Dalila Nesci: Ripartenza del Sud deve fondarsi sul dialogo costante

La sottosegretaria per il Sud, Dalila Nesci, ha ribadito che «la ripartenza al Sud deve fondarsi su un dialogo costante”, ed è per questo che, in questi giorni, tornerà in Calabria per la ‘sua missione’, che «danno continuità alla presenza del Governo sul territorio e sono indispensabili per tenere aggiornate le priorità istituzionali sulle quali fondare la ripartenza del Sud».

Nella giornata di oggi, infatti, la Nesci si recherà  presso la sezione di Vibo Valentia dell’Unione dei Ciechi e degli Ipovedenti, mentre nel pomeriggio incontrera a Serra San Bruno (VV) il sindaco Alfredo Barillari, «con l’intento di sviluppare le proficue sinergie necessarie al fine di concludere gli interventi strategici nei settori della scuola, della mobilità e della salute di cui l’Area di Ionico Serre ha bisogno».

La missione in Calabria della Sottosegretaria continuerà, poi, lunedì 26 aprile, giorno in cui farà un intervento presso la sede dell’Autorità Portuale di Gioia Tauro. All’incontro presenzieranno, tra gli altri, anche il Commissario Straordinario dell’Autorità Portuale Andrea Agostinelli e il Commissario Straordinario di Governo, Rosanna Nisticò. Si farà il punto sullo stato dell’arte della Zes Calabria.

«A seguire sarà effettuato un sopralluogo presso il Porto di Gioia Tauro – ha spiegato Nesci  – che ha grandi potenzialità di sviluppo, anche e soprattutto grazie alla Zes. Con l’occasione incontrerò le sigle sindacali Cgil, Cisl e Uil regionali e territoriali».

Nel pomeriggio, la Sottosegretaria avrà un’interlocuzione con le Associazioni Agape e Libera e, per finire, incontrerà il Rettore dell’Università degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria, prof. Santo Marcello Zimbone.

La missione terminerà martedì 27 aprile a Reggio Calabria. «Sarà anche quella – ha concluso – una giornata intensa e ricca di confronti indispensabili perché avrò una riunione con i Commissari di Asp e Gom. Intendo ringraziare il personale medico, sanitario e tecnico del lavoro faticoso che stanno svolgendo, ma anche per prendermi carico delle criticità». (rrm)

DRAMMATICA LA SITUAZIONE IN CALABRIA
UN APPELLO AL GOVERNO DI CGIL CISL E UIL

La situazione in Calabria sta diventando ogni giorno più drammatica, ma il Governo non se ne accorge. Lo stesso ministro della Salute Roberto Speranza, pur sollecitato da ogni parte a venire in Calabria per rendersi conto delle troppe criticità, non sembra prestare orecchio a quanti lo invitano a verificare di persona lo stato davvero irrecuperabile della sanità.

Ogni giorno i giornali locali devono registrare situazioni al limite in ogni parte della regione: è evidente che il piano vaccinale non va, i centri di assistenza non funzionano (nonostante l’abnegazione e lo spirito di sacrificio che non viene mai meno tra medici e operatori sanitari pur allo stremo delle forze, e la situazione economica e sociale è pronta ad esplodere.

C’è solo l’incauto e non condivisibile ottimismo del presidente facente funzioni Nino Spirlì che continua a pontificare e a occuparsi di cose futili anziché cercare soluzioni, quando non è impegnato a litigare con qualche giornalista (vedi il caso di Lino Polimeni estromesso, a quanto pare, dal Palazzo di Germaneto, che ha dovuto fare l’intervista al commissario Guido Longo fuori della Cittadella). Il presidente ff si giustifica dicendo che non ha potere (e questo è vero) e che le ordinanze non fanno altro che seguire pedissequamente quelle del Ministro della Salute, quindi il suo ruolo, a conti fatti, è di “passacarte” (che non è un’offesa, ma certamente non equivale a sinonimo di brillante carriera).

Gli unici che si rendono conto della gravissima situazione che sta per esplodere in Calabria sono i sindaci (regolarmente ignorati dall’Amministrazione centrale) e i sindacati. Cgil Cisl e Uil, per tramite dei rispettivi segretari generali regionali Angelo Sposato, Tonino Russo e Santo Biondo, hanno incontrato via streaming la sottosegretaria per il Sud e la Coesione Territoriale, la calabrese Dalila Nesci alla quale hanno chiesto di intercedere con il Governo, affinché sul piano nazionale si apra un focus sulla condizione drammatica della Calabria.

La sanità – riferisce una nota –, con la grave emergenza contagi che non si attenua e la lenta campagna di vaccinazione regionale, insieme alla questione economica, sono stati i temi prioritari al centro del dibattito. E poi ancora infrastrutture, investimenti pubblici, Zes e Gioia Tauro, spesa pubblica nazionale e europea.

A conclusione delle due ore di confronto, la Sottosegretaria Nesci accogliendo la richiesta dei Segretari generali di Cgil, Cisl e Uil Calabria, si è impegnata a organizzare presso i Ministeri competenti, una serie di tavoli tematici sulle questioni che attengono le criticità e la programmazione di interventi nella nostra regione.

Dalila Nesci, di Tropea, è l’unica calabrese al Governo e, forse, rappresenta la sola speranza di ottenere un’interlocuzione con il Governo, ovvero con Mario Draghi. Il Presidente del Consiglio conosce bene le gravi difficoltà che sono sempre stata una caratteristica della Calabria, ma probabilmente non ha avuto modo di accertarsi personalmente di come ora la situazione rischi di precipitare in maniera irreversibile.

Crescono i contagi, non diminuisce il numero dei morti, le vaccinazioni vanno a rilento con una disorganizzazione per la somministrazione che rasenta l’assurdo. Sono state segnalate persone anziane inviate a centinaia km di distanza per ricevere la prima dose del vaccino. Senza assistenza pubblica per l’accompagnamento, se non quella di parenti che hanno provveduto ad portare, quando possibile, i familiari a luogo della vaccinazione, destinazione stabilita non si sa in base a quale criterio, vista le incongruenze e i disagi inflitti a persone fragili e di età avanzata.

L’altro fronte, quello economico. sociale, non è meno esplosivo. Molti imprenditori sono ormai alla canna del gas e i ristori promessi , quando arrivati, si sono rivelati assolutamente insufficienti per consentire di superare il momento di blocco delle attività commerciali. Il rischio maggiore è che la ‘ndrangheta si sostituisca allo Sttao fornendo “assistenza” e prestiti a strozzo ad artigiani, commercianti e imprenditori in difficoltà, con l’evidente obiettivo di impossessarsi di attività pulite, da utilizzare successivamente come insospettabili “lavanderie” di denaro riciclato. È un allarme che aveva lanciato già lo scorso anno il procuratore capo di Catanzaro Nicola Gratteri, alle prime avvisaglie della pandemia: nessuno gli ha dato ascolto e gli esercenti, gli imprenditori, gli artigiani sono stati praticamente abbandonati, facile prede della delinquenza mafiosa. È anche questa un’emergenza da non sottovalutare, ma dallo Stato centrale non arrivano che deboli segnali di attenzione. Sarà accolto l’appello dei tre segretari generali regionali di Cgil, Cisl e Uil?

Gli stessi segretari che, nei giorni scorsi, avevano lanciato un appello a tutte le forze politiche per uno sforzo comune, data l’emergenza, superando conflittualità e contrasti di partito, in settimana presenteranno un programma di discussione e confronto per avviare una interlocuzione con tutte le forze sociali, politiche e produttive della regione. (rrm)

PARTE DALLA CALABRIA L’AIUTO A CONTE
CINQUESTELLE IN CRISI , CI PENSA LA NESCI

di SANTO STRATI – Arriva dal Sud, anzi dalla Calabria il sostegno più forte a Giuseppe Conte, impegnato a mettere ordine nella confusione che ormai regna sovrana tra i cinquestelle: se riuscirà a coagulare intorno a sé una buona parte dell’ex nomenclatura pentastellata, molto del merito andrà riconosciuto alla neo sottosegretaria per il Sud e la Coesione territoriale Dalila Nesci. La deputata di Tropea gli ha messo a disposizione il suo “pensatoio” Parole guerriere ribattezzato 2050+. È, come si dice in gergo, un think thank molto attivo nato lo scorso anno a febbraio, poco prima che scoppiasse la pandemia, con l’obiettivo di stimolare «un cambio di passo nella democrazia interna in Movimento 5 Stelle». A febbraio 2020 il Governo giallo-rosso viveva in buona salute, nonostante i mal di pancia sempre più evidenti in seno al Movimento e all’interno degli alleati dem. La pandemia ha, naturalmente, provocato un congelamento delle situazioni critiche e i conflitti si sono sempre più interiorizzati, lasciando trapelare un po’ di malumore da una parte e dall’altra, con relativa fuga di pentastellati sempre più insoddisfatti e i dem sempre più divisivi.

