Il Festival d’Autunno progetto finalista al Concorso ArtBonus: Si può votare fino al 18 marzo

La Calabria è tra i finalisti al Concorso ArtBonus 2024 promosso dal ministero della Cultura, per la categoria Spettacolo, con il Festival d’Autunno. Ideato nel 2003 da Antonietta Santacroce, il Festival contempla la musica in tutti i suoi generi: rock, classica, lirica, pop, jazz, ma anche teatro e danza. È caratterizzato da grandi eventi e da produzioni originali ideate per valorizzare cultura e tradizioni del sud Italia, giovani talenti e bellezze del territorio.

Il segreto del Festival è l’elevata qualità dell’offerta, variegata e mai banale, proposta in suggestive location calabresi. Un impegno, quello profuso in tutti questi anni, che merita di essere valorizzato in pieno e, la vittoria a questo concorso in cui la kermesse rappresenta la Calabria, sarebbe l’ennesimo riconoscimento a un’eccellenza della nostra regione.

Si può votare il progetto fino al 18 marzo mettendo like al post su Facebook.

L’OPINIONE / Franco Cimino: Tonia Santacroce, il Festival d’Autunno e la Calabria la femminile…

di FRANCO CIMINO – Poche parole oggi bastano per dire di un’emozione e di una storia. Bastano e non per farla breve e non …rompere il lettore o scoraggiarlo davanti a un lenzuolo di parole. Bastano perché soggetti ed elementi interessati parlano da sé e per sé stessi. Sono tre, le parole: venti, festival, donna. Poi, ce n’è un’altra, Calabria, che viene “parlata”dalle altre tre. Venti sono gli anni. Anche qui la mia vecchia domanda: sono pochi o molti? Sono pochi se calcolati sulla vita di un popolo e di una terra. Sono molti se contati sulle spalle di una persona.

Festival, è l’evento importante che mette insieme arte e spettacolo, cultura e società, spettatore e persona, teatro e città, piazza e rappresentazioni, artisti e scuola, creatività e organizzazione, risorse economiche ed economia, progetti privati e intervento pubblico, e quindi istituzioni e politica. Donna, è la persona che i venti anni li ha oggi mostrati in una pubblica manifestazione e festival é il risultato di un’enorme, solitaria, fatica, che quegli anni contiene, come i luoghi che li hanno ospitati e la Terra che li ha accolti, godendone e donando di suo. In sintesi, vent’anni di Festival d’Autunno e della sua direttrice, Tonia Santacroce, la donna intelligente e creativa, artista già di suo (è pianista), che questo Festival ha inventato di sana pianta e portato fin qui con le sue fatiche.

I vent’anni sulla sua persona di donna non si vedono, lo ripeto, se non per vederla più bella e affascinante. Bella, come lo sono tutte le donne che hanno cura di sé stesse, attraverso quella in contemporanea di corpo, cuore e mente, dopo aver oltrepassato, di poco o di molto, l’età della giovinezza. L’età che fa tutti belli, perché giovinezza reca bellezza. Tonia Santacroce è cresciuta con il suo Festival, sotto tutti gli aspetti. Oggi la si può davvero considerare, con altre donne, pur se ancora poche, impegnate sullo stesso terreno, una delle più importanti “manager” (uso questo termine benché non mi piaccia affatto, ma non me ne vengono altri) degli spettacoli d’arte e per la promozione della cultura e della sensibilità sociale sui tanti delicati temi inseriti nel vasto programma. Un programma, quest’anno, ancora più ricco dei precedenti e di tutti gli altri analoghi organizzati nella nostra regione. Manager, ripeto, tra i più importanti in Italia.

A questo livello Tonia ci è arrivata davvero da sola. E nessuno, per stupidità o invidia, provi a dire che sia stata aiutata dal secondo cognome che porta, ché mi verrebbe di dire il contrario, riferito al bel “ragazzo” ormai a tutti “ noto” per i successi di imprese diverse. Il suo lavoro e i suoi successi, come quelli di altre poche donne, hanno dato forza e valore alla crescita della condizione femminile in Calabria, che, sebbene ancora lontanissima dagli standard minimi di civiltà, ha compiuto non pochi passi avanti. Passi, che possono far bene anche alla Politica.

