Crotone: dal oggi al via la prima spedizione di rifiuti pericolosi

Parte finalmente da Crotone il primo carico di rifiuti pericolosi, residui industriali mai smaltiti correttamente. La giornata di oggi (18 agosto 2025) segnerà, dunque, per i cittadini crotonesi, un momento atteso da oltre 25 anni: inizierà la rimozione definitiva dei residui industriali depositati a pochi metri dal mare e mai smaltiti correttamente.

Questi residui industriali, contaminati e illecitamente fatti abbancare sull’arenile adiacente al mare cristallino, saranno portati via.

Lunedì prossimo, dunque, inizierà il viaggio di oltre 400.000 tonnellate di rifiuti NON pericolosi e di 360.000 tonnellate di rifiuti pericolosi (NON contenenti Tenorm e Amianto), fuori da Crotone e dalla Regione Calabria.

Si inizierà con circa duemila tonnellate di rifiuti non pericolosi, delle circa diecimila tonnellate attualmente già rimosse, stoccati nelle baie di protezione e sicurezza realizzate in aree di proprietà privata da Eni Rewind S.p.A., denominati D15 non Tenorm.

Dopo le procedure di caratterizzazione, selezione e omologazione, i materiali saranno caricati su oltre 100 automezzi pesanti (circa 15 camion al giorno) e trasferiti in impianti e discariche autorizzati in varie regioni d’Italia.

Durante tutte le fasi, saranno effettuati rigorosi controlli ambientali e sanitari grazie al supporto dell’Arma dei Carabinieri – Legione Calabria – Comando unità forestali, ambientali e agroalimentari e dei tecnici di ARPACAL.

Questa bonifica rappresenta la prima vera azione concreta contro una discarica abusiva, mai autorizzata per questo scopo, dalla Regione Calabria e dove per decenni sono stati depositati rifiuti contenenti metalli pesanti, radionuclidi e amianto. (rr)

SIN DI CROTONE, BASTA CON CHIACCHIERE:
ADESSO È ARRIVATO IL MOMENTO DI AGIRE

di EMILIO ERRIGO – La necessaria bonifica del Sin di Crotone-Cassano-Cerchiara di Calabria richiede soprattutto chiarezza, ed è arrivato il momento in cui le opinioni non bastano più. Per questo motivo ritengo doveroso intervenire in merito alle recenti dichiarazioni dell’on. Mario Oliverio, ex presidente della Regione Calabria, pronunciate durante la sua audizione presso la Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su altri illeciti ambientali e agroalimentari e successivamente riportate da alcuni organi di informazione, con riferimento alle attività in corso e alle responsabilità istituzionali che competono al Commissario Straordinario nominato per la bonifica e la riparazione del danno ambientale del Sito di Interesse Nazionale di Crotone – Cassano – Cerchiara di Calabria.

Vivo con grande rispetto il confronto democratico e considero un valore irrinunciabile il diritto di ciascuno a esprimere la propria opinione, specie in materia di interesse pubblico ma è mio dovere – anche nei confronti dei cittadini calabresi – segnalare con chiarezza quando le opinioni travalicano i confini del legittimo dibattito per sconfinare in una narrazione parziale e fuorviante basata su riferimenti giuridici, tecnici e amministrativi incompleti o scorretti.

Le affermazioni dell’on. Oliverio sono, a mio avviso, non solo imprecise, ma in taluni passaggi del tutto inesatte; restituiscono un’immagine distorta del complesso lavoro in atto per la bonifica di uno dei siti ambientali più compromessi d’Europa.

Su questa vicenda – che investe profondamente il futuro ambientale, economico e sanitario della Calabria – si è purtroppo sedimentata una pericolosa confusione, alimentata da ricostruzioni che prescindono dai fatti, dalle normative vigenti e dalle attuali competenze istituzionali.

Mi preme ribadire che il mio mandato è stato conferito dal Governo nazionale con un obiettivo chiaro: imprimere una svolta concreta e definitiva a un procedimento di bonifica che per decenni è rimasto bloccato, disperso tra fasi interlocutorie e responsabilità mai pienamente assunte.

Non spetta a me, come Commissario straordinario, accertare responsabilità passate: il mio compito è quello di agire, con efficacia e rigore, per superare l’impasse e restituire prospettive reali alle comunità coinvolte svolgendo tale compito nel massimo rispetto della legalità, della trasparenza e dell’ascolto costante della collettività. 

Il mio approccio è improntato a criteri normativi, tecnico-scientifici e amministrativi rigorosi, vincolanti per ogni amministratore, indipendentemente dalle convinzioni personali o dalle appartenenze politiche.

Con riferimento al tema della spesa pubblica, posso affermare che gli unici oneri sostenuti per il funzionamento della struttura commissariale riguardano spese ordinarie, molto contenute, e riferite esclusivamente a sedi istituzionali.

Nello specifico, la sede legale a Roma, è ospitata presso lo stabile di Sogesid S.p.A., mentre la sede operativa in Calabria è ubicata presso il palazzo della Provincia a Crotone.

È dunque del tutto infondato, oltre che grave, sostenere che il Commissario spenda “milioni di euro” in sedi romane non meglio precisate.

Da uomo dello Stato, so bene cosa significhi gestire risorse pubbliche: ogni atto, ogni decisione, ogni spesa è sottoposta ai principi di legalità, economicità, efficacia e trasparenza previsti dalla contabilità pubblica; il denaro impiegato non appartiene al Commissario, né a un singolo ente: è risorsa della collettività. 

