GIOIA TAURO (RC) – Frachea (FDI): Il Partito ha quadruplicato le proprie preferenze

Francesca Frachea, membro del Coordinamento Provinciale di Fratelli d’Italia, ha ringraziato «tutti coloro che hanno permesso di raggiungere questo incredibile risultato elettorale».

«Basti pensare che alla scorsa tornata elettorale, alla Camera dei Deputati – ha spiegato – Fratelli d’Italia aveva ottenuto solo 346 preferenze. Un risultato che rende merito a tutti coloro che si sono impegnati, soprattutto in considerazione del fatto che Gioia Tauro non aveva alcun candidato diretto in questa tornata elettorale ma, di contro, si scontrava con la candidata gioiese al Senato in quota Forza Italia».

Continua Frachea: «Nonostante tutto questo, Fratelli d’Italia, a Gioia Tauro, ha quadruplicato le proprie preferenze, in considerazione del fatto che per il Senato ha ottenuto 1.431 voti, mentre alla Camera dei Deputati ben 1.600».

«Risultati che parlano da soli, che mi fanno ben sperare per il futuro, soprattutto – ha proseguito – se si considera il risultato ottenuto appena 4 anni fa. Comprensibile il rammarico per la mancata elezione di Giovanna Cusumano al Senato e di Giovanni Calabrese alla Camera dei Deputati, nonostante lo straordinario risultato elettorale. A loro va il mio plauso, conscia che il loro percorso, all’interno del partito, troverà giovamento di questa importante esperienza elettorale».

«In ultimo – ha concluso – un ringraziamento particolare sento di doverlo fare al nostro Commissario provinciale Denis Nesci, che ha saputo spendersi senza risparmiarsi, con abnegazione ed alto senso del dovere, nei confronti del partito e della nostra leader Giorgia Meloni, al fine di poter sostenere al meglio i nostri candidati, ottenendo una vittoria che avrebbe meritato un esito ancora maggiore, ma che ci vede assolutamente soddisfatti per i numeri, in termini di preferenze, che siamo riusciti ad ottenere». (rrc)

Saccomanno (Lega): Risultato eccezionale con elezione di tre parlamentari

È soddisfatto Giacomo Saccomanno, commissario regionale della Lega, per i risultati ottenuti in Calabria dal partito, che p riuscito a far eleggere tre parlamentari.

Si tratta di Simona LoizzoDomenico FurgiueleTilde Minasi, eletti tutti e tre alla Camera.

«Si è, infatti – ha spiegato – passati da un parlamentare e tre, pur essendosi i seggi ridotti del 30%. Un lavoro di squadra che ha premiato il movimento e che ha dimostrato di come sia importante l’armonia e il lavoro d’insieme. Un Consiglio Federale importante sia per l’analisi del voto e sia per l’evidente e sentito consenso ricevuto dal segretario federale che dovrà ora portare avanti l’impegno per la formazione di un forte governo di centrodestra».

«Finalmente – è stato il commento di tutti – un governo eletto dal popolo – ha proseguito – che potrà affrontare i tanti problemi esistenti e dare un momento di sostegno ai tanti cittadini ed aziende in evidente difficoltà. La linea della Lega è chiara e cercherà di concretizzare il programma approvato e, in particolare, si dovranno definire i problemi del costo dell’energia, della rivisitazione della legge Fornero, delle cartelle esattoriali, della flat tax, della pace fiscale, della sburocratizzazione della p.a., ecc. Un momento di rilevante importanza per l’Italia, ma anche per la Calabria che potrà, finalmente, cercare di concretizzare i tanti progetti ed aver un sostegno diretto da parte del prossimo governo, nel quale è stato chiesta una presenza diretta». (rrm)

L’EDITORIALE / Filippo Veltri: Il malessere del non voto

di FILIPPO VELTRI – Il voto di domenica ci consegna – oltre e al di là i numeri delle coalizioni e dei partiti che vedremo dopo – un dato incontrovertibile su cui tutti, vincitori e vinti, dovrebbero finalmente riflettere seriamente: alto e’ il malessere dei calabresi! Altissimo!

Se al voto – per la seconda volta in due anni dopo le Regionali del 2021 – si reca infatti al seggio solo 1 calabrese su 2, con il peggiore risultato italiano per affluenza, qualcosa di più profondo significa oltre alla tradizionale disaffezione, ai fuori sede e a quant’altro. È un dato cioè consolidato sul quale non ci si può però adagiare, facendo finta di nulla o, peggio, dando per scontato il fatto. Qui è in pericolo la democrazia e chi non se ne accorge, e non se n’è accorto in passato, si troverà presto in guai grossi. Perché anche le cifre toccate dai vari partiti conferma quel malessere.

Tocchiamo solo due dati politici emersi dalle elezioni di domenica e che entrambi sono collegati a quel malessere: il crollo del PD e la rimonta clamorosa di 5 Stelle. Sul partito democratico ci eravamo ampiamente espressi, come facilissimi profeti, sabato scorso (vedi Quotidiano del 24 settembre). La crisi drammatica del partito erede della sinistra in Italia e ancor di più in Calabria è troppo seria per essere rimessa al giochetto interno dei vecchi capicorrente che ormai non contano più nulla (Franceschini e Orlando tanto per fare due nomi a caso). A Roma come in Calabria.

Se non muta il senso di rotta di un partito che è così solo di nome, non ha alcun radicamento sui territori, ha gruppi dirigenti autoreferenziali che dal Pollino allo Stretto non hanno altro interesse se non la loro riproposizione, è sparita sia la partecipazione che la democrazia. Di strada se ne fa poco. Insomma, non c’è rimasto più nulla delle sembianze di un partito erede del Pci e di parte della Dc.

Quello che sta avvenendo poi in Calabria dopo la fine del lungo commissariamento, che ha prostrato le residue forze attive rimaste, ha del clamoroso, peggio di quanto si potesse immaginare e il voto di domenica non e’ che la conferma di una deriva inarrestabile. Ne’ il congresso in tempi brevi (marzo poi non e’ nemmeno tanto breve) annunciato ieri da Enrico Letta che ha detto che getterà la spugna proprio in occasione di quel congresso che ci sarà (con grande dignità personale e politica, sia detto) risolverà i problemi che sono di linea politica, di organizzazione, di posizionamento sul territorio.

