Coldiretti Calabria: I dazi di Trump pesano 1,6 mld su tavole americane

I prodotti agroalimentari Made in Italy subiranno un rincaro della spesa nei supermercati e al ristorante da 1,6 miliardi per i consumatori americani con i dazi al 20%, con il rischio concreto di un calo delle vendite che danneggerà le imprese italiane. È quanto stima Coldiretti Calabria, sottolineando come «gli Stati Uniti rappresentano la principale destinazione extra-Ue per l’export calabrese in vari settori, (Olio extra vergine, vino, prodotti sott’olio, formaggi, conserve alimentari nelle varie lavorazioni, fichi e la pasta) con una quota del 9,36%».

«Un trend in costante crescita tra il 2021 e il 2023, passando da 70 milioni a 82,5 milioni di euro. L’agroalimentare di questo rappresenta circa il 34%, quindi oltre 28milioni di euro. E c’è comunque un indotto da salvaguardare che va dalla logistica, alle azioni di marketing ecc. Tutto questo valore – ha spiegato Coldiretti – non può evaporare! Dalla nostra parte c’è un elemento che non è replicabile in nessuna parte del mondo: tradizione e qualità che sono fattore e patrimonio comune delle nostre produzioni».

«La qualità delle produzioni – ha spiegato l’Associazione – non può essere compromessa da barriere tariffarie. Negli Stati Uniti vogliono mangiare nei ristoranti cibo italiano».

«Affrontiamo, come siamo abituati a fare, “petto in fuori” questa, comunque, sciagurata e miope scelta – ha commentato Franco Aceto presidente di Coldiretti Calabria –. Come Coldiretti nazionale (è membro di Giunta), siamo impegnati per favorire tutte le azioni diplomatiche necessarie per scongiurare lo stravolgimento dei flussi commerciali con una guerra commerciale globale dove le prime vittime saranno i cittadini statunitensi che pagheranno di più i prodotti ai quali non rinunceranno».

«Certamente l’Italia non deve parlare da sola – ha evidenziato – deve farlo insieme all’Europa con una voce unica».

«Al calo delle vendite va, poi aggiunto – ha spiegato Coldiretti – il danno in termini di deprezzamento delle produzioni, da calcolare filiera per filiera, legato all’eccesso di offerta senza sbocchi in altri mercati e per questo occorre lavorare a una soluzione diplomatica che venga portata avanti in sede europea, conclude Coldiretti. Come ha sottolineato il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, questi dazi rappresentano “un errore profondo” e richiedono una risposta compatta, serena e determinata da parte dell’Unione Europea».

«Senza dimenticare l’aumento dei costi di stoccaggio, tanto più sensibili se legati alla deperibilità del prodotto. L’altro fattore che preoccupa è il pericolo – ha continuato Coldiretti – di perdere quota di mercato e posizionamento sugli scaffali conquistati, favorendo la concorrenza da parte di altri Paesi colpiti in maniera meno pesante dai dazi. Secondo un’analisi l’export agroalimentare Made in Italy negli Stati Uniti ha fatto segnare il 2024 il record di sempre con un valore di 7,8 miliardi e una crescita del 17% rispetto all’anno precedente».

«Questa deve anche essere l’occasione per l’Europa, che deve rimanere unita più che mai in questa fase e dialogare con un’unica voce, di mettere in campo un piano di rilancio dei settori produttivi, a partire dalla sburocratizzazione, ma anche iniettando nuove risorse – ha detto ancora Coldiretti –. Burocrazia inutile che ha rallentato tutto e colpito le nostre aziende in maniera significativa».

«Ci vuole un’iniezione di nuove risorse economiche. Investire in digitalizzazione e innovazione e con agricoltura precisione – ha concluso l’Associazione – per quanto riguarda il nostro settore. Servono nuove risorse per internazionalizzazione e in questo momento diventa fondamentale diversificare i mercati. Dobbiamo diventare più competitivi abbassando i costi delle imprese». (rcz)

Coldiretti Calabria a Parma per difendere la salute di tutti

Sono stati 20mila gli agricoltori di Coldiretti a essere scesi in piazza a Parma per difendere la salute di tutti. Folta, anche, la delegazione calabrese, guidata dal presidente Franco Aceto, per chiedere che vengano fatti studi medici clinici e preclinici, prima di dare il via libera ai cibi cellulari e di fermentazione di precisione, per tutti i prodotti compresi quelli già presentati prima del 1 febbraio 2025.

