DA DRAGHI I SINDACI DEL RECOVERY SUD
INTOLLERABILE SCIPPO AL MEZZOGIORNO

Quante sono le risorse destinate al Sud dal Recovery Fund? È necessario fare chiarezza ed è quanto chiederanno a gran voce i sindaci del Recovery Sud  che oggi si riuniscono a Roma per incontrare (si spera) il presidente del Consiglio Mario Draghi. I sindaci della Rete Recovery Sud saranno in piazza, a Montecitorio, per chiedere l’equità territoriale tra Nord e Sud. E, a tal proposito, il senatore di Italia VivaErnesto Magorno, che ha confermato la sua partecipazione, ha rivolto un appello «a tutti i Primi Cittadini calabresi e al neo Presidente Anci Calabria, Marcello Manna, affinché la Calabria possa essere presente con il maggior numero di Sindaci possibile. È un momento cruciale e dobbiamo essere uniti. Ora come non mai».

È una questione spinosa, ma soprattutto intollerabile: si profila un ulteriore scippo al Sud che nessuno può permettere. Ricordiamo che la grande dotazione finanziaria destinata all’Italia – la più importante in Europa – è stata “generosa” giusto per garantire azioni destinate a ridurre il divario nord-sud: proprio l’esistenza di una situazione economica e sociale molto precaria nelle regioni meridionali ha giustificato l’incremento degli aiuti. Che, a conti fatti, apparentemente non supereranno neanche i 30 miliardi, altro che quota di riserva del 34% garantita da una legge del Governo Conte per gli investimenti nel Mezzogiorno.

In realtà, la ministra per il Sud, Mara Carfagna, ha ottenuto, grazie a un emendamento al “decreto semplificazioni”, che i bandi del Pnrr siano vincolati a impegnare il 40% delle risorse in progetti legati alle Regioni del Mezzogiorno.

«È un vero e proprio vincolo di destinazione territoriale fissato con una norma. Le risorse ci sono e, oggi, ci sono anche le norme di tutela della loro effettiva destinazione territoriale – ha spiegato la ministra per il Sud, ricordando che  la quota Sud del Piano e del Fondo complementare (“il famoso 40% delle risorse territorializzabili, circa 82 miliardi”) si compone di «interventi infrastrutturali definiti e geograficamente collocati”, ma anche di “misure ad assorbimento, come il Superbonus, per i quali abbiamo usato criteri di riparto molto prudenziali, basati su dati storici».

«L’assegnazione delle risorse – ha aggiunto la ministra per il Sud e la Coesione territoriale – sarà accompagnata da un monitoraggio puntuale dell’effettiva localizzazione degli interventi, svolto al massimo livello dalla Cabina di Regia. In caso di scostamento, è prevista l’adozione di misure compensative e correttive».

La Carfagna, infatti, ha auspicato che «le tante discussioni e polemiche dei mesi e delle settimane scorse, le giuste preoccupazioni ma anche le incomprensibili (per il momento che stiamo vivendo) strumentalizzazioni, lascino ora il passo a un impegno comune e condiviso», quando, in realtà, quello che viene chiesto è soltanto «l’equità territoriale tra Nord e Sud» sulle risorse del Recovery, concetto che sarà ribadito a Roma, in piazza Montecitorio, nella manifestazione dei sindaci della rete del Recovery Sud, composta da circa 600 primi cittadini del Sud». Non ci saranno, ovviamente, tutti, ma sarà una rappresentanza alta, con l’auspicio che non si risolva tutto come nel precedente incontro di Conte con i sindaci calabresi lo scorso novembre che si è fermato a belle dichiarazioni d’intenti e grandi promesse (poi regolarmente disattese, come da copione).

«Una richiesta più che legittima – ha dichiarato la Carfagna –, sopratutto se il Mezzogiorno è stato, nuovamente, protagonista dell’ennesimo scippo: del 70% di 209 miliardi previsti, sono stati ridotti a 82 e, sicuri, ne arriveranno 35, mentre altri «47 saranno messi a gara in ambito nazionale, con bandi che metteranno in competizione le amministrazioni di tutto il paese».

Una gravissima mancanza, che è stata scoperta grazie al docente universitario dell’Università di Bari, Vincenzo Viesti, e che ha innescato una vera e propria indignazione, Davide Carlucci, sindaco di Acquaviva delle Fonti (BA), a nome dei 600 amministratori meridionali, ha presentato alla Commissione Europea una petizione, chiedendo «di modificare il Piano nazionale di ripresa e resilienza presentato dal Governo Italiano, favorendo un’equa suddivisione territoriale dei fondi», che ha ottenuto l’importante risultato che «il Parlamento Europeo vigilerà sull’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, per verificare se sarà rispettato il Mezzogiorno nella distribuzione dei fondi».

«La scelta del Governo italiano – si legge – di destinare al Sud il solo 40% teorico delle risorse del Pnrr, rischia invece di creare i presupposti per un’ulteriore gravissima divaricazione. 80 miliardi di euro (di cui solo 22 certi, come ha dimostrato l’economista Gianfranco Viesti) sembrano una cifra enorme. Non lo sono, se si considera quanto sia cronico e difficile da sradicare il nostro deficit di sviluppo».

