Lettera aperta al Rettore Nicola Leone: Diamo un segnale di cambiamento attraverso Andreatta e Moro

di FRANCO BARTUCCILa morte di Fida Moro, senatrice figlia di Aldo Moro, mi porta a rivolgerle questa lettera aperta, con la quale voglio raccontarle un segreto, rimasto finora tale, ma che ora è tempo di manifestarne il contenuto, guarda caso scaturito da un fugace incontro che ho avuto all’incirca due anni addietro con la senatrice, nel palazzo della Provincia di Cosenza, dove intervenne per partecipare ad un convegno.

Era per me una buona occasione per incontrarla, con il consenso dei promotori dell’evento, e farle omaggio del mio libro L’avventura di Andreatta in Calabria – Un Campus per competere nel mondo, pubblicato dalla Pellegrini Editore. Era un modo per parlare del rapporto di collaborazione e consulenza economica che ci fu in vita tra Aldo Moro e Beniamino Andreatta, primo Rettore dell’Università della Calabria. Voleva essere una buona occasione per parlarle della nostra Università e per i meriti che il suo papà, in qualità di politico e Presidente del Consiglio, ne favorì la nascita con la legge 12 marzo 1968 n° 442.

Era un modo per descriverle quella che l’Università della Calabria nel frattempo era divenuta nel panorama nazionale ed internazionale, anche se alla fine degli anni settanta, coincidente con l’uccisione del suo papà, considerato, per effetto della sua legge istitutiva, uno dei padri fondatori, la stessa Università fu coinvolta in questioni terroristiche, la cui pagina rimane scolpita nella sua storia. Era un modo per dirle che oggi sarebbe stato bello ed importante sanare quella ferita mediante un’azione di pacificazione, attraverso un incontro da realizzare in quel Campus tanto contestato in campo regionale e nazionale in quel periodo storico.

Accettò il dono del libro, impegnandosi a leggerlo, ma si rifiutò di affrontare quel problema perché per lei costituiva ancora un motivo di forte sofferenza interiore e fisica. Compresi quelle parole anche se rimasi attonito e dispiaciuto e in buon ordine incamerai quel suo stato di sofferenza, ma senza desistere dal desiderio di continuare a lavorare perché quel periodo storico del terrorismo e l’UniCal abbia a costituire la scrittura di una nuova pagina nei rapporti umani trovando solidarietà, comprensione, umanità e pacificazione per una società migliore ed un mondo migliore basato sull’amore, la giustizia e la pace.

Qualche mese dopo c’è stata l’opportunità d’incontrare e conoscere per gli stessi motivi, nel Museo del Presente di Rende, la sorella Agnese Moro, invitata dall’Amministrazione comunale nella persona della consigliera Marisa De Rose, ed altre associazioni, a tenere una conferenza sul tema: Dal dolore alla riconciliazione: la Giustizia Riparativa.

In accordo con la promotrice dell’evento ho avuto l’opportunità di parlare, prima dell’inizio dei lavori del seminario, con Agnese Moro, consegnandole il mio libro su Andreatta e discutendo delle cose trattate in precedenza con la sorella senatrice aggiungendo altro: se ci fosse mai stato qualche opportunità d’incontro e conoscenza, in periodo giovanile, tra i componenti delle due famiglie Andreatta e Moro;  se ci fosse stata  da parte loro una disponibilità nel partecipare ad un evento culturale da farsi magari nel Campus universitario di Arcavacata e discutere delle due figure Moro/Andreatta che fanno parte della storia dell’Università della Calabria, anche se ci furono quegli anni molto tristi e di sofferenza che portarono al blitz del generale Dalla Chiesa; se ci fosse stata una disponibilità d’incontro e di rasserenamento per costruire un legame più forte e una memoria indirizzata alle nuove generazioni e a quelle future a tutela del ruolo svolto dal Presidente Aldo Moro e dal Rettore Beniamino Andreatta per assicurare alla Calabria quella Università di prestigio che oggi vediamo, seguiamo ed apprezziamo.

Ci fu da parte di Agnese Moro una grande disponibilità ed apprezzamento delle proposte illustrate impegnandosi a discuterne in famiglia con il coinvolgimento anche del fratello Giovanni, con il quale anni prima ci furono, in un noto albergo di Commenda di Rende, delle opportunità di conoscerlo e dialogare con lui.

Le motivazioni di una richiesta che va nella storia

 La morte della senatrice Fida Moro ed il colloquio cordiale ch’ebbi con la sorella Agnese mi riportano a ricordare quei momenti e notificarli alla Sua attenzione, quale Rettore protempore dell’Università della Calabria. Un Ateneo che si trova ancora in pieno nel periodo del cinquantesimo della sua nascita, se consideriamo che i corsi di laurea della Facoltà di Lettere e Filosofia (Lettere, Filosofia, Lingue e letterature straniere e moderne) con Matematica, Chimica e Scienze Naturali partirono con l’anno accademico 1973/1974. Come vede siamo ancora nel cinquantesimo della nascita dell’Università della Calabria e far passare tutto nel silenzio, senza un minimo di riflessione e racconto alle nuove generazioni di studenti, sarebbe in parole povere per chi ci crede “un peccato mortale”. 

I padri fondatori e lo stesso Rettore Beniamino Andreatta griderebbero al grande tradimento se penso a quei momenti in cui il prof. Andreatta, nella sua stanza di lavoro all’interno di palazzo Ferrari, in Piazza dei Bruzi, in un colloquio riservato, mi stimolava ed incoraggiava a svolgere la funzione di giornalista raccontando alla città ed alla società del territorio ciò che stava per nascere in Calabria e contribuire a creare un rapporto stretto tra l’Istituzione universitaria e la società, in modo da costituire un afflato di reciproca collaborazione per la nascita e lo sviluppo dell’Università, pensata in modo innovativo allo stesso sistema universitario italiano. Un “Ateneo moderno aperto al territorio in modo trasparente e dialogante”.