Il mio operato è sottoposto al controllo costante e puntuale della Corte dei Conti, dei Ministeri vigilanti e altri soggetti competenti.

A tutte queste istituzioni va il massimo rispetto, in nome della legalità e dello spirito repubblicano così come alla Procura della Repubblica, costantemente informata su ogni azione intrapresa dalla struttura commissariale.

L’attuale impostazione del lavoro tiene ovviamente conto delle scelte compiute in passato – alcune delle quali hanno generato vincoli e criticità di cui ancora oggi le comunità calabresi subiscono le conseguenze.

Rivendicare quelle scelte è legittimo, ma spiegare ai cittadini il loro impatto reale richiede ben altro che dichiarazioni ex post: serve rigore, serve conoscenza approfondita della materia, serve coerenza con la realtà giuridica e tecnica, e soprattutto serve la volontà di andare oltre la difesa d’ufficio di stagioni politiche ormai concluse.

Quanto al delicato tema dei rifiuti speciali pericolosi, occorre agire con rigore informativo e chiarezza normativa. Con riferimento al trasporto e al conferimento in discariche autorizzate dalla competente Regione delle diverse categorie di rifiuti (pericolosi e non), è utile ricordare che il produttore dei rifiuti è obbligato, per legge, a compilare il Modello Unico di Dichiarazione Ambientale (Mud) prima di iniziare il trasporto. Questa dichiarazione viene gestita digitalmente dalle Camere di Commercio provinciali attraverso una Banca Dati nazionale, aggiornata annualmente, che consente una tracciabilità completa della destinazione finale dei rifiuti.

Confermo ancora una volta ciò che sostengo da sempre: la discarica Sovreco S.p.A. è autorizzata dalla Regione Calabria a ricevere e trattare rifiuti speciali pericolosi; riceve periodicamente rifiuti speciali pericolosi, così come accertabile dal Modello Unificato di Dichiarazione Ambientale presente nella Banca Dati Rifiuti della Camera di Commercio Crotone, Vibo Valentia e Catanzaro, tali rifiuti sono assimilabili a quelli presumibilmente prodotti dalla parte della discarica fronte mare in cui si sta attualmente lavorando.

In definitiva, in Calabria e presso la discarica di Sovreco, arrivano da altre parti d’Italia rifiuti speciali pericolosi della stessa specie di quelli presenti nel Sin: questo è illogico, inspiegabile, incomprensibile e irrazionale.

Ricordo che in riferimento a questa fase dei lavori di bonifica, i rifiuti non pericolosi saranno smaltiti fuori regione e che una parte di quelli speciali pericolosi sono già stati destinati all’estero.

La notizia del trasferimento all’estero di ulteriori quantitativi di rifiuti pericolosi provenienti dall’area industriale di Crotone è un segnale concreto di avanzamento nel percorso di bonifica, che da anni rappresenta una priorità per il territorio.

È evidente, tuttavia, che i tempi si prospettano ancora lunghi e complessi, condizionati da iter procedurali, logistica e sostenibilità ambientale ma, personalmente, sono incline a leggere il positivo anche nelle situazioni più articolate.

La strada è ancora lunga, ma il cammino è fatto di passi, e ciò che conta è non interromperlo, agendo con continuità, trasparenza e senso di responsabilità verso la salute pubblica e la rinascita ambientale del territorio.

Per completezza di informazioni, è bene distinguere che, mentre le Regioni autorizzano la costruzione e gestione di discariche per rifiuti urbani e speciali pericolosi, l’autorizzazione per impianti destinati ad accogliere rifiuti speciali contenenti radionuclidi (Norm e Tenorm), con o senza residui di amianto, è di competenza della Prefettura territorialmente competente, a seguito di richiesta dell’agente interessato e in presenza dei corretti presupposti giuridici.

Quanto ai contenuti della mia Ordinanza n. 1/2025 e allo stesso potere di ordinanza, con senso istituzionale e fiducia nello Stato di diritto, restiamo in rispettosa attesa di ciò che i giudici competenti ed esperti decideranno sugli aspetti più delicati e controversi della vicenda.

La sentenza che verrà rappresenterà un punto di equilibrio imprescindibile per tutti, e ad essa mi rimetterò – come ho sempre fatto – con coerenza e senso di responsabilità.

Il percorso che stiamo conducendo è difficilissimo, articolato, tecnicamente impegnativo, ma reale, tracciato su basi normative, scientifiche e amministrative certe e non su percezioni o suggestioni.

Il mio mandato non ha il compito di mantenere lo stallo, ma di superarlo. Collaborando con gli enti territoriali e gli organismi regionali nel rispetto dei reciproci ruoli, lavoriamo per risolvere criticità operative che da troppo tempo rallentano il conseguimento di risultati attesi da anni.

Desidero, infine, esprimere il mio rispetto personale nei confronti dell’on. Oliverio, uomo impegnato che certamente ha avuto e continua ad avere a cuore la Calabria e i calabresi, tanto durante il suo mandato istituzionale quanto oggi. 

Lo ringrazio per l’attenzione che ha voluto riservarmi durante l’audizione. È sempre utile sapere di essere oggetto di tanta premura politica; con spirito costruttivo lo invito a un’attenta lettura dei documenti ufficiali, dei provvedimenti amministrativi e delle norme vigenti, che forse potranno contribuire a fornire una rappresentazione più aderente alla realtà.

Se lui, o chiunque altro, avesse ulteriori dubbi o volesse approfondire qualche aspetto specifico, resto – come sempre – a disposizione, nel pieno esercizio del mio mandato e nella trasparenza che da sempre contraddistingue il mio operato.