Un tema importante per l’intera popolazione e secondo un’indagine Noto Sondaggi 2024, sette italiani su 10 si dichiarano contrari al consumo di carne, latte e altri cibi fatti in laboratorio, l’8% in più rispetto al 2023.

Il corteo, pacifico, ha raggiunto la sede dell’Efsa, l’Agenzia europea per la Sicurezza Alimentare. E’ l’ente incaricato di valutare l’immissione al consumo dei nuovi alimenti che ha sede proprio nella città ducale, simbolo della Food Valley nazionale dove vengono prodotte tante eccellenze della Dieta mediterranea messe oggi a rischio dagli alimenti che l’Agenzia è chiamata a valutare.

Non a caso assieme alle bandiere gialle dell’organizzazione con il tricolore italiano sventolano quelle blu dell’Unione Europea a sottolineare il sostegno all’Europa, ma con una richiesta forte di avere un’Europa diversa, a cui oggi si chiede più coraggio. Sulle centinaia di cartelli esposti dai manifestanti, si leggono alcuni slogan come “Cibo dalle campagne non dai laboratori”, “Più ricerca medica”, “I cittadini europei non sono cavie”, ma anche “Coltiviamo un futuro di pace”, “Stop alle guerre militari e commerciali” e “L’Europa ci serve come il pane”. Ma all’Europa si chiede ora un deciso cambio di passo su temi cruciali come quello della burocrazia che soffoca i nostri agricoltori. C’è bisogno di un’Europa che ascolti davvero i bisogni della gente e non le lobby o le multinazionali, di un’Europa attenta alla difesa dell’identità di ogni Stato.

In piazza a sostenere l’iniziativa, oltre 1000 comuni rappresentati con molti gonfaloni provenienti da tutto il Paese. Numerose associazioni di categoria come quella dei consumatori del Codacons e dell’Adusbef, Federbio, Fipe (l’associazione italiani dei pubblici esercizi leader nel settore della ristorazione), rappresentanti di Natura Sì, oltre ad altre sigle che hanno manifestato il sostegno pur non potendo essere in piazza. Presenti anche i rappresentanti di due organizzazioni agricole europee.

A supportare la mobilitazione, anche la campagna digitale #facciamoluce, per informare i consumatori sui potenziali rischi di questi prodotti e promuovere un’alimentazione consapevole, radicata nella tradizione agricola italiana.

Un’Europa più forte e coraggiosa, che sappia dare risposte per la difesa del reddito degli agricoltori e per la tutela della salute dei cittadini e dei suoi popoli e che lavori per la pace.

«L’Europa è un valore irrinunciabile, è la nostra casa, ma lavoriamo per un’Europa migliore, più equa, più forte, più generosa», ha detto Coldiretti, aggiungendo come «innanzitutto, servono risorse adeguate per sostenere il settore agricolo europeo, da destinare solo ai veri agricoltori, quelli che assicurano la sovranità alimentare al Continente».

«Investire in agricoltura, infatti, rappresenta uno strumento concreto di difesa e sicurezza strategica comune per l’Unione europea – ha ricordato Coldiretti. Le imprese agricole sono da tutelare con meno burocrazia e più semplificazione, partendo dalla riduzione dell’incomprensibile carico di impegni associato agli eco-schemi».

Indispensabile mettere regole sui cibi ultraformulati, anche sulla base delle evidenze scientifiche sui problemi per la salute legati al loro consumo, e su quelli fatti in laboratorio, che vanno trattati come farmaci, mentre è assolutamente sbagliata ogni ipotesi di mettere etichette allarmistiche o tasse sul vino, prodotto che si inserisce appieno nella Dieta Mediterranea e che negli anni è divenuta il simbolo del bere mangiare  responsabile. (rrm)

Coldiretti Calabria alla mobilitazione di Parma

Ci saranno anche gli agricoltori di Coldiretti Calabria alla mobilitazione in programma domani mattina a Parma, per un’Europa più coraggiosa e a difesa del Made in Italy.

