PER LA SANITÀ CALABRESE NON BASTANO
I FONDI PER POTER GARANTIRE LEA E LEP

di GIACINTO NANCIIl dott. Rubens Curia, portavoce di Comunità Competente, nonché autorevole, da molto tempo, operatore anche in ambito sanitario nella regione Calabria ci esorta a smetterla di chiedere solo i giusti finanziamenti per la sanità calabrese negati da trenta anni (per non corretta applicazione della legge 662 del 1996) e di operare comunque per il suo miglioramento indicandoci numerosissime e valide iniziative.

Intanto il sottofinanziamento non è cosa secondaria per come segnalato dallo stesso dott. Curia, quando scrive che la spesa pro capite per un calabrese è più di dieci volte inferiore alla spesa pro capite della regione che riceve più fondi e se si calcola che ciò dura da circa 30 anni si capisce bene che l’ammontare del sottofinanziamento non è di milioni di euro ma di miliardi di euro.

E, comunque, la sua esortazione non dovrebbe essere fatta ai calabresi e ai suoi amministratori ma direttamente al Governo perché, come tutti sappiamo, la Calabria ha la sua sanità commissariata dal 2011 e ha commissariate dal 2019 anche tutte e cinque le sue Asp e i suoi tre maggiori ospedali regionali (gli altri 18 ospedali minori sono stati chiusi in nome del risparmio.) E se dopo tutti questi anni di omni commissariamento (ricordiamo che il commissariamento per definizione è una istituzione di breve durata come per la grande opera della ricostruzione del ponte di Genova fatta in un anno) nel 2023 abbiamo superato perfino i 300 milioni di euro per le spese dei calabresi fuori regione, anche un bambino capirebbe che ci sono problemi al di la della cattiva gestione (sempre dei commissari) non credendo che tutti i commissari inviati in Calabria sono stati degli incompetenti.

A meno che nel loro mandato non ci sia stata solo l’attenzione al risparmio delle spese sanitarie anche perché ogni decreto commissariale, che quindi tratta di problemi sanitari, per poter essere pubblicato non va al ministero della Salute ma va prima a quello dell’Economia che deve valutarne la spesa ed è poi questo Ministero che lo trasferisce a quello della Salute. Della serie l’obiettivo principale è il rientro del presunto deficit sanitario non la salute dei calabresi?

Intanto noi calabresi stiamo pagando un prestito oneroso fattoci dal governo all’inizio del piano di rientro (2009) di 30 milioni l’anno fino al 2040 di cui 20 solo per interessi e 10 di capitale, praticamente usura statale. Nelle indicazioni fatte dal dott. Curia c’è il potenziamento della medicina territoriale ed io, che sono stato un medico di famiglia, ne so qualcosa e vi cito un solo dato: il dott. Battaglia Annibale, medico dell’associazione medici di famiglia Mediass, prima di morire di Covid, in una giornata ha fatto ben 185 accessi (quanti accessi ha in media un pronto soccorso?) cioè ha curato ben 185 dei suoi assistiti (dato verificabile perché il dott. Battaglia era medico ricercatore Health Search e questi dati sono depositati), per cui una riorganizzazione della medicina territoriale andrebbe prima di tutto beneficio dei medici di famiglia oltre che degli assistiti.

Ma la richiesta del giusto finanziamento della sanità calabrese è giustificato da un altro decisivo elemento, e cioè la assoluta maggiore prevalenza delle malattie croniche presenti in Calabria rispetto al resto d’Italia. Per certificare quanto appena detto cito il Dca n. 103 del lontano 30/09/2015 firmato dall’allora commissario al piano di rientro ing. Scura che alla pg. 33 dell’allegato n. 1 così recitava “si segnala maggiore presenza in Calabria di almeno il 10% di patologie croniche rispetto al resto d’Italia”.

Visto che il decreto, vidimato dal ministero dell’Economia e da quello della Salute (della serie tutti sanno), è fornito di specifiche tabelle si è potuto calcolare il maggior numero dei malati cronici presenti in Calabria rispetto al resto d’Italia che era allora di 287.000 e riteniamo che oggi siano di più perché i calabresi sono anche in testa alla classifica per le mancate cure. Ma il Dca aveva anche una specifica tabella sulla comorbilità nella quale noi calabresi siamo purtroppo sempre in testa alla classifica. Comorbilità è quando in una stessa persona ci sono due o più malattie croniche, il che comporta una maggiore spesa sanitaria del caso in cui le due malattie sono in due persone diverse.

