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Francesco Rattà

Il catanzarese Francesco Rattà è il nuovo capo della Squadra Mobile di Roma

di PINO NANO – È un calabrese, originario della provincia di Catanzaro, il nuovo capo della Squadra Mobile di Roma, Francesco Rattà, che arriva dalla Mobile di Reggio: lo ha annunciato il Questore di Roma Mario Della Cioppa presentando il nuovo dirigente della Mobile. Per i cronisti che in tutti questi anni lo hanno conosciuto personalmente Francesco Rattà è uno degli investigatori migliori della Polizia di Stato, un vero proprio “soldato” che ha imparato il mestiere in Calabria sui tanti fronti della ‘ndrangheta, investigatore di altissimo profilo, dirigente di polizia di altissime qualità morali e professionali, “al di sopra di ogni sospetto”. Insomma, l’uomo giusto al posto giusto.

Articolato e lungo è il suo curriculum, ma che la criminalità organizzata di Roma farebbe bene a leggere dall’inizio fino alla fine. Francesco Rattà non è uno qualunque. È un “soldato” della Repubblica che ha vissuto in prima persona e da grande protagonista operazioni antimafia che hanno segnato la storia di una regione come la Calabria, e che in tema di criminalità organizzata – ce lo insegna bene e ogni giorno quel grande magistrato che si chiama Nicola Gratteri – non ha nulla da imparare da nessun altro.

52 anni, sposato, padre di due figli, è originario della provincia di Catanzaro: Laureato in giurisprudenza, è Primo Dirigente della Polizia di Stato dal 2014. Da gennaio 2015 ad agosto 2021 ha ricoperto l’incarico di Dirigente della Squadra Mobile di Reggio Calabria della quale, da febbraio 2012, è stato Vice Dirigente nonché Dirigente della Sezione Criminalità Organizzata e Catturandi. Prima ancora, è stato dirigente/reggente del Commissariato di P.S. di Gioia Tauro (RC), dove è approdato nel 2010 dopo aver diretto per sei anni la Squadra Mobile di Catanzaro della quale è stato in precedenza Vice Dirigente e Dirigente della S.C.O. Dal 1999 al 2001, ha diretto la Sezione Investigativa del Commissariato di P.S. Siderno (allora polo investigativo), in provincia di Reggio Calabria. Dal 1995 al 1999, ha diretto l’Ufficio Misure di Prevenzione della Questura di Catanzaro. Nel corso della sua carriera, ha condotto numerose indagini contro le cosche della ‘ndrangheta calabrese operanti nella Locride, nella Piana di Gioia Tauro, nella città di Reggio Calabria, nelle province di Catanzaro, Crotone e Vibo Valentia, con proiezioni in altre province italiane, in diversi Stati Europei e dell’America, nonché nei confronti di organizzazioni criminali internazionali dedite alla tratta di esseri umani, al traffico internazionale di sostanze stupefacenti e al traffico di armi ed esplosivi. Ha diretto anche attività investigative finalizzate al sequestro dei patrimoni riconducibili ad alcuni esponenti della criminalità organizzata calabrese. Ha inoltre portato a termine numerose operazioni di polizia che si sono concluse con la cattura di pericolosi latitanti della ‘ndrangheta in Calabria, in Italia, in Europa ed in alcuni Stati dell’America Centrale e del Sud America. Dal 1 settembre 2021 ha assunto l’incarico di dirigente della Squadra Mobile di Roma.

«Parla il suo prestigioso curriculum di esperto investigatore di razza – ha detto il questore Della Cioppa –. È stato selezionato proprio per le sue caratteristiche professionali per gestire una delle più importanti squadre mobili d’Italia. Nei giorni scorsi ho avuto l’opportunità di accompagnarlo in visita dal procuratore capo Prestipino che lo conosce per pregresse esperienze lavorative in Calabria. Con lui abbiamo impostato l’azione generale che il capo della squadra mobile deve porre in essere”.

Francesco Rattà viene dalla Squadra mobile di Reggio Calabria, che dirigeva ormai da sei anni. In passato, prima di guidare la Squadra Mobile di Reggio Calabria, Rattà aveva diretto lo stesso ufficio investigativo della Questura di Catanzaro oltre ad aver ricoperto il ruolo di reggente del commissariato di Gioia Tauro e la sezione investigativa – dal 1999 al 2001 – del commissariato di Siderno. Rattà prende il posto lasciato da Luigi Silipo, che l’8 maggio scorso è stato promosso alla qualifica di dirigente superiore e assegnato al servizio centrale di polizia criminale.

Si presenta da solo ai giornalisti convocati in sala stampa, e con il piglio che gli è sempre stato caratteriale: «Mi è stata consegnata una Squadra Mobile strutturata che funziona bene e per questo ringrazio il vicedirigente dottor Maurilio Grasso. Il mio impegno sarà il contrasto alla criminalità organizzata, ma anche diffusa, predatoria, nel quadro di un disegno di contrasto voluto dal Questore, in sinergia piena con i commissariati».

Poi aggiunge: «Sono orgoglioso di assumere questo incarico della squadra mobile di Roma. Se qualcuno un giorno mi avesse detto che sarei diventato capo della mobile di Roma, lo avrei preso per un pazzo». Forte e scontato il riferimento alla sua pesantissima gavetta in Calabria: «In Calabria – racconta – mi sono occupato di criminalità in tutte le sue forme non solo organizzata, ‘ndrangheta, dove abbiamo imposto un fronte incisivo. Qui a Roma mi spenderò al massimo del mio impegno. Dietro di me c’è sempre stata una squadra che mi ha sostenuto. Sono sicuro di fare bene anche a Roma perché anche qui c’è una squadra di eccellenza».

Ma anche a Roma Capitale stanno per arrivare i miliardi del Recovery Fund: «Se ci fosse il tentativo della criminalità organizzata di mettere le mani sui soldi del Recovery – avverte – faremo di tutto per evitare che neanche un centesimo finisca nelle tasche dei criminali. Intensificheremo l’azione di contrasto al fenomeno dell’usura ai danni dei commercianti particolarmente colpiti dalle difficoltà economiche in questo periodo di pandemia».

E da grande navigatore dei mari calabresi, che sono pieni di insidie quotidiane il nuovo Capo della Mobile di Roma Capitale sottolinea: «La nostra attenzione sarà diretta al contrasto non solo delle ramificazioni della ‘ndrangheta ma anche alle mafie autoctone. Il mio impegno sarà diretto anche al contrasto dei reati predatori, nel quadro di un disegno strategico voluto dal questore di Roma in sinergia con tutte le componenti della Questura».

Scontato anche il richiamo a questi mesi di “silenzio” per via della pandemia da Covid: «Durante la pandemia che ho vissuto in Calabria – confessa- sembrava che per il crimine comune tutto fosse fermo, ma in realtà sono aumentati i reati di maltrattamenti in famiglia in quel periodo. Invece la criminalità organizzata non si è mai fermata, pensiamo al traffico di droga che è continuato in pieno lockdown. Anche qui a Roma siamo pronti a intervenire».

Infine, il richiamo ad uno dei reati più comuni e diffusi di Roma Capitale, l’usura: «Intensificheremo – ripete Rattà- l’azione di contrasto al fenomeno dell’usura ai danni dei commercianti particolarmente colpiti dalle difficoltà economiche in questo periodo di Covid». (pn)