È poco ancora, lo so. Ma il fatto che al tavolo della festa stamattina sedevano due donne delle istituzioni, la vicepresidente della Giunta regionale e l’assessore alla Cultura del Comune Capoluogo, e che ad organizzare l’evento fosse la società creata da una donna e che con le donne impiegate lavora, e ancora, che a fare il bel reportage sull’intero Festival fosse il video creato da una donna e il servizio video e foto da altre due donne, pure sorelle, e, per non finire, tra i cronisti in sala ci fossero tre brillanti donne pure giornaliste, conferma e l’analisi qui svolta e la speranza di chi scrive.

Se questo nuovo vento aiutasse anche quei maschietti, e non sono pochi, in tutti i campi in cui hanno già fatto valere qualità e meriti, potremmo davvero incominciare a dire che questa terra potrà cambiare. Tutta. E presto. Ché la Calabria, lo ripeterò fino allo sfinimento, o crescerà tutta o si fermerà per sempre. Auguri, quindi, a Tonia e al suo Festival, due volte venti ancora di più grandi successi. E grazie anche per aver toccato tanti luoghi belli della nostra provincia. Quella della vecchia conformazione territoriale. E grazie, in particolare, per aver contribuito, con alta qualità artistica, a tenere aperto il teatro più importante della Calabria, il nostro monumentale Politeama.

Auguri, infine a tutte le donne calabresi, artiste e non, professioniste e casalinghe, alle donne libere da ogni frustrazione e quelle da liberare, liberandosi, dalla violenza e dalla condizione di inferiorità sociale in cui vengono ancora mantenute. E grazie a quei calabresi, uomini di tutte le qualità e culture, che si adopereranno per far crescere questa Calabria, la Calabria migliore. (fc)

IL RACCONTO / Franco Cimino: Dialogo tra un acculturato latino e un ignorante catanzarese

di FRANCO CIMINO – «Sei andato al Politeama stasera?».

«Sì, ci sono andato. Non manco mai, stasera poi non vi avrei rinunciato neppure morto».
«Hai visto Apuleio?»
«Apuleio chi?»
«Apuleio! Era con Lucio, ha rappresentato la sua Metamorfosi».

«Ma quale Apuleio e quale Lucio? E cos’è questa metamorfosi».