«La quota di fondi destinata al Mezzogiorno – ha scritto la rete Recovery Sud – distribuita in Italia in netta difformità rispetto ai criteri europei, che ritenevano più meritevoli di sostegno le regioni ad alto tasso di disoccupazione e a basso Pil procapite, potrebbe ora ridursi al lumicino. La ragione è semplice: i fondi destinati ai territori saranno assegnati attraverso bandi che i Comuni meridionali (decimati nel personale, spesso colpiti dal dissesto e privati di risorse grazie al sistema della spesa storica introdotto dal federalismo fiscale) con difficoltà riusciranno a intercettare».

«La ministra Carfagna  – ha proseguito la Rete – ha annunciato che la quota destinata al Sud sarà blindata con una norma ad hoc, ma al momento è solo un annuncio e abbiamo subito troppi artifici e ritardi sulla nostra pelle (spesa storica, Lep, definanziamento di opere, riproposizione come nuove di altre opere già finanziate, ecc) per poter fidarci anche della più sincera delle promesse. Ecco perché è importante essere presenti dopodomani a Roma. Per evitare che un governo a trazione nordista possa vanificare ciò che chiede l’Unione Europea, ovvero che dalla pandemia si risollevi l’intera Italia, e non solo una parte, e che si riducano drasticamente le condizioni di disuguaglianza in cui versa l’Italia da un secolo e mezzo».

A sottolineare come la quota del 40% al Sud delle risorse del Pnrr «rischia di creare un’ulteriore divaricazione nei livelli di sviluppo a discapito del Sud, e acuire le difficoltà socio-economiche delle aree depresse le cui condizioni si sono vieppiù deteriorate a seguito della Pandemia da Covid 19», è stato Nicolò de Bartolo, responsabile Enti Locali del Coordinamento Cambiamo! della Provincia di Cosenza.

«La spesa nazionale per interventi a favore del Sud – ha sottolineato de Bartolo – è scesa dallo 0,47% del Pil degli anni Novanta allo 0,15% del 2015. I fondi europei hanno sostituito soltanto in minima parte le politiche di riequilibrio. Al Sud e alla Calabria che evidenzia più disparità  delle altre regioni  del Sud, deve essere dato ciò di cui ha effettivamente bisogno: a cominciare dal personale competente necessario ad elaborare progetti di sviluppo , come richiede il Piano nazionale di Ripresa e Resilienza».

Per Francesco Bevilacqua, coordinatore regionale di Cambiamo!, «circa 87 miliardi di euro dovrebbero essere destinati a Regioni, Comuni, Province, città e Metropolitane del Sud, e, sicuramente, i Comuni sono i maggiori investitori pubblici e, dunque, è necessario che sappiano che cosa dovranno fare, con quante risorse e quali sono le regole per amministrarle».

A ribadire la necessità di una forte presa di posizione «per evitare che i fondi del Pnrr, che sono già stati ridotti al Sud, finiscano in prevalenza al Centro-Nord», il sindaco di Marcellinara, Vittorio Scerbo, sottolineando che «bisogna fare il modo che le istanze dei Comuni del Sud siano messe in grande risalto per quanto concerne, in primo luogo, i fondi da destinare alla progettazione e soprattutto all’assunzione di nuove professionalità tecniche da mettere a disposizione degli enti, a partire da quelli piccoli: le gravi criticità emerse per il reclutamento dei 2800 tecnici per gli interventi previsti dalla politica di coesione dell’Unione europea e nazionale per il ciclo di programmazione 2021-2027 hanno dimostrato, per ora, che i Comuni sotto i 3mila abitanti sono stati tagliati fuori dall’assegnazione di tali figure».

«Senza l’azione di coordinamento dell’Anci, e delle Anci meridionali soprattutto – ha concluso il sindaco Scerbo – anche quest’ultima opportunità di ripresa che può derivare dalle risorse del Pnrr rimarrà l’ennesima chimera per il riscatto del Meridione che vedrà drammaticamente aumenterà il divario di cittadinanza con le altre aree del Paese. In Calabria il 95% dei comuni è al di sotto dei 15mila abitanti, ebbene, ad oggi, senza i fondi del Pnrr, non ci sarebbero le risorse per progettare la rigenerazione urbana di questi territori: sarebbe un disastro!».

Anche  il tedesco Peter Jahr, a sostegno dei Popolari, ha ricordato che «l’Unione europea esiste anche per migliorare le condizioni di vita sul piano sociale rendendole uguali per tutti. È necessario ricordare al governo italiano che i fondi devono essere distribuiti con questa filosofia, dobbiamo esortare la commissione perché verifichi cosa si fa con i fondi stanziati».

