ELEZIONI DEJA-VU: FAMILIARI & PARENTI
PREVALE LA REGOLA «TENGO FAMIGLIA»

di SANTO STRATI – Potevamo stupirvi con effetti speciali, recitava il claim pubblicitario di una fortunata campagna pubblicitaria: non aspettatevi fuochi d’artificio e clamorose esclusioni o presenze nelle liste appena presentate per le prossime elezioni regionali del 3 e 4 ottobre. In maniera gattopardesca, tutto deve cambiare perché nulla cambi: ovvero a scorrere le liste si ha una sensazione di deja-vu, con nomi ricorrenti, con passaggi familiari come se fosse un incarico dinastico quello del politico (regionale e non solo). Non ci sono eclatanti novità, ma se vogliamo essere un po’ cattivo sembra prevalere il vecchio detto popolare che funziona sempre: “tengo famiglia”. E così ci sono mogli, nuore, figlie, nipoti etc a perpetuare la presenza a Palazzo Campanella (o almeno ci sperano), senza il briciolo d’un programma o una visione di futuro che possa far pensare che qualcosa cambierà. 

È un’occasione mancata anche se a difesa dei candidati governatori occorre pensare che la politica è l’arte del compromesso e quindi, malgrado le buone intenzioni, è facile cadere nella tentazione di accontentare la corrente o il “portatore sano” di voti, anche se chiacchierato o se non ha brillato nella passata minimale legislatura. Poco importa, il compromesso sta alla base degli accordi politici, sia a destra come a sinistra, e certi di far incavolare più di un candidato governatore, ripetiamo che i calabresi, giustamente, si aspettano qualcosa di più, di meglio dalle liste.

Intendiamoci, tutte persone perbene, con buone intenzioni, ma la sensazione che sia prevalsa la logica partitica rispetto al merito è fin troppo evidente. 

Resta fuori, per esempio, l’ex “orfano” di Callipo, Francesco Pitaro (subito passato al Gruppo Misto dopo le elezioni) che ha scritto un post di fuoco su facebook. Rinuncia Parente (che non era stato candidato neanche alle passate consultazioni, pur avendo avuto un ruolo di rilievo nella campagna della Santelli) ma a favore della figlia Silvia. Resta fuori Morrone (per evidenti ragioni di inchieste giudiziarie aperte) ma manda avanti la moglie; si ricandida Flora Sculco (ma passando dall’altra parte della barricata, dai democratici e progressisti all’Udc); e riappaiono con Oliverio il suo ex assessore Maria Francesca Corigliano e i fedelissimi Brunello Censore e Francesco D’Agostino, mentre De Magistris punta molto sull’ex sindaco di Riace Mimmo Lucano a far da traino sulla jonica e sulla doppia candidatura dell’avv. Anna Falcone che ha saputo condurre una convincente campagna elettorale.

Insomma, nel segno della tradizionale dynasty politico-partitica non ci sono, all’evidenza, particolari candidati che facciano pensare a politiche di rinnovamento e, perché no?, di innovazione, per dirla in chiave tecnologica. Abbiamo davanti una consiliatura complicata che, da un lato, avrà una montagna di soldi da spendere, dall’altro si troverà a combattere con una pandemia che non è ancora del tutto sconfitta. Anzi, da questo punto di vista il futuro governatore avrà il suo bel da fare per studiare e predisporre strategie di contenimento della pandemia, se dovesse apparire una nuova variante non meno pericolosa delle precedenti.

È bene, peraltro, precisare, che la montagna di denaro che l’Europa ci “regala” e ci presta non arriva così come un dono di Babbo Natale: l’Europa chiede progetti e realizzazioni, altrimenti non sgancia il becco d’un quattrino. E l’amministrazione uscente, pur coi limiti della provvisorietà del mandato, non ci risulta abbia – al contrario di Puglia e Sicilia, tanto per fare un esempio, predisposto piani e progetti per il PNRR. Tempo perso che il futuro governatore (uomo o donna che sarà) dovrà recuperare in tempi record.