Il decreto n. 662 del 1996 prevedeva anche il finanziamento in base alla epidemiologia e alla comorbilità ma non è stato mai applicato prova ne è il fatto che la regione Campania nel 2022 ha fatto ricorso al Tar proprio contro gli ingiusti criteri di riparto dei fondi sanitari alle regioni fatta dalla Conferenza Stato-Regioni. Significativo è anche il fatto che subito dopo questo ricorso al Tar il governo, prevedendo l’accettazione dello stesso, ha modificato lievissimamente i criteri di riparto basandoli, ma solo lontanamente, sul criterio citato dal dott. Curia della “deprivazione”. Concetto questo che già era stato applicato nel 2016 quando l’allora presidente della Conferenza Stato-Regioni on. Bonaccini lo ha annunciato ma in modo (è parola sua) “parzialissimo”.

Ebbene nel 2017 in base a questa “parzialissima” applicazione del concetto di deprivazione alla Calabria sono arrivati 29 milioni di euro e a tutto il sud ben 482 milioni in più. Basterebbe moltiplicare questo dato per quattro e poi per i 30 anni in cui non è stato fatto per capire l’enorme (molti miliardi) sottofinanziamento della sanità calabrese e meridionale. Ovviamente, la modifica non è stata né ampliata né riproposta. Ma c’è un ultimo elemento da tenere in considerazione, ed è il fatto che noi calabresi paghiamo più tasse degli altri italiani proprio a causa del piano di rientro.

Per risanare il presunto deficit sanitario calabrese un lavoratore calabrese con un imponibile lordo di 20.000 euro paga 480 euro di Irpef in più di un altro lavoratore italiano e un imprenditore calabrese con un imponibile lordo di un milione di euro paga ben 10.000 euro di Irap in più di qualsiasi altro imprenditore italiano. Inoltre, noi calabresi paghiamo un’accisa maggiorata sulla benzina sempre a causa del piano di rientro. Della serie il piano di rientro danneggia, oltre alla sanità, anche l’economia calabrese.

Infine una segnalazione circa l’arroganza vera e propria con cui i rappresentanti delle regioni come il Veneto, Lombardia, Piemonte, Toscana Emilia gestiscono i lavori della Conferenza Stato-Regioni, per come riferito a me personalmente da chi ci andava per la Calabria dieci anni fa. I rappresentanti di queste regioni non ammettevano contestazioni alla “loro” ripartizione e minacciavano chi avesse richiesto un giusto riparto dei fondi sanitari alle regioni vere e proprie ritorsioni.

In conclusione ottime sono le indicazioni delle cose da fare indicate dal dott. Curia ma, se dopo 15 anni di omnicommissariamento siamo a questo punto, il cambiamento si potrà avere se 1) si chiude il piano di rientro, 2) si condona l’ingiusto debito che stiamo pagando, 3) si finanziano le sanità regionali in base alla numerosità delle malattie e delle comorbilità nelle diverse regioni e 4) si revocano le ingiuste tasse aggiuntive ai calabresi.

E bisogna far presto perché alla luce dell’autonomia regionale, ai Lea (Livelli Essenziali di Assistenza) dopo tanti anni di commissariamento mai migliorati, si aggiungerà la mancata applicazione dei Lep (livelli essenziali delle Prestazioni) negli altri campi non sanitari.

Fatto questo, si possono anche lasciare i commissariamenti proprio per dimostrare che la vera causa del disastro della sanità calabrese è stato il miliardario inveterato sottofinanziamento della nostra sanità. (gn)

[Giacinto Nanci è medico di famiglia in pensione dell’Associazione Medici di famiglia]

SANITÀ, CALABRIA NON È PIÙ MAGLIA NERA «UN BALZO IN AVANTI»
SU PRESTAZIONI E LEA

«Per la prima volta la Calabria, che per anni è sta maglia nera dei Lea, non lo è più». È quanto ha dichiarato Domenico Mantoan, direttore generale dell’Agenas, nel corso della presentazione del Programma nazionale esiti (Pne) 2024-Report su dati 2023 di Agenas.

Un vero e proprio riscatto di una terra che ha fatto «un notevole il balzo in avanti con reparti con situazioni di buona sanità. Merito del commissario Occhiuto», ha detto ancora Mantoan.

Un passo in avanti – e anche una sorpresa, come espresso da molti – messo nero su bianco dai dati dell’Agenzia che certifica «un trend di significativo miglioramento rispetto nell’anno 2023 sulla base degli stessi indicatori relativi all’attività assistenziale verificati nell’anno 2022 da ospedali pubblici e privati», ha spiegato il presidente della Regione e commissario ad acta, Roberto Occhiuto, sottolineando come Mantoan, parlando di “balzo in avanti”, «ha dato merito al lavoro che la struttura commissariale sta facendo».

