L’OPINIONE / Carmelo Versace: Reggio non rimarrà inerme davanti al tentativo di chiudere il Tito Minniti

di CARMELO VERSACE – A leggere recenti dichiarazioni dell’Ad di Sacal, Marco Franchini, c’è davvero da stare poco sereni per la coltre d’inquietudine che, quelle parole, fanno calare sulle sorti dell’Aeroporto dello Stretto.

Il manager nominato dal Governatore Roberto Occhiuto sostiene che lo scalo reggino stenti a decollare per colpe indipendenti dalla volontà di Sacal e della Regione, ma piuttosto per tutta una serie di circostanze che riguarderebbero l’amministrazione della città. Anzi, quando spiega che l’aerostazione perde 2 milioni di euro l’anno e la Regione, pur di non continuare a rimetterli ogni anno, ha la necessità vitale di far funzionare lo scalo, ammette velatamente che Catanzaro, prima o poi, per responsabilità non sue, sarà costretta a prendere provvedimenti drastici di fronte a quello che viene raccontato come una sorta fallimento annunciato.

È evidente che dal giorno di partecipazione al Bando per l’ottenimento della Concessione, la Sacal era a conoscenza della situazione dello scalo: sapeva dei problemi limitativi, dei Notam, e sapeva anche che, pur insistendo le medesime criticità, la Sogas era riuscita a raggiungere i 608.000 passeggeri contro gli attuali 202.000 del 2022 di Sacal! Non è consentito a Franchini scaricare responsabilità per le macerie della Sogas in quanto anche la Sogas come la Sacal accumulava annualmente una perdita strutturale di 2 milioni. Ma tali “perdite” non sono state in alcun modo assorbite da Sacal che è invece partita da zero, senza alcun debito. Altrimenti sarebbe ingiustificata la procedura fallimentare appena accennata.

Ciò che non accettiamo, quindi, è che Franchini sembra mettere le mani avanti rispetto ad un possibile disastro quasi già annunciato, tentando un incredibile quanto insensato scarica barile. Ma di chi è la competenza sull’Aeroporto “Tito Minniti” se non di Sacal e del suo socio di maggioranza Regione Calabria? Chi, se non Sacal, prima con De Felice, poi con De Metrio, ed oggi con Franchini, per lunghi anni si è sperticata insieme alla politica regionale e nazionale in annunci, progetti, programmi di rilancio che, fino al momento, sono rimasti soltanto una fabbrica di promesse e belle intenzioni?

Reggio Calabria non rimarrà inerme di fronte al tentativo, ormai neanche tanto velato, di chiudere per sempre un’infrastruttura vitale per un bacino di oltre un milione di utenti tra le Città Metropolitane di Reggio e Messina.

Se davvero Franchini, ad oltre un anno dall’inizio del suo mandato, e con lui la Regione Calabria, vogliono lasciare un segno tangibile dimostrino concretamente, attraverso fatti sostanziali, il loro interesse per lo sviluppo dello scalo  in alternativa aprano alla possibilità d’ingresso della Città Metropolitana nella compagine societaria di Sacal o consentano la cessione della gestione con un atto di rinuncia presso Enac dell’Aeroporto ad una società territoriale che possa occuparsene direttamente, lontano da interessi regionali a carattere accentrativo che evidentemente privilegiano altre logiche e penalizzano il nostro territorio. Altrimenti, l’ennesima uscita a vuoto sul destino del “Tito Minniti”, rischia di rimanere la classica ed infelice parola affidata al vento.

Quella che è in atto è la sfacciata mortificazione di un territorio e dei suoi abitanti. Gli enti locali hanno fatto e continueranno a fare tutto ciò che serve per mettere l’infrastruttura nelle condizioni di poter operare nel miglior modo possibile. Non è ammissibile, tuttavia, il tentativo di far scivolare su altri le proprie inadempienze, né possiamo accettare che qualche consigliere di minoranza tenti di alzare polveroni per confondere le acque e distogliere l’attenzione dal reale obiettivo che dovrebbe animare la discussione pubblica sul nostro territorio, a prescindere dai colori politici di appartenenza, e cioè il rilancio definitivo e strutturale dell’aeroporto.

Si dica, con coraggio e onestà intellettuale che i bandi per attrarre compagnie aeree sono andati deserti per la totale assenza di una programmazione seria, credibile, costante e duratura sull’aeroporto dello Stretto. Si faccia pienamente luce sul perché, i tanti milioni annunciati dal fantomatico emendamento per il riordino dell’infrastruttura, da ben cinque anni restano sostanzialmente scritti solo sulla carta e non producono alcuna novità tangibile.

La Regione spieghi perché indugi sul riconoscimento della Zes al territorio reggino, uno strumento capace di creare condizioni di investimento e rendere ancor più attrattivo il nostro aeroporto. Si ammetta, senza troppi giri di parole, che il “Tito Minniti” non rientra nelle strategie dell’attuale compagine di governo regionale e che, quindi, è politicamente votato alla morte. L’atto doloso con cui si sta consumando la fine dell’aeroporto di Reggio non può e non deve passare sotto silenzio.

Opporremo una ferma resistenza contro chi detiene le chiavi dell’aerostazione ed il futuro del nostro comprensorio. (cv)

[Carmelo Versace è sindaco f.f. della Città Metropolitana di Reggio Calabria]

Aeroporto dello Stretto: decollano solo rabbia e delusioni

Secondo le stime diffuse dall’Enac l’Aeroporto dello Stretto dovrebbe contare su un traffico di 85 mila passeggeri l’anni, con l’introduzione delle nuove rotte per Torino, Venezia e Bologna. Quelle, per intenderci, che sono andate in gara e che verranno (se partecipa qualcuno) assegnate dopo la scadenza prevista del bando al 24 aprile prossimo.

Le perplessità sulla gara che prevede l’intervento della Regione a compensazione degli oneri aeroportuali e di volo è d’obbligo visto che, a quanto pare, non sono state ancora presentate offerte per le tre nuove rotte e il 24 è lunedì prossimo.