Collegata a questa deriva e al malessere calabrese è in qualche caso anche la vittoria dei 5 Stelle calabresi che hanno addirittura vinto un collegio uninominale mandando a casa l’erede di un (ex) dinastia cosentina. Come non leggere, infatti, in quel 30 per cento anche un segno di un malessere profondo di ceti, di pezzi della società nostra per tanti problemi irrisolti e per le insufficienti risposte di quella che un tempo era la sinistra storica? Quante sono state le adesioni, ad esempio, di figure storiche di quello che fu il Pci ma anche la Cgil, vecchia e nuova, al progetto di Conte? Perché nessuno ha pensato che quelle adesioni segnalavano la lontananza ideale e politica da un progetto confuso e pasticciato come quello proposto dal PD ed invece si è risposto con sufficienza se non con arroganza e protervia?

Di quel malessere ne ha fatto alla fine incetta il partito di Conte, mentre sull’altro versante c’è il clamoroso risultato di Forza Italia, che ha anche frenato nella regione il voto a valanga di Fratelli d’Italia (la Calabria e’ uno dei sette territori in cui il partito della Meloni non è la prima forza politica), drenando quasi completamente il bacino di una Lega salviniana dilaniata da lotte interne e che elegge rappresentanti solo per il traino degli altri due partiti alleati di centrodestra.

Alla fine della fiera resta per tutti però il punto di partenza: il malessere e la disillusione dei calabresi sono macigni su cui si scontreranno oggi e nel futuro le sorti di una democrazia compiuta. Questo il vero problema. (fv)

L’OPINIONE / Orlandino Greco: Reggono i populismi, crolla il leghismo

di ORLANDINO GRECO – La fotografia del voto, all’indomani delle consultazioni elettorali di ieri, continua ad essere simile alla tendenza degli ultimi anni: al netto del successo della Meloni e di Fratelli d’Italia, ai quali vanno i miei complimenti e auguri, l’Italia vede un consenso strutturato tra i partiti tradizionali nel nord del Paese ed un primato del Movimento 5 Stelle al Sud, con l’ennesima affermazione del partito dell’astensione, il quale stavolta tocca picchi di un record negativo come mai visto dal post ‘48. Infatti l’affluenza alle urne non raggiunge il 64% degli aventi diritto, segnando una marcata differenza tra le due parti del Paese.

Se in Emilia Romagna vota il 70% degli aventi diritto, in Calabria il dato si ferma a meno del 51%.

In Calabria, nonostante lo tsunami 5Stelle ed il tracollo del centrosinistra, si registra un’ottima prova di FDI, secondo partito regionale anche se con percentuali inferiori alla media nazionale, una buona performance di Forza Italia in controtendenza con il dato nazionale e che quindi conferma le aspettative nei confronti del governo regionale, ed una Lega marginale a tal punto da perdere quella dimensione di partito nazionale egemone a cui aspirava Salvini. Insomma, se dalle nostre latitudini vi è un centrodestra che resiste agli urti ma che necessita di ripartire meglio, il centrosinistra viene raso al suolo, riducendo la propria rappresentanza parlamentare, mai così scarna dalla Prima Repubblica ad oggi.

Resta comunque la triste consapevolezza di un consenso troppo volatile, a testimonianza di una liquidità post ideologica che connota i partiti ereditieri degli stessi nel novecento, rispetto ai quali si è raccolta l’effigie ma non il radicamento culturale all’interno di un elettorato che ormai si sposta in massa in base ai desiderata derivanti da estemporanee proposte programmatiche di leader politici che fanno il pieno di consensi ad una tornata elettorale salvo poi dimezzarli a quella successiva, proprio perché non in grado di affrontare alla radice i problemi economici e sociali di un Paese davvero in difficoltà. 

Sarà capitato a molti di voi di conoscere persone con in tasca storicamente la tessera del PCI ma che avranno votato Fratelli d’Italia piuttosto che Lega, viceversa storici elettori della destra sociale aver dato fiducia al M5S. Questa è la dimostrazione plastica della volatilità di un consenso che non trova più riscontri in un’offerta politica che spesso disorienta.

Insomma, si avverte sempre più la necessità di nuove forme di partecipazione ed elaborazione di pensiero che possano diventare riferimenti nella società. La maschera dell’ipocrisia leghista è ormai caduta dal volto di chi ha tentato di colonizzare la Calabria. I tanti meridionali che non si sono recati alle urne, ma non perché non abbiano a cuore le sorti della propria terra, meritano attenzione e rispetto. Bisogna tornare a parlare con costoro perché il dialogo e l’ascolto devono essere la mission di un’autentica rappresentanza politica. L’Italia del Meridione, alla luce dell’ottimo risultato conseguito nel collegio estero del Sudamerica il quale, vedendo attestare la nostra lista come quinta forza tra i partiti tradizionali con circa il 4%, conferma l’ottima opera di radicamento di un movimento che è reale espressione delle istanze territoriali di un Sud che cerca riscatto e pretende rispetto. I miei più fervidi complimenti giungano a Vittorio Rotundo, segretario IdM dell’America del Sud. Continueremo insieme a portare avanti, con i nostri conterranei, le battaglie per la difesa ed il rilancio del Sud e delle vocazioni territoriali tutte, nella consapevolezza che una reale dimensione nazionale di mercato passa dallo sviluppo infrastrutture ed economico del Mezzogiorno. PNRR, crisi energetica, lavoro e Sud sono le sfide del passato e del futuro. Dire oggi che vi è bisogno di più Sud, significa dire più Italia. (og)

Il seminario “La Calabria nel voto nazionale” dell’Unical

Mercoledì 28 settembre, alle 15.30, nell’Aula SSp1 dell’Università della Calabria, è in programma il seminario La Calabria nel voto nazionale, organizzato dall’Osservatorio Politico-Istituzionale del Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali.

