ADOTTARE MODELLO VIBO PER RISOLVERE
E FRONTEGGIARE LE CRITICITÀ AMBIENTALI

di ANTONIETTA MARIA STRATI – «Un modello Vibo Valentia per affrontare e risolvere le criticità ambientali presenti in un territorio di straordinaria bellezza». È la proposta avanzata da Enrico Fontana, responsabile dell’Osservatorio nazionale Ambiente e Legalità, nel corso della presentazione del Dossier di Legambiente, a Santa Domenica di Ricadi, sull’inquinamento diffuso nei corsi d’acqua del vibonese.

Il dossier, illustrato dalla socia del circolo Legambiente Ricadi, Caterina Viscomi e realizzato dai Circoli della Provincia di Vibo, ha esaminato i parametri microbiologici (escherichia coli ed enterococchi intestinali) di alcuni corsi d’acqua attraverso 11 punti di prelievo nei Comuni di Pizzo, Vibo Valentia, Briatico, Zambrone, Parghelia, Joppolo e Nicotera. È importante evidenziare che le criticità riscontrate, in alcuni casi ambientalmente gravi come il caso emblematico di Parghelia, sono riferibili non solo ai Comuni in cui è avvenuto il prelievo ma anche ai Comuni dell’entroterra collocati lungo tutte le aste fluviali di riferimento.

I dati più significativi, come superamento dei limiti di legge, riguardano in particolare i prelievi effettuati nei torrenti La Grazia e La Morte, Fosso Bevilacqua, Rivo Zinzolo, Fosso La Badessa.

Un dossier che «non vuole sostituirsi in alcun modo ai campionamenti e alle attività svolte dalle autorità competenti», ha spiegato Franco Saragò, presidente del Circolo di Legambiente Ricadi, sottolineando come questo report «parte dalla consapevolezza che la causa prevalente delle criticità del mare è determinata, in misura consistente, dall’apporto di sostanze provenienti dai corsi d’acqua, che originano dall’entroterra per giungere al mare, a causa del malfunzionamento e/o sottodimensionamento di alcuni depuratori, dalla carenza nel collettamento fognario e di scarichi abusivi».

Alla presentazione, avvenuta nella Green Station gestita dal locale Circolo di Legambiente, sono intervenuti, oltre al presidente Saragò, la presidente regionale di Legambiente Anna Parretta, il Procuratore della Repubblica di Vibo Valentia, Camillo Falvo, il Comandante provinciale dell’Arma dei Carabinieri Luca Toti, il Comandante della Capitaneria di Porto Luigi Spalluto, il Comandante del Nucleo di Polizia Ambientale ed Agroalimentare di Vibo Valentia Clizia Lutzu, il Comandante del reparto Carabinieri biodiversità di Mongiana, Rocco Pelle, ed il dirigente del Dipartimento Territorio e Tutela dell’Ambiente della Regione, Salvatore Siviglia.

Ma non è solo il Vibonese a destare preoccupazione: Nella nostra regione, infatti, c’è un grande problema di depurazione, criticità ataviche sullo sversamento dei rifiuti, con la presenza di vere e proprie discariche piccole e grandi lungo i fiumi, in particolare plastiche che, oltre a pregiudicare i corsi d’acqua, la flora e la fauna, finiscono in mare, invadono le spiagge ed inquinano l’ambiente creando problemi gravissimi per gli ecosistemi marini e per la salute umana.

Ed ancora taglio indiscriminato di alberi, ostruzioni e sbarramenti artificiali dei corsi d’acqua, abusivismo edilizio che concorrono a creare forti situazioni di rischio, anche sotto il profilo idrogeologico destinati ad aumentare in connessione all’ incremento degli eventi meteorologici estremi effetto della crisi climatica.

Secondo i dati raccolti nelle ultime cinque edizioni del Rapporto Ecomafia di Legambiente, Vibo Valentia, come indice di illegalità ambientale per km2 di territorio, è stata dal 2017 al 2022 la seconda provincia della Calabria, con 0,95 reati accertati dalle forze dell’ordine, preceduta solo da quella di Reggio Calabria, con 1 reato ambientale per ogni km2 di territorio

In Calabria, invece, sono stati accertati circa 14mila reati contro l’ambiente, collocando la Calabria al quarto posto della classifica nazionale, dopo Campania, Sicilia e Puglia, a conferma delle strette correlazioni che esistono tra l’aggressione criminale all’ambiente e gli interessi delle mafie, dal ciclo illegale dei rifiuti a quello del cemento.

Una situazione intollerabile per una regione come la Calabria, in cui accanto alla «bellezza del proprio mare e del proprio territorio, si affiancano situazioni ancora insostenibili relativi alla depurazione, all’abusivismo edilizio, alla mala gestione del ciclo dei rifiuti, che incidono sui corsi d’acqua arrivando sulle coste», ha detto ancora Fontana.

Il Procuratore della Repubblica di Vibo Valentia, Camillo Falvo, dopo aver illustrato gli enormi sforzi posti in essere negli ultimi tre anni dalla magistratura e dalle specialità delle forze dell’ordine impegnate nella task force appositamente creata – che interviene praticamente “in tempo reale” ogni volta che si presenta una problematica di tipo ambientale connessa all’inquinamento delle acque – ha evidenziato quanto siano complessi i problemi esistenti, frutto di decenni di trascuratezze e negligenze.