Sarebbe importante nel Cinquantesimo della nascita dell’Università ritrovarsi per vivere quei momenti storici e trovare nuovi stimoli e linfa vitale alla creazione di una comunità universitaria non distratta e disinteressata, ma viva ed umana, pronta ad essere strumento di crescita culturale, fonte di ricchezza scientifica e valori universali che hanno alla base lo sviluppo, ma soprattutto la concordia e la pace, pensando alle potenzialità  e alle caratteristiche del Campus universitario, Centro Residenziale.

In tutto questo le chiedo espressamente ed in modo pubblico di coinvolgere gli organi amministrativi, accademici e politici dell’Ateneo a stabilire un punto di partenza per il nuovo periodo storico dei prossimi cinquant’anni dell’Ateneo intitolando alla memoria del Presidente Aldo Moro il tratto di strada che da via Savino porta al largo, frontale al Centro Congressi “Beniamino Andreatta, al cui interno trovasi l’aula magna. Moro e Andreatta ancora insieme, legati a mostrare alla Calabria e al mondo la strada del cambiamento, del benessere e dello sviluppo, le cui radici fanno parte della nascita dell’Università della Calabria.

Non è il caso che le ricordi che fu il presidente della Provincia Antonio Guarasci, in un documento, a riconoscere ad Aldo Moro, la cui madre era cosentina (Fida Stinchi), il merito di aver contribuito a predisporre quanto necessario per dare alla Calabria la sua prima Università con la legge 12 marzo 1968, n. 442. Come con la legge 2 maggio 1976 n° 183, firmatario il Presidente Aldo Moro, l’Università della Calabria ottenne un finanziamento di cinque miliardi di lire destinati alla realizzazione dei primi cubi del progetto Gregotti; nonché nel 1979 fu utilizzata dal Rettore Pietro Bucci per far nascere il Crai (Consorzio di ricerca per l’applicazione in informatica). 

Le chiedo scusa, infine, se ho pensato di scriverle una lettera aperta e resa pubblica; ma penso, nel rispetto della figura del primo Rettore dell’Università della Calabria, che credeva nel diritto d’informazione e trasparenza dell’Università, tanto da portare ad inserire nello Statuto del 1971 l’apposito articolo 10, descrittivo di tale obbligo, che questo sia naturale nel rispetto, anch’esso, dell’opinione pubblica e delle Istituzioni che parteciparono alla nascita dell’ Università della Calabria con l’inserimento di loro rappresentanti, sia nel Comitato Tecnico Amministrativo e successivamente nel Consiglio di amministrazione dell’Università.

Deve essere anche per questi un modo come renderli partecipi e risvegliarli nell’essere più vigili e vicini al cammino della loro Università. (fb)

LA LETTERA / Tutelate i 23 mila ragazzi che hanno sostenuto i TolcMed 2023

di MARIAFRANCESCA DE PINO E PASQUALE GIULIANO – Presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, ministro dell’Università Anna Maria Bernini, siamo i genitori di Angelo, studente del 5° anno del Liceo Scientifico di Lamezia Terme e, insieme ad altri genitori, ci siamo riuniti in un comitato a tutela delle posizioni degli studenti che lo scorso anno, in risposta ai decreti del suo Ministero, hanno sostenuto il TolcMed 2023, ottenendo un buon punteggio, potenzialmente utile per l’accesso al Corso di Laurea di Medicina a settembre 2024, così come regolamentato.  

Come previsto dalla normativa, circa 23.000 studenti al quarto anno della scuola superiore, nel 2023, hanno sostenuto nella sessione di aprile e/o di luglio il TolcMed per l’accesso alla facoltà di medicina, ottenendo risultati in larga parte  lusinghieri e superiori a molti degli immatricolati di questo anno accademico. 

L’introduzione del Tolc, come sistema di selezione dell’accesso a Medicina, ha costituito un passo significativo per garantire una maggiore flessibilità nelle prove e, per i ragazzi cd “quartini”,  un sereno quinto anno dedicato allo studio, in vista dell’esame di Stato. 

Tuttavia, la sentenza n.863 del Tar del gennaio 2024, (nella quale non si fa menzione di questi studenti di quarta che sono, comunque,  soggetti diversi dai ricorrenti), annullando i provvedimenti di attuazione del TolcMed quali tipologie di prove utili per l’inserimento in graduatoria (Dm 1107/2022 e d.d. 1925/2022 e i successivi bandi delle Università,  sta determinando incertezza e grave lesione dei diritti delle migliaia di ragazzi cd “quartini” che, lo scorso anno  hanno sacrificato tempo, risorse economiche, energie per il superamento del TolcMed.

Questi giovani hanno dimostrato competenza e serietà, con la legittima aspettativa, prevista a norma di legge, di conservare il loro punteggio per l’iscrizione nella graduatoria per l’anno accademico 2024/25, sacrificando così altre scelte e opportunità, come esperienze lavorative o formative o, peggio, perdendo la possibilità di intraprendere l’iter di iscrizione presso atenei privati e/o esteri, che necessita di passaggi  a partire dal quarto anno. 

L’ingiustizia appare ancora più evidente se si considera che la succitata sentenza salvaguarda l’immatricolazione di numerosi studenti del quinto anno 2023, che sono entrati alla facoltà di medicina con i punteggi acquisiti mediante lo stesso concorso, poi dichiarato illegittimo, generando una gravissima disparità di trattamento. 

Inoltre, le annunciate nuove modalità di esecuzione del Test/Tolc con banca dati aperta darebbero luogo a punteggi difformi da quelli precedenti e ciò li renderebbe non comparabili né assimilabili a quelli già ottenuti.

Tutto ciò premesso, Le chiediamo con urgenza e in maniera accorata di intervenire a tutela della posizione dei 23.000 ragazzi di quarta superiore non vanificando i loro sforzi nel dedicare tempo e fatica (e non ultimo danaro) alla preparazione del test 2023 e di  considerare il punteggio da loro conseguito.