«Ma l’ha detto la Santacroce. È nel suo Festival d’Autunno!».
Ma quale Santacroce e quale autunno e quale festival! E quale Apuleio, o Lucio, come lo chiami tu. Io stasera ho visto solo un grande uomo sul palcoscenico. Per lui sono andato e di lui mi sono deliziato.
È entrato in scena dal buio, una valigia di cartone e due robe di pezza addosso, capelli folti lunghi e bianchi e quello sguardo di eterno bambino che ha conosciuto il mondo e con quella voce melodiosa te lo vuole raccontare. Settanta minuti di dominio assoluto, non di monologo, si badi, ma di dominanza del palco e della platea sulla quale ha incollato quel suo sguardo profondo e ipnotizzante.
Infatti, il suo non è stato un monologo anche per quella sua capacità di far parlare insieme più personaggi e un asino, che a sua volta parla con sé stesso e con gli altri. E ammonisce, attraverso la metamorfosi subita, a non farsi dominare dalle passioni e dal principio di forza. Passioni e forza fisica, che annullano la ragione e lo spirito, e l’anima schiavizzano. Ma che, invece, sono le energie vitali che portano l’uomo a percorrere le fasi diverse della vita, fino a quella maturità che è sede di sapienza e coscienza.
Una lezione di diciotto secoli fa che si rivela oggi come la più attuale. Attuale, perché sullo scenario planetario e sulla collettivizzazione delle emozioni, stasera viene portato alla ribalta la necessità di una “metamorfosi” profonda che cambi l’uomo, nella sua individualità, dall’interno. Perché, probabilmente. è solo questa “ metamorfosi-rinnovamento” che può cambiare il mondo e fermarlo in tempo prima che definitivamente rovini. Stasera ho visto tutto questo attraverso la fatica di un gigante.
Un vero gigante. Del teatro. Un artista autentico. Uomo di spettacolo straordinario. Che spettacolo farebbe anche senza un testo molto bello come quello che dalle mani dell’antico autore, al Politeama, è passato alle sue, diventando un racconto snello e veloce nei passaggi da una situazione a un’altra, da un personaggio a un altro, dall’asino alla persona e viceversa.
Francesco Colella è questa grandezza. Lui, a me personalmente, ricorda l’indimenticabile Pino Michienzi, personalità artistica completa e versatile, capace di fare, come Francesco, spettacolo anche leggendo il menù di una trattoria o l’elenco telefonico di una volta. Stasera, il “grand’attore”, è stato un autentico mattatore, lo spettacolo nello spettacolo. Lui Apuleio e Colella. Lui Teatro e letteratura. Lui la commedia e la novella.
L’ironia e la drammaturgia. Poesia e filosofia. A Francesco riesce tutto questo perché è teatrante nato. Perché se non avesse fatto l’attore avrebbe fatto l’attore. Se non avesse fatto teatro, si sarebbe trasformato in una tavola del palcoscenico. Francesco è un attore colto, perché ha studiato e studia. Ama la parola e la parola conosce. Conosce le parole e tante ne dice in quel meccanismo dell’affabulazione che solo i grandissimi, come Vittorio Gassman, possedevano.
E con la quale facevano teatro senza il Teatro. Rappresentazione scenica senza un testo organico e organizzato. L’attore e le sua parole, spesso improvvisate. Solo le luci sul volto. E la magia si muove fino all’ultimo posto in sala.Tutto questo è Francesco. O meglio anche questo è Francesco. Perché in lui c’è di più. È catanzarese fino al midollo, orgoglioso di esserlo, in quella sua catanzaresità che commuove per la fanciullezza che si porta dietro, con i vicoli e le scuole, il cortile e i campetti di pallone, le ginocchia sbucciate e le liti tra amici. E quella ragazza lì che non si è accorta del nostro amore segreto. E quell’amico che ce l’ha rubata senza conoscere il nostro mai svelato. Quella catanzaresità che è il dialetto e il Morzeddru. È i Coculi. La Grecia. Lo stadio. La sua curva e la piazzetta antistante, sempre vuota se non è domenica delle partite in casa.
È Marina, il porto che non c’è ancora e le pinete che dominavano il territorio. Gli studenti che, marinata la scuola, e asciutti del corteggiamento non riuscito, aspettavano, nelle lunghe mattinate di sole, i “marinari” che tornavano, spesso a reti vuote. O i vecchi del mare non più “ navigato, che, con le mani ruvide e gli occhi della nostalgia, sulla spiagge riparavano “a rizza”, come le nonne di allora facevano con gli abiti sdruciti dei bambini e le camicie con collo e polsini consumati dei nostri padri. Catanzaresità, che è memoria della Città, nostalgia, rimpianto anche, sogno che ritorna e speranza che combatte la rabbia e il senso di abbandono.
Catanzaresità, che è amore vero. Quello per i figli, per il luogo, per gli amici, per i giallorossi, per le nostre estati. L’amore per la propria donna o il proprio uomo. Amore per gli ideali vissuti e nuovamente accesi. È amore del figlio per il padre e per la madre. Un amore grato. E, perciò, doppiamente infinito. Francesco Colella, il ragazzo buono e umile, generoso e profondo, è grande anche di questo. E stasera lo ha nuovamente dimostrato.
La metamorfosi, che ci trasmette come sollecitazione, è quella di cambiare dal profondo, per tornare, o diventare, catanzaresi veri, uomini e donne che amano la Città. Tutti i giorni. E la servono anche da un posto lontano. Perché Catanzaro non è un punto geografico.
È l’anima del nostro mondo. Grazie Francesco. Resta bello, come sei. (fc)

Teatro Politeama di Catanzaro, il Festival d’Autunno compie 20 anni con Maurizio Battista

di PINO NANO – Al Teatro Politeama di Catanzaro tutto è pronto per il gran galà di domani sera, venerdì 22 settembre, potagonista un sempre bravissimo Maurizio Battista.

«Per il suo ventesimo anno il Festival d’autunno – dice il direttore artistico del Festival Antonietta Santacroce – ha deciso di puntare anche su un momento di leggerezza con Maurizio Battista, uno dei comici più amati del momento, per la prima volta Catanzaro, reduce da un tour sold out nei principali teatri italiani con il suo spettacolo “Ai miei tempi non era così».

Venti anni volati via, forse troppo in fretta, per il Festival d’Autunno che Antonietta Santacroce, direttore artistico del Festival, dedica oggi alla sua città e alla Calabria tutta. Storia di una eccellenza tutta calabrese.