Il seminario è diventato, da molto tempo, un tradizionale appuntamento per analizzare “a caldo” i risultati, i comportamenti elettorali dei calabresi e le prospettive politiche che il risultato prefigura.

Alle analisi dei professori Domenico Cersosimo, Antonio Costabile, Roberto De Luca e Valeria Tarditi, faranno seguito gli interventi di alcuni dei protagonisti della campagna elettorale: Anna Laura Orrico (Movimento 5 stelle), Fausto Orsomarso (Fratelli d’Italia) e Vittorio Pecoraro (Partito Democratico).

Il seminario sarà introdotto e coordinato dal professore emerito Piero Fantozzi.

Elezioni, le reazioni dei politici

I cittadini hanno “parlato” e hanno deciso che il prossimo Governo sarà di centrodestra, guidato da Fratelli d’ItaliaGiorgia Meloni.

Esulta il presidente della Regione, Roberto Occhiuto, definendo la vittoria del centrodestra «una bella notizia per il Paese».

«Forza Italia, che in tanti davano per morta – anche grazie allo straordinario impegno del presidente Silvio Berlusconi –, consegue un buon risultato a livello nazionale, confermando di fatto le percentuali delle ultime europee del 2019 – ha detto –. In Calabria il partito azzurro ha avuto un risultato clamoroso, sia al Senato – nel quale non avevamo alcun nostro candidato nell’uninominale – che alla Camera – nella quale, invece, avevamo tre candidati nei collegi uninominali».

«Con il 16% – ha proseguito – abbiamo conseguito la percentuale più alta in Italia per Forza Italia e doppiato il dato nazionale.
Ringrazio tutta la squadra regionale di Forza Italia – dal coordinatore Giuseppe Mangialavori ai parlamentari, dai consiglieri regionali e comunali ai sindaci, dai militanti ai simpatizzanti che hanno creduto nel nostro progetto – per l’impegno profuso, per la bella campagna elettorale, e per gli obiettivi raggiunti».

«Ringrazio i cittadini calabresi – ha detto il Governatore – che hanno votato per il centrodestra e in modo particolare quelli che, raccogliendo il mio invito, hanno votato Forza Italia. Grazie al risultato conseguito ieri e con l’ottima e affidabile squadra di parlamentari di Forza Italia, adesso il governo regionale sarà più forte nel rapporto con il governo nazionale. Come ho detto nel corso della campagna elettorale, quello che prima chiedevamo quasi con il cappello in mano adesso – con la forza dei numeri – lo potremo pretendere».

«Rassicuro i calabresi, anche grazie a voi sarò ancora più determinano nel far valere, con i ministri dell’esecutivo nazionale – ha concluso – le ragioni della Calabria sulle infrastrutture, sul rigassificatore di Gioia Tauro, sull’idrico, sui rifiuti, sugli investimenti, sul lavoro, e soprattutto sulla sanità».

Anche il presidente del Consiglio regionale, Filippo Mancuso, ha evidenziato che «quando il centrodestra è unito e presenta una solida piattaforma programmatica, vince e convince».

«Il voto conferma una saldatura, sia a livello nazionale che regionale – ha sottolineato – tra i dirigenti e i militanti dei partiti del centrodestra e i bisogni del territorio, che è di buon auspicio affinché il nuovo Parlamento e il nuovo Governo assumano le decisioni giuste, per dare prospettive di speranza agli italiani, da Nord a Sud, soprattutto in questo frangente di drammatica crisi economica e sociale».

«Siamo orgogliosi del consenso che i calabresi hanno riconosciuto alle proposte e ai valori che connotano il centrodestra italiano – ha proseguito – anche perché, oltre a evidenziare l’impegno dei leader nazionali e regionali, si riconosce l’ottimo lavoro che la Regione sta facendo, per rendere efficiente ogni settore e introdurre le innovazioni per fronteggiare le sfide del momento».

«La collaborazione leale e sistematica fra Parlamento, Governo e Regione – ha concluso – darà alla Calabria l’opportunità di perfezionare una serie di provvedimenti, che dovranno consentirci di recuperare il tempo perduto e promuovere sviluppo».

I candidati del Centrodestra

Francesco Cannizzaro, che è stato riconfermato deputato per Forza Italia, dalla sede del coordinamento Provinciale di Forza Italia a Reggio Calabria in un posto su Facebook ha scritto «con la testa e con il cuore si vince»; mentre Giuseppe Mangialavori, confermato al Senato, sempre su Facebook ha scritto: «Gli italiani hanno consegnato un’ampia vittoria al centrodestra e bocciato amaramente le sedicenti forze progressiste».

«Adesso – ha sottolineato – l’imperativo categorico è formare un Governo stabile e in grado di affrontare da subito tutte le emergenze del Paese. Forza Italia ha dimostrato di essere ancora una forza centrale nel panorama politico nazionale. Il suo risultato, in Calabria, è stato a dir poco straordinario: il 16% è la percentuale più alta in Italia, il doppio della media nazionale».

«La Calabria si conferma come la regione più azzurra del Paese e, da coordinatore regionale, non posso non esserne orgoglioso» ha detto ancora, ringraziando «gli elettori calabresi che hanno premiato la nostra proposta politica. Ringrazio il presidente Silvio Berlusconi, per l’apporto che, ancora una volta, ha saputo dare a questa campagna elettorale. E ringrazio il governatore Roberto Occhiuto, la cui leadership ha contribuito in modo decisivo al nostro successo».

«Avere Governi di centrodestra a Roma e a Catanzaro non potrà che avere effetti benefici per la Calabria – ha concluso –. Sono sicuro che, da oggi, sia iniziata una nuova storia per la nostra regione e per il Paese».

L’assessore regionale all’Agricoltura, Gianluca Gallo, in collegamento su L’Altro Corriere Tv, ha parlato di «un risultato molto importante» da parte di Forza Italia, che «tiene a livello nazionale e va molto bene in Calabria, siamo felici. In Calabria non dovremmo andare sotto il 18, un risultato molto importante, più del doppio di quello nazionale, quello che ci aspettavamo.»

