ENERGIE DEL SUD PER SCRIVERE IL FUTURO
IL CAPITALE UMANO È MOTORE DI SVILUPPO

di SANTO STRATI – Tra storia e innovazione, emergono opportunità, risorse e ostacoli dal V incontro di Sud e Futuri (rigorosamente al plurale) la tradizionale convention della Fondazione Magna Grecia guidata dall’on. Nino Foti. Un “pensatoio” (negli Usa direbbero ThinkThank) che si rivela sempre più prezioso per la grande mole di interventi e contributi a carattere trasversale destinati a chi governa, a chi spettano le decisioni funzionali allo sviluppo o, ahimè, all’inevitabile decrescita ove poco accorte. Vale per tutto il Mezzogiorno, ma vale in modo ancor più specifico per la Calabria ed è triste, alla fine di una tre giorni intensa e proficua, constatare che le idee ci sono, mancano gli esecutori, ovvero la classe politica decisoria che, evidentemente, non non solo non produce iniziative importanti per crescita e sviluppo, ma, disgraziatamente, non sta ad ascoltare idee e proposte che rivelano intelligenza e vivacità di giudizio in quanti credono allo sviluppo possibile.

L’incontro di Castellabate e Paestum è il segnale che esiste una parte d’Italia capace di coinvolgere (grazie alla Fondazione Magna Grecia) teste pensanti a respiro internazionale, in grado di provocare, proporre e suggerire modalità esecutive che non richiedono scostamenti di bilancio o nuove voci di spesa, ma, al contrario, indicano il percorso ideale, la strada maestra, per superare gli ostacoli e risvegliare il Mezzogiorno dal torpore a cui l’hanno costretto da troppo tempo politici inetti e una classe dirigente poco incline a occuparsi di Sud. Eppure tutti continuano a ripetere il mantra «se cresce il Sud cresce il Paese», però poi, nei fatti, la concretezza latita e rimangono solo una serie di buone intenzioni, con le incompiute cui ci hanno abituato negli ultimi 50 anni.

Per questa ragione, il thinkthank della Fondazione Magna Grecia merita un’attenzione particolare da parte della classe politica oggi al governo (ma l’opposizione non faccia ostruzionismo solo per avere la visibilità sempre più scadente) e può offrire solidi argomenti di discussione per avviare una seria riflessione su ciò che non è stato fatto e quello che invece è necessario portare a compimento. In fretta, senza indugi e traccheggiamenti di comodo, perché il Paese non può più aspettare. L’ansia deriva dal PNRR, una montagna di soldi (ahimè, in parte a debito, andranno restituiti), che mette a disposizione i denari necessari per la ripresa, ma esige progettualità e concretezze, non fumosi programmi che non arriveranno mai a compimento (né tantomeno saranno finanziati.

La corsa più rilevante della tre giorni è l’esigenza di puntare sul capitale umano del Mezzogiorno, sulle sue straordinarie risorse umane, svalorizzate e mal utilizzate, quando, in realtà queste energie sono la parte propulsiva di un motore di sviluppo che nessuno è capace di mettere in moto.

Le ragioni di questa inadeguatezza sono state sviscerate, analizzate e sezionate, in modo scientifico, da un parterre di relatori di altissimo livello che ha avuto la possibilità di confronto con ben tre ministri dell’attuale Governo: Eugenia Roccella (famiglia), Raffaele Fitto (Coesione e sviluppo e Gennaro Sangiuliano (Cultura).

I temi sono stati quelli relativi al mancato sviluppo. Si è iniziato parlando di denatalità e spopolamento: ma quale incentivazione c’è per i giovani a creare una famiglia, a mettere su casa e riempirla di figli, quando fare un figlio  significa, nella stragrande maggioranza dei casi, per la donna rinunciare al lavoro e a importanti sbocchi professionali, e per l’uomo assumersi un impegno di spesa che potrebbe rivelarsi insostenibile, con le intuibili conseguenze per una serena crescita del bambino. Si sono chiesti i nostri governanti perché i giovani si sposano sempre di meno (difatti, si è alzata l’età media delle nozze)? La risposta è sconfortante: la grande maggioranza non ha i soldi per affrontare un matrimonio (e parliamo di nozze semplici, senza sfarzo). Se non c’è la copertura dei genitori, sposarsi diventa una nuova, insostenibile, situazione di debito. Quindi, sì alla convivenza (non ci sono spese accessorie), ma dalla precarietà di coppia è difficile anche solo ipotizzare di far crescere la famiglia. Mancano in primo luogo l’assistenza dello Stato (che non investe sulle nuove generazioni) e si avverte l’assenza di un welfare destinato proprio a motivare e incentivare la natalità. Basti guardare nei vicini Paesi europei come viene affrontato il problema: fino a poco tempo fa c’era pure l’iva sui pannolini e sul latte della prima infanzia. Ma dove vivono i nostri governanti? La ministra Roccella assicura che sta facendo salti mortali per cambiare le cose, ma non basta l’impegno solitario (e meritorio) della titolare del dicastero: serve la decisa e precisa convinzione del Governo che occorre davvero un nuovo modo di affrontare il problema denatalità.

E lo stesso vale per lo spopolamento: con lo smart working i nostri giovani potrebbero tornare a vivere nei luogi di nascita, tra il mare e la mointagna, circondati dagli affetti familiari e adagli amici, se solo non ci fosse il gap della Rete che non c’è. Lasciamo pe run momenti da parter i problemi di mobilità – anche se importanti – ma se il collegamento a internet si ferma  pochi mega, come si fa a lavorare in remoto?  Le relazioni della tre giorni offrono idee, spunti e proposte operative.

E che dire del panel dedicato agli investimenti al Sud? Basterebbe la dichiarazione di qualche giorno fa del Presidente della Confindustria Carlo Bonomi a Cosenza: «La Calabria è nel mio cuore», rivelando un snetimento che è comune a molti industriali del Nord che vorrebbero delocalizzare e aprire nuove imprese nel Mezzogiorno. Ma c’è qualcosa che interrompe il  circuito virtuoso che motiva la voglia di fare impresa: il problema (per mutuare un termine usato nelle connessioni di rete) è l’ultimo miglio. Come ha osservato Antonello Colosimo parte attiva di FMG, «l’investimento nel Mezzogiorno nasce come problema dall’unità di Italia e nel 2023 ha le stesse connotazioni. Manca l’ultimo miglio perché non riusciamo a fare progetti, manca la fase di ricerca e sviluppo. Abbiamo un problema di raccordo statuale delle iniziative. Bisogna, quindi, attrarre intelligenze. C’è bisogno di più Stato e più semplificazione».

In altre parole, non si possono attendere mesi per ottenere un parere (non l’autorizzazione, attenzione!) da un ufficio comunale per poter avviare un progetto esecutivo. E non bastano le buone intenzione della Zes di ridurre al minimo la burocrazia, quando poi si inciampa in lungaggini inutili e deprimenti per poter mettere appena la prima pietra del futuro stabilimento. La legge 482 ha prodotto solo investimenti farlocchi (lo testimoniano i tantissimi capannoni abbandonati), al contrario della prima Cassa per il Mezzogiorno dove l’intelligenza di chi la guidava ha favorito crescita e sviluppo in territori dimenticati da Dio e dagli uomini. Poi sappiamo com’è andata a finire, con  un’eredità mal continuata per poco dalla Agenzia per il Mezzogiorno.

Come si fa ad attrarre investimenti? Secondo il ministro Fitto la Zes unica per il Sud farà da volano. Peccato che nessuno gli abbia spiegato che la Zes unica (che non riguarda più solo le aree destinate alle infrastrututre industriali e al terziario, ma l’intero territorio del Mezzogiorno, senza distinguo alcuno) non offre decontribuzione, ma solo crediti di imposta, utili in modo straordinario, per le multinazionali e le grandi imprese del pubblico che fatturano centinaia di milioni e, quindi, hanno un bel po’ di tasse da farsi restituire, ma non offre alcun incentivo all’attività d’impresa, soprattutto alle piccole e medie aziende che sono il tessuto connettivo dello sviluppo e creano occupazione vera. Non c’è un centesimo per sostenere l’avvio d’impresa, ma – si dirà – non è questo l’obiettivo alla base delle Zes, ma non si può ragionare solo in termini di investimenti multimilionari, bisogna guardare al territorio e alla possibilità di creare occupazione e con esse ulteriore indotto. Il decreto si può ancora modificare, speriamo in meglio.

Il meglio di questa tre giorni però riguarda la cultura: con lo sfondo del tempio di Nettuno a Paestum, Sud e Futuri ha dato la parola a sovrintendenti, direttori di musei, specialisti del marketing culturale per offrire idee e contributi esecutivi a quello che è il comparto più importante per lo sviluppo del Mezzogiorno, naturalmente vocato a “mercificare” (nel senso più nobile del termine) l’unicità e la straordinarietà di un patrimonio culturale che il mondo ci invidia.

Non è vero che con la cultra non si mangia: bisogna saperla “vendere” perché la domanda è forte e l’offerta del Paese (escludendo Colosseo, Firenze e Venezia) è modesta, disaggregata e poco attrattiva.