«Venti anni insieme, tra musica, danza e teatro. Venti anni – sottolinea Antonietta Santacroce – scanditi da eventi di prestigio che hanno da un lato promosso, a livello nazionale, l’immagine più bella della nostra regione e che, dall’altro, hanno offerto una straordinaria opportunità di crescita al territorio: culturale, senza dubbio, ma anche economica per l’indotto che il Festival d’Autunno ha generato. Un compleanno che festeggiamo assieme a tutto il nostro pubblico – quello di sempre e quello che verrà – con un cartellone che rispetto agli anni passati ha ampliato notevolmente la sua durata e il numero di eventi».

Il bilancio che ne fa oggi il direttore artistico del Festival è entusiasmante.Del resto lei ha dato al Festival tutta se stessa e ha dedicato al Festival tutta la sua vita.
«Resta, come fil rouge di questi quattro lustri – ripete Antonietta Santacroce -, la qualità dell’offerta: non banale, ricercata, mirata a trasmettere il gusto per il bello che solo l’Arte – con la A in maiuscolo – può diffondere. Ventiquattro spettacoli con artisti nazionali e internazionali e una proposta che include jazz, pop, rock, lirica, classica, danza classica e contemporanea, pièces teatrali drammatiche e comiche, circo teatrale, spettacoli d’autore, importanti prime nazionali e produzioni originali».

Quest’anno poi è stato un anno dedicato alle grandi donne della musica italiana.
«Non a caso, mi creda.L’edizione 2023 vuole rendere omaggio a tre donne – simbolo della musica italiana: Loredana Bertè, Patty Pravo e Carmen Consoli. Ma non solo questo. Celebriamo la musica internazionale grazie alla presenza di Gonzalo Rubalcaba, tra i più importanti pianisti Jazz al mondo, che arriva al nostro Festival a Catanzaro in prima nazionale, all’indomani dell’apertura del tour internazionale in Francia e a Remo Anzovino, considerato uno dei più originali e innovativi compositori in circolazione».

Direttore, possiamo parlare di un Festival fortemente caratterizzato?
“Vede, le produzioni e le coproduzioni del Festival d’autunno sono dedicate alla valorizzazione dell’identità calabrese miscelando la nostra musica tradizionale con i suoni del Mediterraneo (Eastbound) o con la musica popolare irlandese (Taranta Celtica) e alle celebrazioni degli 80 anni della nascita di Lucio Battisti (con il concerto di Gianmarco Carroccia) e della pubblicazione del Piccolo principe affidata a tre ambasciatori della Calabria – Francesco Colella, Alessandro Meacci Fulvio Calderoli e a una riflessione sull’attualità, con la rilettura di Medea di Anna Maria De Luca, che è un atto d’accusa contro il femminicidio”.

Ma anche tanta danza?
«Abbiamo avuto in cartellone appuntamenti con la danza con la giovane compagnia siciliana Ocram e un gradito ritorno per il Festival con il Balletto del Sud, con una produzione originale in prima nazionale. Infine tre grandi eventi per la prima volta in Calabria, all’insegna del divertimento. Si tratta: della magia di Machine du cirque, physical theatre dell’omonima compagnia canadese, reduce dai sold out nei più importanti teatri del Mondo; della comicità irresistibile di Maurizio Battista, domani sera, e dell’attesissima reunion di Elio e le storie tese con un travolgenteElio e le storie tese con un travolgente concerto».

Ma veniamo al gran galà di Maurizio Battista.Il comico romano si chiederà se siamo veramente sicuri che il passato coincida con l’idea di vecchio e il presente con l’idea di un nuovo che ci costringe ad arrancargli dietro, fino a farci invecchiare prima del tempo. Chi l’ha detto che la felicità consista in un accumulo di effetti speciali e non invece, com’era una volta, dal sapersi divertire con talmente poco che eravamo noi a sentirci speciali?

Maurizio Battista si muoverà tra queste e altre domande, in un precisissimo slalom per non urtare i paletti dell’ipocrisia e dell’ignoranza, nella sala del teatro che riprodurrà una sala cinematografica di tanti anni fa, con tanto di proiezione di vecchi film, accompagnato dalla musica dei Los Locos, dalle canzoni di Renato Zero interpretate dal suo erede naturale Daniele si Nasce, e dall’irriverenza del comico Dado, sempre pronto a smascherareinganni e sotterfugi della contemporaneità. Un evento straordinario per la città di Catanzaro e per la storia del Politeama. (pn)

Al Politeama il Festival d’Autunno e i colori della Primavera

di FRANCO CIMINO – La Danza Nuova al Politeama, Innovazione artistica, tecniche nuove e tecnologie avanzate ad essa applicate. Coraggio e fantasia, spettacolo e nuova grammatica del linguaggio del corpo, danza e acrobazia, ballo e rappresentazione onirica di tanto di noi che non ricordiamo e di una realtà che va reinventata, presenza scenica e forza fisica, bellezza del ritmo e bellezza dei corpi, armonia e distonia, luci e colori su costante sfondo nero.