«C’erano sondaggi catastrofici che ci davano al 4,5%, ma li abbiamo smentiti con una bella campagna elettorale e con la risposta della gente. C’è un arretramento rispetto alle Regionali ma alle Politiche non ci sono le preferenze, e abbiamo sfidato calibri come la Meloni e Conte. Forza Italia Calabria – ha spiegato l’assessore regionale –  è azionista di maggioranza nel partito nazionale, infatti in Calabria potremmo eleggere sei parlamentari, il 10% del totale».

«Forza Italia afferma il principio per cui il nostro governatore Roberto Occhiuto – ha continuato – fino a qualche mese fa capogruppo del partito alla Camera, sarà proposto come uno dei potenziali leader del partito. Ci sono già altre esperienze in questo senso, penso a Zingaretti nel Pd o nella Lega a Fedriga e Zaia: in Forza Italia la Calabria può dire la sua con Occhiuto».

Denis Nesci, coordinatore Provinciale di Fratelli d’Italia, ha parlato di «una notte dalle mille emozioni, che resterà nella storia del nostro Paese».

«Giorgia Meloni – ha proseguito – si appresta a diventare la prima donna Premier della nazione, grazie ad un risultato inequivocabile in grado, ancora prima della distribuzione definitiva dei seggi, di garantirle una maggioranza solida nei due rami del Parlamento. Grazie ai reggini per la fiducia accordata alla proposta di Fratelli d’Italia, alla quale risponderemo con responsabilità e serietà. Una robusta affermazione che ha permesso al nostro partito di raggiungere numeri importanti sia alla Camera (oltre il 22%) che al Senato (oltre il 23%) e di diventare la prima compagine politica a Reggio Calabria. Per me, anche questo, è motivo di grande orgoglio».

«Contenuta l’onda d’urto del Movimento Cinque Stelle – ha detto ancora – che al Sud ha fatto registrare numeri considerevoli, ma costretta ad impattare sull’entusiasmo e sulla forza del radicamento della nostra comunità politica in città e anche in provincia. Uno sforzo di passione ed aggregazione, per cui non si sono sottratti i nostri dirigenti, i nostri rappresentanti istituzionali, i nostri amministratori e ovviamente i nostri candidati, a cui va la mia riconoscenza».

«Il dato acquisisce ancora più valore nel costatare che anche il Partito Democratico, anzi – ha continuato – l’intera coalizione di centrosinistra, resta alle spalle di Fdi, nonostante i suoi big in campo, e nonostante un’amministrazione monocolore alla guida del Comune e della Città Metropolitana. Un altro – l’ ennesimo – segnale che il giudizio dei cittadini va nell’unica direzione dell’ alternativa di governo anche a livello locale. Bocciato in tutte le sue componenti il Pd ed il centrosinistra».

«Un gran giorno di festa per Fratelli d’Italia – ha detto ancora – il cui impegno costante sui territori che ha permesso di raccogliere i frutti di un lavoro di prossimità e presenza, è stato riconosciuto da elettori attenti a scegliere il merito e la competenza. Valori per i quali Fratelli d’Italia, ha ricevuto un mandato ampio per governare l’Italia e aggredire da subito le tante emergenze dalle quali è incalzata».

«Il nuovo Parlamento ha le esperienze e i profili giusti per portare il Paese fuori dalla burrasca – ha concluso – già dal 13 ottobre quando i partiti saranno chiamati ad eleggere i presidenti di Camera e Senato. Il primo spartiacque per una legislatura che – sono certo – aprirà una nuova e prospera stagione per gli italiani».

«Con Giorgia Meloni siamo entrati nei libri di storia», ha dichiarato Fausto Orsomarso, nel corso dello speciale Elezioni de L’Altro Corriere Tv.

«In tutta Italia, ma anche soprattutto in Calabria la prima grande preoccupazione è il dato dell’astensionismo. Dispiace per chi invece crede nella democrazia e che bisogna mettere in sicurezza l’Italia» ha proseguito, aggiungendo che «ci sarebbe da ringraziare tanti giovani, uomini e donne che in questi anni mi hanno permesso di stare nelle istituzioni».

«Ci auguriamo che la Calabria sarà protagonista anche nell’azione di governo nazionale – ha concluso –. Noi dobbiamo essere all’altezza, scegliere quali politiche vanno fatte al sud e quali investimenti fare. Giorgia Meloni è la migliore rassicurazione rispetto a questo».

Esulta Wanda Ferro, eletta nella Camera dei Deputati per Fratelli d’Italia, che ha ricordato al talk de L’Altro Corriere che «siamo la forza trainante. Giorgia Meloni ha dimostrato di non tradire gli elettori, ma è stato comunque importante il contributo degli alleati. Il dato attuale credo dimostri come il popolo italiano abbia deciso di dare il proprio assenso a Meloni».

Ferro, dopo aver detto che la Lega ha pagato l’errore «del governo gialloverde e del governo Draghi» e che «non posso gioire del tracollo della Lega», ha ribadito la «sfida da affrontare e è quella dei posti di lavoro persi in un batter d’occhio, e dobbiamo dimostrare di essere pronti. Ci saranno scelte più popolari e altre meno ma abbiamo dimostrato di avere tanto coraggio».

Domenico Furgiuele, eletto alla Camera dei Deputati, sempre a L’Altro Corriere ha dichiarato che «abbiamo vissuto la difficoltà di doverci confrontare con delle persone politicamente ricattate dai 5 Stelle», ma «abbiamo vinto, perché evidentemente siamo stati più bravi a portare un messaggio, a portare delle idee che hanno sovrastato quella voglia di assistenzialismo che purtroppo ha pervaso per colpa del Movimento 5 Stelle».

«Ci impegneremo – ha aggiunto Furgiuele – per fare capire a questi elettori, politicamente ricattati dal reddito di cittadinanza, che un’alternativa c’è, che si può lavorare e si può cercare di avere una dignità».