Le chiediamo, quindi,  al fine di garantire che i risultati maturati a seguito dei notevoli sacrifici di tanti studenti di quarta siano tutelati, tenendo conto dei diritti acquisiti come da norme regolamentari, di convalidare nel provvedimento relativo ai test di ammissione 2024, i punteggi conseguiti nei test effettuati nel corso dell’anno 2023 (con o senza equalizzazione) dai ragazzi di quarta, rapportandoli al percentile di collocamento nella graduatoria dello scorso anno.

Riteniamo necessario e urgente un suo intervento a dirimere questa incresciosa situazione con le dovute misure correttive, affinchè sia ripristinata, con il prossimo decreto di ammissione alla facoltà  di medicina 2024, l’equità di trattamento dovuta a questi giovani che hanno partecipato al concorso  confidando nella legittimità degli atti ministeriali e dei successivi bandi delle Università, cittadini che si affacciano, proprio ora al loro diritto/ dovere civico di  nuovi elettori. 

Ci aiuti a ridare loro certezza del diritto e fiducia nelle Istituzioni. (mdp e pg)

LA LETTERA APERTA / Ninfa Marilena Vescio: Il degrado assoluto lungo l’alveo del Torrente a Lamezia Terme

di NINFA MARILENA VESCIOMettendo da parte ogni disquisizione in merito alle competenze degli enti locali, riguardo alle disposizioni normative  sulla manutenzione  dei corsi d’acqua specie in aree urbanizzate, anche per non entrare in un groviglio di rimpalli tra gli uni e gli altri, sembra però che la Regione Calabria nella comunicazione relativa alla  ripartizione delle funzioni  nella materia sopra citata “Problematiche corsi d’acqua”prot. n. 369444 del 12/08/22, assegni alle amministrazioni locali l’onere di provvedere alla manutenzione ordinaria dei corsi d’acqua, funzione peraltro confermata dalla L. R. n. 14/2015 che ha modificato le competenze sui corsi d’acqua lasciando inalterate quelle a carico dei Comuni.

Oggetto di attenzione è l’intervento lungo il torrente Piazza, ad opera, sembra, della Cooperativa Malgrado tutto per conto del Comune, incrocio via Piersanti Mattarella e Carlo Alberto Dalla Chiesa nelle vicinanze della stazione dei pullman e del mercatino rionale del sabato. L’intervento atteso, ormai da anni, risale al 19 gennaio u. s. e, come da testimonianza fotografica, si è limitato ad un brevissimo tratto, in prossimità dell’incrocio. 

L’alveo, poi, di tutto il tratto del torrente è rimasto inalterato e impegnato come sempre da arbusti, canne, rovi e sterpaglie cresciuti ormai a dismisura. Inoltre i rifiuti di raccolta permangono abbandonati in prossimità dell’argine, determinando situazioni di degrado e pericolo sia sul piano dell’inquinamento ambientale che sotto il profilo igienico-sanitario, compromettendo anche il decoro urbano e comportando ulteriori difficoltà per l’eventuale rimozione e lo smaltimento degli scarti di ogni genere.

Eravamo e a tutt’oggi ci ritroviamo in una situazione di degrado assoluto, il tutto sotto gli occhi distratti di chi dovrebbe avere il controllo della situazione perché deve responsabilmente risponderne alla città che al contrario ha occhi per vedere. 

Piante, rovi, canne ed erbacce continuano ad oscurare completamente la visuale del letto del torrente, a ridosso del quale si dispongono abitazioni e perfino una scuola materna. Il tutto rappresenta anche un rischio per la salute fisica delle persone che vi abitano,  in quanto la suddetta vegetazione è ricettacolo di rettili, topi, ratti e zanzare, pertanto necessita con urgenza di una pulizia completa sempre nel rispetto dei luoghi e del mantenimento dell’habitat per numerose varietà ornitologiche, pulizia delle sponde e argini del torrente, invasi ormai nuovamente dai materiali raccolti, insaccati e disposti lungo l’argine della strada, lasciati alla merce degli avversi fenomeni atmosferici dei giorni scorsi e dei poveri randagi alla ricerca di cibo e pertanto ora di nuovo disseminati dappertutto.

Mi chiedo con molta franchezza quale esempio si dia ai cittadini se si diventa complici di un tale elevato stato di degrado ambientale. Naturalmente le immagini rappresentano solo i cumuli più sostanziosi dei rifiuti che sono sparsi su tutto il tratto. 

Suggerirei che in un’azione incisiva di controllo si potrebbero considerare le tecnologie oggi a nostra disposizione, riguardo l’abbandono dei rifiuti che faciliterebbero azioni di controllo e contrasto a questo vero e proprio disastro. Il problema è “chi bisogna controllare? (nmv)

[Ninfa Marilena Vescio è cittadina di Lamezia Terme]

LETTERA APERTA / Il sindaco Alex Aurelio: Continuamo insieme a fare Trebisacce sempre più bella

di ALEX AURELIO – Mi rivolgo a voi cittadine ed ai cittadini di questa bella, grande ed orgogliosa comunità con la quale stiamo continuando a condividere, tra le tante altre cose di cui possiamo tutti essere fieri, il gesto e l’esperienza del sorriso.

Sì, del sorriso, che è tante cose assieme ma che sintetizza e trasferisce anzi tutto uno stato d’animo, una visione delle cose e del mondo, un modo di relazionarsi con le persone e con la società, con la Politica e con le Istituzioni.

Ed è col sorriso che abbiamo interpretato e continueremo ad interpretare fino alla fine anche il governo della cosa pubblica ed il nostro impegno quotidiano di amministratori comunali a tempo pieno, sette giorni su sette, nell’interesse esclusivo di Trebisacce: del suo passato, del suo presente e del suo avvenire. 

Con un punto fermo: rendere onore ogni giorno, con la fascia tricolore che mi emoziona ogni volta che la indosso, alla dignità del popolo della mia terra.