Secondo il Procuratore Falvo vi è la necessità di importanti interventi strutturali e, soprattutto, di agire in via preventiva più che repressiva, diffondendo la cultura del rispetto dell’ambiente negli operatori dei vari settori produttivi e nella gente comune, in un’opera di vera e propria alfabetizzazione in materia. Ha inoltre sottolineato come, della salute del mare e dei corsi d’acqua, non ci si debba preoccupare solo nel periodo estivo, trascurandone l’esistenza o, peggio, inquinando nel resto dell’anno.

Dal canto suo, il dirigente del Dipartimento Territorio e Tutela dell’Ambiente della Regione, Salvatore Siviglia, ha evidenziato le attività strutturali svolte negli ultimi anni dalla Regione per la messa in efficienza del sistema di depurazione, del collettamento e contro gli smaltimenti illegali.

Diversi gli interventi dei sindaci del territorio, dei rappresentanti delle istituzioni, degli operatori turistici, delle associazioni di categoria tra cui Confindustria e la Federazione degli albergatori, del mondo della scuola con il Dirigente dell’Istituto d’Istruzione superiore di Tropea.

Per Anna Parretta «il futuro della regione Calabria e dei suoi abitanti passa dalla tutela, dalla salvaguardia e dalla cura del territorio e del mare. In questo quadro i corsi d’acqua sono ecosistemi complessi ed estremamente importanti la cui tutela deve essere rigorosa a maggior ragione in una fase storica in cui è ancora più preziosa la risorsa acqua».

«Attraverso i monitoraggi compiuti, che speriamo di replicare in altri territori – ha spiegato – abbiamo voluto creare un’occasione di incontro e di confronto per attivare con tutti gli attori coinvolti processi condivisi che portino alla soluzione dei problemi e per incentivare la partecipazione attiva dei cittadini».

Quello che è emerso dall’iniziativa organizzata da Legambiente, come evidenziato da Fontana,  «è un vero e proprio “modello Vibo Valentia”  già sviluppato dal procuratore Falvo con la collaborazione delle Forze dell’Ordine e della Capitaneria di porto, grazie al lavoro straordinario di citizen science dei volontari e delle volontarie dei circoli di Legambiente, ai progetti di educazione ambientale da sviluppare nelle scuole del territorio, alle iniziative illustrate dal dirigente regionale Siviglia, alla partecipazione di sindaci e associazioni di categoria».

«Un “modello” a cui occorre dare da subito concretezza – ha concluso – prima che parta la stagione estiva». (ams)

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LE AMMINISTRAZIONI CALABRESI AGISCANO
PER UNA MAGGIORE TUTELA DELLA NATURA

di ANTONIETTA MARIA STRATI – Oggi, più che mai, è fondamentale «agire per tutelare l’ambiente muovendosi nel quadro legislativo vigente nell’interesse della collettività», oltre che «è indispensabile uno stop deciso delle capitozzature, delle potature drastiche e dei tagli ingiustificati delle alberature».  È imperativo l’appello lanciato da Legambiente Calabria, chiedendo alle amministrazioni una «maggiore tutela e rispetto della natura».

«Nell’epoca dei cambiamenti climatici e degli eventi meteorici estremi –  ha spiegato l’Associazione – è ancora più doveroso e sensato che le amministrazioni comunali effettuino la gestione del verde urbano ed in particolare le potature degli alberi  in maniera corretta. Il rispetto della Natura dovrebbe essere la base della civiltà umana e dovrebbe anche apparire evidente che solo un albero ben curato fornisce adeguati servizi ecosistemici ed è in grado di resistere a situazioni climatiche estreme, evitando ad esempio le rotture delle ramificazioni a seguito di forti venti, nevicate o violenti temporali. Purtroppo assistiamo ogni anno ad una devastazione del verde pubblico che, in molti comuni calabresi, sembra essere gestito con superficialità e incompetenza».

«Negli ultimi giorni – viene spiegato – i circoli di Legambiente Calabria hanno ricevuto diverse segnalazioni, l’ultima in ordine di arrivo da parte della minoranza consiliare del Comune di Jacurso (Cz), in merito alla capitozzatura ed alla potatura drastica delle alberature. Riteniamo quindi necessario ribadire la necessità ed importanza dell’adozione, da parte delle amministrazioni, delle giuste regole di potatura e gestione degli alberi, così come importante è “la comunicazione mediatica e l’educazione di amministratori e residenti per ridare dignità all’albero e al suo valore ambientale e sociale” da inserire nei regolamenti del verde pubblico e privato e da far osservare in maniera rigorosa».

«Troppo spesso, infatti – continua la nota – anche nei Comuni che hanno adottato regolamenti ad hoc, stiamo assistendo a tagli radicali di piante non giustificati da impellenti rischi per le persone e le cose come è accaduto di recente a San Giovanni in Fiore (CS). Molto grave il caso di Rende (CS) dove, con la netta opposizione di diverse associazioni ambientaliste tra cui Legambiente, prosegue da mesi l’abbattimento di alberi ad alto fusto con la motivazione paradossale di “riqualificare” i luoghi».