Il laburista maltese Alfred Sant, invece, ha ricordato che «i piani dovrebbero contribuire al miglioramento della coesione economica e nazionale,  e le regioni meridionali devono recuperare molto terreno rispetto alle regioni del Nord. Tutto questo dovrebbe essere valutato nel contesto degli ultimi dati emergenti che mostrano le diseguaglianze economiche e sociali negli ultimi anni sono addirittura aumentate nell’Unione Europea e le regioni meridionali sono state le più colpite. Chiedo che la petizione resti aperta per un’ulteriore analisi, e vorrei chiedere alla commissione petizioni una lettera alla commissione europea per chiedere chiarimenti e un ulteriore follow up su questa situazione».

Angel Catalina Rubianes, della Dg Recover, ha sottolineato come «abbiamo ricevuto numerose lettere da portatori d’interesse che chiedono più risorse per il Sud.  Il regolamento prevede che le raccomandazioni specifiche per i Paesi siano rispettate e qui c’è una raccomandazione specifica per superare il divario infrastrutturale e per la coesione territoriale. Per il fondo di ripresa e resilienza l’unità di riferimento non sono però le regioni ma lo Stato membro. E molte misure, come la 3 e la 5, prevedono misure dedicate alle regioni del Sud. Inoltre, ci sarà un accordo operativo che sarà negoziato con il governo italiano che fisserà ulteriori dettagli sulla portata geografica di alcune misure contenute nel piano. E sono in corso negoziati per l’accordo di partenariato e i programmi operativi politica di coesione 2021-2027: ci saranno risorse specifiche per le regioni del Sud».

La Rubianes ha ricordato la scarsa capacità delle regioni del Sud ad assorbire le risorse europee, e la necessità di investimenti e risorse per il recupero delle acque reflue, molto importante per le regioni del Sud: «Noi siamo uno dei pochi comuni in Italia che, grazie a un investimento da 4 milioni di euro, già fa affinamento delle acque reflue. Questo dimostra che se siamo messi in condizione di presentare progetti, siamo in grado di intercettare i fondi. Ma non si vuole comprendere la gravità del problema. Nel Pnrr non abbiamo ritrovato progetti fermi dal 1971, come il completamento dell’autostrada Bari-Taranto, che arriva a 30 chilometri dal capoluogo ionico. E non vi è una riga sul grande Parco della transumanza che dovrebbe attraversare tutte le regioni meridionali, proposto da Recovery Sud. Dite al Governo italiano di ascoltare i Comuni meridionali, di dar loro urgentemente i fondi per affidare incarichi oppure si rischierà ancora una volta il flop».

Insomma, è fondamentale preservare e garantire le risorse del Recovery Sud al Mezzogiorno che «rappresenta il potenziale inespresso del nostro Paese» aveva dichiarato la sottosegretaria al Sud, Dalila Nesci che, dopo il nuovo emendamento che vincola i bandi del Pnrr a vincolare il 40% anche ai bandi, ha ribadito la necessità di «mettere gli enti locali nelle condizioni di operare. Poi, dovremo vigilare affinché i soldi siano spesi tutti e al meglio».

«Abbiamo risorse e opportunità – ha concluso – per superare, finalmente, il divario fra il Sud ed il resto del Paese. Il Sud ce la deve fare e ce la farà». (rp)

La sottosegretaria Dalila Nesci: Già erogati 60,5 milioni per sostegno attività aree interne

La sottosegretaria al Sud, Dalila Nesci, ha reso noto che «ad oggi stati erogati circa 60,5 milioni di euro sui 90 totali previsti per la prima annualità del Fondo di sostegno alle attività economiche, artigianali e commerciali nell’ambito della Strategia Nazionale per le Aree Interne, che considero strumento fondamentale nella fase di ripartenza che stiamo affrontando».

«La ripartenza delle attività economiche – ha sottolineato – è in cima alla lista delle priorità del Governo Draghi” sottolinea la Sottosegretaria On. Nesci. “Superate le iniziali difficoltà legate alla novità della procedura abbiamo dato seguito ai pagamenti per tutti i 3.101 beneficiari della misura, 1847 già eseguiti e 1.254 in corso di esecuzione. Nell’ottica di un rafforzamento della SNAI, nel Fondo per il triennio 2020-2022 sono stati stanziati un totale di 210 milioni di euro. Stiamo lavorando a pieno regime per trasferire l’ultima parte di fondi ai Comuni, predisponendo le operazioni previste per le prossime due annualità».

«Proseguiamo – ha concluso – a monitorare l’avanzamento nell’erogazione delle risorse e l’efficacia delle misure». (rrm)

Stagione turistica, la sottosegretaria Dalila Nesci: Alta attenzione su vaccini e viabilità

La sottosegretaria per il Sud, Dalila Nesci, ha sottolineato che «nell’interesse dei cittadini calabresi e degli operatori turistici, non abbasseremo la guardia un solo istante sulla fase finale della campagna vaccinale ed è per questo che teniamo costantemente sotto controllo tutti i dati che ci arrivano dalle strutture sanitarie locali».