[Emilio Errigo, commissario straordinario bonifica Sin Crotone – Cassano – Cerchiara di Calabria]

STOP A RIFIUTI TOSSICI A CROTONE
PORTATI DA ALTRE REGIONI D’ITALIA

di ANTONELLO TALERICO – La necessità impellente di intervenire in maniera concreta a tutela dell’area del Sito di Interesse Nazionale (SIN) di Crotone-Cassano-Cerchiara, una delle zone più gravemente compromesse d’Italia sotto il profilo ambientale e sanitario mi ha portato a presentare una proposta di legge regionale che contiene “Disposizioni per la tutela dell’area del Sin di Crotone-Cassano-Cerchiara dai rifiuti pericolosi e radioattivi non prodotti nel territorio regionale”.

Come si legge nella mia relazione introduttiva, per decenni, questo territorio è stato sede di intense attività industriali che, in assenza di adeguati interventi di bonifica, hanno lasciato un’eredità pesante in termini di contaminazione del suolo, delle acque e dell’aria.

Il Sin di Crotone si estende per 1.448 ettari di aree a mare e complessivi 884 ettari a terra, comprendendo il perimetro industriale della città di Crotone e le discariche a mare ex Pertusola Sud e Fosfote. All’interno del sito sono state accumulate nel corso del tempo oltre due milioni di tonnellate di rifiuti tossici contenenti metalli pesanti come arsenico, mercurio, piombo, cadmio e zinco, molti dei quali notoriamente cancerogeni e mutageni. Questi materiali derivano dalle attività industriali chimiche e metallurgiche svolte, sin dagli anni venti del Novecento, da società come Pertusola Sud S.p.A. e Montedison/Fosfotec, e sono rimasti sul territorio anche dopo la cessazione delle attività, avvenuta negli anni Novanta, senza che sia mai stata effettuata una bonifica adeguata.

Le conseguenze per la salute pubblica sono state gravi e documentate da numerosi studi epidemiologici, condotti dall’Istituto Superiore di Sanità, da Arpacal e dai Registri Tumori, che hanno messo in luce un eccesso di mortalità e morbilità per tumori polmonari, linfomi e leucemie infantili, nonché un incremento significativo della mortalità per malattie respiratorie croniche e cardiovascolari.

La popolazione è risultata esposta a sostanze tossiche persistenti attraverso l’aria, il suolo e le acque, compromettendo le condizioni di vita e aumentando il rischio sanitario collettivo.

Le falde acquifere risultano contaminate, mentre sversamenti nel mare Ionio e discariche abusive collocate in prossimità della costa mettono a rischio non solo l’ecosistema marino, ma anche due settori vitali per l’economia regionale come il turismo balneare e la pesca.

Il Sin di Crotone, dunque, non è soltanto un problema locale, ma rappresenta una questione di sicurezza nazionale, che tocca contemporaneamente profili ambientali, sanitari ed economici. Nonostante le numerose denunce e richiami provenienti dalla Corte dei Conti, dalla Commissione Europea e dallo stesso Ministero dell’Ambiente, la bonifica del sito è rimasta sostanzialmente inattuata, ostacolata da lungaggini procedurali, responsabilità istituzionali frammentate e resistenze politiche e industriali.

I dati sono allarmanti e richiedono una risposta istituzionale ferma e responsabile.

È in questo contesto che si inserisce la presente proposta di legge, che intende introdurre un divieto – temporaneo e mirato – all’immissione, al trattamento, allo stoccaggio e allo smaltimento di rifiuti pericolosi e radioattivi ai sensi del D.Lgs. 152/2006 sia i rifiuti radioattivi e le scorie definite dal D.Lgs. 101/2020, nonché qualsiasi altra sostanza pericolosa per la salute umana o per l’ambiente, non prodotti nel territorio calabrese, limitato esclusivamente all’area del Sin.

L’obiettivo è semplice e al contempo fondamentale: impedire che un territorio già duramente colpito da decenni di incuria e contaminazione venga ulteriormente sovraccaricato da nuovi flussi di rifiuti provenienti da fuori regione, aggravando una situazione ambientale già drammatica.

La proposta si muove nel pieno rispetto dell’ordinamento costituzionale. Trova fondamento nell’articolo 32 della Costituzione, che tutela la salute come diritto fondamentale dell’individuo e interesse della collettività, e nell’articolo 117, terzo comma, che attribuisce alle Regioni competenzeconcorrenti in materia di tutela della salute e governo del territorio. La giurisprudenza costituzionale, inoltre, riconosce alle Regioni la possibilità di adottare misure normative specifiche, purché giustificate da esigenze concrete, documentate e localmente circoscritte, come nel caso in esame.

Il provvedimento non introduce un divieto generalizzato, bensì una misura delimitata nel tempo e nello spazio: cesserà automaticamente di avere efficacia una volta concluse le operazioni di bonifica ambientale dell’area interessata, così come previste dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza

Energetica. A garanzia dell’efficacia e della precisione dell’intervento, si prevede che l’Arpacal proceda alla perimetrazione tecnica dell’area di rispetto ambientale, tenendo conto di parametri scientifici quali lo stato di contaminazione del suolo, la vulnerabilità degli ecosistemi e la presenza di insediamenti umani.

La proposta prevede inoltre l’attivazione di misure informative e preventive a vantaggio delle comunità locali, nonché un regime sanzionatorio severo ma proporzionato, che mira a scoraggiare ogni violazione della normativa e a garantire il rispetto dell’ambiente e della salute pubblica.

