LA GESTIONE DEI BENI CONFISCATI
LA CALABRIA È AL QUARTO POSTO

di ANTONIETTA MARIA STRATILa Calabria è la quarta regione, in Italia, per numero di beni confiscati sottratti alla mafia e alla criminalità organizzata dopo La Sicilia, la Campania e la Lombardia: sono 147, infatti, le diverse realtà impegnate nella gestione di beni sottotratti alla malavita in 44 comuni. È quanto emerso da “Raccontiamo il bene” 2025, il report di Libera sul riutilizzo sociale dei beni confiscati alle mafie, in occasione del 29esimo anniversario della legge 109/96 per il riutilizzo pubblico e sociale dei beni confiscati alle mafie.

Secondo gli ultimi dati dell’Agenzia Beni confiscati in Calabria, sono 2.920 i beni immobili confiscati e destinati, 1.693 quelli ancora in gestione ed in attesa di essere destinati. Sul lato delle aziende,  sono 190 le aziende confiscate e destinate mentre sono 295 quelle ancora in gestione. 

Dal report di Libera emerge che il 65% delle  realtà sociali è costituita da associazioni di diversa tipologia (96), mentre sono 20  le Coop sociali. Tra gli altri soggetti gestori del terzo settore, ci sono 13 realtà del mondo religioso (Diocesi, parrocchie e Caritas), 6 Enti Pubblici, 5 fondazioni e 2 consorzi cooperative. Nel censimento non sono compresi i beni immobili riutilizzati direttamente per finalità istituzionali dalle amministrazioni statali e locali.

Nella ricerca Libera ha ricostruito la tipologia di immobili gestiti dai soggetti gestori; in molti casi la singola esperienza di riutilizzo comprende più beni confiscati, anche di tipologia catastale diversa.

Emerge, così, che i soggetti gestori censiti gestiscono 71 beni tra appartamenti, abitazioni indipendenti, immobili; 41 tra ville, fabbricati su più livelli e di varia tipologia catastale o singole palazzine; 38 terreni agricoli, edificabili e di altra tipologia (anche con pertinenze immobiliari); 17 complessi immobiliari; 12 locali commerciali o industriali. Sono 91 i soggetti gestori le cui attività sono direttamente legate a servizi di welfare e politiche sociali per la comunità; 59 si occupano di promozione del sapere, del turismo sostenibile; 13 in attività legate all’ agricoltura e ambiente,7  si occupano di sport e 6 produzione e lavoro.

«Sono 1132 le realtà sociali che in tutta Italia, ogni giorno, con coraggio e generosità, trasformano luoghi che erano il simbolo del dominio criminale e mafioso sul territorio in luoghi in grado di raccontare una storia altra, un modello diverso di società, di comunità, di economia e di sviluppo. Un numero così alto, nel 1995, non si poteva immaginare», ha commentato Tiziana Giannone, responsabile nazionale Beni Confiscati di Libera.

«Dietro questo numero – ha continuato – ci sono volti e storie di associazioni, di cooperative che hanno trasformato quei luoghi di malaffare in luoghi parlanti, dall’inestimabile valore educativo e pedagogico. Un grande impegno plurale che ha rafforzato il tessuto sociale e che tiene unite le relazioni di una comunità, facendo da modello anche sul piano europeo e internazionale. Negli ultimi anni sono stati fatti tanti passi in avanti nella cornice normativa e in quella amministrativa; l’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni confiscati, fulcro del processo di destinazione di un bene, ha assunto un ruolo cruciale di raccordo tra gli enti nazionali e le amministrazioni locali».

I risultati ottenuti fino ad oggi sono straordinari, ma le sfide non sono finite, ribadisce Libera.

In particolare, «la nuova modalità di destinazione dei beni confiscati, attraverso la Piattaforma Unica delle Destinazioni, rende l’intera procedura più agevole, ma ci pone davanti a nuove responsabilità: i Comuni prima, e gli Enti del Terzo Settore poi, hanno ora il compito di inserire la gestione di beni confiscati nei loro piani di azione, progettando e chiedendo quanti più spazi possibile. Il riuso sociale è una prassi consolidata, è un’opportunità per i nostri territori e questo nuovo strumento deve poterla rafforzare», ha continuato Giannone.

«La privatizzazione, sotto ogni forma, dei beni confiscati alle mafie sarebbe un tradimento alla nostra storia e all’impegno di tutto il movimento antimafia», ha concluso la Giannone.

«Gli importanti risultati raggiunti – scrive Libera – in termini di aggressione ai patrimoni delle mafie, della criminalità economica e dei corrotti e le sempre più numerose esperienze positive di riutilizzo sociale, richiamano sempre più l’attenzione sulle criticità ancora da superare e sui nodi legislativi ancora da sciogliere che richiedono uno scatto in più da parte di tutti».