«Ancora non mi sono potuta fermare da ieri sera per potermi dedicare a voi», ha scritto su Facebook Tilde Minasi, assessore regionale alle Politiche Sociali della Regione che è stata eletta al Senato con la Lega.

«Qui, in segreteria, sto ascoltando Matteo Salvini nella sua analisi del voto, quella sulla mia Calabria la faremo tra poco (ma vi anticipo che sono molto contenta, soprattutto nel mio collegio siamo andati molto bene!)».

«Intanto, però, – ha concluso –  giusto un attimo di pausa… Per dirvi solo un primo rapido Grazie!».

«Il Movimento 5 Stelle si conferma come primo partito al Sud», ha dichiarato Giuseppe Conte, leader del Movimento che, in queste elezioni, è il terzo partito, con un 15,4%.

«Tutti ci davano in picchiata e la rimonta è stata significativa» ha proseguito Conte, ribadendo che «siamo la terza forza politica e, quindi, abbiamo una grande responsabilità. Siamo il primo partito al Sud e questo dimostra che quando hai delle idee, dei progetti, passione e parli ai cittadini con cuore sincero loro rispondono».

«Lo dico subito: saremo un’opposizione intransigenti – ha concluso –. Difenderemo le nostre battaglie e le le riforme attuate: non permetteremo a nessuno di metterle in discussione. Su questo abbiamo gran parte del Paese dalla nostra parte. E sono sicuro che anche dall’opposizione riusciremo a realizzare l’agenda progressista».

A evidenziare il dato politico raggiunto dai 5 Stelle a queste elezioni è Davide Tavernise, capogruppo in Consiglio regionale del Movimento: «Il M5S è la prima forza politica della regione. I seggi all’uninominale contesi nella provincia di Cosenza e di Crotone dimostrano, altresì, che c’è stato un dato aggiuntivo: c’è stata una partita dentro la partita».

«È stata, certamente – ha proseguito – quella giocata dai candidati Saladino, Orrico e Baldino, ma i risultati raggiunti nell’area ionica in alcune realtà, come per esempio Crosia, Cariati, Acri, Crotone dove il M5S supera addirittura le altre forze politiche in coalizione, sono la testimonianza che parte del successo è da ricondursi anche al lavoro fatto finora in regione».

«Un lavoro quotidiano – ha concluso  –che ha restituito credibilità al Movimento, centrato sulle priorità dei territori, specie di quelli privati di servizi pubblici essenziali, fatto di interlocuzione con i sindaci del territorio e con associazioni interessate. Un lavoro che deve continuare ora nel solco di quanto fatto fino ad oggi, ed arrivare con più forza sui territori del sud della Calabria che hanno premiato meno. Perché il risultato nella nostra regione deve restituirci uno sguardo fiducioso sul futuro del Movimento ma sempre con un occhio critico affinché il dato proveniente da Reggio Calabria o dal vibonese si uniformi al successo dell’area ionica».

Soddisfatto per il risultato elettorale del Movimento 5 Stelle anche il coordinatore Massimo Misiti, sottolineando s L’Altro Corriere che Conte è «molto contento e quanto prima sarà lui stesso a ringraziare i calabresi».

Per Misiti, il risultato ottenuto «è stato sugli argomenti, che sono stati la lotta alla mafia, lotta alla povertà. Abbiamo fatto errori nei quattro anni e mezzo ma li abbiamo riconosciuti, la fiducia che ci è stata posta, anche se non ci aspettavamo questi numeri, sarà una responsabilità e un peso. La scelta di due candidature simbolo,  come De Raho e Scarpinato, ha dato una spinta in più».

«Il M5S in Calabria sarà il cavallo di un’organizzazione che sarà replicata altrove – ha concluso – sarà un laboratorio non indifferente con forum tematici già partiti e con un percorso gerarchico e ruoli ben definiti. Creeremo un M5S e 2.0 aperto a chi vuole fare buona politica. Siamo molto contenti, ora cerchiamo di capitalizzare questo risultato».

Per Raffaele Mammoliti, consigliere regionale del Partito Democratico, nel corso dello speciale de L’Altro Corriere Tv, ha dichiarato che «il centrodestra ha vinto ma quel voto va analizzato. Alle regionali avevano ottenuto il 54% quindi il dato attuale è un passo indietro. Quell’alleanza vince perché il Pd e Movimento Cinque Stelle non sono stati nelle condizioni di fare alleanze, altrimenti i dati si sarebbero capovolti».

«Abbiamo perso. Un partito serio si interroga sulle ragioni della sconfitta – ha sottolineato Mammoliti – ed il Partito democratico non è più di sinistra, non rappresenta le famiglie in difficoltà, la sinistra sociale, la componente del lavoro, il disagio».

«La spinta propulsiva del Pd si è conclusa – ha rimarcato il consigliere regionale – il partito va rifondato. La sinistra delle periferie deve ritrovare la forza di rappresentare le fasce deboli, quel mondo. Abbiamo perso anche perché i cinque stelle hanno incamerato molta sinistra sociale».
«E poi – insiste – il partito non è in grado di valorizzare le nostre misure come il reddito di inclusione che era una nostra proposta. Tra l’altro trasecolo rispetto alle dichiarazioni di uomini delle istituzioni di centrodestra, secondo cui il reddito di cittadinanza è un ricatto o, addirittura, voto di scambio».

«Non mi interessa l’individuazione dei capri espiatori, discuto la linea politica del partito. Il segretario regionale Nicola Irto ha proposto i migliori nomi possibili segnalati dalle federazioni. Sulla base di quel ventaglio di nomi, Irto ha indicato il meglio», ha concluso.

Francesco Pitaro, in un post su Facebook, ha scritto che «ci abbiamo provato, ma la mancata alleanza Pd – Cinque Stelle, in una competizione regolata da una pessima legge elettorale che premia le alleanze elettoralistiche, ha consegnato la vittoria al centrodestra trainato da Fdi».