In definitiva, si tratta di un intervento doveroso e coerente con i principi di precauzione, responsabilità e salvaguardia della salute. La Regione Calabria, attraverso questa legge, riafferma il proprio impegno per la tutela dei cittadini e del territorio, in un’ottica di giustizia ambientale e di concreta protezione delle aree più fragili del suo tessuto territoriale. (at)

[Antonello Talerico, consigliere regionale]

SIN DI CROTONE, LA CALABRIA OSTAGGIO
DEL PASSATO E L’ITALIA RESPIRA VELENO

di EMILIO ERRIGO – Immaginate un luogo dove il profumo della salsedine si mescola da anni con l’odore acre di solventi chimici e metalli pesanti. Un luogo dove i bambini imparano prima il significato della parola “bonifica” che quello di “giustizia”. Questo luogo esiste, e non è un caso isolato. Si chiama Crotone, ma potrebbe chiamarsi Taranto, Augusta, Priolo, Caserta o Melilli. È il Sud Italia, quello che ha accolto per decenni i rifiuti industriali di un Paese che ha fatto dell’inquinamento una merce da redistribuire territorialmente.

In questa narrazione del nostro tempo, la Calabria è stata ridotta a cerniera terminale del sistema nazionale dei rifiuti: un’area di servizio ambientale. Eppure, l’emergenza non è solo calabrese. È europea. È sistemica. Ed è figlia di una burocrazia che ha smesso da tempo di servire l’interesse generale.

A livello continentale, l’Unione Europea ha tracciato una rotta chiara: economia circolare, riduzione degli impatti ambientali, responsabilità estesa del produttore. Tuttavia, esiste un’altra verità parallela e contestuale. Molti Stati membri, compresa l’Italia – mentre il legislatore unionale accelera per modificare l’impalcatura normativa – faticano ancora a rendere efficiente il ciclo integrato dei rifiuti. L’eccessiva frammentazione del quadro regolatorio, le autorizzazioni complesse e i conflitti tra competenze rendono il sistema fragile.

Il principio europeo di prossimità e autosufficienza nella gestione dei rifiuti resta, nei fatti, il nostro “Nord vero” anche se resta evidente una circostanza: dove manca la regia, subentra l’abitudine: inviare ciò che è scomodo verso Sud, verso territori già martoriati e deboli nella capacità amministrativa.

Nel nostro Paese, la gestione dei rifiuti si muove in modo complesso, spesso disordinato. Da un lato, regioni settentrionali con impianti pubblici avanzati e virtuosi sistemi di raccolta differenziata. Dall’altro, un Sud ancora ostaggio di logiche emergenziali, discariche e impianti insufficienti.

Crotone, con il suo Sito di Interesse Nazionale (Sin), è diventata emblema di una distorsione sistemica: l’unica discarica tecnicamente attiva, destinata a ricevere anche rifiuti pericolosi da fuori regione, è situata proprio in città.

Eppure ci si chiede chi, nel tempo, abbia stabilito che la Calabria debba essere la valvola di sfogo di un sistema nazionale incapace di programmare e pianificare in modo equo.

Non c’è chi non veda che la Calabria ha già pagato, non solo con le falde contaminate, i suoli avvelenati, l’aria intrisa di polveri sottili , ma anche con le storie di madri, padri e figli spezzati da tumori.

Ed ecco quindi che la bonifica del Sin di Crotone non è un favore: è un diritto negato troppo a lungo.

Il sistema attuale non solo è inefficiente: è insopportabile. La vera emergenza oggi è la mancanza di semplificazione. Ogni fase del ciclo dei rifiuti — dalla classificazione alla tracciabilità, dalle autorizzazioni agli iter di bonifica — è imprigionata in una giungla burocratica che rallenta le soluzioni. Non è possibile continuare a pensare di dover impiegare anni e anni per bonificare un’area. Il tempo della carta deve finire. Ora è l’epoca dell’azione. La semplificazione non è un’opzione: è il fondamento della sostenibilità.

Il mio convincimento è che l’Italia debba implementare e/o dotarsi di un sistema di impianti pubblici interregionali tecnologicamente avanzati, distribuiti in modo equo, così che nessuna Regione sia più la discarica dell’altra. E questo si può fare solo rimuovendo i colli di bottiglia amministrativi che rallentano ogni fase del processo.

Mentre Eni Rewind ed Edison si fanno carico come soggetti obbligati della bonifica – con costi e pressioni  costanti –, il territorio sembra restare ostaggio della lentezza istituzionale. Non possiamo più accontentarci di soluzioni tampone. Crotone non può essere usata come laboratorio tossico della lentezza italiana.

Il cittadino calabrese non è meno esigente del lombardo o del veneto: vuole impianti efficienti, sicurezza per la salute e soprattutto rispetto. E il rispetto passa da una legge regionale che dica chiaramente: “Stop ai rifiuti extra-regionali in Calabria”, ma anche da una visione nazionale che garantisca alternative sostenibili.

Forse dobbiamo cambiare prospettiva. Se la terra calabrese fosse nostra madre, una madre purtroppo già malata, permetteremmo ancora che le scarichino addosso altre tonnellate di veleni? Se le acque contaminate fossero quelle che abbeverano i nostri figli, saremmo così propensi a mandare tutto a “carte bollate”? Crotone non è un caso tecnico: è una ferita morale. È un promemoria del futuro che stiamo negando a noi stessi.