A fine anno la crisi, com’è noto, è arrivata al culmine e la nascita del governo Draghi «di salute pubblica» non ha fatto altro che accentuare la spaccatura fin troppo evidente tra i rigoristi “talebani” della prima ora e i “possibilisti” che piuttosto di andare a casa, anzitempo, hanno digerito senza bisogno di alka seltzer un boccone molto pesante. Le due anime (ma in realtà sono molte di più) del Movimento hanno mostrato il loro lato peggiore e la necessità di chiarimento si è fatta sempre più stringente. L’espulsione dei dissidenti non ha aiutato a compattare i “reduci”, nuovi sostenitori del “governo tuttinsieme”, anzi ha contribuito a esasperare gli animi.

Giuseppe Conte è sembrato, a quel punto, il provvidenziale messia pronto a intervenire e appianare divergenze e maldipancia (del resto era l’ultima chance per non tornare a insegnare all’Università di Siena). M il suo compito che già appariva complesso, sta subendo in questi giorni le complicazioni che Beppe Grillo si sta occupando di non fargli mancare, anche con la storia della scadenza dei parlamentari con due legislature. In questo contesto, il sostegno di 2050+, che come “pensatoio” si è fatto apprezzare anche fuori dal Movimento per le posizioni tutto sommato avanzate rispetto all’ortodossia grillina, per Conte è una boccata d’aria fresca. Non risolve tutti i problemi, ma decisamente aiuta ad alimentare la fronda antiGrillo che, a parole, continua a chinare il capo di fronte al fondatore e lider-maximo (?).

È, perciò, interessante osservare la straordinaria performance della deputata calabrese in questi ultimi tredici mesi: la sua disponibilità a candidarsi, a fine 2019, a governatore della Calabria per i grillini non aveva trovato alcun appoggio presso la classe dirigente (?) del Movimento. Anzi, nonostante l’azzardo che era disposta a correre (quando poteva starsene comoda e tranquilla negli scranni di Montecitorio), s’è trovata in grossa difficoltà con una guerra interna che, da lì a poco, avrebbe provocato il disastro delle elezioni regionali in Calabria. I grillini si sono ritrovati con un esterno (il prof Francesco Aiello vicino al movimento, ma non iscritto) che non è riuscito nemmeno a raggiungere il quorum (grazie alla guerra intestina del fuoco amico calabrese) e hanno iniziato una parabola discendente che non si è ancora arrestata.

La Nesci ha incassato il colpo, ma non ha fatto schiamazzi né pubbliche esternazioni: s’è messa a lavorare senza sosta e s’è inventata, con il fratello Diego Antonio, Parole Guerriere per portare un contributo alla soluzione della crisi irreversibile del Movimento. Un think thank destinato a raccogliere idee all’insegna di un motto di per sé molto indicativo: pensiero-parola-azione. Ovvero un modo inedito di fronteggiare grandi temi politici, economici e sociali, obbligando a indicare una “scelta”: istruzione o educazione? trasgressione o disobbedienza? denaro o ricchezza? legge o diritto? Nonostante la pandemia, il pensatoio ha continuato a macinare dibattiti e contributi, con l’adesione di una  quarantina di parlamentari. Aveva iniziato con un incontro “evoluzionario” su Cosa resta di Giordano Bruno 420 anni dopo il 16 febbraio 2020 e organizzato qualche settimana dopo una sorta di stati generali per capire quali margini ci fossero per i pentastellati avviati verso la catastrofe.

Diego Antonio NesciDiego Antonio Nesci (una laurea in Giurisprudenza in Spagna e una magistrale in relazioni internazionali in Italia) ha chiarito in più occasioni che Parole Guerriere e lui personalmente non rappresentavano una crociata contro Davide Casaleggio, ma esprimevano un’esigenza di chiarezza. Non a caso, ieri ha detto: «Osservo solo, da anni, che nel nostro statuto coesistono due associazioni M5s e Rousseau. Cosa alquanto bizzarra. Infatti due “poteri” nello stesso perimetro: o si accordano o si fanno la guerra. Quello che sta succedendo da qualche mese lo dimostra».

Con il Movimento, per la verità, Nesci-fratello non ci va sul leggero; all’indomani delle espulsioni nei confronti di chi non aveva votato per Draghi disse più o meno «avete il morto in casa e fate finta di niente… ma non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire. Con la scissione finalmente la vendetta di Renzi per il 2016 sarà compiuta». Sul M5S ha scritto su fb: «Come tutti quelli che hanno fatto un corso mezzo serio di Scienza Politica banalmente sanno, non è un partito ma è un movimento. Come il movimento Forza Italia, per esempio, è un movimento a guida carismatica. È strettamente legato cioè a un capo carismatico (erano due inizialmente) che decide tutto l’essenziale. Decide i cambiamenti sostanziali, decide della direzione politica della propria creatura. Ne decide la vita (la nascita) e la morte (lo scioglimento)». Ma non è un endorsement a Grillo, anzi semmai ne delinea i limiti e l’esaurimento della spinta iniziale: Conte può riuscire nel suo progetto politico solo se riesce ad “ammazzare” (ideologicamente parlando) il Capo e trasfigurarsi in un pallido ricordo di Grillo che alle battutacce oppone idee e intenti propositivi.

E torniamo a Dalila, la superattiva parlamentare che si sta ritagliando una posizione di tutto rispetto non solo nella sua regione, ma a livello nazionale. L’altro ieri s’è fatta un tour in Calabria che nemmeno i democristiani d’antan riuscivano a sostenere, parlando di salute, Zes, porto di Gioia e tanto altro, su tavoli diversi, forte della sua nuova creatura politica che potrebbe, seriamente, accogliere molti tranfughi pentastellati, tra espulsi, disorientati, smarriti e incazzati. Però, diciamo la verità: Parole Guerriere era un bel nome che lasciava immaginare irriducibili combattenti, il nuovo (2050+) sa di agenda programmatica, molto burocratica, e morde decisamente di meno. L’obiettivo dichiarato, oggi, è supportare Conte nel momento cruciale della sua impresa. Bisognerà vedere come volgerà l’ormai evidente rottura Casaleggio-Grillo e quanto l’ex-comico abbia voglia di continuare a far piangere chi ha creduto in lui. A molti italiani, peraltro, non sempre è riuscito a strappare le risate che sono il pane quotidiano di qualsiasi cabarettista di mestiere, tutt’al più un sorriso, modesto. Come modesta è stata la sua provocazione sfociata in movimento politico.

L’implosione del Movimento è vicina e Conte dovrà, dunque, tratteggiare un disegno politico completamente nuovo se non vuole rischiare il prevedibile flop. Del resto, basterebbe rileggersi e ripassare la storia: c’è stato il precedente dell’Uomo Qualunque che sembrava, nel ’46, pronto a conquistare il cuore (politico) degli italiani e poi è finito nel totale dimenticatoio. Oggi se chiedete a qualcuno di Giannini, vi risponde «chi? il direttore de La Stampa?, quello che è sempre in televisione?». (s)

DUE GIORNI DEDICATI AL FUTURO DEL SUD
LA MINISTRA CARFAGNA IMPEGNA DRAGHI

di SANTO STRATI – È degno della massima considerazione l’impegno che la ministra per il Sud Mara Carfagna sta profondendo già ai primi giorni dell’insediamento nel Palazzo della Galleria Colonna: in una settimana ha organizzato la due giorni di ascolto e confronto per il Mezzogiorno che si apre stamattina a Palazzo Chigi, con l’intervento del presidente del Consiglio Mario Draghi. Già la partecipazione di Draghi la dice lunga su come pensa di muoversi la ministra: coinvolgere e impegnare tutti coloro che hanno il potere, la competenza, la capacità di “fare” qualcosa di concreto per il Mezzogiorno. Non si tratta della solita passerella di rappresentanti istituzionali a ripetere il solito rosario di inadempienze che hanno messo il Sud in condizioni pietose. No. c’è proprio la voglia di elaborare un progetto articolato e fatto di idee e proposte concrete su cui innestare il nuovo sorso che – finalmente? – vedrà il Mezzogiorno co-protagonista dello sviluppo del Paese. Difatti, ci saranno otto tavoli al lavoro dopo gli interventi istituzionali di Fabrizio Balassone (capo del servizio Struttura economica di Banca d’Italia), Gian Carlo Blangiardo (presidente dell’Istat), Biagio Mazzotta (Ragioneria Generale dello Stato), Massimo Sabatini (direttore generale dell’Agenzia per la Coesione), Nicola De Michelis (Direzione generale Politica regionale della Commissione europea), Antonio Parenti (capo della Rappresentanza in Italia della Commissione europea): una bella sfidata di grand commis di Stato che, al di là dei discorsi di circostanza, attestano con la loro presenza la cosa più importante di queste assise: la non più rinviabile apertura di un tavolo istituzionale che metta il Sud al centro del dibattito nazionale. Prevista la partecipazione dei governatori delle regioni meridionali: Marco Marsilio (Abruzzo), Vito Bardi (Basilicata) Nino Spirlì (Calabria), Vincenzo De Luca (Campania), Donato Toma (Molise), Michele Emiliano (Puglia), Cristiano Solinas (Sardegna) e Nello Musumeci (Sicilia). Una presenza non di maniera che serve a rimarcare il diffuso senso comune che solo facendo squadra è possibile interrompere il divario nord-sud che la pandemia sta contribuendo ad allargare, aumentando disagi e criticità sociali.