Per queste ragioni, con urgenza, l’Associazione ha chiesto «che si possa garantire trasparenza nell’intera filiera di confisca e riuso dei beni confiscati, non come pratica dei singoli enti pubblici impegnati nel percorso del bene. La partecipazione democratica dell* cittadin* e la possibilità di incidere sulle politiche pubbliche del territorio è un diritto e un dovere per chi si impegna quotidianamente; poter contare su banche dati che interagiscono tra loro e che condividono i diversi passaggi della vita di un bene confiscati permette a tutt* noi di poter progettare un riuso il più aderente possibile ai bisogni della comunità. La cultura del dato, come cultura di attivazione partecipata, deve essere alla base delle scelte amministrative dei tribunali, di ANBSC, degli enti locali di prossimità».

Alla politica, poi, che «ci sia una chiara presa di posizione: i beni confiscati non si possono privatizzare, attraverso l’affitto oneroso o con la vendita. Chi scrive che la confisca ha penalizzato i territori del Sud Italia, sta riscrivendo la storia del nostro Paese, calpestando chi ha dedicato la sua vita a sostenere la confisca dei patrimoni come strumento cardine della lotta alle mafie. Questo non lo possiamo permettere e il nostro impegno sarà quello di tutelare l’impianto normativo nella sua interezza».

Libera, poi, ha chiesto che si possa creare una cabina di regia nazionale, inserita all’interno della strategia nazionale che ci viene richiesta dalla nuova direttiva europea, per sistematizzare le risorse e rendere i diversi fondi complementari tra loro. Questo perché «le risorse per la valorizzazione dei beni confiscati devono essere messe a sistema, facendo dialogare i fondi pubblici e gli investimenti di enti privati. 30 anni di esperienza, infatti, ci confermano che non si può solo sostenere la ristrutturazione di un immobile, senza pensare a come renderlo un luogo aperto e sostenibile».

«Il report “Raccontiamo il Bene” è una testimonianza di come, attraverso il riutilizzo dei beni confiscati – conclude l’Associazione – si possa costruire un futuro migliore. È il racconto di una resistenza viva, di progetti che restituiscono dignità e speranza a territori segnati dalla criminalità, ma che oggi stanno cambiando volto grazie all’impegno di tante realtà sociali. La strada da percorrere è ancora lunga, ma insieme possiamo continuare a Rac-contare sempre più storie di riscatto e di bene».  (ams)

Il sindaco di Reggio Falcomatà: Ben 140 i beni acquisiti al nostro patrimonio comunale

«Con orgoglio di sindaco e di cittadino, mi piace ricordare che sono oltre 140 i beni acquisiti al patrimonio disponibile del Comune, frutto di richieste di acquisizioni in sinergia con l’Agenzia nazionale dei beni sequestrati e confiscati». È quanto ha detto il sindaco di Reggio, Giuseppe Falcomatà, intervenendo al Corso nazionale di perfezionamento in materia di Gestione e destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità, promosso dal Consiglio nazionale dei dottori commercialisti, svoltosi oggi all’aula magna ‘Quaroni’ dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria.

«Siamo lieti di ospitare nella nostra città – ha detto Falcomatà – un corso formativo di grande rilevanza nazionale, un gesto di attenzione importante da parte del Consiglio nazionale e provinciale dei dottori commercialisti che ringrazio. Si tratta di un evento che è perfettamente in linea con il percorso che la nostra città sta portando avanti rispetto all’idea che i beni confiscati, soprattutto nelle nostre città del Sud Italia, devono consentire di arrivare ad un riutilizzo».

«Noi, come Enti assegnatari – ha aggiunto Falcomatà – abbiamo l’obbligo di un completamento di un’azione già portata avanti dalle forze dell’ordine, dalla magistratura partita con il sequestro e successivamente con la confisca dei patrimoni conseguiti illecitamente».

«Quindi proviamo – ha detto ancora – a completare questo percorso, nell’idea della piena realizzazione e dell’intuizione della legge ispirata da Pio La Torre, che era quella che i beni non vanno solo sequestrati ai mafiosi ma devono essere pienamente restituiti alla collettività”. “In questi anni, grazie all’istituzione dell’Ufficio beni confiscati, partecipiamo con impegno a questa attività».

«Solo nell’ultimo anno – ha ricordato il primo cittadino reggino – sono stati utilizzati locali confiscati per destinazioni quali: la Casa delle donne vittime di violenza, l’Agenzia sociale per la casa e il Centro di aggregazione giovanile. Per noi è importante che in questi luoghi di respiri aria di legalità. Cosi come sono importanti dei simboli di legalità, come il patrimonio artistico di quadri ed opere d’arte confiscati che ha dato vita alla collezione del Palazzo della Cultura della Città Metropolitana, un contesto di straordinario valore che ci inorgoglisce molto e che sarà protagonista, da qui a qualche giorno, di una mostra dal titolo SalvArti che abbiamo organizzato in sinergia con i Ministeri dell’Interno e della Cultura, con il Comune di Milano e l’Agenzia nazionale per i Beni Sequestrati e Confiscati».

«Tornando al settore commerciale invece – ha aggiunto Falcomatà – ci tengo a sottolineare anche i tanti amministratori giudiziari subentrati in aziende sotto sequestro, con i quali non è mai mancato il confronto e che hanno portato avanti le attività evitando la chiusura.