Per ora di certo c’è che dalle ore 12,01 di ieri siamo entrati in piena campagna elettorale, con grande utilizzo dei social e delle tradizionali paccate di santini da distribuire a simpatizzanti e probabili elettori. La domanda che tutti si fanno non è chi vincerà le elezioni, è fin troppo ovvio che la coalizione di centrodestra guidata da Roberto Occhiuto raccoglierà un successo fin troppo lusinghiero, ma perché la sinistra calabrese (intesa nel suo atipico “insieme”) ha deciso di buttare la palla in tribuna e rinunciare a giocare la partita. Sui social appaiono, di continuo, post avvelenati di elettori delusi e avviliti di una sinistra che non c’è più. Le accuse spaziano dall’attuale segretario dem Enrico Letta (troppo marziano rispetto alle cose di Calabria) ai suoi consiglieri più fidati, Stefano Graziano e Francesco Boccia, ritenuti dai più i veri responsabili di questa  incredibile débacle.

E dire che ancora qualche giorno fa circolava la voce di un possibile riavvicinamento delle tre compagini della sinistra che si sono presentate separate e, quindi, con l’indubbia certezza della sconfitta. Ma chi avrebbe potuto tentare di riavvicinare le tante anime della sinistra calabrese, litigiosa, divisiva e, in alcuni casi, fin troppo tronfia di un successo troppo lontano? Chi avrebbe dovuto essere il deus ex-machina della situazione, se dal Nazareno sono venute solo fin troppo evidenti manifestazioni di inconfessabile fastidio per il caso Calabria? Chi poteva imporre  la pax politica col solo obiettivo di fermare l’inarrestabile corsa del centro destra verso Germaneto? La risposta è facile: Enrico Letta se soltanto anziché dare ascolto ai suoi consiglieri fidati avesse ascoltato i sentimenti della piazza. La sua toccata e fuga in Calabria è stata quanto meno imbarazzante, visto che ha evitato di incontrare la base e il territorio, né tanto meno ha cercato di individuare un comune sentire per fare barriera a una vittoria scontata.

Bastino le dichiarazioni di Francesco Pitaro su FB quando spiega perché non è candidato• «Avrei voluto farlo nella lista del Pd, per mettere a valore il mio  impegno istituzionale e politico… tuttavia la gestione chiusa, settaria, direi per alcuni versi miserabile e culturalmente miope di un partito privo di visione e di intelligenza politica, l’ha impedito… Il Pd calabrese si è rivelato, almeno per quanto mi riguarda,  un contenitore chiuso, stritolato dalle brame  correntizie  e del tutto disinteressato a includere energie nuove, progettualità innovative, competenze, professionalità.  Cosi com’è, non recupererà mai la fiducia della società civile!».

L’amarezza di Pitaro è condivisa da molti, troppi, elettori della sinistra, non solo dem, che con buona probabilità allargheranno le schiere di quanti non si recheranno alle urne.

Il vero vincitore di queste elezioni rischi di essere ancora una volta il partito del non voto: gli astenuti. Il Consiglio regionale, pur avendone la possibilità, si è guardato bene dal correggere una legge elettorale sbagliata (e per fortuna è entrato il voto di genere uomo-donna) dove l’impossibilità del voto disgiunto (il voto per il governatore separato da quella di una lista magari di altro colore politico) provoca guasti che i calabresi continuano a subire. 

Si tratterà di vedere, giusto da qui a un mese, chi arriverà secondo e se, come pare scontato, Fratelli d’Italia sorpasserà la Lega nei consensi. A quel punto il vicepresidente designato potrebbe essere rimesso in discussione. (s)

Pitaro (Misto): Intervenire subito per ripristinare Guardie mediche nel Crotonese

Il consigliere regionale del iGruppo Misto, Francesco Pitaro, ha chiesto al commissario ad acta, Guido Longo, al direttore generale del Dipartimento Salute della Regione e al Commissario dell’Asp di Crotone, affinché intervengano per ripristinare il funzionamento delle guardie mediche nel Crotonese.

«La Calabria – ha spiegato – è ancora nel pieno di una pandemia e in diversi comuni della provincia di Crotone non tutti i turni delle guardie mediche sono regolarmente coperti, con la conseguenza che comprensori popolosi restano privi del primario servizio sanitario essenziale. Altro che rete sanitaria pronta e funzionante! Nei comuni di Santa Severina, Strongoli, Melissa, Cirò Marina, Umbriatico, Verzino, Roccabernarda e Belvedere Spinello si sta profilando una situazione paradossale e vergognosa, che oltraggia il diritto alla salute costituzionalmente riconosciuto».