Eppure, il comparto può generare occupazione in modo esponenziale, valorizzando risorse, formandone di nuove, progettando, anche attraverso l’uso delle nuove tecnologie digitali, un’offerta che diventa irrinunciabile per milioni di visitatori. E il patrimonio archeologico, paesaggistico,   culturale del Mezzogiorno è sottoutilizzato, poco valorizzato. Perché oltre alla famosa mancanza di visione ci sono problemi di mobilità (provate ad andare a visitare la Venere Morgantina a Enna: è una disavventura arrivarci), di mancanza di personale, mancanza di professionalità e assoluta assenza della capacità di fare rete. Il male del Mezzogiorno è il localismo e la (stupida) gelosia del territorio che non è campanilismo ma caparbia ostinazione di primeggiare a danno degli altri: provate a immaginare in Sicilia, in Calabria, in Campania una rete (efficace) dell’offerta museale, con guide preparate, progetti di mobilità e trasporto dedicato, solo per fare un piccolo esempio. Quanta nuova occupazione, soprattutto giovanile, verrebbe fuori?

Le energie del Sud ci sono e aspettano solo di essere liberate: il meritorio lavoro di Nino Foti, affiancato dall’on. Saverio Romano e da una schiera di eccellenti collaboratori, mette in campo non parole al vento di chi ama soltanto citarsi addosso, bensì idee, prospettive, progettualità da realizzare. C’è solo da fare tesoro del grande patrimonio di idee che è venuto fuori a Castellabate e Paestum e mettere in pratica le idee che faranno il futuro: non si può pensare solo al presente (cosa che fa regolarmente la politica attuale), ma guardare al futuro. Anzi ai “futuri” (rigorosamente al plurale) che Nino Foti, Romano e Colosimo sono convinti si possano disegnare e rendere realtà, per le nuove generazioni. (s)

A Castellabate Sud e Futuri tra denatalità, Mezzogiorno, intelligenza artificiale e mafie

Ha preso il via, a Castellabate, a Villa Matarazzo, la quinta edizione di Sud&Futuri, il meeting internazionale organizzato dalla Fondazione Magna Grecia, guidata dal Presidente Nino Foti.

L’evento che si è svolto a Villa Matarazzo e che oggi si conclude a Paestum, rappresenta un’importante momento di confronto sui possibili futuri del Mezzogiorno, vede la partecipazione come media partnership del gruppo Pubbliemme–Diemmecom–LaC Network–ViaCondotti21, la collaborazione di AdnKronos e della Fondazione Pio Alferano, il patrocinio dei Comuni di CastellabateCapaccio Paestum e del Parco nazionale del Cilento.

Gli ospiti della prima giornata sono stati introdotti da Paola Bottero, direttore strategico di ViaCondotti21 – Pubbliemme – Diemmecom e Alessandro Russo, direttore editoriale di LaC Network.

Dopo i saluti istituzionali del sindaco di Castellabate Marco Rizzo si è soffermato sull’importanza dei temi di attualità che sono trattati nelle tre giornate dell’evento.

I lavori sono stati aperti dall’intervento in collegamento della ministra Eugenia Maria Roccella, prima dell’inizio del panel “Denatalità e spopolamento” del territorio per capire come dare ai giovani una ragione per restare, o meglio ancora per tornare.

La ministra Roccella ha dichiarato: «Non possiamo sostituire la denatalità con l’emigrazione, perché questo fenomeno è un problema di vitalità, ed è la spia di un problema più profondo, di un Paese incartato su sé stesso ed è una condizione che riguarda l’Italia e anche l’Europa. La famiglia italiana era un mito, ma è stata trascurata dalle politiche pubbliche e per questo dobbiamo puntare a una ripresa di vitalità e di speranza per il nostro futuro».

«Il Governo ha messo al centro la natalità, la famiglia e le pari opportunità, tutti elementi strettamente collegati. L’unico modo per mettere al centro la natalità è mettere al centro la famiglia, attraverso un sostegno concreto economico e fiscale – ha proseguito –. Abbiamo, ad esempio, previsto l’aumento dell’assegno unico o l’assegno di inclusione. È anche necessario un cambiamento culturale per la disattenzione che è stata data alla famiglia e riportare l’idea che fare un figlio non è una penalità, ma una premialità».

Sulla prossima legge di bilancio, la ministra anticipa che «proseguiremo nell’implementazione dell’assegno unico, fino a 6 anni e vogliamo attivare anche altri strumenti per dare degli aiuti per il secondo e terzo figlio. I figli non devono essere un ostacolo per la continuità di carriera delle donne che, troppo spesso, rinunciano a lavorare».

Fabrizio Frullani, vicedirettore del Tg2, ha moderato il panel sul quale si sono confrontati sul tema Pietro Massimo Busetta, professore di statistica economica alla UniPa, ha sottolineato che «ogni anno 100 mila persone vanno via dal Mezzogiorno e lo spopolamento riguarda anche le grandi città. Questo fenomeno si combatte con una attività economica adeguata, offrendo una prospettiva di futuro ai ragazzi che nascono in queste aree. Non basta il turismo che da un 7 per mille di occupazione, bisogna cambiare paradigma».

Fabio Insenga, vicedirettore AdnKronos, ha aggiunto: «Con la mia testata abbiamo fatto una serie di approfondimenti su questo tema che riguarda tutti, dalla famiglia tradizionale e chi aderisce a modelli diversi. Abbiamo riscontrato una profonda consapevolezza di questo fenomeno che viene ricondotto prevalentemente a problematiche di natura economica».

La pedagogista Maria Rita Parsi ha sottolineato come «bisogna mettere in condizione le coppie di comprendere che responsabilità è avere una famiglia, perché il problema della denatalità è strettamente legato alla sfiducia sulla resistenza della coppia. E’ anche un meccanismo legato alla incapacità di sentirsi genitori in pieno, mentre si è occupati anche a realizzarsi. Diventare genitori è governare una nazionale. La soluzione è la formazione».

Emiliana Mangone, professoressa di sociologia dei processi culturali e comunicativi alla UniSa, nelle sue conclusioni ha evidenziato come «i problemi di denatalità e spopolamento vanno affrontati in maniera strutturale con interventi e medio e lungo termine. Oltre agli aiuti di carattere economico e di supporto alle famiglie, bisogna far comprendere sin dall’infanzia come la comunità sia fondamentale per un territorio».

Per Nino Foti «la denatalità ha finito per indebolire la produttività dei territori del Mezzogiorno ampliando notevolmente i divari esistenti fra le aree geografiche del Paese. L’ intero meridione si sta impoverendo, all’anagrafe fra culle sempre più vuote, servizi pubblici poco competitivi ed emigrazione giovanile crescente. Una fuga di massa verso luoghi che assicurano condizioni di vita migliori, con servizi più efficienti e la possibilità di ottenere un posto di lavoro in tempi ragionevoli».

«Così il Sud sarà ancora più sofferente con un PIL che nei prossimi 20 anni potrebbe scendere di 22% che uniti a quelli del precedente ventennio significa – 40%. Anche l’Istat, istituto statistico di Stato – ha concluso – ha chiesto interventi strutturali nel Sud a cominciare dai servizi sanitari, trasporti, assistenza per l’infanzia, qualità dell’istruzione».

Federico Faggin, fisico di fama mondiale e Presidente della Federico and Elvia Faggin Foundation, noto per essere il “padre” del microchip, è stato il protagonista del secondo panel, dedicato ai Rischi dell’Intelligenza Artificiale. Oltre a Faggin sono intervenuti Antonio Baldassarre, Presidente Emerito della Corte Costituzionale, Arthur Gajarsa, Giudice Corte D’Appello Federale Usa e Antonio Nicaso, moderati dal giornalista Fabrizio Frullani.

Un ritorno per Faggin, che, nella prima edizione di Sud e Futuri, ha avuto assegnato il Premio Magna Grecia e nel suo intervento ha spiegato come «già 35 anni fa studiavo l’Ia e posso affermare che un pc non può avere una coscienza. Noi siamo esseri che esistono in una realtà più vasta, più profonda e la nostra coscienza non è il segnale elettrico del pc, è una marcia in più, è un fenomeno quantistico. Noi siamo entità coscienti con libero arbitrio».

«Il fatto che le macchine oggi riescono a imitare le azioni degli uomini è pericoloso – ha sottolineato –. La nuova tecnologia è uno strumento fantastico, ma ci sono persone che la possono utilizzare in modo cattivo e bisogna essere seri su questo tema. La fisica quantistica rappresenta la nostra natura più profonda. Noi esseri umani non siamo solo testa e razionalità, ma siamo anche cuore, empatia e cooperazione elementi che non fanno parte dell’IA e sono proprio questi elementi che ci devono spingere per utilizzarla bene. Dobbiamo crescere in fretta e capire di più dell’IA e non possiamo farci dominare da chi la controlla».

Per Baldassarre «l’IA non può far tutto, solo un uomo con l’intelligenza umana può arrivare a elaborare poesie, libri e composizioni musicali. È una grande potenzialità, ma anche una fonte di rischi e per evitare che le conseguenze negative siano superiori alle cose utili, la società si deve preparare. Deve preparare la scuola, le leggi, tutte le infrastrutture sociali ad essere produttive, ad essere un alleato e non un nemico».

Gajarsa nel suo intervento ha sottolineato come «l’IA non ha l’anima dell’umanità e anche in America ci si sta interrogando sui pericoli di questo strumento, che è comunque un’opportunità per andare avanti, se si usa in modo corretto».