Legambiente Calabria «ricorda a tutte le amministrazioni calabresi – viene evidenziato – che la redazione dei regolamenti del verde pubblico e privato in ambito urbano è obbligatoria sin dal 2010 e che in caso di taglio per motivi di sicurezza pubblica le relative motivazioni devono essere stabilite da una relazione tecnica che ne attesti l’effettiva necessità».

«La recente Legge regionale 7 febbraio 2024, n. 7 “Norme in materia di valorizzazione delle aree verdi e delle formazioni vegetali in ambito urbano, all’ Art. 6 (Linee operative per gli enti locali. Obblighi e divieti) – ha ricordato l’Associazione – afferma testualmente: “I Comuni sono tenuti ad osservare i seguenti divieti: capitozzare, abbattere, eradicare, danneggiare alberi e siepi”. Il decreto del Ministero dell’Ambiente e della tutela del Territorio e del Mare del 10 marzo 2020 contiene, invece, i criteri ambientali minimi per il servizio di gestione del verde pubblico e la fornitura di prodotti per la cura del verde (Cam)».

«È necessario, in base alla vigente normativa – ha proseguito l’Associazione – “evitare di praticare la capitozzatura, la cimatura e la potatura drastica perché indeboliscono gli alberi e possono creare nel tempo situazioni di instabilità che generano altresì maggiori costi di gestione” intendendosi per “capitozzatura” il “drastico raccorciamento del tronco o delle branche primarie (sbrancatura) fino ad arrivare in prossimità di questi ultimi (Fonte linee guida per la gestione del verde urbano e prime indicazioni per una pianificazione sostenibile a cura del Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare-Comitato per lo sviluppo del verde urbano)».

«A tal fine – ha concluso Legambiente – appare opportuno prevedere requisiti minimi di competenza posseduti dal personale che svolge il servizio e di formazione continuativa degli operatori che garantisca la qualità del servizio nel tempo. Tutti i criteri ambientali minimi, poi, sono improntati alla salvaguardia della fauna selvatica: “Le attività di manutenzione, soprattutto dei parchi suburbani e di aree a forte valenza ambientale, devono essere eseguite creando il minore disturbo e danno alla fauna presente nell’area”».

Un’attenzione che tutti gli amministratori dovrebbero avere, considerando il vasto patrimonio ambientale che la Calabria possiede e le numerose attività di pulizia e tutela operate dalle Associazioni che, tuttavia, da sole non bastano. Sicuramente, il protocollo siglato tra Assocultura, Arpacal e Sigea per la tutela dell’ambiente e della Cultura, è un passo avanti, oltre che il primo del suo genere, dato che unendo le competenze di un’associazione culturale, un’agenzia ambientale e una piattaforma tecnologica, andrà a creare un quadro completo e sinergico per affrontare le sfide attuali legate alla sostenibilità.

Non meno importante, il recente protocollo d’intesa sottoscritto tra Calabria Verde e Arpacal, volto alle verifiche di balneazione e corsi d’acqua.

Un protocollo che vedrà i due Enti impegnati «in un monitoraggio sui tratti costieri calabresi – ha spiegato il dirigente del settore Ambiente, Salvatore Siviglia – per individuare gli elementi di criticità e, contestualmente, affrontare e risolvere le situazioni di inquinamento. Questo esperimento proseguirà ora su tutti i 106 Comuni costieri consentendo al Dipartimento ambiente, all’Arpacal e a Calabria Verde di mettere in piedi un sistema di osservazione e controllo dei potenziali carichi inquinanti che si riversano in mare».

«Grazie all’interazione tra questi organismi regionali ci sarà la possibilità di effettuare un monitoraggio puntuale di tutte le aree costiere balneabili della Calabria», ha spiegato il commissario di Arpacal, Michelangelo Iannone.

Un protocollo necessario – ha spiegato il direttore generale di Calabria Verde, Giuseppe Oliva – per proseguire nel processo di riqualificazione del comparto della sorveglianza idraulica. Con il supporto della Regione e di Arpacal lavoreremo per un migliore e più proficuo impiego del nostri lavoratori che, grazie alla delibera di Giunta regionale numero 668, hanno acquisito ulteriori funzionalità all’interno del servizio di sorveglianza idraulica». (ams)

A Castrovillari l’incontro sugli impianti che minacciano il paesaggio e la biodiversità

di DOMENICO DONATONei giorni scorsi si è svolto un incontro aperto per informare preventivamente o aggiornare la cittadinanza sui progetti di impianti fotovoltaici di tipo industriale che minacciano due aree importanti per la Città di Castrovillari.

In particolare, si tratta delle località Conca del re e Petrosa, due sistemi naturali che rischiano di essere completamente trasformati, con la distruzione di habitat di interesse comunitario e la perdita di specie protette e prioritarie per l’Europa. L’incontro, a cura dell’Organizzazione di Volontariato “Acanto”, ha visto il coinvolgimento dell’Associazione Italiana Cultura Classica di Castrovillari e del Gruppo Archeologico del Pollino, nonché diversi cittadini interessati.