Le guardie mediche, ha ricordato Pitaro «hanno l’irrinunciabile compito di svolgere, nell’ambito della medicina d’urgenza, un servizio medico primario e principale anche per la definizione del quadro anatomico-clinico e l’individuazione del trattamento più adeguato del paziente».

«L’assenza di certezze e rassicurazioni – ha proseguito – sta destando nelle comunità interessate allarme e preoccupazione. Se poi si considera l’istituzione della zona rossa nei comuni di Roccabernarda e Belvedere Spinello, si può ben comprendere la gravità di una condizione non più tollerabile».

«Chiedo – ha concluso – che venga fissato con urgenza un incontro – motivo per cui ho trasmesso l’atto anche al Prefetto di Crotone – al fine di esaminare congiuntamente, anche alla presenza degli amministratori dei Comuni coinvolti, la problematica esposta e attivare al più presto guardie mediche pienamente operanti e in continuo servizio senza interruzione alcuna». (rkr)

ASSALTO ALLA CALABRIA DI JOLE/MUCCINO
NON PIÚ “SANTA SUBITO”: IL RIPENSAMENTO

di SANTO STRATI – Non più “Santa subito”: ad appena otto giorni dalla prematura scomparsa di Jole Santelli, più d’uno ci ripensa e si rimangia il finto cordoglio unanimemente mostrato in pubblico. Il fuoco alle polveri lo dà l’assalto, a volte ridicolmente violento, al minifilm di Gabriele Muccino, regista di fama internazionale, chiamato dalla presidente Jole a realizzare un corto “emozionale” che facesse innamorare della Calabria. La sensazione è che il minifilm – discutibile su alcune scelte artistiche del regista – sia, in realtà, il pretesto per attaccare il governo di centro destra che ha retto la Regione per soli otto mesi. Il prossimo 10 novembre ultima seduta a Palazzo Campanella, poi tutti a casa, anche se stipendiati fino all’insediamento del nuovo Consiglio. È già cominciata la campagna elettorale. Anzi, per la verità, come abbiamo già riferito nei giorni scorsi, le prime avvisaglie della “guerra” prossima ventura tra i papabili e gli “aspiranti” si erano già avvertite fuori della chiesa dove si svolgevano i funerali della povera Jole. La politica, prima di tutto, anche se può apparire sgradevole e inopportuno discuterne a qualche metro dai funerali o dalla successiva camera ardente a Germaneto.

L’entusiasmo per intitolarle subito la Cittadella della Regione improvvisamente registra una battuta d’arresto. La scelta emotiva, che visto il voto unanime della Giunta, e del presidente del Consiglio Mimmo Tallini di dare subito un pubblico riconoscimento alla defunta presidente, registra, inopinatamente, qualche ripensamento e non si ancora se il Consiglio confermerà l’unanimità della scelta. Una decisione, peraltro, contro la legge che vieta di intitolare strade, palazzi o qualsiasi altro a personalità meritevoli di lustro, se non sono trascorsi almeno dieci anni dalla morte. Una norma già derogata in qualche occasione, quindi non si vede perché non potrebbe esserci una nuova eccezione. Il punto, per la verità, è che otto mesi sono, indubitabilmente, troppo pochi e non ci sono iniziative clamorose avviate tali da giustificare una “santificazione” così immediata. Povera Jole, amata/odiata da viva, subito celebrata in maniera trasversale da morta, rimessa in discussione appena qualche giorno dopo.

L’occasione, ovvero il pretesto, sono Muccino e il suo corto Calabria terra mia, su cui si stanno riversando valanghe di critiche e di insulti, anche beceri. Ma soprattutto immeritati, a nostro avviso: abbiamo scritto che emoziona e piace, ma che non sarebbe piaciuto ai calabresi. Non ci voleva molto a immaginarlo. Provate a raccontare in sei minuti un’idea della Calabria che possa far breccia a un americano, tanto per fare un esempio: serve un mix di amore, emozioni e bella fotografia.  Quello che si ritrova nel minifilm di Muccino. È un promofilm, non è un documentario di National Geographic né una puntata di Alberto Angela, né meno che meno un’indagine sociologica sui calabresi, tra virtù, vizi e tradizioni. È un’opera cinematografica e come tale può piacere o meno, ma è ingeneroso attaccare le scelte artistiche di chi firma il soggetto, la sceneggiatura e la regia. Gabriele Muccino, un nome famoso negli Stati Uniti (è stato 12 anni a Hollywood), è molto apprezzato e quotato, un nome che – al di là dei gusti cinematografici di ciascuno – rappresenta il “cinema”.