«In ambito di ulteriori sinergie – ha concluso – stiamo per firmare insieme alla nostra università, dipartimento di Architettura, un protocollo volto alla valorizzazione dei beni confiscati. Sui beni finalizzati ad attività lucrative, invece, siamo in fase di approvazione un regolamento specifico, per dare maggiore operatività a questa parte di beni». (rrc)

ISOLA CAPO RIZZUTO (KR) – Inaugurato il Laboratorio di cucina a KM0

A Isola Capo Rizzuto è stato inaugurato il Laboratorio di Cucina a KM0, realizzato sul bene confiscato situato in località Cepa, un immobile che, dopo 27 anni, è stato restituito alla comunità grazie al Programma Operativo Nazionale “Legalità” e a un finanziamento di 570.000 euro.

All’inaugurazione erano presenti, tra gli altri, il Vice Presidente della Regione, Filippo Pietropaolo, il sindaco di Cutro, Antonio Ceraso, in rappresentanza della Provincia di Crotone, il vice sindaco di Isola Raffaele Gareri e gli assessori Andrea Liò e Gaetano Muto, il Presidente del Consiglio Luigi Rizzo e alcuni consiglieri comunali.

Poi ancora il Tenente Comandante Emanuele Stefano della Tenenza di Isola Capo Rizzuto, poi ancora la Capitaneria di Porto, l’Aeronautica Militare ed ovviamente la Polizia Locale che ha coordinato la viabilità e la sicurezza.

Dopo il taglio del nastro e la visito al piano terra dell’immobile con cucina e sala, la delegazione si spostata al piano superiore per il convegno “Gli Usi sociali dei Beni Confiscati”, moderato egregiamente dal direttore de “Il Crotonese” Giuseppe Pipita. Ad aprire il dibattito, il sindaco di Isola, Maria Grazia Vittimberga: il primo cittadino ha raccontato la storia dell’immobile, un tempo appartenuto al Conte Gaetani e successivamente acquisito dalle famiglie Vallone e Arena.

Il sindaco ha ricordato come questo bene confiscato rappresenti un simbolo di riscatto per il territorio, essendo stato il primo ad essere assegnato a un’associazione no profit, aprendo la strada per altri progetti simili: «Prima nessuno voleva i beni confiscati per paura, oggi c’è la fila per riceverli. Recentemente abbiamo ristrutturato e assegnato 17 beni confiscati, in un altro immobile stiamo completando il primo asilo nido comunale mentre su un terreno abbiamo realizzato la prima oasi canina del territori».

Il sindaco Ceraso, ha invece, sottolineato l’importanza di iniziative come questa, affermando: «Anche il mio comune vive situazioni simili a quelle di Isola, condividiamo le difficoltà, ma anche le vittorie come questa».

«La restituzione dei beni e le giornate contro la ‘ndrangheta – ha sottolineato – sono passi fondamentali. Dobbiamo avere il coraggio di allontanare queste persone dalla nostra comunità, anche togliendo loro il saluto, perché hanno distrutto i nostri territori. Nei comuni piccoli non è facile, ma bisogna reagire. Oggi non è solo una giornata di Isola, è di tutta la regione».

Poi ci sono stati gli interventi del Presidente di Terre Joniche, Domenico Zizza e del referente provinciale di Libera, Antonio Tata, entrambi hanno elogiato il lavoro dell’Amministrazione Comunale e la collaborazione con l’associazione, che da sempre lavora per il bene della collettività ed ora cercherà di gestire al meglio questo bene. 

A chiudere gli interventi il vicepresidente della Regione Calabria, Filippo Pietropaolo, che ha elogiato il lavoro svolto dal comune di Isola: «Isola è un comune virtuoso che valorizza bene i beni confiscati. Siamo dalla parte di questi comuni. Non a caso, stiamo già lavorando su altri progetti relativi ai beni confiscati di Isola».

Pietropaolo ha, anche, annunciato l’aumento dei fondi per la gestione dei beni confiscati in Calabria, sottolineando come la comunità europea riconosca sempre di più l’importanza di questi bene. Durante l’incontro è stato anche mostrato un video con altri beni restituiti alla comunità dopo una serie di interventi di ripristino e il sito del comune che vanta un sistema trasparente e all’avanguardia sulla gestione dei beni confiscati. 

Presenti all’evento anche una delegazione di alunni dell’Istituto Comprensivo Karol Wojtyla – Gioacchino da Fiore e della scuola Paritaria Parrocchiale, con la presenza anche dei dirigenti Anna Iannone e Domenico Pompeo.

Importante è stato il contributo degli studenti dell’Istituto Alberghiero di Le Castella, che si sono occupati della cucina, della sala e del ricevimento, cucinando piatti con i prodotti a chilometro zero provenienti dai terreni confiscati e gestiti dalla Cooperativa Terre Joniche di Libera. (rkr)

Alla Regione assegnato un immobile confiscato: Diventerà un centro antiviolenza

L’assessore regionale alla Sicurezza, legalità e valorizzazione a fini sociali dei beni confiscati alla criminalità organizzata, Filippo Pietropaolo, ha reso noto che «il consiglio direttivo dell’Agenzia nazionale per i beni confiscati ha assegnato alla Regione Calabria un immobile situato nel Comune di Montepaone da destinare alla realizzazione di un Centro antiviolenza a carattere regionale».