Le stime di Enac (l’ENte Nazionale pe rl’Aviazione Civile) parlano di 24mila passeggeri l’annoper il volo Reggio-Torino e ritorno, 27mila per Reggio-Venezia e 34mila per Reggio Bologna. Il riempimento previsot (su 133 posti a sedere disponibili) è stimato all’85% per Bologna, 65% per Venezia e il 58% per Torino.

Se si considera che ancora non sono state rimosse le limitazioni al volo (per le procedure di atterraggio che richiedono una formazione adeguata e specifica), non c’è molto da sorridere a proposito del futuro dello scalo reggino che vede addensarsi nubi sempre più fosche. L’impresisone è che la Regione ancora non ha seriamente valutato la necessità e l’esigenza di fare rete con i tre aeroporti calabresi, senza favorire soltanto lo scalo internazionale di Lamezia a danno dell’aeroporto Sant’Anna di Crotone e dell’Aeroporto dello Stretto di Reggio.

E dire che lo scalo intitolato al sottotenente dell’Aviazione Tito Minniti (medaglia d’oro al valor militare) ha una lunga e gloriosa storia alle spalle che risale al 1939, quando venne costruita la prima pista aeroportuale. Durante la guerra servì come aeroporto militare per tornare al servizio civile nel 1947, operando poi come scalo nazionale a partire dal 1957. e registrando fino a diversi anni fa numeri molto importanti in termini di traffico.

L’Aeroporto internazionale di Lamezia Terme è nato nel 1976 ed è cresciuto notevolmente registrando numeri di traffico passeggeri di tutto rispetto. Ma non è sbagliato credere che gran parte di quetso successo è dovuto alla continua sottrazione di traffico allo scalo reggino, complice una dissennata politica di prezzo che fa ancora oggi preferire Lamezia a Reggio sia per i voli diretti nella Capitale o Milano

Tra l’altro anche questa Pasqua ha visto la vergognosa ascesa delle tariffe dei biglietti sia per i siciliani sia per i calabresi: un Milano-Reggio è venuto a costare più di un Milano-New York, senza che nessuna autorità politica o governativa abbia avuto il buon senso di intervenire per  vederci chiaro su evidenti abusi tariffari.  Ma l’Antitrust che ci sta a fare se permette il far west delle tariffe aeree per il Sud?

Se a Reggio sono convinti che da questo scalo decollano solo rabbia e delusioni, ci sarà, dunque, pure una qualche ragione. (rrm)

Sacal annuncia nuove tratte per Lamezia e Crotone. E Reggio?

La Sacal annuncia nuove tratte per gli aeroporti di Lamezia Terme e Crotone, ma non dà notizie dello scalo di Reggio che rischia sempre più l’isolamento e un immeritato declassamento. Nonostante gli annunci e il dichiarato impegno del Presidente Roberto Occhiuto, la Sacal continua a ignorare le potenzialità dello scalo dello Stretto.

Si attendono entro il 24 aprile le conferme dei voli per Bologna, Torino e Venezia previa l’incentivazione di 13 milioni a favore delle compagnie aeree che accetteranno di volare a Reggio, ma sarà difficile tornare ai numeri di passeggeri di una decina di anni fa.

È un cane che si morde la coda: mancano i passeggeri ma perché c’è una scarsa offerta volativa che è modesta perché mancano i passeggeri. Si continua a trascurare il potenziale costituito dalla vicina Messina e del suo circondario che avrebbe grossi vantaggi a scegliere Reggio al posto di Catania (super affollato) e non si fa crescere l’offerta di voli da Reggio, a esclusivo vantaggio dello scalo lametino. L’esigenza di fare rete tra i tre aeroporti calabresi rimane solo un annuncio senza seguito e la Città Metropolitana patisce la quasi assenza di uno scalo che, negli anni passati, macinava passeggeri e utili significativi.

Peraltro l’Enac dovrebbe a breve eliminare gran parte degli ostacoli all’operatività del volo e l’aeroporto reggino potrebbe così uscire dalla categoria C che richiede una specifica preparazione dei piloti per l’atterraggio. In buona sostanza, per non investire quattrini (pochi, per la verità) per incentivare a proprie spese l’aggiornamento dei piloti di RyanAir (per esempio), la Regione penalizza sempre di più lo scalo dello Stretto. Si tratta di spendere in formazione sui piloti destinati a Reggio e RyanAir non ci pensa proprio: perché non provvedere la Regione incentivando finanziariamento la necessaria preparazione all’atterraggio per scali “difficili” come quello reggino?

Intanto, una nota della Sacal annuncia con soddisfazione l’aumento delle frequenze e le nuove tratte della compagnia Ryanair sugli aeroporti calabresi di Crotone e Lamezia Terme per la stagione estiva 2023.

L’incremento delle frequenze riguarda le rotte da Lamezia per Bergamo, Bologna, Malta, Torino, Verona e Vienna; dall’aeroporto Sant’Anna di Crotone aumentano le frequenze per Bologna e Bergamo e viene inserita la nuova tratta per Treviso. In totale saranno 220 i voli settimanali e 19 le rotte servite con un importante investimento economico della compagnia irlandese.

Si prospetta, dunque, una promettente stagione estiva per gli aeroporti calabresi di Crotone e Lamezia Terme grazie alle nuove rotte e frequenze operate da Ryanair che si vanno ad aggiungere ai collegamenti già esistenti sui due scali, con una crescita pari al 21%, rispetto allo stesso periodo del 2019, e un investimento economico di 100milioni di dollari (1 aeromobile basato).

Nel dettaglio, l’aeroporto Sant’Anna vedrà i collegamenti per Bologna da 3 a 5 frequenze, Bergamo passerà a 7 frequenze con un ulteriore incremento nel mese di agosto e il nuovo volo per Treviso servito con 5 frequenze, tutte su base settimanale.