L’intervento del presidente Draghi attesta, peraltro, da parte del Governo, il riconoscimento di una nuova “questione meridionale”, che, in realtà, oggi sarebbe più corretto ribattezzare “questione mediterranea”: la conferma, finalmente palese, che l’Esecutivo non può più stare a guardare o a trattare con sufficienza le istanze che provengono dalle aree meridionali del Paese. È anche grazie al “disagio” conclamato del Sud che l’Italia ha ottenuto più di tutti gli altri Paesi europei per il Recovery Fund e, dunque, dei fondi – tantissimi – che arriveranno non sarebbe nemmeno giusto riservare la tradizionale quota del 34%, prevista da una legge tardiva ma opportuna: occorrerebbe stanziare più della metà delle risorse europee per far rinascere davvero, questa volta, tutto il Sud del Paese, guardando al Mediterraneo (e al Porto di Gioia Tauro) come il punto di partenza per lo sviluppo di portualità, mobilità, infrastrutture e, ovviamente, nuova occupazione.

La due giorni prevede otto sessioni di lavoro, dopo gli interventi che nel pomeriggio vedranno impegnati i sindaci delle Città Metropolitane di Bari (Antonio De Caro), Cagliari (Paolo Truzzu), Catania (Salvatore Pogliese), Messina (Cateno De Luca), Napoli (Luigi De Magistris), Palermo (Leoluca Orlando), Reggio Calabria (Giuseppe Falcomatà) e dei Comuni di Salvitelle, SA (Maria Antonietta Scelza), Sulmona, AQ (Annamaria Casini) e Roseto Capo Spulico, CS (Rosanna Mazzia). Non è casuale la scelta di tre donne in rappresentanza dei borghi: il ministero per il Sud è retto da due donne con gli attributi (la Carfagna ministro e Dalila Nesci sottosegretario) e il Sud ha una forte tradizione della capacità femminile di ingegnare soluzioni e trovare il percorso ideale per giungere a risultati concreti. I borghi  sono l’altra scommessa per il Mezzogiorno: basti pensare a quelli della Calabria che rappresentano lo scenario ideale per ipotizzare la riconquista di una qualità della vita che si pensava irrimediabilmente perduta. Le donne, in politica, poi, hanno una marcia in più: sono toste, caparbie, tenaci e non s’arrendono facilmente. Il Mezzogiorno deve pensare al suo sviluppo soprattutto in chiave femminile, visto che è proprio questo l’aspetto più deludente nel campo del lavoro (32%, la metà della media europea): mancano le opportunità, mancano i giusti incentivi e, soprattutto, mancano gli aiuti fondamentali perché una donna possa conciliare il suo ruolo di madre e di lavoratrice (autonoma, dipendente, non importa). Mancano asili, aiuti alla maternità, sussidi alle famiglie: facile comprendere la decrescita (infelice) della natalità che al Sud è meno pesante rispetto al centro-nord produttivo, ma non per questo meno preoccupante.

La stessa ministra, nel messaggio dell’8 marzo ha fatto notare che «La crisi innescata dalla pandemia ha danneggiato ulteriormente il lavoro delle donne, che è solitamente più precario, più intermittente e meno garantito. Al Sud la situazione è ancora più grave e i posti di lavoro persi nel secondo trimestre del 2020 sono stati tantissimi. Far crescere l’occupazione femminile è un obiettivo che garantisce davvero il benessere di tutti e che va perseguito, oggi, inserendo nel Recovery Plan investimenti nelle infrastrutture sociali: asili nido, tempo pieno a scuola, assistenza agli anziani e ai diversamente abili. Tutto questo permetterebbe alle donne di liberare appieno il loro potenziale. Un gap quello delle infrastrutture sociali che è ancora più profondo al Sud e che va assolutamente colmato eliminando la ‘discriminazione per residenza’ e garantendo a tutte le donne, a tutti gli italiani, gli stessi diritti a prescindere dal luogo in cui vivono».

Nel pomeriggio previsti anche gli interventi del presidente dell’Unione Province Italiane Michele De Pascale e di Alfonso Celotto, ordinario di Diritto costituzionale all’Università Roma Tre, il quale terrà una relazione sui diritti delle generazioni future. Dopo di che si passa alla parte operativa: previste otto sessioni di lavoro parallele, dove saranno coinvolte associazioni, fondazioni, scuole e università, parti sociali, imprese e aziende che si occupano di sanità.

Il programma dei tavoli di lavoro è fin troppo ampio, ma siamo convinti che ci siano le condizioni perché emergano progetti propositivi che, ciascuno nel proprio segmento, possano costituire il punto di partenza per la soluzione ottimale degli eterni problemi del Sud, quelli vecchi e quelli attuali. Ogni sessione è coordinata da parlamentari e da un ingegnere, i quali, domani, saranno chiamati a presentare una sintesi dei risultati dei lavori. Otto argomenti che abbracciano la mission che il ministro per il Sud intende perseguire:

La questione meridionale oggi, con il coordinamento della deputata Giuseppina Castiello, (Lega).

Università per l’impresa e l’amministrazione, coordina il senatore Gaetano Quagliarello (Idea e Cambiamo).

Lavoro e socialità, coordina l’onorevole Michele Bordo (Pd).

Mobilità a lungo e a breve raggi“, coordina la senatrice Fulvia Michela Caligiuri (Forza Italia).

Transizione ambientale, coordina il professor Raffaello Cossu (emerito di Ingegneria all’Università di Padova).

La scuola strumento per rimuovere gli ostacoli, coordina Dalila Nesci (M5S), sottosegretario per il Sud e la Coesione territoriale.

Innovazione digitale, coordina il deputato Catello Vitiello (Italia Viva).

– “Salute, filiera strategica“, coordina il deputato Federico Conte (Liberi e Uguali).

La giornata di domani sarà chiusa dall’intervento conclusivo del ministro dell’Economia e delle Finanze Daniele Franco. Prima del bilancio delle assise tracciato dalla stessa Mara Carfagna, ci saranno gli interventi di Fabrizio Barca, Claudio De Vincenti, Giuseppe Provenzano, Catia Bastoli, Lucrezia Reichlin e del sottosegretario alla Presidenza Bruno Tabacci.

Insomma c’è di che riempire un librone (non dei sogni) per tracciare il percorso che la Calabria, tutto il Meridione, intendono percorrere, da protagonisti del proprio sviluppo. C’è da essere, una volta tanto, ottimisti e fiduciosi, anche perché «se non riparte il Sud non riparte l’Italia», questo è ormai evidente a tutti. (s)

“Liberi di scegliere”: Dalila Nesci lavora sulla sua proposta di legge

La sottosegretaria al Sud e alla Coesione Territoriale Dalila Nesci (M5S)   VA IN COMMIsta lavorando alla sua proposta di legge denominata “Liberi di scegliere” e destinata ad aiutare i figli di mafiosi, sulla scorta della felice esperienza dell’ex Presidente del Tribunale dei minorenni di Reggio Calabria Roberto Di Bella.

«Nella Giornata in Memoria delle Vittime di mafia – ha detto la Nesci – , ritengo importante continuare a lavorare alla mia proposta di legge dal titolo “Liberi di Scegliere”, che prevede l’introduzione di specifici provvedimenti per la protezione e l’assistenza dei minorenni che subiscono violenze o sono coinvolti in reati dai familiari mafiosi. Con questa proposta di legge ho messo nero su bianco l’omonimo progetto di legalità che è nato dal lavoro del giudice Roberto Di Bella, già Presidente del Tribunale dei Minori di Reggio Calabria ed oggi di quello di Catania.
È necessario introdurre misure a tutela dei minorenni che subiscono, nel corso della vita, un vero e proprio indottrinamento mafioso attraverso il quale, anche se non imputabili, vengono coinvolti in attività delittuose o subiscono violenze. Lo strumento normativo per cui mi sto battendo è diretto e immediato: bisogna prevedere la decadenza o la limitazione della responsabilità genitoriale di coloro che appartengono ad organizzazioni malavitose di tipo mafioso allorquando si riscontri un concreto pregiudizio all’integrità psico-fisica dei minori.
Il disegno di legge deve andare all’esame congiunto delle Commissioni “II Giustizia” e “XII Affari sociali”. La ‘ndrangheta non può prendersi le nuove generazioni, bisogna interrompere questa catena dannosa soprattutto per chi non ha colpa. Lo Stato deve dare supporto e pari opportunità di vita ai minori che senza alternative culturali verrebbero condannati ad attività di mafia. Serve più giustizia sociale, più cultura e formazione, più umanità». (rp)

Dalila Nesci ha giurato come sottosegretaria al Sud

La deputata del Movimento 5 StelleDalila Nesci, ha giurato come sottosegretaria al Sud e Coesione Territoriale, alla presenza del presidente del Consiglio dei ministri, Mario Draghi.