Ora è il tempo del fare, del fare insieme, non del demandare. Perché se c’è un prezzo che la Calabria ha già pagato, è quello dell’indifferenza. E su questo, la storia – fatta dagli uomini – non può più essere complice.

[Emilio Errigo, commissario straordinario per la Bonifica Sin Crotone]

L’8 luglio sessione pubblica del Tavolo Tecnico Permanente per Sin Crotone

L’8 luglio, a Crotone, alle 9, all’Auditorio dell’I.I.S. Sandro Pertini, si terrà una sessione pubblica del Tavolo Tecnico Permanente per il coordinamento delle procedure di bonifica del Sito di Interesse Nazionale (SIN) di Crotone-Cassano-Cerchiara di Calabria.

L’incontro, fissato dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (Mase) di concerto con il Commissario Straordinario, Prof. Gen. B. Emilio Errigo, sarà dedicato in particolare alla presentazione delle attività di scavo avviate da Eni Rewind S.p.A. nell’ambito del Progetto di Bonifica approvato, con attenzione agli impatti ambientali e sanitari previsti, quali la generazione di polveri, le relative misure di contenimento e, in particolare, i relativi impatti sull’ambiente e sulla popolazione (generazione di polveri, etc..).

L’obiettivo dell’incontro sarà fare piena chiarezza sull’andamento delle attività di bonifica, garantire la sicurezza dei cantieri e fornire ai cittadini rassicurazioni sulla corretta gestione del processo. Questo potrà avvenire solo grazie al contributo costruttivo di tutte le parti coinvolte, in un clima di dialogo serio, responsabile e civile.

Parteciperanno al tavolo tecnico Enti, Istituzioni, Comitati, Associazioni e altri stakeholders che a vario titolo si occupano della bonifica dell’ex area industriale.

All’Ordine del Giorno della riunione: Presentazione, da parte di Eni Rewind, S.p.A. dei presidi ambientali previsti dal progetto di bonifica approvato con Decreto Dirigenziale n. 27/2024; Interventi e osservazioni da parte dei partecipanti in merito alle attività in corso e alle misure adottate.

La società Eni Rewind S.p.A. sarà, dunque, invitata a relazionare in merito alle attività di cantiere e ai presidi ambientali implementati per limitare gli impatti sull’ambiente e sulla popolazione.

«Desidero esprimere un sentito ringraziamento al Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, in particolare al Ministro Gilberto Pichetto Fratin, all’ingegner Proietti e all’ingegner Santilli, per la disponibilità e l’attenzione dimostrate nell’accogliere la mia richiesta di un incontro chiarificatore sui lavori di bonifica in corso», ha commentato il Commissario Errigo.

«Trasparenza, informazione e confronto rappresentano principi fondamentali – ha sottolineato – sia per l’azione commissariale che per quella ministeriale. L’unità di intenti che lega Regione Calabria, Provincia di Crotone, Comune di Crotone, Ministero e Commissario è evidente e costituisce un valore imprescindibile per il buon esito del percorso intrapreso».

GUARIRE LA FERITA DEL TERRITORIO DI KR
ATTRAVERSO LA FORZA DELLA LEGALITÀ

di EMILIO ERRIGO –  Torno dopo qualche settimana a Crotone per continuare a fare ciò che sto facendo da tempo in tutte le sedi, lavorare incessantemente nel rispetto del mandato che mi è stato affidato. Solo il diritto, applicato con fermezza, può guarire questa ferita che dura da quasi un secolo. La bonifica non è un concetto teorico: è terra, scavi, rimozione, conferimento, norme sulla sicurezza. Ed abbiamo capito purtroppo, che può essere anche contrasto quando prevalgono interessi e punti di osservazione divergenti. Tuttavia, resta fermo un principio: la legge e la tutela della salute dei cittadini devono essere i pilastri su cui si fondano tutte le nostre azioni.

Il 18 giugno, il Tar Calabria, si è riservato la decisione sull’impugnativa dell’Ordinanza 1/2025, con cui lo scorso aprile il Commissario aveva imposto a Eni Rewind S.p.A. l’utilizzo dell’unica discarica nazionale pienamente autorizzata, quella di Columbra, per il trattamento dei rifiuti pericolosi del Sin.

Aspettiamo con enorme rispetto e grande fiducia il pronunciamento di giudici esperti che sapranno certamente distinguere tra responsabilità amministrative, scelte politiche e disinformazione. Il mio compito è quello di rimuovere ostacoli, nel pieno rispetto della normativa nazionale e unionale.

Sullo sfondo, resta la questione dell’autorizzazione al trasferimento in Svezia di 40.000 tonnellate di rifiuti: È un passo molto utile, ma parliamo di meno del 5% del problema, tra meno di un anno l’Europa, probabilmente, vieterà questo tipo di esportazioni.

Lo sostengo dal primo giorno: l’alternativa estera può affiancare, non sostituire, la soluzione interna. Questo è il senso profondo dell’Ordinanza.

Ho recentemente incontrato nuovamente il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, al quale ho fornito un puntuale aggiornamento sull’attività svolta e sulle prossime iniziative previste.

L’incontro ha rappresentato un momento di confronto importante, durante il quale sono state condivise le azioni già intraprese e quelle in programma, in stretta sinergia con le articolazioni amministrative competenti del Mase.

Il costante supporto delle donne e degli uomini del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica è stato ed è determinante per proseguire con determinazione lungo il percorso tracciato dal Governo, che ha dimostrato e continua a dimostrare una forte attenzione per la salute dei cittadini calabresi.

