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L'Associazione Petizione Popolare di Cimino scrive a Mattarella: Le consegniamo le tessere elettorali

L’Associazione Petizione Popolare di Cimino scrive a Mattarella: Le consegniamo le tessere elettorali

«Oggi consegniamo a Lei le nostre tessere elettorali. Schede di donne ed uomini, di intere famiglie che decidono di rassegnare le proprie dimissioni da cittadini». È quanto si legge nella lettera inviata dal direttivo dell’Associazione Petizione Popolare di Cimino al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

Una lettera di denuncia di una situazione sanitaria che vede i cittadini di Cimino, Comune della Valle dell’Esaro, allo stremo: «avevamo, qualche tempo fa – si legge nella lettera – un ospedale di riferimento che era quello di San Marco Argentano. Era importante per il nostro territorio perché permetteva ai cittadini di curarsi ed era in linea con quanto disposto dall’articolo 32 della nostra amata Carta Costituzionale. Ma è stato chiuso».

«All’inizio della Pandemia, infatti – viene spiegato nella nota – abbiamo raccolto tremila firme affinché il nostro Ospedale fosse riaperto, ma soprattutto che fosse garantita la riapertura del locale Pronto Soccorso, punto di riferimento per 50.000 cittadini di 15 comuni diversi. In Calabria le strade non sono buone ed anche distanze relativamente brevi sembrano incolmabili, ambulanze non ce ne sono, figurarsi se ne esistono con il medico a bordo. Nell’ospedale di San Marco è rimasto poco. Pochi servizi ambulatoriali, per una popolazione la cui età media è in inesorabile crescita».

«Chiediamo la attuazione dei Livelli Essenziali di Assistenza e che il cittadino possa riavvicinarsi alla sanità pubblica con la necessaria serenità – viene chiesto –. Serenità di avere un servizio degno di tale nome, serenità di non dover temere un banale infarto come accade in questi posti dove i soccorsi non arrivano e nel 2022 si muore per strada».

«Nel rassegnare le nostre tessere elettorali – conclude la lettera – la invitiamo a farci visita, ci troverà qui…a combattere per quel che resta del nostro Ospedale, quel che resta della nostra speranza, quel che resta del nostro futuro». (rrm)