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Il cosentino Gabriele Garofalo Alfiere del Lavoro

Il cosentino Gabriele Garofalo Alfiere del Lavoro

di PINO NANOLa sua sembra una favola di libro Cuore. “Filigrana del cuore, T’ama chi viver ama” è il titolo di un libro che ha già riscosso enorme successo di pubblico e di critica e che ha già conquistato decine di premi diversi in tutta Italia.

Lo ha scritto a quindici anni un ragazzo del Liceo Classico Bernardino Telesio, Gabriele Garofalo, che fino a poco tempo fa viveva a Cosenza, e che oggi si è trasferito a Roma per seguire il suo corso universitario. Figlio unico, il papà, Giorgio Garofalo, è un magistrato assegnato al Tribunale di Castrovillari, Sezione Civile, la mamma Emilia invece fa l’avvocato, e lui per anni da grande sportivo è stato giocatore della Polisportiva di Mendicino. 

Oggi Gabriele – che di anni ne ha 17, e che domani mattina al Quirinale rappresenterà ufficialmente la Calabria e le eccellenze calabresi come “Alfiere del Lavoro” – frequenta a tempo pieno la Facoltà di Lettere Cristiane e Classiche all’Università Pontificia Salesiana di Roma, dove tra una lezione e l’altra trova anche il tempo per parlarci dei nonni lasciati in Calabria, e che sono «parte integrante della sua infanzia». 

«Come faccio a non ricordarli? E come faccio a non dire loro “Grazie Nonni, per tutto quello che mi avete insegnato e mi avete dato nel corso di questi anni?” Sono cresciuto nella loro casa a Rende, e nonno Enrico Aquino e nonna Filomena Malvasi sono stati, e continuano ad esserlo ancora oggi, i miei fari ideali». 

Sarà personalmente il Presidente Sergio Mattarella questa mattina a premiare Gabriele e a insignirlo di questa onorificenza che ogni anno vede sfilare al Quirinale i migliori giovani italiani, un vero e proprio “Attestato d’Onore” che dal 2010 viene assegnato a quei giovani che hanno meno di 18 anni e che, “per comportamento o attitudini, rappresentano un modello di buon cittadino”. 

Generalmente i premiati si sono distinti nello studio, in attività culturali, scientifiche, artistiche, sportive, nel volontariato oppure “hanno compiuto atti o adottato comportamenti ispirati a senso civico, altruismo e grande solidarietà”. Nel suo caso, Gabriele è il vincitore assoluto di una selezione che ha visto in gara 3304 ragazzi della sua età in tutta Italia, con una media scolastica al di sopra del 9. Per la cronaca, lui ha battuto tutti gli altri per la sua media del 9,91. Siamo. Insomma. ai massimi livelli della conoscenza e della preparazione scolastica.

Per capire meglio il senso di questo premio che il Capo dello Stato gli assegnerà da qui a qualche ora abbiamo chiesto di lui direttamente al Liceo Telesio di Cosenza, e la professoressa Antonella Giacoia – che del Liceo è oggi uno dei punti assoluti di riferimento – ci parla di uno studente modello, di un vero e proprio genio della scrittura, di un ragazzo di cui sentiremo parlare negli anni che verranno. Insomma, già a 15 anni Gabriele era sotto la lente di ingrandimento dei suoi professori e già a 15 anni il suo primo libro diventa un esempio di narrativa esordiente di grande successo e di grande forza mediatica. 

«Scrivere un libro è come segnare un goal – sottolinea Gabriele – un coro che diventa boato, che attraversa spazio e mente e si fa mito e memoria… I poeti – aggiunge – hanno scritto per millenni sull’amore ora io ho voluto rivolgermi ai miei coetanei e agli adulti, perché l’amore è universale e vivifica. È dai temi dell’amore che si innestano gli altri argomenti della Silloge, il mondo classico, il mondo naturale, la personificazione di figure retoriche, l’identificazione dell’uomo in un essere desiderante. Il primo messaggio del libro è continuare a sognare, il sogno è tale se si realizza, altrimenti rimane illusione. Il secondo messaggio è stimolare le persone a leggere, ricordando loro il valore educativo dei classici». 

Un anno fa Gabriele vince anche il Premio letterario Isabella Morra, Primo Premio per il suo impegno civile nella poesia, e a Monza viene premiato da Fiorenza Mursia della omonima casa editrice con una motivazione che la dice lunga sulla sua vita futura e sul destino che come scrittore lo aspetta: «Colpisce per la maturità delle scelte stilistiche e per lo spessore umano la poesia di Gabriele Garofalo che affronta temi di forte impegno civile, interrogandosi su eventi del passato come la Shoah nel testo Artiglio e su drammi dell’oggi, come la tragedia dei migranti morti a Cutro nel testo Anime stracciate: quesiti che non trovano risposta se non nei versi: «Urla che il contrario/della morte e l’odio / non è la vita…/ ma l’amore dall’anima di seta». Versi brucianti, che risvegliano le coscienze, ricordando che nell’orrore e nell’abbruttirsi della civiltà il flatus etico dell’amore rimane l’unica stella polare del sentire umano in grado di riscaldare ancora i cuori e ridestarli alla pietà. Alto, dunque, resta il valore della poesia nel farsi strumento di “resistenza” e militanza». Che dire di più?

Se avete voglia di conoscerlo meglio, di capire come fa un ragazzo della sua età a parlare come un saggio letterato d’altri tempi, intellettuale illuminato e latinista, navigato classicista, allora andatevi a guardare la sua intervista – su “La Città del Crati TV”, https://www.youtube.com/watch?v=NS4p4gqwpLE dove Gabriele parla dell’Eneide e di Virgilio come se raccontasse la vita della sua classe al liceo e dove spiega di aver arricchito il suo tempo con un approccio alla vita differente da come si possa immaginare per i ragazzi della sua età. 

Lo sento per telefono e mi sembra di parlare con uno scrittore perfettamente consapevole del suo carisma, e questo mi riempie di gioia. (pn)