Ma non è solo in sede ministeriale che mi sto muovendo. 

Nei giorni scorsi  ho avuto un proficuo incontro presso l’Istituto Superiore di Sanità con il Direttore del Dipartimento Ambiente e Salute, Dott. Giuseppe Bortone, nel corso del quale ho rappresentato l’urgenza di avviare azioni concrete a tutela della salute pubblica sottoponendo dettagli riferiti alla complessa realtà ambientale del Sin di Crotone all’attenzione dell’ISS, diretto dal Prof. Rocco Bellantone.

Ho, poi, richiamato l’importanza di ricostruire un clima di fiducia istituzionale: “Auspico davvero che si possa ripristinare un dialogo cooperante con tutti gli attori coinvolti, a partire dagli enti territoriali fino alla comunità civile tutta. Solo tutti insieme possiamo restituire dignità a questa terra”.

Rivolgo, infine, un pensiero alle recenti vicende che hanno interessato il Presidente della Regione Calabria: Ho espresso subito al Governatore la mia solidarietà e sono pienamente fiducioso che il Presidente Roberto Occhiuto saprà superare questa fase, dimostrando con trasparenza che il suo instancabile impegno e la sua nota dedizione, sono sempre stati rivolti al bene dei cittadini calabresi. (ee)

[Emilio Errigo è commissario straordinario per la bonifica Sin Crotone]

EMILIO E RRIGO, IL “NEMICO” CHE VUOLE
SALVARE CROTONE E LA CALABRIA

di SANTO STRATI – Quando il generale della Guardia di Finanza Emilio Errigo, che stava facendo ottimamente il lavoro di commissario all’Arpacal, mi disse che il Governo della Meloni gli chiedeva di andare a “bonificare” da commissario straordinario i tre Siti di Interesse Nazionale di Crotone, Cerchiara e Cassano allo Ionio, lo guardai con ammirazione e sincero apprezzamento, ma smontai subito il suo genuino entusiasmo di “uomo dello Stato”: «è un importantissimo riconoscimento alla sua capacità, ma, generale, non si aspetti riconoscenza. Anzi, conoscendo bene questa terra, le anticipo che con questo delicato incarico si farà molti nemici. Non sarà una passeggiata e si prepari a masticare amaro. Nulla, comunque, che possa sconvolgerla, generale, abituato com’è a ben altre e più pericolose sfide».

Mai profezia è stata più facile, c’è voluto un anno di fatica e impegno costante per diventare, Errigo, da “salvatore” dell’inquinamento da rifiuti tossici nei cosiddetti Sin a “nemico” da combattere a colpi di carta bollata. La diffida del Governatore Roberto Occhiuto contro la sua ordinanza che ordina di smaltire i rifiuti di Crotone a Crotone, nella discarica autorizzata di Columbra là dove arrivano ogni giorno rifiuti tossici da ogni parte d’Italia, è l’ultimo tassello di quella che si profila come una nuova indigesta “guerra” Stato-Regione. L’ordinanza di Errigo – che prevale sulla Regione e che rientra nei poteri del commissario straordinario del Governo – si basa su un ragionamento logico: visto che nell’area crotonese si smaltiscono (con adeguata sicurezza) i rifiuti tossici mandati da ogni parte del Paese, perché non possiamo far “lavorare” le scorie radioattive e gli altri rifiuti speciali dell’ex area industriale di Crotone?

Perché inviarli, con costi stratosferici, attraverso navi speciali ad altre discariche che trattano questo tipo di scorie? Siccome il nostro è un Paese che va sempre contro la logica e le soluzioni funzionali, com’era da aspettarselo, è successo il finimondo. Sindaco, Amministrazione Provinciale e, ora, il Presidente della Regione, tutti contro Errigo, diventato improvvisamente il “nemico” numero uno di Crotone. Il commissario “sgradito” da cui pretendere le dimissioni immediate a causa dell’ordinanza che vuole solo il bene del territorio. Ordinanza, che, peraltro, è un atto di Governo, non la “scellerata” trovata di un altissimo ufficiale della Finanza (generale a riposo) che ama visceralmente la sua terra e ha ha sempre rivelato un profondissimo senso dello Stato.

Il curriculum del generale Errigo, del resto, parla da solo: ha combattuto la mafia in Sicilia con Falcone, rischiando sempre in prima linea sul Mediterraneo quando era giovane ufficiale della Finanza, e i suoi gradi li ha conquistati tutti sul campo. Ovunque sia stato mandato a difendere e proteggere lo Stato per il quale ha prestato, tantissimi anni fa, giuramento sulla Costituzione e le leggi. Lo stesso Stato che più volte gli ha affidato missioni quasi “impossibili” (inclusa quest’ultima dei Sin calabresi) riconoscendogli capacità, competenza e assoluta fedeltà alla Repubblica. Un uomo tutto d’un pezzo, oggi giustamente amareggiato, che non viene mai a patti con nessuno, al di sopra o al di fuori della Legge.

E tutto quello che ha fatto lo certifica: conosce il mare come pochi in tutte le sue angolazioni, inclusa quella economica (è docente di Diritto del Mare all’Università della Tuscia) ed è abituato a svolgere con assoluta dedizione qualunque incarico gli sia stato affidato. Perché da uomo dello Stato sa deve difenderlo, proteggerlo, salvaguardarlo, per il bene comune e quello dei cittadini. Basti vedere l’ottimo lavoro svolto in qualche anno come commissario dell’Arpacal, l’Agenzia regionale per l’ambiente incarico assegnatogli con convinzione (e successiva e lusinghiera soddisfazione per i risultati raggiunti) dallo stesso Presidente Occhiuto che oggi, invece, lo “combatte”.