«Non festeggiamo questo primo piccolo traguardo, ma questo riconoscimento ci dà gli stimoli giusti per fare ancora meglio e per continuare con determinazione la scalata che ci aspetta», ha concluso Occhiuto.

Ma non è solo la Calabria a festeggiare: «Ci sono eccellenze al Nord, ma iniziano ad
esserci anche al Sud», ha detto ancora il direttore generale, aggiungendo come «anche la Sicilia ha fatto un buon balzo in avanti, vuol dire che è stato fatto un buon lavoro».

Per l’eurodeputata Giusi Princi, si tratta di «un risultato straordinario, la dimostrazione concreta del buon governo del Presidente Occhiuto».

«Lo stesso direttore generale di Agenas, Domenico Mantoan, ha riconosciuto il merito del commissario, il presidente Occhiuto, che con abnegazione – ha sottolineato l’eurodeputata calabrese – sta portando avanti un lavoro tutt’altro che facile, dimostrando autorevolezza e capacità amministrative».

«Questo significativo miglioramento della Calabria, certificato dall’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali – ha proseguito – rappresenta un’importante svolta rispetto al passato ed è frutto dell’impegno, della tenacia e della determinazione del presidente Occhiuto che, grazie anche all’autorevolezza di cui gode nel governo nazionale, è riuscito a vincere sfide in cui nessuno credeva, come quella dei medici cubani, dotando le nostre strutture di professionisti eccellenti».

«Finalmente – ha concluso l’eurodeputata – la Calabria fa parlare di sé anche per le buone pratiche e i risultati raggiunti. Da parte mia continuerò, con determinazione, a sostenere e a portare le istanze della mia terra in Europa, collaborando con il presidente Occhiuto per la crescita e lo sviluppo del territorio».

«In Calabria migliora il livello delle cure ospedaliere. Non lo dico io, non lo dice il Centrodestra ma è quanto rileva Il Piano nazionale esiti (Pne), sistema oggettivo che produce dati non contestabili, redatto dall’Agenas», ha detto l’assessore regionale al Lavoro, Giovanni Calabrese, sottolineando come si tratti di un risultato il cui merito va a Occhiuto.

«Perciò, senza temere di essere smentito – ha proseguito – posso dire che questa è la dimostrazione che la politica messa in campo in questi anni dal presidente Occhiuto comincia a dare i suoi frutti. Dopo anni di dati negativi, per la prima volta la Calabria registra un’inversione di tendenza. Sono contento e orgoglioso anche per il lavoro dei tanti eccellenti professionisti che lavorano ogni giorno, con dedizione e con mille difficoltà nelle nostre strutture sanitarie. Il risultato di oggi è anche merito loro. Abbiamo ancora tantissimo da fare, ma intanto grazie al presidente Occhiuto, grazie a tutti».

Per l’assessore regionale allo Sviluppo Economico, Rosario Varì, «la strada da percorrere per efficientare il sistema sanitario calabrese è ancora lunga, ma oggi abbiamo avuto prova che c’è stato un miglioramento, una netta inversione di tendenza».

«Quindi – ha concluso – partiamo da questi dati che certificano situazioni di buona sanità nella nostra regione, che recupera con un netto miglioramento i Livelli essenziali di assistenza e proseguiamo su questa strada per costruire un sistema sanitario pubblico regionale di cui andare orgogliosi».

Per il deputato di Forza Italia e coordinatore regionale, Francesco Cannizzaro, «il dato che emerge dal Programma nazionale esiti, presentato oggi dall’Agenas, sulle performance degli ospedali pubblici e privati, certifica la chiara inversione di tendenza della sanità calabrese impressa dal presidente Roberto Occhiuto, da quando ha assunto, a inizio mandato, anche il ruolo di commissario di un comparto massacrato nell’ultimo decennio».

Cannizzaro, sottolineando come «secondo il direttore generale Agenas, Domenico Mantoan, ‘la grande sorpresa è la Calabria che è stata per anni maglia nera nel garantire i Livelli essenziali di assistenza e non lo è più: ha fatto notevoli balzi in avanti e addirittura ci sono ospedali con reparti di buona sanità’», ha posto l’accento su come «la sinistra, in maniera ossessionata, attacca il presidente Occhiuto quotidianamente su tutti i fronti possibili, esponendo la nostra Regione talvolta al pubblico dileggio, c’è un centrodestra solido e pragmatico che lavora in silenzio e con grande determinazione per dare finalmente alla Calabria soluzioni, investimenti, servizi e un’immagine positiva».