A Lamezia, invece, i collegamenti che saranno incrementati dalla compagnia irlandese includono Bergamo che passerà a 19 frequenze settimanali, Bologna 13, Malta da 2 a 5 frequenze, Vienna e Karlsruhe con tre collegamenti settimanali in luogo dei due operati nella summer 2022. A tali incrementi si aggiungerà anche il nuovo volo per Venezia Marco Polo che sarà operato su base giornaliera.

«L’impegno costante di SACAL – ha commentato l’Amministratore Unico della Società Aeroportuale Calabrese, Marco Franchini – rappresenterà un sicuro incremento dei dati di traffico con conseguente impatto economico e occupazionale che sarà generato dall’incremento di operatività del sistema aeroportuale, basato su principi di specializzazione e caratterizzazione. Il potenziamento dell’offerta di trasporto aereo è il risultato di una specifica attività dell’assessorato al Turismo della Regione – conclude Franchini – tesa a cambiare radicalmente la percezione dell’offerta di un territorio che si candida come la nuova destinazione esperenziale del mercato europeo e intercontinentale». (rrc)

ZES CALABRIA: LE AREE SCELTE PER REGGIO
COLLOCATE ALL’INTERNO DELL’AEROPORT0

di SANTO STRATI – Chiamatelo errore madornale o svista imperdonabile, comunque non trova alcuna giustificazione che chi ha disegnato le aree della Zes Calabria abbia individuato per Reggio le superfici della piste di decollo e atterraggio dell’Aeroporto dello Stretto. Una cosa pazzesca, salvo a non voler pensar male (che si sa, si rischia di far peccato, ma spesso – come diceva Andreotti – ci s’azzecca) e immaginare che la “svista” non sia poi involontaria, ma scientemente applicata al fine di scoraggiare eventuali (e quanto mai auspicabili) investimenti nell’area Zes di Reggio. Zes, come tutti ormai sanno, significa “zona economica speciale”, ovvero delle aree all’interno delle quali le imprese già operative o quelle di futuro insediamento possono godere di incentivazioni varie, in pratica agevolazioni fiscali (in termini di importanti crediti d’imposta) e semplificazioni e snellimento delle pratiche amministrative. Le Zes sono state istituite nel 2017 e disciplinate poi nel dicembre del 2018 con un decreto, convertito poi in legge, nell’ambito degli interventi urgenti destinati a far crescere gli investimenti nel Mezzogiorno con l’obiettivo di favorire lo sviluppo del territorio.

Come risulta dagli atti, la Regione Calabria con la delibera n. 100 del 29 marzo del 2018 della Giunta guidata da Mario Oliverio ha individuato le aree produttive all’interno delle quali operare, utilizzando le incentivazioni fiscali e i provvedimenti di sburocratizzazione amministrativa per i nuovi insediamenti. Le aree industriali e produttive della Zes di Gioia Tauro sono state individuate per costituire gli ambiti naturali per insediare nuove attività o rilanciare quelle esistenti applicando il regime agevolato previsto per le Zes. Piccolo particolare, le aree Zes di Reggio sono state individuate non nella zona industriale di San Gregorio-San Leo (Pellaro) come sarebbe stato ovvio visto che si parla di insediamenti produttivi, bensì in ambito aeroportuale. Ma non nelle aree adiacenti l’aeroporto, ma proprio dentro le piste, come si vede dalla piantina che indica le superfici destinate ad attività produttive per la Zes di Reggio.

Il Comitato spontaneo “ZES fuori dalle piste dell’Aeroporto di Reggio Calabria” (costituito da realtà economiche e sociali che operano nell’area interessata) ha denunciato il “marchiano errore materiale” con una pec inviata il 14 febbraio al Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, al Ministro per la Coesione Territoriale Raffaele Fitto, al Presidente della Regione Roberto Occhiuto, alla vicepresidente della Giunta regionale Giusi Princi, all’assessore regionale alla Attività Produttive e area Zes Rosario Varì, al commissario della Zes Calabria (e Campania) Giuseppe Romano, ai sindaci ff del Comune e Città Metropolitana Paolo Brunetti e Carmelo Versace, all’assessore comunale di Reggio alla Pianificazione. urbana e Progetti strategici Domenico Battaglia, al Presidente e al Direttore generale ENAC. Hanno risposto tutti, subito… ignorando completamente la denuncia. Dopo due settimane, infatti non è arrivato alcun riscontro, da nessuna delle parti interpellate.

Probabilmente, siamo alle solite: di Reggio non interessa niente a nessuno. Come si può aver ignorato per la Zes reggina due aree industriali più che strategiche (L’ex officina Grandi Riparazioni delle Ferrovie e il Porto di Saline Joniche) scegliendo i terreni all’interno dell’area aeroportuale? Salvo che l’obiettivo finale non sia quello di chiudere completamente l’Aeroporto dello Stretto e quindi utilizzare la superficie per attività industriali. Ma, in ogni caso, l’assurdo è che nelle aree individuate dentro il recinto aeroportuale – a fianco delle piste di decollo e atterraggio – si possa immaginare una qualsivoglia attività imprenditoriale e produttiva., mentre languono le imprese di San Gregorio e Pellaro San Leo.

L’assenza di una qualsiasi risposta, del resto, sta diventando regola fissa per la Città di Reggio. Vedi il caso Piazza De Nava, vedi il caso Lido Comunale e via discorrendo. Si fanno grandi progetti (a parole) per il turismo, ma si ignora l’assenza di strutture, si evita accuratamente di formare il personale, di adeguare l’offerta a una domanda che si scontra poi con la mancanza della logistica. Il tutto è facilmente spiegabile con un solo termine: assenza di visione. Abbiamo amministratori distratti (vedi il perimetro della Zes dentro l’aeroporto!), annoiati e, troppo spesso, privi di competenza specifica. Quale futuro possiamo intravedere per i ragazzi della più popolsa città della Calabria? Ci sono risorse intellettuali ignorate se non addirittura escluse da progetti di sviluppo, ci sono idee e passione, ma mancano, quasi sempre, gli interlocutori. E, allora, con chi si parla, si ragiona, si discute? (s)

Aeroporto Stretto e Porto di Villa, Metrocity RC apre due gare per progetti su collegamenti intermodali

Realizzare e potenziare il sistema intermodale di collegamento con l’Aeroporto dello Stretto di Reggio Calabria e il Porto di Villa San Giovanni. È questo l’obiettivo dei due bandi della Città Metropolitana di Reggio Calabria, predisposti dal Settore Viabilità della Città Metropolitana di Reggio Calabria guidato dal Dirigente Lorenzo Benestare, Rup Luigi Stracuzzi, e consultabili nell’area telematica del portale web della Città Metropolitana, da un importo complessivo di oltre 800 mila euro finanziati dal Ministero delle Infrastrutture, e costituiscono parte integrante del Piano Urbano della Mobilità di Palazzo Alvaro.

