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Piazza De Nava

L’OPINIONE/ Enzo Vitale: Piazza De Nava e lo strenuo rifiuto al confronto da parte della Soprintendenza

di ENZO VITALE – Un antidemocratico accentramento di poteri esclude, di fatto, da qualsiasi possibile intervento la cittadinanza che a larghissima maggioranza (97 per cento circa degli interventi sui social) è contraria alla demolizione di piazza De Nava e alla mutilazione del suo monumento.

Sebbene più volte sollecitati a un incontro pubblico, nel quale rendere chiare le ragioni del progetto di completa demolizione della storica piazza De Nava e della parziale mutilazione del complesso statuario collocato al suo centro, i responsabili della Soprintendenza e della Segreteria regionale del Ministero non hanno mai risposto. C’è qualcosa che non quadra in questo strenuo rifiuto al confronto. Un motivo ci deve pur essere.

Tra questi vi è, certamente, il desiderio di non perdere il finanziamento di cinque milioni (questa imbarazzante verità è stata, peraltro, affermata apertis verbis), di cui una parte andrà, legittimamente, nelle tasche dei progettisti. Tutto regolare, quindi, tutto secondo legge?

Riassumiamo. La soprintendenza reggina, individuata una linea di finanziamento, elabora un progetto preliminare, che non tiene in nessun conto la memoria civica né elementari canoni estetici. Lo chiama di “restauro”, ma di restauro non ha nulla, perché è una banalissima demolizione totale dell’esistente. La ditta che vince la gara, di Lucca, probabilmente ignara della storia cittadina e dell’affetto che i reggini hanno per la loro piazza, elabora un progetto definitivo che è un copia e incolla di quello preliminare.

La stazione appaltante, sempre costituita dalla solita Soprintendenza, gestisce una Conferenza di Servizi in cui si approva la demolizione. La stessa Soprintendenza esprime il rup, responsabile unico del procedimento, gestisce la gara per l’affido dei lavori, che presumibilmente sarà vinta dalla solita ditta di Lucca, e dulcis in fundo indica anche il responsabile dei lavori. Tutto in casa, quindi, senza che nessuno possa mettere mani o controllare. Tutto in regola e secondo le leggi, ovviamente.

I social sono ormai lo specchio del comune sentire: tra i molti commenti sulla questione, è riscontrabile solo un misero tre per cento di consenso all’intervento demolitivo su piazza De Nava. Ciò acclarato in maniera ampiamente documentabile, se vi fosse qualche interesse non coincidente con quello pubblico, se i fini non fossero condivisi dalla cittadinanza, se la città non volesse questa demolizione della piazza e la sua sostituzione con un non-luogo senza storia né memoria né identità, con quali mezzi potrebbe opporsi?

Questo accentramento in una sola struttura e nei suoi vertici, autoreferenti e inattingibili, è compatibile con il doveroso rispetto della volontà popolare? E se vi fosse qualche intento pur legittimo ma non dichiarato, o se vi fossero conflitti di interesse, con quali mezzi la cittadinanza potrebbe loro opporsi? Solo con il democratico confronto, che i vertici della Soprintendenza però rifiutano. (ev)

[Enzo Vitale è presidente della Fondazione Mediterranea]