«Abbiamo sin da subito riconosciuto la passione, la dedizione e la generosità di questo gruppo di professionisti ed inteso interpretare ed accompagnare questo percorso anche attraverso l’investimento dei fondi della tassa di soggiorno per il centro storico per l’allestimento del Museo. Con un obiettivo bello e condiviso: vedere concretizzarsi finalmente la nascita di questo presidio identitario e culturale, scrigno di un inestimabile patrimonio archeologico e paleontologico che fa di Tropea anche una destinazione culturale esclusiva per l’originalità dei suoi reperti, unici al mondo per la loro completezza».
Intervenendo nel corso dell’evento inaugurale del Museo del mare dove sarà possibile finalmente ammirare la balena Leida, il cetaceo fossile che nuotava nelle acque della Costa degli dei 7 milioni di anni fa, il sindaco Giovanni Macrì ha ringraziato il Gruppo paleontologico di Tropea per il lavoro svolto in questi anni e portato fino in fondo con perseveranza.
In occasione dell’evento il primo cittadino ha inteso ufficializzare anche il riconoscimento già deliberato la scorsa estate della cittadinanza onoraria a Giuseppe Mangialavori, presidente della commissione Bilancio della Camera dei deputati, che definito amico, ammiratore e convinto sostenitore del principato, ha colto l’occasione per sottolineare come Tropea rappresenti un’esperienza virtuosa non soltanto dal punto di vista delle politiche turistiche di accoglienza e di marketing territoriale messe in campo negli ultimi anni, ma anche relativamente alla capacità di spesa, progettazione e conclusione delle importanti opere ed infrastrutture destinatarie di importanti finanziamenti.
La musealizzazione dei beni paleontologici a Tropea. Era, questo, il titolo dell’evento promosso dall’amministrazione comunale insieme al Gruppo paleontologico tropeano che ha fatto da sfondo al momento del taglio del nastro.
Dopo gli indirizzi di saluto del sindaco e del presidente Mangialavori, sono intervenuti il direttore del civico Museo del mare di Tropea Francesco Barritta, il responsabile scientifico del civico Museo del mare di Tropea Giuseppe Carone, Piero Damarco del Parco paleontologico Astigiano, Edoardo Perri docente di Paleontologia dell’Università della Calabria e Vincenzo Carone, responsabile tecnico del civico Museo del mare di Tropea. Ha concluso la serie di contributi Fabrizio Sudano, segretario regionale del ministero della Cultura e soprintendente archeologia, belle arti e paesaggio di Reggio Calabria e Vibo Valentia. (rvv)
Sabato 29 aprile, alle 18.30, a Palazzo Santa Chiara saranno aperte le porte del Civico Museo del Mare di Tropea. Lo ha annunciato il sindaco di Tropea, Giovanni Macrì, spiegando che l’inaugurazione avverrà nel corso dell’evento La musealizzazione dei beni paleontologici a Tropea, promosso dal Comune insieme al Gruppo Palentologico Tropeano.
«La promozione del patrimonio archeologico e paleontologico che fa di Tropea una destinazione culturale esclusiva per l’originalità dei suoi reperti – ha detto Macrì – unici al mondo per la loro completezza (lo scheletro di un cetaceo fossile, una balena che nuotava nelle acque della Costa degli Dei, 7 milioni di anni fa; due scheletri di sirenio, specie estinta di cui si hanno in Italia solo 4 ritrovamenti ed il riccio di mare, ormai scomparso e scoperto qualche anno fa) possono e devono passare da una narrazione capace di andare oltre la fruizione seppur importantissima destinata alle comunità scolastiche locali e regionali. L’obiettivo è intercettare l’interesse di un pubblico internazionale».
Dopo gli indirizzi di saluto del sindaco e di Giuseppe Mangialavori, presidente della Commissione Bilancio della Camera dei deputati, interverranno il direttore del Civico Museo del Mare di Tropea, Francesco Barritta, il responsabile scientifico del Civico Museo del Mare di Tropea, Giuseppe Carone, Piero Damarco, del Parco paleontologico Astigiano, Edoardo Perri, docente di Paleontologia dell’Università della Calabria e Vincenzo Carone, responsabile tecnico del Civico Museo del Mare di Tropea.