«La cerimonia di oggi –  ha dichiarato Dalila Nesci – non è solo l’occasione solenne per prestare un giuramento formale di fedeltà alla Repubblica ma rappresenta, per me, la possibilità di testimoniare qualcosa di ancora più profondo: la dedizione e l’amore verso quel Mezzogiorno di cui mi sento orgogliosamente figlia e che troppo spesso è stato dimenticato».

«Il Sud – ha proseguito Nesci – è una delle tre priorità trasversali associate alle sei macro-missioni del Recovery Plan. Dunque asset strategici, salute, turismo, cultura, tutela del territorio e perequazione delle risorse saranno i temi chiave». (rrm)

Alessia Bausone (Fondazione C. Alvaro): Nomina di Nesci a sottosegretario segnale importante per la Calabria

Alessia Bausone, componente del consiglio di amministrazione della Fondazione Corrado Alvaro, ha dichiarato che «la nomina dell’on. Dalila Nesci a sottosegretaria per il Sud e la Coesione Territoriale rappresenta un segnale di attenzione importante per la nostra Regione, e per le sfide e occasioni importanti che la attendono a partire dal Recovery Fund e la lotta alla crisi economica e alla disoccupazione aggravata dalla pandemia».

«La laboriosità dell’on. Nesci – ha aggiunto – ha avuto più di un riscontro nelle aule parlamentari in due legislature sui più svariati temi, dalla sanità, alle questioni territoriali, alla lotta agli sprechi della politica. Giova porre attenzione a come chi ha votato contro la fiducia al Governo Draghi con la motivazione che il presidente del Consiglio non avesse parlato di lotta alla mafia, con la nomina di Dalila Nesci ha ricevuto un sonoro smacco che delinea la netta differenzaa tra gli speculatori dall’antimafia e chi, come la neo sottosegretaria, pratica l’antimafia dei (e nei) fatti».

«Inoltre – ha proseguito – va evidenziato che oggi il “governo del Sud” è in mano a due donne, la sottosegretaria Dalila Nesci e la ministra Mara Carfagna alle quali va posta una sincera fiducia affinché siano protagoniste del necessario riscatto femminile calabrese in ambito pubblico e non solo. Superare stigmi, pregiudizi, ghettizzazioni e ingabbiamenti culturali e sociali è un lavoro che non può prescindere da un’azione politica incisiva da attuare con determinazione».

«Sono tutti temi – ha detto ancora – dalla legalità, alla parità di genere, alla moralità (e alla questione morale) della politica, che hanno un collante: la cultura. Ecco perché Fondazioni come quella di San Luca che porta il nome di Corrado Alvaro, non vanno lasciate sole al loro destino infausto di tappeti rossi per passerelle politiche, ma vanno riempite di cuore, attenzione e proposte di rilancio».

«Per questo – ha concluso – oltre all’augurio di buon lavoro, al sincero apprezzamento per la scelta governativa e all’abbraccio personale alla neo sottosegretaria, le rivolgo pubblicamente l’invito a visitare la Fondazione culturale Corrado Alvaro, fiore all’occhiello della Calabria che si sta lasciando appassire». (rrc)

Dalila Nesci (M5S( sottosegretario al Sud e alla Coesione sociale. Le altre nomine

La deputata di Tropea Dalila Nesci, del Movimento 5 Stelle, è stata nominata sottosegretario al Sud e alla Coesione sociale. Un incarico importante per la Calabria e per la stessa parlamentare , già deputata nella passata legislatura, e protagonista lo scorso anno di un tentativo (naufragato a causa della guerra interna al Movimento) di candidarsi a Presidente della Regione. La rivincità – se così si può dire – arriva a distanza, con una nomina che la vedrà impegnata a far valere i diritti della Calabria sia nel Recovery Plan (che l’aveva esclusa) sia nel gigantesco Piano per il Sud, fermato dalla pandemia, predisposto lo scorso anno dal ministro per il Sud Peppe Provenzano, e presentato a Gioia Tauro alla presenza del presidente del Consiglio Giuseppe Conte. La nesci, che ha votato a favore del Governo Draghi, si pone fuori della cosiddetta ala ortodossa, ovvero ha accettato le indicazioni del Movimento di sostenere il nuovo Esecutivo, e l’incarico premia un impegno costante nei confronti del Mezzogiorno.

Ieri sera il Consiglio dei Ministri ha dunque varato le nomine dei sottosegretari e dei viceministri dando praticamente il via effettivo al Governo Draghi. Ecco tutti gli incarichi. Manca solo il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega allo Sport che sarà nominato successivamente. Sul totale dei 39 sottosegretari e viceministri nominati dal Consiglio dei Ministri, 11 sono del M5s, 9 della Lega, 6 ciascuno di Forza Italia e Pd, 2 di Italia Viva, uno a testa per Leu, Centro democratico e +Europa e Nci. A Franco Gabrielli va la delega ai servizi segreti. –

Presidenza del Consiglio
• Deborah Bergamini [FI], Simona Malpezzi [PD] (rapporti con il Parlamento)
• Dalila Nesci [M5S] (Sud e coesione territoriale)
• Assuntela Messina [PD] (innovazione tecnologica e transizione digitale)
• Vincenzo Amendola [PD] (affari europei)
• Giuseppe Moles [FI] (informazione ed editoria)
• Bruno Tabacci [Centro Democratico] (coordinamento della politica economica)
• Franco Gabrielli [tecnico] (sicurezza della Repubblica)

Esteri e cooperazione internazionale
Marina Sereni [PD] – viceministro
Manlio Di Stefano [M5S]
Benedetto Della Vedova [+ Europa]

Interno
Nicola Molteni [Lega]
Ivan Scalfarotto [Italia Viva]
Carlo Sibilia [M5S]

Giustizia
Anna Macina [M5S]
Francesco Paolo Sisto [FI]

Difesa
Giorgio Mulè [FI]
Stefania Pucciarelli [Lega]

Economia
Laura Castelli – viceministro [M5S]
Claudio Durigon [Lega]
Maria Cecilia Guerra [Leu]
Alessandra Sartore [PD]

Sviluppo economico
Gilberto Pichetto Fratin [FI] – viceministro
Alessandra Todde [M5S] – viceministro
Anna Ascani [PD]

Politiche agricole alimentari e forestali
Francesco Battistoni [FI]
Gian Marco Centinaio [Lega]

Transizione ecologica
Ilaria Fontana [M5S]
Vannia Gava [Lega]

Infrastrutture e trasporti
Teresa Bellanova [Italia Viva] – viceministro
Alessandro Morelli [Lega] – viceministro
Giancarlo Cancelleri [M5S]

Lavoro e politiche sociali
Rossella Accoto [M5S]
Tiziana Nisini [Lega]

Istruzione
Barbara Floridia [M5S]
Rossano Sasso [Lega]

Beni e attività culturali
Lucia Borgonzoni [Lega]

Salute
Pierpaolo Sileri [M5S]
Andrea Costa [Noi con l’Italia]

Regionali – Dalila Nesci (M5S) contro i giochi di Palazzo insiste a candidarsi

Nella grande confusione che regna all’interno del Movimento Cinque Stelle (è previsto lunedì un incontro decisivo dei parlamentari calabresi con Luigi Di Maio), la deputata Dalila Nesci (vedi intervista a Calabria.Live del 21 ottobre scorso) ha fatto conoscere attraverso il suo portale le ragioni per le quali ancora crede nella validità della sua candidatura alle prossime regionali.

«La Calabria – scrive sul suo blog la deputata di Tropea – per molti è una terra irrecuperabile. Lontana dall’Europa e persino dall’Italia. In Calabria si nasce con il senso di colpa di dover dimostrare di essere più onesti e più capaci degli altri. In Calabria, sembra ripetersi il destino degli sconfitti fra i giochi di palazzo romani e gli interessi più ambigui. La classe dirigente più compromessa in Calabria è stata storicamente utilizzata, per far fare incetta di voti ai partiti di riferimento. Mentre dalle sedi di partito che contano si propugna legalità e rinnovamento, sui territori in Calabria si lascia beatamente spazio al condizionamento del voto, in alcuni casi allo scambio politico-mafioso oppure al compiacimento della mafia “trasparente” della massoneria deviata. Sì perché in Calabria sono molte le logge massoniche infiltrate da soggetti -appunto deviati- che sono anche riferimento della ‘ndrangheta. E così arriviamo ad una dura realtà: ‘ndrangheta e massoneria deviata condizionano di fatto il consenso, l’economia del territorio e quindi la fruizione di diritti e servizi. Insomma, in Calabria la vivibilità dei nostri territori è compromessa da un perenne stato di bisogno e di necessità: che si tratti di ottenere un prestito bancario, un documento da rintracciare nei meandri della burocrazia oppure una visita medica.