«È una sfida che vogliamo giocare e vincere», ha detto il sindaco facente funzioni, Carmelo Versace, nel rimarcare l’importanza di uno strumento di pianificazione che, nell’arco di dieci anni, «mira a stravolgere in positivo il sistema di mobilità urbana attraverso il raggiungimento di specifici obiettivi incentrati sulla sostenibilità ambientale, l’integrazione sociale, il sostegno alla marginalità ed il miglioramento complessivo del tessuto economico del comprensorio».

«Seguendo le linee di mandato del sindaco Giuseppe Falcomatà – ha spiegato Versace – la Città Metropolitana è al lavoro per modificare, in positivo, la qualità della vita dei cittadini. In questo contesto, il Pums assume una rilevanza strategica fondamentale e, anche grazie al settore ed al dirigente Lorenzo Benestare, abbiamo deciso di mettere al centro dell’ambizioso programma le persone, la città, il mare e la montagna, assi determinanti su cui ruota l’intero Piano di mobilità che ingloba ogni aspetto che punti ad accorciare le distanze di collegamento e permetta di raggiungere ogni orizzonte possibile, nel rispetto di chi e di cosa ci sta intorno».

«I bandi in questione – ha aggiunto Versace – seguono proprio queste direttive. Uno dei limiti per la crescita della nostra area, infatti, è proprio la difficoltà di muoversi fra gli spazi per arrivare, agilmente, a due infrastrutture che rappresentano una vera e propria chiave di volta per il nostro territorio. Il primo a nord del territorio cittadino, rappresenta lo snodo ideale per i collegamenti con la Sicilia, il secondo, l’aeroporto nella zona sud, costituisce invece la porta di accesso per i collegamenti veloci al nostro territorio dall’Italia, dall’Europa e dal resto del mondo».

«Se pensiamo ai collegamenti con l’altra sponda dello Stretto piuttosto che all’aeroporto Tito Minniti – ha concluso – sembrano palesarsi ostacoli che appaiono insormontabili. Il nostro impegno, invece, è rivolto ad abbattere quelle difficoltà, lavorando concretamente per costruire infrastrutture e servizi in grado di offrire occasioni che puntino al rilancio economico e sociale delle nostre comunità». (rrc)

 

CIS Aeroporti Calabria: il PD reggino non crede al progetto di Occhiuto-Franchini

L’ambizioso progetto per il rilancio degli scali calabresi, nell’ottica di dare vigore e slancio all’asset cultura e turismo, non trova tutti convinti, soprattutto sul futuro dell’Aeroporto dello Stretto che sembrava destinato all’abbandono ma che dovrebbe trovare nuove risorse per la ripresa dei voli.

Il Partito Democratico di Reggio Calabria, in una nota, stigmatizza l’operazione CIS: «Non bastassero  – si legge – le ingiurie nei confronti dei reggini, adesso il presidente  Occhiuto e il deputato Cannizzaro, passano direttamente alle prese in giro, annunciando corposi finanziamenti per gli aeroporti calabresi, incluso il “Tito Minniti” di Reggio Calabria. Tutto falso. I Cis “Volare”, appena firmati dalla Ministra per il Sud, Mara Carfagna, peraltro esponente di spicco del Terzo polo, che nei mesi scorsi ha lasciato Forza Italia proprio in polemica per la scelta di quel partito di far cadere il suo governo, non sono altro che una riprogrammazione delle risorse del Fondo per lo Sviluppo e la Coesione 2014-2020, già comprese nei Piani Sviluppo e Coesione del Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili e della Regione Calabria».

«Insomma – prosegue la nota – soldi semplicemente riciclati, che in realtà già c’erano, finanziamenti già destinati che hanno soltanto cambiato nome e origine per non essere, probabilmente, definitivamente persi, in mancanza di un serio e preciso programma di investimento visto l’assoluto immobilismo di questi anni. In particolare, gli interventi per l’aeroporto di Reggio – ristrutturazione e messa in sicurezza – ben 27, 5 milioni, non sono altro che quanto già previsto e finanziato dal Psc Mims. Praticamente, i famosi 25 milioni e poco più per anni sbandierati ai quattro venti, nel 2018, dal deputato Francesco Cannizzaro per lavori che sarebbero dovuti partire tra il 2019 ed il 2020. Quattro anni dopo siamo ancora qui a riproporre la stessa minestra riscaldata, specchietto per le allodole per i calabresi, con buona pace dei precedenti amministratori di Sacal, dei quali si ricorderà solo qualche vuota conferenza stampa più somigliante ad un incontro di partito che ad una reale attività di comunicazione istituzionale. L’altra fetta rientra infine negli investimenti, si badi bene per ora soltanto annunciati, da parte di Sacal».

«Occhiuto e Cannizzaro, dunque, si improvvisano nel ruolo del Gatto e della Volpe, tentando di ammaliare i reggini, ma si confermano esclusivamente giocatori di flipper, abili a maneggiare palle da far rimbalzare su e giù per la Calabria intera. La verità assoluta, stando ai dati, è che ancora una volta la Regione e Sacal hanno deciso di investire pesantemente sull’aeroporto di Lamezia, relegando lo scalo reggino, definitivamente, in un pietoso stato di subalternità. Quella odierna, nei fatti, è un’ennesima occasione persa per il territorio di Reggio Calabria che deve purtroppo assistere ad una sperequazione inaudita fra i contributi concessi a Lamezia, a Crotone ed al “Tito Minniti”. Si sarebbe potuto riequilibrare il rapporto fra i tre scali, ma si è volutamente confermata la strada di ampliare distanze ormai incolmabili».