«La giunta regionale, guidata dal presidente Roberto Occhiuto – ha spiegato – nell’ambito delle iniziative previste dal protocollo d’intesa sottoscritto con l’Agenzia nazionale, aveva manifestato l’interesse all’acquisizione dell’immobile al proprio patrimonio quale possibile sede del centro, individuato in seguito di interlocuzioni avviate con la Procura generale di Catanzaro e con la Procura della Repubblica di Lamezia Terme. La Regione potrà, ora, intervenire per la riqualificazione e l’adeguamento del bene, e per sostenere l’avvio di un progetto di gestione».

Per Pietropaolo è «un’iniziativa che rientra nell’impegno che il governo regionale e quello nazionale – in particolare con il lavoro del sottosegretario all’Interno Wanda Ferro, che ha delega all’Anbsc – stanno mettendo in campo per rafforzare l’attività volta al riutilizzo a fini sociali dei beni confiscati alle mafie».

«La restituzione alle Comunità dei beni accumulati dalle organizzazioni criminali – ha concluso – attraverso le attività illecite costituisce uno strumento di grande valore rieducativo, non solo perché dal riutilizzo di questi beni possono svilupparsi opportunità di lavoro, ma anche perché gli stessi possono trasformarsi da simboli del potere mafioso in luoghi di partecipazione civile, di inclusione sociale e di solidarietà». (rcz)

Libera e Legacoop Calabria insieme per valorizzare i beni confiscati

Rafforzare, in Calabria, la promozione del riutilizzo pubblico e sociale dei beni confiscati. È questo l’obiettivo del protocollo d’intesa che sarà sottoscritto tra Libera CalabriaLegacoop Calabria il 7 marzo, alle 16.30, alla Cooperativa Terre Ioniche a Isola Capo Rizzuto, che lavora terreni confiscati alla ‘ndrangheta nel crotonese.

Nell’ambito dell’iniziativa, inoltre, verrà presentato il dossier di Libera Raccontiamo il bene, sulle pratiche di riutilizzo sociale e pubblico dei beni confiscati con testimonianze dirette di alcune cooperative.

Un racconto collettivo capace di dimostrare, una volta di più, che riutilizzare i beni confiscati per finalità pubbliche e sociali non solo ha un valore etico, culturale, politico e simbolico insostituibile, ma anche un importante valore economico, che si traduce in esperienze di imprenditorialità sociale, in contratti di lavoro, in un grande sistema di welfare, soprattutto in un contesto regionale come il nostro caratterizzato da elevati tassi di disoccupazione in particolar modo tra i giovani.

Il prossimo 7 marzo saranno trascorsi 28 anni dall’approvazione della Legge 109/96 sul riutilizzo sociale dei beni confiscati alle mafie, che ha rappresentato un formidabile strumento di contrasto ai clan e all’economia criminale, consentendo contestualmente di disseminare in tutta Italia esperienze di riscatto e cambiamento. Una legge, fortemente voluta dalla società civile attraverso la raccolta di oltre 1 milione di firme promossa da Libera, che determinò significativi miglioramenti alla legge Rognoni-La Torre la quale prevedeva, oltre l’inserimento nel codice penale del reato di associazione mafiosa, la sola confisca dei beni ai mafiosi.

Il 7 marzo del 1996 venne segnato un passo storico nella lotta alle mafie sia nel metodo, saldando l’aspetto repressivo con quello rigenerativo  e sociale, sia nei risultati, con la restituzione alla collettività di migliaia di beni sottratti dai poteri criminali. Tutto ciò grazie al protagonismo di un popolo variegato fatto di associazioni, cooperative sociali e del mondo del volontariato impegnati nella trasformazione da beni di “cosa nostra” ed esclusivi a beni comuni e condivisi. (rkr)

 

 

Beni confiscati, Metrocity RC incontra le Associazioni per consegna dei lavori

La Città Metropolitana di Reggio Calabria ha incontrato le associazioni per definire la consegna dei lavori finanziati col Pnrr. Si tratta complessivamente di sette progetti, per un ammontare di circa 4 milioni di euro che la Metrocity, in linea con gli indirizzi di mandato del sindaco Giuseppe Falcomatà, aveva destinato alla riqualificazione di beni confiscati alla criminalità organizzata in uso alle associazioni presenti sul territorio metropolitano.

Se ne è discusso nel corso di un incontro operativo convocato e coordinato da Pietro Foti, dirigente del settore 10. La consegna dei lavori sugli immobili assegnati, previsti già con l’inizio del 2024, e per illustrare le successive fasi di avanzamento. Alla riunione, alla quale hanno preso anche parte anche i Rup Carmelo Marmoglia, Maurizio Modafferi e Annunziato Pannuti, erano presenti i rappresentanti di Adspem per il ‘Centro destinato alla tutela della salute del donatore’, della Reggio Calabria Basket in Carrozzina per il programma ‘Yes I Can’, della Croce Rossa italiana per la ‘Comunità incontro Santo Stefano’, del Consorzio Macramè per ‘Impronte a Sud/Welfare lab’, dell’associazione Naima per la ‘Casa del Jazz’, di Rose blu per ‘Un futuro per noi’ e del Forum del Terzo Settore per il ‘Centro sportivo e di prima accoglienza in Riparo’.

