meritato) è stato negato. Siamo tutti col sindaco Domenico Stranieri che ha cambiato il paese e si è speso fino all’ultimo per dare il giusto tributo allo scrittore. Calabria.Live lo celebra con un inserto speciale: nella pagine di Saverio Strati c’è la Calabria, quella vera. Scopritela assieme a noi. (s)

L’OPINIONE / Domenico Stranieri: A Sant’Agata i 100 anni di Strati si celebrano col popolo e senza politici

DI DOMENICO STRANIERI – Per il 28 novembre 2023, viene convocata, presso la Cittadella Regionale di Catanzaro, la prima riunione del Comitato per celebrare i 100 anni dalla nascita dello scrittore Saverio Strati. Il 9 agosto 2024, dalla Regione Calabria, ci dicono di rimodulare la proposta progettuale (che inviamo ininterrottamente da aprile) con un taglio dei fondi del 50%.

Saverio Strati avrebbe compiuto 100 anni il 16 agosto 2024. Probabilmente è stato il più grande scrittore calabrese del secondo Novecento, sicuramente un grande autore della letteratura italiana ed europea (le sue opere sono state tradotte in moltissime lingue) L’Amministrazione comunale di Sant’Agata del Bianco, ad una settimana dalla celebrazione del sopracitato centenario, comunica che non invierà più nessuna proposta progettuale alla Regione Calabria. Forse Strati sarebbe stato d’accordo con noi!
Sant’Agata è abituata a realizzare eventi senza alcun finanziamento, senza protezioni, senza politici regionali di riferimento. Sant’Agata, con i suoi artisti ed i suoi volontari, ha resistito alla boria di chi doveva “ridimensionarla” perché “ha alzato troppo la testa”, perché si sta “parlando un po’ troppo di questo Comune”.
Rinunciamo quindi a 250.000 euro e cancelliamo parte del nostro programma estivo (dal 13 agosto in poi). Tuttavia, Strati sarà ugualmente ricordato. E lo faremo con la gente, senza politici, come probabilmente avrebbe preferito lo scrittore. Lo faremo senza passerelle, senza retorica, cercando di assomigliare a tutto ciò che abbiamo detto in questi anni in cui abbiamo realizzato manifestazioni culturali, incontri con le scuole, murales ed un Festival che, prendendo spunto dal cognome di Strati, si chiama “Stratificazioni”. Ci dispiace per la nuova Assessora regionale con delega alla cultura che, in questi ultimi giorni, si è impegnata telefonandoci tante volte. Ma il tempo, secondo noi, è scaduto.
Tra una settimana ci vediamo nella sala consiliare del Comune di Sant’Agata del Bianco. Strati è stato di nuovo ferito dalla sua terra? Non è una novità. E capiterà ancora ad altri. In questo pezzo di Sud in cui, alla fine di ogni battaglia, rimane sempre l’eco di qualcosa di non risolto. (ds)
[Domenico Stranieri è sindaco di Sant’Agata del Bianco]

CATANZARO – Si proietta documentario “Parole come pietre” su Saverio Strati

Domani pomeriggio, a Catanzaro, alle 18, nello Spazio Paparazzo, sarà proiettato il documentario Saverio Strat – Parole come pietre di Francesco Mazza.

L’evento rientra nell’ambito della rassegna Momenti letterari – Gli incontri del Giovedì. Le letture sono a cura di Aldo ConfortoAnna Maria.

Dopo i saluti dell’assessore alla Cultura del Comune di Catanzaro, Donatella MonteverdiGiusy Staropoli Calafati dialogherà con Francesco Mazza. Modera Marcello Barillà. (rcz)

 

La Cineteca della Calabria e l’Associazione Dante Alighieri celebrano Saverio Strati

È con la proiezione gratuita di Terrarossa di Giorgio Molteni, al Supercinema di Catanzaro, che la Cineteca della Calabria e l’Associazione Dante Alighieri hanno avviato le celebrazioni per ricordare Saverio Strati, di cui ricorrono quest’anno i 100 anni dalla nascita.

Il film è tratto dal romanzo di Saverio Strati  La teda, per il quale il critico Geno Pampaloni scrisse: «Come in Alvaro, il mondo della protesta e il mondo della sofferenza si intrecciano intimamente, all’interno di un sentimento della tradizione che di fatto coincide con la poesia. Le sue parole sono quiete e solenni, una musica grave, propria del linguaggio dei padri, non c’è nulla di meno ‘sperimentalistico’ del suo raccontare: il suo dolore è un dolore antico».

