BASTA CON L'IMMAGINE DI UNA REGIONE DOLENTE E INCAPACE DI REAGIRE: I NUMERI INVITANO ALL'OTTIMISMO;
Amadeus e Roberto Occhiuto a Crotone

L’ANNO DEL PONTE, MA NON SOLO: IL 2024
SCOPRIRÀ UNA CALABRIA PROTAGONISTA

di SANTO STRATI – Il 2024 sarà l’anno del Ponte, ma non solo: ci sono tutte le premesse per poter finalmente vedere una Calabria protagonista e fiera delle sue eccellenze. Capace di spendere le risorse assegnate e di utilizzare adeguatamente il capitale umano di cui è ricca. Non è un eccesso di ottimismo, ma un invito a guardare con occhio diverso quanto sta accadendo e quello che i calabresi dovrebbero, legittimamente, aspettarsi dal prossimo anno. Intendiamoci, le criticità sono ancora tantissime a partire dalla sanità a finire ai trasporti e alla mobilità, ma il vero nodo cruciale rimane quello del lavoro.

Il punto fermo è che  le risorse finanziarie non mancano (ma bisogna saperle spendere), ci sono le idee, ma mancano ancora i progetti (perché non ci sono i tecnici abilitati a scriverli adeguatamente) e c’è una forte domanda di cambiamento. I calabresi sono incazzati a tutte le latitudini della regione perché fino ad oggi, da quando sono nate le Regioni, è mancata una visione in grado di saper guardare avanti, pianificare non solo  per l’oggi e il domani ma anche per il dopodomani. La vera spina dolente di questa terra rimane ancora la mancanza di visione, l’impossibilità di saper disegnare il futuro delle nuove generazioni, non interpretare le esigenze e le istanze dei nostri ragazzi.

Pianificazione è una brutta parola se utilizzata a vanvera: nell’anno che si chiude oggi l’abbiamo vista usare male e a sproposito. Buone idee (i medici cubani, per esempio) ma molte deludenti aspettative da discutibili iniziative che non aiutano certo a migliorare la qualità della vita di chi rimane o di chi vorrebbe tornare.

Accanto alla restanza che lo straordinario antropologo Vito Teti ha ben  disegnato in opposizione alla partenza ci piacerebbe che si tenesse in considerazione anche la tornanza (è brutto il termine, ma ci sta), ovvero la voglia di ritorno alla propria terra. Dove – lo sappiamo bene – a parte il lavoro che non c’è – c’è una qualità della vita (per clima, ambiente, popolazione) che tutti ci invidiano. Chi scopre la Calabria se ne innamora, figuriamoci chi è dovuto andar via…

Ecco, dunque, che alla vigilia di quello che in molti chiamano già l’anno del Ponte, possono risultare utili alcune considerazioni destinare a chi governa, ma anche a chi andrà a votare (non è vero che le Europee non valgono nulla: in questo momento sono un indicatore importante per il futuro del Paese).

Cominciamo con eliminare la brutta aggettivazione “il ponte di Salvini”: il Ponte non è del leader del Carroccio – che al pari di San Paolo sembra riconvertito al Sud  – né dei calabresi o dei siciliani: il Ponte dello (non sullo) Stretto è un’opera che appartiene al Paese, ma anche all’Europa, al mondo. Al Paese perché mostrerà ci cosa sono capaci i nostro progettisti (apprezzati e ammirati in tutto il mondo) e porterà lavoro al Sud con forti ricadute economiche soprattutto al Centro e al Nord. Ma il lavoro andrà fatto giù, al Sud, e già questo dovrebbe bastare. Serve all’Europa perché riduce le distanze e toglie alla Sicilia i costi dell’insularità, serve al mondo perché diventerà una delle grandi meraviglie del III Millennio. Con una premessa obbligatoria: smettiamola di dare voce agli incompetenti e benaltristi del no a oltranza a qualunque innovazione e facciamo parlare gli scienziati e i tecnici. A dire se si può o non si può fare siano gli esperti, non i pontisti della domenica in cerca sono di notorietà con un’intransigenza penosa e deleteria.

Parole se ne sono fatte tante (dal 1866 si pensa all’attraversamento stabile dello Stretto), ma soprattutto dopo il rilancio di Salvini (questo bisogna almeno riconoscerglielo) ci sono schegge impazzite nella comunicazione che racconta di tutto e di più col solo fine di disorientare e confondere la gente e non soltanto quelli che intorno al Ponte ci vivono. Un mare di sciocchezze prive di qualsiasi dato scientifico. La costruzione del Ponte dovrebbe partire dalla “demolizione” delle tante fesserie sparse .

Ma non solo Ponte: se non si faranno le opere accessorie e si attuerà una mobilità seria (vedi ss 106, l’A2 e le strade interne di Sicilia e Calabria, nonché l’Alta Velocità ferroviaria ad alta capacità) il Ponte sarebbe inutile. E la paura che diventi un’altra incompiuta – pur se legittima – va fugata con l’impegno prioritario dei due governatori di Calabria e Sicilia che dovranno essere garanti dell’impegno statale e del Governo.

C’è un elemento importante – anch’esso legato allo Stretto: si chiama Mediterraneo. È il momento di far capire al mondo (ma in primi all’Italia) il ruolo determinante della Calabria nel Mediterraneo. Il Porto di Gioia Tauro è un volano straordinario di sviluppo e non saranno le insidie tariffarie dell’ETS a bloccare la crescita. Ma dove erano i nostri eurodeputati quando è stata votata questa norma suicida che impone gabelle contro l’Italia a favore dei porti africani?

La Calabria è nel centro del Mediterraneo e ha un porto in grado di far tremare i tradizionali scali di Rotterdam e Amburgo. Ma serve una volontà politica e la necessità di fare rete con gli altri Porti (Genova e Trieste) immaginando di sfruttare le opportunità per tutti gli altri scali portuali che Gioia Tauro sarebbe in grado di offrire.

L’Alta Velocità è un altro sogno (Reggio-Roma in tre ore e mezza!) che sta per diventare un progetto esecutivo. Occorre tenere gli occhi aperti ed esigere che si possa superare anche il divario nord-sud nei trasporti e nella mobilità.

Quello, ahimè, che sarà difficile da colmare riguarda il welfare e l’assistenza: sanità, scuole, anziani, c’è una quantità incredibile di iniziative che dovranno vedere la Calabria protagonista in questo 2024 su cui i nostri giovani vorrebbero poter puntare. L’anno comincia da Crotone, con il tradizionale veglione televisivo Rai: la città si è ripulita e mostra tutto il suo splendore, che  negli anni era stato messo in soffitta o colpevolmente trascurato. È un segnale positivo per i calabresi, non solo quelli che vivono nella regione, ma per i milioni sparsi in tutto il mondo.

Si riparte dalla bella Crotone per far crescere la Calabria e ridare il futuro, fin qui rubato, ai nostri ragazzi. Investire su scuola e formazione è la mossa più azzeccata: Occhiuto e la Princi – re e regina di una scacchiera immaginaria – non possono rischiare di subire scacco matto. Hanno lanciato il segnale di una nuova politica (non partitica) del fare e i frutti li potremmo vedere presto. Ma servono visione e scelte illuminate, con l’ausilio di competenze e capacità che in Calabria non mancano certo.