Assieme al presidente nazionale Ettore Prandini e al segretario generale Vincenzo Gesmundo, in piazza ci saranno, anche, i dirigenti provinciali e regionali e altre decine di migliaia provenienti da tutte le regioni d’Italia.

«Metteremo in evidenza  – ha dichiarato Franco Aceto, Presidente di Coldiretti Calabria – i limiti, le carenze, i ritardi, spesso la mancanza di coraggio, ma in nessun momento vogliamo che se ne metta in discussione l’esistenza».

«Non consentiamo che ciò vada perduto. Vogliamo un’Europa più forte e coraggiosa – ha concluso – che sappia dare risposte per la difesa del reddito degli agricoltori e per la tutela della salute dei cittadini e dei suoi popoli».

Quella di Parma, infatti, non è una scelta casuale: questa città rappresenta la nostra distintività, quella Food Valley nazionale che tutto il mondo ci invidia e dove vengono prodotte tante eccellenze. Parma è anche la sede dell’EFSA, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare, che dovrà valutare le richieste di autorizzazione dei cibi cellulari fatti in laboratorio; il corteo raggiungerà proprio la sede  dell’Efsa.

Nel dibattito sui cibi creati in laboratorio, Coldiretti, da sempre impegnata nella trasparenza, nella qualità e nella sicurezza alimentare, non si oppone al progresso, ma chiede maggiore rigore scientifico nella valutazione dei nuovi alimenti per tutelare la salute dei cittadini, in linea con un approccio responsabile e coerente con i valori europei.

La comunità scientifica sul tema è concorde nel segnalare i rischi legati ai cibi ultraformulati, considerati l’anticamera dei cibi creati in laboratorio e sollecita ulteriori approfondimenti su sicurezza, valore nutrizionale e impatto sulla salute a lungo termine, ribadendo la necessità di procedere con prudenza.

Per l’occasione, Coldiretti ha anche lanciato la campagna digitale #facciamoluce, per informare i consumatori sui potenziali rischi di questi prodotti e promuovere un’alimentazione consapevole, radicata nella tradizione agricola italiana.

Attraverso sticker simbolici a forma di lampadina e contenuti mirati, l’iniziativa invita a riflettere su ciò che arriva sulle nostre tavole e a dare voce ai dubbi sollevati dalla comunità scientifica. Stiamo a fianco delle Istituzioni Europee, pur consapevoli che talora sono inadeguate-commenta Coldiretti.

L’Italia e non solo l’Italia, ha bisogno dell’Europa “come il pane”. (rrm)

Coldiretti Calabria: Invasione grano canadese fa crollare i prezzi

È aumentato del 68% l’arrivo del grano canadese in Italia, con il conseguente crollo dei prezzi pagati agli agricoltori, nonostante  un’annata che ha visto un calo di oltre il 20% del raccolto, mentre diminuiscono le scorte nella Ue. È l’allarme lanciato da Coldiretti Calabria sulla base di un’analisi su dati Dg Agri relativi alla campagna commerciale 2024/2025 (da luglio a dicembre 2024).

Dal Paese dell’acero sono arrivate 392mila tonnellate di grano duro, con un incremento del 68% rispetto allo stesso periodo della campagna 2023/2024 e stime di un ulteriore incremento ad inizio anno. Grano che viene trattato in pre raccolta con il glifosato, con una modalità vietata nel nostro Paese.

«Coldiretti è favorevole agli scambi commerciali  – si legge in una nota – ma serve un’armonizzazione delle regole basate sul principio di reciprocità e di trasparenza. Un obiettivo che ha portato la più grande organizzazione agricola d’Italia e d’Europa a farsi capofila della riunione a Ortigia delle associazioni agricole dei Paesi del G7».

«Una situazione che rischia, peraltro – continua la nota – di peggiorare a causa dei dazi. Secondo il rapporto della Commissione per lo Sviluppo del Grano del Saskatchewan la guerra commerciale tra Usa e Canada potrebbe far calare gli acquisti di cereali canadesi negli States spingendo di fatto a indirizzarli verso altri mercati se non andranno ad incrementare le scorte».