ANCORA CAMBIAMENTO: CONTO ALLA ROVESCIA 

Il conto alla rovescia circa le elezioni regionali sta mettendo spalle al muro tutti i partiti politici compreso il MoVimento 5 Stelle: perché il sentire della gente di Calabria è di sconforto generale, ma allo stesso tempo di consapevolezza che dare consenso ai soliti schemi non cambierà il corso delle cose. Per questo è ancora forte l’esigenza di cambiamento. Ma quale cambiamento?

La Calabria è meravigliosa, incorniciata da 780 Km di costa che sembrano, a guardarla dall’alto, custodire come uno scrigno le alture delle sue montagne: il Pollino, la Sila, le Serre e l’Aspromonte. Ma quanto noi Calabresi siamo stati bravi a custodire tali bellezze? Non sempre visto che, come ha sapientemente raccontato l’antropologo e scrittore Mauro Minervino nel suo libro “Statale 18”, tante brutture o strutture abusive sono state costruite proprio dall’uomo. Quasi forse per dissacrare nel tempo tanta bellezza, la Calabria secondo l’ultimo rapporto di Legambiente ha il 46,5% di abusivismo edilizio. Investimenti in viabilità, trasporti, infrastrutture strategiche, sistema idrico integrato e messa in sicurezza del territorio dal dissesto idrogeologico, così come il rilancio dei piccoli borghi dovrebbe essere il chiodo fisso di ogni governo regionale per aumentare la qualità della vita di chi vive il bellissimo territorio calabrese. Per questo servirebbe una task force interna alla Regione di esperti, anche esterni se servissero, in grado di elaborare un uso strategico e massiccio dei Fondi europei.

Una volta in Calabria, come in tutto il Sud, erano diffuse le famiglie numerose, oggi invece l’Italia è diventato un Paese chimera. Non si fanno figli e nella mia regione, troppo spesso, nascere può significare morire. La sanità Calabrese non garantisce i livelli essenziali di assistenza (LEA) come previsto dalla Costituzione e questo abisso in cui siamo caduti non può essere ricondotto solo a singole responsabilità penali, che certamente vanno perseguite. Da più di un decennio arrivano in Calabria e in tutto il Sud, meno risorse dallo Stato centrale rispetto al resto del Paese: da anni, in particolare, mi batto per la modifica dei criteri di riparto del Fondo Sanitario Nazionale alle Regioni. Se gli attuali 320 milioni di euro che la Calabria spende per l’emigrazione sanitaria a favore di strutture pubbliche e private accreditate del nord si investissero per per gli ospedali della regione anziché altrove, molti medici, professionisti e pazienti non scapperebbero. La politica regionale e nazionale, nel tempo, ha avallato queste scellerate politiche economiche, dando potere a figure dirigenziali della sanità ciniche e cialtrone che non hanno fatto altro che allungare la spirale degli orrori che ancora oggi porta alla morte giovani madri e cittadini calabresi perché magari soccorsi con troppo ritardo. Quando, infatti venne scritto il D.M.70 del 2015 e iniziarono i tagli orizzontali ai posti letto negli ospedali -da sacrificare sull’altare della spending review-, nessuno prima aveva pensato di fare i conti con l’orografia del territorio italiano per cui i tempi di percorrenza sono differenti se pensiamo a certe regioni, come la Calabria, in cui il diritto alla mobilità è praticamente negato. E poi, ci chiediamo perché i nostri giovani migliori partono e perché chi rimane troppo spesso perde le speranze o si allinea infelicemente.

Quante imprese, quanti artigiani e quanti professionisti maledicono la politica ma poi vanno a braccetto con quella più sporca o intimano ai propri dipendenti chi votare? Se in Sicilia il “sistema Montante” ha smascherato il c.d. apostolo dell’antimafia, in Calabria pensate siamo immuni da certe logiche malate di potere? Segui i soldi e troverai le mafie diceva Falcone e allora questo monito un Politico non può mai dimenticarselo! Nei grandi profitti illeciti pare che la ‘ndrangheta fatturi più del McDonald’s ed un pò meno della Fiat per un giro d’affari di 24 mld di euro; e così come pure nell’economia legale che può servire al controllo militarizzato del territorio da parte delle ‘ndrine, loro ci sono. Inutile negarlo!

I Calabresi puliti, però, sono ancora la maggioranza: lavoratori infaticabili, menti formidabili ed intuito imbattibile. Una maggioranza che è spesso silenziosa solo perché stanca o disillusa.

LA SPERANZA DEL M5S

Credo che il M5S abbia ancora l’opportunità di dimostrare di essere una speranza lavorando ad una candidatura limpida e politicamente forte. Aggiungo che ne ha il dovere. Se non vogliamo farlo per ragionamenti contorti, ingiustificabili all’opinione pubblica, credo che il giudizio  della storia non sarà clemente con noi.

Che siamo in colpevole ritardo è vero. Ma chi fra noi conferma la teoria del disimpegno e cioè che è meglio non presentarsi al cospetto degli elettori, dopo 10 anni di MoVimento, sta candidamente affermando che il nostro progetto politico in Calabria è fallito.

A che serve acclamare la giovane svedese Greta Thumberg, se poi ci disinteressiamo delle attuali e future generazioni proprio in Calabria dove c’è un alto tasso di dispersione scolastica che va oltre il 20%, mentre il 43% dei bambini calabresi vive in condizione di povertà relativa e la spesa pro-capite per interventi di spesa sociale media annua da parte dei comuni calabresi si attesta a 26 euro, a fronte dei 316 euro dell’Emilia Romagna?

Se pensiamo di avere fatto tanto sforzo in Parlamento sui reati di corruzione e contro la pubblica amministrazione con la legge “spazzacorrotti”, adesso per la Calabria dobbiamo andare oltre. Come pensate che si stia in “trincea” alla Procura di Catanzaro oppure nei piccoli paesi dove giornalisti coraggiosi denunciano il malaffare con tutti rischi che ne derivano? Il magistrato Nicola Gratteri ricorda sempre che quando si fa giustizia e si arrestano i delinquenti, quel vuoto nel sistema criminale viene rimpiazzato. Ecco, dovrebbe essere la politica altrettanto organizzata a colmare quei vuoti con la presenza delle istituzioni e attraverso l’aggregazione civica. Abbiamo il dovere, con la nostra attività politica di indicare esempi da seguire come gli imprenditori che hanno denunciato le mafie, penso per esempio ad Antonino De Masi o a Rocco Mangiardi che ci continuano a regalare esempi coraggiosi di sobrietà e gentilezza, nonostante la rabbia avrebbe potuto pervaderli. C’è chi come Mario Congiusta, ha lasciato questa vita terrena, non avendo ottenuto piena giustizia per la morte del suo adorato Gianluca vittima di mafia e chi come la famiglia Ceravolo coraggiosamente insiste affinché chi ha ucciso il giovanissimo Filippo, vittima innocente di un agguato ‘ndranghetista, parli. E ci sono ancora altri genitori, che tutt’oggi continuano a lottare per una Calabria libera dalle logiche mortifere della ‘ndrangheta: mi riferisco alle mamme coraggiose che, anche grazie alla sensibilità e alla professionalità del Presidente del Tribunale dei Minori di Reggio Calabria, Roberto Di Bella, stanno facendo di tutto per dissociarsi dall’ambiente familiare mafioso e per evitare ai loro figli un destino di turbe psicologiche, sofferenze, carcere e morte.

Serve coraggio e cuore aperto per affrontare questa tornata elettorale per non condannare altre generazioni di calabresi all’emigrazione, per non contribuire alla desertificazione economica e culturale dei nostri territori, per non uccidere la speranza.

Parte da questa lunga premessa la mia proposta di candidatura di servizio dentro il M5s per la Presidenza della Regione Calabria. La politica non può tirarsi indietro rispetto alle sue responsabilità antiche ed attuali, non può arretrare arruolando all’ultima ora personalità alle quali far sventolare il vessillo di partito o addirittura evitando che sia espressione di un percorso politico ben definito.