La Nesci, infatti, ha partecipato a un incontro istituzionale con i sindaci dell’Unione dei Comuni del Versante Jonico ed i Commissari di Guardavalle, comune sciolto per infiltrazioni mafiose, che «ho ringraziato per il delicato e proficuo lavoro che stanno portando avanti», e ha espresso «grande apprezzamento per la determinazione e la sinergia degli amministratori incontrati in queste ore con i quali stiamo portando avanti un serio confronto su temi concreti».

«Sto monitorando, con attenzione – ha detto – gli sviluppi riguardanti le infrastrutture della dorsale Jonica raccogliendo le richieste di messa in sicurezza della statale 106 e le segnalazioni dei cittadini sull’erosione costiera. Il Pnrr può rappresentare un’opportunità irripetibile per mettere mano a molte delle istanze trascurate in passato. Le attività portate avanti dal Gal Serre Calabresi e dall’Associazione operatori turistici Riviera e Borghi degli Angeli lasciano ben sperare sulla stagione turistica alle porte, le comunità dello Jonio hanno saputo dimostrare negli anni un’offerta di servizi turistici ed una vocazione all’accoglienza che nulla ha da invidiare ad altre rinomate realtà turistiche del nostro Paese». (gsp)

La sottosegretaria Dalila Nesci: Dal Pnrr 11,2 miliardi per alta velocità al Sud

La sottosegretaria per il Sud, Dalila Nesci, ha reso noto che «il Pnrr prevede, nell’ambito della Missione 3 dedicata alle ‘Infrastrutture per una mobilità sostenibile’, un investimento di 11,2 mld complessivi specificamente destinato ai collegamenti ferroviari ad alta velocità verso il Sud per passeggeri e merci a lunga percorrenza, che include interventi sulla Salerno-Reggio Calabria», che «rappresenta una delle infrastrutture più rilevanti per i collegamenti nazionali – nonché europei – e lo strumento indispensabile per lo sviluppo del Sud».

Tali finanziamenti, ha specificato la sottosegretaria Nesci, «sono finalizzati ad assicurare un’alta velocità effettiva e riguardano prioritariamente tre progetti: il tratto Battipaglia-Praia a Mare, che seguirà il tratto autostradale onde evitare un impatto sulla costiera del Cilento e offrendo al contempo uno snodo importante sulle direttrici Nord/Sud ed Est/Ovest; il tratto Praia a Mare-Tarsia, per offrire uno snodo verso Sibari e la tratta Jonica; la nuova galleria ferroviaria tra Paola e Cosenza».

«Da Paola in giù – ha proseguito la Sottosegretaria – è a mio avviso auspicabile investire sulla riqualificazione dell’attuale linea ferrata costiera, adeguandola all’alta velocità, piuttosto che idearne una nuova nell’entroterra. È, inoltre, necessario intervenire sulla dorsale Jonica, attraverso opportuni interventi di elettrificazione nonché di sistemazione idrogeologica di diversi tratti che passano sulla fascia costiera, da finanziare con risorse europee, nazionali e regionali». (rrm)

La sottosegretaria Dalila Nesci: Coesione territoriale valore cardine per unità nazionale

La sottosegretaria al Sud, Dalila Nesci, ha sottolineato come «mai, come un questa delicata fase storica,  i valori della nostra Repubblica e dell’unità nazionale devono emergere con forza per rendere concreta la coesione territoriale, superando i divari che allontano il Sud dalle sue molteplici possibilità di sviluppo».

La Nesci, infatti, ha riferito che prenderà parte alle celebrazioni della Festa della Repubblica presso la Capitaneria di Porto di Vibo Marina, per poi proseguire, nel pomeriggio, all’evento Da Dante all’Unità d’Italia, organizzato dal Polo Museale di Soriano Calabro per celebrare i 700 anni dalla nascita del Sommo Poeta Alighieri e i 75 anni della nostra Repubblica, alla presenza del sindaco, Vincenzo Bartone, la vicepreside del Liceo Machiavelli, prof.ssa Mariateresa Daffinà, gli alunni del Liceo, nonché la Direttrice del Polo Museale dott.ssa Mariangela Preta, «cui va il mio sincero ringraziamento per l’ottima iniziativa intrapresa».

«Durante l’evento – ha riferito Nesci – saremo immersi nell’impareggiabile scenografia della Pinacoteca del Polo museale sorianese, alla Lectura Dantis di Giuseppe Ingoglia, che declamerà i versi del Canto V dell’Inferno».

«La giornata di oggi testimonierà, ancora una volta – ha concluso – come i nostri territori dispongano di uno straordinario patrimonio naturalistico, storico e culturale. E sono orgogliosa, di come le nostre comunità possano contare su brillanti giovani con forte sensibilità e affezione per la crescita culturale del territorio». (rrm)

La sottosegretaria Dalila Nesci: Sempre in ascolto del territorio

Prosegue la missione in Calabria della sottosegretaria al Sud, Dalila Nesci, che ha ribadito il suo impegno e ascolto nei confronti del territorio: ha incontrato, infatti, i sindaci di Drapia, Mileto, San Costantino, Ionadi, Filandari e Francica, nonché una rappresentanza del Comune di Ricadi, e «ho avuto l’occasione di visitare le eccellenze culturali del Museo statale e del Parco archeologico di Mileto».