«Il boom di arrivi conferma un trend – ha rilevato Coldiretti – che negli ultimi anni ha visto una serie di Paesi, dal Canada alla Turchia, fino alla Russia, alternarsi di fatto nell’inondare il mercato italiano di prodotto, spesso in coincidenza con il periodo di raccolta, con il risultato di far crollare le quotazioni del grano nazionale che nella prima settimana di marzo hanno visto un calo del 12% dei prezzi pagati agli agricoltori, con 327,50 euro a tonnellate contro i 372,50 dello scorso anno, secondo un’analisi Coldiretti su dati della borsa merci di Bologna».

«La concorrenza di prodotto straniero – continua ancora Coldiretti – sta avendo un effetto negativo anche sulle semine. Secondo le prime stime il quadro tendenziale è quello di un calo significativo delle superfici a grano duro in media del 6-7% con punte del 10% fra la Puglia e la Sicilia dove di fatto di concentra la produzione nazionale. Alla concorrenza sleale dall’estero si sono sommati, nelle aziende agricole italiane, gli effetti dell’aumento dei costi di produzione legato alla difficile situazione internazionale e quelli dei cambiamenti climatici, con la siccità che lo scorso anno ha tagliato la produzione nazionale di un quinto».

«Non è un caso – si legge – che a livello globale le stime per l’annata agraria 2024-25 prevedono una riduzione dal 6% al 4% per le scorte complessive di grano nell’Unione Europea, mentre la quota delle scorte per gli Stati Uniti e la Cina è prevista in aumento, rispettivamente all’8% e al 53%.La minor disponibilità di prodotto non ha però effetto sui prezzi pagati agli agricoltori, proprio a causa delle importazioni sleali di cereali coltivati usando spesso prodotti da anni vietati in Europa».

«Nella coltivazione del grano turco – dice Coldiretti – vengono usate, ad esempio, sostanze da anni vietate in Europa, dal Carbendazim, un fungicida sospettato di avere effetti cancerogeni, al Malathion un altro fungicida tossico per le api, dal Cyflutrin, insetticida anch’esso cancerogeno, al Glifosato, l’essiccante vietato in Italia in pre raccolta e usato anche sul grano canadese e su quello russo, che viene prodotto utilizzando un’altra sostanza non permessa nella Ue, l’erbicida Fenoxaprop P ethyl».

«Il grano ucraino viene, invece – dice ancora l’Associazione – prodotto usando il Chlorothalonil, un fungicida sospetto cancerogeno».

«Uno scandalo contro il quale Coldiretti si è mobilitata nei porti – conclude – per verificare gli arrivi di grano straniero per chiedere più controlli alle frontiere sulla qualità e sulla salubrità delle merci importate e il rispetto del principio di reciprocità, così da garantire che tutti i prodotti agroalimentari che entrano nel nostro Paese rispettino gli stessi standard a livello ambientale, di sicurezza e di rispetto dei diritti dei lavoratori, che sono garantiti dagli agricoltori italiani». (rrm)

Paridi (Giovani Coldiretti): Occorre garantire autonomia del bilancio della Pac

«Per sostenere il ricambio generazionale occorrerà, però, garantire l’autonomia del bilancio della Pac, senza la quale ogni obiettivo in tale direzione è destinato a fallire». È quanto ha detto Enrico Parisi, delegato nazionale di Coldiretti Giovani, nel corso dell’incontro a Bruxelles con il Commissario europeo per l’agricoltura e lo sviluppo rurale Cristophe Hansen, promosso dal Consiglio Europeo dei Giovani Agricoltori (Ceja), e la presenza della delegata italiana Anna Maria Mantovani.

Per Parisi, infatti, «se l’Unione Europea vuole davvero sostenere il ricambio generazionale nelle campagne e porre le basi per una crescita della produzione alimentare occorre che i fondi della Politica agricola comune vadano esclusivamente ai veri agricoltori», ecco perché «in tale ottica – ha aggiunto –è fondamentale avviare un percorso di ridefinizione a livello comunitario del concetto di agricoltore attivo – ha sottolineato Parisi – che risulta oggi troppo generico oltre che distante dal modello italiano, incapace di inquadrare davvero chi lavora e vive davvero di agricoltura».