Concluderanno la serie di interventi Fabrizio Sudano, segretario regionale del Ministero della Cultura e Soprintendente Archeologia, Belle arti e Paesaggio di Reggio Calabria e Vibo Valentia e Michele Mazza, funzionario archeologico della stessa Sabap.
In occasione dell’evento, come segno di alto riconoscimento e gratitudine, a Giuseppe Mangialavori l’Amministrazione Comunale conferirà la cittadinanza d’onore, così come fatto in passato, con Maurizio Calvesi, Renato Dulbecco, Gianni Bouquicchio, Maud Boer-Bouquicchio, Antonio Sirignano, Giuseppe Carta, Remo Portiolo, Jonathan Cormier, Poul Draper, Daniele Massaro, Antonio Crucitti, Francesco Mazzei, Gabo Guzzo, Francesca Mirabelli, Jole Santelli, Michele Affidato, Sebastiano Caffo, Jacopo Veneziani, Francesco Paolo Fuci e Pasquale Russo. (rvv)
«È un bel giorno per la nostra città». È così che il delegato Carmelo Romeo ha definito la convenzione firmata con lo studio Zaha Hadid, che assegna l’esecutività del progetto e la direzione dei lavori del Museo del Mare a Reggio Calabria.
«È un altro importante passo verso la realizzazione di un’opera destinata a cambiare il volto ed il ruolo della nostra città al centro del Mediterraneo», ha detto Romeo, che ha preso parte alla formalizzazione dell’atto tra l’Ente – rappresentato dal sindaco facente funzioni, Paolo Brunetti, e dal dirigente ai Lavori Pubblici, Francesco Barreca – e Filippo Innocenti, director di Zaha Hadid Architects.
«Di fatto – ha spiegato Romeo – si cristallizza una situazione che dà l’avvio a tutta una serie di attività propedeutiche all’apertura formale del cantiere. Da oggi, lo studio Zaha Hadid potrà mettersi operativamente a lavoro per realizzare un progetto in cui abbiamo sempre creduto».
«Soltanto adesso – ha ribadito – si sono create le condizioni per chiudere il cerchio su un’opera strategica, dal fortissimo impatto economico, sociale e culturale per l’intero territorio. Grazie al lavoro portato avanti dall’amministrazione, attraverso le linee d’indirizzo e la capacità di mediazione romana del sindaco Giuseppe Falcomatà, già nel 2021, siamo riusciti a far rientrare il Museo del Mare tra i 14 progetti ritenuti strategici dall’allora Governo Draghi, che lo ha inserito nel novero dei Grandi attrattori culturali del Paese. Questo ci ha consentito di ottenere un finanziamento di 53 milioni, poi diventati 61, fondamentale per la realizzazione della mega infrastruttura, rispetto al quale va sottolineata l’opera di sensibilizzazione che ha coinvolto l’allora ministro Dario Franceschini ed il presidente dell’Anci, Antonio Decaro».
«Che non abbiamo mai indietreggiato di un passo rispetto ad un risultato che riteniamo storico – ha proseguito – è dimostrato dall’indirizzo politico rivolto ad individuare ulteriori 60 milioni all’interno della nuova programmazione Pon Metro, così da completare gli spazi interni del Museo con un centro di biologia marina, un acquario, un bar, un ristorante, un’ampia sala congressi e spazi espositivi. Parliamo di un intervento da 121 milioni di euro per consegnare alla città ed all’Italia intera un’altra delle perle concepite dal genio di Zaha Hadid».
«Un grande lavoro di squadra», lo ha definito Romeo, riconoscendo la determinazione del facente funzioni, Paolo Brunetti, «nel condurre ogni fase che ha portato il Comune a continuare nelle procedure fino ad arrivare alla sottoscrizione dell’odierna, importantissima, convenzione».
«È un bel giorno per Reggio – ha affermato il consigliere delegato – perché il sogno sta finalmente diventando realtà. Questo anche per la capacità dimostrata dall’apparato burocratico di Palazzo San Giorgio nel saper gestire l’intero iter amministrativo che ha già condotto ad importanti risultati quali l’individuazione, attraverso una gara indetta da Invitalia, dell’impresa che sarà impegnata operativamente a realizzare l’opera e dei valutatori che vigileranno sull’esecuzione complessiva».