«La scarsa affluenza alle urne, con la Calabria che batte tutti – ha spiegato – evidenzia un rilevante problema democratico. È importante prendere in considerazione la crisi della rappresentanza, dovuta al distacco fra politica e popolo, ma adesso è urgente che gli esponenti dell’area progressista, che è maggioranza nel Paese, trovino il modo di unire progettualità e forze. La progettualità del Pd e il nuovo corso del partito di Conte, che hanno in comune una visione europeista dei problemi, sono imprescindibili per garantire all’Italia la possibilità di superare povertà, privilegi, pregiudizi e paure».
«Anche in Calabria abbiamo fatto di tutto per esporre le buone proposte del Pd che, dopo anni di commissariamento – ha concluso – con Nicola Irto, attraverso una marcata azione di rinnovamento, sta recuperando spazio e credibilità. Personalmente, ringrazio le amiche e gli amici, davvero tantissimi, per la stima e l’affetto che mi hanno dimostrato. Con tutti voi, assieme al gruppo dirigente e ai militanti del Pd, abbiamo tracciato un percorso d’impegno per il bene comune. Un impegno che non finisce qui».
«Gli italiani hanno scelto di farsi governare dal centrodestra», ha scritto in una nota Dalila Nesci, deputata di Impegno Civico e sottosegretaria per il Sud.
«Dobbiamo riconoscere e accettare l’esito del voto democratico del 25 settembre, senza ignorare il significato dell’aumento degli astenuti rispetto alle Politiche del 2018» ha aggiunto, congratulandosi con «Giorgia Meloni e a Giuseppe Conte, che hanno vinto».
«Mi auguro che il prossimo esecutivo – ha proseguito Nesci – continui sulla strada delle riforme che avevamo avviato e non disperda l’enorme lavoro che con il presidente Draghi avevamo svolto per l’attuazione del Pnrr, anche riuscendo a garantire le giuste risorse e vere opportunità al Mezzogiorno e ai piccoli Comuni del Sud. Soprattutto, auspico che il futuro governo di centrodestra intervenga al più presto con un decreto che metta in sicurezza famiglie ed imprese dai gravissimi rischi legati alla crisi energetica, economica e sociale in atto».
«Non abbiamo avuto il tempo –  ha detto la deputata di Impegno Civico – di far comprendere agli elettori gli sforzi compiuti in un periodo delicatissimo, il nostro progetto politico e le nostre proposte, dal taglio delle bollette alle agevolazioni fiscali, dalle misure per i giovani a quelle per la tutela della salute e dell’ambiente, per la tenuta dello Stato sociale e per la crescita economica. Ringrazio tutte le persone con cui mi sono confrontata negli anni e quanti mi hanno dato fiducia per il mio operato».
«Malgrado la sconfitta elettorale, ho la certezza – ha concluso Nesci – d’aver prodotto risultati importanti, anche per il bene della mia Calabria, per cui continuerò a lottare con coraggio e determinazione». (rrm)

Quagliarello (Noi Moderati): Calabria non sia terra di sfruttamento elettorale

Gaetano Quagliarello, senatore di Noi Moderati, ha evidenziato come sia «impressionante, in queste ore, in particolare fra sinistra e M5S, ci sia una gara ad accaparrarsi il consenso delle fasce e delle aree più fragili del nostro Paese, tra cui la Calabria, alimentandone lo stato di fragilità invece di avanzare proposte che mettano i territori nelle condizioni di superarlo».

«Per quanto ci riguarda – ha spiegato Quagliariello – questa tornata elettorale non è occasione per lucrare sulle debolezze ma per rilanciare un impegno che, a partire dal Mezzogiorno, dalla Calabria e dall’entroterra appenninico, ci ha visto da sempre in prima linea. Si tratta di territori che presentano un gap di sviluppo e dunque un grande potenziale di crescita; che custodiscono il cuore identitario della nostra nazione; che favoriscono un modello sociale da emendare da alcuni vizi atavici ma del quale l’esperienza della pandemia ha rivelato le enormi potenzialità».

«Oggi, di fronte alla grave crisi che stiamo vivendo, si schiude per le aree fragili una inattesa occasione di ripartenza – ha proseguito –. C’è da mettere sapientemente a frutto il Pnrr e c’è da favorire le condizioni di contesto che consentano al Sud, alla Calabria e alle aree interne di camminare con le proprie gambe».

«Mentre da molte latitudini politiche c’è chi si affanna a innaffiare la pianta del disagio alimentando il miraggio assistenziale – ha concluso – noi intendiamo continuare a farci portatori di un nuovo modello di sviluppo». (rcs)

L’OPINIONE / Giusy Staropoli Calafati – Le elezioni e un Sud pieno di dubbi

di GIISY STAROPOLI CALAFATI – Meno tre al voto e nessun programma di nessun partito politico italiano che apra citando le meditate sacrosante parole che Corrado Alvaro consegna alla storia del paese esattamente nel 1961, nel suo Ultimo Diario, affinché essa possa, nel suo seguito, consapevolmente avvalersi di una società civile e politica sempre più raffinata e spessa.

Nessuno che ricordi a sé stesso e quindi al popolo che intende rappresentare che La disperazione più grave che possa impadronirsi di una società, è il dubbio che vivere rettamente sia inutile. Un conio letterario così potente che, nelle scuole italiane, nei pubblici uffici, nei tribunali, nelle sedi di partito, andrebbe affisso a caratteri cubitali. Ma che invece fatica ad attecchire oltre che nei libri di formazione, nella vita politica dell’intero paese. Troppe camicie da sudare per una società così alvariana. E, allora, meglio una barca che va finché può andare. O forse finché c’è mare.

Al Sud, cruccio di intellettuali, politici e naviganti, in questa ennesima tornata elettorale, in cui tocca dare un nuovo governo alla Nazione, non si sa bene ancora se piangere o ridere. Insomma la disperazione regna sovrana, il dubbio insiste, e la chiaranza sembra essere mille miglia lontana dalla vista del popolo meridionale. Neppure più una chitarra e cento illusioni, come cantava Mino Reitano

Il Sud si conferma il buon capro espiatorio con cui propagandarsi buoni italiani. Nessuno però che abbia pensato bene di doverla programmare all’insud questa nuova campagna elettorale. Il velo da stendere è davvero pietoso! 