L’obiettivo di garantire la sovranità alimentare nell’Ue passa dalla capacità di valorizzare la “voglia di terra” dei giovani europei e, con essa, la modernizzazione del settore. Ne sono un esempio i 52mila imprenditori agricoli under 35 attivi oggi in Italia, in Calabria sono 4800 contraddistinti dalla propensione alla multifunzionalità e all’innovazione affiancando all’agricoltura altre attività come l’agriturismo, la trasformazione, la vendita diretta e le fattorie didattiche ed un grado di istruzione sempre più elevato e professionalizzante.

La crescita dell’export per l’agricoltura nel sud  – conferma Coldiretti Calabria – vede i giovani impegnati in un’agricoltura di qualità che alle nostre latitudini vince la sfida anche sul biologico con il 36,3% della superficie investita a bio.

«Ma è anche urgente – ha ribadito Parisi al Commissario – semplificare la burocrazia che soffoca il settore e investire in innovazione e tecnologia. In tale ottica, è importante il cambio di passo annunciato dalla Commissione dopo le manifestazioni di Coldiretti a Bruxelles su temi importanti che vanno dall’obbligo dell’origine in etichetta alla lotta alle pratiche sleali, fino alle preoccupazioni per il consumo di cibi ultraformulati, abbandonando l’impostazione ideologica che aveva contraddistinto il precedente esecutivo».

Risponde alle richieste Coldiretti anche l’annunciata costituzione da parte della Commissione di un Osservatorio per i terreni agricoli, con l’obiettivo di rendere la terra disponibile ai giovani e contrastarne il consumo e la cementificazione. Una storica battaglia di Coldiretti Giovani, protagonista in Italia di numerose iniziative in tale direzione.

Ad Hansen è stata evidenziata anche la fondamentale importanza della gestione della risorsa idrica per evitare lo spopolamento delle aree rurali a rischio desertificazione. (rcz)

Aceto (Coldiretti): In Calabria produzione dell’olio ridotta al 60%

In Calabria quest’anno la produzione dell’olio si è ridotta, per varie circostanze, di circa il 60%. È quanto denunciato da Franco Aceto, presidente di Coldiretti Calabria, spiegando come «il rischio che si sta verificando in Calabria, seconda regione produttrice di olio extravergine di oliva, è che l’immissione di olio extravergine d’oliva a basso costo, spesso di dubbia provenienza e qualità, possa danneggiare gravemente il nostro patrimonio agroalimentare di biodiversità, fatto da oltre 100 varietà di olive coltivate dal “Pollino allo Stretto”, per un totale di 25 milioni di piante, che insistono sul 24% della Superficie Agricola Utilizzata, e circa 70mila aziende comprese quelle per autoconsumo(dati Istat) oltre 160mila ettari di cui 13mila dichiarati Igp».

«Una vera e propria  ricchezza dalla quale – ha aggiunto – si produce  olio extravergine (3 Dop e 1 Igp) oltre a decine di produzioni a km zero legate ai territori».

«Le preoccupazioni sono fondate, soprattutto quando si pensa alla qualità e alla sicurezza alimentare. Non possiamo permettere che la concorrenza sleale danneggi il mercato dell’olio d’oliva e le nostre produzioni di alta qualità», ha ribadito Aceto.

Coldiretti, infatti, ha denunciato come «l’arrivo di 65 milioni di litri di olio extra Ue nel 2024 alimenta il rischio di frodi e inganni ai danni dei cittadini e fa crollare i prezzi del vero extravergine italiano».

Una denuncia che arriva dopo un blitz degli agricoltori, saliti a duemila con l’arrivo di produttori da altre regioni, per presidiare il porto di Civitavecchia in occasione dell’arrivo di una nave carica di prodotto estero. Una decina di barche con le bandiere gialle sono salpate dallo scalo romano per intercettare i natanti mentre gli olivicoltori guidati dal vicepresidente nazionale della Coldiretti, Davide Granieri, si sono radunati sulla banchina con cartelli e slogan per chiedere misure immediate.

Un grido di allarme contro la concorrenza sleale, considerata l’alta qualità del prodotto Made in Italy e il fatto che quello straniero finisce spesso per essere venduto come tricolore, sfruttando il prezzo più basso.