«Insomma – ha concluso Romeo – può partire ufficialmente il conto alla rovescia per vedere prendere forma, oggettivamente, quello che consideriamo un fiore all’occhiello all’interno del programma di riammodernamento dell’intero litorale cittadino». (rrc)
di SANTO STRATI – C’era una volta il Lido, a Reggio Calabria. E che Lido: tra i primi in Italia, quando andare al mare cominciava ad essere un’abitudine vacanziera (e portatrice di risorse al territorio), e le spiagge attrezzate, da curiosità, stavano per diventare esigenza di molti. C’era una volta il Lido a Reggio Calabria: oggi è diventato un cumulo di immondizia, ricettacolo per senzatetto e pusher impuniti, una discarica vergognosa e immonda.
E, guarda caso, come ormai avviene da anni, l’Amministrazione comunale si sveglia a fine maggio (praticamente quando dovrebbe cominciare la stagione) e ripropone lo stanco refrain che “bisognerà sistemare il Lido”. Nessuna vergogna, ma tanta indignazione da parte dei reggini e dei (pochi) ardimentosi turisti che partono convinti di trovare un Lido e scoprono un immondezzaio, alimentato certamente da “lordazzi” (copyright Falcomatà jr) e cittadini incivili. Ma i nostri amministratori non sono meno incivili, visto che stanno facendo morire la città, in un’agonia che cresce ogni giorno di più e lascia spazio alla rassegnazione, che pure non è sentimento comune tra i calabresi. Lo hanno fatto sempre credere, perché fa comodo così, ma i calabresi – e in particolare i reggini – non cedono mai alla rassegnazione, solo che all’indignazione non riescono a far seguire fatti concreti: prevale l’avvilimento e lo scoramento, ma non la rassegnazione. Basterebbe una rivoluzione “gentile” il giorno delle elezioni e, forse, qualcuno capirebbe che la pacchia è finita (a destra, a sinistra, al centro: non si salva nessuno) e che il popolo si è veramente scassato gli zebedei e non intende più andare avanti. È un discorso lungo, che riprenderemo, oggi parliamo del Lido, di questo putridume di baracchette semidiroccate che la Sovrintendenza alle Belle Arti vuole tutelare e proteggere (bloccando di fatto, da anni, qualsiasi intervento di restauro). Per intenderci, è la stessa Sovrintendenza che autorizza la demolizione e lo sventramento di piazza De Nava, non si occupa delle scalinate storiche e permette di buttare giù palazzine Liberty della Reggio che fu senza alzare un dito.
C’è evidentemente qualcosa che non va in questa città che la storia ci racconta più volte attaccata, depredata, violentata, ma sempre rinata (probabilmente grazie alla parte buona dei suoi abitanti) e pronta, disgraziatamente, a subire nuove invasioni, nuove rapine, soprusi e sopraffazioni che non trovano alcuna giustificazione.
Il Lido era il fiore all’occhiello della Città: è lì, nel suo disastroso abbandono, a mostrare l’incapacità di spendere fondi già stanziati, arrivati (e finiti dove?) e la noncuranza totale nei confronti di una città che si consuma tra invidie, gelosie e risentimenti. I peggiori nemici di Reggio sono gli stessi reggini, incapaci di mettere da parte l’invidia, e pensare in termini di condivisione. Un vecchio detto reggino dice che l’aspirazione più grande del reggino era quello di vedere morire la capra del vicino: non ci sono più capre, ma il sentimento di rivalsa verso chi ha successo o riesce a fare qualcosa è rimasto immutato.
Fatto sta che per il secondo anno consecutivo i reggini dovranno fare a meno del loro Lido. Ma, c’è una ragione perché ci si ricordi del Lido non il giorno dopo della chiusura della stagione, bensì quello prima dell’apertura? Quale giustificazione si può avanzare quando è sotto gli occhi di tutti lo schifo in cui è stato ridotto quest’angolo di mare, sullo Stretto, che qualsiasi altra località al mondo avrebbe manutenuto con la massima cura, per offrire opportunità di svago ai reggini, occasione di turismo per i forestieri, possibilità di lavoro e affari? Questa è la città dei “nani”: scriveva il grande poeta dialettale Nicola Giunta nani su’ iddi e vonnu a tutti nani, e lo dico col cuore spezzato di reggino che vive da lontano le amarezze continue che arrivano dalla riva dello Stretto.