«Di fronte a tanta desolazione, invece, Occhiuto e Cannizzaro si guardano bene dal commentare la sospensione dei voli sancita dalla compagnia aerea Blu Air che, di fatto, spezza la possibilità di raggiungere agevolmente Milano e Torino dall’aeroporto dello Stretto, relegato ad un’insopportabile condizione di isolamento. Mentre la Regione afferma di investire sull’aeroporto, agitando un pallottoliere con cifre a sei zeri, l’aeroporto dello Stretto langue con sempre meno voli e meno compagnie aeree. Gli esponenti di Forza Italia, dunque, hanno davvero poco da festeggiare di fronte ad un provvedimento che può essere ascritto ad altri e che, irrimediabilmente, modifica il tanto decantato “Emendamento Cannizzaro” in “Emendamento Carfagna”». (rrc)

Task force aeroporto RC: Sacal attivi subconcessione allo scalo reggino

La task force dell’Aeroporto dello Stretto, presieduta dal coordinatore Salvatore Chindemi, ha stilato e approvato un documento che offre alla parte politica possibili soluzioni nella gestione della governance per il rilancio dello scalo reggino. Tra queste, la proposta dell’attivazione della subconcessione sullo scalo reggino.

Nello specifico – si legge nel documento – «in vista dell’auspicato incontro fra i sindaci facenti funzioni della Città Metropolitana e del Comune di Reggio Calabria, Carmelo Versace e Paolo Brunetti, con l’Amministratore di Sacal Marco Franchini, che dovrebbe avvenire fra qualche settimana, la task force ritiene di concludere questa prima fase della sua attività, indicando l’unica soluzione ritenuta idonea e praticabile per la risoluzione delle problematiche dello scalo ed il conseguente suo rilancio».

«Da un punto di vista oggettivo – si legge – non esistono ostacoli, di nessuna natura, che impediscono ad alcun vettore di operare nell’aeroporto reggino, se non l’ottenimento della dovuta certificazione da parte dei piloti, che peraltro è necessaria in numerosi altri scali nazionali, vedi Palermo o Firenze. L’inattività volativa nel nostro aeroporto è quindi determinata esclusivamente da scelte di politiche aziendali della società di gestione Sacal che, incontrovertibilmente, in modo programmato e scientifico, hanno privilegiato e privilegiano lo scalo lametino, sacrificando, cinicamente, quello reggino».

«Il nuovo assetto societario e di management della società di gestione dei tre scali calabresi – prosegue il documento –non ha apportato ad oggi nessuna novità sostanziale rispetto alle politiche aziendali delle gestioni precedenti, anzi, ove fosse possibile, sono stati messi in campo ulteriori comportamenti altamente censurabili, soprattutto per ciò che attiene il dovuto rispetto istituzionale di chi, oggi, rappresenta, legittimamente, il nostro territorio».

«Pertanto – conclude il documento – si ritiene che l’unica soluzione idonea a rilanciare lo scalo dello stretto è quella di richiedere la gestione autonoma del nostro scalo, con l’ottenimento di una subconcessione o altra formula tecnico giuridica da concordare, funzionale a tale scopo. Ove si frapponessero ostacoli all’ottenimento di questa vitale autonomia, sarebbe inevitabile intraprendere un’azione finalizzata alla revoca della concessione alla Sacal da parte di Enac, per gravi inadempimenti contrattuali, visti i disastrosi risultati sul piano di sviluppo e gestione dello scalo reggino». (rrc)

La Sacal incontra il Comitato pro-Aeroporto di Reggio

L’Amministratore unico di Sacal, la società di gestione dei tre aeroporti calabresi, Marco Franchini, ha incontrato il 15 luglio scorso, presso l’Aeroporto dello Stretto, luna delegazione del Comitato pro-Aeroporto di Reggio, composta dal dott. Fabio Putortì (Miti) e l’ing. Francesco Nicolò.

Come riferisce una nota, «l’incontro ha avuto ad oggetto l’aggiornamento delle informazioni riguardanti la pianificazione degli interventi necessari per superare le criticità sull’infrastruttura aeroportuale che dovrebbe servire le città metropolitane di Reggio Calabria e di Messina.

Il dott. Franchini, ha espresso sin dall’inizio il desiderio di non soffermarsi sugli errori commessi in passato ma di concentrarsi sugli obiettivi che ciascuno per propria competenza deve conseguire entro i termini prefissati, così come ha espresso l’utilità che gli interventi necessari si svolgano simmetricamente e non in forma graduale.

«L’amministratore unico ha esposto ad esempio l’obiettivo di portare entro questo autunno la classificazione dell’aeroporto dello Stretto dal codice C a quello B, superando quindi le limitazioni tecniche attualmente in vigore e con l’effetto che altre compagnie aeree potrebbero volare da e per l’infrastruttura.

«Contestualmente, con l’insediamento del nuovo amministratore, la Sacal ha provveduto alla rimodulazione dei progetti legati al finanziamento dei 25 milioni di euro, con l’obiettivo di metterli tutti in bando entro la fine di quest’anno ed in modo che non siano interventi meramente estetici ma realmente funzionali per lo scalo.

«Oltre ciò, si è trattata la questione dei CIS (Contratti Istituzionali di Sviluppo) e degli Oneri di Servizio, i primi utili al coinvolgimento di più livelli istituzionali e per porre degli obblighi di risultato rispetto agli interventi pianificati, i secondi invece da utilizzare per fornire il servizio minimo essenziale del trasporto aereo da e per l’Area dello Stretto, come ad esempio i voli con partenza al mattino e rientro la sera sulle tratte Roma e Milano. Tuttavia, da parte della delegazione del comitato si è sottolineato il fatto che i voli su quest’ultimi orari, presenti già in passato, presentavano un coefficiente di riempimento maggiore, mentre da parte di Sacal si sta comunque lavorando per il loro ripristino seppur la decisione spetta alle compagnie aeree e la situazione aziendale di ITA è ancora in fase di assestamento».

