DEPOSITATE LE LISTE CON LE CANDIDATURE, INIZIA LA CAMPAGNA ELETTORALE PER LE REGIONALI DEL 3-4 OTTOBRE;
Elezioni regionali Calabria 2021

ELEZIONI DEJA-VU: FAMILIARI & PARENTI
PREVALE LA REGOLA «TENGO FAMIGLIA»

di SANTO STRATI – Potevamo stupirvi con effetti speciali, recitava il claim pubblicitario di una fortunata campagna pubblicitaria: non aspettatevi fuochi d’artificio e clamorose esclusioni o presenze nelle liste appena presentate per le prossime elezioni regionali del 3 e 4 ottobre. In maniera gattopardesca, tutto deve cambiare perché nulla cambi: ovvero a scorrere le liste si ha una sensazione di deja-vu, con nomi ricorrenti, con passaggi familiari come se fosse un incarico dinastico quello del politico (regionale e non solo). Non ci sono eclatanti novità, ma se vogliamo essere un po’ cattivo sembra prevalere il vecchio detto popolare che funziona sempre: “tengo famiglia”. E così ci sono mogli, nuore, figlie, nipoti etc a perpetuare la presenza a Palazzo Campanella (o almeno ci sperano), senza il briciolo d’un programma o una visione di futuro che possa far pensare che qualcosa cambierà. 

È un’occasione mancata anche se a difesa dei candidati governatori occorre pensare che la politica è l’arte del compromesso e quindi, malgrado le buone intenzioni, è facile cadere nella tentazione di accontentare la corrente o il “portatore sano” di voti, anche se chiacchierato o se non ha brillato nella passata minimale legislatura. Poco importa, il compromesso sta alla base degli accordi politici, sia a destra come a sinistra, e certi di far incavolare più di un candidato governatore, ripetiamo che i calabresi, giustamente, si aspettano qualcosa di più, di meglio dalle liste.

Intendiamoci, tutte persone perbene, con buone intenzioni, ma la sensazione che sia prevalsa la logica partitica rispetto al merito è fin troppo evidente. 

Resta fuori, per esempio, l’ex “orfano” di Callipo, Francesco Pitaro (subito passato al Gruppo Misto dopo le elezioni) che ha scritto un post di fuoco su facebook. Rinuncia Parente (che non era stato candidato neanche alle passate consultazioni, pur avendo avuto un ruolo di rilievo nella campagna della Santelli) ma a favore della figlia Silvia. Resta fuori Morrone (per evidenti ragioni di inchieste giudiziarie aperte) ma manda avanti la moglie; si ricandida Flora Sculco (ma passando dall’altra parte della barricata, dai democratici e progressisti all’Udc); e riappaiono con Oliverio il suo ex assessore Maria Francesca Corigliano e i fedelissimi Brunello Censore e Francesco D’Agostino, mentre De Magistris punta molto sull’ex sindaco di Riace Mimmo Lucano a far da traino sulla jonica e sulla doppia candidatura dell’avv. Anna Falcone che ha saputo condurre una convincente campagna elettorale.

Insomma, nel segno della tradizionale dynasty politico-partitica non ci sono, all’evidenza, particolari candidati che facciano pensare a politiche di rinnovamento e, perché no?, di innovazione, per dirla in chiave tecnologica. Abbiamo davanti una consiliatura complicata che, da un lato, avrà una montagna di soldi da spendere, dall’altro si troverà a combattere con una pandemia che non è ancora del tutto sconfitta. Anzi, da questo punto di vista il futuro governatore avrà il suo bel da fare per studiare e predisporre strategie di contenimento della pandemia, se dovesse apparire una nuova variante non meno pericolosa delle precedenti.