Nello specifico, sono stati illustrati i due progetti: un impianto fotovoltaico a terra denominato “Castrovillari” della potenza di 21,6 MW e un progetto di Agri-fotovoltaico denominato “Fattoria Solare La Petrosa” da 14,4 MW. Oltre alle caratteristiche tecniche dei due impianti: ampiezza (rispettivamente 30 e 34 ettari), produzione energetica, infrastrutture accessorie, è emerso il forte impatto ambientale e paesaggistico che gli stessi potrebbero avere nelle medesime aree, contribuendo al contempo all’aumento consistente del flusso di calore, le cosiddette isole di calore fotovoltaiche. Una semplice, ma utile, forma di confronto e coinvolgimento, che ha permesso di sollevare interrogativi su determinate scelte progettuali e le relative ripercussioni sui territori. Allo stesso tempo ha permesso di informare la comunità sugli scenari energetici che interesseranno la nostra regione al 2030.

Partendo proprio dai dati ufficiali sulle produzioni energetiche calabresi e la sproporzione delle richieste di connessione alle reti elettrica, si è aperta una riflessione sulla validità di tali progetti, irrispettosi del territorio, che utilizzano terreni agricoli e/o naturali, soggetti ormai a un mercato senza regole. Nessuna demonizzazione delle fonti rinnovabili, piuttosto un appello ad utilizzarle in modo appropriato, valutando le possibili alternative, già supportate da studi di insigni docenti. Per esempio, l’utilizzo delle superfici artificiali esistenti per impiantare pannelli fotovoltaici potrebbe garantire e, addirittura superare, gli obiettivi previsti per il 2030 nella produzione energetica da fonti rinnovabili, senza un solo ettaro in più di consumo di suolo. Lo stesso Piano per la transizione ecologica indica come soluzione meno impattante lo sfruttamento prioritario delle superfici di strutture edificate (tetti e in particolare quelli di edifici pubblici, capannoni industriali e parcheggi). La devastazione del paesaggio è un problema che sta investendo in modo vertiginoso la Calabria ed altre regioni. Ovunque stanno nascendo impianti fotovoltaici ma soprattutto eolici incuranti dei nostri boschi, percorsi religiosi e culturali, paesaggi, e, in particolare ciò che è più grave, della vita di tanti cittadini, costretti a convivere con queste opere, persino con il rumore delle turbine eoliche.

«Le misure del Pnrr – hanno tenuto a specificare gli organizzatori dell’incontro – dovrebbero proteggere gli ecosistemi senza produrre alcun danno ambientale, ed è per questo che una vera transizione ecologica, prima di utilizzare colline, crinali, campagne, aree ad alta naturalità, necessita di buon senso, di conoscenze e di attenzione. Attenzione al paesaggio, all’agricoltura di qualità e al turismo sostenibile». 

Questa situazione, sempre più allarmante, ha favorito la nascita di un Comitato regionale denominato “Controvento” che cerca, in modo spontaneo, di mettere in rete cittadini e associazioni impegnati nella difesa dei propri territori. A tal proposito l’incontro ha aperto una finestra di discussione sulle iniziative di volontariato e sull’impegno di tanti piccoli gruppi spontanei di persone, preoccupate e, contestualmente, impegnate a difendere il paesaggio con i suoi valori storici e ambientali. Infine, solo per cenni, si è parlato di un’altra grande opera infrastrutturale, che suscita una serie di dubbi ed interrogativi. Si tratta del nuovo collegamento stradale tra i Comuni di Castrovillari, Frascineto e Cassano Jonio.

Il progetto, che ha un costo di 40 milioni di euro, interesserà località importanti come La Pietà, ma anche la valle dell’Eìano, lo storico tracciato ferroviario delle ex Calabro Lucane. (md)

Domani a Cosenza il ministro Gilberto Pichetto per promuovere le Comunità Energetiche Rinnovabili

Domani il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto, fa tappa alla Camera di Commercio di Cosenza per promuovere le Comunità Energetiche Rinnovabili. L’appuntamento, che rientra nell’ambito del progetto InsiemEnergia,  è alle 15, alla presenza del ministro Gilberto Pichetto, del presidente della Regione, Roberto Occhiuto.

Si tratta di un vero e proprio giro che il Ministero, assieme al Gestore dei Servizi Energetici e Unioncamere, porta nel Mezzogiorno per affermare, su larga scala, il modello delle Cer, una rivoluzione nella produzione e consumo di energia. L’obiettivo è quello di diffondere nei prossimi mesi in tutte le Regioni e Province autonome le novità del decreto di incentivazione delle Cer, per far conoscere le opportunità per comunità, imprese, territori e Associazioni.

Attraverso InsiemeEnergia, infatti, si vuole far crescere la consapevolezza tra tutti gli attori istituzionali, sociali ed economici delle potenzialità di questo innovativo strumento, che può determinare abbattimento dei costi e dell’impatto ambientale, sicurezza nelle forniture e superamento della povertà energetica, in un contesto di diffusione delle rinnovabili e rispetto degli obiettivi di decarbonizzazione.