Antonio Nicaso, infine, ha evidenziato come «L’Intelligenza Artificiale può rappresentare un’arma a doppio taglio, perché dà opportunità di progresso, ma viene utilizzata anche dalle organizzazioni criminali. È, quindi, necessario trovare il giusto compromesso».

A chiudere la prima giornata è stato il procuratore di Napoli (attuale di Catanzaro), Nicola Gratteri.

Il magistrato antimafia, alla sua sua prima uscita pubblica in Campania dopo l’importante nomina, è stato protagonista del panel dedicato alla Globalizzazione delle mafie nello spazio digitale insieme al giornalista e saggista Antonio Nicaso: l’incontro è stato introdotto da Nino Foti, presidente della FMG e moderato dalla giornalista Paola Bottero.

Questa tematica è stata oggetto di importanti approfondimenti da parte del Procuratore Gratteri visto che, in questi anni, ha sperimentato per primo in Italia le intercettazioni digitali ed è il principale conoscitore dell’intelligence applicata alla lotta alla mafia.

Antonio Nicaso, che ha scritto insieme a Gratteri numerosi libri sulla criminalità organizzata, nel suo intervento ha spiegato come «le mafie sono riuscite ad adattarsi alle evoluzioni tecnologiche, muovendosi on line e offline, utilizzando sistemi di credito sommerso, dimostrando capacità di coniugare tradizione e innovazione».

«Ad esempio, il coltan, un minerale nero metallico necessario per la produzione di apparecchi tecnologici, il tantalio utilizzato nell’industria aerospaziale e nel nucleare, detenuti in una alta percentuale in Congo – ha proseguito – sono alcune tra le materie prime di cui la ‘ndrangheta va a caccia e che baratta con armi. Un mondo in evoluzione, che comprende il mercato digitale, il metaverso e l’intelligenza artificiale. Ci sono indubbiamente aspetti sul piano del diritto che devono essere necessariamente aggiornati, perché c’è una politica che non riesce a cogliere i cambiamenti e le evoluzioni. C’è un problema di velocità, che bisogna affrontare. Ci muoviamo a due diverse velocità».

Gratteri, invece, si è soffermato sul mercato degli stupefacenti: «L’unica droga che si può sconfiggere al mondo è la cocaina. È un’utopia che si può realizzare se l’Onu fosse un organismo sovranazionale, ma è debole rispetto alle forze e ai poteri nel mondo. Dov’è stato il segretario dell’Onu quando la Russia ha invaso l’Ucraina, ad esempio».

«Per fermare il mercato della droga – ha sottolineato – occorrerebbe l’intervento delle Nazioni Unite, che dovrebbero uscire dai palazzi di vetro e andare nei campi dove si produce la coca, intervenendo in Colombia, in Bolivia, in Perù, imponendo a questi Paesi la conversione delle colture di coca, obbligandoli a seminare grano. I problemi si devono affrontare alla radice, altrimenti non si risolve».

Sul nuovo incarico a Procuratore di Napoli, Gratteri ha spiegato che «incontrerò tutti i sostituti e i 9 Procuratori aggiunti. Li ascolterò per trovare spunti di confronto e capire cosa fare per arrivare ad arginare il fenomeno mafioso, di abusivismo edilizio. Voglio sentire le loro idee ed i progetti per avere una visione, una strategia. È fondamentale creare una sinergia con la polizia giudiziaria, che deve essere rispettata al massimo dalla magistratura. Voglio trasmettere coraggio».

Infine, sulla mafia nello spazio digitale, il magistrato dichiara: «Abbiamo bisogno di assumere ingegneri informatici e hacker. Dobbiamo investire in tecnologie e questo ancora non è avvenuto in Italia che è ancora troppo indietro perché nessuno ha avuto una visione. Questo, invece, è accaduto in altri Paesi europei che hanno modificato notevolmente il loro approccio per il contrasto alle mafie».

Nino Foti ha evidenziato come «lavorare per lo sviluppo sociale e culturale del Mezzogiorno significa, inevitabilmente, trovarsi ad affrontare un discorso sulle Mafie. Siamo in un momento storico in cui l’ideologia criminale viene anche comunicata e idolatrata da stereotipi, simboli e narrazioni dagli stessi protagonisti in un intreccio inedito tra reale e virtuale. Va promossa una riflessione su come è possibile sensibilizzare, soprattutto i giovani, a non riconoscersi in determinate narrazioni, a disvelare i meccanismi artificiali e di disvalori che ne riproducono il successo». 

«Solo con una conoscenza approfondita e strutturata di questi contesti – ha ribadito – è possibile costruire risposte improntate ad una attraente narrazione della legalità anche attraverso progetti che si radicano nella cultura e di chi come noi si occupa di proteggere e promuovere il patrimonio culturale, e con esso la crescita, di cittadini innamorati della propria terra e della legalità, in particolare nel Mezzogiorno d’Italia».

La giornata di ieri, venerdì 29 settembre, si è aperta con un incontro sul tema Mobilità e connessioni. Creare nuove connessioni, migliorare le infrastrutture e adeguarne la rete dei collegamenti, può essere un ottimo volano per attrarre investimenti.

A Villa Matarazzo si sono confrontati Nuccio Altieri, presidente Invimit, Salvio Capasso, responsabile servizio imprese e territorio di SRM, Pierluigi Di Palma, presidente Enac, Nicola Lanzetta, country manager Italia Enel, Dario Lo Bosco, presidente Rfi e Nino Foti.

Su come Investire nel Sud Italia, panel moderato dal giornalista Alessandro Russo, ha registrato, invece, gli interventi di Saverio Romano, deputato e vicepresidente Fmg, Carlo Amenta, commissario straordinario del Governo Zes Sicilia Occidentale, Francesco Cicione, fondatore e presidente Entopan, Antonello Colosimo, presidente di sezione della Corte dei Conti e presidente OdV della Fondazione, Francesco Saverio Coppola, segretario generale associazione internazionale Guido Dorso, Lino Morgante, Presidente e Direttore editoriale Società Editrice Sud Gazzetta del Sud Giornale di Sicilia, Giuseppe Romano, commissario straordinario del Governo Zes Campania e Calabria, Federico Tozzi, executive director Italy – America chamber of commerce e Raffaele Fitto, Ministro per gli Affari Europei, il Sud, le Politiche di Coesione e il Pnrr.

Alle 17.30 è intervenuto il Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, sul tema “Magna Grecia, patrimonio mondiale dell’umanità”. con la partecipazione di Tiziana D’Angelo, Direttore del Parco archeologico di Paestum & Velia, il Presidente della FMG Nino Foti e il vice presidente Saverio Romano. (rrm)

A Paestum e Castellabate torna Sud e Futuri

Prende il via domani, a Castellabate e Paestum, a Villa Matrazzo, la quinta edizione di Sud e Futuri, il meeting internazionale organizzato dalla Fondazione Magna Grecia, guidato da Nino Foti.

L’evento, che rappresenta un importante momento di confronto sui possibili futuri del Mezzogiorno, vede la partecipazione come media partnership deel gruppo Pubbliemme – Diemme – LaCNetwork – Via Condotti21, la collaborazione di Adnkronos e della Fondazione Pio Alferano, il patrocinio dei Comuni di Castellabate, Capaccio Paestum e del Parco nazionale del Cilento.

Nella giornata inaugurale  è particolarmente attesa la partecipazione del neo Procuratore di Napoli (attuale di Catanzaro) Nicola Gratteri: il magistrato antimafia più conosciuto nel mondo, alla sua prima uscita pubblica in Campania dopo l’importante nomina, sarà protagonista alle 18 del panel dedicato alla Globalizzazione delle mafie nello spazio digitale insieme al giornalista e saggista Antonio Nicaso: l’incontro sarà introdotto da Nino Foti, presidente della Fmg e moderato dalla giornalista Paola Bottero.

Questa tematica è stata oggetto di importanti approfondimenti da parte del Procuratore Gratteri visto che, in questi anni, ha sperimentato per primo in Italia le intercettazioni digitali ed è il principale conoscitore dell’intelligence applicata alla lotta alla mafia.

Alle 16.30 Federico Faggin, fisico di fama mondiale e Presidente della Federico and Elvia Faggin Foundation, noto per essere il “padre” del microchip, si soffermerà sul tema dei “Rischi dell’intelligenza artificiale”. Oltre a Faggin interverranno Antonio Baldassarre, Presidente Emerito della Corte Costituzionale, Arthur Gajarsa, Giudice Corte D’Appello Federale Usa e Antonio Nicaso, moderati dal giornalista Fabrizio Frullani.

La prima giornata del meeting parte alle 15 con i saluti istituzionali del sindaco di Castellabate Marco Rizzo e l’intervento della ministra Eugenia Maria Roccella, prima dell’apertura del panel “Denatalità e spopolamento” del territorio per capire come dare ai giovani una ragione per restare, o meglio ancora per tornare. Si confronteranno Pietro Massimo Busetta, professore di statistica economica alla UniPa, Fabio Insenga, vicedirettore AdnKronos, Emiliana Mangone, professore di sociologia dei processi culturali e comunicativi alla UniSa e la pedagogista Maria Rita Parsi.