A voi trebisaccesi ed ai trebisaccesi di tutte le età, seppur spesso vengo scherzosamente definito sindaco dei giovani, rinnovo la gratitudine mia personale, insieme a quella della squadra di assessori e consiglieri, dei delegati esterni e di tutto il mio staff che non lesina sforzi per contribuire a valorizzare ogni aspirazione ed esigenza della nostra comunità, per la partecipazione corale che in tutte le circostanze state dimostrando non al sindaco alla giunta pro tempore ma rispetto alla Città, alla sua identità ed ai valori storici, culturali, economici e spirituali ereditati e rafforzati di generazione in generazione.

A tutte ed a tutti voi confermo che ci sono e ci siamo con la stessa determinazione, con la stessa passione, con la stessa attenzione, con le stesse ambizioni, con lo stesso entusiasmo e, lasciatemelo ripetere, con lo stesso inguaribile sorriso con il quale abbiamo assunto, per mandato democratico, la responsabilità di capire e guidare insieme la macchina pubblica di questa Città.

E rispetto a questa consapevolezza ed a questa inattaccabile serenità di analisi e di concezione stessa dell’azione politico-istituzionale, che mi appartiene per formazione e che vivono con la stessa gioia ed intensità tutti quelli che dall’alba al tramonto assieme a me in comune e su tutto il territorio comunale assolvono con assoluto spirito di servizio il loro ruolo ed il loro impegno, non v’è spazio alcuno per equivoci e diverse interpretazioni, che del resto non servono a nessuno.

Quindi lo ripeto: ci sono e ci siamo e ci saremo, concentrati esattamente come lo siamo sempre stati a selezionare, privilegiare, programmare e mettere in atto, per le criticità e le aspettative della nostra Trebisacce, le scelte e le soluzioni più utili, necessarie, efficaci e durevoli ma anche le prospettive più ambiziose e realistiche, guardando altrove, oltre il nostro naso, oltre cliché, tabù e prassi purtroppo cristallizzatesi che non servono e che anzi inquinano l’aria e le relazioni umane e frenano crescita e sviluppo di tutti.

Così come abbiamo fatto, solo per citare alcune delle direzioni intraprese e dei fatti più tangibili, con l’accelerazione impressa sulla riapertura del nostro Ospedale, con la richiesta di un commissariato di Polizia in città, con il progetto di porto turistico presentato nei giorni scorsi al Ministero, con gli investimenti senza precedenti in marketing territoriale e che ad esempio nel mese di novembre vedranno le immagini più belle di Trebisacce promosse sui tram di Nizza e della Costa Azzurra o, da ultimo, con la richiesta di adesione del nostro Antico Borgo Marinaro alla prestigiosissima rete dei borghi più belli d’Italia.

Noi eravamo e restiamo ottimisti ed appassionati, portatori sani di quell’animo marinaro del nostro antico borgo, di quello spirito di costa che ci fa sempre stare con i piedi per terra, rivendicando al tempo stesso e con altrettanta autenticità quella libertà di pensiero e di azione, di proposta e di confronto costruttivo che è il sale delle nostre democrazie ed il carburante insostituibile del pluralismo e della sacrosanta e legittima diversità di vedute ed opinioni su tutto.

A tutte voi, concittadine e concittadini rinnovo l’amicizia, le speranze e l’incoraggiamento a continuare a fare, sempre più belli, più forti e più audaci, sia la nostra Città che tutto il nostro territorio per cambiare anzi tutto noi stessi e la Calabria dei prossimi anni, sempre con positività e del tutto a prescindere dai ruoli e dalle funzioni ricoperte oggi e domani da ciascuno di noi. (aa)

[Alex Aurelio è sindaco di Trebisacce]

LETTERA APERTA / Francesco Sgambelluri: Le parole di Don Ciotti sul Ponte offensive

di FRANCESCO SGAMBELLURI – Gentilissimo e stimato presidente, mi onoro di far parte del Movimento politico “Equità Territoriale ” fondato dallo scrittore Pino Aprile. Io sono uno dei tanti figli di questa regione, la Calabria, che è rimasto a combattere per il proprio territorio, nonostante le avversità e spesso anche ai pregiudizi e l’abbandono istituzionale e infrastrutturale da parte di questo nostro paese.

Ringraziandola preventivamente per la sua opera meritoria contro tutte le mafie e sempre al fianco degli ultimi, per il grande coraggio dimostrato in più occasioni, condividiamo la sua battaglia in quanto quello delle mafie è uno dei più grandi mali che affligge l’Italia in generale. Vede il nostro Movimento nasce più o meno per gli stessi motivi, per garantire le stesse opportunità e gli stessi servizi a tutti gli individui in generale e i cittadini in particolare, senza distinzione alcuna.

Come purtroppo saprà noi meridionali dobbiamo spesso combattere contro più avversari, cioè contro le mafie delle quali siamo e siamo stati le prime vittime, e verso i pregiudizi spesso utilizzati per giustificare una mancanza di interesse e di cura dei nostri territori e più in generale delle nostre vite.

È proprio a tal uopo che le scrivo, abbiamo appreso dagli organi di informazione che lei in un recente convegno ha affermato a proposito del progetto per il ponte sullo stretto: “non unirà solo due coste, ma certamente due cosche”. Fermo restando la legittima contrarietà alla costruzione del ponte, ci chiediamo come possa essere caduto in un’affermazione del genere, un’affermazione che troviamo offensiva nei confronti dei cittadini onesti che popolano le due sponde dello stretto. Un’affermazione che sembra più una battuta da cabaret che un’affermazione di una persona che spesso ha mostrato una grande sensibilità anche verso i nostri territori.

Non è nostra intenzione strumentalizzare la questione ma vorremmo anche far capire a tutti gli attori della società civile, che non siamo più disposti ad abbassare la testa e a subire oltre alla mancanza di investimenti e prospettive per i nostri figli, anche delle offese gratuite. Vede in questi anni abbiamo visto che purtroppo l’Italia tutta, da nord a sud, è piena di esempi di corruzione, di infiltrazioni mafiose ecc. Per questo ci chiediamo come mai, solo quando si parla di una grande opera da realizzare al sud, si alza il solito polverone della mafia ecc.?