Il decreto Cer prevede sia la tariffa incentivante che un contributo a fondo perduto, consentendo rilevanti opportunità di sviluppo sostenibile in tutte le realtà italiane e specialmente sotto i cinquemila abitanti, dove possono cumularsi le due modalità di incentivazione.

Ad aprire la sessione dei saluti istituzionali sarà Klaus Algieri, Presidente della Camera di Commercio di Cosenza, con il sindaco di Cosenza Franz Caruso. Seguiranno gli interventi di Paolo Arrigoni, presidente del Gse, e del governatore Occhiuto. Il ministro Gilberto Pichetto illustrerà subito dopo il ruolo delle Cer nella sfida energetica.

L’illustrazione del quadro normativo e delle relative opportunità sarà a cura di un rappresentante del Mase e di Davide Di Giuseppe, Responsabile Funzione Autoconsumo e Comunità energetiche Gse. Antonio Romeo, Direttore generale Dintec-Unioncamere, spiegherà il percorso per la costituzione delle Cer. Concluderà il programma uno spazio per le domande rivolto a imprese, associazioni ed enti locali. L’appuntamento verrà moderato dal Segretario Generale della Camera di Commercio di Cosenza, Erminia Giorno. (rcs)

 

 

Assocultura, Arpacal e Sigea insieme per la tutela dell’ambiente e della cultura

Mantenere e sviluppare proficui rapporti di collaborazione per lo svolgimento di iniziative e attività di ricerca, formazione e divulgazione per la conoscenza, tutela e valorizzazione del patrimonio ambientale, naturalistico e immateriale della Calabria. È questo l’obiettivo dell’accordo di partenariato siglato tra Assocultura, Arpacal (Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Calabria) e Sigea (Sistema Informativo Geografico della Regione Calabria).

L’accordo, promosso dal dott. Gaetano Osso, che ha svolto funzioni di trait d’union, è stato firmato dal presidente di Assocultura Confcommercio Cosenza Mariano Marchese, dal Commissario Straordinario Arpacal, Michelangelo Iannone e dal Presidente di Sigea, Antonio Fiore, rappresenta un passo significativo verso un impegno concreto per la tutela dell’ambiente e della cultura nella regione.

Un punto di partenza fondamentale anche in virtù delle sfide lanciate dal PNRR e da Agenda 2030 in materia di ambiente, cultura e sviluppo sostenibile.

Per il Presidente di Assocultura, Mariano Marchese, «la firma del protocollo rappresenta un passo avanti nella collaborazione tra Assocultura e le istituzioni ambientali, evidenziando la connessione profonda tra la conservazione del patrimonio culturale e la tutela dell’ambiente. La cultura, intesa come espressione della identità di un territorio, diventa così un elemento chiave nel promuovere pratiche sostenibili e responsabili».

Arpacal, l’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Calabria, gioca un ruolo cruciale nella salvaguardia del territorio regionale. La sua competenza nel monitorare l’ambiente, nella gestione dei rifiuti e nella tutela degli ecosistemi naturali si traduce in un impegno costante per garantire uno sviluppo sostenibile. Per il Commissario Straordinario Iannone «la tutela del territorio passa anche da accordi come questo. È in questa prospettiva che diventa un atto di responsabilità nei confronti delle generazioni presenti e future, preservando non solo gli equilibri naturali ma anche le radici culturali che ne fanno parte integrante».

Il protocollo coinvolge anche Sigea, il cui compito sarà quello di far comprendere il ruolo della tutela ambientale e la consapevolezza per la protezione della salute e della sicurezza dell’uomo, nella salvaguardia della qualità dell’ambiente naturale ed antropizzato e nell’utilizzo più responsabile del territorio e delle sue risorse.

Per il Presidente Fiore, «la sottoscrizione di questo accordo rappresenta un punto di svolta nella nostra missione di tutela dell’ambiente e promuovere la sostenibilità. Collaborare con Assocultura e Arpacal ci consente di unire le forze per affrontare in modo più efficace le questioni ambientali e culturali che riguardano la nostra amata Calabria».

L’accordo tra Assocultura, Arpacal e Sigea è il primo del suo genere non solo a livello regionale ma anche a livello nazionale. Unendo le competenze di un’associazione culturale, un’agenzia ambientale e una piattaforma tecnologica, andrà a creare un quadro completo e sinergico per affrontare le sfide attuali legate alla sostenibilità.

«Oggi, più che mai, bisogna far comprendere l’importanza di cercare di contribuire fattivamente alla realizzazione dei progetti degli interventi mirati e strategici, previsti dai principi del Green Deal e da Agenda 2030, ma ancor di più con la consapevolezza di orientare le scelte strategiche verso uno sviluppo rispettoso, equo, etico, di generale e duraturo benessere – ha concluso Osso – poiché è quanto mai opportuno unire le forze buone della società civile per mirare all’unico obiettivo possibile ovvero quello di costruire un futuro ecologicamente sostenibile per le prossime generazioni per garantire un minimo di sopravvivenza al Pianeta». (rcz)

La cicogna nera ama la Sila, se n’è parlato su Rai Tre a Geo

La rara cicogna nera ama la Sila. Di questo, e non solo, si è parlato nella popolare trasmissione di Rai Tre Geo condotta da Sveva Sagramola ed Emanuele Biggi.