E quelle immagini di corpi e di forme che si trasformano al gioco delle luci, con quel suo comporsi e scomporsi tra forme di coriandoli e fiocchi di neve variopinta per poi alla fine risolversi, con un tocco magico, in una palla, la cui rotondità, lasciata alla libera interpretazione dello spettatore, risvegliatosi dell’incanto attraverso il rumore assordante del lungo applauso finale del pubblico, può significare tante cose. Tra le più incisive, la perfezione ricomposta attraverso l’armonia della geometrica forma “perfetta”, ovvero il mondo che leggero si può tenere sul palmo della mano, diversamente da quella famosa immagine di Chaplin nel “Grande dittatore”.

Oppure, tenero e leggero, perché, svuotato dal male, si possa muovere, elegante come nella danza, nel Cielo visibile all’occhio umano. Straordinari e bellissimi i ballerini, spettacolo straordinario e bellissimo, tutto ciò che ha danzato sul palcoscenico del nostro

Teatro. Spettacolo tra i più belli in assoluto visti finora al Politeama. Bisogna vederlo per capire perché questo corpo di danza e questa messa in scena, come un racconto di una favola, abbia girato il mondo e conseguito successi enormi. Tutto questo ho visto ieri sera al Politeama, nella serata successiva al concerto, strapieno di fans, di Claudio Baglioni, per il quale i convenuti da ogni parte della Calabria non ha badato all’assurdo costo del biglietto. L’ho visto con gli occhi miei di sognatore e osservato attentamente pur con la mia scarsa competenza in materia.

Ma “sentito”, molto sentito, con il mio animo semplice di fanciullo, quello al quale il Teatro per sua precipua funzione ti rimanda, nel contempo lasciandoti vecchio di mille anni. Fanciullo, per ascoltare le voci silenziate da una sordità imposta e per sbarrare gli occhi dinanzi al sogno che si materializza. E vecchio, molto vecchio, per aggiungere al sogno la saggezza sulle cose che nella vita si sono mosse all’incontrario di essi. E questo senza crogiolarsi nella nostalgia o logorarsi nel rimpianto, ché la vita è più bella di come ci viene. Assai più bella se invecchi restando bambino.

Assai più interessante se non smetterai di immaginare che possa essere diversa per come te la vogliono far vedere. Assai più utile se fai del sogno l’inarrestabile forza con cui tu stesso, da solo anche, potrai cambiarlo. Anche se il Teatro, come luogo e come ambiente, compie un’altra grande magia, sognare e pensare da solo e applaudire in pubblico. Come dovremmo fare ogni giorno fuori da quel monumento alla civiltà. Pensare da soli, sentire con altri, lottare insieme per trasformare questo mondo vecchio ma ancora fanciullo. Il Teatro fa anche questo.

E ieri (sabato ndr) c’è riuscito pienamente. Complimenti al Festival d”Autunno. E Brava Tonia Santacroce, davvero brava e coraggiosa. Di donne di questa qualità ne abbiamo, qui da noi, almeno tre, di cui altrove ho detto. Offrono spettacolo e cultura insieme, anche se insieme dovrebbero operare per contrastare il trinariciuto potere maschile, che, complice una certa politica che ancora tarda ad estinguersi, vorrebbe continuare a governare la Cultura e i suoi spazi alla stregua di qualsiasi spazio di potere.

Ieri sera (sabato ndr) il pubblico, questa volta accorso più numeroso, per fortuna, si è divertito molto. E ha pensato pure molto. Divertimento pensoso, è stato, diciamo. Quello che ci serve per crescere come persona e come comunità.

SAN DONATO DI NINEA (CS) – Prosegue il Festival d’Autunno

Proseguono gli appuntamenti, a San Donato di Ninea, della 30esima edizione del Festival d’Autunno: questo weekend, infatti, sono in programma nuove iniziative.

