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Fausto Orsomarso

Terme Luigiane, lettera aperta all’assessore Orsomarso

di FRANCO BARTUCCI – È una lettera aperta, che le indirizzo a seguito di un suo lungo soliloquio  che ho avuto modo di seguire su Facebook che un carissimo amico mi ha inoltrato tramite vhatsapp con pochissime righe di accompagnamento che mi spiegavano il contenuto del suo ragionamento.

L’ho trovato, come professionista dell’informazione e comunicazione, pessimo nella esposizione su materie complesse, come la tutela dell’ambiente, l’inquinamento del mare, le funzioni e il ruolo suo in Regione e dell’assessore Sergio De Caprio, con il quale collabora ed è felicissimo di stargli seduto accanto, ed in ultimo la vicenda delle Terme Luigiane.

Lei è un politico di lungo corso iniziato all’Università della Calabria come leader dei giovani  appartenenti all’area di destra tanto da essere eletto, quale loro rappresentante, in seno al Consiglio di amministrazione. Quindi le dico questo perché ne ho seguito nel tempo la sua evoluzione fino ad arrivare a quest’ultima funzione di assessore regionale al lavoro, al turismo e termalismo. Un soliloquio incredibile in cui annuncia tutto il suo lavoro ed impegno svolto in questo anno e mezzo di delega politica dirigenziale per un dipartimento molto importante della Regione Calabria. Ci ha descritto il suo ruolo nella difesa dell’immagine positiva della Calabria prendendosela con quei giornalisti che con il loro da fare invece ne distruggono le potenzialità. Insomma ho sentito l’elencazione di numerosi progetti e finanziamenti erogati a favore di comuni, imprese ed associazioni varie comprese le Terme calabresi.

E qui andiamo alle dolenti note delle Terme Luigiane in cui l’ho sentita giustificare le richieste dei sindaci avanzate alla Sateca sul canone di erogazione dell’acqua termale.

Si è dichiarato di non essere controparte in quanto la questione riguarda i due comuni e la Sateca. Non lo è come persona Fausto Orsomarso, ma lo è fino al collo come Assessore alle attività produttive e termalismo della Regione Calabria, insieme al Presidente facente funzioni Nino Spirlì,  in quanto proprietaria delle sorgenti termali e, quindi, tutore di questo bene pubblico, che come si è potuto vedere da tre mesi  l’acqua viene versata nel torrente “bagni”, tolta dalla condotta naturale in cui veniva gestita dalla Sateca da  84 anni, tenendo così bloccato un servizio sanitario per tantissimi curanti  delle Terme Luigiane e tra di questi ci sono anche io da ben 48 anni che ne conosco i benefici per il mio stato di salute.

Per non parlare della crisi occupazionale che questa questione ha creato per 250 lavoratori che vi prestavano servizio e di conseguenza il danno creato a tutto quell’indotto che attorno alle Terme Luigiane ricavavano benefici economici non indifferenti.

Dal suo dire è uscita fuori una figura prettamente di parte dando ragione alle critiche e alle contestazioni che i lavoratori senza lavoro le attribuiscono; mentre avrebbe dovuto svolgere un ruolo di mediazione per tenere aperte le Terme Luigiane fin dal sorgere delle prime schermaglie tra la Sateca e i due comuni. Doveva entrare nel merito fin dall’approvazione del regolamento di distribuzione delle acque fatto approvare dai due Sindaci dai propri consigli comunali che hanno dato il via a questa spiacevole vicenda, direi scandalosa per i suoi contenuti di base che hanno guardato non a privilegiare il “bene acqua” pubblica, ma logiche commerciali di spacchettamento, nel momento in cui l’ho sentita dire che il piano di portare l’acqua termale, oltre che negli stabilimenti termali esistenti anche negli alberghi, sarebbe stato un bene per tutta la collettività del territorio.

Ho capito in quel momento che lei è nudo di conoscenza sul quantitativo di acqua calda e fredda che fuoriesce dalle tre sorgenti sulfuree, come pure delle sue proprietà fisiche, chimiche e biologiche, che la rende pericolosa e dannosa, oltre che tecnicamente complicato, portarla negli alberghi come ha detto con un tono di compiacimento.