Il Lido per l’Amministrazione comunale non esiste, come non esistono le altre “ricchezze” di Reggio: si è fatto il waterfront, con inaugurazione in pompa magna, ma si sono lasciati i ruderi delle baracchette, i cancelli sfondati , i cornicioni sbriciolati e pericolanti, le migliaia di topi che festeggiano giornalmente nei quintali di spazzatura che continua ad ammassarsi davanti, dietro, dentro e in ogni dove nel perimetro di quello che fu lo stabilimento balneare voluto dall’ammiraglio Giuseppe Genoese Zerbi, sindaco della Città, che scelse la Rada dei Giunchi come luogo da destinare a Lido comunale. Erano gli anni Venti: le baracchine una sorta di palafitte in legno, con specifica distinzione uomini/donne e una bella spiaggia di fronte allo Stretto: sarebbe nato lì il primo Lido del Mezzogiorno d’Italia. Un vanto (a primeggiare c’era quello di Venezia) che sarebbe durato poco, a causa della guerra prima e dell’inettitudine della classe politica dopo, nonostante fosse diventato il salotto mondano e culturale dei reggini. Si dovette aspettare il 1962 per creare il “nuovo” Lido, ma i lavori cominciarono solo nel 1968: mentre si accendeva la ribellione giovanile in tutto il mondo, a Reggio edificavano la bella rotonda sul mare e le aree attrezzate degne di uno stabilimento balneare serio. Quello che è successo negli anni successivi non si può raccontare senza soffrire: la Rotonda venne sostituita da quella attuale, progettata da Pierluigi Nervi, che è il simbolo stolido della mancanza di cura e manutenzione. Il bel ristorante (privato) che si affaccia sul Lido è curatissimo, pulito, elegante, ma si affaccia prima che sul mare su un cumulo (indecente) di macerie. Un’area di quasi 30mila metri quadrati abbandonata all’incuria, con un verde che solo grazie all’affettuosa attenzione di qualche giardiniere non è completamente devastato. Un bel biglietto da visita, non c’è che dire, per chi viene a Reggio: turista, forestiero, vacanziero di ritorno. Per tutti c’è solo la mestizia di un abbandono intollerabile, che è sotto gli occhi di tutti.
Colpa della burocrazia, dicono, se i lavori non possono partire (vedi la “tutela” assurda della Sovrintendenza sulle baracchette in cemento), ma è una scusa che non regge più. Non ci si sveglia soltanto a ogni inizio di stagione per capire che bisogna fare non qualcosa, ma rifare tutto. E si continua a rimpallare, di anno in anno. Non servono interventi di ripristino, bisogna rifare tutto, avere una visione. Non si può immaginare il meraviglioso Museo del mare ideato dalla compianta archistar Zaha Hadid messo a fianco di un decrepito stabilimento balneare. Non è nostalgia dell’antico, è presa di coscienza che questa città è destinata a morire se i reggini, questa volta non s’incazzano sul serio. Se qualcuno ha deciso di demolire piazza De Nava i reggini organizzino un presidio su tutta l’area e impediscano lo scempio, almeno fino a quando il Ministro (Franceschini ha mai risposto al deputato Cannizzaro sulla questione?) non dirà: non facciamo fesserie. E si potrà ragionare senza far danni irreparabili.
Il sindaco “sospeso” Giuseppe Falcomatà aveva detto che voleva fare di Reggio una città “di mare” e non più soltanto “sul mare”: lo hanno fermato i giudici. Lo sviluppo di una città, però, non attiene solo al sindaco, c’è un’intera amministrazione comunale che deve fare le scelte migliori per il bene dei cittadini. Ma nessuno decide, la Città è senza governo (al di là dei rappresentanti democraticamente e legittimamente eletti) e sembra avviata verso il disastro totale. I problemi sono troppi, tantissimi: spazzatura, aeroporto, mobilità, sicurezza e vivibilità i principali. Forse sarebbe il caso di arrendersi e riconsegnare la città ai cittadini che, anche quest’anno, resteranno senza spiaggia e senza mare. (s)
di GIUSEPPE FALCOMATÀ – È un periodo di grosso fermento in termini di programmazione e sviluppo per una Città che ha iniziato il nuovo decennio, segnato da un’atroce pandemia, con grande speranza ed ottimismo. L’innovazione più importante si può tradurre, in termini sartoriali, nella ricucitura fra il mare e il territorio, un rapporto recuperato e che, a piccoli passi, si sta concretizzando in un unico, immenso e bellissimo lungomare, da Catona fino a Punta Pellaro.