Il presidente Foti ha dichiarato come «la Magna Grecia esprime un incrocio straordinario di valore storico, architettonico, naturalistico, e, dunque, di valore sociale e umano che va vissuto e interpretato come fonte di ispirazione e di identità, in particolare per le nuove generazioni. È proprio su di loro che ha inizio il nostro percorso di dibattito, il nostro interrogarci su sfide, criticità e soluzioni che impattano, in modo particolare, sui giovani del nostro Mezzogiorno, e dell’Italia in generale».

«Il tema della denatalità – ha aggiunto – va fatto emergere in tutta la sua complessità, e quello che stiamo facendo, anche promuovendo percorsi di ricerca interni al nostro Centro studi, va proprio in questa direzione, cioè indagare le ragioni e le percezioni di chi, in questo momento storico, rappresenta quella parte della società che potrebbe e dovrebbe riconoscere sé stessa anche nella possibilità di avere figli, alla luce di un senso di fiducia nel futuro».

«Laddove questa fiducia e questo desiderio non esistono – ha proseguito – è nostra responsabilità indagarne e comprenderne le ragioni, e provare a interrogarci su azioni e politiche utili a rimuovere quegli ostacoli cognitivi e pratici che rappresentano una barriera al progettare la propria genitorialità fra i giovani. Pensare alle nuove generazioni significa anche ragionare sull’ambiente digitale che ne costituisce sempre di più lo spazio di vita e di lavoro. La diffusione capillare dell’impatto dell’AI nelle nostre vite è trasversale a ogni ambito. E ciò comporta opportunità e criticità totalmente inedite».

La seconda giornata di venerdì 29 settembre, ospitata sempre a Villa Matarazzo, si aprirà alle 10.30, con un incontro tema “Mobilità e connessioni”. Creare nuove connessioni, migliorare le infrastrutture e adeguarne la rete dei collegamenti, può essere un ottimo volano per attrarre investimenti.

Dopo i saluti istituzionali di Giuseppe Coccorullo, presidente del Parco nazionale del Cilento, si confronteranno Nuccio Altieri, presidente Invimit, Salvio Capasso, responsabile servizio imprese e territorio di SRM, Pierluigi Di Palma, presidente Enac, Nicola Lanzetta, country manager Italia Enel, Dario Lo Bosco, presidente Rfi e Nino Foti.

Su come “Investire nel Sud Italia”, panel moderato dal giornalista Alessandro Russo, interverranno, a partire dalle 15, Saverio Romano, deputato e vicepresidente Fmg, Carlo Amenta, commissario straordinario del Governo Zes Sicilia Occidentale, Francesco Cicione, fondatore e presidente Entopan, Antonello Colosimo, presidente di sezione della Corte dei Conti e presidente OdV della Fondazione, Francesco Saverio Coppola, segretario generale associazione internazionale Guido Dorso, Lino Morgante, Presidente e Direttore editoriale Società Editrice Sud Gazzetta del Sud Giornale di Sicilia, Giuseppe Romano, commissario straordinario del Governo Zes Campania e Calabria, Federico Tozzi, executive director Italy – America chamber of commerce e Raffaele Fitto, Ministro per gli Affari Europei, il Sud, le Politiche di Coesione e il Pnrr.

La giornata conclusiva di sabato 30 settembre si svolgerà nel Parco archeologico di Paestum (Sa) e sarà dedicato alla “Magna Grecia, patrimonio mondiale dell’umanità”. Si parte alle 10.30. Dopo i saluti istituzionali di Gennaro Sangiuliano, Ministro della Cultura e di Francesco Alfieri, sindaco di Capaccio Paestum, il dibattito si concentrerà su come portare a regime il soft–power di un patrimonio culturale unico al mondo e la sua complessa gestione.

Interverranno Maria Tripodi, sottosegretario di Stato al Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale, Raffaella Bonaudo, soprintendente Archeologia, Belle arti e Paesaggio di Salerno e Avellino, Raffaele Bonsignore, presidente Fondazione Sicilia, Tiziana D’Angelo, direttore del Parco archeologico di Paestum & Velia, Diego Di Paolo, destination management specialist e ideatore del cammino di Francesco, Fabio Finotti, direttore IIC NY e presidente internazionale Aislli–Unesco, Luca Introini, area progettazione territoriale Civita mostre e musei, Fausto Longo, direttore scuola di specializzazione in Beni Archeologici dell’UniSa, Ugo Picarelli, fondatore e direttore Borsa mediterranea del turismo archeologico. (rrm)

Sud e Futuri: a Scilla con la Fondazione Magna Grecia

Domani, lunedì 10 e martedì 11 luglio, a Scilla si terrà Sud e Futuri, la manifestazione organizzata dalla Fondazione Magna Grecia, guidata da Nino Foti, per immaginare i possibili futuri del Mezzogiorno.

Un evento, dunque, che è l’occasione per discutere e riflettere sul Mezzogiorno e le sue potenzialità di sviluppo e, come sempre, parterre di ospiti davvero d’eccezione. In attesa dell’International annual meeting che a settembre approderà a Paestum e Castellabate, nasce il primo Focus che negli anni diventerà un appuntamento stabile a Scilla: Un Sud “Green & Blue”, Risorse, Ostacoli e Opportunità. Quali sono i futuri possibili? Il Sud può diventare green? Come si racconta un territorio per rendere il turismo una vera leva di sviluppo?

Queste e altre suggestioni strategiche per il rilancio del Mezzogiorno emergeranno sotto la regia dei conduttori: Fabrizio Frullani, vicedirettore del Tg2, Alessandro Russo, direttore editoriale di LaC Network e Paola Bottero, direttore strategico di Pubbliemme-ViaCondotti21.

Primo appuntamento lunedì 10 luglio alle 10.30, con i saluti della Commissione straordinaria di Scilla e l’introduzione di Nino Foti, presidente della Fondazione Magna Grecia. Si parlerà del “Valore aggiunto della ricerca” con Fiammetta Pilozzi, responsabile del settore ricerca della Fondazione Magna Grecia e Simona Totaforti, prof. ordinario di Sociologia dell’Ambiente e del Territorio dell’Università per Stranieri Dante Alighieri di Reggio Calabria.

Alle 12 si aprirà il panel “La grande sete del Sud e i dissesti idrogeologici”, con Salvatore Barbagallo, professore di Idraulica agraria dell’Università di Catania, Cataldo Calabretta, amministratore di Sorical, Antonello Colosimo, magistrato della Corte dei Conti e socio fondatore della Fondazione Magna Grecia, Erasmo D’Angelis, presidente Fondazione Earth and Water Agenda EWA e Massimo Sessa, presidente del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici.

Sulle “Infrastrutture necessarie per cambiare il Sud Italia” si confronteranno – a partire dalle 15.30 – Pietro Busetta, professore di Statistica Economica dell’Università degli Studi di Palermo, Giusy Caminiti, sindaco di Villa S. Giovanni, Francesco Saverio Coppola, segretario generale dell’Associazione Internazionale Guido Dorso, Paolo Di Giannantonio, giornalista Rai, Dario Lo Bosco, presidente RFI, Saverio Romano, deputato e vicepresidente Fondazione Magna Grecia, Roberto Occhiuto, presidente della Regione Calabria, Silvio Greco, vice presidente della Stazione Zoologica Anton Dohrn, Francesco Russo, professore di Ingegneria dei Sistemi di Mobilità Sostenibile dell’Università degli Studi di Reggio Calabria, Luciano Pollichieni, analista per la Fondazione Med-Or e collaboratore di Limes, Carmelo Versace, presidente della Città Metropolitana di  Reggio Calabria e con Antonio Viscomi, giuslavorista, direttore Digit Lab Law dell’Università degli Studi Magna Grecia di Catanzaro.

Nella seconda giornata di incontri, martedì 11 luglio, si discuterà soprattutto di turismo. Come far diventare le ricchezze del Sud un vero volano per lo sviluppo? Come si narra un territorio in modo strategico perché i bellissimi borghi del Mezzogiorno si sviluppino, anche grazie alla grande occasione del Pnrr?

Alle 10.30 scopriremo come Narrare un territorio in chiave turistica: il valore della cultura e della comunicazione con Pierpaolo Bombardieri, segretario nazionale Uil, Pietro Busetta, professore di Statistica Economica dell’Università degli Studi di Palermo, Giancarlo Dell’Orco, destination manager ed esperto di reti locali, Roberta Garibaldi, presidente dell’Associazione Italiana Turismo Enogastronomico, Raffaele Greco, commissario straordinario dell’Ente Parchi Marini della Calabria, Giuseppe Zimbalatti, rettore dell’Università Mediterranea, Giorgia Bettaccini, manager di Comunità, Francesco Cicione, presidente di Entopan, Nino Foti, presidente della Fondazione Magna Grecia, Raffaele Rio, presidente di Demoskopika e Ninni Tramontana, presidente della Camera di Commercio di Reggio Calabria.

Delle Opportunità del Pnrr: presentazione Bando Borghi e Bando Borghi Imprese discuteranno alle 15.30 Nicole Conte, consulente di finanza agevolata Sercam Advisory, Giancarlo Dell’Orco, presidente Coopera, Maria Cristina Leardini, Cofounder di Sharryland. (rrm)

Il 10 luglio a Scilla torna “Sud e Futuri” della Fondazione Magna Grecia

Lunedì 10 e martedì 11 luglio, a Scilla si terrà Sud e Futuri, la manifestazione organizzata dalla Fondazione Magna Grecia, guidata da Nino Foti, per immaginare i possibili futuri del Mezzogiorno.