La Città metropolitana di Reggio Calabria ha infatti ottenuto un finanziamento di circa 4 milioni di euro per 7 progetti di recupero dei beni confiscati nell’ambito del bando ‘Interventi speciali per la coesione territoriale – Investimento 2 – Valorizzazione dei beni confiscati alle mafie finanziato dall’Unione europea – Next Generation EU’. L’attività amministrativa, su impulso del sindaco metropolitano, Giuseppe Falcomatà, si è svolta con una costante sinergia con i soggetti assegnatari dei beni. (rrc)

BENI CONFISCATI, IN CALABRIA OLTRE 5.100
IMMOBILI: NE RESTANO INUTILIZZATI 2.000

di FRANCESCO CANGEMI – La Calabria è la terza regione italiana per numero di beni immobili confiscati alla criminalità ed è anche una delle prime regioni per numero di aziende confiscate.

Secondo i dati dell’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata aggiornati al 30 novembre 2023, sono 5.104 i beni immobili confiscati dal 1982 ad oggi in Calabria, di cui 3137 sono stati destinati dall’Agenzia nazionale per le finalità istituzionali e sociali e così distribuiti a livello provinciale: Catanzaro 372, Cosenza 254, Crotone 105, Reggio Calabria 2200, Vibo Valentia 206; mentre 1967 sono stati dati in gestione: Catanzaro 199, Cosenza 205, Crotone 259, Reggio Calabria 1097, Vibo Valentia 207. Il totale delle aziende confiscate è, invece, di 533 di cui 309 date in gestione e 227 destinate.

I dati sono stati diffusi durante la prima Conferenza nazionale sui beni confiscati: da problema ad opportunità” che si è svolta, per la prima volta in Calabria, nella sede della Cittadella a Catanzaro.

L’iniziativa, organizzata dalla Regione Calabria – Dipartimento transizione digitale, settore legalità e sicurezza, insieme al Forum italiano per la sicurezza urbana (Fisu) a cui la Regione aderisce, e ad Avviso pubblico, si è sviluppata in un confronto a più voci che ha visto coinvolte Regioni del Nord e del Sud e i principali attori istituzionali che operano nella filiera dei beni confiscati alla criminalità organizzata, incluso il Terzo settore.

«Abbiamo voluto rappresentare l’impegno della Regione Calabria e delle altre istituzioni, a vari livelli – ha detto l’assessore regionale Filippo Pietropaolo – a servizio della società civile, la quale deve riappropriarsi degli spazi illecitamente sottratti dalle mafie per trasformarli in opportunità di sviluppo e rigenerazione. In questo senso la Regione vuole dare un segnale forte, tant’è che, oltre a quelle su legalità e sicurezza, ha anche istituito un’apposita delega ‘valorizzazione ai fini sociali dei beni confiscati alla criminalità organizzata’, a me assegnata dal presidente Occhiuto, che ringrazio».

L’assessore regionale alla transizione digitale, sicurezza, legalità e valorizzazione ai fini sociali dei beni confiscati alla criminalità organizzata ha, poi, evidenziato le buone pratiche messe in campo fino ad oggi dalla Regione Calabria per la valorizzazione dei beni confiscati.

«Avvieremo una serie di iniziative – ha detto – attingendo sia ai fondi comunitari sia a quelli nazionali, che per la prima volta la Regione ha stanziato. Di questi, 32 milioni provengono dal Pr 2021-27 e 13 milioni dal Fondo di sviluppo e coesione. Complessivamente possiamo contare su una dotazione finanziaria di oltre 40 milioni di euro. Pertanto abbiamo la possibilità di intervenire concretamente sui beni confiscati muovendoci in sinergia con il Terzo settore, le Forze dell’ordine, i Comuni che andremo a sostenere anche nelle opere di demolizione dei beni che non possono essere riutilizzati come, ad esempio, l’ecomostro di Torre Melissa. Segno tangibile di tutto ciò è anche la delibera, approvata dalla Giunta, che ha approvato la “Strategia regionale per la valorizzazione dei beni confiscati alla criminalità organizzata attraverso le politiche di coesione”, frutto di un complesso e articolato lavoro svolto dalla struttura regionale competente».

«La strategia della Regione Calabria – ha rimarcato infine l’assessore Pietropaolo -, che ha una struttura coerente con quella nazionale, si pone come fine primario quello di fluidificare le attività e le iniziative di competenza regionale, rafforzando la cooperazione tra le strutture amministrative regionali e tra queste e le istituzioni territoriali competenti. Sono previsti, tra gli altri, interventi per la realizzazione di presidi di sicurezza e legalità, destinati alle Forze di Polizia, che contribuiranno all’inclusione sociale e all’aumento della percezione di sicurezza tra i cittadini. Pertanto, L’approvazione di questo strumento programmatico ha consentito alla Regione Calabria di conseguire un ulteriore obiettivo nel percorso della valorizzazione di un patrimonio coì consistente e di colmare un gap, anche grazie al confronto con le altre regioni, sulla tematica. La delibera di Giunta n. 682 appena approvata rappresenta, dunque, una pietra miliare e l’avvio di una nuova fase nel processo di riuso dei beni confiscati».

