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Piazza De Nava RC

Le Associazioni ambientaliste contro la demolizione di Piazza De Nava

Le Associazioni Ambientaliste e professionali hanno espresso la loro contrarietà alla demolizione di Piazza De Nava a Reggio Calabria, e hanno chiesto la revisione progettuale partecipata e il rispetto dell’Odg votato all’unanimità dal Consiglio Comunale il 31 gennaio 2022.

Al meeting di studio e analisi organizzato dalla Fondazione Mediterranea, infatti, hanno partecipato le associazioni ambientaliste Fai, Legambiente, Wwf, ArcheoClub dello Stretto, Fareverde, insieme a Europa Verde. Erano presenti i rappresentati di altre associazioni cittadine (Il Circolo Zavattini, l’ass. Naz. Combattenti, l’ass. Da Domani, l’ass. Amici del Museo, il Comitato Area dello Stretto, l’ass. di Club Service, l’ass. Le Muse, ecc) e di categorie accademiche e professionali come la sezione calabrese dell’Istituto Nazionale di Urbanistica e la Società dei Territorialisti.      

La folta e variegata espressione del volontariato reggino ha approvato e deciso di sostenere l’azione fin qui prodotta dalla Fondazione Mediterranea e dal Comitato Civico Piazza De Nava, come peraltro fatto nei giorni scorsi anche da altre organizzazioni, come ad esempio la Fondazione Girolamo Tripodi.  Nel corso della riunione si è ripercorso l’iter che ha prodotto il vero monstrum urbanistico rappresentato dal progetto della nuova piazza De Nava che, demolendo la storia cittadina e la memoria collettiva e l’identità dei luoghi, creerà un “non-luogo” (Marc Augé). I relativi lavori, che dovrebbero partire – con ingiustificata fretta – già dopo le Feste Mariane, dureranno minimo tre anni e ostacoleranno poderosamente le attività museali del Cinquantenario dei Bronzi. 

Si è fortemente evidenziato che, contrariamente a quanto promesso dalla Soprintendenza e dal Segretariato Regionale del MIC in occasione della bocciatura del “Progetto Di Battista / Prosperetti”, non si è avuta una progettazione partecipata che coinvolgesse le associazioni professionali né tantomeno gli ambienti universitari (passaggio che si sarebbe dovuto attuare in fase di progetto preliminare, quindi prima della Conferenza dei Servizi).

Il millantato coinvolgimento dell’Università Mediterranea si è infatti limitato a una relazione tecnica commissionata direttamente alla direttrice del Pau prof.ssa Francesca Martorano, di cui negli ambienti accademici non si sapeva nulla e in cui peraltro non si parla di demolizione.

Una progettualità, quindi, nata all’interno della Soprintendenza e portata avanti senz’alcuna possibilità di intervento esterno (caso unico in Italia di un controllore che è deputato a controllare il proprio stesso operato), che collide frontalmente con gli intessi della Cittadinanza e con l’unanime parere espresso dal Consiglio Comunale nella seduta del 31 gennaio del 2022.

Alla fine della riunione si è concordemente stabilito di: «richiamare l’amministrazione Comunale a rendere cogente – viene spiegato in una nota – quanto stabilito nella seduta consiliare del 31 gennaio 2022; attivare tutte le procedure, anche legali (nonostante sia ancora pendente un procedimento penale aperto dalla Procura reggina), per tentare di modificare il progetto da demolitivo in restaurativo per mantenere la storia e l’identità dei luoghi; stigmatizzare l’operato pilatesco del Ministro Franceschini che, pur sollecitato per ben due volte a intervenire anche con interpellanze parlamentari, come affidando la pecora al lupo, ha incaricato di rispondere prima il dott. Patamia e poi l’arch. Sudano».

Ancora, «evidenziare il disinteresse alla vicenda da parte dei giornalisti reggini operanti sulla stampa nazionale che, tranne una sola accezione, si sono dimostrati interessati solo a venire in città a ritirare premi e presentare libri senza produrre nulla di concreto per Reggio; criticare l’incomprensibile silenzio sulla questione da parte di pur qualificate associazioni culturali reggine; sollecitare il doveroso democratico coinvolgimento della cittadinanza, tramite le associazioni civiche e le organizzazioni professionali, a una rimodulazione e revisione progettuale partecipata».  (rrc)