di ENZO CICONTE – La Calabria, vista da fuori, ha l’immagine di una terra di mare. Tutto è mare, dall’azzurro al verde azzurro al cristallino, a quello dai mille colori che s’inseguono cavalcando piccole onde ed è trasparente al punto da far vedere il fondale da altezze elevate – chi non ricorda la terrazza sul mare di Tropea? – con albe dai raggi dorati sulla costa jonica e tramonti incantati, spettacolari sulla costa tirrenica. In ogni caso tutto mare.
E invece la Calabria è altro, molto altro. La Calabria la si comprende fino in fondo se si conoscono le sue montagne. Che sono tante: il Pollino, la Sila grande, la Sila piccola, il Reventino, le Serre vibonesi, l’Aspromonte che si protende nella punta più estrema dello stivale quasi a voler acciuffare la Sicilia, senza mai riuscirci, per fortuna! Ogni montagna con le sue caratteristiche, i suoi profumi e i colori, la lucentezza delle piante e degli alberi che hanno molte varietà, e gli animali che vivono all’aria aperta e che fanno parte del paesaggio in un’immensa distesa delle tante variazioni di verde; una più bella delle altre queste montagne. Quale sia la più bella nessun calabrese lo sa davvero, perché è legato alla montagna della sua infanzia; io amo le serre perché sin da piccolo i miei genitori mi portarono lì e ci ritorno ancora anno dopo anno. Arrivai per la prima volta a Serra San Bruno che avevo pochi mesi. Ci andai a “cambiamento d’aria” come si diceva una volta e come consigliò il medico di famiglia preoccupato per la gracilità del mio corpicino.
Tutte le montagne hanno le loro leggende, a cominciare da quelle dei famosi briganti, immortalati nella loro giovinezza, aitanti e belli, fascinosi e misteriosi che facevano innamorare tutte le donne, ma proprio tutte, dei tanti paesi; queste sognavano di essere rapite da uno di loro o, almeno, di incontrarlo una volta, anche solo una volta, tra i boschi al riparo da occhi indiscreti e pettegoli.
Di montagna hanno parlato in tanti, calabresi e non calabresi. Corrado Alvaro, che era di San Luca, ha parlato del suo Aspromonte. “Non è bella la vita dei pastori in Aspromonte d’inverno, quando i torbidi torrenti corrono al mare” scriveva nel suo famoso incipit in Gente in Aspromonte pubblicato da Le Monnier nel 1930. E di Aspromonte parlò Umberto Zanotti Bianco nel suo Tra la perduta gente pubblicato da Mondadori nel 1959. Ancora l’Aspromonte, anzi: Africo!, è il cuore di un libro famosissimo di Corrado Stajano il cui titolo era proprio Africo, pubblicato da Einaudi nel 1979.
Non solo quelli appena ricordati, ma tanti altri hanno scritto sull’Aspromonte (l’elenco sarebbe davvero lungo) e con una caratteristica inconfondibile: sono tutti uomini. Adesso, a parlarci di questa immensa, straordinaria, misteriosa, affascinante montagna c’è Giusy Staropoli Calafati con il suo romanzo Terra santissima, edito da Laruffa nel 2021.
È un libro complesso, a più strati, scritto bene, che si legge d’un fiato. È un libro d’amore. D’un amore speciale, particolare: che non è solo quello tra un uomo e una donna. C’è anche questo amore, naturalmente, che tiene incatenati i due cuori e quelli dei lettori tesi a seguire gli alti e i bassi di un rapporto che è complicato dal carattere dei due giovani, dalla loro storia che è diversa, lei una giornalista che arriva da Milano pur essendo calabrese e lui un figlio di quella montagna, dai diversi progetti di vita dei protagonisti, progetti che vanno in frantumi dopo una gravidanza complicata che non si conclude con la felicità dei genitori, ma con un lutto devastante e un dolore immenso, inenarrabile, talmente potente da spezzare i cuori e le viscere dei due giovani amanti, da sconvolgere le menti e da condizionare il futuro di entrambi.
Sono pagine di straordinaria empatia ed emotività. E come si può descrivere un amore così intenso, a tratti delicato, se non immergendosi nella lettura delle pagine del libro? Se non seguendo passo dopo passo i sentimenti, gli incontri con le donne, gli uomini, i ragazzi, le emozioni, i sogni, i pensieri di lui e di lei, e i genitori di lei che giocano un ruolo importante?
Ma c’è un amore ancora più profondo ed intenso di quello tra lui e lei. È l’amore di Giusy Staropoli per la Calabria, per la sua terra, per questo Aspromonte che affascina e attrae nonostante la vita aspra, dura, difficile, complicata, a tratti insopportabile, piena di segreti, di misteri, di favole, una vita a tratti splendente a tratti tenebrosa, feroce e delicata, amara e dolce.
Un amore forte, quello della protagonista del romanzo, assoluto, che non ammette tradimenti nonostante la presenza prima ovattata, in sottofondo, impalpabile, poi sempre più visibile e inquieta dei malandrini e delle loro regole barbare, antiche e moderne insieme, di una ‘ndrangheta di montagna che ha avuto la destrezza di adattarsi ai mutamenti e diventare sempre più forte e pericolosa al punto da commettere una strage a Duisburg nel cuore dell’Europa. E quel fatto di sangue ha un risvolto importante e imprevedibile in tutta la storia dei due protagonisti principali.
La giornalista Simona Gatto scopre la Santa, questa recente mutazione della ‘ndrangheta più misteriosa, pericolosa, oscura, accattivante ed avvolgente che mette paura e soggezione, che induce all’omertà ed è una forza potente perché si appoggia ed è appoggiata dai potenti, da poteri occulti intrecciati a logge massoniche deviate. E le parole contro la ‘ndrangheta sono inequivocabili, ed anche questo è un tratto positivo del libro.
E poi c’è il vero amore: San Luca, il santuario di Polsi avvolto nella leggenda e nel fascino della Madonna della montagna venerato da tempo immemorabile e richiamo irresistibile per tutti i fedeli della provincia di Reggio Calabria. E da questo comune incastonato nel cuore profondo dell’Aspromonte, lo scrigno dov’è nato Corrado Alvaro, arriva un faro di speranza. Una luce che illumina il percorso della giovane giornalista che arriva dalla lontana Milano per un’inchiesta e decide di rimanere per sempre su quella montagna. Una scelta controcorrente. (eci)
[Enzo Ciconte, storico, scrittore e docente universitario]
TERRA SANTISSIMA
di Giusy Staropoli Calafati
Laruffa Editore, ISBN 9788872219805