In apertura dei lavori sono intervenuti il prefetto di Catanzaro, Enrico Ricci, il quale ha posto l’accento sulla difficoltà delle amministrazioni comunali di potere recuperare un bene confiscato e sull’importanza del protocollo sottoscritto con la Regione Calabria che tiene conto anche dei progetti di demolizione, e la sottosegretaria al Ministero dell’Interno, Wanda Ferro, che ha evidenziato come «la Calabria anche in questo settore ha dato dimostrazione di grande maturità e di forte volontà di combattere la criminalità riappropriandosi, grazie anche all’impegno di Comitati e Comuni, dei beni confiscati alla criminalità organizzata».

Il direttore dell’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni confiscati alla criminalità organizzata, prefetto Bruno Corda, ha parlato «di un importantissimo salto di qualità sui beni confiscati da parte dell’Agenzia e della Regione Calabria, intanto perché con il protocollo che abbiamo sottoscritto pochi mesi fa, il primo tra l’altro a livello nazionale, è stato previsto un fatto decisivo, e cioè che l’amministrazione regionale sostenga effettivamente e fattivamente i Comuni, soprattutto quelli più piccoli, in cui sono ubicati i beni confiscati. Mettere assieme le forze di tutti gli enti pubblici, statali, regionali e locali e naturalmente i soggetti del Terzo settore, fa compiere un naturale salto di qualità alle attività che devono essere svolte. É già da un pezzo che stiamo assegnando i beni direttamente al Terzo settore. Abbiamo dato in consegna 260 dei circa mille beni che erano stati segnalati alle associazioni».

Il coordinatore nazionale di Avviso pubblico, Pierpaolo Romani ha osservato che «più dell’80% dei beni confiscati viene assegnato ai Comuni che possono farne un uso istituzionale o sociale perché sottrarre un bene ai mafiosi non significa solo impoverirli, ma anche depotenziarli».

Il coordinatore Fisu (Forum Italiano per la Sicurezza Urbana), Gian Guido Nobili, ha spiegato che «l’obiettivo del Forum è di supportare le amministrazioni di Regioni e città in un approccio orientato alla prevenzione, sia ambientale che sociale, che passa dal riutilizzo dei beni confiscati e anche dalla promozione della cultura alla legalità e dalla riqualificazione e dalla rigenerazione urbana di quartieri degradati».

Nel corso della conferenza ci si è confrontati sulle politiche di valorizzazione, sulla conversione delle ricchezze illecitamente accumulate, sul riutilizzo, sul ruolo delle Regioni, degli enti locali, delle Università, del Terzo settore, sulle esperienze delle altre Regioni, come la Lombardia e l’Emilia Romagna. Su questo sono intervenuti anche l’assessore alla legalità e alla sicurezza della Regione Campania, Mario Morcone, e il presidente della Commissione consiliare contro la ‘ndrangheta della Regione Calabria, Pietro Molinaro.

Tra gli altri, hanno preso parte all’iniziativa Ottavio Amaro e Marina Tornatora del Laboratorio di ricerca Landscape_inProgres, dipartimento dArTe, Università Mediterranea di Reggio Calabria, Gabriella Volpi, dirigente struttura legalità, Beni confiscati e Usura, Polizia locale – Regione Lombardia, Gian Guido Nobili, dirigente area sicurezza urbana, Legalità e Polizia Locale – Regione Emilia-Romagna, Luciano Squillaci, portavoce Forum del Terzo settore Calabria, e personalità delle Forze dell’Ordine.

Renato Natale, sindaco di Casal di Principe, ha raccontato l’’operazione di sgombero e la consegna al Comune di un villino confiscato a un esponente di spicco del clan dei Casalesi e occupato abusivamente da un familiare; nel suo comune su 78 beni confiscati e assegnati, 62 sono già utilizzati per finalità sociali o istituzionali.

Nella stessa occasione è stato presentato anche L’Atlante di Giano a cura del Consorzio Macramè, rete tra trena enti gestori di beni confiscati.

«Sono intervenuto alla prima conferenza nazionale sui “Beni Confiscati: da problema ad opportunità”, organizzata dalla Regione Calabria – Dipartimento transizione digitale – settore legalità e sicurezza durante la quale l’assessore Pietropaolo ha annunciato l’approvazione da parte della Giunta del piano strategico della valorizzazione dei beni confiscati. Un confronto – sottolinea Pietro Molinaro presidente della Commissione consiliare antindrangheta – con le principali istituzioni  che operano nella filiera dei beni confiscati alla criminalità organizzata, con il Terzo settore che in Calabria svolge un ruolo positivo con buone pratiche in atto che ha trovato la Regione Calabria all’altezza della situazione.  La Commissione antindrangheta è impegnata, in piena sinergia con le Istituzioni nazionali e regionali a contribuire affinché la gestione e la destinazione dei beni confiscati produca effetti benefici per la collettività. La destinazione dei beni confiscati a usi sociali genera frutti positivi nel territorio: dalla creazione di occupazione legale al valore pedagogico poiché la comunità si riappropria, di quanto le era stato sottratto con la violenza, coniugando obiettivi di deterrenza, riparazione del danno e rigenerazione urbana.  Vanno migliorate le complicazioni riguardo  la gestione dei beni confiscati, sia quelli singoli che i complessi aziendali,  riducendo drasticamente, ad esempio, i tempi delle procedure di destinazione».