Noi vogliamo credere che ciascuno sia in grado di fare il proprio lavoro, altrimenti non rimane che arrendersi a non poter mai realizzare una grande opera e non avere possibilità di sviluppo. Ricordo anche le parole dello stimatissimo Nicola Gratteri che in una recente intervista ha affermato: “voi pensate a fare le infrastrutture che ai mafiosi ci pensiamo noi”.

Ecco noi vogliamo credere alle parole del grande magistrato calabrese e fidarci altrimenti è finita davvero! Ci auguriamo che lei possa spiegare e scusarsi con i cittadini calabresi e siciliani per la battuta infelice, può capitare di “scivolare su una buccia di banana”. Spero non ci deluda e possa darci una risposta. (fs)

[Francesco Sgambelluri è del Movimento politico “Equità Territoriale”]

Elezioni Anci Calabria, 13 sindaci: No elezione divisiva

Serve ad Anci Calabria «una presidenza fortemente “istituzionale”, che dia il senso del superamento delle contrapposizioni politiche e territoriali». È quanto hanno scritto, in una lettera aperta, Paolo Brunetti, Sindaco f.f. di Reggio Calabria, Franz Caruso, Sindaco di Cosenza, Nicola Fiorita, Sindaco di Catanzaro, Vincenzo Voce, Sindaco di Crotone, Aldo Alessio, Sindaco di Gioia Tauro (Rc), Giusy Caminiti, Sindaca di Villa San Giovanni (Rc), Pino Capalbo, Sindaco di Acri (Cs), Mariateresa Fragomeni, Sindaca di Siderno (Rc), Domenico Lo Polito, Sindaco di Castrovillari (Cs), Paolo Mascaro, Sindaco di Lamezia Terme (Cz), Marta Petrusewicz, Sindaca f.f. di Rende (Cs), Giuseppe Ranuccio, Sindaco di Palmi (Rc) e Flavio Stasi, Sindaco di Corigliano-Rossano (Cs).

«I Comuni calabresi, che rappresentano l’istituzione più vicina ai cittadini e ai loro bisogni – hanno evidenziato i primi cittadini – vivono un momento di forte difficoltà, soprattutto di natura finanziaria, ma sono altresì chiamati ad affrontare sfide di straordinaria importanza in settori vitali come l’ambiente, le infrastrutture, i servizi alle persone, la gestione dei cicli della depurazione, delle acque e dei rifiuti. L’attuazione del Pnrr e di Agenda Urbana, le riforme istituzionali, l’autonomia differenziata, la sanità pubblica, rappresentano altrettanti banchi di prova per il sistema dei Comuni calabresi».

«Per sostenere il peso di queste sfide – continua la lettera – è necessario ricostruire un’immagine unitaria e autorevole dell’Anci, forte e capace di fare valere le ragioni dei Comuni nel dialogo/confronto con il Governo nazionale, con quello regionale, con le rappresentanze parlamentari, con il mondo del sindacato e del lavoro. Riteniamo che questa esigenza vitale non si concili con un’elezione divisiva del futuro presidente di Anci Calabria, con una contrapposizione elettorale tra schieramenti che lascerebbe inevitabilmente strascichi e comprometterebbe la costruzione di una gestione unitaria dell’Associazione».

«Anci Calabria è da ormai troppo tempo immobilizzata – continua la lettera –. La soluzione che ci permettiamo di proporre e auspicare è, dunque, quella di una presidenza fortemente “istituzionale” che dia il senso del superamento delle contrapposizioni politiche e territoriali. Un lavoro eccezionale attende Anci Calabria nei prossimi mesi e l’elezione di un Presidente senza laceranti contrapposizioni potrebbe aprire una fase molto intensa e proficua, nell’interesse dei Comuni e naturalmente dei territori e delle popolazioni». (rcz)

LA LETTERA / Rossella Garofalo: La mancanza del sindaco di Cassano per il rispetto di genere

di ROSSELLA GAROFALOIn riferimento all’ultima seduta di Consiglio comunale, ribadisco la stessa netta posizione assunta in merito alle scelte politico-finanziarie di inasprimento delle tasse, operate dal Sindaco nei confronti dei nostri concittadini.

È stato precisamente il tema delle tasse (Addizionale Irpef, aumento Idrico, Tari) l’elemento scatenante affinché il Sindaco rivolgesse attacchi molto offensivi nei confronti della mia persona.

È un suo esercizio abitudinario quello di rivolgere parole di apprezzamento per coloro i quali, sostenendolo, hanno determinato la sua vittoria per poi denigrarli ed offenderli quando il suo discutibile operato costringe gli stessi ad allontanarsi dalle sue posizioni.

Il fatto che ha indignato maggiormente durante lo svolgimento dell’ultimo Consiglio comunale ed a seguito della replica del Sindaco, è stato determinato dall’aver apostrofato la sottoscritta “quella”. Costretti a sopportare le sue ripetitive dissertazioni, sarò stata vinta dalla stanchezza e non ho udito in quel preciso momento la parola “quella”, perciò nulla ho espresso in merito.

Sono stata riportata all’ordine dalle tante donne le quali, già molto indignate, mi hanno riferito l’accaduto lamentando la mancanza, da parte del Sindaco, del rispetto di genere che fa il paio con una ridotta visione sociale e politica della società attuale. Svilire il diritto delle donne all’autodeterminazione, alla libertà di esprimere le proprie opinioni, anche quando non sono condivise è ciò che implicitamente ha asserito il Sindaco con l’infelice espressione “quella”. L’uso assoluto dell’aggettivo “quella” assolve ad un compito dispregiativo e misogino.

Suggerisco al sindaco, soprattutto nella solennità del Consiglio comunale, di non rivolgersi mai più alla sottoscritta con appellativi dispregiativi apostrofandola “questa”, “codesta”, “quella” e lo invito a portare rispetto così come la consigliera Garofalo rispetta il sindaco pur non stimandolo.