Un evento, dunque, che è l’occasione per discutere e riflettere sul Mezzogiorno e le sue potenzialità di sviluppo e, come sempre, parterre di ospiti davvero d’eccezione. In attesa dell’International annual meeting che a settembre approderà a Paestum e Castellabate, nasce il primo Focus che negli anni diventerà un appuntamento stabile a Scilla: Un Sud “Green & Blue”, Risorse, Ostacoli e Opportunità. Quali sono i futuri possibili? Il Sud può diventare green? Come si racconta un territorio per rendere il turismo una vera leva di sviluppo?

Queste e altre suggestioni strategiche per il rilancio del Mezzogiorno emergeranno sotto la regia dei conduttori: Fabrizio Frullani, vicedirettore del Tg2, Alessandro Russo, direttore editoriale di LaC Network e Paola Bottero, direttore strategico di Pubbliemme-ViaCondotti21.

Primo appuntamento lunedì 10 luglio alle 10.30, con i saluti della Commissione straordinaria di Scilla e l’introduzione di Nino Foti, presidente della Fondazione Magna Grecia. Si parlerà del “Valore aggiunto della ricerca” con Fiammetta Pilozzi, responsabile del settore ricerca della Fondazione Magna Grecia e Simona Totaforti, prof. ordinario di Sociologia dell’Ambiente e del Territorio dell’Università per Stranieri Dante Alighieri di Reggio Calabria.

Alle 12 si aprirà il panel “La grande sete del Sud e i dissesti idrogeologici”, con Salvatore Barbagallo, professore di Idraulica agraria dell’Università di Catania, Cataldo Calabretta, amministratore di Sorical, Antonello Colosimo, magistrato della Corte dei Conti e socio fondatore della Fondazione Magna Grecia, Erasmo D’Angelis, presidente Fondazione Earth and Water Agenda EWA e Massimo Sessa, presidente del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici.

Sulle “Infrastrutture necessarie per cambiare il Sud Italia” si confronteranno – a partire dalle 15.30 – Pietro Busetta, professore di Statistica Economica dell’Università degli Studi di Palermo, Giusy Caminiti, sindaco di Villa S. Giovanni, Francesco Saverio Coppola, segretario generale dell’Associazione Internazionale Guido Dorso, Paolo Di Giannantonio, giornalista Rai, Dario Lo Bosco, presidente RFI, Saverio Romano, deputato e vicepresidente Fondazione Magna Grecia, Roberto Occhiuto, presidente della Regione Calabria, Silvio Greco, vice presidente della Stazione Zoologica Anton Dohrn, Francesco Russo, professore di Ingegneria dei Sistemi di Mobilità Sostenibile dell’Università degli Studi di Reggio Calabria, Luciano Pollichieni, analista per la Fondazione Med-Or e collaboratore di Limes, Carmelo Versace, presidente della Città Metropolitana di  Reggio Calabria e con Antonio Viscomi, giuslavorista, direttore Digit Lab Law dell’Università degli Studi Magna Grecia di Catanzaro.

Nella seconda giornata di incontri, martedì 11 luglio, si discuterà soprattutto di turismo. Come far diventare le ricchezze del Sud un vero volano per lo sviluppo? Come si narra un territorio in modo strategico perché i bellissimi borghi del Mezzogiorno si sviluppino, anche grazie alla grande occasione del Pnrr?

Alle 10.30 scopriremo come Narrare un territorio in chiave turistica: il valore della cultura e della comunicazione con Pierpaolo Bombardieri, segretario nazionale Uil, Pietro Busetta, professore di Statistica Economica dell’Università degli Studi di Palermo, Giancarlo Dell’Orco, destination manager ed esperto di reti locali, Roberta Garibaldi, presidente dell’Associazione Italiana Turismo Enogastronomico, Raffaele Greco, commissario straordinario dell’Ente Parchi Marini della Calabria, Giuseppe Zimbalatti, rettore dell’Università Mediterranea, Giorgia Bettaccini, manager di Comunità, Francesco Cicione, presidente di Entopan, Nino Foti, presidente della Fondazione Magna Grecia, Raffaele Rio, presidente di Demoskopika e Ninni Tramontana, presidente della Camera di Commercio di Reggio Calabria.

Delle Opportunità del Pnrr: presentazione Bando Borghi e Bando Borghi Imprese discuteranno alle 15.30 Nicole Conte, consulente di finanza agevolata Sercam Advisory, Giancarlo Dell’Orco, presidente Coopera, Maria Cristina Leardini, Cofounder di Sharryland. (rrc)

SudeFuturi: Pnrr, capitale umano, giovani e donne punti su cui far ripartire il Mezzogiorno

Tantissimi sono i temi su cui far ripartire il Mezzogiorno, ma, di sicuro, il Pnrr, il capitale umano, i giovani e le donne sono quelli su cui ci si deve focalizzare, e che sono stati individuati come fondamentali per la ripartenza del Mezzogiorno nel corso dell’ultima sessione di SudeFuturi, il terzo meeting internazionale della Fondazione Magna Grecia che si è chiuso al Castello Ruffo di Scilla.

Degli esseri umani come risorsa per la ripartenza del Mezzogiorno, ne hanno parlato Antonella Polimeni, Rettrice dell’Università La Sapienza di Roma, Anna Barbaro, campionessa di Paratriathlon, Adriano Giannola, presidente della Svimez e Francesco Cicione, presidente Entopan.

La Rettrice Polimeni, ha dichiarato che «mio padre era uomo di questa terra e credo di aver ereditato dalla Calabria la mia grande determinazione».

«Il mio motore è sempre stata la passione per l’attività accademica – ha aggiunto –. Sin da bambina volevo fare l’insegnante». E sui pregi e i limiti della didattica a distanza ha aggiunto: «La dad è stato uno strumento a cui tutte le università italiane si sono adattate velocemente, un’esperienza di cui dovremo far tesoro per rimodulare il futuro immaginando alcune forme di insegnamento. Ma non può in alcun modo sostituire la presenza perché l’università non è solo didattica ma anche socialità. Si devono formare le persone non solo trasmettere i saperi».

Di ripresa ha parlato anche la reggina Anna Barbaro, campionessa di Paratriathlon (argento Tokyo 2021): «La pandemia in un primo momento mi ha abbattuto perché si era capito che le Olimpiadi sarebbero state sospese. Mi sono mancati gli allenamenti ed in particolare il nuoto. Poi la mia famiglia ha allestito una piccola palestra in casa ed il 6 maggio sono tornata in acqua ed è stato bellissimo perché era il mare di casa mia a Pellaro. C’eravamo solo io ed il mio allenatore e non volevo più uscire».

La campionessa si è poi soffermata sulle difficoltà della preparazione ai giochi durante il periodo pandemico: «Fino a Tokyo siamo stati chiusi in bolla. In zona bianca per molti è ripartita la quotidianità mentre noi atleti siamo stati tutelati. Dietro questa medaglia c’è una famiglia forte, un allenatore forte e un compagno presente». Poi, in conclusione, ha raccontato del calore ricevuto dalle persone del territorio che l’hanno supportata fin dagli allenamenti per le vie di Reggio Calabria: «Sono caduta tante volte, ho avuto tante difficoltà ma qualcosa si sta muovendo».

L’Italia non può ripartire se il Nord resta l’unico motore, ne è convinto Adriano Giannola, presidente Svimez. «Pensare di riprendere quello che era prima la pandemia sarebbe un errore. I fondi servono a cambiare rotta nel Paese, soprattutto in tema di Nord e Sud. Non fermare il vento del nord è stato il mantra nazionale degli ultimi decenni, se non cambia questa visione non si riparte». Per far questo sarebbe necessario investire in opere d’impatto, «uno shock emotivo» è ciò di cui il paese ha bisogno. Ciò potrebbe essere rappresentato dai porti e dal ponte sullo Stretto dato che «gli investitori considerano la Sicilia il centro strategico del mediterraneo».

E sul Pnrr ha concluso: «Il problema non è avere il 40% ma come verrà utilizzato».

«Un uomo di esempio» è ciò che è Santo Versace, ha detto il presidente di Entopan, Francesco Cicione, che da anni persegue il sogno di realizzare in Calabria e nel sud Italia, nel cuore del Mediterraneo, un ecosistema di innovazione fatto di spazi, campus fisici materiali e immateriali e stakeholder di vario genere che possano collaborare nello sforzo di produrre innovazione utile e armonica. « Il Sud è una risorsa per l’Europa e soprattutto per il Mediterraneo. La nostra sfida è uno sforzo inedito. Abbiamo deciso di farlo al Sud e senza alcun ricorso alla finanza pubblica. Perché la finanza pubblica non ha tempi compatibili con l’innovazione. Oggi si parla spesso di Pnrr e il grande assente in questa discussione è il contributo umano. Senza un capitalismo generativo non può esistere un’amministrazione etica».