Non è vero che nell’agenda politica dei tanti che con queste elezioni vorrebbero potersi ancora una volta rattopparsi le camice aggratis, c’è il bene del Mezzogiorno. Solo farse carnascialesche che non incantano più. Il Mezzogiorno esiste come esistono in Italia i laghi da pesca. Al lago si va, si getta l’amo, e se va bene si prendono i pesci e si ritorna a casa ricchi di pescato.

Al Sud accade la medesima cosa. Si viene trionfanti, e pure inclini ai dialetti dei luoghi, che al “focu mio” e “mancu li cani”, scatta pure l’applauso, si fanno i comizi, si illudono i popoli, si prendono i voti e poi da qui come dal lago si va via ricchi di pescato. Ma mentre al lago si ritorna per piacere il giorno dopo, dal Sud si va via per sempre, almeno fino alle prossime elezioni. Peccato però che ai politici di questa era bastarda e irregolare nessuno ha mai posto all’attenzione le parole di Confucio: Dai un pesce a un uomo e lo nutrirai per un giorno; insegnagli a pescare e lo nutrirai per tutta la vita.

Le elezioni si decidono al Sud, dice Letta in un’intervista televisiva. E potrebbe avere anche ragione. Peccato però che poi gli accordi si fanno tutti al Nord, alle spalle del Sud e soprattutto della storia a cui il Meridione ha partecipato per fare dell’Italia un grande paese. Una beffa davvero amara! Il Meridione pare abbia sulle spalle un peso che ciclicamente lo inabissa, che non si capisce mai bene se dipende dalla sua stessa stazza, o altri glielo caricano sopra. Io vado per la seconda, che pur di tumularla questa fetta di terra ‘gloriosa’, mai nessuno svela cosa giace tra il suo fatto serio e quello faceto.

La questione è vecchia e pur sempre incalzante. Fu lo stesso Mario Draghi, appena qualche mese fa, dalla città partenopea, a ribadire che la questione meridionale, che tanto affligge, si fa per dire, l’intera Nazione, ha bisogno di essere del tutto risolta. E aveva ragione. La vera questione è che però dai pulpiti, i politici celebranti, parlano di Mezzogiorno come un caso da risolvere, ma nei fatti poi di celebrazioni risolute non se ne vedono affatto. E la questione meridionale, del Sud è del Sud resta. 

Alla base di questo quadro certamente poco gradevole che ritrae la natura reale del paese, v’è più di una domanda che dentro il cuore di noi del Mezzogiorno sorge spontanea, e quasi tutte chiosano con il perché la politica italiana si serva ripetutamente del Sud per innestare il sacrilego concetto di due “Italie” che il Meridione lo castiga e il Nord lo favorisce. Ma di cosa bisognerebbero le aree del Mezzogiorno per ritornare in testa alla storia del paese? Davvero solo di Pnrr? O forse servirebbero anche maggiore onestà e risoluta coerenza da parte di tutto lo stato nazionale?

La Calabria nella politica italiana sembra essere un antico bersaglio. Esercitarsi quaggiù, sulla pelle dei calabresi, viene comodo e pure facile a tutti quanti. Le annate di raccolta non vanno mai magre. E tutto, certamente, con il valido silenzio assenso degli scecchi matti del luogo. Dei calabresi nemici dei calabresi stessi, che a Mezzogiorno invece di volgere lo sguardo, puntano il fucile. E pur di avere un posto fisso che gli possa in un certo ugual modo far ingrassare il proso, pur nella versione d’uomini minchioni, strusciandosi con i mediocri che nelle camere di controllo invece di dare alla collettività, fottono, si vendono la radice.

La propria e quella degli altri. E sempre causa lo stato ineluttabile di povertà culturale. Essi infatti, non sanno che “un popolo senza storia è come un albero senza radici”. Muore.

A meno 3 dal voto, la politica italiana, nelle piazze, ai comizi pubblici, porta il Sud come una bandiera, quasi una terra patria. E fesso chi crede! L’Italia di bandiere ne ha una sola, ed è la stessa che di tre colori tinge il Nord, il Centro e il Sud. Tutto il paese. 

Si vedono uomini che per le stelle a cinque punte si stracciano le vesti, altri che dedicano liturgie alla falce e al martello, altri ancora a cui la fiamma tricolore cuoce le salsicce, nessuno però che per l’Italia sia disposto, come san Francesco lasciò le sue cose per seguire Dio, a lasciare la propria roba per seguire il paese. Luigi Di Maio, da attuale ministro degli esteri, vola d’angelo sul pubblico e sorride pure. Un gesto povero che se fatto da Pulcinella non ce ne saremmo dati peso, ma l’Italia è una cosa seria, il paese merita rispetto. 

A meno 3 dal voto, quando pensate al Sud, ricordatevi la differenza tra voler bene e amare. Perché questa volta l’Italia o si fa una, o lo stivale si spezzerà per sempre.

I voti non si cercano, si guadagnano. Il voto non si promette, si merita. Soprattutto al Sud.
Mi sono sempre sentita calabrese in Italia e italiana nel mondo. Con lo stesso carico di orgoglio. Ma mai mi sono vergognata di essere calabrese, nonostante tutto, per quanto ora mi senta invece imbarazzata a essere italiana. 

Buon voto, Italia! (gsc)

Elezioni, Confartigianato Imprese Calabria ha incontrato il Partito Democratico

Prosegue il fitto calendario di incontri organizzati da Confartigianato Imprese Calabria in vista delle elezioni di domenica 25 settembre. Ospiti del nuovo appuntamento, i candidati del Partito Democratico Giusy Iemma, alla camera nel collegio Calabria 3, Francesco Pitaro, al Senato nel collegio Catanzaro-Reggio, delegati dal segretario regionale Nicola Irto.