Oltre agli interventi di competenza della Sacal SpA, si sono analizzati anche quei fattori che incidono sullo sviluppo del traffico aereo in un aeroporto e che sono legati al contesto territoriale di riferimento.

«Uno scalo per sopravvivere – sottolineano i rappresentanti del Comitato – deve essere economicamente sostenibile e per essere tale deve avere un adeguato numero di utenti.

L’accessibilità, la viabilità, la condizione urbanistica, la presenza o meno di strutture ricettive e di servizi, il decoro di un territorio, soprattutto a vocazione turistica, sono tutti elementi che influiscono sulla scelta delle compagnie aeree, oltre gli aspetti prettamente di natura tecnica legati alle manovre di volo.

«Or dunque, per anni – si  legge nella nota del Comitato pro Aeroporto – abbiamo praticato lo scaricabarile di responsabilità per il mancato sviluppo del territorio e dell’aeroporto ma oggi non è più tempo delle giustificazioni. Se vogliamo che le condizioni del territorio e dell’infrastruttura migliorino ciascuno deve fare infatti la propria parte senza attendere ciò che fanno gli altri.

«Ad esempio, per migliorare la viabilità, la struttura urbanistica o l’accessibilità verso il nostro scalo, l’Ente comunale di Reggio Calabria, piuttosto che l’Ente metropolitano o quello regionale, devono portare a termine i lavori senza limitarsi ai proclami o eccepire in seguito come scusante le mancanze degli altri amministratori, specie quando si è di colore politico differente e si finisce con le solite bagarre che non hanno alcuna utilità per lo sviluppo economico del territorio. Lo stesso vale per la pulizia, la sicurezza e i tutti i servizi di pubblica utilità poiché i visitatori devono trovare una città efficiente e non assistere alle diatribe su chi deve fare cosa.

«Ma parlando di doveri istituzionali non si può non citare anche la Camera di Commercio, quale anello di congiunzione con il settore privato. I vari presidenti delle associazioni di imprenditori, commercianti, artigiani, ecc, esprimono oggi chiaramente le esigenze delle rispettive categorie?

E il direttore del Museo Nazionale della Magna Grecia e il presidente dell’Ente Parco Aspromonte? Gli ordini professionali?

«Quest’anno tra l’altro ricorre il 50° anniversario del ritrovamento dei Bronzi di Riace ed il nostro scalo dovrebbe vedere un via vai di aerei con turisti al seguito, così come le strutture ricettive e i tour operator dovrebbero registrare il sold out nell’intera area metropolitana. E non possiamo non constatare che in altre province si riescono a costruire e fare funzionare delle macro strutture ricettive, dei servizi e delle attrazioni originali mentre su un territorio dalle enormi potenzialità come quello Reggio Calabria sembra che vi sia un appiattimento dove ormai più niente ci scandalizza.

«A tal proposito, che risultati ha prodotto la cabina di regia della Città metropolitana che avrebbe dovuto consentire una collaborazione tra istituzioni e cittadini per spendere presto e bene i fondi del PNRR? Comunque sia, è arrivato il momento, come detto, che ciascuno faccia la propria parte, è arrivato il momento di guadagnarsi i miglioramenti che si rivendicano. Dobbiamo essere noi cittadini a dimostrare di tenere all’aeroporto, di tenere al decoro del proprio territorio, così come se la classe dirigente non svolge i doveri per cui è nominata allora bisogna pretenderne la rimozione, senza se e senza ma». 

Come Comitato pro Aeroporto e gruppo MITI UdS faremo la nostra parte mettendo a disposizione della Sacal e delle Istituzioni le proprie competenze ed il proprio impegno ma al contempo rappresenteremo i più esigenti controllori affinché la nostra terra non debba più assistere alle ennesime parole a cui non seguono i fatti.

L’ORGOGLIO FERITO E SMARRITO DI REGGIO
LA CITTÀ È ABBANDONATA E NON “DECOLLA”

di SANTO STRATI – La ricorrenza, qualche giorno fa, dell’anniversario della Rivolta di Reggio (sono passati 52 anni da quel drammatico “Buio”) ha dato sprone alla politica locale di esaltare e decantare i guai di questa città. Un’occasione ghiotta, a destra e a sinistra, per irridere reciprocamente l’avversario, insultarlo e attizzare il fuoco delle polemiche. Non è questo che serve a questa povera e dimenticata Città dello Stretto. 

Sono oltre 50 anni – verrebbe da dire – passati invano, nonostante le vittime, le devastazioni, le umiliazioni, gli sgarbi, le “rapine” (a volte palesi, a volte impalpabili) per depredare e saccheggiare l’ex capoluogo (che, comunque, non è rimasto a guardare), in nome di una presunta “superiorità”. Una stupida disfida a chi ce l’ha più lungo. 

Reggio e Catanzaro hanno sofferto in diversa maniera gli effetti della nascita delle Regioni: il capoluogo ha conquistato il “pennacchio” ma ha scoperto di essere pressoché invisibile e insignificante, vittima di una politica ad personam che si è dimenticata della città e dei suoi abitanti. Reggio s’è ritrovata “defraudata” del titolo, ma ha, apparentemente, reagito con orgoglio, mostrando – senza dubbio – di avere gli artigli, più di Catanzaro. L’errore per tutte e due le città è stato quello di guardare più all’apparenza che alla sostanza. La verità è che se Atene piange, Sparta non ride: Catanzaro è alle prese con una grave crisi identitaria che il nuovo sindaco Fiorita dovrà, con non poca difficoltà, cercare di superare e, possibilmente, far dimenticare. Catanzaro ha una sede universitaria che produce (ed esporta, ahimè) talenti in campo scientifico, ma a livello centrale non riesce a darsi una connotazione specifica su cosa vorrebbe (dovrebbe) diventare. Non hanno capito i catanzaresi (come non lo hanno capito i reggini) che se non si supera il gap della rivalità, delle tante Calabrie, non si va da nessuna parte. Occorre fare rete, occorre pensare in termini di regione coesa, unita nelle sue varie territorialità, a pretendere il rispetto del governo centrale, a esigere quello che tocca di diritto. Contro ogni idea di autonomia differenziata (che penalizza solo il Mezzogiorno col criterio della spesa storica) per presentare una grande idea di Calabria, unitaria in un comune obiettivo di crescita.

