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L'OPINIONE / Anna Maria Ventura: Dionesalvi e Antonante, due visionari al servizio della cultura

IL RICORDO / Anna Maria Ventura: Dionesalvi e Antonante, due visionari al servizio della cultura

di ANNA MARIA VENTURAFranco Dionesalvi, professore e assessore alla Cultura di Palazzo dei Bruzi dal 1997 al 2002, durante la sindacatura di Giacomo Mancini, era laureato in giurisprudenza e in pedagogia, Si è spento il 6 Luglio, all’età di 66 anni, a Milano, dove si era trasferito per insegnare filosofia in un liceo classico della città.

A lui si deve, fra le tante iniziative, la Casa delle Culture, a Cosenza. La sua scomparsa ha suscitato molte reazioni. Fra i primi a parlare il sindaco Franz Caruso. «Cosenza piange, addolorata ed incredula – ha detto – la scomparsa di Franco Dionesalvi, intellettuale di spicco della nostra città, ma soprattutto poeta, come amava definirsi».

Il grande impulso che Franco Dionesalvi seppe dare alla crescita culturale della città di Cosenza è riassunto in quella autentica messe di eventi che portano la sua firma e che sono stati consegnati indelebilmente all’immaginario collettivo: dalla Festa delle Invasioni che contribuì a rianimare e a far rivivere e ripopolare il centro storico della città e a riqualificare anche altri luoghi, togliendoli da una situazione di marginalità, al Capodanno in Piazza, altra sua felice intuizione ,che, con il concerto di Franco Battiato, fece entrare ufficialmente Cosenza nel 2000.

Franco Dionesalvi era una persona colta ed estremamente poliedrica: non solo poeta, ma anche scrittore e arguto giornalista, saggista, e, per quel che ha dato alla città, amministratore illuminato. Qualità che Giacomo Mancini ebbe la felice intuizione di utilizzare al meglio affidandogli l’assessorato alla cultura, scommettendo sulle sue indiscutibili capacità e sulla sua visionarietà.

«Di lui Cosenza conserverà a lungo il ricordo e si adopererà per mantenerne viva la memoria. In questa direzione la mia Amministrazione comunale – ha affermato il Sindaco Franz Caruso – si farà promotrice di iniziative adeguate». 

 Nemmeno a Rende fece mancare la sua collaborazione. A lui si deve l’idea del Museo del Presente, emblema della sua concezione contro la musealizzazione, a favore della costruzione permanente della cultura nel dibattito pubblico.

Nello stesso giorno  è morto Antonello Antonante, che con Dionesalvi aveva collaborato tante volte nel passato. Li accomunava la stessa concezione di cultura visionaria e in movimento, capace di collegare il presente sia al passato che al futuro. La loro morte è stata una coincidenza bruttissima per le città di Cosenza e Rende e per la Calabria della cultura, che nello stesso giorno perde due grandi intellettuali, due grandi artisti che hanno osato oltre l’immaginario, trasformando idee e progetti in fatti e azioni concrete.

Se la Calabria ha vissuto negli anni Settanta la possibilità di provare un nuovo teatro sperimentale lo si deve ad Antonello Antonante e al Teatro tenda che aveva messo in piedi insieme ai suoi attori a Cosenza. Dalla tenda si è passati poi allo Stabile d’innovazione di via Galluppi , sede del Teatro dell’Acquario.

Nel 2006 Antonante venne nominato direttore artistico del Teatro Rendano di Cosenza dove cercò, in un clima di ristrettezze economiche, di allestire delle stagioni teatrali innovative rispetto al passato. Alla sua tenacia si deve l’opera lirica che Franco Battiato realizzò su Bernardino Telesio. 

Anche per il regista Antonante il Sindaco di Cosenza Franz Caruso ha espresso parole di cordoglio in un messaggio diffuso dopo aver appreso la notizia della morte.

«Desta stupore e meraviglia, dichiara, che tutto sia accaduto nello stesso giorno, considerato il rapporto di particolare amicizia e di grande collaborazione che è sempre esistito tra questi due nomi importanti della cultura della nostra città. Diventa quasi incredibile credervi».

Antonello Antonante, uomo di teatro a tutto tondo, ha attraversato le diverse professioni del palcoscenico: attore, regista, organizzatore, drammaturgo, direttore artistico. Per Cosenza è stato artefice di particolari colpi ad effetto ed ingaggi singolari, portando nel teatro di via Galluppi i nomi più significativi del teatro di ricerca: da Giorgio Barberio Corsetti a Remondi e Caporossi e a tanti altri ancora. Fu anche tra i promotori dell’arrivo a Cosenza, nel 1988, di Dario Fo, cui il Centro Rat dedicò un vero tributo con la messa in scena, ma al Cinema Teatro Citrigno, del testo per eccellenza del premio Nobel “Mistero Buffo”.

Antonello Antonante fu anche direttore artistico del Teatro “Rendano” di Cosenza, dal 2007 al 2011 ,che aspirava a trasformare in un cantiere teatrale in movimento ed in laboratorio permanente, in grado di funzionare tutto l’anno e non solo durante le stagioni di lirica e prosa.

Franco Dionesalvi e Antonello Antonante hanno fatto vivere a Cosenza e Rende un’epoca d’oro. L’epoca delle visioni in cui tutto sembrava possibile. Progetti di cultura avanzata e quasi azzardata avevano trascinato i giovani in una realtà nella quale intravedevano un futuro possibile per la loro crescita e la loro maturazione.

Un mondo che apriva spazi di partecipazione a tutti e a loro orizzonti nuovi. La Comunità è cresciuta perché due poeti e visionari hanno trasformato poesie in fatti e opere concrete e politici, che ben conoscevano l’arte di amministrare, hanno creduto e operato. Molte cose di quel felice passato sono rimaste. Molte si sono perse lungo il cammino.

L’AIParC, che si propone di ricordare e riportare in vita le cose buone del passato, chiede al sindaco e all’amministrazione comunale di Cosenza, al fine di ricordare due operatori di cultura che tanto hanno fatto per la comunità, di provvedere alla riapertura della Casa delle Culture, ormai diventata ricordo di un’epoca d’oro per la città di Cosenza e nel tempo trascurata fino ad arrivare alla chiusura.

Riaprirla significherebbe anche rendere duraturo nel tempo il nome del suo “creatore” e convincerci a credere che la “visionarietà” culturale può arrivare a parlare all’essere umano e offrire un’ancora di salvezza alla fragilità e instabilità della sua condizione.  Può aiutare a capire meglio questa società, a trovare un senso di orientamento, a donare una nuova sostenibilità etica ai comportamenti degli uomini di oggi, alla ricerca affannosa di significati da dare all’esistenza. (amv)