«A chi si candida a guidare il Paese chiediamo un patto di fiducia e soprattutto l’avvio di un percorso comune soprattutto dopo il 25 settembre – hanno dichiarato il presidente regionale Roberto Matragrano e Silvano Barbalace, segretario – affinché l’artigianato e le micro e piccole imprese, che rappresentano il 99,4% del tessuto produttivo e danno lavoro al 64% degli occupati, siano realmente al centro degli interventi per rilanciare la competitività e di riorientare l’attenzione su coloro che hanno dimostrato di saper creare occupazione, benessere economico, coesione sociale».

Nell’agenda delle priorità indicata da Confartigianato spicca anche la richiesta di leggi che non siano a “taglia unica”, e che quindi pensino anche alle piccole e medie imprese, «di un fisco semplice e leggero, visto che oggi cittadini e imprenditori pagano 32,8 miliardi di maggiori tasse rispetto alla media dell’Eurozona. Da riformare all’insegna dell’efficienza anche la macchina burocratica, un lavoro di qualità, la riduzione del cuneo fiscale e contributivo sul lavoro e il potenziamento della formazione tecnica e professionale e dell’apprendistato per agevolare il reperimento di manodopera qualificata da parte delle imprese».

E sul caro energia Confartigianato sollecita una «riduzione dei costi di elettricità e gas, aumentati del 108% nell’ultimo anno, auspicando un tetto europeo al prezzo del gas e una riforma strutturale della bolletta che escluda gli oneri di sistema impropri pagati dai piccoli imprenditori e sostenendo gli investimenti in energie rinnovabili».

«Sono tanti i punti di incontro tra il documento nazionale di Confartigianato e il programma del Partito democratico: dal fisco, visto che sosteniamo la riduzione shock del cuneo fiscale sul lavoro all’accelerazione dell’attuazione del Pnrr, una opportunità imperdibile per il Mezzogiorno per cui difenderemo l’allocazione del 40 per cento delle risorse. E per l’unico punto che non riusciamo a condividere, vale a dire il salario minimo, saremo pronti ad aprire il confronto per concertare soluzioni», ha affermato Giusy Iemma che ha auspicato anche: «Spero che questo sia solo l’inizio di un confronto comune. Dobbiamo lavorare assieme per valorizzare un settore portante come quello dell’artigianato che rappresenta l’ossatura economica del Paese, soprattutto della Calabria».

Iemma ritiene che «sostenere le piccole e medie imprese, migliorandone l’operatività, significa favorire lo sviluppo anche dei piccoli comuni delle aree interne. La valorizzazione del saper fare artigiano e quindi il sostegno al Made in Calabria è la risposta all’isolamento e allo spopolamento: pensiamo alle botteghe artigiane, a percorsi enogastronomiche, sfruttando le risorse della innovazione tecnologica».

Un altro tema molto caro alla vice sindaca di Catanzaro e candidata alla Camera nel seggio uninominale è quello del “caro-bollette”: «I ristori non bastano – ha detto ancora – servono risposte concrete guardando al futuro. Chiediamoci, prima di tutto perché l’energia pulita proveniente da fonti rinnovabili viene pagata come l’energia da fonti fossili: la Calabria potrebbe aspirare all’autosufficienza energetica in bolletta, invece si ritrova salassi anche peggio che nel resto del Paese».

«Ecco – ha concluso – io vorrei portare la voce della Calabria in Parlamento e rivendicare i diritti di una regione che continua ad essere sfruttata e impoverita senza prospettive di sviluppo».

Dell’importanza delle comunità energetiche, del senso di responsabilità nei confronti della comunità e del fatto che «le piccole e medie imprese rappresentano lo scheletro dell’intera economia italiana», ha parlato anche Francesco Pitaro. Il candidato democrat al Senato nel collegio Catanzaro-Reggio ritiene che il settore dell’artigianato «non è favorito né dalla politica  né dalla burocrazia, e la crisi energetica che rischia la crisi economica e occupazionale. Il Sud deve avere progetti realizzabili, l’attuazione del Pnrr deve essere garantito anche con il coinvolgimento delle medie e piccole imprese – ha detto ancora –. Un settore che non deve essere trascurato per lo sviluppo economico è quello delle infrastrutture: senza una adeguata e sicura viabilità non possiamo pensare al turismo e alla valorizzazione dell’enorme patrimonio di bellezze naturali e culturali che abbiamo». (rcz)

Irto (PD): Serve battere la destra per salvare il Sud e il nostro territorio

«Serve battere la destra per salvare il Sud e il nostro territorio». È quanto ha dichiarato il segretario regionale del Partito DemocraticoNicola Irto, nel corso del dibattito organizzato a Monasterace Marina.

All’incontro hanno preso parte il presidente del Consiglio comunale di Stilo Salvatore Sabatino, il sindaco di Bivongi Vincenzo Valenti, il sindaco di Pezzano Franco Valenti e il sindaco di Camini Giuseppe Alfarano, oltre ai dirigenti locali del partito e a tantissimi cittadini.

Le conclusioni sono state affidate ai candidati di Camera e Senato per il collegio di riferimento Domenico Battaglia e Nicola Irto.

«Il progetto del centrodestra è chiaro – ha ribadito Irto – attraverso l’autonomia differenziata si vogliono, nuovamente, sottrarre risorse al Meridione a vantaggio del Nord. Salvini è venuto fino a Crotone a spiegare che vogliono introdurre l’autonomia differenziata affermando che sarebbe un bene per il nostro territorio. Un bluff bello e buono. Con l’autonomia differenziata, così come concepita dal centrodestra, la penalizzazione per il Mezzogiorno è palese».

«Ma, con la destra al governo – ha aggiunto – c’è anche il rischio di vedere evaporare le risorse del Pnrr. Del resto l’unico partito che parla di Sud e del suo sviluppo, inteso come punto di partenza per tenere l’Italia unita, è il Pd. Il manifesto per il Sud firmato a Taranto dal segretario Enrico Letta è una garanzia in questo senso con le sette linee di intervento previste e con un piano straordinario per l’occupazione». (rrc)