«Nel pomeriggio – ha riferito – incontrerò il sindaco di Zambrone, nonché le rappresentanze comunali di Zambrone, Zaccanopoli, Zungri e Parghelia, per un confronto sulle esigenze e le opportunità del nostro territorio” continua la Sottosegretaria».

«La missione continuerà domani – ha proseguito Nesci – quando ho in programma di incontrare i sindaci di Briatico e Cessaniti, il Presidente del Consorzio di Bonifica di Vibo Valentia, nonché i rappresentanti del Consorzio di Bonifica Tirreno-Reggino e del Coordinamento Associazioni ‘Progetto Città della Piana, con cui effettuerò un sopralluogo presso la Diga di Castagnara sul fiume Metramo, per valutare i possibili impieghi ad uso irriguo, potabile, energetico nonché antincendio, di una infrastruttura che ha grandissime potenzialità per la collettività della Piana di Gioia Tauro, ma che è ultimata e rimasta inutilizzata ormai da trent’anni». (rrm)

PRIMARIE: GRILLINI NEL CAOS, PD CONFUSO
E NESSUNO PENSA AL VOTO DEI FUORISEDE

di SANTO STRATI – Non si sa ancora la data esatta del voto per il Consiglio regionale: a spanne mancano quattro mesi e più e l’incertezza regna sovrana, con continui colpi di scena di chi cerca, a tutti i costi, qualcosa che possa garantire visibilità. L’argomento del giorno primarie sì-no che sembrerebbe mettere d’accordo almeno i democratici, con la benedizione della “papessa” pentastellata Danila Nesci, in realtà non entusiasma i cittadini, sconfortati, per non dire sconcertati da queste baruffe da cortile che poco hanno a che vedere con la politica d’un tempo. Manca, si sa, una classe dirigente che capisca di politica e la sappia applicare, nel solco di rispettabilissimi predecessori: c’è una costante di improvvisazione e di instabilità che caratterizza, in maniera trasversale, tutti i partiti politici impegnati in questa tornata elettorale. Tutti, nessuno escluso.

Basta cominciare dal centro-destra, dove c’è un candidato di tutto rispetto, il forzista Roberto Occhiuto, che il partito di Berlusconi ha chiaramente designato e indicato come migliore opzione per vincere le elezioni. L’attuale capogruppo di Forza Italia alla Camera, in effetti, potrebbe vincere a piene mani, data la confusione sovrana che regna a sinistra, ma gli altri componenti della coalizione che amano perdere facile stanno facendo di tutto per creare ulteriore disordine. Non si spiega diversamente la necessità di rimettere in discussione il candidato di Forza Italia (secondo i vecchi accordi toccherebbe ai forzisti la poltrona di governatore in Calabria) portando avanti la “disponibilità” dell’inossidabile Wanda Ferro (che ha sempre voglia di riscattare la solenne sconfitta del 2014 contro Oliverio) e dell’attuale facente funzioni Nino Spirlì, che – diciamolo chiaro – ci ha preso gusto a fare il Presidente e amerebbe continuare, sperando nella benedizione di Matteo Salvini. Questo lo scenario prossismo venturo, nel caso in cui si verifichino situazioni complesse per le prossime amministrative di città “pesanti” come Roma e Milano, dove i candidati di centrodestra continuano a recitare un rosario di no che dà il senso della chiarezza di idee che sta alla base dei capi politici. Salvini deve difendersi dall’avanzata, apparentemente inarrestabile dei Fratelli di Giorgia e la stessa Meloni già s’immagina prossima inquilina di Palazzo Chigi.

Se Atene piange, Sparta non ride: se nel centro destra, con la vittoria praticamente in tasca di Roberto Occhiuto, stanno lambiccandosi a individuare il sistema migliore per perdere, il centro-sinistra è assediato da Luigi De Magistris e liste civiche collegate. L’attuale sindaco di Napoli che punta a fare il Governatore (con evidenti scarse probabilità di successo se gli mancano i voti dei dem, della sinistra e del centro), respinge “inorridito” l’idea delle primarie (che non vincerebbe, ovviamente) e insiste col fuoco amico nei confronti dei potenziali alleati nella “guerra” alla destra. La riconferma del patto con Tansi (almeno fino a nuovo ordine) non fa che complicare una situazione assai gravosa per i i dem che spingono (senza molta convinzione) sulla candidatura di Nicola Irto e immaginano di poter offrire un tandem a De Magistris (la vicepresidenza della Regione?) in cambio del ritiro della lista. Il che sarebbe, alfine, la soluzione più logica e più intelligente a una questione assai complicata. De Magistris è alla ricerca di una “occupazione” politica e bisognerà vedere se la lusinga di una vicepresidenza potrebbe sovrastare l’aspirazione a un probabile seggio di consigliere di minoranza. Questa ipotesi (la politica – ricordiamocelo – è l’arte del possibile e dell’impossibile) significherebbe una rottura clamorosa con Tansi e con l’amico Mimmo Lucano che ha già pronta la sua lista di sostegno a DeMa.