Venticinque chilometri di bellezza che si possono cominciare ad ammirare partendo dal Waterfront e dai tanti cantieri aperti su tutta la tratta costiera, con un passaggio determinate sul Parco Lineare Sud. Se spingiamo l’orizzonte un po’ più in là, possiamo immaginare il Centro delle Culture del Mediterraneo, il Museo del Mare disegnato da Zaha Hadid, sul quale il Governo ha investito 53 milioni di euro riconoscendolo fra le 14 opere strategiche per il rilancio del Paese dopo la crisi innescata dal Covid.
Insomma, non c’è giorno che, dagli uffici di Palazzo San Giorgio, non arrivi la notizia di qualche bando vinto o di un finanziamento pronto a contribuire al rilancio di Reggio. Si pensi soltanto al programma “Qualità dell’Abitare”, un progetto ambizioso che ha visto premiate le nostre idee con un contributo del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti pari a 45 milioni e che verrà equamente distribuito per cambiare il volto dei quartieri di Arghillà nord, Modena-Ciccarello e Reggio Sud-Gebbione.
Insomma, iniziamo a dimenticare la Città che, fin qui, abbiamo da sempre conosciuto. La Reggio che, faticosamente, ha resistito a 70 anni di promesse, sprechi ed incompiute è destinata a non esistere più. Oggi, finalmente, c’è una visione. Adesso, esistono programmi capaci di stravolgere in positivo ogni contesto sociale ed urbano del territorio. Perché, il cambiamento, non investirà soltanto il settore dei Lavori pubblici o delle Grandi opere, ma insisterà fortemente sulla vita di ogni cittadino dopo l’approvazione dei Piani di Zona che rappresentano, in tutto e per tutto, la “Magna Carta” del Welfare cittadino col potenziamento e l’avvio di nuovi ed importantissimi servizi. Operazioni di una straordinaria complessità, possibili soltanto grazie a risorse esterne al bilancio ordinario dell’Ente e che classificano Reggio Calabria ai primi posti in Italia in termini di rendicontazione dei fondi comunitari. Ecco, questa è la grande capacità dimostrata da una classe dirigente sempre pronta di individuare e spendere somme che, in altri tempi, tornavano languidamente nelle casse di Roma o Bruxelles. E’ la Reggio delle opportunità quella che sta prendendo forma in questi anni duri di programmazione e ricostruzione. Questa capacità indiscutibile, dunque, ci mette al riparto dalle preoccupazioni che sarebbero potute sorgere di fronte alla mole di finanziamenti pronti ad arrivare attraverso il Recovery fund e il Pnrr.
Ambiamo a diventare fulcro nel Mediterraneo, una realtà che accetta le sfide sul territorio e si confronta con i cambiamenti globali. Puntiamo a diventare Città che vuole resistere ai danni causati dall’uomo nel corso di un secolo che ha piegato il Pianeta e risponde con Piani di sviluppo ad impatto climatico zero e alla cancellazione del consumo del suolo, con programmi che mirano a rinvigorire la linea verde della Collina di Pentimele e rispettano i nostri magnifici litorali.
L’approvazione, dopo decenni, del nuovo Piano Strategico Comunale, del Piano di spiaggia o del Piano del verde sta a dimostrare proprio questo. Dal primo giorno del nostro mandato sapevamo di dover ingaggiare una lunga battaglia contro il conservatorismo, il piagnisteo e i pregiudizi. Reggio non sarà più la Città che “non ha mai venduto grano”. Sarà, invece, l’emblema di una rivoluzione culturale e sociale che, con l’aiuto di ogni cittadino, potrà diventare esempio in un’Europa nuova.
[Giuseppe Falcomatà è il sindaco di Reggio Calabria e della Città Metropolitana dal 2015]
È stato inaugurato, all’Istituto Grimaldi-Pacioli di Catanzaro Lido, il Museo del Mare, che «racconta alle giovani generazioni cosa erano Catanzaro e il suo quartiere marinaro», che sarà aperto il 22 e il 27 luglio.