È bene, peraltro, precisare, che la montagna di denaro che l’Europa ci “regala” e ci presta non arriva così come un dono di Babbo Natale: l’Europa chiede progetti e realizzazioni, altrimenti non sgancia il becco d’un quattrino. E l’amministrazione uscente, pur coi limiti della provvisorietà del mandato, non ci risulta abbia – al contrario di Puglia e Sicilia, tanto per fare un esempio, predisposto piani e progetti per il PNRR. Tempo perso che il futuro governatore (uomo o donna che sarà) dovrà recuperare in tempi record.

Per ora di certo c’è che dalle ore 12,01 di ieri siamo entrati in piena campagna elettorale, con grande utilizzo dei social e delle tradizionali paccate di santini da distribuire a simpatizzanti e probabili elettori. La domanda che tutti si fanno non è chi vincerà le elezioni, è fin troppo ovvio che la coalizione di centrodestra guidata da Roberto Occhiuto raccoglierà un successo fin troppo lusinghiero, ma perché la sinistra calabrese (intesa nel suo atipico “insieme”) ha deciso di buttare la palla in tribuna e rinunciare a giocare la partita. Sui social appaiono, di continuo, post avvelenati di elettori delusi e avviliti di una sinistra che non c’è più. Le accuse spaziano dall’attuale segretario dem Enrico Letta (troppo marziano rispetto alle cose di Calabria) ai suoi consiglieri più fidati, Stefano Graziano e Francesco Boccia, ritenuti dai più i veri responsabili di questa  incredibile débacle.

E dire che ancora qualche giorno fa circolava la voce di un possibile riavvicinamento delle tre compagini della sinistra che si sono presentate separate e, quindi, con l’indubbia certezza della sconfitta. Ma chi avrebbe potuto tentare di riavvicinare le tante anime della sinistra calabrese, litigiosa, divisiva e, in alcuni casi, fin troppo tronfia di un successo troppo lontano? Chi avrebbe dovuto essere il deus ex-machina della situazione, se dal Nazareno sono venute solo fin troppo evidenti manifestazioni di inconfessabile fastidio per il caso Calabria? Chi poteva imporre  la pax politica col solo obiettivo di fermare l’inarrestabile corsa del centro destra verso Germaneto? La risposta è facile: Enrico Letta se soltanto anziché dare ascolto ai suoi consiglieri fidati avesse ascoltato i sentimenti della piazza. La sua toccata e fuga in Calabria è stata quanto meno imbarazzante, visto che ha evitato di incontrare la base e il territorio, né tanto meno ha cercato di individuare un comune sentire per fare barriera a una vittoria scontata.

Bastino le dichiarazioni di Francesco Pitaro su FB quando spiega perché non è candidato• «Avrei voluto farlo nella lista del Pd, per mettere a valore il mio  impegno istituzionale e politico… tuttavia la gestione chiusa, settaria, direi per alcuni versi miserabile e culturalmente miope di un partito privo di visione e di intelligenza politica, l’ha impedito… Il Pd calabrese si è rivelato, almeno per quanto mi riguarda,  un contenitore chiuso, stritolato dalle brame  correntizie  e del tutto disinteressato a includere energie nuove, progettualità innovative, competenze, professionalità.  Cosi com’è, non recupererà mai la fiducia della società civile!».

L’amarezza di Pitaro è condivisa da molti, troppi, elettori della sinistra, non solo dem, che con buona probabilità allargheranno le schiere di quanti non si recheranno alle urne.

Il vero vincitore di queste elezioni rischi di essere ancora una volta il partito del non voto: gli astenuti. Il Consiglio regionale, pur avendone la possibilità, si è guardato bene dal correggere una legge elettorale sbagliata (e per fortuna è entrato il voto di genere uomo-donna) dove l’impossibilità del voto disgiunto (il voto per il governatore separato da quella di una lista magari di altro colore politico) provoca guasti che i calabresi continuano a subire. 

Si tratterà di vedere, giusto da qui a un mese, chi arriverà secondo e se, come pare scontato, Fratelli d’Italia sorpasserà la Lega nei consensi. A quel punto il vicepresidente designato potrebbe essere rimesso in discussione. (s)