Nè va sottovalutata la guerra interna che sta crescendo dentro i grillini: Dalila Nesci si è, nuovamnente, detta disposta “al sacrificio” (come aveva detto per le passate elezioni, prima di essere “cancellata” bruscamente dal Movimento 5 Stelle), ovvero pronta a candidarsi per la Presidenza, anzi alle primarie proposte dai dem, sparigliando totalmente una situazione regionale già convulsa di suo. La Nesci ha un ruolo prestigioso in questo momento (sottosegretaria al Sud e alla Coesione territoriale): chi glielo fa fare? Lei – con convinzione – si sente obbligata nei confronti della Calabria, («L’esperienza del M5s ha dimostrato plasticamente che per cominciare a scardinare “sistemi” e quindi avere idee su come riformarli, l’azione di testimonianza non basta. Bisogna prendersi l’onere di Governare»). ma sa già che i vertici pentastellati le opporranno un nuovo inflessibile stop. Ma quali vertici? Il Movimento è in via di dissoluzione, con la nuova realtà politica che il presidente della Commissione Antimafia Nicola Morra e l’ex ministra per il Sud Barbara Lezzi, stanno preparando, invocando «spirito solidaristico e francescano, dove non ci siano cani pastori ma persone che credono nell’intelligenza collettiva» (dice Morra). E i deputati di Alternativa c’è? E soprattutto l’ex premier Giuseppe Conte che ogni giorno fa due passi avanti e tre indietro nel suo tentativo di nuova “composizione” del Movimento?

Chi sarà disposto a occuparsi della sempre più scomoda Calabria, dove i problemi crescono in misura proporzionale all’impossibilità di individuare soluzioni? C’è il Movimento 5 Stelle che predica contro il Ponte, ma il suo sottosegretario Cancellieri è diventato un entusiasta fan. Forse sarebbe il caso di fermarsi un momento e riflettere. E ricordarsi che, quello che conta, in qualsiasi elezione sono i numeri. Se non ci sono non si fa nulla: il consenso non si conquista con promesse e impegni (che già si sa di non poter rispettare), ma con programmi. E ancora stiamo aspettando, in tanti, di poterne leggere qualcuno. Programmi, con numeri reali, individuazione e utilizzo delle risorse, non il solito libro dei sogni che i politici provano a illustrare con grande convinzione.

E a proposito di numeri, c’è una questione che i più sembra non abbiano alcuna voglia di affrontare: il Collettivo Valarioti ha espresso la necessità di permettere agli studenti fuorisede di poter votare per posta. Il suggerimento – allargato a tutti i fuori sede, inclusi i lavoratori – è diventato una proposta di legge che potrebbe avere un iter veloce. E sarebbe una cosa adeguata e giusta. I calabresi iscritti all’Aire (che è l’anagrafe degli italiani residenti all’estero) si calcola sono oltre il 20%, il che significa che alla massa di astensioni che si registra ad ogni elezione andrebbe sottratto almeno un 15% di elettori che sono forzatamente astenuti (ovvero non hanno le disponibilità economiche per venire a votare, o hanno altre difficoltà logistiche). Se si permettesse l’utilizzo del voto per corrispondenza lo scenario sarebbe completamente differente. Ma a qualcuno potrebbe fare paura. Questo impegno dovrebbe essere al primo posto per chi vuol concorrere a guidare la Regione: tra voto di genere e voto per corrispondenza (se passasse nei tempi giusto la legge) potremmo registrare qualche sorpresa. E la Calabria ne avrebbe proprio bisogno. (s)

Appello del Centro Agape alla sottosegretaria Nesci per bambini con disabilità

Un appello per i bambini con disabilità è stato rivolto dal Centro Comunitario Agape alla sottosegretaria Dalila Nesci in occasione di un incontro che ha visto la partecipazione anche dell’associazione Libera.

La pandemia ha aggravato la condizione dei bambini con disabilità e dei soggetti fragili: hanno riferito i responsabili del Centro Agape alla Nesci. Una mamma con in braccio il figlio di pochi mesi che chiede al responsabile del centro di riabilitazione l’avvio dei trattamenti riabilitativi e riceve come risposta che dovrà attendere due o tre anni. Questa immagine descrive efficacemente più di ogni discorso la situazione della negazione di diritti fondamentali alla salute.