«Questo – aggiunge Molinaro – è un obiettivo economico,  ma anche di credibilità e reputazione delle istituzioni.  Bisogna investire, e bene ha fatto la Regione, con risorse, sia umane che economiche».

«Questo sistema – ha affermato Molinaro – è parte fondamentale della lotta alla criminalità perché è un ambito nel quale i cittadini onesti possono riconoscersi, ritrovarsi e sentirsi orgogliosi delle istituzioni. I beni non vanno fatti marcire, perché si fa un favore alla criminalità. Molinaro ha ribadito la necessità di onorare la memoria di chi ha gettato le basi creando le condizioni normative per colpire la criminalità organizzata, attraverso lo spossessamento dei beni. Da Rognoni a Pio La Torre e a tutti quelli che hanno pagato con la vita la lotta alla criminalità organizzata. L’appartato giuridico che oggi è confluito nel Codice Antimafia è frutto del lavoro di uomini e donne che hanno compreso quanto fosse necessario sottrarre i patrimoni alle organizzazioni criminose. L’attuale dispositivo legislativo conclude – va protetto e migliorato salvaguardandolo da attacchi strumentali che mirano a delegittimarlo». (fc)

Beni confiscati, l’assessore Pietropaolo: Regione ha finanziato circa 100 progetti

«Nei vari cicli di programmazione – ha spiegato Pietropaolo – la Regione Calabria ha finanziato circa 100 progetti con fondi regionali, a cui spesso si sono aggiunti fondi statali e a volte risorse della Fondazione per il Sud. Certamente rispetto alla mole di beni confiscati in Calabria, circa 5mila, servirebbero risorse molto più importanti». È quanto ha dichiarato l’assessore regionale all’organizzazione e alle Risorse Umane, Filippo Pietropaolo, intervenendo a Napoli al secondo Forum Espositivo sui beni confiscati organizzato dalla Regione Campania.

«Con un lavoro di ricognizione – ha spiegato – siamo riusciti a individuare le buone pratiche nel riutilizzo per finalità sociali dei beni confiscati, raccolte in una pubblicazione, l’Atlante di Giano, realizzato dal consorzio Macramè, insieme alla facoltà di Architettura di Reggio Calabria, che raccoglie tutti i dati tecnici, di analisi dei bisogni e progettuali di 33 beni confiscati e dei rispettivi assegnatari. Sono state realizzate Comunità educanti, progetti nel campo dell’ambiente, dell’agricoltura e del turismo sociale, dei diritti e delle uguaglianze».

«Quindi c’è un percorso tracciato – ha proseguito – su cui la Regione Calabria ha messo in campo nuove iniziative, a partire dall’accordo di collaborazione con l’Agenzia nazionale dei beni confiscati diretta dal prefetto Bruno Corda, con un protocollo sottoscritto dal presidente Roberto Occhiuto alla presenza del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e del sottosegretario Wanda Ferro, delegato ai beni confiscati. Il protocollo individua delle precise aree di intervento: un continuo scambio di dati perché la Regione possa decidere su quali beni intervenire e con quali modalità; la possibilità di utilizzare i beni confiscati per rafforzare la presenza delle forze dell’ordine sul territorio, attraverso la realizzazione di caserme, alloggi e altri presidi; il supporto ai comuni nella demolizione dei beni, spesso inutilizzabili perché abusivi o fatiscenti, favorendo iniziative di rigenerazione urbana; la possibilità, cui diamo particolare rilevanza, di supportare i piccoli comuni che non hanno strutture professionali e competenze adeguate a progettare iniziative volte alla rifunzionalizzazione del bene».

«Infine – ha detto – abbiamo stanziato nella programmazione comunitaria 2021-27 32 milioni di euro, di cui 20 destinati alla ristrutturazione degli immobili e 12 al finanziamento della gestione nei primi anni di attività dell’iniziativa sociale. Risorse che se necessario potranno essere anche incrementate».

Pietropaolo, poi, ha ricordato che «insieme al presidente Roberto Occhiuto abbiamo avviato un confronto con le procure e i tribunali calabresi volto ad una più efficace gestione della aziende confiscate alla criminalità organizzata. Al netto delle aziende che sono soltanto scatole vuote, semplici cartiere che devono essere liquidate, e di quelle che sono riuscite a stare sul mercato solo per le presenza della famiglia mafiosa, ci sono realtà imprenditoriali che hanno un modello di business corretto, alle quali bisogna dare una gestione manageriale che va oltre le pur ottime capacità tecniche di molti professionisti».

«Ci sono aziende confiscate affidate ad imprenditori – ha concluso – che crescono e sono competitive sul mercato. Noi puntiamo a creare un albo di professionisti manager che siano a disposizione degli uffici giudiziari per il riavvio dell’attività di impresa, perché non si perdano possibilità di business, competenze e soprattutto occupazione». (rrm)

Beni confiscati, al Parco Ecolandia di Reggio presentato “L’Atlante di Giano”

È stato presentato, nel bene confiscato “La nave di Teseo – Sala Spinelli” all’interno del Parco Ecolandia di Reggio Calabria, L’Atlante di Giano, una pubblicazione output che raccoglie i dati tecnici dei patrimoni sottratti alla criminalità organizzata ed assegnati ai rispettivi Enti gestori, indicando una visione ed una strategia di intervento.