La mia persona in Consiglio comunale, rappresenta l’istituzione eletta democraticamente come lo è stato il sindaco. Offendendo me e svilendo la mia persona, offende e svilisce la figura istituzionale del Consigliere comunale.

Oltretutto non è la prima volta che si lascia andare ad esternazioni offensive nei confronti delle donne che in Consiglio comunale ricoprono un ruolo istituzionale pari al suo.

Evidentemente è abituato ad apostrofare così le tante donne dalle quali è circondato che, per ragioni a me ignote, probabilmente glielo permettono. La festa delle donne, dal Sindaco annualmente ricordata, non può essere ridotta ad uno slogan populista; è invece affermazione di uguaglianza.

“Tugurio” (luogo insalubre, umido, letamaio) è stato così definito dal Sindaco un luogo che la sottoscritta frequenterebbe. Ho deciso di non difendermi da tale accusa né la rimando al mittente, cosa orrenda se lo facessi, sono semplicemente certa che il Sindaco, purtroppo, non ne conosce il significato altrimenti non si sarebbe gravato da questa ulteriore scorrettezza. Ma qual’ora fosse come dice il sindaco: «Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori». (De Andrè). (rg)

[Rossella Garofalo è consigliera comunale di Cassano allo Ionio]

LETTERA APERTA / Domenico Lanciano: Sindaco Fiorita, inviti la nazionale di calcio a Catanzaro

di DOMENICO LANCIANOIllustrissimo sindaco Nicola Fiorita. La città di Catanzaro si vanta, giustamente, di essere il territorio dell’Istmo (tra i golfi di Squillace e di Lamezia) dove è nato il nome Italia, come è ben chiaramente documentato nella pagina del sito ufficiale della Sua Città.

E sabato 4 febbraio 2023 a Lamezia Terme è stato celebrato “Re Italo” (da cui proviene il nome Italia) con un premio a Lui dedicato. Catanzaro può restare senza fare quasi nulla di notevole per evidenziare tale invidiabile preziosità?… Negli ultimi quattro decenni, come Associazione culturale informale Calabria Prima Italia abbiamo cercato di sollecitare principalmente tutti i sindaci catanzaresi a voler valorizzare adeguatamente tale importantissima esclusiva.

Fin dall’aprile 1982 cerchiamo di diffondere tale stupenda realtà storica che sta ufficialmente alla base del nostro territorio nazionale (dalle Alpi alla Sicilia) da almeno due millenni e, adesso, pure della nostra Repubblica e che però resta purtroppo ignota ai più nella stessa Italia ed è ignorata o snobbata persino da noi calabresi. Invece, sarebbe giusto ed utile insegnarla nelle scuole e attraverso tutti i mass-media, ma anche con iniziative attinenti. Come dovrebbe già sapere per una lettera raccomandata inviataLe tempo fa, Le ricordo che il prossimo 21 giugno, solstizio d’estate, a Davoli avrà luogo la prima Festa del Nome Italia.

In tale contesto verranno consegnate (assieme ad una bottiglia di ottimo vino “Re Italo”) le pergamene del Premio Prima Italia a coloro i quali si sono distinti nello studiare e nel diffondere il fatto che il nome Italia sia nato in Calabria ben 3500 anni fa circa, proprio sotto il regno di Italo, al quale sarebbe opportuno dedicare una statua davanti alla cittadella regionale di Germaneto, come Padre-fondatore (come da noi proposto il 14 marzo 2022 in modo multimediale).

Tra i premiati c’è pure Lei, proprio a motivo della suddetta illuminante pagina web che abbiamo riprodotta sul retro degli “Attestati di Presenza” all’evento. Speriamo di averLa con noi al Centro Polifunzionale della Cultura in Via Pitagora alla Marina di Davoli, nel tardo pomeriggio di mercoledì 21 giugno 2023 assieme ad altre Autorità e ai sessanta altri premiati. Sarà una bella festa, questa del nome Italia, pur nella sua prima edizione! La Sua presenza onorerà molto Davoli, i tanti premiati e lo stesso nome Italia.

Adesso, mi permetto di proporre a Lei una iniziativa che dovrebbe fare felici milioni di persone nel mondo e che potrebbe dare una visibilità internazionale alla Città di Catanzaro, la quale oltre ad essere luogo di nascita del nome Italia è anche la capitale della Calabria, regione che meriterebbe di più.

Sarebbe utile e bello se allo stadio di Catanzaro si potesse svolgere una partita di calcio tra la squadra locale, bentornata in serie B, e la nazionale italiana… fosse anche l’under 21 o addirittura la “primavera”… ma, vogliamo sperare, che, prima o poi, proprio per celebrare il nome Italia nato nell’Istmo di Catanzaro possiamo vedere la prima squadra della nazionale italiana oppure una selezione di calciatori provenienti dalle maggiori squadre di serie A. Ma il nostro sogno si spinge oltre… perché non pensare ad un vero e proprio Torneo di Calcio Prima Italia anche tra squadre estere, oltre che italiane, in particolare mediterranee, dal momento che quella Prima Italia di Re Italo (specialmente tramite i “sissizi”) si è diffusa per secoli in tutto il Mediterraneo con la “democrazia etica” che gli ateniesi hanno poi trasformato in “democrazia mercantile” quale abbiamo anche oggi?

Ne gioirebbero pure gli italiani (in particolare i calabresi) che vivono all’estero! Grazie per la gentile attenzione. (dl)

LETTERA APERTA / Giusy Staropoli Calafari: Cara Susanna Tamaro, Verga è la stella del Sud, degli italiani

di GIUSY STAROPOLI CALAFATICara, Susanna Tamaro, se scrivere ai bambini, come dici tu, è un atto di fiducia verso di loro, anche raccontare loro la verità su Malpelo lo è. Dichiarando apertamente chi sono pure La Lupa e Nedda, I Malavoglia e Mastro don Gesualdo.