«Storie, tradizioni e radici – ha dichiarato il consigliere comunale Giuseppe Pisano – sono tutte contenute in questo piccolo gioiellino a due passi dal mare che l’istituto diretto da Grazia Parentela, in un percorso curato dalla professoressa Patrizia Spaccaferro, ha allestito in modo esemplare per rafforzare gli apprendimenti e recuperare la socialità».
L’esposizione, dunque, è composta da numerosi oggetti e strumenti utilizzati dai pescatori, ossia nasse, reti, ancore e una vechcia barca, la ‘lampara’, che veniva utilizzata per la pesca notturna. (rcz)
Si è chiusa, con successo, la tre giorni di lavoro politico amministrativo che si è svolta a Reggio sul Museo del Mare, la grande opera inserita dal governo tra i 14 progetti strategici del Piano per i Grandi attrattori culturali, con uno stanziamento di 53 milioni.
Presenti in conferenza stampa anche l’assessore ai Lavori pubblici, Giovanni Muraca, i progettisti Gianni Artuso e Filippo Innocenti, il dirigente comunale settore Lavori pubblici, Demetrio Beatino e il rup Giuseppe Melchini.
«Non è semplicemente museo del mare ma un centro delle culture del Mediterraneo. Simbolo di una storia che rappresenta un intero territorio, crocevia di culture e contaminazioni di cui noi oggi siamo il risultato» ha detto il sindaco di Reggio, Giuseppe Falcomatà, aggiungendo che «un Museo del Mare che restituisce alla storia tutto ciò che la storia ci ha consegnato nel corso dei secoli. Ma le nostre radici millenarie non sono un semplice esercizio di stile, semmai la porta d’accesso verso il futuro, partendo da ciò che siamo stati e da ciò che siamo. In altre parole, un centro attrattivo per tutte le culture del Mediterraneo».
«Per questo – ha aggiunto – non bisogna banalizzare l’importanza e la portata di questa opera. E di questo abbiamo acquisito piena consapevolezza proprio nel corso di questa tre giorni. In tal senso voglio ringraziare i progettisti Artuso e Innocenti, i responsabili degli uffici tecnici, Beatino e Melchini, tutti gli assessori e consiglieri che hanno partecipato, ma anche tutti coloro che hanno offerto un contributo professionale in termini di idee e proposte, Ett Solutions rispetto agli allestimenti museali, i gestori dell’Acquario di Genova, il direttore del Museo Archeologico Nazionale, Carmelo Malacrino».
Naturalmente, ha poi rimarcato Falcomatà, «abbiamo anche approfondito aspetti tecnici fondamentali per lavorare sul cronoprogramma degli interventi propedeutici all’avvio della progettazione e poi esecuzione lavori. Vogliamo ragionare da subito sull’utilizzo del museo del mare e quindi tutte queste fasi andranno di pari passo rispetto al processo gestionale. Anche con riferimento all’opportunità di realizzare un Acquario che in realtà è qualcosa di ben più complesso, ovvero un centro studi di biologia marina, aperto al confronto con il mondo dell’università e quindi un luogo per l’approfondimento, lo studio, la formazione e la verifica nell’ambito di percorsi scientifici di alto profilo».
«Intorno a opere strategiche di questa caratura – ha poi concluso il sindaco Falcomatà – tante città nel mondo hanno costruito importanti e duraturi percorsi di crescita, pensiamo, solo per fare un esempio, a Bilbao e all’impatto generato dal Guggenheim Museum. E questa per noi può essere un’occasione centrale e cruciale per il nostro futuro, nel quadro della fase di “rinascimento” che sta attraversando l’intero sistema paese. Un’occasione che dovrà vedere partecipe la comunità cittadina nell’ambito della fase di ascolto e confronto che da oggi si apre intorno al Museo del Mare».
Di una tre giorni utilissima ha parlato l’assessore Muraca, «in cui si sono stabilite e avviate interazioni e relazioni concrete con interlocutori e organismi internazionali ed esperti di settore che possono svolgere un ruolo decisivo in questa grande sfida. Abbiamo le idee molto chiare, anche sul fronte gestionale rispetto ad un Museo del Mare che non sarà un contenitore vuoto, ma un luogo simbolo e di forte richiamo culturale, sociale e scientifico nel cuore del Mediterraneo».
