di ERCOLE INCALZA – Solo ultimamente abbiamo cominciato a capire che il settore primario, sì quello che comprende le attività legate allo sfruttamento delle risorse naturali quali l’agricoltura, la pesca, l’allevamento, la pastorizia ecc., riveste un ruolo chiave nella crescita del Paese e che, in questo determinante ruolo, il Mezzogiorno è senza dubbio determinante.
Pochi giorni fa il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini, ha ricordato che elemento cardine della agricoltura non è solo la produzione quanto, soprattutto proprio nel Mezzogiorno, la ristorazione, la trasformazione e la distribuzione ed ha precisato che è necessario supportare le nostre imprese convincendole ad investire in tecnologie e tracciabilità ed in particolare ha precisato: «È prioritario arrivare a sistemi di snodo logistico. I porti sono basilari, sono le autostrade del futuro che daranno ulteriore centralità al Mediterraneo. Ma si deve realizzare un meccanismo di interconnessione. Il porto deve essere collegato al retroporto, alla ferrovia e anche per una breve percorrenza alle autostrade. Solo con un sistema misto ed interconnesso potremo recuperare quella competitività che oggi costa 96 miliardi di euro al sistema Paese e 9 miliardi solo al comparto agro alimentare».
Leggendo attentamente la ricerca prodotta dall’Istituto “Divulga” della Coldiretti ci si convince che dei 96 miliardi di danno alla economia, circa la metà è proprio relativa alla carenza infrastrutturale del Sud, di un Sud che, a differenza delle aree del Centro Nord, possiede solo un Hub interportuale come quello di Nola – Marcianise a differenza del Nord che ne ha invece otto; un Sud che, in 74 anni, ha realizzato solo le autostrade Palermo – Messina, Salerno – Reggio Calabria e Catania – Siracusa (non cito le autostrade Napoli – Bari – Taranto e Palermo – Catania perché le caratteristiche non possono certo essere definite di livello autostradale) ed invece non ha realizzato assi viari essenziali come la Maglie – Santa Maria di Leuca o l’asse 106 Jonica che collega Taranto con Reggio Calabria, non ha realizzato reti ferroviarie ad alta velocità lungo il collegamento Salerno – Reggio Calabria, Palermo – Catania, Catania – Messina, Palermo – Messina, non ha neppure elevato i livelli funzionali di un asse ferroviario come quello jonico che collega Taranto – Sibari – Crotone – Reggio Calabria.
Lo abbiamo capito tardi e lo abbiamo capito proprio simulando queste macro aggregazioni; questo approfondimento sicuramente sarà bene utilizzarlo sia nella lettura delle “autonomie regionali differenziate”, sia dei Livelli Essenziali delle Prestazioni (Lep) ed un simile approccio, a mio avviso, servirà sia a confermare la nuova narrazione sul Sud emersa già nel Festival Euromediterraneo dello scorso anno, sia a creare, insisto fino alla noia, dopo 74 anni, strumenti ed organismi davvero capaci per leggere ed al tempo stesso interpretare fenomeni che, specialmente durante i Governi Conte 1 e 2 e, purtroppo, anche Draghi, erano stati sempre affrontati con la logica davvero “offensiva” del 30% delle risorse degli investimenti globali da assegnare al Sud; purtroppo dichiarazione rimasta sempre una “buona intenzione”.
Ebbene, pochi mesi fa ebbi modo di ribadire che, senza innamorarci più di “percentuali” e di norme annunciate e mai attuate, eravamo in grado, senza inventare o programmare nuove opere, ma prendendo in esame il quadro di quelle già programmate ed in alcuni casi già supportate finanziariamente, di rigenerare davvero questa vasta tessera del mosaico Paese e, a tale proposito, elencai un quadro di interventi attraverso i quali era possibile, a mio avviso, ridimensionare il forte danno denunciato proprio dalla Coldiretti. Anticipai il quadro degli interventi, precisando che, se entro 5 – 8 anni fossimo stati in grado di attivare la spesa realizzando i vari interventi, il Mezzogiorno sarebbe stato in grado di passare dall’attuale 22% ad oltre il 30% nella formazione del Pil del Paese.
Devo dare atto al presidente Prandini ed al mondo degli operatori della logistica, soprattutto del comparto agro alimentare, di aver denunciato questa impellente esigenza di offerta infrastrutturale e, al tempo stesso, come ribadito dallo stesso Prandini, di aver posto, dalla stessa Coldiretti, come elemento centrale la Zes Agricola che questo anno era scomparsa dalla Legge di bilancio e che grazie ai Ministri Fitto e Lollobrigida è stata poi recuperata.
Ed allora con queste scelte la dominanza del Mezzogiorno nei confronti del Nord nel processo di crescita del Paese non sarebbe un caso sporadico, come avvenuto lo scorso anno, ma diventerebbe un dato strutturale consolidato. (ei)