Tutti abbiamo una stella, Susanna, e Giovanni Verga è la nostra. Di noi del Sud, di noi italiani. Te lo ha già detto Marcello Fois, ma lo ribadisco anch’io: «senza Verga non capiremmo molte manifestazioni contemporanee».

Chi spegne le stelle degli altri, Susanna? E perché? Che peccato sarebbe lasciare ai “vinti” la notte senza la luce? Non tocca forse anche a loro avere una speranza per la disperazione che troppo spesso li prova? E a noi dare loro la speranza che meritano?

Verga racconta la loro ricchezza interiore, gli altri non lo fanno; neppure raccontano loro del coraggio con cui affrontare le cose. Tu parli spesso di cuore, e mi piace, eppure oggi mi chiedo com’è che il tuo cuore ti abbia distratta dalla dolcezza di Nedda la varranisa, accoccolata su di un fascio di legna, gli occhi aridi e asciutti, e il pensiero suo costante e dolce alla mamma che sta per morire, e ti abbia portata altrove. È Nedda il miracolo del vero della scrittura, Verga il suo più gran bel verista!

Mi domando inoltre com’è che sempre il tuo cuore non ti abbia fatta innamorare nemmeno un po’ di Rosso Malpelo. La prima volta io lo lessi alle medie. Lui scalpitava come al solito, mentre io seguivo composta la lezione. Da allora porto con me il ricordo di questo ragazzo dai capelli rossi e gli occhi grigi. Ben decantato nelle mie fibre.

Va dove ti porta il cuore lo lessi quando ero pienamente adolescente, davvero un bel libro, ma con Rosso Malpelo – in cui il dolore diventa valore umano – ho pianto e ho riso con commozione, e lo faccio ancora adesso quando ci penso, con spontaneo coinvolgimento. Quasi sento nelle mani la rena sotto cui Malpelo ha perduto suo padre. Poche cose intime certo, che forse a capire si fa pure fatica, ma che senza alcuna ovvietà vanno provate, vissute, e infine fatte proprie. E questo accade leggendo Verga, ma potrebbe non succedere più lì dove, andando dove il cuore porta, si arriva già smarriti.

Conta il Sud, Susanna, in questo Tamaro vs Verga? Se sì, perché? In che misura? 

È grazie ad autori come Verga, Pirandello e Corrado Alvaro che, da dopo l’Unità d’Italia, i vinti trovano speranza, le forme riescono a scomporsi e si indagano le memorie del mondo sommerso. Le condizioni di assoluta indigenza in cui sprofonda il Mezzogiorno vengono tutte alla luce. E per fortuna! Se solo queste di verità i nostri ragazzi non venissero a conoscenza, mancherebbero non solo di un cuore da seguire, ma risulterebbero completamente privi di quello che batte. E scomporre in questo senso, è un delitto.

Verga lo hai odiato tu, e oggi probabilmente ammettendolo ne prendi maggiore consapevolezza, ma perchè pensi che anche altri abbiano verso di lui il tuo stesso risentimento? Quanti odiano la Tamaro e amano invece la Deledda, per esempio? Eppure non si è mai sentito: levate via Susanna dalle librerie e mettetene un’altra al posto suo. Su Giovanni Verga, io stessa aprii bocca al mio esame di maturità. Era il 1997. I Malavoglia erano il mio cavallo di battaglia, le cinque dita della mano che mostrai alla commissione. Non tutti lo abbiamo odiato quindi, mai tutti lo odieranno.

La scuola ha un suo carattere formativo, Susanna Tamaro, e su questa base forma gli uomini e le donne della società del domani. Se però si smarrisce questo aspetto solido della struttura, i vinti saranno davvero condannati a morte per sempre, e non vi saranno mai più neppure vincitori, né nei libri né altrove.

Cosa essenzialmente di Verga potrebbe essere tossico per i nostri ragazzi, addirittura ripugnante? L’attualità dell’opera verghiana tanto è palese, che a volte confonde. In quale tempo è possibile collocare esattamente Giovanni Verga? Ieri, oggi, domani? La letteratura è magnifica perchè ha un tempo che è uno e trino, è solo lo stato d’animo con cui ci si pone davanti alle sue storie, che rende l’individuo critico nei confronti dei narratori, dei pensatori e degli intellettuali.

Una questione soggettiva. E cos’è l’amore? E cos’è la letteratura. È attenzione l’una, è attenzione l’altra. letteratura non si toglie mai, Susanna, si aggiunge piuttosto. Succede infatti che, mentre tu vorresti si togliesse il Verga, arrivo io che a Verga e Pirandello vorrei si aggiungesse Corrado Alvaro. E noi due, potremmo essere benissimo mamma e figlia.

È forse un’anima retrograda la mia, Susanna Tamaro, che da Verga non mi separa che lo Stretto, e vado nelle scuole, tra gli studenti e i giovani adolescenti, a presentare, leggere e narrare autori come Alvaro, Strati, Perri, La Cava, Repaci, Seminara, Costabile, Calogero? (Conosci?) Forse sì, ma i ragazzi ne sono entusiasti, e per tutta risposta, aggiustano testine, alla maturità, proprio con questi nomi e con quelli delle opere che gli appartengono.

Se c’è una cosa di cui la scuola non ne può più, cara Susanna, è il nostro essere saccenti che spesso ci impedisce di essere insegnanti. Non è affatto vero che è di Verga che i ragazzi non ne possono più, ma di quei docenti che non si scoprono ancora pronti a contestualizzare prima e attualizzare poi, il pensiero di Verga stesso e quello di molti altri autori, facendo odiare così la letteratura. Ed è grave contribuire a forme di odio contro la bellezza. I classici lo sono. Riconoscerlo è questione di onestà intellettuale.

Ora devo lasciarti, sono arrivata a destinazione, esattamente dove mi ha portata il cuore. Prima di salutarti però, vorrei provare a tradurre le tue affermazioni, con le parole di Giovanni Verga, cogliendole come una provocazione al Malpelo che c’è in ognuno di noi: “To’, bestia! Bestia sei! Se non ti senti l’animo di difenderti da me che non ti voglio male, vuol dire che ti lascerai pestare il viso da questo e da quello!” Magari il senso di ciò che hai voluto esprimere sta tutto qui (spero).