Un’opera importante e complessa hanno poi spiegato Artuso e Innocenti, «destinata a stravolgere in positivo il volto della città e non solo in termini architettonici e urbanistici ma, soprattutto, sotto il profilo dell’immagine complessiva di Reggio. E il coinvolgimento di professionalità di primissimo piano, va in questa direzione. Ma sarà anche fondamentale l’impegno e la condivisione da parte di tutti, dall’amministrazione a tutte le energie sociali del territorio».
I tavoli di lavoro hanno confermato il peso e l’incidenza che quest’opera può avere in termini attrattivi, hanno infine rimarcato Beatino e Melchini, «nel quadro di attività e servizi connessi al Museo del Mare che potranno vivere di vita propria consentendo dei costi di gestione sostenibili nel lungo periodo. E abbiamo potuto verificare che tali condizioni ci sono tutte». (rrc)
Da lunedì 19 luglio, a Reggio, a Palazzo San Giorgio, prende il via una tre giorni dedicata all’approfondimento delle attività propedeutiche all’avvio delle procedure per la realizzazione del Museo del Mare, la grande opera, progettata dall’archistar internazionale Zaha Hadid, recentemente inserita tra i progetti attrattori culturali di interesse nazionale fa finanziare con le risorse del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza varato dal Governo.
Un confronto a più voci, voluto dal sindaco Giuseppe Falcomatà, che muoverà i suoi passi dalle relazioni tecniche del gruppo di lavoro fino ad oggi coinvolto nelle varie fasi della progettazione dell’opera, approfondendo i diversi aspetti contenuti nel progetto e coinvolgendo i rappresentanti dell’Amministrazione comunale, gli assessorati interessati, ognuno per le connesse attività di competenza, i consiglieri comunali, i delegati e i Presidenti delle Commissioni, insieme ad una serie di referenti di alcune importanti realtà di caratura nazionale ed internazionale che relazioneranno, ognuno per le sue competenze, sulle diverse opportunità di sviluppo previste dal progetto e sulle applicazioni concrete, in termini di programmazione urbanistica ed infrastrutturale, che impatteranno sull’intero comprensorio cittadino e metropolitano.
I dettagli del tavolo dedicato al Museo del Mare saranno illustrati lunedì 19 luglio, prima dell’inizio dei lavori, durante un incontro con la stampa che si terrà alle ore 9.30 nel Salone dei Lampadari di Palazzo San Giorgio.
Successivamente, il tavolo tecnico-politico si articolerà in cinque sessioni di lavoro, previste per le giornate di lunedì 19, martedì 20 e mercoledì 21 luglio, durante le quali saranno approfonditi i diversi aspetti legati al progetto.
Gli esiti dei diversi incontri ed i contenuti del lavoro di approfondimento sul progetto saranno successivamente illustrati durante una conferenza stampa finale prevista per mercoledì 21 luglio alle ore 11.30 nel Salone dei Lampadari di Palazzo San Giorgio. (rrc)
Si è svolta, a Reggio, la prima riunione tecnica sulla progettazione del Museo del Mare tra il sindaco Giuseppe Falcomatà, l’assessore ai Lavori pubblici e Grandi opere, Giovanni Muraca, l’architetto Filippo Innocenti dello studio Zaha Hadid Architects di Londra, l’architetto Gianni Artuso dello Studio Artuso Architetti Associati e il dirigente comunale settore Grandi Opere, Programmazione lavori pubblici e Risorse comunitarie, Demetrio Beatino.
L’incontro ha rappresentato il primo step del complesso iter che vede la grande opera annoverata tra i 14 progetti strategici inseriti dal governo nel Piano per i Grandi attrattori culturali, con uno stanziamento di 53 milioni di euro.
«Oggi abbiamo ripreso le attività di carattere tecnico e amministrativo e le connesse analisi sulle procedure che ci porteranno all’approvazione del progetto esecutivo e successivamente alla gara d’appalto», ha spiegato il sindaco Falcomatà al termine dei lavori.
