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Vincenzo Speziali

L’OPINIONE / Vincenzo Speziali: L’insostenibile e insopportabile censura a mezzo stampa

di VINCENZO SPEZIALI – Su di me, circa la stampa… qualche stampa!

Entro subito in argomento, perché di cose da dire ne ho molte. E le dirò!
Sono amico di molti giornalisti -lo ammetto, in quanto la cosa non è scabrosa- come Enrico Mentana, Roberto D’Agostino, Augusto Minzolini, Lirio Abbate, Roberto Napoletano, Tommaso Labate, Roberto Arditti, Giacomo Amadori, Gianstefano Turano, ed anche Stefania Papaleo, Pasquale Motta, Giuseppe Mazzaferro, Santo Strati, Pasqualino Pandullo, Manuela Gemelli, Rosario Condarcuri, Francesco Rao, Antonella Grippo, Gabriele Rubino, Sarah Incamicia, Pietro Gaeta, Nicola Lopreiato, Francesco Ranieri, Mimmo Famularo, Gabriella Passariello e Edoardo Corasaniti. Ecco, non ho dimenticato nessuno o almeno, credo.

Poi, vi sono gli esempi morali, a cui mi rifaccio, cioè Enzo Romeo (siamo primi cugini, figli di due sorelle!), Caporedattore di Rai Vaticano -da sempre, un passo indietro al Papa, qualunque Papa- che comunque, ha un carattere molto più accomodante del mio, poiché è uguale a quello di nostro nonno; ed infine, l’altro mio esempio di giornalista serio, coraggioso ed autorevole, Totò Delfino, padre di Peppe (mio caro amico) e compaesano di Bovalino.

Ciò premesso, vado dritto e di piatto, al cuore del problema, affinché le cose siano chiare -urbi et orbi- senza se e senza ma, a tutti, ciascuno e al mondo sano.
Da giorni, sto riflettendo parecchio – sapete? Possiedo il dramma del pensiero (differentemente da molti!) – e la conclusione a cui giungo, è sempre la stessa: non intendo cambiare, né tollerare insolenze, soprattutto se esse si reiterano, per di più, in assenza di qualsivoglia resipiscenza.

Difatti, scriverò un esposto dettagliato, al Consiglio di Disciplina dell’Ordine Regionale Calabrese dei Giornalisti, durante il prossimo fine settimana, non appena avrò tempo disponibile per farlo – e lo farò! –  in quanto, sono sempre preso da molteplici impegni -anche qui, al contrario di molti, siamo essi, ufficialmente, (para)politici, e (pseudo)giornalisti- perché il sottoscritto ha una vita piena ed intensa, la quale viene, proficuamente impiegata, in luogo a come è, (im)magistralmente ‘impiagata’ da costoro, or ora tratteggiati: insomma, per dirla alla Beppe Fenoglio, ci troviamo con “gente sfumata, abituata ai titoli di coda”!

Lo annuncio – si sa che io non ho abitudine a proclami, apoditticamente, preventivi – perché quando affermo una cosa è quella, punto.

E poi, trovo giusto, consono, ‘stilistico’, cioè da persona con gli ‘attributi’ (fisici e metaforici, piuttosto che allegorici), dire le cose in faccia ed assumersi le proprie responsabilità. Tutto ciò, mi deriva dal mio carattere (ne ho molto, moltissimo!), dal mio essere franco -seppur diplomatico, quando voglio e se ne vale la pena, ma soprattutto se la mia controparte è afferente all’universo della credibilità e della stima- perciò, non tollero, né lascio correre le ‘sconcezze’, che qualche improvvido soggetto (o soggetta), tentano, senza riuscirci, di rifilarmi.
Chiaramente, parlo delle censure, cioè di quella disdicevole opera di meschinità aprofessionale, di cui sono adusi certuni e certune, con i quali devo -ahime`- rapportarmi, quotidianamente.

Gli esempi sono svariati e se non li menziono per nome, non lo faccio per timore, ma, solamente, come riguardo ed ossequio, a chi vorrà pubblicare, questa riflessione, di cui, nelle sedi opportune (così come, precedentemente, accennato), darò evidenza, riscontro ed altro ancora.