È un sogno, ma non è proibito crederci, a patto che in ogni singola realtà urbana  e provinciale si giunga a progettare e realizzare concretamente programmi di sviluppo che guardino alle nuove generazioni e interrompano la fuga di cervelli, qui inutilizzati, al Nord e all’estero valorizzati e “sfruttati” in maniera adeguata..

Quello che, tanto per centrare il tema, non sta accadendo nel Reggino. La città di Reggio sta vivendo una insopportabile involuzione che non trova spiegazione, se non nell’incapacità, conclamata, dei suoi amministratori e dei suoi politici di riferimento. Guardiamo a Cosenza: da borgo montagnolo è diventata una bella, piccola ma invidiabile, metropoli del Sud. La rigenerazione urbana ha dato i suoi frutti e oggi si possono cogliere i risultati che inorgogliscono l’intera regione. Il Censis ha promosso ai primi posti il sistema universitario dell’Unical (altra premiata fabbrica di cervelli con infelice record di esportazione). La città è viva, vitale, pronta alla sfida di un’ulteriore, ormai indispensabile, crescita, anche pensando al vecchio e contestato progetto di “Grande Cosenza” che prevede la fusione di Rende e Castrolibero nel capoluogo.

Invece, Reggio sta languendo, sta morendo, asfissiata dall’indifferenza e dalla cattiva gestione (?) della cosa pubblica. 

Basta fare un giro in città per domandarsi come sia possibile questo livello di abbandono e, a più riprese, di degrado sotto tutti i punti di vista. L’occasione del cinquantenario del ritrovamento dei Bronzi poteva essere l’occasione di rilancio in chiave turistica di una città che profuma di cultura in ogni suo angolo. Invece, l’unico profumo, pardon, olezzo, è quello della spazzatura che disegna un paesaggio intollerabile e indegno di una città civile.

Il deputato reggino Francesco Cannizzaro ha scritto l’altro ieri una bella lettera ai reggini invitandoli “a rialzarsi e combattere”, ma è stato sbeffeggiato da una sinistra che, da parte sua, mostra chiaramente di avere perso il senso dell’orientamento. Non che le dichiarazioni d’intento di Cannizzaro debbano essere considerate vangelo, tutt’altro, ma anziché costruire in questa città c’è l’innnata vocazione a distruggere e a impedire il benché minimo segno di apertura dall’una e dall’altra parte della contesa politica.

Cannizzaro, a rischio di cadere nel ridicolo, si lancia in una serie di affermazioni che non possiamo che ritenere oltremodo ottimistiche a proposito dell’Aeroporto dello Stretto: «abbattimento delle limitazioni, ammodernamento dell’aerostazione, piano integrato di collegamenti con i porti di Reggio e di Messina, reinserimento del personale ex Alitalia, coinvolgimento di compagnie lowcost». 

Ma di quale aeroporto sta parlando Cannizzaro? Di uno scalo fantasma, sicuramente, visto che l’abbandono è totale: bastano quattro sterpaglie a fuoco per cancellare i pochi voli rimasti. Sono trascorsi tre anni dal famoso 5 agosto 2019 quando venne annunciato in pompa magna l’utilizzo dei 25 milioni del famoso “emendamento Cannizzaro” che assegnava allo scalo quest’inaspettata dote finanziaria (incrementata poi di altre 3 milioni dai fondi di coesione). Bene di questi 28 milioni, dopo tre anni, non è stato speso un centesimo, non sono nemmeno stati indetti i bandi di gara per delle soluzioni che il viceministro leghista Morelli ha definito, senza giri di parole, ridicole e inutili. Al contrario, però, sono stati mandati a casa lavoratori che avevano esperienza e competenza, è stato ridotto al lumicino il traffico passeggeri con l’offerta volativa più assurda che uno scalo, in posizione strategica per servire anche la dirimpettaia Messina, potesse studiare. E nel frattempo c’è stata la crisi della ormai defunta Alitalia e il continuo depotenziamento anche dello scalo Sant’Anna di Crotone, a tutto vantaggio dell’aeroporto internazionale di Lamezia, che è molto vicino per come si presenta a uno scalo da terzo mondo. 

Quale criterio ha permesso di cancellare uno scalo che negli anni passati aveva un traffico di tutto rispetto e raccoglieva consensi per la puntualità e la funzionalità delle tratte servite? Quale miope strategia ha potuto fare in modo che lo scalo dello Stretto divenisse inutile e superfluo, quando, in realtà, la Citta Metropolitana ne avrebbe dovuto curare il rilancio e programmare il futuro? E forse è il caso di ricordare che la Ita, che è subentrata all’Alitalia, è tutta di proprietà pubblica: utilizza denaro dei contribuenti ma non ripaga gli stessi (quelli della Calabria) con una politica di sviluppo aeroportuale. Non ci sono scusanti per una società pubblica: le tratte si garantiscono anche se non producono ricavi, ma nessuno – a quanto pare – lo ha fino ad oggi rinfacciato ai responsabili amministrativi dell’Ita, che sullo scalo reggino mantengono l’indifferenza assoluta. Come nessuno si preoccupa di far valere il criterio della continuità territoriale per far risparmiare sul costo dei biglietti aerei. Reggio-Milano a 400 euro diventa un lusso (per Ita) che non si può più tollerare considerando che lo stesso volo da Lamezia costa otto volte di meno.