FOCUS NESCI 

Alcuni cittadini, per lo più colleghi e addetti ai lavori, si sono chiesti cosa mi abbia spinto a fare questo passo che in prima battuta mette in luce la diversità di vedute con il capo politico del M5S Luigi Di Maio. C’è chi dice che voglio assicurarmi altri 5 anni da consigliere regionale e chi per semplice velleità personale o per spirito di protagonismo. Questi sono legittimi retropensieri di chi non mi conosce e di chi evidentemente al mio posto non farebbe una scelta tanto azzardata. Sì, perché oggi la Calabria, più di ieri, è un azzardo per tutti i partiti politici anche per il M5S che è stato in grado di impegnare un intero governo, il Conte 1, con un decreto emergenziale ad hoc sulla sanità calabrese. Bene adesso chiedo, ai rappresentanti di governo di allora che ancora ricoprono tali ruoli e che sono miei colleghi parlamentari del M5S da ben due legislature: pensate forse che quella condizione di emergenza sanitaria sia finita? E tutti i rapporti delle forze dell’ordine, della magistratura e persino i moniti delle istituzioni ecclesiastiche li leggete circa le infiltrazioni della criminalità organizzata e le persone che in Calabria rinunciano alle cure? Pensate che queste condizioni emergenziali del tessuto sociale ed economico calabrese potranno mai giustificare la scelta del disimpegno elettorale o di un candidato presidente “tanto per partecipare”? So bene che queste mie uscite hanno fatto storcere il naso a molti, ma per la mia terra ed in nome delle istituzioni che rappresento non posso voltarmi dall’altra parte. Non accetto i giochi di palazzo a Roma sulla pelle dei Calabresi.

In mancanza di un progetto serio e costruito nel tempo ho sentito il dovere di metterci la faccia, perché non è mio costume scappare o nascondermi dietro un dito. C’è da rispondere al grido di dolore e voglia di rinascita della mia regione. Credo che il percorso politico da Portavoce del M5S mi dia la forza di rappresentare la faccia limpida e dignitosa di quei tanti calabresi che sono sempre stati maggioranza rispetto ai delinquenti e che in molte competizioni elettorali hanno espresso la loro voglia di cambiamento.

Non mi sto candidando per millantare potenza o rivendere risultati elettorali, io mi candido a rappresentare i Calabresi nella regione in cui sono nata e mi sono laureata e dove sono stata già eletta Parlamentare, consapevole che c’è un rischio serio di non presentazione della lista da parte del M5s.

Chi mi conosce bene o magari ha intenzione di conoscermi dovrebbe sapere che da Parlamentare della Repubblica e Portavoce del M5S eletta in Calabria dal 2013, come capolista all’età di 26 anni, mi sono occupata: di tutela del risparmio privato, lotta contro l’usura bancaria, scorrimento delle graduatorie delle Forze dell’Ordine, gestione dei rifiuti in Calabria, protezione dei cittadini che aiutano la magistratura, iniziative antimafia e autonomia dell’informazione molto spesso manipolata e soprattutto di diritto alla Salute.

Ho denunciato i favori della mala-politica ad amici e compari, ho fatto annullare nomine dirigenziali illegittime, ne ho segnalato una montagna e ho studiato tanto: carte, atti e documenti occultati, che ho divulgato tramite web.

Ho contribuito a difendere le associazioni sul territorio, anche minacciate dalla criminalità, e alla salvaguardia dell’ambiente insieme alle tante espressioni della società civile calabrese.

Ho denunciato centinaia di imbrogli spaventosi nella sanità, smascherando la truffa del commissariamento e del piano di rientro. Ho ispezionato personalmente il 90% degli ospedali calabresi, annotando ogni volta, disservizi, scandali e abusi di gruppi di potere per cui ho chiesto ed indicato soluzioni.

Nell’assenza di nostri Consiglieri in Regione, ho depositato, una proposta di legge di iniziativa popolare per riordinare il SSR. Oggi dopo il fallimento dei commissari nominati attraverso il Decreto Calabria abbiamo il dovere di attuare quel Decreto rispondendo ai reali e gravissimi motivi che l’hanno generato. In mezzo c’è stato un cambio di governo e la rete imbrigliata delle dinamiche del Dipartimento Regionale della salute a guida Oliverio. Ai cittadini questo lo spiegheremo, ma nel frattempo abbiamo il dovere di agire!

In questi anni ho percorso in Calabria oltre 200 mila chilometri con la mia auto, ho restituito oltre 160 mila euro del mio stipendio (e sto continuando a rendicontare), ho scritto più di 3 mila atti tra interrogazioni, esposti, emendamenti, diffide e note formali. Non amo le analisi quantitative ma, queste cifre danno quanto meno una vaga idea della mole di lavoro portata avanti in questi anni con l’aiuto di pochi attivisti, professionisti e volontari sognatori che ringrazio uno ad uno.  Ma sono state migliaia le persone che in questi anni sul territorio italiano hanno fatto attivismo civico e che -credendo sentitamente nel progetto di rivoluzione culturale- hanno contribuito con soldi di tasca propria per spostarsi e stampare volantini, mettendo a disposizione del M5S il proprio tempo ed idee. Attivisti consapevoli che l’unica rivoluzione possibile è quella democratica attraverso le istituzioni, permanente che non si ferma davanti ai tentativi di delegittimazione, pacifica ma non per questo meno tenace.

Per anni ho organizzato centinaia di incontri pubblici ed eventi di piazza su temi importanti per rappresentare degnamente le Istituzioni e far capire che se ciascuno fa il proprio dovere pian piano le cose cambieranno e stanno già cambiando. E indietro non possiamo tornare.

Se la buona volontà di molti di noi e di tante istituzioni e autorità (politiche, civili, militari, religiose, delle ff.oo. e della magistratura) non sia ancora abbastanza. Allora dobbiamo fare tutti di più, perchè in questi dieci anni abbiamo visto troppi amici e conoscenti abbandonare i nostri amati luoghi d’origine per l’assenza di alternative di realizzazione personale ed economica dignitosa.  

CHIEDO IL SIMBOLO M5S

Per quanto già dimostrato con il mio lavoro e quello di tutti i Portavoce, sia come forza di opposizione che di maggioranza, in nome del M5S sento che non possiamo cedere il passo.

Sono a disposizione del M5S per rappresentare la mia terra, perchè non potrei mai permettere di lasciare campo libero al solito sistema ben oliato di prebende e di interessi particolari a danno della collettività. La Calabria deve alzare la testa e con il M5S a garanzia può farlo.

Chiedo pubblicamente a Di Maio e Beppe Grillo -che detengono il simbolo del M5S- questa possibilità. Oggi dire sì alla mia candidatura significherebbe sostenere una giovane donna (come anche già auspicato da un recente appello pubblico), in un percorso politico che sia: responsabile, pragmatico e trasparente, di aggregazione civica trasversale, aperto a tutti: sia ai militanti di destra o di sinistra, che a tutti quelli che non si ritrovano in alcuna delle attuali sigle di partito. Dobbiamo premiare chi, fino ad oggi, nel territorio calabrese ha resistito fieramente alle ingiustizie e alle vessazioni.

CONCLUSIONI

Possiamo battere la storica e nefasta logica dell’alternanza calabrese che oggi vede favorito (non certo per meriti) il classico carrozzone del centro-destra con in testa la Lega.

L’attuale legge elettorale premia oltremodo il primo ed il secondo più votato. Con una candidatura dell’ultima ora o di sola testimonianza, rischiamo senz’appello il “terzo posto” e quindi l’irrilevanza. Saremmo fuori dal Consiglio Regionale. Mancare questa opportunità – come a gran voce ci chiedono tanti Calabresi – senza nemmeno provarci sarebbe politicamente imperdonabile per noi, per il M5S intero. Invito, ancora una volta, a riflettere su quanto dico.

Con la mia candidatura politica per il M5S, aperta ad una coalizione di liste civiche, capace di aggregare le energie buone della Calabria, possiamo chiedere il consenso elettorale dei calabresi e far virare il timone della Regione verso il riscatto!» (rp)

Dalila Nesci, la deputata M5S “quasi-candidata” che non piace a Luigi Di Maio e ai vertici grillini

di SANTO STRATI – Pur con la quasi certezza di finire serenamente la sua seconda legislatura, Dalila Nesci, deputata pentastellata di Tropea, già capolista alle elezioni del 4 marzo 2018, ha deciso ugualmente di mettersi in gioco: ha annunciato di essere pronta a rinunciare al suo posto a Montecitorio per candidarsi a Governatore della Calabria. Intenzioni nobili e insieme, proposito forse folle, visto che Luigi Di Maio e il direttivo pentastellato che dovrà decidere il da farsi sulle elezioni regionali calabresi le hanno risposto che non se ne parla proprio. L’idea della Nesci, che è condivisa da numerosi esponenti grillini calabresi, è molto netta: perché candidare esterni o estranei al territorio, quando ci sono figure disponibili (la Nesci, appunto) pronte a correre con l’orgoglio dell’appartenenza al Movimento e a giocarsi – se occorre – tutto? In attesa di sapere se i vertici romani e il capo Di Maio possano cambiare idea (probabilmente aspettando gli esiti delle elezioni in Umbria di domenica prossima), Dalila Nesci, la “quasi-candidata” alla prossime regionali della Calabria, ha accettato di parlare con Calabria.Live.

– Ha presentato la sua auto-candidatura a Governatore della Calabria. Perché?

