A Reggio si è svolto un importante convegno dal titolo La Nuova Via della Seta e la posizione cinese per risolvere la crisi ucraina/ Strumenti per la cooperazione economica e politica e per la pace mondiale, organizzato dal Movimento per la Rinascita del PCI e per l’unita dei comunisti e dalla rivista e Associazione Nazionale Cumpanis.
Un convegno a cui hanno partecipato circa 200 persone, in un clima di profondo interesse e partecipazione, attestando il grande successo dell’iniziativa. Peraltro, la statura intellettuale, politica e istituzionale dei relatori garantiva l’assoluto livello di qualità del c
Ha introdotto e coordinato i lavori Michelangelo Tripodi, già assessore regionale, del Movimento per la Rinascita del P.C.I. e l’unità dei Comunisti,
Sono intervenuti alla discussione Domenico Marino, docente di Politica Economica Università Mediterranea di Reggio Calabria; Antonio Tramontana, presidente della Camera di Commercio Reggio Calabria; Mario Mega, Presidente dell’Autorità di Sistema portuale dello Stretto e Pietro Preziosi, Segretario generale Autorità di sistema portuale dei mari Tirreno Meridionale e Jonio.
Sono, anche, intervenuti Oliviero Diliberto, già ministro della Giustizia, preside della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università “La Sapienza” di Roma e Presidente dell’Istituto Universitario Italo-Cinese di Wuhan; il consigliere dell’Ambasciata della Repubblica Popolare Cinese in Italia, Zou Jianjun e Fosco Giannini, già senatore e direttore di “Cumpanis”.
L’insieme del dibattito ha messo a fuoco una questione centrale: la proposta cinese della Nuova Via Seta, come progetto planetario segnato da una cooperazione economica “win – win” (alla pari, senza vinti né vincitori, senza sfruttamento e spoliazione da parte dei Paesi più forti sui Paesi più poveri e deboli) tra popoli e Stati, non solo è l’alternativa più seria alla guerra, ma è anche una grande opportunità, per i Paesi economicamente più fragili, di avere un nuovo sviluppo economico e sociale e nuovi e grandi mercati internazionali.
Affinché il progetto della nuova via della Seta possa dispiegare tutte le sue enormi potenzialità occorre impegnarsi per una politica di pace, per la cessazione del conflitto in Ucraina, per aprire la strada al dialogo, alla cooperazione e alla sicurezza reciproca e per la costruzione di un nuovo ordine multipolare e multilaterale che è certamente alternativo al progetto unipolare Usa-Nato di matrice imperialistica, che vede l’Ue in posizione di vassallaggio, come peraltro riconosciuto recentemente anche dal Presidente francese Macron.
Ciò può rappresentare una grande opportunità anche per l’Italia e la Calabria, che è l’ultima regione, in Italia, per rapporti economici con la Cina e con tutti i Paesi del mondo attraversati dalla Via della Seta, un’opportunità, per l’economia calabrese, per il suo sviluppo, pet i suoi 100mila disoccupati, per i giovani e le donne della Calabria senza lavoro e senza futuro. Un’opportunità che si apre per la Calabria non solo nello sterminato mercato cinese, ma in tutto il mercato mondiale della Nuova Via della Seta, dall’America Latina, l’Africa, l’Asia.
La Calabria non può più accettare che sul proprio territorio e nel proprio mare si verifichino stragi di Stato come quella recentemente avvenuta a Steccato di Cutro, con un centinaio di vittime innocenti che fuggivano dalle guerre, dalle fame e dalle carestie.
Il Memorandum Italia-Cina del 2019 il prossimo anno va a scadenza. Riteniamo fondamentale per l’Italia, ma soprattutto per il Sud e la Calabria che esso venga rinnovato, anche attraverso un ampliamento della sfera dei progetti e degli accordi che esso può ricomprendere.
La Belt and Road Initiative (BRI) costituisce una grande opportunità per il Sud, anche in considerazione della grande delusione rappresentata dal Pnrr dove le grandi illusioni e aspettative che si erano create. Chiediamo che il SUD e la Calabria possano diventare protagonisti di questa seconda tappa promuovendo: accordi per lo sviluppo di relazioni commerciali ed economiche tra i nostri porti, penso a Gioia Tauro e non solo, e le aziende cinesi, crescita degli scambi culturali e accademici; accordi per la promozione degli investimenti necessari per la realizzazione delle infrastrutture (porti, aeroporti, strade e ferrovie) che servono al sud e alla Calabria (alta velocità Salerno – Reggio Calabria, Messina – Catania e Messina Palermo; raddoppio ed elettrificazione della linea ferroviaria della jonica Reggio – Taranto; nuova autostrada della jonica in sostituzione della SS 106 denominata la strada della morte; sviluppo della portualità e dei porti, a partire da Gioia Tauro e da quelli dell’area dello Stretto, e degli aeroporti con particolare riferimento a quello di Reggio Calabria, che deve tornare ad essere l’aeroporto dello Stretto come viene chiamato; ecc.).
«Le strade finora – conclude la nota – percorse hanno fatto fallimento e sono prive di sbocchi. Bisogna svoltare. E’ necessario cambiare rispetto alle scelte e alle politiche del passato che si sono rivelate sbagliate e dannose. Con questo spirito e questo obiettivo sono chiamate a lavorare le forze comuniste, di sinistra, democratiche e progressiste calabresi». (rrc)