La narrativa calabrese del Novecento ha per taluni critici una sua «linea», che corrisponde alla realtà culturale della regione, che nel nostro secolo ha prodotto scrittori storicamente impegnati. È una narrativa fedele ai temi tradizionali del romanticismo calabrese, quelli dell’uomo di fronte alla natura e alla realtà che lo circonda, le sue reazioni di fronte alle novità. La mattinata, fortemente partecipata dal Liceo Artistico De Nobili, dall’Istituto Agrario di Catanzaro e dal Liceo Classico Galluppi, ha visto la proiezione del film Terrarossa di Giorgio Molteni, e gli interventi della Presidente della Dante Alighieri, Teresa Rizzo, di Eugenio Attanasio per la Cineteca della Calabria, dell’assessore alla Cultura del Comune di Catanzaro, Donatella Monteverdi.

Il presidente della Cineteca della Calabria, il regista Eugenio Attanasio, ha annunciato la volontà di collaborare con la Biblioteca Comunale “Saverio Grande” di Cropani, recentemente inaugurata alla presenza dell’assessore alla Cultura del Comune di Catanzaro prof.ssa Donatella Monteverdi e di altre prestigiose autorità. Il regista Attanasio, infatti, sottoporrà un programma di iniziative cinematografiche e letterarie al Comitato di gestione della biblioteca composto da Raffaele Mercurio, presidente; Luigi Stanizzi,  responsabile; Giulia De Fazio, vice responsabile, Paolo Dragone, degretario,
Giuseppina Ruffo, rappresentante della maggioranza consiliare; Anita Brescia, rappresentante della minoranza consiliare; Rosita Femia, rappresentante della scuola primaria Istituto comprensivo Cropani-Simeri Crichi; Santina Logozzo, Rappresentante della scuola secondaria di primo grado Istituto comprensivo Cropani-Simeri Crichi; e dai componenti esperti Pietro Pitari, Noemi Grano, Luigi Loprete, Gianluca Pitari.

Al Supercinema i ragazzi hanno potuto assistere alla proiezione ed essere così introdotti al mondo dello scrittore, che ha vissuto gli ultimi anni della sua vita a Scandicci. Saverio Strati è stato a lungo dimenticato, trascurato, a volte persino ignorato dalla sua terra, complice anche una passata politica culturale della Regione che non valorizzava i propri figli, quasi si vergognasse delle loro origini. Strati è stato un grande uomo e un immenso scrittore.

Ha raccontato Calabria e calabresi. Scritto capolavori, vinto il Campiello, e anche pianto. Contadino e muratore. Calabrese affetto dal demone della narrazione, emigrante. È necessario ricordarne la figura e avvicinare i ragazzi delle scuole alla conoscenza di questo grande scrittore realista, che ha saputo descrivere il suo territorio d’origine. Nel film di Molteni, durante la guerra, quattro muratori vanno a Terrarossa per costruirvi delle case popolari. Il più giovane è mastro Filippo, un ragazzo sempre pronto a inventare storie e sogni. Il paese è arretrato; la gente illumina la notte con schegge di pino, vive nelle grotte assieme alle capre, si nutre di castagne: e la farina del tesseramento non arriva, a causa degli intrighi del podestà. Gli altri muratori spingono il popolo alla ribellione. In questa ribollente atmosfera, nuovi elementi sopravverranno a movimentare la vicenda: la fuga di Filippo, l’alluvione. (rcz)

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La Regione valorizza la figura di Saverio Strati anche nelle scuole

La Regione Calabria intende valorizzare Saverio Strati, uno tra i più grandi scrittori italiani, nativo di Sant’Agata del Bianco, che con Corrado Alvaro è il più illustre autore calabrese, acuto interprete dei problemi dell’emigrazione e dell’integrazione culturale» in occasione dei Centenario della nascita.

«In attesa di formalizzare apposito protocollo tra Regione e Ufficio scolastico regionale, l’auspicio è quello di far conoscere ai nostri ragazzi la Calabria attraverso la lettura delle opere degli scrittori calabresi, che realmente l’hanno vissuta, l’hanno amata, l’hanno raccontata denunciandone le contraddizioni», ha spiegato la vicepresidente della Regione, Giusi Princi.

«La Regione Calabria – si legge nella nota – ha inteso istituzionalizzare un Comitato di indirizzo rappresentato dai massimi vertici delle Istituzioni, e un Comitato scientifico composto da professori, scrittori, ricercatori, prefatori di volumi, giornalisti, editori, a cui affidare le attività intellettuali poste alla base del programma di promozione del centenario».

«Tale Comitato – viene spiegato – avrà carattere permanente e se da un lato si inserisce all’interno di un progetto più ampio, promosso dalla Regione, che partendo dalla cultura, intende valorizzare le aree interne e a promuovere una visione rinnovata e positiva della Calabria, scevra da pregiudizi, dall’altro è anche parte di un progetto di sperimentazione, destinato alle scuole secondarie, elaborato d’intesa con l’Ufficio scolastico regionale, con l’obiettivo di promuovere lo studio di importanti scrittori calabresi, come Strati, ma anche Alvaro, La Cava, Calogero, Repaci, Perri, Costabile».