Domani, sabato 20 novembre, è prevista una escursione al Rifugio di Piano di Lanzo, con partenza alle 9 dal Collo del Pellegrino. Alle 11, si potrà assistere alla produzione originale del festival, lo spettacolo letterario musicale dal titolo Montagne, tratto dal libro omonimo con testi, fra gli altri, di Dacia Maraini, Paolo Rumiz e Maurizio Maggiani che fa parte della residenza artistica della Compagnia dell’Orchestra mediterranea dei suoni e dei canti popolari a cura dell’Associazione culturale Sing swing.

Alle 15, il reading letterario sulla pubblicazione Percorsi longobardi in Calabria, a cui seguirà la produzione dei risultati del censimento sulla presenza del lupo in montagna. A seguire, la tavola rotonda Il patrimonio culturale e rurale nella valorizzazione delle comunità interne e di montagna. La lavorazione delle castagne.

A seguire il workshop e la tavola rotonda L’artigianato di montagna patrimonio culturale immateriale nella valorizzazione delle comunità interne e di montagna. Le vie dell’artigianato identitario. A seguire si terrà la degustazione di prodotti identitari del territorio.

Domenica 21 novembre, a partire dalle ore 9, raduno al Rifugio di Piano di Lanzo per l’escursione sul monte Cava dell’oro.

Alle 15 sarà la volta della produzione originale del festival Storie di comunità d’alta quota in Calabria e nel Parco nazionale del Pollino, tratte da testi di autori calabresi e del grand tour.

Il reading sarà seguito da un’altra produzione originale del festival, lo spettacolo musicale letterario Mediterraneo, tratto dal libro omonimo di Fernand Braudel che fa parte della residenza artistica della Compagnia dell’Orchestra mediterranea dei suoni e dei canti popolari a cura dell’Associazione culturale Sing swing.

La giornata si conclude con la degustazione di prodotti identitari del territorio. (rcs)

SAN DONATO DI NINEA (CS) – Torna il Festival d’Autunno

Dal 26 ottobre al 7 dicembre, a San Donato di Ninea è in programma la 30esima edizione del Festival d’Autunno.

Martedì, nella Sala degli Stemmi della Provincia di Cosenza, alle 11, è in programma la conferenza stampa di presentazione del Festival, e la tavola rotonda su Il patrimonio culturale e rurale nella valorizzazione delle comunità interne e di montagna. Parteciperanno Franco Iacucci, Presidente della Provincia, Jim Di Giorno, sindaco di San Donato di Ninea, Angelo De Maio, vicesindaco di San Donato di Ninea, Spingola Giovanna, assessora ai servizi sociali e Pubblica Istruzione del Comune di San Donato di Ninea, Raffaele Alcide Riga, presidente del Touring club Cosenza, Maurizio Rodighiero, presidente dell’Accademia del Magliocco, Lina Pecora, consigliere Nazionale Ordine Agronomi e Forestali e Antonio Blandi, direttore artistico e progettista culturale. Modera Francesco Cangemi.

Venerdì 29 ottobre, all’Ostello della Gioventù, l’inaugurazione del Festival e, a seguire, la presentazione del contest Racconti di Comunità d’Alta Quota, nell’ambito dell’Autumn School.

Il 30 ottobre, alle 16, a Piazzale Motta, l’inaugurazione della Piccola Fiera delle Eccellenze e, a seguire, ella Chiesa di Santa Maria Assunta, il convegno-dibattito su La rete dei borghi per contrastare lo spopolamento(rcs)

CATANZARO – La 18esima edizione del Festival d’Autunno

Prende il via domani, a Catanzaro, la 18esima edizione del Festival d’Autunno, ideato da Antonietta Santacroce, che è anche la direttrice artistica, e che si svolgerà tra il Teatro Politeama, Villa Margherita, Complesso Monumentale San Giovanni e il Parco della Biodiversità fino al 26 settembre.

«Lo scorso anno – ha dichiarato Antonietta Santacroce – il cartellone del Festival era già pronto. Purtroppo la pandemia ci ha fermato, ma non ha scalfito la voglia di riprendere il percorso che avevamo tracciato negli anni. Con “ContaminAzioni” mostreremo quanto forte sia la nostra voglia di esserci ancora e di regalare a Catanzaro una rassegna più ricca degli anni precedenti».