«In effetti, è un fatto inedito per il Movimento 5 Stelle, ma non tanto, a mio avviso, da quando abbiamo avuto questa svolta governista – così l’ho chiamata io – in cui tante regole si sono modificate in corso. Ci sono state già diverse votazioni proposte dal capo politico Di Maio che hanno modificato norme – diciamo interne – essenziali come il mandato zero per i consiglieri comunali. In ultimo la nomina a viceministro di Cancelleri che ha lasciato il suo posto da vicepresidente all’Assemblea Regionale Siciliana. E quindi, vista la condizione, la situazione della Calabria, sia politica del Movimento 5 Stelle sia in generale della Regione, ho ritenuto il dovere di proporre un’alternativa ai civismi e al patto civico che Di Maio ha proposto in Umbria. Un modello che, secondo me, non è replicabile in Calabria».

– Ecco, parlava di una particolare situazione del Movimento 5 Stelle in Calabria. Ce la vuole illustrare meglio?

«Io mi riferisco alle aspettative che il nostro elettorato ha rispetto alle battaglie che abbiamo fatto negli anni sul territorio, perché ricordo che il Movimento 5 Stelle non aveva e non ha alcun consigliere regionale dentro, appunto, la Regione Calabria. Inoltre, io ricordo che il precedente Governo si è mosso varando il cosiddetto Decreto Calabria sulla Sanità, che ancora è rimasto in parte inattuato. Io sento il dovere, politicamente, come rappresentante del Movimento 5 Stelle di mettermi al servizio, a questo punto in prima persona, per avere una candidatura di garanzia che possa portare finalmente dei risultati».

– L’idea che ci possano essere o ci debbano essere dei rappresentanti esterni al Movimento come candidati, magari frutto di una comune intesa dem-grillini, a quanto pare, non piace a gran parte degli elettori calabresi.

«Io non mi permetto di discutere la scelta di Di Maio in Umbria, che, evidentemente, ha ritenuto strategicamente utile per quella regione. Io parlo per quella regione da cui provengo e ritengo che, non avendo mai avuto un rappresentante in Regione, il nostro elettorato, la Calabria, ha bisogno di una candidatura di garanzia del Movimento 5 Stelle, che poi sia in grado di dialogare con tutti, quindi anche di aprire alle liste civiche, così come abbiamo votato sulla nostra piattaforma Roussseau, aggregare le buone energie della Calabria».

– Di Maio ha detto che non è possibile, non per una evidente antipatia personale, ma per strane alchimie del metodo. Metodo che lei contesta, ci sembra di capire…

«Io non ho accettato questa risposta semplicistica sull’esistenza di regole che non si possono derogare. Il mio rapporto con Luigi è sempre stato molto franco, sia nelle assemblee sia fra di noi, quindi sono sicura che è reciproco il fatto che non ci siano questioni di antipatia. Il fatto è che, dopo la nomina di Cancelleri a vice-ministro, penso che nel caso della Calabria si può prospettare agli iscritti alla piattaforma se questa norma sul secondo mandato per i parlamentari, in particolare per chi, come me, propone di candidarsi alla presidenza della Regione Calabria, si possa derogare. Quindi, io non dico di calare dall’alto questa scelta, dico di sottoporrla agli iscritti. Dico che per serietà reciproca, questa mia proposta politica va vagliata e non va, diciamo, giudicata o si merita una risposta frettolosa».

– Nel caso in cui ci fosse una posizione rigida nei suoi confronti, lei eventualmente, forte di un certo appoggio di cui gode in Calabria, pensa che potrebbe fare una lista civica?

«No, no. La mia proposta è all’interno del recinto del Movimento 5 Stelle, quindi io vorrei valutare con lui questa proposta con un nome di garanzia che può essere il mio e che sia aperto al dialogo con le liste civiche e le forze buone della Calabria. Quindi, assolutamente la nostra forza è il simbolo del Movimento 5 Stelle. Siamo l’unica forza politica che non si deve vergognare del simbolo di partito o di forza politica come vogliamo definirlo».

– Parliamo di progetti. Qual è la sua visione progettuale della Calabria, nel caso in cui venisse confermata la sua candidatura?

«Io penso che una mia candidatura sarebbe aperta, come dicevo, a delle forze civiche, a delle personalità, che vogliamo mettersi al servizio della Regione Calabria. Io non penso ad una Regione guidata soltanto da una figura di garanzia, come penso possa essere la mia in nome del Movimento 5 Stelle, quindi, sicuramente, una volta che il capo politico accetterà o valuterà insieme a me questa proposta, apriremo alla formazione di squadre, di liste che siano davvero utili a risolvere i problemi emergenziali della Calabria. Sicuramente mi circonderei di personalità che siano in grado di aiutarmi su alcune questioni fondamentali. La questione della sanità, dell’ambiente e della legalità. Diciamo che è una domanda prematura. Sicuramente il mio focus sarebbe in particolare risanare la sanità».

  Uno dei grandi problemi – ma non solo della Calabria – è la burocrazia, soprattutto a livello regionale. Nel caso in cui venisse candidata a governatore, quali progetti ha a proposito di uno snellimento inevitabile e necessario della burocrazia?

«Questo tema della burocrazia esiste in tutt’Italia, non penso sia da restringere solo al caso Calabria. Sicuramente chi entra nel Consiglio regionale deve avere chiaro quali sono le strutture, qual è l’organigramma ancora utile per poter rinnovare. Perché abbiamo visto negli anni stratificarsi persone e dinamiche che molto spesso anche noi abbiamo definito clientelari o sicuramente miopi dal punto di vista del cambiamento. Quindi farei un check delle energie che ci sono all’interno della Regione Calabria e stabilirei delle priorità insieme ad una eventuale squadra di governo. Qualsiasi cosa non potrebbe essere prospettata in questo momento, ma sarebbe oggetto del dialogo con le altre eventuali liste civiche o forze che si volessero aggregare alla mia candidatura. Sarebbe, perciò,  improprio tracciare un programma visto che il mio percorso politico e quello del Movimento 5 Stelle in Calabria è già molto chiaro».

– La sua proposta di candidatura risale a giugno, quando ancora c’era il governo giallo-verde. A distanza di tempo la sua proposta di candidatura assume dei contorni abbastanza diversi, soprattutto per quello che riguarda le alleanze. Lei pensa di poter raccogliere il consenso dei dem calabresi che sono in grande disorientamento in questo momento?

– Io penso di poter aggregare anche questo tipo di elettorato. Mi riferisco alle energie pulite del partito democratico calabrese, ai giovani, anche di questo contenitore politico, che, magari, non hanno avuto mai l’opportunità di emergere. Quindi, quando io parlo di forze civiche e forze buone della Calabria mi riferisco a tutti. Ho sinceramente dei dubbi che il partito democratico, in Calabria, possa in poco tempo ripulirsi da certe dinamiche e da Oliverio e da chi ha sostenuto il sistema Oliverio. Però, penso appunto di sì, di poter rispondere alle aspettative di un elettorato trasversale».

– È lodevole che, trattandosi una pre-candidatura, lei non voglia sbilanciarsi in quelli che sono i progetti di un suo eventuale governo della Regione. Possiamo però sapere quali sono i suoi orientamenti a proposito di giovani, investimenti e turismo?

«Sicuramente – ed era il discorso che facevo prima – puntare sulle strutture e dipartimenti della Regione. Tante volte sia l’Europa che la nostra ex ministra per il Sud Barbara Lezzi hanno puntato l’attenzione sul cattivo utilizzo dei fondi europei. Sarebbe necessaria una task force in grado, subito, con dei professionisti, di aggregare progetti che possano effettivamente acquisire delle risorse da investire nelle politiche giovanili e sociali».

– Qualche settimana addietro l’assemblea degli industriali di Cosenza, con la presenza del capo di Confindustria Boccia, ha lanciato l’idea di una Zes regionale, una zona economica speciale non più limitata a Gioia Tauro. Come vede questa proposta?

«Le Zes non hanno funzionato molto. Ci dev’essere una grande collaborazione della Regione Calabria per realizzarle. Ad oggi non abbiamo visto un vero rilancio grazie a questa opportunità data anche dal Governo, quindi non mi appassiona questo argomento, però è sicuramente da valutare».

– Lei è molto vicina al territorio, quindi tocca il polso dei suoi elettori, ovvero degli elettori dei Cinque Stelle. A suo avviso, qual è la situazione attuale dell’elettorato dei Cinque Stelle: in crescita, in decrescita, in attesa…

«Più volte l’ho detto, perché lo penso. Che il nostro elettorato potrebbe essere in parte confuso dal governo che stiamo sperimentando adesso con i partito democratico e prim’ancora con la Lega. Però, per chi segue il Movimento da tanto tempo – festeggiamo in questi giorni i dieci anni del Movimento 5 Stelle – il nostro sforzo dev’essere quello di far capire che il nostro è un movimento post-ideologico, che non significa non avere idee ma superare le ideologie novecentesche dei partiti di centro-destra e di centro-sinistra. Se noi facciamo questo sforzo di credibilità, di autorevolezza con delle candidature che davvero siano limpide e non siano dei compromessi al ribasso, noi possiamo rafforzare l’identità post-ideologica del Movimento 5 Stelle, rilanciare il nostro progetto di rivoluzione culturale che è democratica, non violenta, che è permanente, e convincere ancor di più il nostro elettorato, che finanche alle ultime europee ci ha consegnato questa responsabilità di essere prima forza politica nella regione Calabria, e incentivare la partecipazione – spero io al più presto – attraverso un’organizzazione vera e propria del Movimento 5 Stelle».