Crotone un tempo era la “Stalingrado” del Sud con i suoi stabilimenti industriali altamente inquinanti, autorizzati a produrre perché avevano portato lavoro e occupazione in una terra dimenticata da Dio e dagli uomini. Poi la crisi ha lasciato il deserto industriale con un micidiale deposito di scorie radioattive e tossiche da smaltire, di cui per anni ci si è bellamente dimenticati, ovvero la trascuratezza dei governanti ha avuto la meglio sui rischi per la salute degli abitanti di quel territorio.

I numeri relativi a malattie derivate dall’inquinamento industriale del Crotonese, sono impietosi e danno il senso di come, spesso, lo Stato si dimentichi del Sud o lo metta nelle ultime pagine della sua agenda. La nomina del commissario straordinario ai Sin di Crotone, Cerchiara e Cassano allo Ionio aveva interrotto questa “dimenticanza” e il generale Errigo, lasciata l’Arpacal – risanata e fatta ripartire con nuovi ed efficaci programmi e progetti di attività a salvaguardia dell’Ambiente calabrese – si è dedicato anima e corpo a studiare il problema e individuare le migliori soluzioni. Non dev’esser stato un lavoro facile dare ascolto a tutte le realtà del territorio coinvolte, valutare l’inefficienza di quanto fatto finora e scegliere un percorso ottimale di risanamento.

La verità è che il gen. Errigo è stato lasciato solo, a combattere donchisciottamente contro la burocrazia, la cecità amministrativa, l’insulso atteggiamento dei politici della zona. La sua scelta, possiamo dirlo, è stata coraggiosa e deriva dal suo essere uomo di azione e non di carte: lo ha spiegato chiaramente con un’accorata lettera ai cittadini di Crotone.

La politica, però, vuole il sopravvento, perché ogni soluzione – in Calabria, anzi, in tutto il Paese – deve rispondere a logiche partitiche o correntizie, dove qualunque pretesto è buono per attaccare l’avversario politico, in assenza di quella sana dialettica sempre auspicata e benedetta dal buon senso, ma mai applicata.

Lo Stato, attraverso il generale Errigo, ha individuato la soluzione più consona e più efficace per affrontare il problema delle tonnellate di scorie da smaltire. Se ne facciano una ragione gli amministratori locali, oppure facciano “guerra” allo Stato in nome di un ambientalismo che mostra troppe idealizzazioni e poco realismo.

Abbiamo fin troppi esempi cui riferirsi per capire che in questo caso la dilazione, i continui rinvii, l’indecisionismo, non fanno altro che aggravare una situazione già da troppo tempo insostenibile che rischia di divenire irreversibile.. E i cittadini di Crotone dovrebbero dire grazie al loro “salvatore”: Gen. Errigo non arretri, il tempo le darà ragione! (s)

Bonifica Sin, Tridico (M5S): Revocare l’ordinanza sui rifiuti

«Chiedo la revoca immediata dell’ordinanza in questione. Alla comunità di Crotone bisogna restituire la possibilità di autodeterminarsi e assicurare vera giustizia ambientale». È quanto ha chiesto l’europarlamentare del M5S, Pasquale Tridico, sottolineando come «è inaccettabile che i rifiuti del Sin di Crotone vadano nella discarica locale nonostante la contrarietà delle istituzioni cittadine, delle forze sociali e dei comitati civici».

«Siamo di fronte a una lesione del diritto dei cittadini a partecipare alle scelte sul proprio territorio, tanto grave da aver svegliato perfino il presidente della Regione Calabria, preoccupato di perdere voti», ha aggiunto Tridico, sottolineando come «ci sorprende la decisione dal Commissario straordinario, che invece aveva fatto ragionamenti ben diversi».

«Il provvedimento – ha proseguito Tridico – calpesta la Convenzione di Aarhus e l’articolo 9 della Costituzione italiana, che garantiscono il diritto alla partecipazione e a vivere in un ambiente sano. Continueremo a tutelare la comunità crotonese anche con atti parlamentari, tra cui una mia interrogazione alla Commissione Ue e una nuova, al Governo, della deputata M5S Vittoria Baldino».

«Il commissariamento – ha avvertito l’europarlamentare – non può degenerare in iniziative autoritarie che ignorano il territorio e impongono soluzioni contrarie al principio di precauzione e a ogni logica di trasparenza e condivisione». L’esponente M5S ribadisce «la necessità di avviare una vera bonifica del sito, con il coinvolgimento delle università e della comunità scientifica, nel rispetto del principio secondo cui “chi inquina paga”».

La Calabria – ha concluso Tridico – non può più essere trattata come una discarica». (rrm)

Il commissario Errigo firma l’ordinanza per sbloccare la bonifica del Sin di Crotone

Il  Commissario Straordinario di Governo per il Sito di Interesse Nazionale (Sin) di Crotone, Cassano e Cerchiara, prof. gen. B. (ris) Emilio Errigo, ha firmato l’Ordinanza per avviare immediatamente gli interventi di bonifica e riparazione del danno ambientale.