Del resto, le parole stanno a zero, parlano da soli i fatti. La presupposta limitazione al traffico aereo dello scalo che impedirebbe ai vettori charter e stranieri (in primis RyanAir) ad atterrare è in realtà una “burocratica” pratica di upgrading al tipo di pista che comporta semplicemente una formazione al simulatore di volo. Formazione che costerà al più qualche migliaio di euro per pilota e che società come RyanAir non hanno mai avuto alcuna intenzione di spendere. E ipotizzando qualche centinaio di migliaia di euro da investire, possibile che né alla Regione né alla Città Metropolitana (che pure buttano soldi in iniziative inutili e prive di ritorno) sia mai venuto in mente di mettere a disposizione la somma necessaria per formare i piloti delle compagnie sprovvisti della richiesta abilitazione per lo scalo dello Stretto? (I piloti dell’Alitalia ce l’avevano tutti…)

È mai venuto in mente a qualcuno, in Cittadella, che forse investendo qualche soldo sulle compagnie aeree si potrebbero incentivare i voli? Il volo del mattino richiede il pernottamento dell’equipaggio che arriva la sera prima: quanto costa alloggiare e offrire il soggiorno a 10-12 persone? È una spesa impossibile per la Regione? Se sì, dimenticatevi di decollare da Reggio al mattino. Dimenticatevi dell’aeroporto, e di qualsiasi idea di sviluppo turistico. 

Come vengono i turisti a vedere i Bronzi?  Atterrando a Lamezia o a Catania? E dire che la Regione ha stanziato ben 500mila euro da destinare ai collegamenti aeroporti-siti turistici: per Reggio (non ridete, per favore) la Regione investe per due mesi oltre 90mila euro per tre collegamenti “turistici” a mezzo bus. Per la cronaca, circa 15mila per la tratta Bagnara-Scilla-Villa S. Giovanni-Reggio-Aeroporto, circa 17 mila per la tratta Aeroporto-Reggio-Gambarie-S. Stefano d’Aspromonte e ben 58mila per la tratta Reggio-Bova Marina-Bovalino-Siderno-Marina di Gioia-Roccella Jonica-Caulonia. In buona sostanza 1.500 euro al giorno per compensare i bus turistici che collegheranno  l’Aeroporto dello Stretto. Per quali voli e quali passeggeri, rinunciamo, dolorosamente rassegnati, a domandare. (s)

Chindemi (Task Force Aeroporto RC): Basta prevaricazioni ai danni di Reggio

Il coordinatore della task force per l’Aeroporto dello Stretto, Salvatore Chindemi, ha chiamato in causa la Regione – e il presidente Roberto Occhiuto – e la Sacal per chiedere notizie sui lavori annunciati per l’ammodernamento dell’aerostazione e il superamento delle limitazioni.

«A questo punto si abbia il coraggio di ufficializzare la fine dell’Aeroporto dello Stretto» ha detto Chindemi, chiedendo «cosa o chi impedisce al Presidente Occhiuto di mantenere l’impegno, assunto il 7 di Febbraio con i due sindaci facenti funzioni Carmelo Versace e Paolo Brunetti, della Città Metropolitana e del Comune di Reggio Calabria, di rivedersi dopo l’acquisizione, da parte dell’Ente Regionale, delle quote sociali di Sacal, acquisite in precedenza da privati, per concordare il futuro dello scalo reggino? Può un Presidente Regionale venir meno ad un impegno assunto durante un incontro istituzionale?».

«Risulta imbarazzante ed increscioso ammettere pubblicamente che lo scalo lamentino è stato, oramai eletto come l’unico scalo operante in Calabria e che quello reggino è, di fatto, un inutile ed ingombrante accessorio? Chi ha avuto una investitura popolare – ha proseguito Chindemi – e pretenderebbe di essere riconfermato, spieghi, al territorio che rappresenta, come ritiene di fronteggiare adeguatamente questo ignobile scippo dell’attività, volativa e non, del nostro aeroporto».

«Chi ha, quasi giornalmente – ha detto – l’opportunità di interloquire con i rappresentanti della società di gestione dei tre scali calabresi, castrati chiaramente di ogni capacità decisionale autonoma, con i vertici Enac nonché con il vettore nazionale, informi la città per quale misteriosa ragione non vengono ripristinati i voli, almeno per Roma e Milano, con partenza il mattino ed il ritorno la sera, promessi ed annunciati una infinita di volte».

«Da cosa o da chi dipende – ha chiesto – la mancata risoluzione delle presunte restrizioni che impedirebbero, ad alcuni vettori, di operare sullo scalo reggino? Qualcuno conosce lo stato dei lavori che renderebbero più moderno ed efficiente il Tito Minniti, utilizzando i finanziamenti del celeberrimo “emendamento Cannizzaro”, peraltro silenti da anni e inesorabilmente bollati come “inutili e dannosi” dal Sottosegretario ai Trasporti (leghista) Alessandro Morelli?».

«E si potrebbe prolungare a lungo questo triste e scandaloso elenco di soprusi ed insopportabili prevaricazioni ai danni di questa città e del suo scalo – ha proseguito – senza il quale la Metrocity diventerebbe una scatola vuota, mentre chi avrebbe l’obbligo istituzionale di difendere il proprio territorio, invece, incomprensibilmente latita e/o collude con i mandanti. Oramai il quaderno delle doglianze è strapieno: il tempo delle lamentele e delle denunce è finito».

«Ognuno, a tutti i livelli – ha evidenziato – sarà chiamato ad assumersi le proprie responsabilità. E nonostante i maldestri, quanto inutili, tentativi di delegittimazione della Task force, continueremo a denunciare questo scandalo e, contemporaneamente, sollecitare, nelle competenti sedi nazionali, proposte e soluzioni concrete».

«Da parte nostra – ha concluso – siamo pronti a mettere in campo una società, pubblico privata, adeguatamente capitalizzata, disponibile ad assumere l’onere di una gestione autonoma del nostro scalo. Lasciamo alla città la possibilità di valutare, serenamente, i comportamenti di chi tenta di difendere questo territorio ed, invece, chi concorre a disarticolare le sue strutture, affossandolo definitivamente, sorprendendosi, poi, delle sonore sconfitte elettorali». (rrc)