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Maurizio Vandelli e Shel Shapiro

Nostalgia canaglia ed entusiasmo alle stelle a CatonaTeatro con Love&Peace

La  nostalgia, si sa, è canaglia: ti prende dentro, basta l’accenno di un motivetto e le immagini della giovinezza si rincorrono a battagliare contro gli anni, che, ahimè, passano sempre più in fretta. Love&Peace, lo spettacolo di Shel Shapiro (ex Rokes) e Maurizio Vandelli (ex Equipe 84) che la strabordante arena di CatonaTeatro ha accolto con un entusiasmo da stadio, però non è un malizioso “come eravamo” in cerca di facili consensi. È una travolgente kermesse musicale che spinge a rimpiangere gli anni 60 e 70 e l’innocenza perduta. E come una irrequieta lattina di energizzante, che ti fa crescere sempre più la voglia di partecipare, condividere, esaltare i brani che hanno segnato quegli anni, indimenticabili, che anche chi non li ha vissuti in prima persona sente quasi che gli appartengano, alla pari di un gradevole fardello di ricordi di seconda mano. Gli Anni 70 (superati anche come età da Shapiro 76 e Vandelli 75) hanno segnato la generazione che ha fatto il 68, ricordano il Vietnam, Kennedy, Martin Luther King, Woodstock, e, in Italia, la fine della stagione felice, quando ancora non c’erano le bombe, gli autonomi, le brigate rosse, i neofascisti, le stragi, l’austerità e l’economia cominciava a poco a poco a traballare.

Nel mondo s’imponevano i Beatles, i Rolling Stones e l’Italia viveva una incredibile stagione musicale di gruppi che nascevano, crescevano, scomparivano, sull’onda del beat, tra i raffinati testi di Mogol e tanti azzardi rock-melodici che avrebbero lasciato un segno indelebile. Ecco perché Love&Peace entusiasma il pubblico e fa sognare che la serata non finisca più, tante sono le opportunità di rivisitare, riproporre, o servire alla platea un mondo di canzoni che non sono canzonette. E scoprire che Vandelli, è un novello Dorian Gray che al posto dello specchio usa la chitarra e non invecchia mai: la sua voce è da 50 anni e più sempre la stessa, minimalista nel vestire, come agli esordi, immutabile nel tempo; e Shapiro, appesantito e arrochito nella voce, che diventa irresistibilmente più simpatico di quando – giovanissimo – cantava storpiando all’inglese tutte le parole. Sono passati 50 anni: per fortuna sua e nostra, non ha imparato l’italiano e il suo parlare, inglesizzato con venature romanesche, mantiene immutato il suo fascino. Insieme sono una coppia irresistibile che mostra, senza pudore, di divertirsi un sacco a stare sul palco, a suonare e cantare, a cambiare continuamente chitarra, attenti a cogliere la pur minima sfumatura nel pubblico che, rapito, non smette di entusiasmarsi. Dov’è il trucco? Non c’è, è la magia della musica pop che, quando diventa immortale, per noi poveri mortali travolge tutto e scatena istinti da stadio. Non si pensi però che sia uno spettacolo da “anta” in su: bisognerebbe fare un esperimento, legare un ventenne alla poltrona e costringerlo a seguire tutto lo spettacolo. Dopo, siamo certi ringrazierebbe, entusiasta.

L’a-cultura musicale degli ultimi 20 anni ha fatto irrimediabilmente danni: manca ai nostri giovani non solo la conoscenza musicale dei grandi (anche se cominciano a scoprire ed ad apprezzare sempre più numerosi la lirica), ma anche il genere pop che ha forgiato i loro genitori e ha reso il nostro mondo un po’ meno infelice. Servono eventi musicali così per educare alla poesia del testo, all’armonia delle note. A Mogol bastano quattro parole per raccontare una storia, Lucio Battisti con un fraseggio di chitarra faceva innamorare migliaia di ragazzine: rinfreschiamo la memoria musicale ai nostri giovani, ci ringrazieranno.

Love&Peace

Love&Peace è uno spettacolo di canzoni, in realtà di luci e suoni e di immagini che si inseguono in un vidiwall gigantesco: apre una spettacolare visione della natura in verde con sottofondo il Mattino di Grieg, seguito (e non poteva essere diversamente) dalle bombe al napalm (da Apocalypse Now) con la danza deli elicotteri sulla Cavalcata delle valchirie di Wagner, per poi chiudere sui titoli di coda col Bel Danubio Blu. È un calendario che scorre troppo in fretta, come la nostra vita oggi, e ci proietta in un passato che non è remoto, anzi è storia vicina. Le canzoni della seconda metà degli anni 60 e quelle del decennio successivo, scandiscono un’azzeccata combinazione di emozioni, dove Mogol e Battisti la fanno da protagonisti, ma c’è spazio anche per Bob Dylan, Beatles e McCartney, Cat Stevens l’atmosfera dei figli dei fiori, mediata da un’ italian way of life di cui oggi si sente tanto la mancanza.

Un palcoscenico di suggestioni straordinarie dove i nostri due “eroi” consumano subito le minime resistenze degli spettatori: è un trionfo di acclamazioni, urla, frenetici battiti di mani, un entusiasmo che riempie il cuore e non solo quello degli artisti. Avrebbero tutti voglia di ballare e di cantare (cosa che gli spettatori elettrizzati fanno più volte, invitati dai due). Basta poco per riaccendere la speranza in questi tempi bui: non sono canzonette, sono i tatzebao dell’orgoglio degli ex-giovani, quello che i nostri ragazzi devono ancora scoprire, nel disincanto di questi orribili anni, di un millennio che fino ad oggi ha portato solo delusione.

Non va trascurata, infine, la magnifica prestazione della band che accompagna Shapiro & Vandelli: i formidabili chitarristi Gian Marco De Feo e Daniele Ivaldi, l’eccellente basso Massimiliano Gentilini, i bravissimi Alessio Saglia (tastiere) e David Casaril (batteria). Uno spettacolo che è durato due ore e un quarto, ma gli insaziabili ed entusiasti spettatori di CatonaTeatro avrebbero voluto non finisse più. (mcg)

CatonaTeatro (RC): nostalgia canaglia con Shel Shapiro e Maurizio Vandelli. Love&Peace: uno spettacolo che fa ripercorrere gli anni Settanta con un palpito straordinario. Impossibile non lasciarsi coinvolgere in un turbinio di emozioni travolgenti.

Posted by Santo Strati on Sunday, 11 August 2019

Love & Peace: a CatonaTeatro Shel Shapiro e Maurizio Vandelli. Indimenticabili Anni 70

Posted by Santo Strati on Sunday, 11 August 2019