Secondo quanto dichiarato dai Sindaci attraverso le loro dichiarazioni lette sul  giornale Il Quotidiano del Sud dalle tre sorgenti di acqua calda ne fuoriescono 40litri a secondo; mentre dalla quarta sorgente di acqua fredda ne fuoriesce 60 litri a secondo.

Con questo quantitativo di acqua calda e fredda la Sateca in questi anni ha potuto garantire uno stato occupazionale, nel periodo aprile/dicembre di ogni anno, di 250 lavoratori e cosa importante, dalle 22 mila alle 25 mila presenze di curanti, ai quali sono stati assicurati attorno alle 500 mila prestazioni sanitarie,  delle quali un 40%  attribuite a soggetti provenienti da altre regioni italiane ed il 60% a calabresi e soggetti residenti all’estero. Del problema distribuzione acque termali, secondo le logiche comunali, non si possono prevedere 25 litri di acqua a secondo per lo stabilimento “Terme Novae” e parco acquatico “Acquaviva” e 40 litri di acqua a secondo per il vecchio stabilimento San Francesco, la cui gestione dovrebbe essere affidata, secondo la logica di un bando di concorso a un nuovo sub concessionario. Una disparità di trattamento che  appare subito nella logica della  illegalità, oltre al fatto che non c’è acqua sufficiente a poter rispettare tale ripartizione. E di azioni illegali se ne sono viste tante in questa vicenda, a cui spetta alla magistratura accertarle quando sarà, dati i loro tempi, dal momento che questo percorso ha avuto pure un inizio da entrambi le parti, Comuni e Sateca.

Poi è pure nudo di conoscenza sui provvedimenti legislativi regionali e nazionali in materia, dal momento che la legge regionale 27 aprile 2015 n°11 e successivi interventi, come il provvedimento n° 16199 del 18 dicembre 2019, pur affidando la concessione delle acque termali ai due Comuni, non è detto che si tratti di un affidamento a “scatola chiusa”, ponendo delle condizioni di verifica sugli aspetti amministrativi e tutela ambientale, di cui la Regione non ha esercitato con dovere. C’è poi il problema del canone sull’erogazione dell’acqua termale che in base alla delibera della giunta regionale n. 183 del 26 aprile 2012, le tariffe  sono di esclusiva competenza della Regione e non dei comuni, nella logica di un trattamento paritario tra tutti i centri termali calabresi, come vi ha segnalato più volte il consigliere regionale Pietro Molinaro.

Il suo dire di “trovare un accordo tra Società Sateca e Comuni” mette in evidenza la sua nudità di conoscenza in materia esponendola ad  un venir meno in quanto assessore di competenza al suo dovere di tutela del bene regionale e soprattutto del bene pubblico. In ultimo e non meno grave vi è la denuncia venuta fuori  in questi giorni della morosità dei due Comuni del mancato pagamento della quota di canone spettante alla regione Calabria per gli anni 2018/2019/2020, che la Sateca, a norma della deliberazione di Giunta regionale n. 183 del 26 aprile 2012, ha regolarmente versato alle casse dei due Comuni nell’ordine di 44.000,00 euro per anno. Una morosità che l’art. 54, comma 7 e 31, comma 1, del Regolamento Regionale n. 3/2011 di attuazione della legge regionale n. 40 /2009, fa scattare dopo 240 giorni di non regolarizzazione della pratica finanziaria, la sospensione e la decadenza della concessione.

Il non intervenire con urgenza su tale questione comporterebbe una omissione di ufficio molto grave. Non resta che assumersi  con la massima urgenza le sue responsabilità di assessore in materia della Regione Calabria di ripristino del servizio termale delle Terme Luigiane per sfuggire soprattutto alla brutta pagina che sta scrivendo su se stesso e come amministratore della cosa pubblica della nostra Regione. Altro che i giornalisti obbligati a raccontare fatti e verità degli eventi che accadono attorno a loro in salvaguardia della democrazia nel nostro Paese e a maggiore ragione nella nostra Calabria. (fb)