«Da una parte le chiacchiere, dall’altra i fatti e il buongoverno», ha concluso.

«Le parole del direttore generale di Agenas sono chiarissime e certificano il grande lavoro che, in tema di sanità, sta conducendo ormai da tre anni la giunta regionale guidata dal presidente Roberto Occhiuto», ha detto il deputato Giuseppe Mangialavori.

«Nel report si parla di ‘balzo in avanti’ della Calabria, che finalmente, dopo anni – ha aggiunto – non è più maglia nera nell’erogazione dei Lea, e si riconoscono l’impegno e le capacità della struttura commissariale che sta risolvendo, con pragmatismo, anni di malfunzionamenti che hanno relegato la Calabria in fondo alle classifiche».

«Oggi, invece, l’inversione di tendenza è nei fatti», ha concluso.

La consigliera regionale Luciana De Francesco ha sottolineato come «il lavoro del presidente Roberto Occhiuto sta facendo vedere i suoi frutti, ma dobbiamo capire che la situazione ereditata necessita di pazienza e fiducia».

« Agenas è un organismo terzo e ciò che oggi afferma sulla Calabria – ha concluso – ci inorgoglisce».

«Le parole del direttore generale Agenas, Domenico Mantoan, durante la presentazione del Programma nazionale esiti (Pne) 2024-Report su dati 2023 di Agenas, certificano senza ombra di dubbio – dichiara la presidente della terza commissione consiliare sanità del Consiglio Regionale, Pasqualina Straface – un notevole cambio di passo nella gestione del comparto sanitario regionale, dopo decenni di disastri prodotti dai commissariamenti e taluni governi regionali inerti e litigiosi».

«Siamo di fronte ad una conferma terza, autorevole e della quale andrebbe solo preso atto, dimostrando finalmente onestà intellettuale», ha detto Straface, sottolineando come «noi, del resto, lo sosteniamo da tempo e oggi per fortuna anche organizzazioni importanti ed incontestabili come questa attestano quanto positiva sia stata la possibilità di poter gestire la sanità calabrese nelle stesse mani del presidente e del commissario Occhiuto».

«In soli tre anni – ha spiegato – il Presidente ha riorganizzato il sistema e la rete ospedaliera, istituendo Azienda Zero grazie alla quale finalmente la Calabria, come tante altre regioni d’avanguardia, ha un’azienda unica regionale che coordina il lavoro delle Asp e delle Ao; ha assunto migliaia di lavoratori di personale medico, infermieristico e ammnistrativo attraverso decine di concorsi; ha investito, sfruttando il Pnrr, ingenti risorse per incrementare le dotazioni tecnologiche degli ospedali; ha quantificato il debito sanitario regionale e chiuso i bilanci delle aziende sanitarie dopo decenni di contabilità orale, come nel caso dell’Asp di Reggio; ha abbattuto i tempi delle liste di attesa, anche attraverso l’istituzione del Cup regionale unico e ha riavviato la realizzazione dei grandi ospedali regionali, uno dei quali, quello della Sibaritide, sarà concluso entro la fine della legislatura regionale».

«È del tutto evidente che, nonostante gli indicatori rivelino una tendenza al miglioramento dello stato della sanità calabrese, si è solo all’inizio di un percorso lungo e tortuoso», ha evidenziato Straface, dicendosi certa che «nonostante l’opposizione lavori quotidianamente ed esclusivamente per infangare e denigrare l’operato positivo del presidente Occhiuto, i calabresi percepiscano concretamente – conclude la Straface – l’ottimo lavoro messo in campo dalla giunta regionale e guardano al futuro finalmente con rinnovato ottimismo, consci di poter essere governati, ancora nei prossimi anni, da mani sicure».

«C’è ancora moltissimo da fare, del resto il governo regionale sta scalando una montagna complessa e insidiosa, ma il cambio di passo c’è e si vede. C’è chi lavora per migliorare la Calabria e chi quotidianamente infanga la propria Regione», ha dichiarato il consigliere regionale Domenico Giannetta, sottolineando come il risultato raggiunto è «merito del commissario Occhiuto».

«In meno di tre anni il presidente e commissario della sanità calabrese, Roberto Occhiuto, ha saputo invertire un trend che vedeva la nostra Regione perennemente fanalino di coda in tutti gli indicatori dei livelli essenziali di assistenza», ha evidenziato il consigliere regionale Michele Comito, aggiungendo come «nonostante ci sia ancora tanto da fare nel sistema e nella rete dei nostri presidi ospedalieri, è del tutto evidente il nuovo cambio di passo che la Regione ha impresso per dare finalmente ai calabresi una sanità migliore».