Biagio Mazzotta, Ragioniere generale dello Stato, su domanda di Paolo Mieli in relazione a possibili sottrazioni di fondi del PNRR al Sud, lo ha escluso: «Ritengo non ci sia un problema di sottrazione di risorse al Sud – ha spiegato Mazzotta. Alcuni progetti assegnati in via diretta nell’ambito della rete ferroviaria ad esempio. Altri saranno messi al bando e il 40% degli stanziamenti, andranno al Sud. Se i progetti ci sono e le regioni saranno efficienti, ci saranno i finanziamenti. Nessuna ingiustizia, bisogna saperseli guadagnare. Il Nord rimane in vantaggio in questo momento nella progettazione. Il Sud deve cambiare il modo di fare del recente passato in cui presenta, sì i progetti di spesa, ma molto spesso questi ultimi venivano considerati inammissibili».

Secondo Francesca Moraci, docente, urbanista, già membro cda gruppo Fs, «l’investimento deve essere considerato in una strategia complessiva. Ci vuole una visione, un sistema paese che deve essere competitivo e incastonato nel Mediterraneo. Sarà fondamentale realizzare l’alta velocità fino a Reggio Calabria.  Ci sono 4 miliardi previsti per il Sud e 2 miliardi per nuove opere che devono essere utilizzati per recuperare i ritardi nelle infrastrutture».

Sull’importanza di realizzare infrastrutture nel Meridione si è soffermato anche Giorgio Spaziani Testa, presidente di Confedilizia: «le infrastrutture sono fondamentali per valorizzare le bellezze e i borghi del Sud Italia che spesso sono irraggiungibili proprio per l’assenza di infrastrutture e mezzi».

Inoltre, per la valorizzazione dei borghi semi abbandonati del Meridione, per Spaziani Testa non hanno senso iniziative: «Non è la vendita a un euro delle case  che risolve il problema, bisogna farli rivivere».

Fabrizio Frullani, giornalista del Tg2, ha puntato l’attenzione sui tempi. «Non ci dimentichiamo che per il PNRR saranno fondamentali e che proprio in questi giorni ci sarà il primo banco di prova. Sull’alta velocita, il premier Mario Draghi ha detto che si farà fino a Reggio Calabria. Dobbiamo avere fiducia e ricordare che ci troviamo davanti a un’occasione storica che va accolta con tutte le forze e la disponibilità di tutti».

Sul tema di occupazione, giovani, donne e previdenza nel corso del dibattito moderato dal giornalista Fabrizio Frullani, è intervenuto Cesare Damiano, già ministro del Lavoro, cda Inail, che ha messo in luce il problema della sconnessione tra scuole e imprese.  Spesso essere troppo formati paradossalmente diminuisce le opportunità di occupazione perché ciò comporta una maggiore remunerazione e maggiori diritti e garanzie. «Si diceva che la flessibilità avrebbe creato più posti di lavoro ma non è stato così. Sicuramente il reddito di cittadinanza andrebbe riformulato».

Damiano ha poi parlato di politiche attive che «devono essere un ponte tra la disoccupazione ed il futuro impiego utilizzando formazione e tracciando percorsi su misura».

Ernesto D’Amato, Ceo di Radar Academy che si occupa di ricerca e selezione del personale. «Le imprese occupano due terzi dei lavoratori in Italia per cui rappresentano gran parte degli sbocchi professionali. Le aziende chiedono determinate caratteristiche ma i giovani fanno fatica a trovare occupazione e le ragioni di questo gap risiedono nel sistema scolastico e universitario che dovrebbero porsi delle domande in termini di metodologie».

«Si parla spesso di dad e di didattica in presenza – ha aggiunto – ma si parla poco di modalità didattiche e di apprendimento. Dovremmo rendere l’apprendimento più interessante ed efficace rispetto alle competenze richieste dal mondo del lavoro e soprattutto da quello delle imprese. Il mercato del lavoro deve ripartire da innovazione, competenze digitali e creatività. La risorsa fondamentale per competere sono i giovani».

Anche Marialuisa Gnecchi, vicepresidente Inps, ha espresso un suo pensiero sul reddito di cittadinanza: «È una misura a nucleo familiare per cui paragonare i 700 euro con il guadagno di un singolo componente è sbagliato. Si dovrebbe invece ragionare di lavoro, retribuzione regolare e contribuzione regolare per avere una pensione con cui si possa vivere».

Ha, inoltre, espresso l’urgenza di colmare il gap di genere: «La pensione delle donne è la metà di quella degli uomini. Il lavoro è il primo vero mezzo di inclusione sociale per cui è importante che ci sia equa distribuzione». Gnecchi ha inoltre invitato a ragionare sui lati positivi della pandemia che «ha insegnato che si può lavorare a distanza ed esistono molti lavori che si possono fare da remoto». Lo smart working può diventare volano di occupazione nel Mezzogiorno».

Filippo Ribisi, vicepresidente Confartigianato imprese, ha evidenziato il problema del deficit di formazione. «Mancano le persone formate, gli elettricisti formati, gli edili specializzati. Quello che oggi richiedono le piccole e medie imprese per completare le politiche attive del lavoro non può farsi solo con gli uffici di collocamento ma investendo in risorse umane, riqualificando il personale e comunicando col privato». La soluzione di Ribisi è «investire negli istituti tecnici e nelle scuole professionali perché il futuro del lavoro è nella formazione».

Renato Mason, direttore Cgia Mestre. «La situazione italiana vede Pil, export e consumi interni progredire. Chi ha patito davvero la crisi economica sono giovani, donne e Sud. Chi ha responsabilità decida politiche serie per giovani, donne e Mezzogiorno. O si creano condizioni endogene territoriali di sviluppo e crescita o non si va da nessuna parte».

Mason si è, poi, interrogato sulla crescita esponenziale di partite Iva al meridione in controtendenza con ciò che sta accadendo al Nord e ha esortato chi ha potere dirigenziale a capire «dove, come e perché nascono» e soprattutto ha esortato a «mettere una rete di protezione» per le pmi.  In ultimo ha puntato i riflettori su un altro fenomeno preoccupante che è l’abbandono scolastico.

E sull’aumento delle partite Iva si è interrogato anche Alessandro Paone, giuslavorista e partner Lablaw: «Significano crescita o una fuga dal lavoro subordinato?».

Dopodiché invitato a ragionare sui lavori del futuro «che non sono stati ancora studiati. Abbiamo sempre studiato la crescita ma non lo sviluppo. Non guardiamo mai al domani».

Di trasformazione digitale ha parlato Anna Gionfriddo di Manpower Group Italia. «Siamo in un momento importante di trasformazione digitale che la pandemia ha accelerato in maniera importante. Si è subito pensato che questa trasformazione avrebbe tolto posti di lavoro ma non è cosi. Compito del mercato del lavoro è far incontrare la richiesta di occupazione con le effettive competenze».

«Nel Sud – ha aggiunto – la prospettiva è positiva. Il turismo, che è il settore trainante, è ripartito solo che non si trova personale da reclutare perché nel frattempo le persone si sono ricollocate».

Ivano Spallanzani, presidente Assimpresa Spa, ha parlato ancora di partite iva e Mezzogiorno interrogandosi sul futuro delle piccole e medie imprese che dovranno confrontarsi con una «burocrazia massacrante» che è «contraria al sistema imprenditoriale».

Di pensioni si è occupato Gianfranco Verzaro, comitato direttivo Assoprevidenza, mettendo in discussione la compatibilità degli anticipi (Quota 100) che «contraddicono la parte di sostenibilità del costo pensionistico che era stato faticosamente consegnato dal ’92 in poi».

Verzaro si è espresso sull’urgenza di cercare meccanismi diversi per sostenere dei contratti di espansione ad esempio «un’uscita morbida dal lavoro che potrebbe evitare lo spreco umano ed economico».

La penultima sessione di lavoro si è aperta con il saluto del ministro per Affari Regionali Maria Stella Gelmini, collegato via streaming. «Cultura, sviluppo e infrastrutture sono temi importantissimi sui quali è concentrato anche il governo, in questo momento impegnato a mettere a terra il Pnrr».

«Sto provando a fare in modo – ha spiegato – che il Piano abbia il consenso degli Enti locali che devono essere coinvolti fin dal primo momento della progettazione. Il Piano deve essere occasione per un nuovo protagonismo del Mezzogiorno e servire anche a ricucire il territorio. Sono certa che questa tre giorni di lavoro a Scilla porterà un grande contributo anche in questa direzione».

Alessandro Paone, giuslavorista di Lablaw, si è soffermato sullo smart working. «Nei primi 3 mesi di pandemia tutti ci siamo innamorati dello smart working che però, successivamente, ha mostrato molti limiti. In realtà stiamo guardando un fenomeno nuovo da un punto di vista vecchio. Le aziende non adotteranno mai una formula unica ma, nell’ambito dell’organizzazione del lavoro, può essere anche lo smart uno strumento e quindi può essere un modello di sviluppo».

Matilde Marandola, presidente Aidp nazionale: «Siamo stati certamente presi alla sprovvista dalla pandemia. La chiave di lettura per riorganizzare il sistema di lavoro deve essere l’ascolto. Ci sono tante persone del Sud, ad esempio, che con lo smart working possono stare al Sud.  Non contano luogo e tempo, ma i risultati e anche i datori di lavoro se ne stanno accorgendo».

