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Giusy Staropoli Calafati

L’OPINIONE / La Calabria ai Calabresi

di GIUSY STAROPOLI CALAFATI – La Calabria è dei calabresi. La Calabria dei calabresi, è un immenso esercito di uomini e di donne, che per amore e per devotio, non è più disposto a munirsi di gentilezza, quale maggiore virtù dei Bruzi, affinché gli vengano garantiti i propri diritti.

E nella rabbia che monta, la Calabria dei calabresi, pretende e finalmente, dopo secoli di buona pace, le naturali spettanze con cui gli usurpatori, nell’avvicendarsi del tempi, si sono fatti sempre grosso il fatto proprio. 

La Calabria dei calabresi è stanca, e si frammenta. La società che la occupa, si divide bruscamente in due precise fazioni. I cittadini calabresi responsabili, e i responsabili della Calabria dei cittadini. L’amore, la pancia, il petto e la mente dei primi; il rigurgito, il tradimento e le responsabilità degli altri. 

Una dualità tra opposti che vede contesa una terra che è tragica e meravigliosa al contempo. È dura mandar giù la consapevolezza di essere sempre coda e mia testa. Di essere ciò che gli altri hanno scelto per noi. 

È dura vedere la propria terra, con annessi i sacrifici di intere generazioni, messa alla mercé di tutti, come se il popolo calabrese, fosse esso stesso la causa unica e assoluta del suo male. Un soffrire continuo la condizione di essere figli bastardi di un’Italia Madre che, accecata dalle storture, disconosce i calabresi come figli legittimi della sua stessa razza.

E qui la ‘ndrangheta non centra niente. È una questione atavica questa. E che forse il malaffare l’ha pure fomentato. Ferite inferte sopra altre ferite mai rimarginate, senza mai un sibilo di coscienza, tanto fuori dal culo mio dove piglia piglia.

Ma ora invece è proprio quel proso lì, quello rimasto fuori per troppo tempo, che deve cominciare a bruciare. E deve bruciare a voi calabresi che siete nemici dei calabresi stessi; a voi che venite da fuori con il piglio dei salvatori della Patria, e ci finite di rompere l’osso del collo. A voi che state sulle poltrone dirigenziali, su quelle istituzionali… A voi che pensate di far abboccare i calabresi come i pesci, definendovi l’anti-Calabria che salva, e invece siete il puzzo e siete il piscio.

A voi che non fate più paura, perché la Calabria dei calabresi ha una coscienza sana e responsabile, mentre la vostra quando vi richiamerà all’ordine, perché prima o poi chiama chiunque, a chi assegnerà il paradiso, a chi l’inferno.

Ma davvero vi sentite uomini degni del dono di questa terra?

No, perché la Calabria dei calabresi non si sente più rappresentati dalla vostra ciotìa. Il sistema che avete messo in atto, fa ribrezzo. Il sistema che avete messo in gioco, fa venire il vomito. Il sistema di cui vi asservite e per mezzo del quale vi pagate profumatamente, sulle spalle e sulla pancia dei calabresi, fa schifo.

Serve ridare dignità prima che immagine, a questa terra. E come si può fare senza un buon funzionamento della macchina dell’istruzione? Senza che proceda spedita quella della salute? E senza che quella economica sia sostenuta nel suo processo di pieno sviluppo?

Qual è il piano che avete in mente per noi? Pensate di costringerci tutti a partire, pur di lasciarvi liberi gli spazi, dove mangiare e bere meglio e a sazietà? O volete farci impiccare al chiuso nelle nostre case, o nei luoghi di lavoro, dove non vede niente nessuno, e con le nostre stesse mani, così che le vostre rimangono pulite da ogni responsabilità e non paghino nessuna colpa?

I calabresi vanno incontrati, i calabresi vanno parlati – e lo diceva bene Corrado Alvaro -. I calabresi non vanno più fottuti. Essi in questa terra hanno investito tutto e ora stanno perdendo tutto quello che hanno investito. Le forza, i sacrifici, la speranza…, ma soprattutto la pazienza.

Non potete sottrarvi alla Calabria se le avete giurato aiuto e collaborazione. In fondo per questo siete stati anche pagati.

Nessuno vi ha obbligati, i soldi finiscono e la gloria pure. Come la bellezza, non durano per sempre. E quando anche voi, vi ritroverete come quei nonni che in questi giorni, sotto il sole, sospirano una dose di vaccino, nel maremagnun di una disorganizzazione assoluta, per garantirsi un tramonto di vita dignitoso, sarà troppo tardi, perché non ci sarà neppure un cireneo a portare la vostra croce che sarà certamente più pesante di quella sopportata dal Cristo.

La vita è un Karma. Anche in Calabria. La Calabria è una terra fatta di carne umana, che merita rispetto. I calabresi sono uomini e donne fatti della propria terra e non vanno traditi.

La Calabria dei calabresi non può più vivere di elemosine, scherni e sputi.  Uomini e progetti responsabili, e la Calabria vien da sé.

Lo sforzo da fare per rimettere insieme i cocci in questa emergenza soprattutto, è troppo grande. Ma il desiderio e la necessità di risalire la china, sono molto più grandi e più forti. 

Là fuori, cari calabresi, ci sono da riconquistare 15000 km. quadrati di argilla verde con riflessi viola con cui Dio plasmò questa terra ne Il Giorno della Calabria.

Ad arruolarsi si fa in tempo oggi. Domani sarà già troppo tardi. (rvv)