Ospite negli studi di via Teulada a Roma, Gianluca Congi, brigadiere capo della polizia provinciale di Cosenza e vicepresidente nazionale della Società ornitologica italiana.

Il conduttore Emanuele Biggi, assieme a Congi, hanno affrontato diversi aspetti, ad iniziare dal gravissimo episodio di bracconaggio verificatosi nello scorso gennaio in provincia di Caserta con il ferimento di una giovane cicogna svernante. L’attenzione si è poi spostata su importanti aspetti di conservazione, dove Congi ha ben spiegato con dovizia di particolari, che il territorio del parco nazionale della Sila, da area di sola migrazione, è diventato anche importante zona di svernamento regolare della specie e successivamente anche luogo di nidificazione, con nido su albero, l’unico noto nell’area centro-meridionale del Paese (dove solitamente preferisce le pareti rocciose) e ubicato alla quota più elevata in Italia (1230 m slm).

È stato tracciato un focus sulla situazione calabrese e italiana afferente alla specie, di alcune particolarità sulla vita di questo uccello oltre che si è parlato pure dell’impegno della polizia provinciale di Cosenza nella tutela della natura e delle specie protette.

Gianluca Congi è un grande amante della natura, per lavoro e per passione è impegnato a 360° nella tutela del territorio, da competente studioso è stato il primo a documentare lo svernamento e la nidificazione della specie sulla Sila, dove non vi erano notizie, nemmeno in epoca passata, al riguardo è autore di tre contributi scientifici sulla presenza della cicogna nera in Sila ed è un membro del Glicine (Gruppo lavoro italiano cicogna nera). Inoltre, coordina il Gruppo locale di Conservazione Lipu – Sila.

La puntata di Geo del 15 febbraio 2024 è stata seguita da 1 milione 481 mila spettatori con uno share del 13,1%, confermandosi come uno dei programmi più seguiti nel pomeriggio e certamente tra i principali in tema di natura che vanno in onda nel nostro Paese. È stata l’occasione per mandare in scena una bella immagine della nostra Calabria e non solo, grazie a chi s’impegna quotidianamente e spassionatamente per la tutela delle nostre più preziose risorse naturali. (rcs)

L’OPINIONE / Gianni Papasso: Siamo al lavoro in difesa dell’ambiente e di Marina di Sibari

di GIANNI PAPASSO – Alla Bit di Milano, che si è da poco conclusa, ho partecipato ad un panel che si è tenuto allo stand di Calabria Straordinaria e dove si è affrontato il tema Tutela del patrimonio naturale e turismo sostenibile nelle aree protette. Parlando di Parchi e Riserve naturali, sono intervenuto per portare all’attenzione dei relatori la Riserva naturalistica della Foce del Fiume Crati. Ho parlato anche dell’Area Sic, sito di interesse comunitario Natura 2000, che abbiamo sempre a Sibari, dove nidifica la Cicogna bianca, dove sosta il Fratino e dove depone le sue uova la tartaruga Caretta Caretta, che deve essere anch’essa necessariamente tutelata e promossa. Il mio intento era quello di sollecitare in tal senso la Regione Calabria.

Perché tutto questo? Perché da tempo mi sto battendo contro le ingiustizie degli attentati all’ambiente. A Marina di Sibari in piena area Sic Natura 2000 che cosa è accaduto? Pare che per realizzare delle infrastrutture siano state abbattute centinaia di piante: è sparita una intera area di macchia mediterranea. Quando sono intervenuto denunciando il tutto sono stato etichettato come il mostro, come colui il quale deve ricevere infamie, colui il quale deve ricevere colpi su colpi per distruggerne le qualità politiche, amministrative e anche morali.

Ma allora è giunto il momento di fare chiarezza e raccontare al cittadino cosa è avvenuto in questa area. Come dimostrano le immagini allegate, partiamo dal giugno 2012 quando sono stato eletto sindaco per la prima volta; la stessa area la riprendiamo quando ancora sono sindaco nell’aprile del 2016 poco prima che io venissi mandato a casa per le firme di quei consiglieri che andarono dal notaio, e la situazione è ancora immutata. Passiamo ora al 2019 quando io non sono sindaco perché il consiglio comunale nel novembre del 2017 viene sciolto per presunte infiltrazioni mafiose (poi dalle inchieste risultate non esserci) e il comune è guidato per 2 anni da una commissione straordinaria.