«L’olio tunisino, ad esempio – denuncia Coldiretti –, viene venduto oggi sotto i 5 euro al litro, con una pressione al ribasso sulle quotazioni di quello italiano che punta a costringere gli olivicoltori nazionali a svendere il proprio al di sotto dei costi di produzione. A favorire le importazioni dalla Tunisia è anche l’accordo stipulato dalla Ue che prevede l’importazione annuale, nel periodo 1° gennaio – 31 dicembre, di 56.700 tonnellate di oli vergini d’oliva, nella cui categoria merceologica sono compresi olio extravergine d’oliva, olio vergine d’oliva e olio lampante, senza applicazione di dazi doganali».

«L’obiettivo di chi acquista olio straniero – ha spiegato l’Associazione – è realizzare margini sempre più alti di profitto tramite speculazioni che mettono all’angolo i produttori nazionali e inondano i mercati di prodotto di bassa qualità. Un fenomeno che spinge ulteriormente il pericolo di frodi ai danni dei consumatori, contro i quali si sono peraltro intensificati i controlli delle forze dell’ordine, del Masaf e dell’Icqrf».

A questo proposito, Coldiretti solleva un punto cruciale relativo al Regolamento UE 2020/761, che disciplina l’importazione preferenziale di olio d’oliva dalla Tunisia.

«È fondamentale – ha rimarcato l’Associazione – garantire che l’olio importato rispetti gli stessi elevati standard di qualità e sicurezza che caratterizzano l’olio extravergine d’oliva made in Italy».

«L’assenza di un controllo rigoroso sulla qualità e sulla provenienza dell’olio importato – ha sottolineato – potrebbe compromettere la fiducia dei consumatori e mettere a rischio la reputazione dell’olio italiano, considerato uno dei migliori al mondo».

In risposta a questa situazione, Coldiretti e Unaprol chiedono la creazione di un Registro Telematico Unico europeo, simile al sistema italiano Sian.

«Questo strumento – ha concluso l’organizzazione –, garantirebbe maggiore trasparenza e tracciabilità, permettendo di tutelare i consumatori e valorizzare il prodotto autentico». (rrm)

CATANZARO – Coldiretti e Cia: Prefetto ha accolto richiesta per Sportello Sui

Coldiretti Calabria e Cia hanno reso noto che «sarà situato  in Via Alberghi, 3 a Catanzaro in locali più ampi e una logistica adeguata, lo Sportello Unico Immigrazione (SUI), una struttura attiva in ogni prefettura che svolge fondamentali compiti per gli immigrati».

Un risultato raggiunto dopo l’incontro richiesto dalla Coldiretti e dalla Cia di Catanzaro al Prefetto Castrese De Rosa. Attualmente, avevano fatto presente i rappresentanti delle due organizzazioni agricole i locali erano angusti e non permettevano, sia agli addetti che all’utenza, di avere un servizio all’altezza delle richieste

All’incontro hanno partecipato il presidente di Coldiretti Fabio Borrello, la presidente della Cia Maria Grazia Milone e la vice-direttice di Coldiretti Barbara Girotti. Il Prefetto di Catanzaro, con estrema pragmaticità, ha subito individuato la nuova sede che permetterà di continuare a servire un’utenza sempre più numerosa di immigrati e permetterà alle aziende, in un rapporto di sussidiarietà con gli uffici pubblici, di avere una ancora più proficua interlocuzione nel rispetto anche della riservatezza delle varie situazioni.

«Lo Sportello infatti – hanno spiegato Coldiretti e Cia – tratta funzioni essenziali. Il rilascio del nulla osta, anche di casi particolari,  all’assunzione per lavoro subordinato, determinato o indeterminato e stagionale di cittadini stranieri non comunitari residenti all’estero, nell’ambito delle quote previste dal decreto flussi;  il rilascio di nulla osta per il ricongiungimento familiare; la conversione dei permessi di soggiorno per studio o tirocinio».

«Ringraziamo il sig. Prefetto – hanno detto Borrello e Milone – che si è dimostrato immediatamente sensibile e ha disposto la nuova sede, una struttura operativa espressione concreta di un innovativo percorso che coniuga molteplici aspetti: di accoglienza, sociali e di lavoro.