Non sarebbe piaciuto ai calabresi, avevamo detto, perché ognuno avrebbe voluto vedere uno scorcio di casa sua, l’angolo del cuore, ma questo film non è un album di cartoline: racconta una storia che fa da pretesto a un rapidissimo tour di alcune parti della Calabria. Voleva giocare sui colori e sui sapori, ecco la scelta di puntare sui frutti di Calabria che hanno colore ed esprimono un sapore inconfondibile. Ma perché privilegiare, per dire, il limone di Rocca imperiale e il cedro dell’omonima riviera e non, per esempio, la ‘nduja, i mostaccioli, o il peperoncino? Qui vale la regola che le scelte di chi racconta una storia (scrittore, regista, autore) non possono essere messe in discussione: la libertà creativa non deve rispondere a vincoli e imposizioni. Sono storie, non è realtà. Muccino ha immaginato una Calabria “vintage” con l’asino e le coppole (qualcuno avrebbe dovuto suggerirgli, leggendo la sceneggiatura, che sono cambiate tante cose in Calabria), ma vanno rispettate, con ampia libertà di critica, le sue scelte artistiche.

L’obiettivo di un corto “firmato” da un grande regista era evidente: il nome di grido fa glamour e attrae e, soprattutto, funziona mediaticamente. Giovedì il TG5 ha dedicato un paio di minuti nell’edizione delle 13 al minifilm di Muccino e, ovviamente, ha parlato della Calabria. Tutti i giornali nazionali ne stanno parlando: ma cosa vogliamo di più? C’è Klaus Davi che ogni giorno, tra media, giornali e televisioni, non perde occasione per parlare di Calabria e, soprattutto di Reggio: sarebbe stato un ottimo assessore comunale alla Reputazione e al Turismo, ma il sindaco Falcomatà segue la logica del consenso tra i suoi portatori di voti, piuttosto che prendersi “gratis” una promozione permanente della città. Ma di questo parleremo un’altra volta. Era solo per dire che il concetto di marketing del territorio è apparso da sempre astruso a chi ha governato la Calabria. Ci siamo dimenticati dell’orrida quanto imbarazzante animazione dei Bronzi voluta da Scopelliti? O della campagna mediatica affidata a Oliverio Toscani? Ci siamo dimenticati che per due legislature regionali non c’è stato neanche l’assessore al Turismo? Ci dimentichiamo che per i nostri governanti promuovere il turismo è stato sempre e solo aprire uno stand alla Bit di Milano o allestire qualche stand con soppressate (senza finocchietto, Muccino questa non gliela perdoneranno mai!) e peperoncino di Calabria? È mancata in 50 anni una politica del turismo e la Santelli ha voluto, forzando la mano per scelta (e denaro investito) tentare di invertire la rotta, puntando sull’effetto mediatico di un cortometraggio con una regia importante.

La presidente Jole aveva l’idea di una Calabria a colori e per realizzarla ha affidato a un grande nome – internazionale – di cinema il compito di tradurre la sua idea in un promofilm. Non voleva un album di cartoline – lo ha spiegato Muccino – ma una storia. E la storia – piaccia o no – c’è: un uomo ritorna nella sua Calabria con l’innamorata spagnola e vuole farle conoscere una parte della regione. Una parte! Come si fa a mettere in sei minuti (due sono di titoli di coda) i Bronzi di Riace, il peperoncino, la ‘nduja, il Teatro greco di Locri, il Codex di Rossano, l’annona, il profumo del Bergamotto di Reggio Calabria, le arance di Villa San Giuseppe, le Valli Cupe, l’Arcomagno di San Nicola Arcella, la Cattolica di Stilo e altre centinaia di meraviglie che appartengono alla Calabria? Non si fa, non si può, ci vorrebbero ore, e allora si lascia spazio all’inventiva e alla creatività dell’autore che deve fare l’uso che crede della sua libertà di racconto. No, questo non sta bene ai più e qualunque fotogramma del film è occasione di critica strumentale, feroce e ingiusta, con l’obiettivo (mascherato) di demolire l’iniziativa firmata da un governo regionale di centro-destra e dalla presidente Jole. Non piace la fotografia (è invece bellissima), non piace la musica (è intensa e coinvolgente), non piacciono le scene, le comparse, la Jeep, il vestitino di Rociò, il congiuntivo mancato (dove vuoi che ti porto?), la cadenza imperfetta: un campionario inesauribile di elementi di contestazione. E dura solo sei minuti, figuriamoci se fosse stato uno short film di 30 minuti…