Precisamente dalla slide riferita all’ottobre del 2019, al posto di un pezzo intero di macchia mediterranea compaiono delle strutture balneari. Con un importante danno anche all’ecosistema e alla fauna. Ancora, a maggio del 2022 quando sono sindaco, invece, si inizia a sbancare un’altra area sottostante. A quel punto interveniamo, intervengono anche i Carabinieri forestali e il magistrato dapprima sequestra l’area e poi la dissequestra consegnandola al sindaco per proteggerla e favorire la vegetazione spontanea. Qualcuno mi suggerì di dire che quegli alberi erano caduti per colpa del vento. Avrei dovuto dire una infamità e raccontare una bugia ai miei cittadini nonostante le immagini realizzate all’epoca mostrino chiaramente come gli alberi siano stati tagliati da qualcuno. Parliamo di un’area grande quanto un campo sportivo. Cosa è accaduto? Non lo so di preciso, probabilmente si stava preparando un parcheggio a servizio del lido ma saranno gli inquirenti e le indagini a dircelo con certezza.

Intanto ci siamo opposti, abbiamo detto che questo non era possibile e che quest’area ricadente in zona protetta Sic Natura 2000 è del cittadino. Un’area dove nidificano il fratino, la cicogna bianca, la tartaruga Caretta Caretta e cresce il giglio di mare: tutte specie protette. Ma ad un certo punto ancora, non sappiamo cos’altro è accaduto e questa estate si è bruciato tutto: ettari e ettari di macchia mediterranea dati alle fiamme. Vederlo dall’alto oggi, anche a distanza di mesi, è ancora un colpo al cuore nostro, della natura e dell’intera comunità.

Io ho chiesto e chiedo con forza e determinazione che gli organi dello Stato facciano chiarezza e individuino coloro i quali sono stati i responsabili di questo scempio, di questo disastro ambientale compiuto nei confronti di Marina di Sibari, dell’ambiente e della natura perché i responsabili devono pagare. Io non ce l’ho con nessuno anche perché se conoscessi i nomi li avrei già fatti però auspico che le forze dell’ordine che hanno tanti mezzi e tanti modi per indagare vadano fino in fondo per capire cosa è successo in questa bellissima area. Forse per queste cose, per questa denuncia, sono costantemente, continuamente infangato e diffamato e forse questo modus operandi continuerà ma non mi interessa niente. Quando si crede in qualcosa e si fanno battaglie bisogna sfidare tutti e non mi lascio intimorire da nessuno affinché si faccia piena luce su quanto accaduto in questa area di Marina di Sibari. (gp)

[Gianni Papasso è sindaco di Cassano allo Ionio]

Arpacal presenta la piattaforma #AllertaCAL per monitorare i cambiamenti climatici

In Calabria, per il 2023, Arpacal mette in evidenza che il valore medio della precipitazione regionale è stato il più basso degli ultimi 10 anni e le temperature superano quelle dell’ultimo trentennio con la media di +2°C nella stagione estiva ed autunnale.

Questi alcuni dei dati emersi alla presentazione della nuova piattaforma #AllertaCAL che rende disponibile su mappa interattive dati e informazioni scientificamente solide per affrontare i cambiamenti climatici.

Grazie a questa piattaforma vengono rese disponibili agli utenti, attraverso mappe interattive cui si accede senza che sia necessaria alcuna registrazione, informazioni puntuali ed aggiornate sulle eventuali criticità idrogeologiche ed idrauliche su tutto il territorio regionale e le previsioni meteo del breve periodo che vengono costantemente aggiornate (24 ore su 24) dai tecnici del Centro funzionale multirischi di Arpacal.

Grazie a questo gruppo di tecnici esperti, che operano sotto la guida del direttore del Centro, l’ing. Eugenio Filice, Arpacal raggiunge l’obiettivo di implementare le sue attività e rendere disponibili conoscenze e strumenti che consentono sia ai singoli cittadini che agli enti pubblici ed alle aziende private, di affrontare le questioni ambientali sulla base di dati e informazioni scientificamente solide.

In occasione del lancio della piattaforma #allertaCAL sul sito istituzionale, Arpacal pubblica, inoltre, il Rapporto sull’andamento meteoclimatico nell’anno 2023.

Elaborato dall’ing. Loredana Marsico e dall’ing. Roberta Rotundo del Centro funzionale, il Rapporto affronta il tema dei cambiamenti climatici mettendo in evidenza come anche in Calabria, le medie climatiche del 2023 subiscano le variazioni tipiche di un clima in rapido cambiamento i cui effetti sono particolarmente evidenti sulle temperature e le precipitazioni.

Secondo i dati Arpacal, la temperatura media annuale registrata in Calabria nell’ultimo anno 2023 è infatti ben più elevata rispetto alle medie del trentennio di riferimento (1991-2020).

Un aumento delle temperature che risulta ancora più evidente se si considera la media stagionale registrata nella stagione estiva ed in quella autunnale: il riscaldamento di questo ultimo anno, rispetto alla media di riferimento, risulta infatti essere stato di ben 2 gradi centigradi.

Per quanto riguarda le piogge, il cambiamento più evidente, secondo i tecnici dell’Arpacal, si rileva, oltre che nella diminuzione delle piogge estive, anche nella frequenza con cui le precipitazioni si sono presentate su base mensile durante tutto l’anno.

