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REGGIO – #InsiemealMArRC, l’iniziativa del direttore Malacrino

«Anche se il Museo è chiuso al pubblico, vogliamo fare di tutto per portarvi al MArRC con l’iniziativa #InsiemealMArRC» ha scritto su Facebook il direttore Carmelo Malacrino che, ogni giorno, farà un post dedicato alle tante mostre e iniziative offerte in questi ultimi anni dal Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria.

Ovviamente, l’iniziativa è aperta a tutti, che potranno postare, sempre sul profilo del direttore Malacrino, le foto scattate ai reperti.

Il primo post del direttore Malacrino si è incentrato al livello D dell’esposizione permanente dedicata alla storia e all’archeologia di Rhegion e di Regium Iulium.

«La sezione conclusiva qui – scrive il direttore Malacrino – è dedicata alla media e alla tarda età romana e presenta, insieme alla nota tegola di Pellaro proveniente dalla tomba di Klemes, le anfore vinarie prodotte nel territorio reggino, identificate dagli studiosi nel tipo Keay LII, ampiamente diffuso fra il IV e il VI-VII secolo d.C.
A fare da magnifico fondale scenografico è il grande mosaico bicromo con scena di atleti, databile agli inizi del III secolo d.C. e rinvenuto nel 1922 lungo la via Marina, durante la costruzione del palazzo Guarna».

«Una curiosità – ha concluso il direttore Malacrino – questo mosaico è una delle novità del nuovo allestimento del #MArRC, esposto per la prima volta con l’inaugurazione del 30 aprile 2016».

Emanuela Martino, invece, ha voluto ricordare la mostra Dodonaios. L’oracolo di Zeus e la Magna Grecia con le fotografie dei reperti provenienti dalla Grecia: Marie Antoinette Goicolea, invece, posta la foto di un reperto che fa parte della mostra Tesori dal Regno. La Calabria nelle collezioni del Museo Archeologico Nazionale di Napoli con la Pinax con Ade e Persefone.

«Pinax, Pinakes (πίναξ, πινάκιον) = tabula, tabella, da cui il termine pinacoteca – scrive la dott.ssa Goicolea -. I pinakes rappresentano uno degli esempi artistici più raffinati che il mondo della Magna Grecia ci ha lasciato in eredità. Così importanti che lo stesso Paolo Orsi, riferendosi ad essi, affermò: “Bastano i celebri pinakes, fonte inesauribile di indagini per gli studiosi della religione e dei culti per fare la gioia degli artisti e la gloria dei musei».

«Sono sottili tavolette rettangolari in terracotta – ha proseguito la dott.ssa Goicolea – decorate a basso rilievo con scene relative al mito di Persefone e ai rituali del culto nel santuario locrese della Mannella. Erano prodotte a matrice, completato con colori vivaci, e poi offerte nel santuario dove venivano appese sulle pareti o agli alberi sacri grazie ai fori praticati sul lato superiore».

«Il santuario – ha proseguito la dott.ssa Goicolea – dedicato alla Dea per antonomasia, Persefone, a Locri Epizefiri, definito da Diodoro Siculo “il più illustre santuario dell’Italia” (da intendersi come la parte meridionale della Magna Grecia) fu ritrovato da Paolo Orsi tra il 1908 ed il 1912 su un terrazzo al fondo dello stretto vallone che separa i colli di Mannella e Abbadessa. Era un piccolo edificio templare situato all’esterno della cinta muraria, dietro al quale fu scaricata una grande massa di oggetti votiva offerti al santuario: infatti quando le offerte diventavano troppo ingombranti, si usava affidare alla terra i materiali votivi seppellendoli all’interno del perimetro del santuario, dopo aver spezzato intenzionalmente gli oggetti, per confermare la precedente consacrazione e impedirne eventuali riusi profani».

«Il culto di Persefone – ha proseguito la dott.ssa Goicolea – era largamente praticato non solo a Locri Epizefiri e nelle sue subcolonie Medma (Rosarno) e Hipponion (Vibo Valentia) ma in molte città greche dell’Italia meridionale e della Sicilia. Nel mito greco Persefone e la madre Demetra presiedevano all’agricoltura, in particolare alla coltivazione dei cereali. Hades, signore dell’oltretomba, invaghitosi della giovane dea, la rapì nel suo regno sotterraneo causando la scomparsa della vegetazione, finché le suppliche di Demetra ottennero la figlia per metà dell’anno alternativamente tornasse a viver sulla terra facendo rifiorire la natura, e poi riprendesse il posto di regina degli Inferi accanto a Hades».

«Nel pinax dell’immagine – ha concluso la dott.ssa Goicolea – numerosi sono gli attributi che alludono alla fertilità della natura: il gallo, la pigna, le spighe, i fiori». (rrc)