Un bacio “vero” dal mio cuore al tuo. (gsc)

LA LETTERA / Giusy Caminiti: Presidente Meloni venga a Villa San Giovanni

di GIUSY CAMINITI – Presidente, è in discussione e approvazione alla Camera il disegno di legge di conversione in legge  del decreto 35/2023 recante disposizioni urgenti per la realizzazione del collegamento stabile tra la  Sicilia e la Calabria, quel Ponte sullo Stretto che cambierà per sempre il volto e il cuore della Città  che solo un anno fa sono stata chiamata ad amministrare, il primo sindaco donna al pari di Lei,  primo Presidente donna di questa meravigliosa Italia. 

Anche la mia Città Presidente è meravigliosa: magari non adesso, agli occhi di chi la vede solo come  luogo di attraversamento da e per la Sicilia, che la rende unicum mondiale per il traffico gommato  e ferroviario; ma è meravigliosa perché è la Città bagnata dallo Stretto (luogo dei miti di Omero e  della leggenda della Fata Morgana) con le sue correnti, i suoi fondali, i suoi pesci abissali, le rotte migratorie dell’avifauna, l’incontro dei due mari Ionio e Tirreno, i suoi sette chilometri di costa che  noi vogliamo valorizzare per la loro vocazione turistica, il suo naturale essere già oggi il luogo  deputato al diportismo nautico quale baricentro tra Taormina, Tropea e le Isole Eolie. 

Le dico questo perché io l’ho sentita parlare a Roma, ero lì di persona al Nuvola, in occasione della  manifestazione di Poste Italiane: mi sono emozionata quando Lei ha riconosciuto il valore e  l’importanza del lavoro quotidiano dei sindaci, “silenzioso e creativo” ha detto; ho sorriso quando  ci ha detto che le resta il rimpianto, pur essendo Presidente del Consiglio, di non aver fatto il sindaco  di Roma. 

Da qui voglio partire Presidente Meloni: io amo Villa San Giovanni e fino ad ora ho rappresentato  in ogni dove, anche in commissione parlamentare, le ragioni di una Città che vuole essere preparata  ad accogliere la più grande opera ingegneristica di tutti i tempi, per non diventare la Città sotto il  Ponte dello Stretto ma essere una Città trasportistica all’avanguardia e turistica di eccellenza, che  guarda al Ponte.

A Lei mi permetto di chiedere questo Presidente: aiuti Villa San Giovanni a vivere questo momento  di profondo cambiamento (che la impatterà oltre ogni misura sotto il profilo urbanistico, sociale e  anche economico) con serenità, permettendo a questa Comunità di essere responsabile e coraggiosa,  ma al contempo protagonista del proprio futuro.  

Non vogliamo essere snaturati della nostra identità di “Strettesi” che per noi, Presidente, è cuore,  habitat, cultura, continuità territoriale, vincolo viscerale con questo angolo di paradiso.  

Non ci servono sette milioni di euro per la comunicazione sul Ponte: servono opere preliminari utili  alla Città secondo la sua vocazione trasportistica ed eco-turistica; serve che nessun inizio lavori  avvenga senza che siano certi i tempi di realizzazione, le risorse destinate alla costruzione del Ponte  e senza che sia certo il collegamento sia stradale sia ferroviario. La cosiddetta “variante ferroviaria  di Cannitello”, prima pietra del Ponte posta a Villa nel 2021, è lì a testimoniare la ferita già inferta! 

Per questo chiedo a Lei di prendere a cuore e trasformare in azione e impegno politico tutte le  richieste fatte fin qui dalla Città di Villa San Giovanni (per mio tramite ma anche con un deliberato  unanime del consiglio comunale che Le invio integralmente): la presenza della Città (assieme a Messina), nelle forme giuridicamente possibili, al CdA della riattivanda società Stretto di  Messina SpA, non come precedente per le grandi opere ma come segnale preciso rispetto a un’opera  unica al Mondo; un accordo di programma quadro “decreto Villa San Giovanni” che promuova  la nostra Città come Città innovativa per i trasporti, la salvaguardia delle risorse culturali e  ambientali e lo sviluppo turistico, programmando grandi interventi: approdi a sud, aree di  stoccaggio, servizi di mobilità-intermodalità ed interscambio, viabilità congruente con le opere di  collegamento stabile e di mobilità dinamica – porto turistico e riqualificazione fronte mare – riqualificazione e valorizzazione delle aree collinari cittadine – interventi primari connessi alle reti  di servizi alla Città – arredo e viabilità urbana, parchi urbani e assi verdi, attività commerciali,  fieristiche, centri di studio e/o ricerca (a titolo esemplificativo biodiversità, correnti e maree,  sismologia e vulcanologia), musei tematici sull’identità dello Stretto e sul Ponte; l’approvazione  di una legge sulla continuità territoriale, attesa da sempre da tutta l’Area Integrata dello Stretto;  la rimodulazione della Zes al fine di estendere le superfici già individuate a ridosso del porto di  Villa San Giovanni alla contigua area industriale di Campo Calabro, Villa S. Giovanni e Reggio  Calabria.

Presidente venga a visitare lo Stretto e la Città di Villa San Giovanni per farla entrare nella sua già  ricca agenda politica.  

Mi appello al suo amore di mamma per ogni angolo di questa Italia, una mamma  che concede a ciascuno dei suoi figli l’opportunità di realizzarsi secondo la propria inclinazione e  vivere consapevolmente le scelte della vita: Presidente conceda alla mia Città l’opportunità di essere  protagonista di questa fase, per potersi preparare ad accogliere (se sarà!), quale unica Città sul  versante calabrese, il Ponte sullo Stretto. 

Presidente, noi la aspettiamo! (gc)

[Giusy Caminiti è sindaca di Villa San Giovanni]