Elena Militello, presidente South working: «Serve, comunque, un cambiamento di mentalità. Le nuove modalità di lavoro potrebbero anche essere stabilite mediante un accordo scritto tra lavoratore e dipendente e, spesso, possono aumentare la produttività senza considerare solo gli orari in maniera rigida. Non credo, però, nello smart working da casa, ma da spazi appositi di coworking. In ogni caso per una prestazione lavorativa all’altezza servono una buona connessione internet e mezzi di trasporto efficienti».

Stefano Cianciotta
, presidente Abruzzo Sviluppo: «Non dobbiamo dimenticare che il lavoro si sviluppa se ci sono le imprese ad investire. Il fenomeno del south working è interessante e  nei nostri borghi si può fare, ma non ne determinerà lo sviluppo. Non è la panacea che risolve i problemi del Mezzogiorno ma solo una modalità di organizzazione del lavoro».

Anna Maria Testa, direttore risorse umane Zte Italia: «Le imprese che non erano pronte hanno sofferto di più durante la pandemia. Dobbiamo stare di più sul territorio, ascoltare le esigenze dei lavoratori e dare ai più giovani la possibilità di individuare la propria strada».

Gianpiero Tufilli, direttore risorse umane Thales: «Credo si debba continuare con lo smart working a prescindere dal discorso emergenziale. È un’opportunità? Va valutata caso per caso, ma di certo serve formazione adeguata sia per i leader che per i lavoratori. Può essere una grande opportunità per il Sud, favorendone l’indotto nel momento in cui i lavoratori vi si trasferiscono e potrebbe  migliorare la condizione dell’individuo».

A chiudere questa terza edizione di SudeFuturi, la discussione sullo Stato della democrazia.

Ripartire dal Mediterraneo non può non farci interrogare sul ruolo della Turchia in Europa e non si può ovviamente ignorare l’influenza degli Stati Uniti e l’alleanza atlantica. Paolo Mieli ne ha discusso con Antonio Baldassarre, Gabriele Checchia, Arthur Gajarsa, Valeria Giannotta, Panagiotis Roumeliotis.

Secondo Arthur Gajarsa, giudice d’Appello Federale Usa, è importante che un governo democratico protegga l’intera popolazione «ma alcune restrizioni sono necessarie per ripartire in sicurezza». Gajarsa ha risposto all’accusa dell’Isolamento degli Stati Uniti elencando le numerose sfide interne che l’America si trova attualmente a dover affrontare: come la stagnazione, l’inflazione, assieme alla nuova ondata pandemica. Gli Stati Uniti si trovano inoltre di fronte ad una crisi di fiducia dovuta al ritiro dall’Afghanistan.

Sulla questione afgana si è espresso anche Gabriele Checchia, ambasciatore d’Italia presso l’Ocse a Parigi e la Nato a Bruxelles: «La tragedia afgana impone riflessioni pesanti negli USA, in Europa e nelle relazioni transatlantiche. C’è stata da parte europea una sottovalutazione della vicenda. Per qualche motivo il presidente Biden ha ritenuto non demandabile la data del ritiro. L’Europa aveva suggerito di posticipare per un ritiro più ordinato». Difendendo però il ruolo della Nato: «Il rapporto transatlantico è più difficile ma deve restare vitale: la Nato va protetta. Macron parla di autonomia ma deve essere un’autonomia strategica. Non ci può essere autonomia strategica senza sovranità tecnologica. Le difficoltà che più mi preoccupano sono quelle di creare una politica estera europea senza una governance europea». Il problema dell’Europa, secondo Checchia, è la contrapposizione tra «tendenza centripeta dei valori e  tendenza centrifuga del mercantilismo» e la mancanza di un esercito comune.

Ancora geopolitica. Della Turchia e del suo ruolo strategico se si vuole ripartire dal Mediterraneo ha parlato Valeria Giannotta (direttore scientifico Osservatorio Turchia, centro studi di Politica Internazionale): «La Turchia aspira al ruolo di player regionale. Il fatto che sia stata in grado di intervenire in Libia va oltre l’accordo militare. Tra Europa e Turchia c’è una crisi di fiducia a 15 anni dai negoziati. Ankara viene trattata come altro rispetto all’Unione Europea ma risulta comoda quando c’è da usare la forza».

Un doppio standard sul quale l’Europa è obbligata a fare autocritica.

L’ingresso della Turchia in Europa fu supportato anche dalla Grecia, cosi ha affermato Panagiotis Roumeliotis, economista e già ministro dell’Economia in Grecia, poiché non c’era altra maniera «perché si adeguasse agli standard e allo stato di diritto europeo».

L’ex ministro dell’Economia ellenico si è poi soffermato sulle molte sfide che l’Europa dovrà affrontare per ripartire dalla pandemia: «Ci sono molti problemi, tra i quali la stagnazione secolare che proviene dall’invecchiamento della popolazione e dall’improduttività. Bisogna rivedere il patto di stabilità per dare opportunità ai paesi in difficoltà di crescere senza dimenticare di considerare come prioritaria la questione dei cambiamenti climatici perché non aspettano. E soprattutto è necessario farsi trovare preparati a nuove crisi. Dobbiamo avere obiettivi a breve, medio e lungo termine».

Sui rischi dei valori democratici si è infine espresso Antonio Baldassarre, Presidente emerito della Corte costituzionale: «Io sono un realista e per mia esperienza quando i valori si sono scontrati con interessi pratici hanno perso. L’Europa è una costruzione costituzionale e politica che non c’è mai stata nella storia. È un unicum quindi le sue difficoltà sono atroci» Le democrazie sono a rischio, ha detto ancora Baldassarre, quando passa il messaggio che gli stati autocratici rispondono in maniera più agile alle difficoltà: «Se si dimostra che gli stati autocratici funzionano meglio in periodi di crisi si rigettano le fondamenta della democrazia».

«L’Europa è una forza civile in un mondo che sta scoppiando per questo si è rivelata debole nel gioco geopolitico», ha concluso. (rrc)

SUD, DA SCILLA LE IDEE DI RINNOVAMENTO
LA SFIDA È GIA AVER SCELTO LA CALABRIA

di SANTO STRATI – La prima sfida già sta nella scelta della location: la Calabria, Scilla. Convocare un super “pensatoio” par parlare di Sud in Calabria spiega chiaramente l’idea di Mezzogiorno che porta avanti la Fondazione Magna Grecia guidata dall’ex deputato Nino Foti: «la Calabria è il luogo migliore – ha detto la giornalista Paola Bottero in apertura dei lavori – per immaginare un futuro diverso che sappia valorizzare le ricchezze del territorio».

C’è un potenziale incredibile in questa terra e, soprattutto, occorre fare una profonda opera reputazione per restituire la vera immagine di una regione come, purtroppo, in tantissimi non la vedono. La Calabria come terra di crescita e sviluppo, di formazione, di intelligenze e di risorse umane che, ovunque nel mondo, hanno mostrato capacità e competenze. Il merito del convegno Sud-e-Futuri è proprio questo: aver messo la Calabria al centro dell’attenzione pubblica, sotto riflettori di luce positiva, che diano al territorio le giuste chances di ripresa. È questo il punto di inizio: la ripartenza, soprattutto alla luce dei miliardi messi a disposizione dall’Europa e disponibili con il “Piano di ripresa e resilienza” perché si possano finalmente offrire vere opportunità ai nostri giovani.

Discutere di sviluppo non è mai un esercizio inutile: serve focalizzare idee e proposte, finalizzare iniziative, sviluppare e portare avanti progetti che siano concreta dimostrazione che stavolta si fa sul serio. Anche perché – sia ben chiaro – questa è l’ultima occasione. Come il Piano Marshall ha fatto risorgere l’Italia (ed erano risorse minime rispetto a quelle di oggi), così il PNRR se intelligentemente utilizzato offre un’opportunità straordinaria per tutta la regione, per i calabresi che ci vivono e per quelli (tantissimi) disponibili a tornarci (con l’ansia dell’assai gradito ritorno a casa).

Occorre guardare con molta attenzione ai risultati questi tre giorni (il convegno si chiude oggi) per valutarne i suggerimenti e analizzare le idee, cosa che la nostra classe politica e dirigente ha sempre mancato di fare. Serve una visione di futuro, una strategia che metta insieme le tante problematiche del Mezzogiorno e indichi le soluzioni per sanità, mobilità, lavoro: è quest’ultimo l’obiettivo principale che dovrebbe occupare i pensieri del futuro governatore della Calabria. Creare occasioni e opportunità di lavoro per i tantissimi laureati e diplomati che hanno il trolley pronto per partire, con la morte del cuore, perché non ci sono le condizioni di welfare che permettano di progettare un qualunque futuro, mettere su famiglia, comprarsi una casa, offrire ai figli che verranno condizioni di vita adeguate. I nostri governanti – non lo dimentichino i calabresi che il 3 e 4 ottobre andranno al voto (e speriamo rinunceranno ad astenersi) – hanno rubato il futuro ai nostri ragazzi: interrompiamo questo “furto” e guardiamo con ottimismo al domani.