– Dalle sue parole sembra di capire che il “modello Roma” Partito Democratico-Cinque stelle non sia replicabile in Calabria. È così?

«Sì. Per la storia del Partito Democratico in Calabria. A livello regionale, chi ha seguito le nostre battaglie sa che sono stata la spina nel fianco di Oliverio, ma anche di un’opposizione a Oliverio che di fatto non c’è mai stata. In Calabria è la rappresentazione – a mio avviso – a volte anche becera di certa trasversalità negli interessi ma non nella forza di voler incidere sul bene collettivo. Allora, io penso che il dubbio maggiore che io ho è che il Partito Democratico non riesca in poco tempo a sbarazzarsi di vecchie logiche. Perché c’è la vecchia guardia del PD che ancora sta sui territori. Io ricordo che il Movimento 5 Stelle non ha sindaci in Calabria, ha pochissimi consiglieri comunali, non abbiamo consiglieri regionali, quindi in questi anni noi abbiamo fatto fatica a convincere i cittadini a partecipare attivamente e quindi a rafforzare e rinsaldare la nostra forza politica. Dall’altro lato il Partito Democratico, invece, non ha mai fatto uno sforzo di rinnovamento in Calabria. È per questo motivo che non è replicabile, così come al governo nazionale, un accordo a livello regionale».

– Ma se non c’è un accordo, o non ci può essere un accordo col Partito Democratico, il Movimento 5 Stelle da solo non ce la può fare ad arrivare al traguardo della poltrona di Germaneto…

«È per questo che, secondo me, il Partito Democratico deve dare un segnale di inversione di tendenza. Con il mio discorso vorrei stimolare questo: a far sì che il PD si scrolli di certa vecchia guardia e dia la possibilità, grazie a un nome di garanzia del Movimento 5 Stelle, di far emergere le seconde, le terze file del Partito Democratico. Parlo di giovani, di persone che siano in grado di rappresentare il cambiamento. Il cambiamento non è soltanto un brand del Movimento 5 Stelle, può appartenere a tutti».

– Mi perdoni, ma se l’ipotesi governativa attualmente in atto non è replicabile in Calabria e il Partito Democratico e i Cinque Stelle convergono, secondo le ultime dichiarazioni di Di Maio, su una figura al fuori dei partiti, qual è la sua posizione? Condivide questa scelta oppure la contesta forte di un elettorato che evidentemente le ha dato dei segnali di insofferenza?

«Io la sto contestando già in maniera costruttiva, fornendo un’alternativa di proposta politica che sarebbe la mia candidatura, sempre da sottoporre agli iscritti, ed anche ad un dialogo sia con la maggioranza di governo che con le altre forze civiche. Sono consapevole della necessità di dover contemperare le esigenze di rafforzare anche questa alleanza di governo con il Partito Democratico, ma bisogna trovare delle strategie per non perdere la propria identità, perché se il Movimento 5 Stelle ripiega sul compromesso al ribasso significa che in Calabria non siamo stati in grado di convincere e di creare un progetto culturale di alternativa vera. Sarebbe una sconfitta per il Movimento 5 Stelle e da lì poi dovremmo prenderci ognuno le proprie responsabilità».

– A Montecitorio rimbalzano voci di una lotta interna proprio tra i dirigenti di Cinque Stelle tra Roma e la Calabria. È vero? 

«No. Penso che il nostro capo politico Di Maio abbia una sua strategia che, però, ancora non ha palesato. E immagino che anche i risultati dell’Umbria possano incidere nella sua scelta finale. Non c’è nessuna lotta. La questione è che il Movimento 5 Stelle non ha delle sedi decisionali, stratificate e chiare, dove questi discorsi possano esser fatti e quindi magari la stampa, i media cercano di acuire questo dibattito interno che credo sia sano e meno male che c’è».

– L’ex ministra Barbara Lezzi con altri esponenti di Cinque Stelle mettono in discussione il metodo Di Maio. Fra questi c’è anche lei?

«Ha fatto un ragionamento anche lei politico, di evidenza, dove all’evoluzione del Movimento Cinque Stelle, alle regole che già sono state cambiate, non si può contrapporre il dogma di una regola in teoria. Perché già molte sono state cambiate. Quindi è semplicemente un sottolineare politicamente che c’è necessità di confrontarsi e spero che questo avvenga presto proprio sulla Calabria e che, magari, mi convochi al più presto anche Luigi per poter parlare del futuro della Calabria e del Movimento 5 Stelle in Calabria».

– Una domanda difficile o cattiva: nel caso in cui venisse confermata la decisione di non candidarla come rappresentante di Cinque Stelle, pensa ci possa essere una reazione da parte dell’elettorato, che aumenti l’astensionismo?

«In Calabria, l’astensionismo è molto forte. Io ricordo che Oliverio ha vinto le ultime elezioni regionali però con oltre il 60% (57% ndr) dell’elettorato che si è astenuto. Cioè, il 60% dei calabresi decide di non votare e questo è gravissimo. Allora, come si fa a convincere le persone ad andare alle urne, a votare e a incidere sul futuro della propria regione? Proprio fornendo un’alternativa credibile e limpida. Io credo che un patto replicato uguale e identico come a quello dell’Umbria sarebbe una catastrofe per noi, perché di certo non incentiveremo quel voto di opinione che è l’unico voto che ha il Movimento 5 Stelle. Perché, per nostra prassi, non chiediamo voti, non facciamo buffet, non aggrediamo in maniera faziosa le persone. Vogliamo che, liberamente, con un’opinione propria, si voti il Movimento 5 Stelle, si creda e si compartecipi al cambiamento».

– Lei ha già fatto una legislatura e, dopo l’approvazione del taglio dei parlamentari, questa legislatura è più che blindata. Chi glielo fa fare di mettere a rischio la sua tranquilla attività di deputato e correre per governatore?

«Intanto, tranquilla la mia attività di deputato non lo è mai stata perché nella scorsa legislatura eravamo poco più di quattro-cinque parlamentari e mi sono fatta carico di tante battaglie su tanti temi. Purtroppo, la Calabria non è una regione che ti permette di diventare deputato e di stare comodamente seduto su una poltrona. Sono stati fatti tanti sacrifici per rispondere almeno con l’impegno, con la vicinanza ai drammi della Calabria. Come in parte ho detto prima, io mi sento in dovere di fornire un’alternativa politica, soprattutto perché con la sanità calabrese questo Governo ancora non ha risposto alle promesse che ha fatto. Quindi, siccome faccio parte della maggioranza, siccome credo di avere le carte in regola con la forza del Movimento 5 Stelle di rappresentare un cambiamento reale in Calabria, io spero che questa mia proposta venga vagliata in modo finalmente da dare risultati concreti alla tanta disperazione e rassegnazione che, purtroppo, in tanti casi, emerge nella mia regione».

– Nel ventaglio dei nomi che circolano da parte dei Cinque Stelle c’è un’ipotesi che riguarda un industriale, un uomo delle istituzioni, un medico ambientalista. Se lei, fuori dalla competizione, dovesse decidere tra queste tre soluzioni, cosa sceglierebbe e per quale motivo?

«Non ritengo necessario doveri rispondere a questa domanda. Ancora la questione della scelta del candidato presidente è tutta aperta, quindi, nel frattempo che non si ha una definizione della strategia, io rimango ferma sulla mia proposta che penso sia politicamente quella più credibile e più entusiasmante per l’elettorato. Possiamo parlare di una proposta rivoluzionaria che in Calabria serve e dove spero che le forze civiche buone e partitiche della Calabria, in virtù dei drammi che comunque continuiamo a vivere, su tutti quelli della sanità, ci sia un’aggregazione a ciò che rappresenta la mia figura politica». (s)

P.S: Questa intervista (quella a Occhiuto pubblicata il 22 settembre, quella a Oliverio del 29, quella a Nucera del 6 ottobre, quella a Tansi del 13 ottobre e le altre che seguiranno ai candidati a governatore) non sono spot elettorali: Calabria.Live non parteggia per alcuno, se non per i calabresi e la Calabria tutta. Chiunque ha idee da presentare, argomenti su cui ragionare, troverà qui una piazza aperta e disponibile a diffondere, nella dialettica del confronto, opinioni e proposte. La Calabria ha bisogno di concretezza, non di parole vuote che, ormai, per fortuna, non riescono ad incantare più nessuno. La sfida alle prossime regionale non va giocata sui nomi, ma sulle idee e su propositi realizzativi per far crescere la nostra terra, per dare finalmente un futuro (in casa) ai nostri ragazzi, per trasformare la Cenerentola del Mezzogiorno nella California d’Europa.