«Sarà un programma – ha spiegato – che spazierà dal teatro alla musica lirica, dall’arte orafa alla musica d’autore, dalle conversazioni su temi relativi alle nostre radici alle escursioni finalizzate alla scoperta del nostro territorio. Sono diverse le novità di questa edizione. La prima è che il Festival vi terrà compagnia per dieci giorni consecutivamente: un concentrato di eventi che raramente la città capoluogo di regione ha vissuto».

«La seconda – ha proseguito – è che è tutto gratuito, seppur con posti limitati e comunque nel pieno rispetto della normativa anti Covid. La terza riguarda i luoghi: toccheremo le più belle e suggestive location del centro storico, dal Politeama (ormai la casa del Festival), a Villa Margherita; dal chiostro del Complesso Monumentale “San Giovanni” al Parco della Biodiversità, a Piazza Prefettura. La quarta: sono le numerose produzioni originali ideate dal Festival presentate in prima nazionale. Ciò che invece resta immutata è la qualità dell’offerta culturale visto che, nel cartellone, trovano posto spettacoli straordinari – alcune nostre produzioni esclusive – con interpreti d’eccezione come Tosca, Rosa Martirano, Matthew Lee, Irene Grandi, Peppe Servillo, solo per citarne alcuni con la speranza che i nostri spettatori possano regalarsi (in sicurezza) serate, per quanto possibile, spensierate. In attesa che torneremo a riappropriarci della normalità, che anche attraverso questo Festival vogliamo provare a ritrovare».

Il Festival d’Autunno, dunque, condurrà gli spettatori «nel mondo meraviglioso in cui arti e cultura saranno un unicum interessante e suggestivo. Un percorso che svilupperà tematiche sempre diverse tra loro e che vedrà protagonisti personaggi del mondo della cultura. Si partirà con l’antropologo e musicista Danilo Gatto e con l’eclettica Patrizia Giancotti: antropologa, fotografa, scrittrice, conduttrice di Radio Rai, porterà il pubblico dalle montagne della Calabria alle spiagge di Bahia e lo farà attraverso un racconto per immagini che esalta le radici ma che, allo stesso tempo, riesce a immaginare un futuro di convivenza tra i popoli».

Il Festival ospiterà Armin Wolf, lo storico tedesco di fama internazionale, secondo le cui ricerche quarantennali, Ulisse naufragò nel golfo di Lamezia, per spingersi fino a Tiriolo, la terra dei Feaci, e poi ripartire dal golfo di Squillace. Una scoperta in grado di proiettare la Calabria in una dimensione internazionale se adeguatamente sviluppata. Sui fenomeni migratori che hanno caratterizzato il popolo calabrese si intratterranno Vittorio Cappelli, storico e scrittore, docente dell’Università della Calabria e Giuseppe Sommario, esperto di fenomeni migratori e collaboratore dell’Irre (Istituto Regionale per la Ricerca Educativa). Lo scrittore e giornalista Francesco Bevilacqua e lo scrittore-imprenditore Massimiliano Capalbo, infine, parleranno delle nuove frontiere del turismo 4.0.

Ognuna delle giornate a tema si concluderà con un concerto. Dalla musica tradizionale alla lirica, dal rock al blues, dalla musica italiana al rock ‘n’ roll sarà un susseguirsi di grandi artisti e performer. Dall’iniziale concerto di Peppe Servillo & Solis String Quartet (17 settembre), dal titolo Presentimento. Omaggio alla canzone napoletana, che verrà diffuso in streaming negli Istituti Italiani di Cultura di 200 Paesi nel mondo; a Matthew Lee (25 settembre) con il suo strepitoso concerto dedicato al rock e al blues americano degli anni ’50 dei grandi Elvis Presley, Frank Sinatra, Ray Charles solo per citarne alcuni.

Ancora la musica internazionale sarà protagonista dello spettacolo John Lennon e gli altri (19 settembre). Concerto e storie di amore, morte & rock ‘n’ roll con Ezio Guaitamacchi, Andrea Mirò, Brunella Boschetti, e Cristiano Godano dedicato a star leggendarie come John Lennon, David Bowie, Lou Reed, Leonard Cohen.

Un ideale ponte, tra la tradizione italiana e la musica tradizionale del resto del mondo, caratterizzerà il concerto Morabeza Estate (24 settembre) con protagonista la sublime voce di Tosca, in un repertorio che spazia tra le sonorità africane e quelle del Centro-Sud America.