Le condizioni climatiche locali, come quelle globali, saranno la conseguenza delle scelte che facciamo oggi: ridurre rapidamente e drasticamente le emissioni climalteranti. Se le emissioni continueranno ad aumentare, ci aspetta un futuro climatico difficilmente sostenibile, con effetti negativi sia sul piano ambientale che su quello economico. (rcz)

L’OPINIONE / Giuseppe Campana: Il taglio selvaggio degli alberi minaccia l’ambiente

di GIUSEPPE CAMPANA – Nella pittoresca e suggestiva regione italiana della Calabria, cittadine come Rende, Pizzo, Colosimi, Vibo, Crotone e Serra San Bruno sono solo alcune delle tante località teatro di un fenomeno preoccupante: il taglio selvaggio di alberi. Questa pratica, che ha assunto proporzioni disastrose, sta causando un grave impatto sull’ambiente locale. Nonostante gli sforzi dei Carabinieri nel contrastare queste attività illegali, l’azione umana irresponsabile continua a depredare le preziose risorse naturali della nostra terra. È urgente che la comunità locale prenda coscienza di questo problema e si mobiliti per fermare il degrado ambientale in corso.

La Calabria, con la sua ricchezza naturalistica unica, merita di essere preservata per le generazioni future. L’ecosistema calabrese è caratterizzato da una varietà di specie vegetali e animali, molte delle quali sono a rischio estinzione a causa della deforestazione indiscriminata. Alberi secolari vengono abbattuti senza alcuna considerazione per la loro importanza ecologica e il ruolo che svolgono nel mantenimento dell’equilibrio ambientale. Le conseguenze di questa pratica sono molteplici e preoccupanti. In primo luogo, il taglio selvaggio di alberi comporta una perdita irreparabile della biodiversità. Le foreste calabresi sono habitat per numerose specie di flora e fauna, molte delle quali esclusive di questa regione. La loro distruzione mette a rischio la sopravvivenza di queste specie, compromettendo l’intero ecosistema.
 In secondo luogo, la deforestazione provoca uno sbilanciamento del ciclo idrologico. Gli alberi, attraverso il processo di evapotraspirazione, contribuiscono alla formazione delle nuvole e alla produzione di pioggia. Senza un numero sufficiente di alberi, la regione rischia di sperimentare una diminuzione delle precipitazioni e un aumento delle temperature, con conseguenze negative sull’agricoltura e sull’approvvigionamento idrico. Infine, il taglio indiscriminato di alberi ha un impatto negativo sulla qualità dell’aria. Gli alberi assorbono anidride carbonica e rilasciano ossigeno, contribuendo a mitigare l’effetto serra e a purificare l’aria che respiriamo.
La loro eliminazione massiccia aumenta la concentrazione di CO2 nell’atmosfera, aggravando il problema del cambiamento climatico e compromettendo la salute delle persone. È fondamentale che le istituzioni locali intensifichino i controlli e le azioni di contrasto contro il taglio selvaggio di alberi. Inoltre, è necessario promuovere una maggiore sensibilizzazione e informazione sulla importanza della conservazione ambientale.
Solo attraverso un impegno collettivo e una coscienza civile diffusa sarà possibile fermare questa devastante pratica e preservare il patrimonio naturale della Calabria. La Calabria è una terra di straordinaria bellezza, con paesaggi unici e una flora e fauna ricche e variegate. È nostro dovere proteggerla e garantire che le future generazioni possano godere di tutto ciò che questa regione ha da offrire. Sono necessarie azioni immediate e concrete per porre fine al taglio selvaggio di alberi e promuovere una gestione sostenibile delle risorse naturali. Il tempo per agire è adesso, per salvaguardare il futuro della nostra amata Calabria. (gc)
[Giuseppe Campana è coordinatore dell’esecutivo regionale di Europa Verde in Calabria]

Antoniozzi (Fdi): Su ambiente Governo Meloni e Regione hanno fatto più dei predecessori

Il deputato di Fdi, Alfredo Antoniozzi, ha evidenziato come «in materia ambientale, fuori dal furore ideologico di Timnermans e dei suoi amici, il governo Meloni ha fatto in 15 mesi più dei suoi predecessori e anche la Regione Calabria è su questa strada».

«L’impegno del governo Meloni in materia di sostenibilità ambientale – ha aggiunto – lo si vede anche e soprattutto dai fondi connessi al Pnrr, dall’azione sul dissesto idrogeologico, dalla politica di tutela delle coste. Chiaramente contrastiamo quegli eccessi europei che, come ha sottolineato l’europarlamentare calabrese Denis Nesci, vogliono mettere a rischio il ruolo di Gioia Tauro e la centralità dei nostri porti».

«Stiamo intervenendo anche sull’inquinamento elettromagnetico dove in Calabria – ha proseguito – grazie ad Arpacal, si è sottoscritto il primo protocollo con i comuni per l’attuazione della normativa vigente sulle antenne poste ai tetti. La tutela dell’ambiente per la destra ha un significato diverso ed è agganciata a un recupero della cultura rurale. Il ministro Lollobrigida sta lavorando proprio in questa direzione».

«Dall’ambiente passano sia la salute dei cittadini che uno sviluppo sostenibile – ha concluso Antoniozzi – che però non deve essere disegnato da un’ideologia integralista, qual è quella dei socialisti europei, che punta a penalizzare il Mediterraneo e con esso la Calabria». (rp)