L’unico punto su cui è, invece, facile concordare è il costo dell’operazione. 300mila euro al minuto è obiettivamente un costo discutibile, considerato che in questa cifra non sono incluse le spese di distribuzione via rete. Ma Muccino e il suo produttore hanno presentato il progetto e il relativo budget per la sua realizzazione e la Regione Calabria, nella persona della presidente Jole, ha detto sì. Dov’erano tutti quelli che ora si stracciano le vesti sull’«assurda spesa» quando è stato affidato l’incarico “ad personam” ed è stato approvata la spesa? Qualcuno dei consiglieri di opposizione s’è incatenato a Palazzo Campanella chiedendo spiegazioni? No, c’era il Covid, risponderanno. Bene, niente catene, ma una mail certificata sotto forma di interpellanza o interrogazione urgente a nessuno è venuto in mente di farla prima del primo classico “ciak si gira? Come ha fatto adesso Francesco Pitaro del Gruppo Misto (ex Io resto in Calabria), complimenti per la tempestività!, che pretende con la sua interrogazione a uno smarrito presidente facente funzioni Nino Spirlì di far restituire i soldi dalla produzione.

La verità, purtroppo, sta altrove: il film (mini, corto o come volete chiamarlo, ma sempre film è) di Muccino è il pretesto per una campagna elettorale che sarà infuocata. Un assist formidabile per la sinistra che userà Muccino per scoraggiare gli elettori di destra: «Ecco cos’ha prodotto il Governo della Santelli», «Volete continuare su questa strada?». Argomentazioni miserevoli da una sinistra da cui sarebbe giusto aspettarsi programmi e progetti per sfidare un avversario che, certamente, non è imbattibile. Invece si fa il gioco sporco e si rinnega il finto cordoglio per la presidente che non c’è più per riversarle – indirettamente – fiumi di fiele. Da “Santa subito” a colpevole di lesa maestà e di avere voluto «infangare» la Calabria, con un film che – siamo sicuri – piacerà al resto del mondo.

Non bisogna cadere in questa trappola pre-elettorale. Il film di Muccino suscita emozioni: non racconta la Calabria, i suoi miti, i suoi personaggi, le sue innumerevoli bellezze, ma coglie degli spunti per invogliare alla scoperta diretta. Il problema che nessuno ancora si è posto riguarda i costi di distribuzione: per far girare il film sulle grandi piattaforme, attraverso Google, Facebook, Amazon, Netflix etc servono denari: non si pensi che possa bastare la generosa disponibilità dei calabresi sparsi in ogni angolo del mondo a far circolare ovviamente gratis il video nei propri profili. La diffusione richiede competenza e un piano di distribuzione intelligente con apposite (e tante) risorse. Sono state previste e in quale misura? Questi sono argomenti su cui discutere. Facciamolo circolare il film, farà la sua parte, piacerà a chi non conosce la Calabria. E chi verrà, da oltreoceano o dal Grande Nord, visitando di persona i tantissimi luoghi incantevoli della nostra terra, magari si domanderà: «ma l’asino di Muccino (“u sceccu”) dov’è andato a finire»? (s)