L’ordinanza è preceduta da una puntuale e rigorosa ricognizione dei presupposti giuridici e degli elementi di fatto e di diritto, richiamando i principi del diritto ambientale internazionale, europeo e nazionale e ordina a Eni Rewind S.p.A. e a tutti gli altri soggetti interessati a diverso titolo, ivi comprese le società Sovreco e Salvaguardia Ambientale, l’assunzione di ogni responsabilità e conseguenti oneri per l’esecuzione di ogni previsto adempimento per la bonifica delle aree contaminate.

Il provvedimento del Commissario è frutto di un lungo lavoro di analisi, studio e confronto tra amministrazioni pubbliche ad ogni livello e l’emissione dell’ordinanza è il risultato di un’attenta attività istituzionale, condotta in un contesto caratterizzato da forti divergenze interpretative tra tutti gli attori coinvolti nella gestione della bonifica. 

Nei mesi trascorsi, il Commissario Emilio Errigo ha operato con determinazione per superare le resistenze e i ritardi che hanno finora impedito di avviare in modo concreto, fattivo ed efficace le previste operazioni di bonifica i cui soggetti attuatori sono Eni Rewind S.p.A. e Edison S.p.A.

L’ordinanza si è resa necessaria per sbloccare una situazione di stallo tecnico-operativo che non ha consentito fino a oggi di dare seguito agli obblighi di bonifica con la dovuta tempestività. 

Il territorio crotonese è stato ed è esposto a un grave rischio ambientale e sanitario in danno della salute pubblica dei cittadini e altri rischi e pericoli ambientali.

In forza di questa ordinanza i soggetti obbligati devono ora procedere senza ulteriori ritardi all’attuazione di tutte le misure necessarie alla bonifica, alla messa in sicurezza e al risanamento ambientale delle aree inquinate.

L’Ordinanza n. 1/2025 è un provvedimento tecnico e giuridico adottato nella piena osservanza della normativa vigente per tutelare l’ambiente e la salute pubblica. 

Dopo un anno e mezzo di studio e confronto, il Commissario Errigo ha ritenuto doveroso intervenire con un atto chiaro, autoritativo vincolante per ordinare ai responsabili dell’inquinamento di farsi carico delle loro singole responsabilità. (rkr)

LE TERRE RARE DI CALABRIA MINIERE DI
OPPORTUNITÀ DI RICERCA SCIENTIFICA

di EMILIO ERRIGO – Sono in tanti coloro che vedono nelle attività di bonifica e recupero ambientale dei sedimenti marini, acque di falda, portuali e suoli contaminati da metalli pregiati, miniere di opportunità di studio e ricerca scientifica applicata.

Che le terre della Calabria siano notoriamente ricche di metalli pregiati, forse anche con possibilità di presenza di terre cosiddette rare, non è una invenzione. Le miniere pluri metallifere delle fiumare calabresi, non disgiunte dagli ex giacimenti sotterranei, di ogni bene che madre natura ha donato alla Calabria, (Antiche Miniere Reali di Mongiana, Stilo, Pazzano, Serre e Bivongi) sono storicamente realtà e verità, che oggi sono ritornate ad essere oggetto di studi e ricerche, anche scientifiche, da parte di coloro che mirano a valorizzare gli elementi metallici presenti in buona quantità nelle terre del Marchesato di Crotone e sedimenti di molte aree terrestri, dei fondi e sottofondi marini di Crotone e dintorni.

Non si dimentichino le miniere argentifere un tempo coltivate e sfruttate da Austriaci e Tedeschi, già a partire dal fine ‘700, per i loro contenuti pregiati, presenti in numerosi siti delle quattro province della Calabria.

Giunge notizia che alcuni Istituti di Ricerca Scientifica e Ambientale, siano da tempo impegnati anche sul territorio minerario della Calabria, per censire e catalogare geologicamente, il consistente patrimonio storico minerario ed ex industriale mettallifero e chimico.

L’attenzione crescente parrebbe interessare soprattutto le aree contaminate dai residui dei processi di produzione industriali, presenti storicamente in grande quantità, che dovranno essere bonificate dai metalli pesanti, tenorm, miscele di amianto, solfuri argentiferi e altri residui interessanti per fini di impiego industriali.

Nei mesi e giorni trascorsi, si sono visti a Crotone, studiosi di diverse università e del mondo accademico, dialogare su come valorizzare quelle minime o molte parti residuali delle sostanze metallurgiche e chimiche che potrebbero essere presenti nei suoli contaminati da bonificare e sedimenti sottomarini da caratterizzare e dragare.

Certo, se la scienza applicata alle realtà complesse di Crotone potesse rivelarsi interessante da parte dell’industria ci sarebbe da prendere sul serio come delle vere e proprie miniere di opportunità scientifiche ed economiche, sia per il territorio di Crotone e della Calabria.

In buona sostanza si potrebbe pensare, volendo essere clementi con i ricercatori e la scienza applicata, che se i residui dei processi di produzioni industriali metallurgici e chimici, di Pertusola, Agricoltura, Sasol e Fosfotec, si sono dimostrati contaminanti pericolosi per la salute dei lavoratori delle industrie e gli abitanti, l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, marini e terrestre di Crotone e aree contermini, seguendo i ragionamenti degli studiosi e ricercatori scientifici del mondo universitario, gli stessi contaminanti industriali chimici e metallici, se estrapolati e valorizzati quali materie prime, sono loro stessi una vera opportunità economica e sociale per Crotone e la Calabria intera.

Interessi stranieri per le terre rare e pregiate della Calabria, volesse il buon Dio.
Se sarà così chi vivrà vedrà! (ee)

[Emilio Errigo è commissario straordinario per la Bonifica Sin Crotone-Cassano-Cerchiara]