Il Prefetto Castrese De Rosa, tramite le professionalità messe a disposizione per la gestione delle domande di flusso, ha inoltre ribadito alle organizzazioni la più ampia disponibilità al fine di snellire, ove possibile, gli adempimenti burocratici necessari e di risolvere le problematiche che si dovessero presentare.  Insomma una bella pagina. (rcz)

Coldiretti Calabria: Scatta l’etichetta d’origine obbligatoria su frutta secca sgusciata o essiccata

Coldiretti Calabria ha reso noto che dal 1° gennaio 2025 è scattato l’obbligo dell’indicazione d’origine della frutta secca sgusciata, dalle nocciole alle mandorle, dai fichi secchi ai pistacchi, mettendo finalmente in trasparenza un settore che negli ultimi anni ha registrato una forte crescita dei consumi.

Un obbligo dopo l’entrata in vigore del regolamento Ue che impone l’indicazione della provenienza che va a completare la norma già esistente per quella in guscio.

Un provvedimento importante, considerando che «in Calabria (dati Istat) ci sono 414 aziende con  338 ettari che producono mandorle, le nocciole 310 aziende con 293 ettari e per il pistacchio 7 aziende per una superficie di solo 6 ettari. Numeri in crescita – sottolinea Coldiretti – grazie anche ai finanziamenti del Psr per nuovi impianti soprattutto di nocciole».

La normativa prevede l’obbligo di etichettatura dell’origine per la frutta secca sgusciata o essiccata e i prodotti di IV gamma, compresi funghi non coltivati, zafferano e capperi. Le informazioni relative all’origine devono essere chiaramente visibili sull’imballaggio e/o sull’etichetta e l’indicazione del paese d’origine deve risaltare maggiormente rispetto all’indicazione del paese in cui è avvenuto l’imballaggio.

«Resta, al momento – ha rilevato Coldiretti – anonima l’indicazione della provenienza della frutta secca usata nella preparazione dei dolci come, ad esempio, le creme di nocciole, anche se negli ultimi anni è cresciuto il numero dei produttori che appongono volontariamente informazioni sull’origine. Il rischio è legato principalmente alle importazioni di prodotto estero che non rispetta le stesse regole in materia di usi di pesticidi vigenti nell’Ue e che presenta spesso alti livelli di residui di sostanze pericolose, dalle nocciole turche ai pistacchi iraniani».

L’etichettatura obbligatoria dei cibi è una battaglia storica della Coldiretti ed è stata introdotta per la prima volta in tutti i Paesi dell’Unione Europea nel 2002 dopo l’emergenza mucca pazza nella carne bovina per garantire la trasparenza con la rintracciabilità e ripristinare un clima di fiducia. Da allora molti progressi sono stati fatti, con l’indicazione della provenienza che è stata estesa a circa i quattro quindi della spesa, anche se resta anonima l’origine dei legumi in scatola, della frutta nella marmellata o nei succhi, del grano impiegato nel pane, biscotti o grissini.

«Una battaglia che Coldiretti ha portato dallo scorso anno anche in Europa – ha ricordato l’Associazione – con il lancio di una proposta di legge di iniziativa popolare per rendere obbligatoria l’origine degli ingredienti su tutti gli alimenti in commercio nella Ue. L’obiettivo è raggiungere un milione di firme per dire basta ai cibi importati e camuffati come italiani e difendere la salute dei cittadini e il reddito degli agricoltori».

«Solo così – ha concluso – sarà possibile porre fine all’inganno dei prodotti stranieri spacciati per tricolori permesso dall’attuale norma del codice doganale sull’origine dei cibi che consente l’italianizzazione grazie ad ultime trasformazioni anche minime». (rcz)

Aceto (Coldiretti): Con Piano regionale per gestione cinghiali notevole passo avanti

Per Franco Aceto, presidente di Coldiretti Calabria, l’approvazione da parte della Regione, su proposta dell’assessore regionale all’Agricoltura, Gianluca Gallo, del Piano straordinario regionale quinquennale per la gestione e il contenimento della specie cinghiale è un «notevole passo avanti nel contenere la presenza dei cinghiali».

L’Associazione, infatti, «da tempo ha spinto molto sulla emergenza cinghiali. Un problema che andava risolto sia per gli agricoltori, ma anche per l’ambiente, per la sicurezza dei cittadini, delle città e comunità», ha ricordato Aceto.

«Era necessario e indispensabile – ha ribadito – la parte attiva della Regione. Lo abbiamo chiesto ripetutamente, in ultimo, con la manifestazioni del 18 giugno u.s. davanti alla sede della Regione. Su sollecitazione di Coldiretti Calabria era stata approvata una delibera propedeutica e abbiamo costantemente monitorato l’avanzamento dei lavori partecipando attivamente alla stesura del piano offrendo soluzioni tecniche».