Comito, poi, ha sottolineato i grandi progressi che la Regione sta compiendo anche in merito alla costruzione dei nuovi ospedali: «Sia sufficiente prendere ad esempio Vibo Valentia, dove il cantiere sta andando avanti in maniera decisa e dove presto si arriverà all’approvazione del progetto definitivo».

«Tutto questo – ha concluso Comito – a fronte di un centrosinistra inadeguato, il cui principale cruccio sembra essere quello di denigrare l’amministrazione regionale. Per fortuna i calabresi possono invece contare, e per molti anni ancora, su una Giunta regionale e una maggioranza di centrodestra che con impegno e caparbietà raccoglie risultati». (ams)

Sanità, Tavernise (M5S): La cefalea sia inserita tra i Lea

Il consigliere regionale del M5SDavide Tavernise, ha depositato una mozione in Consiglio regionale sollecitando la Regione per adottare dei provvedimenti che riconoscano la Cefalea cronica tra i Livelli Essenziali di Assistenza.

«La giunta regionale – ha rimarcato Tavernise nella mozione – solleciti il Governo all’emanazione del decreto di cui alla l. 81/2020; promuova l’inserimento dello psicologo presso i centri regionali di cura e diagnosi delle cefalee; promuova la formazione di gruppi di auto mutuo aiuto; favorisca la formazione, e l’aggiornamento sulle cefalee, dei medici di medicina generale e dei pediatri, e la conoscenza di tale patologia presso le scuole».

«“La legge 14 luglio 2020, n. 81 – ha proseguito – riconosce l’emicrania e la cefalea come patologie sociali invalidanti, rinviando, a un decreto ministeriale, l’individuazione di progetti  finalizzati   a   sperimentare   metodi innovativi di presa in carico delle persone affette da cefalea, nonché i criteri e le modalità, con cui  le regioni attuano i medesimi progetti. Tuttavia, ad oggi, il decreto attuativo non è stato emanato».

«Eppure – ha detto ancora – la cefalea è la patologia neurologica più diffusa nel mondo. Una malattia estremamente invalidante, tanto da essere inserita dall’Oms tra le patologie con massima disabilità. Anche in considerazione del fatto, che essa si manifesta prevalentemente nel periodo più produttivo della vita di una persona. Il dolore rende difficoltoso svolgere anche le più semplici attività quotidiane».

«Al momento in Italia – ha concluso – esistono centri di terzo livello specializzati nel trattamento dell’emicrania. Però non sempre è agevole raggiungerli, tanto a causa del ritardo informativo, che esiste rispetto a questa patologia, tanto a causa dell’autogestione della malattia da parte del paziente, che spesso assume autonomamente farmaci da banco o si rivolge allo specialista sbagliato, affrontando esami e visite inappropriate che ritardano la corretta diagnosi». (rrc)

Debito sanità, Bevacqua (PD): Serve un cambio di passo e netto miglioramento dei Lea

Il capogruppo in Consiglio regionale del PD, Mimmo Bevacqua, è intervenuto in merito alle repliche e controreplice sui debiti della sanità calabrese, evidenziando come si «rischia di far perdere di vista il dato fondamentale: i Lea continuano tragicamente a peggiorare».

«E non sarà un’operazione di analisi finanziaria a farli migliorare; tantomeno una serie di mail inviate ai possibili creditori, alle quali sono pervenute risposte soltanto dalla metà dei destinatari» ha detto Bevacqua, aggiungendo che «nessuno mette in dubbio che la certificazione del debito sia una buona cosa, ma vorremo che fosse altrettanto chiaro che i crediti vantati erano già stati quantificati dal Tavolo Adduce e dalla Corte dei Conti».

«Ma non è ripetere le quantificazioni che cambierà la realtà – ha evidenziato –. Perché quel che più conta, è che i conteziosi sono tutti aperti; i bilanci Asp restano buchi neri; le ingiunzioni bloccate per un anno dal Decreto Calabria torneranno vive e vegete nel 2024, forse anche con gli interessi; c’è una montagna di risorse che nessuno spiega perché non siano state utilizzate e dove siano andate a finire; i calabresi non hanno servizi, non trovano ospedali attrezzati, non trovano personale, non trovano assistenza e permangono nella inaccettabile necessità della migrazione sanitaria».

«Lasciamo perdere – ha concluso Bevacqua – gli spot facili a autoassolutori e  anche questo tipo di contrapposizioni che non appassionano nessuno». (rrc)