La musica nera sarà riletta ed interpretata da Irene Grandi nel suo spettacolo Io in blues (26 settembre), durante il quale la cantante toscana, accanto a canzoni internazionali e italiane che spaziano dagli anni ’60 fino agli anni ’90, eseguirà alcuni dei suoi successi con un arrangiamento in chiave rock-blues.

La musica italiana vivrà momenti di grande intensità anche con il tributo a Rino Gaetano in occasione dei 40 anni della sua morte. In Ciao Rino, Rosa Martirano (21 settembre) si esibirà con l’Orchestra Sinfonica Orfeo Stillo, diretta dal Maestro Fernando Romano, che ha anche arrangiato le musiche in chiave orchestrale.

Anche quest’anno, è stata riservata grande attenzione agli artisti calabresi, coinvolti in produzioni originali – che hanno esaltato le loro professionalità, dandogli l’occasione di essere conosciuti dal vasto pubblico del Festival. Una serata (21 settembre) sarà dedicata ai vincitori del talent promosso dal Festival lo scorso anno anno “Next Generation”: Eighty Way, primi classificati, e Celeste Iiritano con la sua band, terza. La musica classica e lirica sarà protagonista del Gala d’Opera (23 settembre) con Maria Scalzo al pianoforte e Maria Mellace, soprano e del Giorno dei Cori (25 settembre), con il Coro Unione italiana ciechi, il Coro Giovanile Calabrese e il Singing Cluster Choir, tre formazioni diverse ma molto coinvolgenti che presenteranno al pubblico rispettivamente: un programma di musica pop, uno di musica sacra con un omaggio a Dante e infine un excursus della musica corale dal 500 ai giorni nostri.

Saranno due le produzioni originali del Festival, entrambe concepite da Antonietta Santacroce. Il mito di Ulisse e la sua rotta in Calabria rivivranno in Ulisse nella terra dei Feaci (18 settembre), un suggestivo spettacolo di teatro, musica e immagini con la partecipazione di Salvo Venuto e Maria Rita Albanese, per la regia di Fulvio Calderoni, e il supporto di immagini proiettate su un grande schermo.

Argentina chiama America: Luis Bacalov e Astor Piazzolla (22 settembre), la seconda produzione, è invece un tributo alla cultura Argentina, attraverso le musiche dei due illustri musicisti, entrambi vissuti anche in Italia, che hanno saputo tracciare un percorso innovativo con le loro composizioni, interpretate da un quartetto d’eccezione: il Classic movies quartet di Vincenzo Macrì, Paola Riccardi, Francesco Scalzo e Gaetano Bongarzone, che si alterneranno con le poesie di Borges declamate dall’attrice Romina Mazza e con le coreografie ideate da Giovanni Calabrò.

La riscoperta e la valorizzazione del nostro territorio saranno un altro dei momenti importanti del Festival d’Autunno. Sei escursioni organizzate pensate per divulgare i luoghi più belli della regione, tra testimonianze storiche e paesaggi incontaminati. Un modo nuovo per conoscere da più vicino la nostra Calabria. Tutte le escursioni saranno a pagamento e prevedono un minimo di 15 persone. Per ulteriori approfondimenti consultare il sito festivaldautunno.com e per prenotazioni scrivere a info@festivaldautunno.com.

Gli appuntamenti saranno gratuiti e si svolgeranno in conformità a quanto prescritto dai vigenti ordinamenti legislativi per il contrasto e il contenimento del Covid 19.

L’ingresso sarà consentito se muniti di Green Pass e sarà fino a esaurimento posti, con esclusione del Teatro Politeama dove sarà necessaria la prenotazione. Per eventuali informazioni rivolgersi al numero telefonico 351 7976071. (rcz)

CATANZARO – Con Antonio Cerasa si chiude il Festival d’Autunno

Domani, a Catanzaro, alle 18.30, al Complesso Monumentale San Giovanni, la lezione interattiva con il ricercatore Antonio Cerasa dal titolo Da dove nascono le parole: La scatola magica.

L’evento chiude il Festival d’Autunno, con la direzione artistica di Antonietta Santacroce.

Ricercatore del CNR, e autore di oltre 100 pubblicazioni, che si occupa di vari campi delle neuroscienze , Antonio Cerasa spiegherà all’uditorio come e dove nascono le parole. Un viaggio all’interno della “scatola magica”, il nostro cervello appunto, per comprendere meglio la genesi del linguaggio e tutto ciò che può limitarlo o potenziarlo. (rcz)