Più volte, durante gli ultimi giorni, mi sono imbattuto in ‘capziose non motivazioni’, pur di giustificare le ragioni per le quali, alcuni miei elaborati concettuali, culturali e di costume (nella maggior parte dei casi, sarebbe d’uopo definirli di malcostume!), non sarebbero stati pubblicati, poiché, il sottoscritto sminuirebbe chi tratteggio.
Insomma, al netto della non possibilità di essere querelato -ho pratica della materia giornalistica, conosco il codice e, soprattutto, ‘fotografo’, riportandola fedelmente, una (disdicevole?) realtà- dicevo al netto di ogni cosa, la colpa (che colpa non considero e non è) sarebbe mia, giammai di chi presta il fianco a scempiaggini comportamentali, paragonabili ad una bestemmia in chiesa.

Le situazioni sono plurime, come le ridicole ‘lenzuolate pelose’ a fronte di solidarietà (altrettanto ‘pelosa’?), per patrocinare un ‘posto al sole’ (da non confondersi con la soap opera di Rai 3); oppure il fatto di stigmatizzare, politicamente parlando e al pari di molti organi di informazione nazionale, le pretese potestative e le ambizioni ministeriali di una operatrice sanitaria, che qualcuno smercerebbe come ‘la reincarnazione’ di Tina Anselmi.

Sempre in capo di qualcuno, afferente a taluni organi di stampa, ho fatto notare – in primis con cortesia, in secundis con il mio stile, certamente più consono alle di loro discutibili e sgarbate comportamentalità educative – come sia intollerabile, insopportabile e persino sanzionabile (sotto l’aspetto deontologico e giurisprudenziale) la censura a mezzo stampa, per di più se motivata con argomentazioni di presunta o illazionata prestazione d’opera, del tipo ‘do ut des’.

A cosa mi riferisco? Presto detto! Se un Direttore (o para tale) di giornale (o pseudo similis) nel conversare con me, mi dice che non riprende una notizia (mi riferisco alla visita del Sindaco di Catanzaro nella sede di una primaria associazione di categoria professionale, non certo e con tutto il rispetto, all’incontro di un ‘mangiacomesichiama’ qualsiasi, presso una bocciofila qualunque), poiché un’associazione di categoria, liberamente, non ha inteso acquistare spazi pubblicitari e se sempre costui, continua, a volermi censure –poiché il sottoscritto è esponente notorio dell’associazione di categoria medesima – si potrebbe razionalmente e conseguenzialmente dedurre, di trovarsi innanzi ad un reato del codice penale, riconducibile a quello di tentata estorsione.

Potrò sbagliare, ma, comunque, nonsta a me sanzionare, ma certamente denunciare, questo sì!
Patti chiari, di quanto affermo ho prove audiotelefoniche e testimonianza di plurime persone, così come memoria chat, in quanto – qualora non lo si ricordasse, è bene ribadirlo – sono cresciuto anche con Francesco Cossiga, Giulio Andreotti, Paolo Emilio Taviani, Francesco Mazzola, Angelo Sanza ed Emilio Rubbi, i quali mi hanno consigliato sempre di conservare riscontri delle cose che dico, alfine di rammentare, ai più, di come il sottoscritto sia in possesso di un ricco archivio.

Difatti, così ho iniziato a fare da giovane e confesso quanto è stato utile, poiché quando parlo e ricordo il tutto a tutti, come di incanto chi deve tacere tace. Ovviamente, allegherò le dimostrazioni delle lagnanze al Consiglio di disciplina, invitando gli organi preposti ad intervenire, tempestivamente, in loco, sotto l’aspetto deontologico, altrimenti, sarò costretto ad informare l’Ordine Nazionale e forse le autorità giudiziarie.

Ciò vale – e lo dico apertamente – per due testate, quindi nessuno pensi che io intenda derogare circa l’argomento, perché mai e poi mai ho desiderato ‘house organ’ (ovvero divulgazione esclusiva del mio pensiero), bensì la libera circolazione di idee e opinioni – financo con lecita satira! – però di tutti, non di uno e basta!

La cosa impatta, con la civiltà e la professionalità giornalistica e se qualcuno volesse perseverare con me o con chiunque, in simili storture, per quanto mi riguarda, continuerò a denunciare pubblicamente la ‘mala gestio’ e poi, i vari ‘giornalaidi’, perciò o loro cambiassero suddetta disdicevole pratica censoria o si levassero… dai miei piedi e da qualche altre mie cose, configurabili con organi maschili del corpo umano.
Di me e di tutti! (vs)