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Aumento dei costi, il Movimento Territorio e Agricoltura: Agricoltori costretti a lavorare in reddito negativo

Gli agricoltori sono sul piede di guerra. È quanto ha riferito in una nota il Movimento Territorio e Agricoltura, spiegando che «il motore economico della Calabria, l’agricoltura oggi si trova costretta a lavorare in reddito negativo per effetto dei costi di produzione che superano nettamente quanto pagato agli agricoltori e allevatori per i loro prodotti».

«Oggi – si legge nella nota – il costo dell’energia è aumentato del 120%, quello del gasolio agricolo del 50% e quello dei concimi del 140%. A questo vanno aggiunti i rincari delle sementi e dei mangimi dell’ultimo semestre, antecedenti al conflitto in corso e più legati ai cambiamenti climatici (Ismea) che  con il caldo anomalo di questo periodo stanno mettendo a rischio le produzioni agricole calabresi».

«La guerra in Ucraina rischia, allora – si legge – di trasformarsi in una “guerra tra poveri” per produttori e consumatori, amplificando le già drammatiche conseguenze della “guerra energetica” sulle famiglie italiane. Le imprese agricole per sopravvivere, infatti, dovrebbero scaricare gli aumenti dei costi produttivi sul prezzo finale. Soluzione non praticabile, soprattutto per i piccoli produttori, mentre intermediari e grande distribuzione ricaricano sul prezzo del cibo i rincari energetici, con effetti su povertà assoluta e disuguaglianze, già aumentate a causa del Covid».

«La situazione non è difficile e tragica  – si legge ancora – il grido d’allarme lanciato non può essere non ascoltato, diversi sono stati gli interventi, si chiede dignità per questo settore,  padri di famiglia non vedono futuro per le nuove generazioni, la crisi in atto rischia in Calabria di far chiudere diverse aziende».

«Ad i rincari economici ed energetici si aggiunge la situazione straordinaria di “Caldo”, si chiedono provvedimenti straordinari  ed urgenti per il settore. Ad una situazione che sembra surreale ma che purtroppo è reale si aggiungo problemi atavici, presenza spropositata di cinghiali che arrecano danni alle colture ed alla fauna presente sui territori, alla costante emissione dei ruoli della bonifica, che poco o nulla fa sui territori ed a questo ciliegina sulla torta si aggiunge l’Agenzia delle Entrate».

«Un vortice di rincari e di spese – ha concluso – che l’agricoltura calabrese non riesce a sostenere, il settore forgiato dalle difficoltà di questi anni ormai è al collasso non si può chiedere di sostenere la domanda interna di prodotto, potenziare le produzioni, senza  finanziare il settore con specifiche misure straordinarie di sostegno al settore agroalimentare calabrese». (rrm)