L’evento è stato organizzato nell’ambito del progetto – giunto alla fase conclusiva – “Giano – Conoscere il passato e guardare al futuro”, promosso dal Consorzio Macramé nell’ambito del finanziamento “Pon Legalità 2014/2020” del Ministero dell’Interno.

L’Atlante è stato presentato nel corso dell’iniziativa La rete di Giano, un viaggio sui beni confiscati in Calabria, a cui hanno partecipato il consigliere metropolitano delegato, Giovanni Latella, e l’assessora comunale alla Legalità e Sicurezza, Giuggi Palmenta.

Per il consigliere Giovanni Latella, “L’Atlante di Giano” «suggella un lavoro meticoloso e certosino portato avanti dal Consorzio Macramè, cui va il nostro continuo ringraziamento per le attività svolte nel nome della legalità».
«Questa pubblicazione – ha spiegato – oltre a rappresentare un valore aggiunto per l’intera comunità, offre un dettagliato riscontro delle strutture confiscate alla ‘ndrangheta in Calabria. È, dunque, un’opera importante che accende i riflettori su un settore complesso e che va sicuramente migliorato nelle fasi successive all’assegnazione».

«Spesso, infatti – ha affermato Latella – i beni acquisiti dallo Stato hanno bisogno di ingenti interventi di recupero e messa in sicurezza, rispetto ai quali non vengono garantiti adeguati finanziamenti. Ecco, in questo senso, servirebbe un maggiore impegno da parte di tutti perché un edificio o un terreno appartenuto ai boss e riconsegnato alle comunità, rappresenta sì un’affermazione dei principi di legalità e giustizia, ma soprattutto un’opportunità di riscatto sociale. Chi opera in questo campo non può che godere del pieno ed incondizionato sostegno della Città Metropolitana».

«L’amministrazione – ha proseguito il consigliere delegato – è sempre al fianco delle associazioni e dei consorzi che si occupano di lotta alla ‘ndrangheta, rappresentando un punto di riferimento per il terzo settore. Il nostro obiettivo è quello di riuscire a svolgere un ruolo attivo nel contrasto al fenomeno mafioso. La nostra è una lotta “senza se e senza ma” per liberare il territorio dalla morsa mortale di chi, negli ultimi decenni, ha affamato, distrutto ed insanguinato le nostre splendide realtà».

L’assessora Giuggi Palmenta si è detta lieta per «l’opportunità di poter ascoltare gli esiti di un progetto che ha visto il coinvolgimento di tantissime realtà associative del territorio impegnate nella gestione e nella valorizzazione dei beni confiscati».

«Siamo qui – ha detto – anche quale esempio di cittadinanza che porta avanti la legalità e la pratica quotidianamente. È un’occasione importante anche per raccogliere gli input necessari così da proseguire il dialogo virtuoso col terzo settore nel tentativo di trasformare in realtà i sogni e le esigenze dei territori». (rrc)

Intesa tra Confapi Calabria, Quote Merito e Clp per formazione su gestione di beni confiscati

Importante protocollo d’intesa è stato siglato tra Confapi Calabria, l’Associazione Quote Merito e Cpl Formazione per realizzare dei corsi di formazione  per la gestione dei beni e delle aziende sequestrati o confiscati alla criminalità organizzata.

Saranno, inoltre, organizzate congiuntamente iniziative ed eventi finalizzate alla valorizzazione e diffusione della cultura della Legalità nonché attività di aggiornamento al fine di favorire lo scambio di esperienze di conoscenza.

Il comitato di coordinamento, deputato all’attuazione del Protocollo, è composto, per Quote Merito, dalla Presidente Arcangela Galluzzo, dalla Dott.ssa Iside Castagnola e dal Dott. Corrado Onorati, per la Confapi Calabria dal Presidente Francesco Napoli, dalla dott.ssa Francesca Benincasa e dalla dott.ssa Rossana Battaglia.

Il Presidente di Confapi Calabria, Francesco Napoli, ha dichiarato che «con l’obiettivo di implementare la collaborazione nel campo della promozione di attività formative ed educative, è stato firmato un protocollo tra la Confapi Calabria e l’Associazione Quote Merito».

«L’intesa siglata – ha spiegato – è stata predisposta nel quadro delle iniziative volte a rafforzare le forme di collaborazione con le reti sociali. Nello specifico, le parti si impegneranno a promuovere iniziative e corsi professionalizzanti in prevenzione e contrasto alla criminalità organizzata e di formazione nella gestione del patrimonio confiscato».

«L’attuazione congiunta di iniziative formative – ha concluso – ha lo scopo di favorire la creazione e lo scambio di buone pratiche gestionali attraverso il consolidamento di comunità professionali in grado di interagire con altri stakeholder per la gestione delle criticità dei processi di destinazione dei beni confiscati». (rcz)