«Nella delibera – ha continuato – veniva sancito l’impegno solenne della Regione di portare alla predisposizione del  “Piano Regionale Straordinario di Contenimento” che adesso prevede una serie di misure annunciate dall’assessore Gallo durante le nostre manifestazioni. Prelievi e abbattimento tutto l’anno e in numero maggiore, abbattimenti nelle aree protette, agricoltori che assumono la figura di bioregolatori. Potenziamento dell’ufficio caccia regionale, semplificazione domande di indennizzo, riduzione dei tempi di liquidazione per gli indennizzi dei danni da parte di ATC, Enti Parco e Regione».

«Potranno, quindi – ha spiegato – intervenire gli agricoltori dotati di porto d’armi e come associazione datoriale abbiamo ricevuto l’autorizzazione a formare un corpo di guardie venatorie giurate che potranno operare tutto l’anno sull’intero territorio calabrese a chiamata degli agricoltori utilizzando  un’apposita “app” già in uso ai cacciatori».

«Potranno, quindi – ha aggiunto – segnalare la presenza dei cinghiali e intervenire se hanno il porto d’armi o avvalersi delle guardie venatorie che hanno la qualifica di sele-controllori. Siamo riusciti ad avere un bando finanziato dall’Unione Europea per tramite della Regione per la difesa attiva  con la recinzione contro i cinghiali e sono state riviste anche le condizioni economiche con la possibilità di recintare non con filo spinato che è inutile bensì con filo elettrosaldato interrato di 50cm e 1,5 metri fuori suolo che è la soluzione veramente efficace».

«In ultimo ma non per ultimo – ha concluso –, dobbiamo mettere al riparo dal punto di vista di sanità veterinaria,, gli  oltre 5mila allevamenti, compresi quelli familiari, con circa 52mila capi di suini e al netto dei quattro salumi Dop. Continueremo a lavorare a sviluppare azioni concrete, come abbiamo fatto in questa e in altre situazioni, a beneficio dell’agricoltura e degli agricoltori». (rcz)

Coldiretti: Bene sblocco credito d’imposta Mezzogiorno 2023

Coldiretti Calabria ha espresso soddisfazione per lo sblocco del credito d’imposta al 100% per gli investimenti nel settore agricolo effettuati nel Mezzogiorno nel 2023. Questo strumento, finalizzato ad incentivare lo sviluppo economico delle aree svantaggiate, ha rappresentato un’opportunità cruciale per molte aziende agricole calabresi, permettendo loro di recuperare integralmente gli importi investiti in innovazione e sostenibilità.

«Siamo soddisfatti del risultato raggiunto e della possibilità per le aziende di reinvestire ulteriormente nelle attività – ha detto il presidente di Coldiretti Calabria, Franco Aceto –. Questi incentivi sono stati fondamentali per sostenere interventi quali l’installazione di sistemi di irrigazione più efficienti e il potenziamento delle strutture produttive, contribuendo ad aumentare la competitività delle imprese calabresi».

Aceto, inoltre, ha ricordato le difficoltà incontrate nel corso del processo, a causa del blocco iniziale della misura che aveva generato notevoli disagi agli imprenditori agricoli calabresi. Grazie a un lavoro congiunto tra Coldiretti Calabria, il capo area fiscale Attilio Salerno e la Confederazione Nazionale, le richieste del territorio sono state ascoltate e portate ai tavoli decisionali nazionali, sbloccando risorse che sembravano ormai perdute.

«È stato un percorso lungo e impegnativo – ha aggiunto Aceto – ma il risultato dimostra l’efficacia di una collaborazione istituzionale mirata a tutelare gli interessi degli agricoltori e a favorire la crescita del settore primario».

L’intervento ha consentito a molte aziende di consolidare la propria posizione sul mercato, creando al contempo un effetto positivo sull’economia locale e sull’occupazione. Coldiretti Calabria ribadisce l’importanza di continuare a promuovere politiche di sostegno come il credito d’imposta, indispensabili per il rilancio delle aree rurali del Mezzogiorno. (rcz)