1Questo meraviglioso viaggio conoscitivo – è scritto nella nota – vogliamo, intanto, legarlo a Saverio Strati del quale appunto, nel 2024, ricorre l’anniversario. L’auspicio è che, promuovendo nelle Vostre scuole la lettura delle opere di Saverio Strati, recentemente ripubblicate utilizzando una grafica vivace ed affidando i testi introduttivi a intellettuali, contemporanei, facciate conoscere agli studenti frequentanti i Vostri istituti, questo importante scrittore, profondamente appassionato della Calabria e dei calabresi, che sarebbe significativo inserire, anche, nei documenti dei Consigli di classe delle classi terminali che si accingono a svolgere i prossimi esami di Stato». (rcz)

Si riscoprono i grandi scrittori calabresi

di ARISTIDE BAVA – Finalmente si sta facendo qualcosa per ricordare i grandi scrittori calabresi che hanno dato lustro alla nostra terra ma che sono sempre stati troppo dimenticati tanto che molti giovani, anche in ambiente scolastico, non conoscono o  conoscono troppo poco.

La considerazione  sembra pressocché naturale alla luce del fatto che nei giorni scorsi si è tenuta una riunione dei componenti di un Comitato di indirizzo, appena costituito, per solennizzare la ricorrenza del 100° anniversario della nascita dello scrittore Saverio Strati che ricorre il 16 agosto del 2024 e che la Regione ha intenzione di solennizzare con una serie di eventi dei quali si farà promotrice.

Tra i componenti del Comitato, Domenico Stranieri, il sindaco di S. Agata del Bianco città natale dello scrittore e la nipote di Saverio Strati, Palma Comandè, anch’essa apprezzata scrittrice della Locride, territorio, peraltro, che ha dato i natali ad altri importanti scrittori del passato. Tra gli altri componenti del Comitato di indirizzo  oltre alla vicepresidente della Regione Calabria Giusy Princi, anche numerosi rappresentanti del mondo culturale e universitario calabrese.

Tutti esponenti di notevole spessore culturale che lasciano ben sperare  sul successo della iniziativa e sugli stessi obiettivi che questa iniziativa si porta appresso. La riunione è servita come  approccio per iniziare a selezionare  quali potrebbero essere gli eventi culturali fattibili per ricordare l’importante scrittore di S. Agata che ha dato notevole lustro alla Calabria, ed è stato anche  vincitore del premio Campiello nel 1977 con il romanzo Il selvaggio di Santa Venere edito da Mondadori, ma non solo, La riunione è stata allargata anche alla dirigente generale del Dipartimento Istruzione, Francesca Gatto, alla dirigente di settore Ersilia Amatruda, a Luigi Franco, direttore editoriale della casa Editrice Rubbettino, a Rosanna Marzullo, prorettrice dell’università di Reggio Calabria, e Antonino Domenico Cama, coordinatore ambito territoriale provinciale di Reggio Calabria.

L’obiettivo dell’incontro e di altri che saranno organizzati a breve  è quello – ha precisato la vicepresidente Princi – di istituzionalizzare appositi Comitati perché si intende realmente valorizzare il grande scrittore calabrese che con Corrado Alvaro è entrato nel novero  dei più grandi scrittori italiani  e che, tra l’altro, è stato anche  acuto interprete dei problemi dell’emigrazione e dell’integrazione culturale oggi nuovamente di grande attualità.

Ma non solo questo. Sarà, infatti, attivato un ampio programma dedicato alle celebrazioni dello scrittore al quale prenderà parte anche un Comitato scientifico composto da professori, scrittori, ricercatori, prefatori di volumi, giornalisti e l’occasione sarà anche opportuna per promuovere lo studio di importanti scrittori calabresi – oltre a Strati e Alvaro viene subito in mente anche Mario La Cava – le cui opere potrebbero diventare – secondo le enunciazioni di Giusy Princi – parte integrante del curricolo scolastico. Nella sostanza la “celebrazione” dello scrittore non solo tende a  rendere omaggio al lavoro di Saverio Strati, ma viene inserita  anche all’interno di un progetto più ampio, «volto a valorizzare, soprattutto,  le aree interne della regione e a promuovere una visione rinnovata e positiva della Calabria, scevra da pregiudizi».

Anche questo potrebbe essere – ed è il caso di dire finalmente – una opportunità per creare nuove opportunità di sviluppo e stimolare un maggiore interesse per le  risorse culturali e storiche del territorio e favorire, finanche, il rientro di molti giovani  troppo spesso costretti a lasciare i loro territori per studiare e/o lavorare altrove. (ab)