Ancora una volta dimenticata dal Governo la Trasversale delle Serre

I consiglieri regionali Francesco Pitaro (Gruppo misto) e Luigi Tassone (Pd) hanno voluto evidenziare come ancora una volta tra i progetti di infrastrutture urgenti e necessarie non figuri unj’opera volta a valorizzare un’area di grande suggestione.  «Si torna a parlare – hanno dichiarato – di  opere pubbliche e, puntualmente, si omette la Trasversale delle Serre, una delle incompiute più scandalose d’Europa negata all’entroterra centro-meridionale della Calabria da mezzo secolo. Se si tratti semplicemente di disattenzione non è dato sapere. Di sicuro, l’infrastruttura  che avrebbe dovuto aprire all’Europa un’area ricca di risorse naturalistiche e culturali  non figura tra le  130 opere del decreto semplificazione Eppure, si tratta di un’opera  che, se completata, potrebbe essere uno dei principali collegamenti trasversali calabresi tra le arterie di valenza nazionale che interessano la costa tirrenica e la costa jonica costituite dall’autostrada A2 Sa-Rc e la SS 18 da una parte e la SS 106 jonica dall’altra, consentendo di migliorare il collegamento tra la costa e l’entroterra, aumentandone il livello di servizio, diminuendo i tempi di percorrenza e rendendo gli spostamenti più agevoli e sicuri. Inoltre – aggiungono Pitaro e Tassone –  essendo l’infrastruttura  il simbolo di quel coacervo di patologie che rallentano il completamento delle opere pubbliche (eccesso di burocrazia,  ritrovamenti archeologici,  minacce ai cantieri, cave abusive, morti bianche, protocolli di legalità   e  interrogazioni parlamentari)  e pongono seri problemi di legalità, se la si definisse si  darebbe un segnale forte a questa parte del Mezzogiorno e fiducia ai cittadini nello Stato». (rrc)

COVID-19 – Interrogazione del consigliere regionale Pitaro alla Presidente Santelli

Il Consiglio regionale non si è ancora insediato né è stato eletto il Presidente, pertanto il consigliere regionale Francesco Pitaro (Io resto in Calabria) ha inviato, a norma dell’art. 121 del regolamento, un’interrogazione urgente alla Presidente Jole Santelli.

«La grave condizione  delle strutture sanitarie calabresi  – si legge nell’interrogazione – che non cedono soltanto grazie al lavoro massacrante di medici, infermieri e tecnici, e che già adesso sono  stressate dagli attuali casi di coronavirus, sarebbe destinata a soccombere, qualora la situazione sfuggisse di mano, a meno che non siano adottati tempestivamente provvedimenti congrui, ponderati e urgenti». Secondo Pitaro: «L’insieme dei provvedimenti della Regione, attuati o  annunciati, debbono però essere frutto di un ragionamento compiuto e di un  percorso politico – amministrativo caratterizzato da progettualità e tempestività e scevro da superficialità ed approssimazione, e che, al contempo, si avvalga di metodologie medico – scientifiche, sul presupposto che Governo e Regioni debbano seguire nella catena di comando  le indicazioni degli epidemiologici».

Nella sua interrogazione Pitaro sottolinea: «Ad oggi, dalle notizie informali pervenute, pare che la Presidente della Regione  abbia assunto provvedimenti-ordinanze in materia, ma caratterizzati da frammentazione e che non sono l’esito di un disegno complessivo che affronti globalmente e sollecitamente la delicatissima questione. Non essendo stato insediato il Consiglio regionale, i consiglieri sono privi di notizie e non hanno informazioni, se non attraverso la stampa, in merito ai provvedimenti della Presidente della Giunta,  diretti ad affrontare l’emergenza virus ormai penetrata nel nostro territorio e che, da qui a poco, rischia di intasare la già insufficiente rete ospedaliera calabrese”. In ragione di tutto ciò “e per avere doverosi ragguagli formali”, il consigliere regionale chiede alla presidente Santelli di sapere formalmente :

1. Quali atti e provvedimenti siano stati adottati, anche eventualmente insieme al Commissario alla sanità, al fine di permettere alla rete sanitaria calabrese di affrontare con efficienza e immediatezza  l’emergenza coronavirus;

2. Quali siano le strutture sanitarie calabresi che dovranno occuparsi dell’emergenza coronavirus e quanti siano in tutta la regione i posti nei reparti di terapia intensiva dedicati e il numero del personale sanitario che dovrà occuparsi dell’emergenza Covid-19;

3. Se vi è l’intendimento di costituire una struttura ad hoc, formata  da esperti  di chiara fama scientifica, che si occupi H24 e in via esclusiva dell’emergenza coronavirus e adotti, nel più breve tempo possibile, un piano finalizzato a contrastare l’ emergenza e a prestare con tempestività le necessarie cure a tutti coloro che,nei prossimi giorni, potrebbero essere infettati ed avranno bisogno di interventi sanitari seri all’interno di strutture sanitarie efficientemente organizzate e dotate di personale specializzato e dei necessari strumenti sanitari».  (rrc)

Nell’immagine di copertina: Pippo Callipo e Francesco Pitaro