«Ci siamo confrontati su questi temi con gli esperti dello Studio Artuso Architetti Associati che collabora con lo studio Zaha Hadid e con Filippo Innocenti, dello stesso studio Zaha Hadid Architects di Londra. Non sarà un percorso breve – ha evidenziato il primo cittadino – anche alla luce dell’ingente investimento previsto che impone l’adozione di un metodo di lavoro ragionato e improntato alla massima attenzione. Tuttavia occorre sottolineare che a differenza del passato in cui il progetto era finanziato su quattro leggi diverse, circostanza che non a caso ci aveva spinto a metterlo momentaneamente da parte, adesso il finanziamento è unico e le risorse sono immediatamente disponibili».
Questo incontro è servito a tracciare un primo indirizzo operativo che, ha sottolineato Falcomatà, «come amministrazione, vogliamo che sia caratterizzato da un’ampia partecipazione da parte del tessuto sociale e culturale cittadino. Siamo orgogliosi del fatto che il governo abbia deciso di inserire il Museo del mare fra i 14 progetti decisivi per lo sviluppo turistico del Paese. È un passaggio cruciale al quale abbiamo lavorato tantissimo insieme al ministro Fransceschini che ringrazio e al presidente Decaro in sede Anci. È una svolta di grandissimo impatto per Reggio Calabria, perché finalmente si ha la consapevolezza che un’infrastruttura come questa non è importante solo in chiave locale, per la città e il Mezzogiorno, ma è destinata a incidere positivamente sull’intero sistema Paese. Una struttura che è già museo di se stessa e che ospiterà al suo interno bar, ristoranti, un acquario, una mostra permanente e una mostra itinerante».
«E sarà davvero punto di svolta – ha poi concluso il sindaco di Reggio Calabria – perché consentirà alla nostra città di affacciarsi con slancio e nuove prospettive sul Mediterraneo e diventare snodo cruciale da un punto di vista culturale, turistico e attrattivo».
Di giornata fondamentale, ha, infine, parlato l’assessore Muraca, evidenziando l’importanza «di un percorso che punta sulla condivisione delle scelte strategiche e degli indirizzi operativi. L’amministrazione, in questo senso, ha già avviato una prima preliminare fase di ascolto degli attori sociali e degli interlocutori del mondo produttivo coinvolti nello sviluppo di questa grande opera. Auspichiamo ora che l’intero cronoprogramma possa svolgersi in modo proficuo e spedito». (rrc)
«Il Museo del Mare di Zaha Hadid può finalmente trasformarsi in realtà. Adesso è ufficiale» ha annunciato, con soddisfazione, il sindaco di Reggio, Giuseppe Falcomatà, spiegando che «siamo riusciti, grazie alla disponibilità del Governo ed in particolare del Ministro Dario Franceschini, e grazie all’interlocuzione promossa da Anci con il presidente Antonio Decaro, ad ottenere il finanziamento dell’opera, in totale 53 milioni di euro destinati a Reggio Calabria, inseriti nel masteplan delle risorse disponibili per gli attrattori culturali delle Città Metropolitane».
«Il progetto – ha spiegato – è stato ritenuto dal Governo strategico per lo sviluppo dell’intero Paese, a dimostrazione di quanto sia importante investire le risorse del Recovery soprattutto nel Mezzogiorno.Perchè se riparte il Sud, riparte l’Italia».
«Il finanziamento di 53 milioni di euro – ha proseguito – premia il lavoro costantemente portato avanti dall’amministrazione comunale in questi anni, capace di ridare dignità e autorevolezza alla nostra Città, individuata dal Ministero come sede di uno dei finanziamenti più cospicui inseriti nel piano a livello nazionale. Adesso tocca a noi, tocca alla nostra comunità meritarsi l’attenzione e la fiducia riposta con l’assegnazione di questi fondi, attivando immediatamente l’iter amministrativo per arrivare alla cantierizzazione dell’opera».
«Dopo la realizzazione del waterfront, che sarà inaugurato a breve – ha concluso Falcomatà – e le altre opere di rigenerazione urbana che stanno ridando slancio all’economia e decoro urbanistico al paesaggio sull’intero frontemare cittadino, da Bocale a Catona, adesso siamo finalmente in grado di incastonare il gioiello che renderà ancora più unico e prezioso il tratto costiero della nostra città». (rrc)
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