Nel dossier preparato dagli esperti delle due associazioni esce fuori un quadro drammatico di vere e proprie politiche di abbandono agite da parte del sistema sanitario regionale e locale verso queste categorie fragili, una vera e propria omissione di soccorso. Tra questi i circa mille i minori di competenza dell’ASP di Reggio Calabria che pur essendo autorizzati dall’Asp non possono iniziare i trattamenti ambulatoriali o diurni per mancanza di copertura finanziaria e di parametri di fabbisogno errati fatti a livello nazionale come ha ricordato il presidente della Piccola Opera Papa Giovanni Piero Siclari. Tempi che non si possono tollerare soprattutto per neonati e bambini che hanno estremo bisogno di avere diagnosi precoci e interventi tempestivi che possono risultare decisivi nella evoluzione delle patologie. Come l’autismo che ha visto più volte scendere in piazza e protestare le mamme dei bambini interessati che vedono l’ASP inadempiente nella programmazione di servizi mirati che la rete territoriale della quale si parla da anni dovrebbe garantire.

Sulla materia insistono già molteplici provvedimenti giudiziali che sanzionano l’Ente pubblico quando non è in grado di garantire le prestazioni sanitarie previste, anche se quello che chiedono le famiglie sono innanzitutto i servizi piuttosto che il rimborso delle spese sostenute quando sono costrette a rivolgersi ai privati. I partecipanti all’incontro hanno anche evidenziato analoghe criticità per i soggetti con patologie psichiatriche per i quali non vi sono certezze di continuità delle prestazioni per i soggetti presi in carico dalle strutture residenziali e soprattutto è stato stigmatizzato il blocco dei ricoveri che permane da cinque anni e che provoca angoscia e disperazione nelle famiglie interessate. Lo stesso vale per gli anziani non autosufficienti per i quali non vi è la copertura delle cure domiciliari previste dal servizio sanitario nazionale, per i servizi che si occupano di dipendenze, per i consultori di fatto smantellati. Il tutto nell’attesa della approvazione del progetto della rete territoriale dei servizi che da anni è ferma alla regione anche per la carenza di personale qualificato all’interno del dipartimento della salute.

Diritti negati che hanno spinto il centro comunitario Agape, attraverso il referente Nuccio Vadalà genitore adottivo di due ragazze con disabilità, a annunciare che nei prossimi mesi sarà avviata, in collaborazione con le associazioni di familiari interessate, una campagna nazionale di sensibilizzazione e di denuncia, rivolta a tutte le forze politiche, valutando anche l’adozione di strumenti di tutela legale, sia in sede di giustizia amministrativa che in quella penale. La responsabilità di questo sfascio che perdura da anni, è stato evidenziato  dai partecipanti all’incontro,  è di chi ha governato la sanità in Calabria e che è giunto il momento di una svolta radicale  chiudendo intanto la stagione dei commissari che si sono alternati, quasi sempre privi di competenze nel settore che hanno fallito clamorosamente in molti casi peggiorando ulteriormente la situazione, negandosi al confronto con le forze sociali Negli interventi di  Mario Nasone, Giuseppe Carrozza, Pasquale Neri, Cristina Ciccone è arrivato anche l’auspicio di potere avviare un dialogo e una collaborazione su questi temi  con il commissario dell’Asp Gianluigi Scaffidi al quale si chiede  il riconoscimento della funzione del privato sociale che persegue interessi generali e non di lucro e che ha negli anni dovuto accollarsi la gestione di servizi che il sistema sanitario non era in grado di garantire.

Giuseppe Marino di Libera ha sollevato inoltre i ritardi della regione sulla attuazione della legge 328, la mancata integrazione tra sociale e sanitario ed il grave problema delle infiltrazioni della ndrangheta nella sanità Giulia Melissari del gruppo giovani dell’agape ha sollevato la questione giovanile che vede ancora il distacco da parte della politica verso i bisogni delle nuove generazioni e ha preannunciato la presentazione di una ricerca svolta in dodici scuole della regione  in collaborazione con l’Unical, i cui risultati saranno presentati nel mese di settembre.

La sottosegretaria al Sud e alla Coesione territoriale Dalila Nesci ha espresso apprezzamento per la documentazione e le proposte puntuali che gli sono state presentate, ha condiviso la necessità di dare una svolta alle politiche sanitarie e sociali nella regione e anche per questi motivi sta conducendo una campagna di ascolto nei territori con le istituzioni locali e con le associazioni. Si è fatta carico di attivare nel suo ruolo di rappresentante del governo alcuni interventi richiesti sia sul piano nazionale che su quello locale. Ha dato inoltre disponibilità ad incontrare le associazioni dei familiari che vivono sulla propria pelle questa negazione dei diritti ed a impegnarsi per dare delle prime risposte. (rrc)

Dalila Nesci: Cooperiamo con i sindaci delle comunità più piccole per impedire spopolamento aree interne

«Dobbiamo prenderci cura delle aree interne: fermiamo lo spopolamento» ha dichiarato la sottosegretaria al Sud, Dalila Nesci, nel corso dell’incontro con Alfredo Barillari, sindaco di Serra San Bruno.