Non è un caso che il tema della tre giorni di Scilla sia stato (R)innoviamo il Mezzogiorno, dove il rinnovamento fa il paio con l’innovazione, vera chiave di sviluppo per una terra che utilizza appena il 5% delle sue risorse. Uno degli obiettivi del meeting era quello di agevolare i contatti tra le varie realtà, italiane e non solo, per creare una rete che sappia garantire sviluppo e progresso: vedremo nei prossimi mesi se sarà adeguatamente capitalizzato questo contributo di idee. Di iniziativa importante ha parlato la viceprefetto vicario Maria Stefania Caracciolo: «in linea con gli obiettivi di chi vuole che la nostra terra non sia più terra di ‘ndrangheta. Dobbiamo cominciare a guardare la parte piena del bicchiere, il positivo smettendo di piangerci addosso. Bisogna chiedersi perché l’imprenditoria non decolla in questa nostra regione. La criminalità non può essere sconfitta con interdittive e certificazioni, ma serve uno sforzo corale e collettivo, un cambio di natura culturale».

Idee chiare, a proposito, di un Sud che non trova la sua dimensione imprenditoriale in una terra che – secondo il giornalista Antonio Padellaro presidente de Il Fatto Quotidiano – che vede imperare una triangolazione di potere. Un vertice di questo triangolo è rappresentato dall’Unione Europea con i fondi stanziati per l’emergenza e le garanzie richieste per potere realizzare i progetti. I finanziamenti potrebbero essere interrotti se non si rispettano gli impegni presi. Il secondo vertice del triangolo è il governo di Mario Draghi garante per l’Italia nel mondo e garante del Pnrr. La classe politica che verrà eletta alle prossime elezioni regionali in Calabria – ha ammonito Padellaro – sarà sotto osservazione per evitare che i finanziamenti possano finire nelle tasche della malavita. Il vertice alto del triangolo è il presidente Sergio Mattarella che sta intervenendo più che con moniti, con precise richieste. Così come è avvenuto con la richiesta di mettere un freno alle manifestazioni violente dei no vax. Questo il quadro di riferimento in cui dobbiamo muoverci».

Accanto a Padellaro un altro grande giornalista italiano, Paolo Mieli,  ha offerto un contributo di non poco conto concordando sulla necessità di investire  sulla cultura della cura del territorio  (introdotta dal vicecapo della Protezione Civile Immacolata Postiglione): «È corretta – ha detto Mieli – la declinazione dell’emergenza al plurale. Devo dire, però, che il colpo d’occhio che ho avuto arrivando in Calabria è stato molto positivo. Questa regione, che sembrava dovesse essere la prima a soccombere per la pandemia dopo il cambio dei commissari alla sanità di un anno fa, ha invece resistito. Ha dato una prova di civiltà e responsabilità maggiore rispetto ad altre regioni. Adesso si andrà al voto e, compatibilmente alle norme covid, più si vota meglio è». Mieli ha poi sottolineato la necessità di una riforma costituzionale rifacendosi a quanto fatto da De Gaulle che, secondo il giornalista, presenta molti profili comuni a Mario Draghi. «La nostra Costituzione sarà anche la più bella del mondo – ha detto ancora Mieli – ma siamo stati commissariati due volte con Monti e Draghi, per non parlare delle anomalie sulla prosecuzione dei mandati dei presidenti della Repubblica.Siamo davanti a una grave crisi costituzionale e si deve stare attenti alle ripartenze calate dall’alto. L’unico meccanismo virtuoso è quello di coinvolgere il popolo, non solo quando deve vaccinarsi, ma anche per scegliere la classe dirigente».

C’è – è evidente – ha sottolineato il presidente della Fondazione Magna Grecia Nino Foti – il rischio che i finanziamenti destinati al Sud vadano dispersi o acquisiti dalla criminalità. «La mancanza di civismo e, invece, la presenza di una struttura sociale che non osserva le regole hanno dato spazio libero alla criminalità organizzata di crescere indisturbata. Serve poi uno svecchiamento e il rinnovamento della burocrazia nazionale e regionale che sono state, spesso, di ostacolo alla spesa pubblica per la loro arretratezza».

Gli interventi sono stati tanti e altri sono in programma oggi. Il vicepresidente della Regione Sicilia Gaetano Armao ha parlato della «grande opportunità per recuperare gravi gap strutturali, perché la ripresa è tangibile, con prospettive importanti per i prossimi quattro anni», mentre l’amministratore delegato della Consap (la Concessionaria dei Servizi Assicurativi Pubblici) Vincenzo Sanasi D’Arpe ha sottolineato che «serve un duplice ruolo di controllo sia sulla liceità che sulle modalità operative di gestione dei fondi. Oltre il 50% di questi sarà destinato a infrastrutture, alta velocità e porti. Si tratta di un intervento dello Stato nel mercato che il governo dovrà gestire usando strumenti di programmazione economica.  Accanto a questi occorrono misure straordinarie per la crisi e il risanamento d’impresa». E di innovazione tecnologica, tra gli altri, hanno parlato il Rettore della Mediterranea Santo Marcello Zimbone, il giornalista Giuseppe Smorto, Francesco Caporaso di Anas Calabria, Luigi De Vecchis di Huawei Italia, Giovanni Ferigo ad di Inwit.

Ma la pandemia continuerà a costringerci nell’emergenza? Secondo Franco Romeo, direttore di Cardiologia al Policlinico Tor Vergata di Roma, va rifiutata «la narrazione, spesso eccessivamente critica del sistema sanitario calabrese, e difeso la tenuta complessiva della Calabria. Abbiamo resistito meglio di quanto si poteva immaginare alla pandemia. In Calabria ci sono stati 1302 morti dall’inizio dell’emergenza Covid. Avevamo 140 posti di terapia intensiva contro i 500 della Lombardia, in linea quindi con la consistenza della popolazione e mai si sono riempite. Anche l’indice di letalità, il rapporto cioè tra numero morti e pazienti che hanno avuto la malattia, si è attestato all’1.3, rispetto alla media nazionale sopra il 3. È vero che c’è stato disordine, ritardi nella vaccinazione, ma non c’è mai stato paziente che non abbia trovato posto in ospedale. Sicuramente, però, nell’anno appena passato ci saremmo aspettati investimenti maggiori nella sanità calabrese».

Naturalmente si è parlato anche di mobilità (carente al massimo in Calabria) e del Ponte sullo Stretto. L’Università Mediterranea per voce di Marina Tornatora, docente del dipartimento Arte, ha espresso un punto di vista ababstanza coerente con la visione offerta a suo tempo dal fondatore di Architettura a Reggio Ludovico Quaroni: «Il corridoio scandinavo deve avere una strategia di territorio che dà un’attenzione precisa a tutte le realtà interconnesse non solo al ponte». Bisogna «ristabilire degli equilibri di infrastrutture» perché il Sud non parta svantaggiato: «Se Roma-Milano si fa in tre ore e mezza dobbiamo pretendere Roma-Catania in tre ore e mezza. Il ponte deve farci riflettere su una strategia ampia: guardare al Sud come uno spazio di baricentro nel Mediterraneo». «Il ponte – secondo Dario Lo Bosco, presidente di Trainose del Gruppo FS – è una cerniera strategica di un grande corridoio plurinazionale. Interconnettere le reti significa dare valore aggiunto anche all’economia e al pil. Oggi il ponte è una scommessa anche per incrementare l’economia dopo il Covid».

Economia e scippo al Sud: il direttore del Quotidiano del Sud Roberto Napoletano ha ribadito le sue convinzioni, ormai note e condivise a tutti i livelli: «Noi abbiamo avuto tutti questi soldi perché siamo quelli messi peggio: siamo il grande malato d’Europa. Questa è l’ultima occasione» per cui più che mai necessario sarebbe per le regioni «affidarsi a strutture di progettazione. Sul ponte: non ho le competenze tecniche per potermi esprimere sulle tre campate – ha concluso –  ma, per quanto riguarda l’aspetto economico, il ponte ad una campata era stato approvato in tutte le discussioni».

Il Ponte, grande sogno, probabile nuova incompiuta anche di questo Governo che guarda all’innovazione e al futuro. Provocatoriamente l’ex ministro Saverio Romano ha chiesto «Ma siamo sicuri che i siciliani e i calabresi vogliono questo ponte? Abbiamo vissuto tutti quanti una stagione in cui ad ogni campagna elettorale si parlava di ponte sullo Stretto. C’è stata una gara, un aggiudicatario (che è stato anche risarcito) e non c’è stato nessun moto rivoluzionario tra Sicilia e Calabria. I siciliani e i calabresi ritengono che questo ponte sia indispensabile? Le ragioni del no dovrebbero riguardare siciliani e calabresi» mentre quelle del «sì potrebbero avere altri interessi che potrebbero avere un panorama largo». «Prima ancora del ponte abbiamo bisogno di costruire un ponte tra fabbisogno e consapevolezza. Questo ponte che ha mille ragioni per essere realizzato non viene realizzato perché la minoranza si è rivelata più forte della maggioranza. Penso che nessuno di noi in futuro vedrà realizzato il ponte sullo Stretto nonostante sia necessario come erano necessarie molte cose prima di noi nessuno ha visto».

Ponte, mobilità (in primo luogo la statale 106) digitalizzazione, innovazione tecnologica: un carnet “rovente” per una regione che non soffre solo di sanità insufficiente e “malata”. Dove manca – non ci stancheremo mai di ripeterlo – una visione di futuro. Fosse la volta buona che da Scilla parta la scintilla per attivare il sacro fuoco della dovuta attenzione alla Calabria e ai calabresi? (s)