«La riunione tenutasi questa mattina sulla strategia dell’Area Interna Ionico Serre in Calabria ha fatto emergere quelle che sono le necessità e le priorità del territorio: problemi urgenti che vanno affrontati senza ulteriori indugi» ha detto la Nesci, ricordando che Serra San Bruno, capofila di tutti i 14 comuni dell’Area Interna Ionico Serre, è rimasta l’unica delle 71 aree interne individuate nel resto del Paese a non avere ancora una strategia d’area approvata.

lla riunione telematica erano presenti il Sub-Commissario della Sanità calabrese il dott. Michele Ametta, il Dipartimento della Salute della Regione Calabria con il dott. Giacomo Brancati, la Commissaria Straordinaria dell’ASP di Vibo Valentia dott.ssa Maria Bernardi,  l’Asp di Catanzaro con la dott.ssa Amalia Bruni, l’Ing. Giovanni Soda del Nucleo Regionale di Valutazione e Verifica degli Investimenti Pubblici e coordinatore del tavolo sulle Aree Interne per la Regione Calabria e il Gruppo di Azione Locale G.A.L. Terre Serre Calabresi, Terre Vibonesi e Terre Locridee.

«Il Governo Draghi – ha detto ancora la sottosegretaria – ha a cuore la questione della disparità tra le aree interne e il resto del Paese, garantendo quanto prima quegli interventi che andranno a migliorare la viabilità, implementare i servizi sanitari e potenziare le infrastrutture sociali e scolastiche».

La Sottosegretaria ha, poi, ribadito che si è già fatta carico dei problemi che il sindaco Barillari le aveva sottoposto nella sua prima missione istituzionale a Serra San Bruno: «Ho sollecitato un mese fa il Dipartimento per le politiche di coesione del Ministero per il Sud che ha così proceduto ad inviare al Ministero della Salute la bozza di strategia dell’Area Interna Versante Ionico-Serre che ricomprende interventi per un importo complessivo pari a 1.652.596,76 euro. Il Ministero della Salute ha prontamente inviato nota formale alla Struttura Commissariale del Prefetto Longo che dovrà ora dare il nulla osta alla strategia proposta affinché sia in coerenza con la programmazione sanitaria regionale».

«Questa particolare congiunzione storica – ha concluso Nesci – dove molte risorse verranno investite per la rinascita e la prosperità dell’Italia, ci impone un’attenzione estrema per tutte le realtà del Sud anche quelle che appaiono più marginali a causa della ridotta presenza di servizi. Cooperiamo aiutando i sindaci delle comunità più piccole a invertire la rotta dello spopolamento dei nostri territori». (rvv)

La sottosegretaria Dalila Nesci: Devono arrivare subito nuove assunzioni per strutture sanitarie calabresi

La sottosegretaria per il Sud, Dalila Nesci, nel corso dell’audizione alla Commissione antimafia del commissario ad acta, Guido Longo, ha ribadito che «il personale medico, sanitario e tecnico sono allo stremo: devono subito arrivare nuove assunzioni. Lo sto verificando puntualmente ogni volta che mi reco presso le aziende sanitarie ed ospedaliere per far sentire la presenza del Governo, ringraziare e farmi carico delle criticità».

«I Commissari delle Aziende Sanitarie ed Ospedaliere della Calabria – ha aggiunto – stanno salvando quotidianamente vite umane con enormi sacrifici del personale sanitario, che, con abnegazione, in silenzio e senza mezzi, lavora oltre il proprio turno orario. Continuare ad individuare capri espiatori è perciò sleale per due motivi: irrispettoso del difficile momento che attraversiamo ed inoltre è un modo per non affrontare i problemi alla radice e lasciare che tutto rimanga immutato».

«Per questo – ha spiegato – sono impegnata ogni giorno per vedere erogate le prestazioni aggiuntive e le indennità per il “personale covid” e i vaccinatori visto che il Governo ha stanziato risorse ad hoc. In Calabria, fu firmato un accordo sindacale che stabiliva i criteri di distribuzione delle risorse ma ancora è tutto fermo. Ho chiesto a tutti i responsabili della Struttura commissariale e del Dipartimento della Regione Calabria, di agire per sbloccare questa situazione. Le Aziende Calabresi aspettano questa boccata d’aria da troppo tempo».

«Mi rivolgo ai nostri Commissari della sanità calabrese – ha detto Nesci –: Vi chiedo, da rappresentante del Governo e da cittadina Calabrese, di non mollare e di non cedere alle provocazioni o alla superficialità di certe narrazioni mediatiche. Concentriamo tutte le energie ad uscire dalla pandemia. Io sono con Voi. Il commissario Longo, ieri in Commissione Antimafia, ha parlato ancora di infiltrazioni mafiose nella sanità Calabrese, mi auguro abbia già denunciato tutto informando gli organi competenti. In Calabria non ci sono scoop da fare che scoprono l’acqua calda. Pensieri, parole e azioni siano allineati».

«Oggi – ha concluso – chi ha responsabilità istituzionali e verso la collettività dia esempio di sobrietà e di operosità per uscire presto da questa emergenza pandemica. Le polemiche sono irrispettose del dolore profondo che stiamo affrontando da oltre un anno. Lo scaricabarile di responsabilità politiche ed istituzionali è vile ed inaccettabile, oggi più che mai». (rrm)